Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2007/0223(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0193/2008

Testi presentati :

A6-0193/2008

Discussioni :

PV 04/06/2008 - 25
CRE 04/06/2008 - 25

Votazioni :

PV 05/06/2008 - 6.5
CRE 05/06/2008 - 6.5
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0245

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 4 giugno 2008 - Bruxelles Edizione GU

25. Sistema comunitario contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) (discussione)
Processo verbale
MPphoto
 
 

  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Marie-Hélène Aubert, a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata [COM(2007)0602 – C6-0454/2007 – 2007/0223(CNS)] (A6-0193/2008).

 
  
MPphoto
 
 

  Joe Borg, Membro della Commissione. (EN) Signora Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare la relatrice per il lavoro svolto per questo documento. Sono lieto di vedere un sostegno così forte da parte della commissione per la pesca riguardo a questa importante proposta che mira a prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN).

Come sapete, la pesca INN costituisce una minaccia enorme alla sostenibilità degli stock ittici e della biodiversità marina, il che mette a repentaglio il principio su cui si basa la politica comune della pesca. Non credo occorra che mi dilunghi oltre sulle conseguenze ambientali ed economiche, a livello mondiale, della pesca INN, dal momento che già le conoscete. E’ tuttavia importante tenere presente che la pesca INN è un fenomeno globale, che interessa in particolar modo i paesi in via di sviluppo. Per questo la proposta è uno strumento non discriminatorio, che si applica al commercio comunitario di prodotti ittici che provengono da una pesca INN, effettuata in tutte le acque, e a tutti i cittadini della Comunità che si dedicano o appoggiano attività di pesca INN condotte sotto qualsivoglia bandiera.

La cooperazione internazionale è la chiave per eliminare con efficacia la pesca INN. Per questo la Commissione ha già avviato contatti bilaterali con paesi terzi. La Commissione ha altresì delineato un programma di lavoro, in stretta collaborazione con la DG Sviluppo e con EuropeAid, a sostegno dei paesi in via di sviluppo, per assisterli in un’attuazione positiva e non problematica del regolamento, in particolare per quel che riguarda il sistema di certificazione della cattura. Tale programma di lavoro prevede seminari e laboratori in molti paesi terzi.

La Commissione concorda con quasi tutti gli emendamenti proposti, che sono inclusi nella proposta o nel testo di compromesso della Presidenza.

Sono estremamente lieto che la relazione sostenga, in particolare, l’applicazione del regolamento nei confronti di tutti i pescherecci, e che appoggi il sistema di certificazione della cattura e l’armonizzazione delle sanzioni.

L’inclusione dei pescherecci comunitari è un elemento importante, che garantisce la non discriminazione e la conformità alle norme dell’OMC. E’ altresì importante che la Comunità dimostri la propria determinazione nella lotta alle attività di pesca INN inserendo nella proposta tutti i pescherecci che violano le norme di conservazione e di gestione.

Il sistema di certificazione della cattura è lo strumento che assicura il controllo della tracciabilità dei prodotti ittici. Ispirato alle attuali pratiche all’interno delle organizzazioni regionali di gestione della pesca e ai regolamenti doganali, per essere efficace questo strumento dev’essere applicato a tutti i prodotti ittici, compresi i prodotti trasformati. Però, i prodotti di acquacoltura e quelli che sono commercializzati solo marginalmente a livello comunitario saranno esclusi dal campo di applicazione del sistema. Possiamo conseguire questo obiettivo durante i negoziati finali in sede di Consiglio.

L’armonizzazione delle sanzioni rafforzerà la capacità degli Stati membri di adottare misure per prevenire le attività INN e per assicurare che qualsiasi vantaggio economico sia più che controbilanciato dalle ammende inflitte. La Commissione crede fermamente che un sistema di sanzioni dissuasive, proporzionate e armonizzate, e di misure di accompagnamento, sia la chiave per garantire il rispetto del regolamento.

Desidero ringraziare ancora una volta l’onorevole Aubert per la relazione e la commissione per l’attenzione dimostrata verso una questione di tale importanza. La relazione rappresenta un contributo significativo a una lotta realmente efficace contro la pesca INN.

 
  
MPphoto
 
 

  Marie-Hélène Aubert, relatrice. – (FR) Signora Presidente, quel che sta accadendo quest’oggi a Bruxelles dimostra quanto il futuro della pesca europea sia minacciato se l’Unione europea non si dimostrerà in grado di mettere in atto una gestione sostenibile degli stock ittici e una profonda riforma delle sue attuali politiche. La lotta contro la pesca INN è un elemento essenziale di una politica più impegnativa e più coerente. Comunque, la globalizzazione degli scambi, la libera circolazione dei capitali e i progressi nei trasporti e nelle comunicazioni hanno tutti contribuito a un aumento significativo della pesca illegale negli ultimi anni.

Oggi, la situazione non è più sostenibile. I pescatori europei, così come tutte le parti interessate, comprese le ONG, stanno lanciando all’unanimità un appello perché questo fenomeno – che accelera la distruzione delle risorse e si traduce in una concorrenza sleale nei confronti di coloro che operano nel rispetto delle norme – sia affrontato con maggior efficace. Questo non vuol tuttavia dire che gli Stati membri non sono stati in grado di controllare e sanzionare le pratiche illegali come avrebbero dovuto fare. A tal proposito, la relazione che la Corte dei conti ha pubblicato qualche mese fa è indiscutibile.

Per questo l’ambiziosa proposta della Commissione europea annunciata lo scorso ottobre è stata accolta in modo particolarmente favorevole da parte della commissione per la pesca, che già aveva adottato, con una maggioranza schiacciante, una relazione d’iniziativa sul piano d’azione UE del febbraio 2007 volto a combattere la pesca INN. Siamo, infatti, lieti che la proposta legislativa della Commissione includa gran parte delle nostre raccomandazioni. Tra queste figurano la pubblicazione di un elenco di pescherecci che praticano pesca INN; il rafforzamento dei controlli portuali; l’obbligo di certificati di cattura per lo Stato di bandiera e, di conseguenza, il rifiuto di importare prodotti ittici ottenuti da pesca INN all’interno dell’UE; il rafforzamento e l’armonizzazione delle sanzioni, e un sistema di allerta comunitario. Non manca quindi praticamente nulla della proposta della Commissione.

Come sapete, però, tre punti sono stati oggetto di un acceso dibattito in seno al Consiglio, in particolare per quel che riguarda il campo di applicazione del regolamento. Da parte mia, sono lieta che siamo finalmente riusciti a garantire l’applicazione che avete proposto, che si estende sia ai pescherecci comunitari che a quelli di paesi terzi. Il certificato di cattura è stato altresì ritenuto troppo ingombrante e complesso, e anche il livello e la natura delle sanzioni hanno suscitato intense discussioni.

Queste problematiche erano già state sollevate in seno alla nostra commissione. Però, ritengo che i nostri emendamenti abbiano finalmente contribuito a rendere più chiaro il testo mantenendo al contempo le ambizioni e i principali obiettivi del regolamento. La relazione è stata adottata con voto unanime e vorrei ringraziare i miei colleghi per il loro sostegno, che ha contribuito a garantire questo risultato. Di fronte a un settore in crisi, oggi il Parlamento europeo vuole inviare un segnale molto forte, diretto soprattutto al Consiglio, che si è dimostrato troppo lento nell’assumersi le sue responsabilità in questo campo.

Signor Commissario, la lotta contro la pesca INN è, ancora, solo parte di una più ampia politica che comprende il regolamento sul controllo e quello sulle violazioni gravi. Questa divisione non ha contribuito a chiarire le procedure, per usare un eufemismo. Stiamo ancora aspettando una spiegazione da parte sua su come vadano strutturati questi tre nuovi regolamenti. Parimenti, le preoccupazioni rispetto alla complessità del certificato di cattura sono semplicemente una scusa per allungare o rimandare il testo. Occorrono procedure universalmente comprensibili che siano praticabili da un numero sufficiente di collaboratori competenti, affidabili ed efficienti, e che siano accessibili ai paesi in via di sviluppo, i quali sono, ad ogni modo, le principali vittime di pesca INN. Anche su questo punto ci aspettiamo da lei un chiarimento e un impegno.

Per concludere, signor Commissario, contiamo sulla sua decisione – di cui conosciamo il peso – per porre un termine netto alla pesca illegale, che riguarda soprattutto il tonno pinna blu e il merluzzo, specie altamente pregiate che al momento sono pesantemente sovrasfruttate. Ciò almeno darebbe una risposta concreta ai seri problemi che il settore della pesca deve affrontare. C’è ancora molto da fare, come lei sa, per assicurare un futuro sostenibile alla pesca europea. Però, nelle prossime settimane verrà compiuto un passo importante, e di questo mi compiaccio quanto lei.

 
  
MPphoto
 
 

  Daniel Varela Suanzes-Carpegna, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. − (ES) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questa discussione si sviluppa mentre ha luogo la crisi più grave del settore comunitario della pesca che abbiamo mai visto.

Ci sono varie ragioni per le quali i costi, all’interno del settore, non sono coperti, e per i quali attualmente non è proficuo uscire a pescare. Le importazioni di pesce e l’ingresso di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) nell’Unione europea sono tra queste ragioni. Appoggiamo dunque la proposta e la relazione, ma non sono sufficienti.

Vorrei cogliere questa opportunità per pronunciarmi in quest’Aula per chiedere alla Commissione e al Consiglio di fare urgentemente qualcosa, e di non permettere che questo settore muoia, dal momento che, se continua in queste condizioni, è destinato al collasso.

Chiedo al Commissario e al Consiglio di preparare e adottare un piano comune urgente di emergenza che comprenda altresì misure a medio e lungo termine. La Francia è alla guida di questa battaglia, e l’imminente Presidenza francese è un’opportunità d’oro per conseguire l’obiettivo.

La Commissione deve esercitare il suo diritto d’iniziativa più attivamente – con aiuti, compensazione, ristrutturazione, innovazione – al fine di ridurre i costi che il settore subisce e per tenere a freno la concorrenza sleale sulle importazioni. Il tempo sta scadendo.

Avremmo voluto che la commissione per il commercio internazionale partecipasse a questa discussione, poiché non ha molto senso vietare la pesca INN se poi l’Unione europea le apre i propri mercati.

E’ troppo chiedere che nell’Unione europea venga venduto soltanto il pesce catturato legalmente?

Occorrono più controlli, più tracciabilità e una maggiore e migliore etichettatura, in breve, maggiori garanzie su quello che entra nell’Unione europea. Questo va fatto non solo a livello dell’Unione europea, ma globalmente, attraverso canali multilaterali e bilaterali.

Gli accordi di partenariato dovrebbero essere uno strumento per arrivare a tale obiettivo, mediante assistenza tecnica e formazione pertinenti, con il fine di creare non nuove barriere al commercio, ma, piuttosto, misure che siano efficaci per tutte le parti coinvolte.

Su questo si basa il futuro di un intero settore economico, che, all’interno dell’Unione europea, è altamente concentrato in regioni che ne sono grandemente dipendenti, e, di conseguenza, ha ripercussioni sociali enormi.

Su questo poggia altresì la sostenibilità delle risorse ittiche, che sono una fonte primaria di alimento sano, in un periodo di crisi alimentare.

 
  
MPphoto
 
 

  Ioannis Gklavakis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EL) Signora Presidente, signori Commissari, onorevoli colleghi, ringrazio l’onorevole Aubert per la sua relazione.

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è uno dei principali problemi del settore, dal momento che, in primo luogo, danneggia seriamente l’ambiente, il che è un grave problema per il pianeta. Distorce la concorrenza. Coloro che esercitano attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata sono in una posizione più avvantaggiata rispetto a chi opera pesca legale, che è nostro dovere proteggere. Pesca non dichiarata significa una perdita enorme di entrate per lo Stato.

Una delle misure delineate nella proposta di regolamento che stiamo votando è la creazione di un sistema di controllo da parte dello Stato di approdo che proibirebbe l’accesso ai pescherecci di paesi terzi coinvolti in attività di pesca illegale. La proposta suggerisce di vietare l’importazione di pesce pescato illegalmente; la creazione di un elenco di pescherecci che svolgono attività di pesca illegale e non dichiarata; lo sviluppo di un sistema comunitario di allarme quando si sospetti di aver individuato pesce catturato illegalmente; e il divieto di importare pesce da paesi che non cooperano con il sistema UE.

Ci sono passaggi controversi nel regolamento, per esempio il suo campo di applicazione. Alcuni Stati membri chiedono che sia limitato alle attività di pesca che sono responsabilità di pescherecci comunitari al di fuori delle acque comunitarie, poiché già esistono varie misure per il controllo della pesca all’interno delle acque comunitarie. Inoltre, entro la fine del 2008 si dovrebbe procedere alla revisione del regolamento di base sul controllo della pesca. Credo che ci sarà una duplicazione tra i due regolamenti e che questi non faciliteranno il processo di semplificazione della politica comune della pesca.

Per concludere, voglio dire che questo tema è indubbiamente serio, e dovremmo trattarlo come tale. Dobbiamo affrontarlo con disciplina e determinazione, e in cooperazione costante con i pescatori, delle cui opinioni e cooperazione abbiamo bisogno.

In ogni caso, appoggiamo la relazione dell’onorevole Aubert e la ringraziamo per il suo lavoro.

 
  
MPphoto
 
 

  Luis Manuel Capoulas Santos, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la relazione Aubert sulla pesca illegale è stata adottata all’unanimità nella commissione per la pesca, come già menzionato dalla relatrice, con la quale mi congratulo. Ciò, di per sé, getta più luce sulla questione che qualsiasi commento io possa fare a questo punto.

Però, non ripeterò mai abbastanza che la pesca illegale costituisce un reato contro la natura e contro l’economia, un reato che, purtroppo, spesso rimane impunito e contro il quale dovremmo agire con determinazione e coraggio. Vorrei dunque ringraziare il Commissario Borg e la Commissione per la tempestività con la quale hanno reagito alle preoccupazioni espresse dal Parlamento nel febbraio 2007, presentando una proposta di regolamento che supera ogni aspettativa e che si merita il nostro giusto plauso.

Ciononostante, per quanto il quadro normativo possa essere migliorato, se gli Stati membri non si assumeranno un impegno e non metteranno a disposizione risorse umane e materiali sufficienti, non sarà facile ottenere risultati, in una battaglia nella quale il successo è ostacolato da condizioni estremamente difficoltose. Per questo occorre coinvolgere anche gli Stati membri.

In ogni caso, con questa relazione e il conseguente regolamento, l’Unione europea sta compiendo un passo molto importante e sta dando un esempio che ci nobilita e ci riempie d’orgoglio. Sono certo che la Commissione continuerà ad accogliere con favore i contributi del Parlamento nell’ottica di migliorare ulteriormente la sua proposta.

Signora Presidente, signor Commissario, mi scuso se sto infrangendo la procedura, ma non posso lasciarmi sfuggire quest’occasione per sollevare una richiesta accorata: il settore della pesca sta attraversando momenti davvero duri a causa degli aumenti nel prezzo del carburante; attualmente stiamo tutti patendo, ma chi è più vulnerabile patisce in modo particolare.

So che molti Stati membri, tra cui il mio, il Portogallo, hanno intenzione di chiedere, o l’hanno già fatto, il vostro sostegno al fine di ricercare soluzioni all’interno del quadro europeo, cioè utilizzando la flessibilità garantita dal Fondo europeo per la pesca per adottare misure che attenuino gli effetti sociali della crisi attuale. So che non occorre, ma mi appello alla vostra solidarietà e all’apertura mentale che avete sempre dimostrato nei riguardi delle problematiche del settore perché sia dato un contributo alla ricerca di una soluzione soddisfacente il più rapidamente possibile.

 
  
MPphoto
 
 

  Elspeth Attwooll, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signora Presidente, il gruppo ALDE intende esprimere il suo totale sostegno all’eccellente relazione dell’onorevole Aubert. Gli emendamenti ivi proposti chiariscono e, in alcuni casi, sviluppano diversi aspetti della proposta della Commissione, tra cui alcuni utili ampliamenti sulle sovvenzioni di force majeure e sulle sanzioni.

Sottolineare la necessità di un’applicazione non discriminatoria del regolamento rappresenta un altro punto accolto con particolare favore, poiché non v’è dubbio che la pesca INN vada affrontata su base globale, e le misure UE sono un passo importante in questa direzione.

La scorsa settimana sono stata così fortunata da partecipare a una delegazione della commissione per la pesca in Norvegia. Ci hanno detto che negli ultimi tre anni, e soprattutto dall’introduzione di un sistema di controllo da parte dello Stato di approdo per la Commissione per la pesca dell’Atlantico nordorientale nel maggio 2007, c’è stata una drastica riduzione della pesca INN in questa zona. Il sistema copre tutti gli Stati membri UE, nonché la Norvegia, l’Islanda, le Isole Faroe e la Russia. Il ministro norvegese per la Pesca e gli affari costieri ha usato parole di elogio per la cooperazione UE in questo ambito.

Siamo anche d’accordo sul fatto che misure localizzate possano avere l’effetto di spostare il problema anziché risolverlo. Per questo è particolarmente positivo vedere gli emendamenti nn. 5, 6 e 54, che cercano di minimizzare le eventuali conseguenze negative nei paesi in via di sviluppo. Aggiungerei, inoltre, che ritengo che abbiamo una responsabilità speciale per quel che riguarda l’assistenza al miglioramento dei sistemi di controllo e ispezione nei paesi in via di sviluppo e non solo in quei paesi con i quali abbiamo accordi di partenariato per la pesca.

Mi auguro inoltre che la Commissione, il Parlamento e il Consiglio saranno tutti ugualmente attivi nel promuovere l’adozione a livello delle Nazioni Unite di una convenzione vincolante sul controllo da parte dello Stato di approdo. I lavori di preparazione sono già iniziati alla FAO e, se c’è la volontà, la convenzione potrebbe essere adottata a marzo 2009.

 
  
MPphoto
 
 

  Ian Hudghton, a nome del gruppo Verts/ALE. (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare la collega del mio gruppo, Marie-Hélène Aubert, per il profondo impegno investito con successo in questa relazione.

Eliminare la pesca illegale è, chiaramente, nell’interesse di tutte le nazioni e comunità dedite alla pesca. Dopotutto, proprio le comunità che si dedicano alla pesca trarranno i maggiori vantaggi da un’effettiva conservazione delle risorse. La cooperazione internazionale è essenziale per la reale eliminazione della pesca illegale perpetrata, a livello mondiale, dai pirati e dal crimine organizzato.

Nel quadro della politica comune della pesca è stata rivolta troppa attenzione alla recente relazione della Corte dei conti sul controllo e l’applicazione. Tale relazione si basava su dati raccolti, in teoria, in sei dei principali Stati membri dediti alla pesca. Comunque, quei dati trasmessi dagli Stati membri comprendevano il Regno Unito (Inghilterra e Galles). La Scozia conta per circa il 70 per cento della pesca del Regno Unito e non era inclusa nei dati. Vorrei semplicemente sottolineare che in Scozia sono previste quote e organizzazioni di gestione e applicazione distinte e separate.

Anche nel mio paese, dedito alla pesca, negli ultimi anni abbiamo fatto progressi nel miglioramento dei controlli. Esigiamo la registrazione di compratori e venditori e abbiamo definito i porti per gli sbarchi. Una corretta applicazione è senza dubbio importante, ma è altrettanto importante un sistema di gestione sensibile che fornisca incentivi per la conservazione garantendo, per esempio, ai pescatori scozzesi un vantaggio, sul lungo periodo, dalle misure di conservazione che di tanto in tanto sono chiamati ad applicare. La PCP non ha semplicemente fornito questo tipo di garanzia.

Commissario Borg, mi ha fatto piacere sentirle dichiarare che appoggia una riforma radicale della PCP. Sono d’accordo. Dico che occorre ridare alle nazioni che si dedicano alla pesca, e che hanno diritti di pesca in zone che logicamente spettano loro, per esempio il Mare del Nord, la gestione e il controllo quotidiani sulle risorse, e che occorre abbandonare la nozione impraticabile che possiamo avere equo accesso alle acque e alle risorse.

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Sebbene nutriamo perplessità rispetto ad alcuni aspetti, accogliamo con favore l’iniziativa di prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, e concordiamo riguardo all’impostazione generale della relazione.

Insieme ad altri aspetti, sottolineiamo che è importante che le norme definite in questa iniziativa siano applicate a tutti i pescherecci, che questi sia dell’UE o di paesi terzi. Vorremmo evidenziare che far corrispondere queste proposte con la revisione delle norme comunitarie sul controllo, in futuro, deve essere compiuto nel rispetto delle competenze degli Stati membri in termini di procedure e di svolgimento delle ispezioni. Inoltre, crediamo che l’intera gamma di questioni relative alle sanzioni ricada sotto la competenza di ciascuno Stato membro.

Da ultimo, vorrei sottolineare che se la Commissione si dimostrerà così rapida a reagire alle legittime rivendicazioni del settore come si è dimostrata con questa iniziativa, allora il settore non si troverà a dover affrontare un continuo peggioramento della propria situazione socioeconomica.

 
  
MPphoto
 
 

  Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM.(SV) Signora Presidente, il regolamento discusso oggi è complesso e di ampia portata, e vorrei sottolinearne alcuni punti.

Primo, la proposta che i pescatori sorpresi a pescare illegalmente debbano ripagare le sovvenzioni ricevute dall’UE è molto positiva. Non possiamo permettere una situazione in cui i contribuenti sono obbligati a sovvenzionare le attività criminali. D’altro canto, la pesca illegale è praticata da tutte le tipologie di navi. La proposta dovrebbe, dunque, interessare tutti i pescherecci, sia quelli UE che quelli di paesi terzi.

Secondo, il certificato di cattura proposto è positivo. Il processo di certificazione può rivestire un ruolo fondamentale nella lotta alla pesca illegale. Nutro però più timori per quel che riguarda ammende massime comuni. Gli Stati membri dovrebbero poter agire su propria responsabilità mediante l’imposizione di oneri con effetto deterrente.

Infine, ritengo che la politica comune europea della pesca si sia dimostrata un fallimento e debba essere riformata. Per combattere concretamente la pesca illegale dobbiamo cooperare a livello internazionale, sia con le organizzazioni regionali per la pesca che con altri organismi internazionali.

 
  
MPphoto
 
 

  Jim Allister (NI). - (EN) Signora Presidente, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è decisamente un fenomeno che va soffocato. Concordo infatti su una buona parte di questa relazione, ma sono costretto a rifiutarne l’attacco alla sussidiarietà chiedendo che sia l’UE a definire le sanzioni penali e a stabilire un nucleo di ispettori a livello UE. Parimenti, mi oppongo alla burocrazia addizionale e non necessaria, relativa all’applicazione del regolamento ai pescherecci battenti bandiera UE, dal momento che questi sono già oggetto delle rigide misure sancite dalla politica comune della pesca.

Non abbiamo bisogno di più normativa per i nostri pescatori per trattare con i paesi terzi che perseverano nelle loro attività disoneste. Avendo visto applicare, negli ultimi mesi, ammende punitive ai pescatori locali nel Regno Unito, mi oppongo a chi suggerisce che abbiamo bisogno di una regolamentazione e di sanzioni maggiori e più severe per le nostre flotte.

 
  
MPphoto
 
 

  Carmen Fraga Estévez (PPE-DE).(ES) Signora Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Aubert per la sua relazione. Penso che esprima con chiarezza la volontà politica del Parlamento di appoggiare qualsiasi azione si renda necessaria per sradicare la pesca illegale in tutti i contesti, e, a partire dal contesto che interessa noi, per chiudere la Comunità alle importazioni e al commercio di prodotti ittici pescati illegalmente.

Non possiamo, però, assumerci la responsabilità che spetta allo Stato di approdo e alla Commissione stessa in conformità di questa proposta. Stiamo parlando di un regolamento molto ambizioso nella sua formulazione, che obbligherà gli Stati membri a essere estremamente vigili e a non risparmiare risorse materiali o umane per tradurre le parole in azioni – uno dei punti deboli dell’intera politica di controllo. Purtroppo, questo significa, ancora una volta, che dobbiamo coinvolgere, insieme alla nostra, altre volontà politiche.

I danni provocati dalla pesca illegale, non solo alle risorse biologiche, ma anche ai pescatori che operano in maniera legale, sono, da anni, notevoli. Attualmente, una grande fetta del settore è in rivolta come conseguenza di un’altra drastica caduta nella redditività, tra le cui cause principali c’è certamente l’aumento del prezzo del gasolio. Ci sono però altri fattori che si sommano a queste perdite, e, tra questi, è particolarmente scandaloso l’ingresso massiccio di importazioni a prezzi ridotti e di dubbie origini nei nostri confini è, in questa situazione.

Vi illustro un esempio: soltanto negli ultimi cinque mesi di quest’anno, in Spagna il prezzo del gasolio è salito del 38 per cento, mentre il prezzo del pesce spada, che è una specie di importazione per eccellenza, è sceso del 40 per cento. Non esiste attività, in nessun settore, che possa sopravvivere a questo tipo di contesto economico, ma, ciononostante, è provato che, laddove c’è stata volontà politica di controllare attentamente le importazioni, com’è accaduto in passato – e posso testimoniarlo – il prezzo pagato ai produttori della Comunità è stato subito recuperato.

Signor Commissario, chiedo dunque a lei e agli Stati membri di dimostrarvi inflessibili nell’attuazione di questo regolamento, con la massima urgenza possibile.

 
  
MPphoto
 
 

  Stavros Arnaoutakis (PSE).(EL) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero ringraziare la relatrice e congratularmi con lei per l’ottimo lavoro svolto con questa relazione.

Come Unione europea, dobbiamo finalmente renderci conto che, quanto più permettiamo a questa situazione incontrollata di svilupparsi, tanto più ipotechiamo il futuro della pesca marina e dell’ecosistema marino mondiale. L’UE deve muoversi immediatamente, agendo non solo come un’unione di regolamenti burocratici, complessi e spesso neppure attuati dai suoi Stati membri, ma intraprendendo un’iniziativa globale senza timore dei principali interessi in gioco o senza soccombere alle pressioni internazionali o di altro genere. Così, l’intera comunità mondiale che si dedica alla pesca sarà in grado di comprendere, accettare e finalmente concordare sulla minimizzazione della pesca illegale e non dichiarata. Un prerequisito di tale iniziativa è, chiaramente, un accordo, accettato a livello mondiale, sulla gestione della pesca. Desidero anch’io, come i miei onorevoli colleghi, esprimere la mia inquietudine per la gravissima crisi che i pescatori europei stanno attraversando. Signor Commissario, dobbiamo analizzare queste problematiche e affrontarle immediatamente.

 
  
MPphoto
 
 

  Zdzisław Kazimierz Chmielewski (PPE-DE).(PL) Signora Presidente, il regolamento del Consiglio è un esempio interessante di normativa preventiva, di un regolamento contro le catture illegali, una pratica che minaccia il mantenimento di un livello sostenibile di stock ittici. La chiarezza delle soluzioni proposte è la ragione principale per la quale questo particolare documento ha possibilità concreta di dimostrarsi efficace – una definizione precisa delle intenzioni del legislatore.

La relatrice ha colto alla perfezione la natura specifica del regolamento, fornendo interpretazioni insolitamente utili che, semplicemente, facilitano la decifrazione dei provvedimenti più importanti. I governi dei paesi del Baltico meridionale e orientale hanno ampiamente risposto a quest’importante iniziativa legale. Tuttavia, tra gli esperti continuano le discussioni sui criteri suggeriti dal Consiglio per punire i pescatori che operano illegalmente.

Ancora una volta, si presenta la seguente domanda: l’idea di cercare una punizione efficace mediante una formulazione di ampia portata tiene in considerazione i differenti potenziali di cattura dei mari europei? La legislazione pertinente non dovrebbe forse tener presente la possibilità di conformare il grado di sanzione allo stock ittico e di legare le quote di cattura alla particolare specie catturata? Ritengo che la nuova valutazione ICES, recentemente lanciata, in relazione all’ecosistema del Baltico, costituisca il segnale di un disgelo nella politica della pesca, nel processo di aggiustamento delle azioni rivoluzionarie intraprese dall’Unione europea con l’intento di proteggere gli stock.

La commissione per la pesca del Parlamento europeo ha avuto la lungimiranza di stilare uno speciale documento di emendamento che tratta il primo anno di applicazione del regolamento come un periodo di transizione, un periodo di adattamento, che permetta agli Stati membri di intraprendere i passi necessari per adeguarsi.

 
  
MPphoto
 
 

  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, il settore della pesca mondiale è in crisi. La pesca UE è in crisi, crisi aggravata da un aumento del 30 per cento del prezzo dei combustibili marini negli ultimi mesi. I pescatori scendono in strada, a Bruxelles come negli Stati membri. Attendiamo con urgenza la sua risposta, signora Commissario. Passando dalle insostenibili pressioni di tipo economico a quelle ambientali, gli esperti ci dicono che il 75 per cento degli stock è completamente esaurito e sfruttato in eccesso. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è un problema mondiale che aggrava l’attuale crisi del settore della pesca.

Secondo la FAO, nel complesso la pesca INN costituisce fino al 30 per cento delle catture totali di alcune importanti attività di pesca, e le catture di particolari specie potrebbero arrivare al triplo della quantità permessa. La pesca INN mette a repentaglio la pesca sostenibile, danneggia e distrugge gli habitat marini e minaccia la principale fonte di sostentamento dei pescatori responsabili e delle comunità dipendenti dalla pesca. La pesca illegale mette altresì a repentaglio la sicurezza alimentare, in particolare nel caso di coloro che sono fortemente dipendenti dal pesce quale fonte di proteine animali.

Le catture accessorie, dovute principalmente a pesca a strascico industriale su vasta scala, condotta spesso in maniera non regolamentata, illegale e non dichiarata da flotte di pesca straniere, ha effetti devastanti sui pescatori locali e sugli stock ittici. Più di un terzo della cattura mondiale è semplicemente scartato a causa delle dimensioni non idonee del pesce o a causa di catture non volute. Sbagliati regolamenti UE sulla pesca hanno decisamente incoraggiato pratiche insostenibili, quali gli scarti in grande scala, dal momento che – e ciò è assolutamente perverso – è illegale scaricare a terra le catture accessorie, la cui analisi avrebbe una rilevanza inestimabile per gli scienziati.

L’estrema vulnerabilità degli stock ittici più profondi al rapido impoverimento significa che questo tipo di pesca potrà esaurirsi prima che i regolamenti siano attuati. Desidero domandare al Commissario se ha considerato la possibilità di sistemi di localizzazione via satellite dei pescherecci, nonché di sistemi di documentazione elettronica per le catture e di installare CCTV a bordo quali possibili misure per combattere la pesca illegale, come avviene in altre giurisdizioni.

L’attuazione appropriata di questo regolamento richiede un alto grado di integrazione a livello comunitario dei servizi di ispezione e controllo. Implica altresì che i pescatori e le altri parte interessate si assumano la responsabilità e l’onere della politica.

 
  
MPphoto
 
 

  Iles Braghetto (PPE-DE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’Unione europea ha il dovere e la responsabilità di svolgere un ruolo importante nella lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e lo fa con una serie di iniziative di carattere repressivo, potenziando controlli, ispezioni e sanzioni.

Ma l’obiettivo più ambizioso è di carattere preventivo: rendere possibile e garantire la tracciabilità del prodotto dalla cattura fino alla destinazione finale. Questo perché, se gravi sono i danni di tale attività illegale sul piano economico e della salvaguardia dell’ambiente marino, non meno importanti sono gli obiettivi da raggiungere per la tutela del consumatore con un prodotto di qualità e per la salvaguardia della professione del pescatore, oggi più che mai messa in crisi da molteplici fattori non solo congiunturali ma anche strutturali.

Sono questi obiettivi sociali significativi che guidano l’Unione europea nel prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, oggetto di questo regolamento, e che rafforzano l’impegno per il rispetto delle norme della politica comune della pesca nelle acque comunitarie.

Il voto all’unanimità che si è registrato nella relazione Aubert in commissione è un segnale importante della volontà di rendere efficaci le misure proposte.

 
  
MPphoto
 
 

  Petya Stavreva (PPE-DE). - (BG) Signora Presidente, onorevoli colleghi, questa relazione tratta temi molto importanti relativi alla protezione dei mari e alle misure per combattere la pesca illegale.

La necessità di cambiare il quadro legale esistente origina dalla portata crescente di questo fenomeno che minaccia gli ecosistemi e la pesca nella Comunità. La relatrice nota altresì il fatto importantissimo che gli Stati membri non riescono a seguire la politica comune della pesca.

Le sanzioni esistenti variano da uno Stato membro all’altro, il che discrimina alcuni pescatori all’interno dell’Unione europea. E’ dunque molto importante migliorare la cooperazione, il coordinamento, e lo scambio di buone prassi tra i paesi europei, in modo da prevenire e scoraggiare la pesca illegale e non dichiarata.

La creazione di un sistema di controllo conforme alle necessità del settore della pesca rappresenta un passo avanti sostanziale. Oltre ai danni all’ambiente, la pesca illegale ha conseguenze economiche e sociali che comportano perdite di miliardi di euro a danno della pesca legale.

Anche vietare le importazioni nell’Unione europea di prodotti ittici provenienti da pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata può colpire i profitti della pesca illegale. La politica di controllo e le severe sanzioni per le violazioni forniscono la base per una migliore gestione delle risorse ittiche.

I pescatori protestano anche in Bulgaria, poiché devono affrontare molte difficoltà. Dobbiamo dunque prendere decisioni responsabili sul futuro del settore. Appoggio la relazione dell’onorevole Aubert.

 
  
MPphoto
 
 

  Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Aubert per la presente relazione.

Ciò che bisogna mettere in evidenza è la mancanza di consapevolezza, da parte dei consumatori, del problema della pesca non regolamentata, non dichiarata e illegale, che è un fenomeno di cui dovremmo parlare maggiormente.

Come altri hanno detto, il settore della pesca legale è gravemente minacciato, e l’impatto della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata rappresenta soltanto parte del problema. I costi del carburante sono un grosso problema e occorre una qualche risposta da parte della Commissione a una crisi che ha visto i pescatori negli Stati membri regalare il pesce e scendere in piazza per protestare. Forse parte del problema in relazione all’aspetto illegale della pesca è l’eccessiva regolamentazione del settore legale – ma probabilmente questa discussione concerne altro.

Sì, occorre un accordo globale sulla questione, ma dobbiamo iniziare dal nostro contesto e, in qualsiasi cosa decidiamo di fare, dobbiamo assicurare che, anziché accumulare semplicemente burocrazia, cosa di cui veniamo spesso accusati qui, i regolamenti stabiliti siano efficaci e affrontino il problema alla radice, così da non distruggere l’economia e l’ambiente.

 
  
MPphoto
 
 

  Paulo Casaca (PSE).(PT) Signora Presidente, abbiamo qui una relazione eccellente – congratulazioni alla relatrice. La proposta, come già è stato detto dalla Commissione, è valida, ma vorrei sottolineare il messaggio che ci è stato riferito dal relatore per parere della commissione per il commercio internazionale, Daniel Varela Suanzes-Carpegna, e cioè che questo è esattamente il tipo di strumento mediante il quale potremo rispondere con efficacia a una crisi come quella cui stiamo assistendo oggi nel settore della pesca.

E’ proprio perchè le norme di sostenibilità non vengono rispettate nella pesca che i pescatori si trovano a dover affrontare questa crisi, e questa è la lezione fondamentale che, spero, saremo in grado di trarre da questa situazione. Il problema è che il tempo sta avanzando, e non si fermerà per il nostro processo legislativo, e, da questo punto di vista, signor Commissario, occorre con la massima urgenza adottare misure, com’è già stato sottolineato in quest’Aula, poiché altrimenti perderemo l’occasione di rispondere alle sfide che abbiamo di fronte.

 
  
MPphoto
 
 

  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, se i cinque minuti della procedura “catch-the-eye” non vengono sfruttati, anche coloro che hanno già contribuito al dibattito possono porre una domanda al Commissario. Per cui, col suo permesso, vorrei rivolgere porre una domanda specifica al Commissario.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. − Mi hanno detto che sono autorizzata ad accettare solo due oratori. Le concedo la parola.

 
  
MPphoto
 
 

  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, non voglio un trattamento preferenziale ma sono previsti cinque minuti per la procedura “catch-the-eye”.

Il Commissario Borg potrebbe fare un commento sulla concessione delle sovvenzioni sui combustibili marini da parte di alcuni Stati membri e non di altri e su un approccio imparziale alle sovvenzioni? Come si può inquadrare ciò nell’ambito della politica comune della pesca – e sottolineo comune – e come s’inquadra con le norme della politica di concorrenza? Dobbiamo aiutare la comunità della pesca, che in questo momento sta attraversando una crisi economica molto acuta, soprattutto alla luce di un aumento del 30 per cento nel prezzo del combustibile. Potrebbe assicurarsi di rispondere in maniera specifica a questa domanda nella sua replica, come già richiesto da altri oratori?

 
  
MPphoto
 
 

  Joe Borg, Membro della Commissione. (EN) Signora Presidente, innanzi tutto, il livello della discussione su questo importante tema dimostra che condividiamo tutti la stessa volontà di affrontare la questione della pesca INN in maniera efficace ed esauriente. La verità non è solo che la pesca INN è un’attività che minaccia la sostenibilità degli stock ittici, ma è anche un’attività che mette a repentaglio il futuro dei pescatori onesti all’interno e al di fuori dell’Unione europea.

Affinché i nostri sforzi abbiano successo, dobbiamo garantire tre principi fondamentali. Il primo è che il campo di applicazione della proposta rimanga ampio. Secondo, il sistema di certificazione stabilito dev’essere efficace ma al tempo stesso non deve tradursi nell’imposizione di oneri inutili. E il sistema di sanzioni proposto dev’essere tale da far sì che queste servano da misure punitive reali e, dunque, siano dissuasive per loro stessa natura.

In riferimento a questi tre principi, ho avuto la conferma che siete riusciti a risolvere con gli Stati membri diverse questioni relative al campo di applicazione, al sistema di certificazione e alle sanzioni. Lo avete fatto senza stemperare o ridurre l’efficacia della proposta. Per quel che riguarda le sanzioni, in particolare, lasciate che vi dica che uno dei maggiori problemi in relazione al controllo è che la gamma di sanzioni applicate dagli Stati membri è così varia che è il settore stesso a chiedere in maniera costante e coerente condizioni di parità in quest’area. E’ per questa ragione che abbiamo perlomeno proposto livelli normativi che dovrebbero essere applicati in maniera proporzionale ed efficace.

Per quel che riguarda la questione, più ampia, della riforma della politica comune della pesca, posso confermarvi che abbiamo cominciato a rifletterci e terremo una discussione orientativa in Consiglio durante i prossimi mesi. L’idea, in effetti, è di organizzare una riunione ministeriale informale a settembre. Stiamo affrontando anche il problema dell’eccessiva regolamentazione, nell’ottica di una semplificazione del regime normativo esistente.

Vi dico anche che non potrei essere più d’accordo riguardo al commento dell’onorevole Aubert secondo cui la lotta contro la pesca INN, se efficace, aiuterà i pescatori a superare i problemi e le difficoltà che si trovano ora ad affrontare, e ciò è già stato sottolineato da altri oratori. Convengo anch’io, però, che ciò non sia sufficiente.

In relazione ai paesi in via di sviluppo, ci siamo impegnati ad affrontare la questione in maniera efficace, come ho affermato nel mio intervento iniziale. Intraprendere misure per assistere i paesi in via di sviluppo è fondamentale se vogliamo risolvere il problema anziché semplicemente spostarlo.

Per quel che riguarda il problema del controllo, posso garantire alla relatrice che la Commissione sta per lanciare una forte proposta nel corso del terzo trimestre di quest’anno che sarà incorporata, o armonizzata, alla proposta sulla pesca INN che abbiamo dinanzi. In questo modo, le due proposte saranno convergenti e mireranno agli stessi risultati.

Riguardo alla crisi dei carburanti, possiamo già sfruttare le attuali misure a medio e lungo termine, in combinazione con quella che sarà la ristrutturazione del settore. Considereremo le misure di mercato esistenti – aspetto sollevato da alcuni oratori – il cui funzionamento prevede che l’aumento dei prezzi ricada sui pescatori, anziché sui consumatori, come accade in altri settori. Dobbiamo analizzare la questione per scoprirne il perché.

Ci sono sistemi che causano una situazione nella quale sono i pescatori che finiscono per patire, che finiscono per farsi carico dell’aumento dei costi, anziché far ricadere questi sui consumatori.

Offriamo altresì ai pescatori alcune possibilità di assistenza immediata, se questa è legata alla ristrutturazione sotto forma di aiuti di salvataggio e alla ristrutturazione. Devo tuttavia informarvi che sto considerando questo aspetto e ne sto discutendo con i miei colleghi con l’intento di cercare altri modi e strumenti con i quali aiutare i pescatori ad affrontare questa nuova realtà nel breve periodo. Ci tengo però a sottolineare che possiamo arrivarci soltanto in presenza di un impegno a intraprendere una ristrutturazione stabile e a termine, perché anche la sovracapacità è un problema. Dunque, se non affronteremo la questione della sovracapacità, avremo un problema ricorrente fin tanto che i prezzi del carburante rimarranno tali, o – ancor peggio – se continueranno ad aumentare, come suggeriscono le previsioni.

E’ quel che abbiamo fatto nel caso della Francia, dov’è stato raggiunto un accordo tra la Commissione e la Francia su un pacchetto di misure volte ad assistere il settore della pesca francese nel processo di ristrutturazione. Devo ammettere che questo non si è dimostrato sufficiente e non ha soddisfatto i pescatori francesi.

Voglio far presente che, perché la Commissione reagisca, ci occorrono anche la cooperazione e un impegno attivo da parte degli Stati membri. Non possiamo agire da soli. A tale proposito, mi pare di capire che questa crisi verrà discussa durante l’imminente Consiglio di giugno, e, personalmente, accolgo questa opportunità con favore.

Sulla questione sollevata in ultima battuta dall’onorevole Doyle sull’applicazione di sovvenzioni da parte di alcuni Stati membri e non di altri, le informazioni a disposizione della Commissione rivelano che queste sovvenzioni che sono state offerte da diversi Stati membri o ricadono sotto i parametri della misura de minimis (e ogni Stato membro può offrire sovvenzioni a condizione che ricada sotto il tetto della misura de minimis) o rientrano nei programmi di ristrutturazione cui accennavo prima. C’è la comunicazione inerente agli aiuti di salvataggio e ristrutturazione e, se si raggiunge un accordo – se la Commissione dà il via libera al programma di ristrutturazione – ci sono alcune possibilità per quel che riguarda le sovvenzioni, l’assistenza pubblica, il che altrimenti non sarebbe possibile.

Per quel che riguarda le informazioni giunte in relazione ad altre sovvenzioni che non ricadono né sotto la regola de minimis né sotto programmi di ristrutturazione, le stiamo analizzando. Per esempio, è appena stata inviata una notifica alla Francia che la somma pagata in forma di regime assicurativo dev’essere recuperata. Stiamo dunque agendo per garantire che le norme europee sulla concorrenza siano rispettate. Voglio però concludere affermando che la crisi attuale è tale che occorre affrontarla in maniera molto cauta per trovare sistemi e strumenti che aiutino a ideare soluzioni immediate, ma che garantiscano altresì un impegno stabile, sul breve periodo, per la ristrutturazione del settore della pesca, con la finalità di portare i livelli di capacità a conformarsi con una pesca sostenibile nei mari.

 
  
MPphoto
 
 

  Marie-Hélène Aubert, relatrice. – (FR) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare il Commissario e tutti coloro che hanno preso parte a questa discussione. Abbiamo, ovviamente, coperto i temi di fondo inerenti alla grave crisi che sta attualmente interessando il settore. Vorrei ringraziare il Commissario perché ha tentato di dare risposte precise alle questioni sollevate su questo tema, sebbene sia evidentemente difficile inoltrarsi in dettagli in alcune aree. Ad ogni modo, è un peccato che l’Unione europea – e Bruxelles – siano sistematicamente incolpate per qualsiasi cosa. In realtà credo che questa sia una buona opportunità per dimostrare che l’Unione europea – Bruxelles – non è parte del problema, ma parte della soluzione. Occorre riconoscerlo, quando vediamo quanto risentimento c’è nei confronti dell’Unione europea, ci rendiamo conto di quanto gli Stati membri e una serie di esponenti dell’industria si siano sottratti alle proprie responsabilità da anni, dando priorità a interessi a breve termine, pensando di poterne approfittare per un po’, ma rifiutandosi di vedere che, così facendo, avrebbero portato un intero settore sull’orlo del disastro.

Questo è il punto a cui siamo ora. Come possiamo trovare soluzioni immediate a una situazione che si protrae da anni? Non è facile. Avete avanzato alcuni suggerimenti. Non avremo però successo se non prenderemo misure severe e drastiche, se non impiegheremo tutti i mezzi necessari, poiché questi testi non potranno essere applicati senza risorse finanziarie e umane, e adottando molte più sanzioni dissuasive che quelle che vengono attualmente applicate in relazione alla pesca illegale. Questo almeno non dovrebbe essere difficile, considerando il numero ridotto di ammende inflitte di recente.

Dobbiamo altresì offrire più incoraggiamento e ricompense per i comportamenti e le pratiche intelligenti e sostenibili. Spesso, quei pescatori e quelle imprese ittiche che adottano pratiche al tempo stesso assolutamente conformi alla normativa e innovative in termini di gestione sostenibile della pesca sentono di non essere riconosciuti né ricompensati. Ritengo altresì che, sia in termini di lotta contro la pesca illegale che di altre aree che sono state coperte, come gli scarti o la gestione delle risorse e le quote, occorra che elaboriamo una strategia decisamente più gratificante, una strategia che sia lungimirante e che rappresenti un passo nella giusta direzione, che non mi sembra essere attualmente il caso.

Per concludere, penso che la relazione in oggetto rappresenti un’opportunità che ci consente di sollevare tutte queste problematiche. Chiaramente, questa discussione da sola non risolverà il problema. Mi auguro che la discussione continui nella prossima relazione, sebbene sia giunto il momento di procedere a un’ampia consultazione e di porre fine ai negoziati, dall’alto, tra la Commissione, i governi e i rappresentanti dell’industria, e di organizzare una consultazione molto più ampia, più orizzontale, interdisciplinare. Questo ci fornirebbe risposte, e l’Unione europea e il Parlamento potrebbero di nuovo espletare il proprio ruolo e tener fede al proprio compito di trovare soluzioni per questo settore in crisi.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 5 giugno 2008.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
MPphoto
 
 

  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo ha inferto un ennesimo colpo alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, che è un reale problema internazionale.

Le misure adottate integrano in maniera efficace il meccanismo esistente. Mi riferisco in particolare all’introduzione di un sistema di controllo da parte dello Stato di approdo per i pescherecci che entrano in porto, dove verrà rilasciato un certificato di cattura, e del divieto di entrata per i pescherecci dediti a pesca INN. Accolgo altresì con favore il divieto di importazione di pesce INN e la pubblicazione di un elenco di pescherecci coinvolti in attività di pesca INN.

Il valore aggiunto di queste nuove norme europee deriva anche dallo sviluppo di un sistema comunitario di allarme laddove si sospetti l’esistenza di pratiche di pesca INN. Anche il sistema di sanzioni è stato rafforzato, inclusi il divieto di accesso agli aiuti pubblici o a sovvenzioni da parte di pescherecci INN e il rimborso degli aiuti pubblici o delle sovvenzioni ricevute, laddove necessario.

Più importante, ho lottato con successo in seno al Parlamento europeo per ottenere una maggiore attenzione riguardo alle regioni ultraperiferiche nella lotta contro la pesca illegale, alla luce della fragilità dei loro ecosistemi. Questo invia un segnale forte alle flotte disoneste che contribuirà a reprimere la concorrenza sleale che sta lentamente, ma inesorabilmente, estromettendo i nostri pescatori dall’attività.

 
Note legali - Informativa sulla privacy