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Procedura : 2007/0037B(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0143/2008

Testi presentati :

A6-0143/2008

Discussioni :

PV 05/06/2008 - 3
CRE 05/06/2008 - 3

Votazioni :

PV 05/06/2008 - 6.10
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0250

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 5 giugno 2008 - Bruxelles Edizione GU

3. Igiene dei prodotti alimentari (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Horst Schnellhardt, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento n. 11, riguardante l’abolizione di discriminazioni nel campo dei prezzi e delle condizioni di trasporto, emanato in applicazione dell’articolo 79, paragrafo 3, del trattato che istituisce la Comunità economica europea e il regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio sull’igiene dei prodotti alimentari [COM(2007)0090 – C6-0211/2007 – 2007/0037B(COD)] (A6-0143/2008).

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, oggi parliamo di un progetto che funge da pilota per uno dei programmi politici più importanti e di maggiore portata lanciati da questa Commissione, che consiste nell’alleggerire le piccole e medie imprese europee degli oneri amministrativi inutili. In altre parole, si tratta di ridurre la burocrazia. Permettetemi di precisare che oggi non affrontiamo i problemi della normativa veterinaria. Se così fosse, non sarei qui.

Si tratta di ridurre gli oneri amministrativi in modo da rafforzare l’economia europea e contribuire così a creare posti di lavoro. La Commissione è perfettamente consapevole del fatto che tagliare i costi amministrativi non deve mai tradursi in minore sicurezza per i nostri cittadini, pertanto la questione non è abbassare il livello dei requisiti. Si tratta di applicare le norme in modo tale da eliminare gli ostacoli burocratici inutili per le nostre imprese. Saremo molto severi nell’applicazione di questo principio fondamentale anche in questo caso.

Permettetemi di ribadire che la Commissione non ha la benché minima intenzione di modificare la sostanza delle norme relative all’igiene dei prodotti alimentari. l’individuazione dei pericoli e la definizione dei vari passi procedurali da seguire nel processo produttivo al fine di poter eliminare i rischi continua a essere la nostra principale preoccupazione. Non stiamo in alcun modo indebolendo le norme esistenti relative all’igiene dei prodotti alimentari; per contro, vogliamo introdurre maggiore chiarezza. Desideriamo garantire che le attuali disposizioni flessibili in materia di tenuta delle registrazioni possono essere applicare con più efficacia. Questa impostazione non comporterà maggiore complessità per le autorità competenti negli Stati membri, perché la responsabilità del rispetto della normativa incombe già ai produttori alimentari e non alle autorità.

Intendiamo elaborare una norma per le microimprese che le esoneri dall’obbligo di rispettare certi requisiti previsti dall’attuale regolamento. Ci riferiamo alle imprese familiari molto piccole: panifici, piccoli negozi alimentari, banchi del mercato, caffè e bar, negozi all’interno di stazioni di rifornimento e minimarket. Perché, potreste giustamente chiedere, chiediamo a queste piccole aziende familiari, che non hanno nulla a che fare con il mercato interno, di sottostare alle stesse procedure burocratiche come le principali catene di supermercati? E’ una buona domanda ed è proprio quello che dobbiamo affrontare qui.

Permettetemi di sottolineare che le norme sono applicabili a tutti i produttori alimentari e a tutte le imprese di produzione, trasformazione e vendita dei prodotti alimentari, a prescindere dalla dimensione di tali aziende. Non si applicano agli alimenti destinati al consumo privato né ai produttori di piccoli quantitativi di prodotti non trasformati destinati a rivenditori locali, quali prodotti agricoli, della caccia o della pesca. Le attuali norme flessibili in materia di tenuta delle registrazioni non operano alcuna distinzione tra le varie dimensioni delle imprese. A fini di maggiore chiarezza, consentitemi di spiegare quanto segue: il negozietto all’angolo dove si possono comprare prodotti alimentari qui a Bruxelles alle 10 di sera deve rispettare esattamente le stesse norme al pari delle catene giganti di supermercati. La mia domanda è questa: può essere corretto?

A causa della natura delle sue operazioni commerciali, va da sé che queste disposizioni di estrema complessità e completezza sono di facile osservanza per le grandi imprese, ma non si può dire lo stesso per le microimprese. Ai fini dell’applicazione formale del sistema HACCP, i produttori alimentari devono effettuare un’analisi del rischio, che può rivelarsi un compito complesso e oneroso che richiede l’intervento di un esperto. Al fine di ridurre i costi associati con questo genere di analisi, il regolamento permette già ai piccoli produttori alimentari di ricorrere a orientamenti relativi a buone prassi elaborati per il settore in questione. Sono già presenti per panifici, birrerie, macellerie e ristoranti in vari Stati membri, ma non sono previsti ovunque.

Uno degli obiettivi della Commissione è garantire un uso efficace delle norme relative a eventuali esenzioni, già definite in linea di principio nel regolamento e negli orientamenti che lo completano. Che cosa significa questo nella pratica? L’interrogativo ci porta al cuor della questione. Se, nel corso della prima fase del processo HACCP, un operatore di un’impresa alimentare può dimostrare che non sussiste alcun rischio da evitare, eliminare o ridurre a livelli accettabili, oppure che qualsiasi rischio individuato è sufficientemente e regolarmente controllato grazie all’applicazione dei requisiti generali e specifici di igiene alimentare, l’operatore stesso potrà essere esentato da tutti i requisiti previsti dalla direttiva HACCP. Permettetemi di essere molto franco: tale flessibilità già figura nell’attuale direttiva, ma non tutti gli Stati membri la applicano. La proposta della Commissione pertanto si presenta come misura rapida nel quadro del nostro programma d’azione per la riduzione degli oneri amministrativi nell’Unione europea. La proposta ha incontrato una certa resistenza in sede di Consiglio e in alcuni Stati membri. Ne sono cosciente. Questi Stati membri non sembrano attribuire al problema della riduzione dei costi amministrativi e dell’alleggerimento dei costi della burocrazia – soprattutto per le PMI – la stessa importanza che invece riservano a questo aspetto la Commissione e il Parlamento europeo.

L’impressione che ne abbiamo tratto, tuttavia, è che questo dibattito si sia sviluppato finora solo tra funzionari degli Stati membri; sembrerebbe che i politici non abbiano ancora affrontato il problema. A mio avviso, i politici negli Stati membri i cui funzionari hanno dimostrato tale riluttanza nei confronti della proposta non possono giustificare dinanzi all’opinione pubblica il motivo per cui il paese si oppone a una proposta della Commissione che potrebbe facilitare la vita a centinaia di migliaia di micro e piccole imprese locali. In quel momento, la frequente agitazione contro Bruxelles – questo “mostro burocratico” che si suppone determinato a regolamentare e vincolare ogni aspetto delle vite dei cittadini – rivelerebbe la sua natura di semplice propaganda e si arresterebbe, dimostrando chi è realmente responsabile dell’eccessiva burocrazia.

Dal punto di vista della Commissione, tale opposizione è deplorevole, in quanto la proposta rappresenta un importante elemento sostanziale e simbolico del nostro programma d’azione per la riduzione degli oneri amministrativi nell’Unione europea. Sono molto grato all’onorevole Schnellhardt per la relazione elaborata e per il suo sostegno attivo. Vi esorto a dare il vostro appoggio perché sono convinto che un chiaro segnale politico come quello che potrebbe scaturire oggi dal Parlamento imprimerà il necessario slancio politico affinché anche in seno al Consiglio passi la proposta in questione.

 
  
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  Horst Schnellhardt, relatore. (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, con la presente relazione stiamo apportando un contributo alla riduzione della burocrazia. Siamo riusciti a spiegare che è e sarebbe possibile alleggerire gli oneri associati all’applicazione dei criteri HACCP, soprattutto per le piccole imprese, senza abbassare o compromettere le nostre rigorose norme in materia d’igiene.

Una priorità – come ha già sottolineato il Commissario – è alleggerire gli oneri legati alla tenuta delle registrazioni. Vorrei solo farvi presente che queste possibilità erano già previste nel pacchetto relativo all’igiene alimentare entrato in vigore nel 2006. Abbiamo tuttavia notato che a causa dello spostamento di questo paradigma nel settore dell’igiene, sono sorte difficoltà nell’ambito dell’applicazione.

E’ sempre stato preciso obiettivo del Parlamento e della Commissione salvaguardare la diversità della produzione alimentare nell’Unione europea dei 27 Stati membri. E’ solo corretto e opportuno che le piccole macellerie, per esempio, possano continuare a essere operative anche in futuro. Tuttavia, le informazioni che ci sono pervenute da vari paesi indicano che, in alcune regioni, per le piccole aziende la sopravvivenza economica diventa sempre più difficile. Per questo motivo è essenziale richiamare l’attenzione sulla flessibilità prevista nelle normative e far sì che diventi realtà. Questo – niente di più – è quanto abbiamo evidenziato in modo chiaro e inequivocabile nella relazione in questione.

Mantenere la flessibilità implica porre l’accento sulle piccole e medie imprese solo nei considerando. Questo fa sì, per esempio, che le aziende con 11, e non 10, dipendenti, diciamo, beneficino di un trattamento favorevole che consente loro anche di chiedere la riduzione dell’onere amministrativo; a condizione, ovviamente, che possano dimostrare che non sussiste alcun rischio o che i rischi individuati sono sufficientemente e regolarmente controllati. La relazione evidenzia altresì che l’operatore di un’impresa alimentare è responsabile dell’esibizione della prova che non che non sussistono rischi da prevenire, eliminare o ridurre a un livello accettabile oppure che qualsiasi rischio individuato è sufficientemente e regolarmente controllato grazie all’applicazione dei requisiti generali e specifici di igiene alimentare.

Nel 2006 abbiamo adottato un pacchetto di misure relative all’igiene dei prodotti alimentari che si applica alla lettera nell’UE a 27. Per questo motivo non riesco a comprendere l’emendamento presentato dall’onorevole Corbey, che afferma che dovrebbe essere di competenza degli Stati membri decidere se autorizzare un alleggerimento degli oneri nell’applicazione del sistema HACCP. Questo creerebbe nuovi scenari i sussidiarietà, propria la situazione che intendevamo evitare con il regolamento, in altre parole non vogliamo nessuna distorsione della concorrenza. Anche l’adozione dell’emendamento dell’onorevole Corbey contrasterebbe con le intenzioni del regolamento stesso: in altre parole, il regolamento entrerebbe in conflitto con se stesso. Questo è senza dubbio quello che non vogliamo ottenere!

Il testo adottato in commissione è di certo accettabile, ma limita espressamente la possibilità di ridurre gli oneri a piccole e medie imprese. Anche la partecipazione delle autorità non è conforme ai principi del regolamento. Nelle disposizioni stesse, è indicato con molta chiarezza che le imprese alimentari hanno la responsabilità di mantenere le pratiche di igiene alimentare e devono fornire la prova che attesti il controllo da parte loro di qualsiasi eventuale rischio.

Sono state sollevate obiezioni a più riprese secondo cui nel 2009 è prevista una revisione del regolamento per cui ora non sono necessarie nuove misure. Devo contraddire questa affermazione. Entro il 2009 tutte le imprese di produzione alimentare devono essere autorizzate. E’ probabile che sorgano problemi relativamente al processo di concessione delle licenze. Tale situazione scatenerà un dibattito ed è verosimile che metta a rischio la sopravvivenza dei piccoli macellai, che ho già citato come esempio. Infatti, questo era il punto di partenza alla base dell’intenzione della Commissione di presentare la proposta. E’ molto importante quindi che il Parlamento europeo invii un segnale chiaro riguardo all’intento definito nell’ambito del corrispondente regolamento. Il segnale va rivolto innanzi tutto alle imprese alimentari e alle autorità di regolamentazione.

Il Parlamento europeo vanta ottimi precedenti nell’ambito della riduzione della burocrazia, e dovrebbe di nuovo muoversi in questo senso, apponendo il proprio sigillo di approvazione a queste disposizioni regolamentari.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou, relatrice per parere della commissione giuridica. − (EL) Signor Presidente, non utilizzerò i due minuti a mia disposizione. Desidero soltanto sottolineare che la commissione giuridica, a un esame dei principi giuridici, ha ritenuto quale base giuridica per la prima parte l’articolo 95, e gli articoli 95 e 175 per la seconda parte.

Il parere della commissione giuridica verrà preso in considerazione in sede di convalida della decisione.

 
  
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  Péter Olajos, a nome del gruppo PPE-DE. (HU) Molte grazie, signor Presidente. Per i cittadini europei del XXI secolo, salute e consumo di prodotti alimentari di buona qualità sono di importanza capitale. La nostra missione in quanto deputati al Parlamento europeo è garantire questo, ma per farlo ci occorrono normative e procedure come l’HACCP a tutela degli interessi dei consumatori.

Tuttavia, è altrettanto importante non esagerare e non eccedere nel disciplinare le nostre vite, perché in questo modo non contribuiremmo alla qualità della vita ma solo alla burocrazia. Secondo me, la presente raccomandazione di compromesso è orientata verso una giusta direzione. L’esperienza maturata finora ha dimostrato che le disposizioni HACCP in vigore sono ingiustificatamente troppo rigide in molti casi. Inoltre, non sempre possono essere applicate nel settore alberghiero e della ristorazione, dal momento che presuppongono condizioni e metodi lavoro propri del comparto alimentare.

Ciononostante, i nuovi Stati membri, tra cui l’Ungheria, hanno applicato pienamente le disposizioni HACCP, talvolta andando anche oltre. Le nostre aziende ne hanno sofferto, molte hanno abbandonato tradizioni e pratiche di centinaia di anni, ma questo non può essere il nostro obiettivo, e pertanto dobbiamo apportare cambiamenti.

Innanzi tutto, è importante sottolineare che i ristoranti non sono stabilimenti alimentari, e quindi non devono essere tenuti a rispettare le stesse norme, dal momento che questo va a scapito di qualità e tradizioni. Non dimentichiamo che prima dell’HACCP c’erano le stelle dalla Michelin. Dobbiamo ridurre il numero esorbitante di obblighi amministrativi. Sono a favore del fatto che l’esenzione dall’HACCP si applichi soltanto alle microimprese e alle PMI che siano in grado controllare l’igiene alimentare.

Deploro che, mentre le microimprese sono tassabili, l’esenzione delle PMI è nascosta nel testo. E’ importante affermare e dichiarare tutto ciò con chiarezza. Infine, il sistema deve essere più flessibile rispetto a ora. L’autorità nazionale competente dovrebbe decidere quello che detta il buon senso in un dato caso. Desidero congratularmi con il relatore per il testo presentato.

 
  
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  Dorette Corbey, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor presidenti, signori Commissari, onorevoli colleghi, chi non vuole normative migliori? Il nostro gruppo apprezza profondamente gli sforzi del Commissario Verheugen volti a ridurre una burocrazia eccessiva. Qualsiasi cosa sia in nostro potere per aiutare le piccole e medie imprese, dobbiamo farla. Mi sono messa a lavorare con impegno riguardo alle sue proposte sull’igiene alimentare e ho svolto una serie di ricerche nei Paesi Bassi. I miei colleghi hanno fatto altrettanto nei loro paesi. Come fanno i panettieri, i macellai e i negozi all’angolo di tutt’Europa?

Abbiamo già sentito raccontare la storia della Svezia sul problema delle fette di torta servite nel retro della chiesa. Sono prevenute lamentele dai Paesi Bassi riguardo alle norme che teatri e cinema devono rispettare. In entrambi i paesi, tuttavia, è saltato fuori che le disposizioni in materia di igiene non erano la causa del problema. Sono pervenuti messaggi anche di altro genere: da piccoli negozi del Regno Unito che avevamo compiuto grandi sforzi negli ultimi due anni per applicare i principi HACCP e che erano orgogliosi di esserci pienamente riusciti. Adesso il Parlamento dovrebbe andare a dire che è tutto inutile?

Questo mi porta al mio prossimo punto. Nel nostro ultimo mandato, ci siamo impegnati a fondo in merito alla riforma della legislazione alimentare generale. Abbiamo dovuto procedere a tale processo, a causa delle lacune nella sicurezza alimentare e di alcuni importanti scandali alimentari. L’essenza della legislazione generale in materia alimentare è che la responsabilità della sicurezza alimentare incombe al produttore. Le autorità pubbliche svolgono un ruolo di vigilanza. Non teniamo conto di questa divisione dei ruoli se alle aziende vengono concesse esenzioni basate su un’analisi dei rischi, il che significa che il governo si assume di nuovo la responsabilità, qualcosa che di fatto rappresenterebbe un passo indietro. E’ inoltre un passo inutile, in quanto è anche emerso nel frattempo che l’applicazione in realtà funziona ottimamente nella maggior parte degli Stati membri. le piccole imprese degli Stati membri hanno già sistemato le cose e operano con codici di igiene pratici e funzionali.

Ci sono due particolari che non dobbiamo dimenticare. Il primo è che la legislazione alimentare generale che speriamo di modificare oggi ha sostituito una quantità esorbitante di norme. Perfino nel 2004, il Parlamento, e di certo il gruppo PSE, intervennero per contrastare l’eccesso di burocrazia. Le piccole imprese possono già appellarsi alla flessibilità in conformità delle presenti disposizioni. Il secondo riguarda il fatto che è già in programma una riforma per il 2009. Se sussistono problemi gravi, possono essere risolti nel 2009, ossia il prossimo anno. In sintesi, il nostro gruppo non è convinto che sia necessario apportare modifiche ora in tutta fretta, senza una valutazione approfondita.

Al contempo, non vogliamo abbandonare le piccole imprese, motivo per cui abbiamo presentato un emendamento che implica lasciare la decisione agli Stati membri. Nel caso in cui in uno degli Stati membri dovessero emergere problemi urgenti, lo stesso Stato può decidere se concedere l’esenzione. Questo è del tutto conforme al regolamento, onorevole Schnellhardt e, inoltre, è molto pragmatico e anche estremamente semplice. Pertanto, le chiedo di appoggiare l’emendamento n. 12.

 
  
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  Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, anch’io desidero congratularmi con il relatore per il profondo lavoro dedicato a questa relazione.

La presente proposta mira a ridurre gli oneri amministrativi nelle imprese del settore alimentare. Nello specifico, l’obiettivo dichiarato è esentare le microimprese dagli obblighi procedurali dell’HACCP, ma senza, ovviamente, pregiudicare in alcun modo l’igiene alimentare e la sicurezza della salute dei consumatori. Questo si è ritenuto necessario, in quanto le imprese con meno di 10 dipendenti, le cui attività consistono prevalentemente nella vendita diretta di prodotti alimentari al consumatore finale, risentono pesantemente degli obblighi onerosi previsti dall’HACCP, al punto che, in molti casi, il fallimento è l’unica scelta.

Tale obiettivo è del tutto in linea con il nostro chiaro desiderio di sostenere le piccole imprese nella loro lotta antagonistica e – nella maggior parte dei casi – iniqua per sopravvivere rispetto alle grandi imprese. Questo obiettivo, in alcune fasi delle nostre delibere, non è sempre stato condiviso dal relatore o dal Consiglio. Mi è sembrato che la linea privilegiata fosse – e, sembra, probabilmente lo è ancora – quella di offrire esenzioni e flessibilità in ugual misura a tutte le aziende, grandi e piccole. A prima vita e in teoria, può sembrare opportuno, ma nella pratica è ampiamente ingiusto nei confronti delle piccole imprese e vanifica chiaramente lo scopo di disporre innanzi tutto di questo atto legislativo, ossia aiutare le microimprese.

Alcuni possono obiettare che sia una situazione di trattamento preferenziale e di concorrenza sleale. Possono avere ragione da un punto di vista teorico strettamente legale e eccessivamente semplicistico ma, in termini di imparzialità e pianificazione a lungo termine, equivale a mettere su un ring un campione di due metri di altezza e un bambino di un metro che devono rispettare le stesse norme. La nostra filosofia è che, in alcune circostanze, i piccoli e i deboli hanno bisogno di un po’ di assistenza privilegiata. Altrimenti, il nostro mercato interno libero diventerà una pozza stagnante dove i pesci grandi mangeranno quelli piccoli e poi probabilmente si mangeranno tra loro. La nostra filosofia di voto riflette questo concetto. Vi esorto a votare al fine di proteggere nelle piccole imprese d’Europa.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Schnellhardt contiene alcuni importanti emendamenti alla proposta della Commissione. Alcuni di questi riguardano le differenze tra il regolamento n. 852 del Parlamento europeo e del Consiglio sull’igiene dei prodotti alimentari, e il regolamento n. 11. La proposta è intesa a una maggiore flessibilità da parte delle autorità competenti laddove entra in gioco l’igiene alimentare, e alla semplificazione delle procedure. Entrambi questi aspetti rivestono particolare importanza per le piccole imprese che operano su mercati locali e regionali.

L’attuazione del regolamento richiederà la cooperazione tra gli organi di vigilanza ai vari livelli del mercato, un costante controllo di quest’ultimo e un sostegno adeguato da parte della Commissione in merito allo scambio di migliori prassi, ad esempi. A seguito dell’adozione degli emendamenti del relatore, il regolamento in questione avrà un effetto positivo sul mercato, e noi pertanto lo appoggiamo.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard, a nome del gruppo GUE/NGL. – (NL) Signor Presidente, gli europei hanno il diritto a prodotti alimentari sicuri. Questo, ritengo, dovrebbe sempre essere il messaggio principale in dibattiti come il presente e l’assunto principale alla base della politica europea. Ovviamente, è anche importante garantire che i cittadini siano gravati dal minor numero possibile di norme inutili, ma le attuali disposizioni già prevedono la possibilità per le microimprese di essere esentate dai requisiti amministrativi più complicati relativi all’igiene alimentare. Sui caffè nei centri sociali o sulle bancarelle che vendono bevande analcoliche non incombe tale minaccia e altre imprese devono semplicemente assicurare che l’igiene è corretta. Non è necessario pertanto concedere nuove esenzioni oltre a quelle previste per le piccole microimprese né è sensato ampliare il numero di casi eccezionali o rendere le norma più vaghe, come sembrerebbe voglia fare il relatore riguardo a determinati aspetti. Proprio come le organizzazioni di consumatori, consiglio vivamente di opporsi.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). - (SK) Desidero ringraziare il relatore, onorevole Schnellhardt, per il testo presentato, incentrato su due diversi temi soggetti a procedure differenti. Poiché l’igiene dei prodotti alimentari è soggetta alla procedura di codecisione, questa ritarderà inevitabilmente l’area dei prezzi e delle condizioni di trasporto, soggette solo al processo di consultazione. Concordo riguardo all’asserzione secondo cui i requisiti di sicurezza alimentare nei singoli Stati membri devono essere identici o, perlomeno, non differire in misura rilevante tra loro. Tuttavia, qui si solleva la questione delle importazioni nell’Unione europea di prodotti alimentari pieni di pesticidi da paesi terzi. Abbiamo un ambiente inquinato che ha un impatto negativo sulla salute umana. Di conseguenza, dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere per evitare che prodotti alimentari non salutari danneggino la nostra salute.

Dobbiamo iniziare ad analizzare i prodotti alimentari, i loro componenti e le materie prime di origine animale e vegetale dal punto di vista dei rischi per la salute, dell’accettabilità del livello di igiene e dei valori biologici. Dobbiamo concentrarci sull’identificazione o sull’eventuale falsificazione. Dobbiamo testare prodotti alimentari stranieri e concentrarci sull’uso quotidiano: per esempio, non solo ftalati nei giocattoli, che non sono usati da tutti su base quotidiana. I produttori slovacchi sono spesso oggetto di critiche riguardo all’igiene dei prodotti alimentari. Devo tuttavia sottolineare che la Slovacchia vanta norme alimentari molto più rigorose che nei vecchi 15 Stati membri.

 
  
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  Frieda Brepoels (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io desidero ringraziare il nostro relatore per la sua eccellente cooperazione: a prima vista, sembra che si tratti di una questione semplice, ma quando ascoltiamo i nostri colleghi, possiamo di certo constatare che non è affatto così. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impresa deve aspirare a offrire le migliori garanzie possibili di igiene, ma che il modo per conseguire questo obiettivo non deve, ovviamente, essere identico per tutte le imprese. Credo che sia fondamentale che le autorità competenti nei vari Stati membri ricorrano effettivamente alla flessibilità già prevista nel presente regolamento, ed esentino determinate società alimentari da quella che dopotutto è una procedura di HACCP estremamente complessa, a condizione, com’è logico, che si possano dimostrare e garantire le stesse norme di sicurezza in materia di igiene. Credo che sia perfettamente possibile muoversi conformarsi a questo osservando buone pratiche di igiene basate su linee settoriali, come quelle già elaborare in alcuni paesi. Ciononostante, gradirei chiedere ancora al Commissario – sempre che mi possa ascoltare per un momento, perché vedo che sta parlando con il nostro relatore – se può chiarire ulteriormente un paio di punti. Ha affermato che tutte le aziende alimentari sono già contemplate, a prescindere dalla dimensione. Vorrei quindi sentire da lui se davvero crede che la presente relazione offra maggiore flessibilità a un’ampia gamma di aziende alimentari e non solo alle microimprese.

In secondo luogo, il Commissario ha dichiarato poc’anzi che sugli Stati membri non graverà alcun onere addizionale, mentre sarà possibile che le imprese debbano sopportare costi aggiuntivi. Quello che vorrei davvero sentire, pertanto, è se la prova che le aziende devono esibire possa effettivamente basarsi su orientamenti settoriali, affinché questo non implichi ulteriore burocrazia per le società.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE). - (RO) La relazione sottolinea la necessità di ridurre la burocrazia nei due campi.

Il regolamento n. 11 sull’eliminazione l’abolizione di discriminazioni nel campo dei prezzi e delle condizioni di trasporto esige che i trasportatori detengano un documento di transito in cui figurino, inter alia, le distanze, le strade e i valichi di frontiera. La proposta mira a ridurre certi obblighi di fornire statistiche nel campo dei trasporti.

Per quanto attiene al regolamento (CE) n. 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari, desidero appoggiare l’emendamento presentato dal gruppo socialista europeo, in cui alle autorità competenti è consentito esentare agenti economici nel settore alimentare dall’attuazione di una o più misure imposte, a condizione che tali organi siano in grado di dimostrare che non vi è alcun rischio da evitare, o che tutti i rischi individuati sono sufficientemente e regolarmente controllati tramite l’applicazione dei requisiti generali e specifici in materia di igiene alimentare. Questo si riferisce ai panifici, alle macellerie, ai negozi ortofrutticoli e, soprattutto, ai banchi del mercato.

 
  
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  Holger Krahmer (ALDE). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, prodotti alimentari e igiene procedono in parallelo, su questo non c’è alcun dubbio. Ognuno di noi mangiato qualcosa nella vita che era avariato. da un lato, l’eccessiva prudenza e una normativa troppo severa non ci offrono una varietà di prodotti alimentari che soddisfano norme igieniche esemplari. E’ più probabile che un piccolo produttore debba chiudere il proprio stabilimento perché non può permettersi di pagare alcun lavoratore supplementare che, anziché cuocere il pane, compili i moduli necessari. Il mio albergatore, che serve panini, non deve tenere un registro che dimostri che ha pulito il bancone e lavato i piatti. Dopotutto, qualora non avesse preso queste precauzioni di base, non avrebbe più clienti. Quello che sta accadendo è che la legislazione responsabile si sta trasformando in uno zelo normativo che provoca più danno che beneficio. Per questo motivo sono totalmente a favore di una riduzione degli oneri amministrativi per le imprese, soprattutto le microimprese, per le quali è più difficile far fronte a questo obbligo rispetto alle grandi imprese.

Vorrei che questa maggiore coscienza degli effetti sulle microimprese si estendesse anche ad altre aree della legislazione che discutiamo in quest’Aula, soprattutto la protezione dell’ambiente e quella dei consumatori.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI). - (DE) Signor presidente, abbiamo optato per un sistema in cui ogni impresa che produce, trasforma o vende prodotti alimentari deve continuamente e costantemente controllare e documentare ciascuna fase delle sue attività.

Tuttavia, mentre siamo qui in seduta a discutere se l’igiene alimentare è garantita, la fiducia dei consumatori viene scossa dall’ESB e dagli scandali che riguardano la carne avariata, l’olio di oliva adulterato e il vino che contiene glicerina. Anche il fatto che sempre più alimenti GM facciano la loro comparsa nell’UE, anche se il 70 per cento della popolazione europea li rifiuta, non fa in modo di rafforzare la fiducia dei cittadini. Per questo motivo dobbiamo riflettere con molta attenzione sulla decisione di oggi e garantire che non sacrificheremo la salute dei cittadini prostrandoci dinanzi alle imprese alimentari prima del Vertice UE-USA.

Non possiamo esigere l’osservanza di diposizioni più severe da parte dei nostri stessi produttori quando poi autorizziamo importazioni di alimenti che non sono prodotti nel rispetto delle stesse norme rigorose, poiché questo, dopotutto, offre vantaggi in termini di prezzo e competitività.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, scopo della proposta in questione è ridurre gli oneri amministrativi a carico delle piccole imprese. La proposta è presentata dalla DG Imprese e industria nell’ambito dell’iniziativa “Legiferare meglio”. Purtroppo, se da un lato sono molto bendisposta riguardo all’idea di ridurre gli oneri amministrativi a carico delle piccole imprese, ritengo che la proposta in questione non sia stata formulata inizialmente in modo corretto (l’onorevole Schnellhardt l’ha modificata con estrema competenza), in quanto consentiva ad alcune imprese, come i punti vendita ambulanti di prodotti alimentari e i venditori occasionali – due categorie che non è necessario esaminare in base alle norme di igiene – di essere esentate dall’applicazione di tutte le norme di igiene.

Il regolamento stesso in materia di igiene prevede la possibilità per le imprese che non devono applicare l’intero regime HACCP di essere esentate previa autorizzazione delle autorità competenti. Sembra che il problema sia imputabile alle amministrazioni di alcuni Stati membri che non ricorrono a tutte le rispettive facoltà discrezionali e in alcune regioni dell’UE l’applicazione delle norme HACCP è prevista anche nel caso di piccoli negozi di dolciumi e sale parrocchiali.

A mio avviso, è l’applicazione della normativa originale e non la normativa in sé a costituire il problema.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (PSE).(HU) Ritengo che gli sforzi del Commissario Verheugen volti ad aiutare le PMI debbano essere appoggiati senza riserve, e vorrei anche ringraziare l’onorevole Schnellhardt. la sicurezza alimentare è di cruciale importanza nell’Unione europea, ma dovrebbe essere disciplinata e controllata in modo sensato e razionale.

Spesso i cittadini hanno l’impressione che l’eccessiva regolamentazione da parte dell’UE aiuti le società multinazionali e non le PMI. Il Commissario Verheugen ha ragione quando afferma che le autorità nazionali di vigilanza continuano a esacerbare la situazione, e così anche in Ungheria le piccole e medie aziende alimentari sono oggetto di ispezioni inutili, e le disposizioni sono rispettate in modo eccessivamente sottomesso, e non ci si osa intentare alcuna azione concreta contro le multinazionali che detengono un maggior potere attraverso gruppi di interesse.

Purtroppo, la presente relazione non sosterrà più i piccoli mattatoi di paese e i panifici che sono stati costretti ad abbandonare la produzione a causa dell’incomprensibile eccesso di regolamentazione, ma ritengo che il testo dovrebbe essere appoggiato senza riserve.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN).(PL) Signor Presidente, sono a favore della proposta della Commissione. Ridurre gli oneri burocratici a carico delle piccole imprese, dei piccoli negozi e dei fornitori di servizi consentirà a queste entità di sopravvivere. E’ pertanto negli interessi dei piccoli imprenditori, dei loro dipendenti e dei consumatori. Di conseguenza, a condizione che non si violino i criteri del sistema HACCP e che si mantenga l’igiene nella produzione di alimenti e nei servizi in tale ambito, vale la pena aiutare i piccoli panifici, le pasticcerie, le macellerie, i negozi di ortofrutta e le caffetterie, che tendono tutti a essere imprese a conduzione familiare. L’effetto di queste modifiche di carattere giuridico dovrebbero, tuttavia, essere successivamente controllate. Mi congratulo con il relatore.

 
  
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  Christa Klaß (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, qui non stiamo discutendo se vogliamo più igiene o meno igiene. Stiamo dibattendo di ridurre gli oneri e la burocrazia a carico delle piccole e medie imprese. L’interrogativo che dobbiamo affrontare ancora una volta, quindi, è il seguente: l’HACCP è opportuno e necessario in ogni caso e nei confronti di qualsiasi impresa, grande o piccola, e a prescindere da chi sia il responsabile?

Nel caso delle aziende che si dedicano prevalentemente alla vendita diretta di prodotti finali al consumatore finale – quali i panifici, le macellerie, le drogherie e i banchi del mercato, e di certo, le caffetterie all’interno di aziende agricole, le vinerie e le enoteche stagionali dei vigneti, i cui proprietari o gestori sono noti al cliente e sono di solito disponibili di persona –, dobbiamo indubbiamente usare criteri diversi da quelli applicabili a una grande impresa.

Qui si tratta dello smantellamento della burocrazia e della responsabilità. Ritengo che in questo caso dovremmo impiegare senza dubbio il principio di sussidiarietà, ma non chiedendo la possibilità di introdurre requisiti significativamente diversi nei singoli Stati membri. Dobbiamo mantenere condizioni paritarie in termini di concorrenza. Pertanto sostengo la proposta della Commissione e la relazione dell’onorevole Schnellhardt.

 
  
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  Pierre Pribetich (PSE). - (FR) Signor Presidente, nessuno nega che dobbiamo definire una procedura basata sui principi dell’analisi dei rischi e dei punti critici di controllo. Tutti accolgono con favore il fatto che a livello comunitario l’Unione europea proponga un’ingegnosa normativa in materia di prodotti alimentari al fine di garantire il maggio livello possibile di sicurezza alimentare ai nostri cittadini. Dobbiamo tuttavia ridurre la quantità di burocrazia inutile, soprattutto per le piccole e le microimprese, e assicurare efficienza senza diminuire gli obiettivi relativi ai prodotti alimentari.

Dobbiamo sprofondare in una fobia e in una deriva igieniste e regolamentari? Certamente no.

In quanto rappresentante della Bourgogne-Franche Comté in Parlamento, conosco i metodi usati dalle piccole e microimprese per la produzione di tutti i formaggi nella mia regione. Per produrre il formaggio sono necessari i batteri. Reintrodotti nel latte pastorizzato – per certi formaggi – garantiscono il rispetto da parte di questi prodotti delle più elevate norme di sicurezza alimentare. Aumentare il volume delle procedure di regolamentazione indebolirebbe piccole e microimprese.

Per questo motivo esorto il Parlamento ad accoglier el’emendamento n. 12, che facilita questa flessibilità. Quando si tratta di rispettare la diversità culturale e il dialogo, ritengo che sia essenziale…

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

 
  
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  Günter Verheugen, Membro della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di spiegare ancora volta. Non si tratta di cambiare le attuali norme in materia di igiene alimentare. Queste ultime non verranno modificate, neppure in minima parte, e non sarà prevista alcuna esenzione di nessun tipo per nessuno. In futuro, come ora, tutti dovranno conformarsi alle norme di igiene alimentare. Quello di cui stiamo discutendo oggi, è qualcosa di totalmente diverso. Stiamo valutando se le disposizioni burocratiche ed estremamente complicate attualmente in vigore debbano essere applicate a tutte le imprese qualora, nella prima fase della procedura, siano in grado di dimostrare che non sussiste alcun rischio o che il rischio è sufficientemente controllato. Questo è lo scopo della proposta.

In risposta alla mia domanda: la proposta riguarda solo quelle imprese che possono dimostrare nella primissima fase che non sussiste alcun rischio riguardo all’igiene dei prodotti alimentari o che i rischi sono sufficientemente controllati. Tale disposizione è una norma che ovviamente avrà un particolare impatto sulle piccole e medie imprese e in particolare sulle microimprese, alle quali risulterà facile fornire la prova necessaria. La proposta non sfocerà in un onere aggiuntivo per le autorità, a meno che vanga adottato l’emendamento addizionale dell’onorevole Corbett, il che significherebbe che le autorità dovrebbero intervenire in ogni fase della proceduta. In questo caso l’onere amministrativo sarebbe maggiore.

Desidero invitarvi a sostenere la proposta del relatore; ha effettivamente migliorato il testo originale della Commissione. Quello che stiamo cercando di ottenere è molto chiaro: l’attuale applicazione della normativa esistente non è conforme all’intenzione originaria del legislatore. Con questo emendamento di oggi, garantiremo un’applicazione della legislazione in linea con quanto voluto inizialmente dal legislatore.

(EN) Allegato – Posizione della Commissione

La Commissione sottolinea che l’emendamento al regolamento HACCP non indebolisce gli attuali requisiti in materia di igiene dei prodotti alimentari. Mira semplicemente a fornire maggiore chiarezza e, di conseguenza, un uso più efficace delle attuali disposizioni sulla flessibilità previste dal regolamento rispetto dei requisiti di presentazione di relazioni.

Le disposizioni vigenti in materia di flessibilità previste dal regolamento rispetto ai requisiti di presentazione di relazioni non operano alcuna distinzione tra le varie dimensioni delle imprese. Tuttavia, data la natura delle attività degli operatori di imprese alimentari di maggiori dimensioni, ci sono meno probabilità che tali disposizioni vengano applicate alle grandi aziende. E’ pertanto altamente probabile che l’emendamento risulti particolarmente positivo per le piccole e medie imprese; un nuovo emendamento proposto indica questo esplicitamente.

L’emendamento non crea alcun onere aggiuntivo per le autorità competenti riguardo all’osservanza, in quanto la responsabilità di dimostrare tale osservanza è esclusivamente degli operatori delle imprese alimentari.

L’obiettivo dell’emendamento consiste nel ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese attraverso un più efficace impiego delle disposizioni vigenti in materia di flessibilità nella presentazione di relazioni.

 
  
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  Horst Schnellhardt, relatore. (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono davvero molto riconoscente per i vari contribuiti a questa discussione. Ritengo che quasi tutti gli interventi abbiano evidenziato con molta chiarezza un punto: abbiamo la volontà di ridurre la burocrazia, e abbiamo la volontà di diminuire gli oneri a carico delle piccole e medie imprese in Europa per quanto riguarda l’attuazione delle norme HACCP.

Ora spetta a noi dare espressione a questa volontà votando a favore degli emendamenti opportuni, il che significa, l’emendamento n. 10, che abbiamo deciso con la Commissione e i rappresentanti della Presidenza del Consiglio e che indica in termini chiari e inequivocabili qual è il nostro obiettivo.

In questo modo, possiamo procedere con molta semplicità basandoci sui regolamenti adottati nel 2006. Vogliamo dotare le autorità e, in effetti, le imprese alimentari di una procedura che consenta loro di reagire in tempi rapidi. Come ho sottolineato nel mio intervento precedente oggi, le difficoltà sorgeranno riguardo alla concessione di licenze delle aziende fino al 2009.

Dobbiamo inviare un chiaro segnale qui. Vogliamo ridurre la burocrazia mantenendo al contempo le norme in materia di igiene, che non sono indebolite dalla presente proposta. Penso che sia questo il messaggio che trasmette ciò che il Parlamento vuole.

 
  
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  Presidente. − Congratulazioni per il suo eccellente lavoro, onorevole Schnellhardt.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà alle 11.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE), per iscritto.(HU) Dalle ispezioni condotte da parte delle autorità in Ungheria, in programma in estate, emerge che ci sono spesso problemi di igiene con i venditori occasionali, i fast food ambulanti e i banchi del mercato. Questi fenomeni sono noti anche in altri paesi. Concordo sul fatto che dobbiamo smantellare una burocrazia inutile, soprattutto se le disposizioni rendono impossibile per le piccole imprese svolgere l’attività. Tuttavia, ridurre il campo di applicazione della normativa non deve essere sinonimo di diminuzione della sicurezza dei prodotti alimentari.

A differenza di quanto avviene in altri continenti, in Europa la normativa in materia di sicurezza alimentare raggiunge un livello eccezionale, unico nel suo genere. Si possono osservare delle lacune nella sua attuazione, ma questi problemi non devono essere necessariamente risolti indebolendo la normativa. Per tale motivo, possiamo concedere esenzioni dall’HACCP e dal controllo dell’igiene da parte dell’Unione solo in casi in cui possiamo essere totalmente certi di non causare alcun danno operando una tale scelta. Come dicono gli ungheresi, è meglio avere paura che spaventarsi.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERING
Presidente

 
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