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Procedura : 2007/0278(COD)
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Ciclo del documento : A6-0173/2008

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A6-0173/2008

Discussioni :

PV 16/06/2008 - 23
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CRE 16/06/2008 - 23
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P6_TA(2008)0286

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 16 giugno 2008 - Strasburgo Edizione GU

25. Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (seguito della discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − Proseguendo la discussione sulla relazione sull’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, passiamo adesso agli oratori che intervengono a nome dei gruppi.

 
  
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  Thomas Mann, a nome del gruppo PPE-DE. (DE) Signor Presidente, in tutta questa enfasi posta sulla crescita delle esportazioni e sui vantaggi della globalizzazione, mi sembra che sia stato dimenticato un gruppo. Mi riferisco alle persone che vivono in povertà, che nell’Unione europea sono 78 milioni, fra cui 19 milioni di bambini. Ci dobbiamo forse rassegnare allo stato delle cose? Assolutamente no!

I giovani che non riescono a scuola e la abbandonano fanno parte di questo gruppo, così come gli anziani che, pur avendo lavorato per decenni, percepiscono delle pensioni irrisorie che a malapena coprono i bisogni primari. Si sentono emarginati, e spesso e volentieri sono lasciati a se stessi, con le seguenti conseguenze: la vita di tutti i giorni provoca loro un grave stress mentale e fisico, sotto forma di alloggi senza garanzia di inamovibilità, stabili a rischio, il rischio di indebitarsi, l’alcol e gli stupefacenti, insomma, una vita senza dignità né autostima. Le relazioni annuali sulla povertà negli Stati membri dovrebbero essere un campanello d’allarme.

L’anno scorso ho assistito ad una discussione dalla galleria per i visitatori del Bundestag tedesco. La discussione, che riguardava le classi inferiori, diede luogo ad un dibattito pubblico arroventato. E’ di questo che hanno bisogno le vittime della povertà, ovvero che la gente sia consapevole del loro stato, che siano presi sul serio, che venga loro mostrato come uscire dalla povertà. L’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou ha stilato un’ottima relazione - lo dico sia a nome del gruppo PPE-DE che a titolo strettamente personale, Marie - che ci spiana la strada per proclamare il 2010 l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.

Se l’Anno europeo non produrrà semplicemente delle analisi della situazione ma permetterà ai gruppi in questione di essere coinvolti maggiormente e avere una tribuna per far sentire la propria voce, se le istituzioni presenteranno dei risultati concreti e non si limiteranno a pronunciamenti di buoni intenti, se gli esperti in materia di istruzione stileranno dei metodi di insegnamento pregnanti che porteranno ad un aumento del numero di alunni che completano il corso di studi, e se verranno individuati dei sussidi sociali che abbiano dimostrato di riuscire a ridurre la povertà, molte persone che si sentono attualmente emarginate diventeranno finalmente consapevoli dei loro diritti come membri della nostra società.

 
  
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  Richard Falbr, a nome del gruppo PSE. (CS) Innanzi tutto vorrei ringraziare la mia collega, l’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou, per la sua positiva relazione e per la fruttuosa collaborazione. Desidero soffermarmi su due aspetti.

Molti dei nostri documenti utilizzano le espressioni “lavoro dignitoso” e “lavori dignitosi”. Rimane il fatto, tuttavia, che un numero sempre più ampio di lavori corrispondono alla descrizione di lavori subalterni, ovvero lavori non qualificati e pagati male. Il numero di persone che vivono in povertà o di lavoratori poveri non diminuisce, il che dimostra che sempre più datori di lavoro ricorrono ad assunzioni illegali. Il progetto di direttiva sull’orario di lavoro recentemente adottato, che introduce la possibilità di impiegare i lavoratori sulla falsa riga di come vengono impiegati in alcune aree industriali cinesi, rappresenta un’ulteriore debacle che sicuramente non farà che aumentare il numero di poveri.

L’altra questione che vorrei toccare riguarda la necessità di tenere conto, perlomeno, del fatto che la tendenza alla privatizzazione della sfera pubblica e sociale non ottiene l’attenzione dovuta in alcuni paesi dell’Unione. La privatizzazione dei servizi pubblici e sociali porta inoltre ad un aumento del numero di persone che vivono in povertà. Vorrei dire che i miei emendamenti, i quali evidenziano questo aspetto, vengono rifiutati regolarmente. Vorrei che iniziassimo a fare finalmente qualcosa, invece di continuare a sfornare pagine su pagine e fissare scadenze.

 
  
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  Sepp Kusstatscher, a nome del gruppo Verts/ALE. (DE) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto sottolineare che sostengo in larga parte l’idea che gli sforzi politici mirati a combattere la povertà e l’esclusione sociale debbano essere portati all’attenzione di tutta l’Europa nel 2010.

Mi sia consentito però fare alcune osservazioni di carattere critico. Il modo in cui le proposte per apportare dei miglioramenti sono state sacrificate, soprattutto su pressione del Consiglio, sull’altare del raggiungimento di un accordo in prima lettura, mi ha notevolmente seccato. Ho esortato a stanziare più fondi per questa importante iniziativa nel bilancio del 2010, poiché la lotta alla povertà e all’esclusione sociale rappresenta un obiettivo primario dell’Agenda di Lisbona, un obiettivo che, ahimè, non è stato assolutamente conseguito.

E’ mia intenzione inoltre fare in modo che le ampie risorse finanziarie stanziate dalla Commissione europea sia sottoposta ad un maggiore controllo, in modo particolare nel quadro dell’Anno europeo nel 2010, al fine di stabilire se sono servite come strumento per una distribuzione più equa, o se invece contribuiscono potenzialmente ad arricchire ulteriormente i ricchi, raggiungendo coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà solo in casi isolati.

Sono fra quelli che avrebbero accolto con favore una discussione all’interno delle istituzioni europee sull’introduzione di un reddito base incondizionato, soprattutto relativamente alla questione se si tratterebbe di uno strumento adeguato per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Sono molto amareggiato dal fatto che tali proposte siano state scartate immediatamente. Sono favorevole all’iniziativa dell’Anno europeo, ma ritengo che vi sia troppa mancanza d’impegno e che l’impatto in ambito sociale saranno inconsistenti.

 
  
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  Jan Tadeusz Masiel, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, la proclamazione del 2010 ad Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale rappresenta un’ottima iniziativa da parte del Consiglio. Dobbiamo ricordare ai nostri cittadini che l’eliminazione della povertà rappresenta uno dei principali obiettivi dell’Unione europea. Ciò, senza dubbio, accrescerà la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee, e il mio pensiero va soprattutto ai nuovi Stati membri.

Nel mio paese, la Polonia, l’adesione all’Unione europea nel 2004 viene ancora associata da molti ad un incremento della povertà, in modo particolare per quanti vivono in campagna o nelle piccole città. Ciò ha avuto come conseguenza una bassa affluenza alle elezioni per il Parlamento europeo e si è inoltre rispecchiato nei risultati di tali elezioni. L’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale fornirà un’occasione per rivedere la situazione in questo ambito e per mobilitare gli Stati membri a intraprendere dei passi concreti per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Da un’osservazione superficiale della società potrebbe sembrare che la qualità della vita di molte persone e famiglie, sia nei nuovi Stati membri che in quelli vecchi, abbia esperito dei cambiamenti considerevoli, ma purtroppo si tratta di cambiamenti in peggio. E’ diventato sempre più difficile, ad esempio, trovare un alloggio. A tale riguardo, necessitiamo di dati statistici aggiornati.

In un mondo che si sta facendo sempre più globalizzato e sempre più difficile da controllare, la responsabilità dello Stato nei confronti dei cittadini dovrebbe essere ancora maggiore. Lo Stato deve fare in modo che i cittadini si sentano al sicuro, perlomeno al livello più fondamentale. Penso che il principale vantaggio dell’Anno europeo sarà di informare tutti dell’esistenza di questo problema, di sensibilizzare e di accrescere la solidarietà, ivi inclusa la solidarietà finanziaria, con i poveri e gli esclusi.

 
  
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  Gabriele Zimmer, a nome del gruppo GUE/NGL. (DE) Signor Presidente, il gruppo GUE/NGL del Parlamento europeo accoglie con favore la relazione presentata dall’onorevole collega e appoggia pertanto l’obiettivo dell’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. La relazione delinea molto chiaramente le ampie implicazioni della povertà e dell’esclusione sociale, non solo come problema sociale ma anche e soprattutto come un problema per coloro che non riescono ad uscire dalla povertà. Si è già fatto riferimento ai 78 milioni di persone, fra cui 19 milioni di bambini, che vivono in povertà all’interno dell’Unione europea.

Tuttavia, per compiere degli sforzi seri nella lotta alla povertà e se vogliamo sradicare questo problema sociale, è fondamentale avere delle strategie politiche specifiche e vincolanti. Gli obiettivi politici e una garanzia individuale di poter vivere senza povertà ed esclusione sociale sono all’ordine del giorno. Proprio per il raggiungimento di questi obiettivi, l’Unione europea però non dà alcuna indicazione. Le principali strategie politiche dell’Unione europea non hanno niente a che vedere con la lotta alla povertà. La crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro non riducono la povertà. Perfino gli Stati membri più ricchi dell’Unione europea annoverano un numero sempre maggiore di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà o al di sotto della soglia di pericolo. La Germania, in modo particolare, ha fatto registrare negli ultimi anni una caduta nel livello dei redditi bassi, a fronte di un aumento nel numero di persone interessate da tali redditi.

L’occupazione nell’Unione europea, in altre parole, non porta automaticamente alla prevenzione della povertà, e mi dispiace dire che la consapevolezza di tale fatto in seno alla Commissione europea e fra gli Stati membri non abbia generato alcun pacchetto di misure specifico che includesse obiettivi come l’introduzione di uno stipendio minimo al di sopra della soglia di pericolo oppure la soluzione del problema della sicurezza sociale di base citato dall’onorevole Kusstatscher.

 
  
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  Kathy Sinnott, a nome del gruppo IND/DEM. (EN) Signor Presidente, vorrei rivolgere le mie congratulazioni all’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou. E’ mia convinzione che la questione della povertà infantile debba essere affrontata con urgenza.

Alla luce delle statistiche sul numero di bambini a rischio di povertà - 19 milioni in Europa - occorre sottolineare maggiormente la fondamentale importanza della famiglia e, di conseguenza, l’importanza di difendere la vita familiare. L’istituto della famiglia merita rispetto incondizionato e protezione, perché si tratta dell’ambiente naturale per i bambini. Nei paesi sviluppati assistiamo al fatto che la povertà è sempre più un fenomeno che si verifica a livello familiare piuttosto che regionale. La condizione economica di un bambino è strettamente legata a quella dei suoi genitori. La disoccupazione fra i genitori è causa di povertà infantile.

In Irlanda, nonostante le famiglie spesso percepiscano un reddito ragionevole, i mutui, la salute e le rate dell’automobile possono spesso assorbire la maggior parte del reddito e lasciare ben poco per l’educazione dei figli. Altre situazioni, come la dipendenza dei genitori, portano ad un’insufficienza di fondi per un’infanzia sicura. Le separazioni e i divorzi sono anch’essi un onere per le finanze di una famiglia, e a farne le spese sono i figli. E’ di assoluta importanza che le famiglie siano sostenute in modo efficiente, sia dal punto di vista economico che sociale, al fine di alleviare l’onta moderna della povertà infantile in Europa.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE). - (PT) Signor Presidente, signor Commissario, vedo che la relazione oggi in discussione si riferisce esplicitamente allo sradicamento della povertà piuttosto che alla lotta alla povertà, come era invece stato proposto. Sono pertanto lieto del fatto che la mia osservazione abbia dato dei frutti, e vorrei al riguardo ringraziare la relatrice, l’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou.

L’Unione europea, ad esempio, si è abituata a reagire molto rapidamente, dando prova di grande solidarietà, in aiuto alle vittime delle calamità naturali verificatesi in tutto il mondo, ma tergiversa molto quando si tratta di aiutare le vittime delle calamità economiche e sociali all’interno dell’Unione europea.

Dico questo perché riesco a capire come una relazione che affronta il problema della povertà non faccia riferimento all’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Sono esterrefatto da questo, perché sappiamo tutti che, più è povera una famiglia, e maggiore è la percentuale del bilancio che spende in cibo. A mio avviso sarebbe quindi utile fare riferimento in qualche maniera alla recente comunicazione della Commissione sull’aumento del prezzo dei prodotti alimentari, ad esempio.

Ritengo inoltre che non dobbiamo limitare lo sradicamento della povertà al solo territorio dell’Unione europea. E’ una battaglia senza confine, stiamo parlando di valori che sono alla base della dignità umana.

Nel corso di tutta la sua storia, l’Europa è sempre stata definita più dalla sua espansione nel mondo che dalla sua stessa identità. Nel XXI secolo, fra tutto quello che l’Unione europea potrebbe fare per il bene dell’umanità, lo sradicamento della povertà sarebbe forse la cosa più nobile di tutte. E’ per tale motivo che la presente questione sarà promossa con forza nel 2010.

 
  
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  Jan Andersson (PSE). - (SV) Signor Presidente, signor Commissario, grazie molte. Vorrei innanzi tutto ringraziare l’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou per aver svolto un lavoro eccellente. Vorrei inoltre dire che a mio parere l’iniziativa di proclamare il 2010 Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale è un’idea eccellente.

Come ha detto il Commissario Vladimir Špidla, tale iniziativa potrebbe aumentare la consapevolezza e la conoscenza delle strutture esistenti, ma ciò non sarebbe sufficiente. Occorre far seguire i fatti, come già indicato da alcuni colleghi. La situazione è abbastanza soddisfacente nell’Unione europea in generale, ma al contempo la povertà non diminuisce, bensì è in aumento e, come hanno detto altri colleghi, molte fra le persone colpite sono donne e bambini. L’approccio adottato è quello del metodo di coordinamento aperto, ma occorre adottare provvedimenti in molti settori, e non solo in alcuni. L’occupazione è ovviamente importante, ma altrettanto importanti sono l’istruzione, i sistemi di sicurezza sociale ed una politica regionale che presti attenzione alle regioni trascurate. Occorre adottare provvedimenti che siano di beneficio per gruppi particolari, come le persone disabili e le persone provenienti da altre parti del mondo afflitte da povertà più di altre persone. Spero che l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, oltre ad aumentare la conoscenza e la consapevolezza, potrebbe essere anche un punto di partenza per delle misure concrete per ridurre la povertà nell’Unione europea.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN). - (PL) Signor Presidente, l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale costituirà il punto saliente dell’agenda sociale per il periodo 2005-2010. La commissione per gli affari sociali ha adottato una serie di indicatori comuni per il processo della protezione sociale e dell’integrazione, processo che garantirà la comparabilità dei dati.

Nonostante la consapevolezza da parte dell’Unione europea del problema della povertà, nonché dell’importanza delle misure per aumentare la coesione sociale, le disparità nel reddito continueranno ad andare di pari passo con la crescita economica nei paesi dell’Unione europea. Di conseguenza, i poveri beneficeranno in misura ridotta da questa crescita. In effetti, ciò significa che vi è una diminuzione della coesione sociale. Tale situazione va di pari passo con altri fattori che hanno ripercussioni negative: nell’Unione europea, quasi un quinto dei bambini è a rischio di povertà. In un momento di declino demografico, dobbiamo prestare particolare attenzione ai bambini, in modo particolare alla famiglie con molti figli, poiché esse hanno i problemi maggiori. Tuttavia, sono proprio tali famiglie ad essere sottoposte a discriminazione, a causa delle alte aliquote IVA sui prodotti per bambini.

Vorrei congratularmi con la relatrice, in modo particolare per aver richiamato l’attenzione sulla questione della lotta alla povertà.

 
  
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  Edit Bauer (PPE-DE). - (SK) Signor Presidente, signor Commissario, accolgo con favore la relazione dell’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou, nonché la determinazione della Commissione a continuare la lotta alla povertà.

L’ampia diffusione della povertà è probabilmente una delle contraddizioni più evidenti della benestante Europa. Non è una coincidenza che tutti gli altri Stati membri abbiano citato le cifre alte, i milioni di persone a rischio di povertà, ma la cosa più impressionante è l’alto numero di bambini che, fin dalla nascita, sono a rischio di povertà. Di conseguenza, non è una sorpresa se tali bambini abbandonano la scuola anzitempo, se la percentuale di abbandoni scolastici è estremamente alta. Un’altra statistica impressionante è il numero molto alto di bambini, centinaia di migliaia, che non hanno fissa dimora o vivono in istituti.

Il problema è che la povertà, così come l’esclusione sociale, viene ereditata. Pertanto, per le persone socialmente escluse, l’istruzione e la formazione permanente rimangono degli obiettivi irrealizzabili.

Speriamo che l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale fornisca incentivi sufficienti per il consolidamento del principio di solidarietà nelle politiche nazionali. Se consideriamo i cambiamenti futuri della struttura demografica, l’attuazione di tale principio sarà persino più complicata. L’analisi di alcuni sistemi della spesa pubblica e previdenziali rivelano come in alcuni Stati membri tali sistemi comportino dei rischi finanziari o persino sociali, il che può far sì che la povertà diventi ancora più diffusa.

Non vi è dubbio che l’attuale rapida crescita dei prezzi del petrolio e dei prodotti alimentari graverà sui bilanci delle persone economicamente più svantaggiate. Pertanto, vi sono sufficienti motivi per fare in modo che l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale non solo sensibilizzi sulla povertà ma contribuisca anche a creare degli organi nazionali ad hoc che rispondano della facilitazione del coordinamento delle varie politiche impiegate per combattere la povertà e l’esclusione sociale.

 
  
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  Alejandro Cercas (PSE). - (ES) Signor Presidente, anch’io vorrei congratularmi con la Commissione e, va da sé, con la relatrice, che ha reso possibile questa discussione e ci ha permesso altresì di muovere i primi passi verso l’obiettivo di fare del 2010 un anno importante nella lotta contro la povertà.

Come discusso a Lisbona, si tratta di uno degli obiettivi dell’Unione europea, e abbiamo spesso affermato, così come molti Consigli, che la povertà deve essere ridotta considerevolmente entro il 2010, ma purtroppo non sembra che ciò stia avvenendo. Pertanto, dobbiamo fare degli ulteriori sforzi per sfruttare questa opportunità e ribadire che l’aumento della ricchezza non distribuisce i suoi benefici equamente.

Alcuni settori della popolazione sono particolarmente vulnerabili e debbono essere protetti dalla povertà, perché è molto difficile uscire dalla povertà una volta che si è diventati poveri.

E’ quindi necessaria una politica orizzontale che garantisca posti di lavoro e opportunità d’istruzione dignitose, non solo come parte di questo programma, ma come parte di tutti i programmi dell’Unione, in modo che la solidarietà rimanga al centro dell’attenzione dell’Unione e non sia affrontata solamente dalle politiche economiche.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN). - (PL) Signor Presidente, si potrebbe dire che i dati che abbiamo raccolto minimizzano la portata del problema, perché parlano della povertà nell’Unione europea prima dell’adesione della Bulgaria e della Romania. Dopo l’adesione di questi due paesi relativamente molto poveri, il livello della povertà nell’Unione è cresciuto sensibilmente. E’ bene non nascondere questo fatto. Inoltre, le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà negli Stati membri non sono un settimo del totale, bensì la percentuale reale è ben al di sopra del 16 per cento, ovvero oltre il 20 per cento.

A tale riguardo vorrei rivolgere un appello urgente, ovvero che il finanziamento da parte dell’Unione europea di tutti i progetti discussi debba essere superiore al 50 per cento. Ciò è importante in modo particolare dal punto di vista dei paesi più poveri. Limitare tale ammontare al 50 per cento equivale, in realtà, a decidere di limitare la lotta alla povertà.

(Applausi)

 
  
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  Joel Hasse Ferreira (PSE). - (PT) Signor Presidente, Commissario Špidla, onorevoli colleghi, a mio avviso è assolutamente indispensabile riconoscere i diritti inalienabili dei gruppi sociali più vulnerabili, ed il riconoscimento concreto di tali diritti comporterà un forte impegno degli attori sociali pubblici e privati.

Le varie dimensioni della coesione sociale devono essere protette tramite l’impegno dell’Unione europea e degli Stati membri a sradicare la povertà e a combattere l’esclusione sociale, promuovendo delle iniziative concrete ai più diversi livelli.

Signor Commissario, è inoltre necessario un monitoraggio completo e realistico della povertà e dell’esclusione sociale, il che significa che è fondamentale avere degli indicatori affidabili e comparabili, che mostrino l’andamento delle diverse dimensioni sociali, economiche e culturali di questo fenomeno.

Onorevoli colleghi, le donne povere e le famiglie monoparentali sono particolarmente esposte alla povertà e all’esclusione, e devono pertanto godere di particolare attenzione e di un adeguato sostegno.

In conclusione, signor Presidente, dopo aver ringraziato la relatrice, vorrei dire che il 2010 dovrà essere un anno particolarmente efficace per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, una battaglia a cui deve essere conferito un più alto profilo, più che mai necessario.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). - (PL) Signor Presidente, vorrei richiamare l’attenzione su tre questioni in questa discussione. In primo luogo, secondo quanto riferito dall’ultima relazione della Commissione europea, nel 2004 vi erano circa 100 milioni di cittadini dell’Unione europea, ovvero il 20 per cento dell’intera popolazione, che vivevano con un reddito inferiore al 60 per cento del reddito medio comunitario, il che significa che vivevano con meno di 15 euro al giorno. Nei nuovi Stati membri, come la Polonia, la Lituania, la Lettonia e la Slovacchia, questa percentuale raggiunge l’80 per cento della popolazione.

In secondo luogo, le soluzioni che spesso vengono paventate dagli economisti liberisti, ovvero che la presenza di considerevoli differenze di reddito è importante per la crescita economica, non devono essere incorporate nella prassi dei paesi dell’Unione in campo socio-economico. Nel 2006 i paesi con le minori sperequazioni di reddito erano la Danimarca, la Svezia, la Finlandia, la Slovenia e la Repubblica Ceca: per molti anni questi paesi hanno goduto di una crescita annuale del PIL stabile, il che differisce sostanzialmente dai paesi con le più forti disparità di reddito, come la Lettonia, la Lituania, il Portogallo, la Grecia e purtroppo il mio paese, la Polonia.

In terzo luogo, vorrei esprimere la speranza che il 2010, Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, renderà noi politici consapevoli del fatto che la povertà e l’esclusione sociale hanno un effetto distruttivo in termini di crescita economica e sviluppo sociale.

(Applausi)

 
  
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  Gabriela Creţu (PSE).(RO) Signor Commissario, onorevoli colleghi, siamo ben consapevoli di quello che ci ricorda la Commissione, ovvero del fatto che un numero imponente di europei vive in povertà, la quale comprende l’estrema povertà. Chi non ne è consapevole deve accettare la critica che una società ricca come la nostra, che si basa sui principi della giustizia e della solidarietà, dovrebbe funzionare in un modo per cui un paese europeo povero dovrebbe avere più seggi nel Parlamento della Germania. La povertà non è un’astrazione, bensì un modus vivendi che colpisce donne e bambini in particolare. Le donne, e fra di esse le donne impiegate, sono esposte a maggiori rischi visto il divario strutturale negli stipendi, visto il numero di settori mal pagati, debolmente sindacalizzati e che si trovano nel sommerso, e vista la prevalenza fra di esse delle famiglie monoparentali. La povertà viene ereditata. La povertà economica dei genitori favorisce la povertà culturale dei figli, a causa del limitato accesso all’istruzione, della povertà politica, della bassa partecipazione o dell’esclusione dal processo decisionale, della povertà sociale, nonché della bassa partecipazione alle attività civiche e dell’isolamento. Ciò crea dei divari più profondi di quelli dovuti al diverso potere di acquisto. Se vogliamo mantenere un minimo di coerenza fra le dichiarazioni e le nostre azioni, dobbiamo fare di più che non sensibilizzare i cittadini. Sono necessarie delle decisioni politiche per porre rimedio alla situazione. Nell’Unione, non possiamo parlare di una mancanza di risorse, ma talvolta della loro iniqua distribuzione, dell’esistenza di norme che rinforzano l’esclusione. Si tratta di una responsabilità comune, fra l’altro anche delle imprese, che, nel loro stesso interesse, dovrebbero andare oltre la situazione in cui il loro sostegno finanziario ad una fondazione per la protezione di cani randagi del quartiere rappresenta l’unica espressione di responsabilità sociale.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). - (PL) Signor Presidente, la proclamazione del 2010 ad Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale non risolverà i problemi che riguardano gli 80 milioni di persone che nell’Unione europea vivono al di sotto della soglia di povertà. Allo stesso modo, nominando commissioni, incrementando la burocrazia, il numero di riunioni e sedute non contribuirà a garantire loro il pane.

Per combattere la povertà occorre affrontare la questione di un diverso modo di creazione e distribuzione della ricchezza. Occorre dichiarare con chiarezza che la globalizzazione promuove un’eccessiva creazione di ricchezza per alcuni ed un rapido impoverimento per altri. Purtroppo questi ultimi sono sempre più numerosi. Il problema della povertà all’interno dell’Unione europea continuerà a crescere e per svariati motivi, fra cui vi sono l’iniqua distribuzione della ricchezza, i problemi legati alla distribuzione dei generi alimentari e alla crescita dei prezzi di questi ultimi, un aumento generale del costo di mantenere una famiglia, la situazione demografica in Europa e nel mondo, le continue disparità, l’arretratezza di alcune regioni legata a motivi storici ed il non essere riusciti a produrre un modello adeguato che indichi come aiutare i bisognosi.

Infine, dal momento che non siamo nelle condizioni di risolvere il problema della povertà nel suo complesso, forniamo perlomeno ai bambini e ai giovani un’istruzione gratuita e dei pasti supplementari se ciò dovesse essere necessario.

 
  
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  Zbigniew Zaleski (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei sottolineare un aspetto particolare e per questo parlerò in polacco:

(PL) Signor Presidente, stiamo cercando di assistere i paesi poveri in Africa e in America Latina senza ottenere grandi risultati, ma non può esservi alcuna giustificazione per il fatto di non aiutare i poveri all’interno dell’Unione europea. Vi sono delle regioni dove le persone sono molto povere, soprattutto i bambini. Vorrei portare all’attenzione una questione che avrà delle gravi conseguenze nel futuro, ovvero il fenomeno degli euroorfani nell’Unione europea. Si tratta dei figli di emigrati che si spostano da un paese all’altro dell’Unione europea, abbandonando spesso i propri figli al proprio destino. Credo che, nel futuro, le conseguenze a livello psicologico di questo problema ci costeranno caro. Per tale motivo dobbiamo fare tutto il possibile per eliminare questo problema adesso.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE).(RO) Signor Presidente, l’eliminazione della povertà e dell’esclusione sociale rappresenta uno degli obiettivi principali dell’Unione europea. Per tale ragione, il 2010 dovrà essere decisivo nell’attuazione della strategia europea in questo campo. Dei 78 milioni di cittadini che sono a rischio di povertà, 19 milioni sono bambini. Purtroppo, non vi sono ancora programmi europei né fondi mirati a migliorare la situazione dei bambini. E’ vero che l’Unione europea stanzia fondi per la distribuzione di frutta e di prodotti lattiero-caseari nelle scuole oppure per l’istruzione degli alunni, ma ritengo che vi sia bisogno di una strategia coerente e di programmi su misura per i bambini che provengono da famiglie povere. Allo stesso tempo, dobbiamo anche concentrarci sulle altre categorie di persone svantaggiate, in modo particolare sui giovani, per i quali dobbiamo ideare delle politiche e stanziare degli importi considerevoli per i Fondi strutturali. E’ inoltre importante sottolineare che attualmente non possiamo creare le premesse per uno sviluppo sociale sostenibile se non disponiamo delle risorse finanziarie necessarie. Credo che lo stanziamento di 17 milioni di euro non sia sufficiente tenuto conto delle necessità dell’Unione europea in materia di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Infine, la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale deve essere legata ai programmi esistenti. Sia il Fondo sociale europeo che i programmi europei Progress debbono essere utilizzati per finanziare le priorità dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale.

 
  
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  Anna Záborská (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, mi congratulo con voi per l’eccellente proposta presentata. Vorrei inoltre ringraziare l’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou per la sua ottima relazione. Sono sicuro che voteremo la risoluzione all’unanimità.

Eppure mi pongo la seguente domanda: ecco un altro anno europeo, questa volta contro la povertà estrema. Sono passati 20 anni da quando, il 17 ottobre, la comunità internazionale celebrò la Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. Guardandomi intorno in occasione della celebrazione del 17 ottobre qui al Parlamento europeo a Bruxelles, mi vedo insieme al mio collega, l’onorevole Iñigo Méndez de Vigo, che è a capo della delegazione parlamentare per il Quarto mondo.

Prendendo la parola qui, vi chiedo di segnare questa data nella vostra agenda. Spero che il 17 ottobre le istituzioni europee marcheranno la loro forte solidarietà col seguente slogan: “Ovunque vi siano uomini e donne condannati a vivere in estrema povertà, i diritti umani sono violati. E’ nostro solenne dovere unirci per far sì che tali diritti siano rispettati.”

 
  
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  Vladimír Maňka (PSE). - (SK) In tutto, 78 milioni di cittadini dell’Unione europea sono a rischio di povertà. L’aumento dei prezzi dei prodotti di base, energetici e dei generi alimentari non fa che accentuare il rischio in cui vivono i gruppi più vulnerabili.

L’occupazione di qualità reduce considerevolmente il rischio di povertà. Tuttavia, spesso persino le persone con un impiego sono a rischio di povertà.

La versione emendata della strategia di Lisbona promuove le pari opportunità per tutti come un veicolo di solidarietà sociale ed intergenerazionale, nonché come la creazione di una società senza povertà. Accolgo pertanto l’iniziativa di rendere più visibile il problema della povertà e lo sforzo di stabilire un’unica politica coordinata.

La campagna per la lotta contro la povertà deve aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica e produrre uno sforzo a lungo termine per combattere il fenomeno della povertà. In tal senso possiamo imparare molto dai paesi scandinavi, i quali hanno dimostrato che uno dei metodi più efficaci per ridurre la povertà è una politica attiva per il mercato del lavoro combinata con delle condizioni di lavoro dignitose e con una forte protezione sociale.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Accolgo con favore la proposta della Commissione di proclamare nel 2010 l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, dal momento che la povertà rappresenta un problema sia nell’Unione europea che a livello globale.

Vorrei sottolineare alcuni aspetti urgenti della povertà e dell’esclusione sociale sui quali dobbiamo concentrarci maggiormente di quanto non abbiamo fatto nel passato.

Innanzi tutto, eliminando la povertà infantile riusciremmo ad uscire dal circolo vizioso di generazioni condannate ad una vita di povertà ed esclusione sociale.

In secondo luogo, quasi il 10 per cento dei lavoratori vivono in povertà, a causa di bassi stipendi, impieghi part-time e basse qualifiche. E’ di fondamentale importanza promuovere un’occupazione di qualità, basandosi sull’istruzione dei dipendenti.

In terzo luogo, è fondamentale promuovere la solidarietà all’interno della società, rendendo tutti i suoi membri consapevoli delle questioni della povertà e dell’esclusione sociale.

Vorrei spronare tutte le istituzioni europee e gli Stati membri a fornire ai membri della società informazioni più dettagliate sulla lotta alla povertà e all’esclusione sociale, allo scopo di aumentare il comune senso di responsabilità e contribuire a fugare i pregiudizi relativi al fatto di essere un peso finanziario per la società.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, la povertà rappresenta un problema molto complesso e può adottare diverse forme. Essa varia a seconda del paese. In Europa non parliamo di persone che muoiono di fame ma, in generale, i più grandi problemi sono rappresentati dal basso reddito, da cattive condizioni abitative, da una cattiva salute, spesso dall’alcolismo, da sentimenti di alienazione o da una mancanza di qualsiasi prospettiva.

La povertà costituisce un fenomeno pericoloso, perché in molti è ereditaria. I bambini cresciuti nella povertà corrono maggiormente il rischio di avere uno sviluppo più difficile e, senza aiuto esterno, sono condannati all’insuccesso e legati al destino dei loro genitori.

Per tale motivo è importante adottare tutti i passi possibili per rompere il ciclo che trasmette la povertà di generazione in generazione. Il consolidamento dell’integrazione sociale, la riduzione della povertà e la lotta all’esclusione sociale sono alcune delle sfide affrontate dall’Unione europea, soprattutto quando prendiamo in considerazione i cambiamenti demografici, ovvero l’invecchiamento della popolazione e l’afflusso di immigrati.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL). - (PT) Non è sufficiente proclamare un anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale quando il 20 per cento della popolazione dell’Unione europea è a rischio di povertà. Quanto sta accadendo, che è aggravato dalle disparità sociali, dall’aumento del numero di lavoratori impiegati in lavori sottopagati ed insicuri, nonché dalla crescita dei prezzi dei carburanti e dei generi alimentari, richiede altre politiche che garantiscano che i bambini, le donne e le famiglie siano socialmente incluse.

Sono necessarie delle misure mirate a rendere il lavoro più attraente, che portino all’aumento di posti di lavoro protetti e garantiscano dei servizi pubblici di alto livello, un alloggio dignitoso e una sicurezza sociale pubblica ed universale.

Occorre pertanto approvare urgentemente una strategia europea per la solidarietà ed il progresso sociale che sostituisca le politiche neoliberiste della strategia di Lisbona ed il patto di stabilità, in modo che nel 2010 non abbiamo più povertà di quanta non ne abbiamo attualmente.

 
  
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  Juan Andrés Naranjo Escobar (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei congratularmi con la relatrice e col Commissario per aver assunto questa iniziativa.

L’esclusione sociale e la povertà sono due facce della stessa medaglia e sono caratteristiche di una società in cui vivono persone in grande necessità, una società che non è socialmente coesa. In fin dei conti, onorevoli colleghi, il progresso è una questione morale.

Il 2010 sarà l’anno della lotta alla povertà. Sappiamo già che l’eliminazione dell’esclusione sociale e della povertà sarà un processo lungo e complesso, ma se sfrutteremo al meglio ogni euro investito in questo programma, se riusciremo a raggiungere i gruppi di persone che più necessitano di aiuto, se riusciremo a risvegliare la coscienza dell’opinione pubblica, allora creeremo un nuovo tipo di cittadinanza europea. Questa è la questione di fondo.

La settimana scorsa, i cittadini irlandesi hanno respinto il Trattato di Lisbona. La propaganda demagogica che attinge a tutta una serie di opinioni ha fatto disastri nella società irlandese, provocando dei timori infondati nei confronti della globalizzazione ed una certa confusione sulla costruzione della nostra casa comune.

Oltre a proclamare il 2010 l’anno della lotta alla povertà, dobbiamo fare in modo anche che sia l’anno della cittadinanza europea.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. (CS) Onorevoli deputati, grazie per la discussione approfondita, che ha affrontato molti aspetti della povertà. A mio parere la proposta di per sé chiarisce che la Commissione non ignora il tema della povertà e ha intenzione di creare un clima politico che consenta di combattere la povertà in maniera più efficace. Vorrei inoltre dire che la Commissione si occupa del problema della povertà in tutta la sua complessità. Anche se alcuni dei suoi testi, vale a dire la nostra recente comunicazione sull’inclusione attiva che si occupa della povertà in sé e per sé, sottolineano l’importanza del lavoro di qualità, visto che l’obiettivo della strategia di Lisbona è di creare nuovi posti di lavoro e migliori posti di lavoro, la Commissione tuttavia comprende che il tema complesso della povertà non può essere risolto semplicemente tramite il mercato del lavoro. Basti pensare alla povertà infantile, che è anch’essa strettamente legata alla qualità dei sistemi dell’istruzione. Vi è inoltre la questione della povertà fra i pensionati, che ovviamente non può neanche essere risolta direttamente mediante strumenti legati al mercato del lavoro.

Vorrei soffermarmi su alcune altre questioni che ritengo importanti. La Commissione propone di stanziare un totale di 17 milioni di euro, e durante la discussione è stata espressa l’opinione che i fondi destinati ai progetti nazionali debbano essere incrementati, soprattutto in alcuni paesi. La Commissione non concorda con questa posizione per la semplice ragione che il nostro obiettivo è quello di fornire il massimo sostegno finanziario possibile, al fine di rendere il nostro operato quanto più efficace possibile. L’Anno europeo di lotta alla povertà rappresenta un classico esempio di consuetudine politica democratica. Per ottenere una svolta, per cambiare il clima politico, occorre avviare una discussione dettagliata incentrata su questo tema, ed è questo l’obiettivo dell’Anno europeo.

Vorrei adesso parlare di alcuni singoli emendamenti. Concordo con gli emendamenti riguardanti la revisione dei titoli degli obiettivi dell’articolo 2 e dell’elenco di priorità per l’Anno europeo, e sono inoltre favorevole agli emendamenti relativi alla questione dell’uguaglianza di genere. Inoltre, dal momento che è stato presentato un gran numero di emendamenti, mi sia consentito di presentare al Parlamento un elenco dettagliato degli emendamenti, piuttosto che ricorrere a delle citazioni testuali.

Vorrei citare solo due articoli, gli articoli 37 e 52, che sui quali vorrei soffermarmi nel mio intervento. Col vostro permesso, leggerò il testo si questi due articoli.

La Commissione attribuisce la massima importanza alla facilitazione e al sostegno di un’ampia partecipazione a tutti i livelli alle attività legate al 2010, Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, come un modo pratico di far sì che l’impatto sia positivo e duraturo.

In conformità con la decisione riguardante l’Anno europeo 2010, la Commissione redigerà delle linee guida comuni nel documento quadro strategico, il quale fisserà le priorità fondamentali per l’attuazione di attività legate all’Anno europeo, compresi degli standard minimi per ciò che concerne la partecipazione agli enti e alle iniziative nazionali.

Il documento quadro strategico si rivolge agli organismi nazionali di attuazione responsabili della definizione dei programmi nazionali per l’Anno europeo e della selezione delle singole iniziative da proporre per i finanziamenti comunitari, nonché ad altri attori interessati.

A tale riguardo, la Commissione sottolineerà l’importanza di facilitare l’accesso a tutte le ONG, comprese le piccole e medie organizzazioni. Al fine di garantire un accesso quanto più ampio possibile, gli organismi nazionali di attuazione possono decidere di non richiedere alcun cofinanziamento e di finanziare completamente alcune iniziative.

Questo era il testo. Onorevoli deputati, vorrei citare un altro intervento, quello dell’onorevole Falbr, che ha sollevato la questione della direttiva sull’orario di lavoro, dando però prova di essere ben distante dalla realtà. Per essere assolutamente chiaro, il risultato del compromesso raggiunto dal Consiglio può essere riassunto come segue: “La settimana lavorativa di 48 ore rimane immutata e la possibilità di avvalersi della clausola di non partecipazione è stata ridotta da 78 ore alla settimana a 60 o 65 ore.” Si tratta di una delle caratteristiche più sostanziali del compromesso, e poiché ciò è stato citato nel corso della presente discussione ho pensato che sarebbe stato bene fornire una risposta.

Onorevoli deputati, in conclusione vorrei ancora una volta ringraziarvi per la discussione, che ha affrontato molti aspetti della povertà ed è stata, a mio avviso, molto ricca di spunti. Purtroppo, non ritengo che sia possibile rispondere al momento a ciascuno dei vostri interventi, tralasciando il fatto che la stragrande maggioranza delle vostre posizioni è incorporata nella relazione presentata dalla relatrice. Vorrei approfittarne per ringraziarla ancora una volta per il lavoro da lei svolto.

Membro della Commissione. − (FR)

Posizione della Commissione sugli emendamenti del Parlamento

Relazione Panayotopoulos-Cassiotou (A6-0173/2008)

La Commissione accoglie gli emendamenti nn. 6, 7, 12, 13, 16, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 27, 28, 29, 31, 33, 34, 35, 36, 38, 39, 41, 42, 46, 47, 48, 49, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62 e 63.

La Commissione accoglie solo nella sostanza, in parte, e previa riformulazione, i seguenti emendamenti: 1, 2, 3, 4, 5, 8, 9, 10, 11, 14, 15, 18, 24, 25, 26, 30, 32, 37, 43, 44, 45, 50, 51, 52, 64 e 66.

Infine, la Commissione respinge gli emendamenti nn. 40 e 65. Più in particolare, per quanto riguarda gli emendamenti nn. 37 e 52, relativi alla partecipazione delle organizzazioni piccole e medie e alla possibilità di cofinanziare fino all’importo totale dei costi di certi progetti, la Commissione propone come soluzione di compromesso di fare una dichiarazione al riguardo, che vi leggerò, nella quale si impegna ad incorporare lo spirito del contenuto dei due emendamenti contenuti nel documento quadro strategico che la Commissione redigerà per definire le principali priorità dell’Anno europeo.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou, relatrice. − (EL) Signor Presidente, grazie al Commissario per il suo parere. Spero che le linee guida contenute nel documento quadro strategico guideranno in effetti le commissioni nazionali nel rendere la loro pianificazione efficace. Come ha sottolineato lo stesso Commissario, l’obiettivo principale deve essere quello di includere tutti coloro che vivono in povertà sia adesso che nel futuro.

Personalmente, ritengo che la povertà non possa essere eliminata una volta per tutte, perché potrebbe ripresentarsi dopo una calamità naturale. Abbiamo parlato dei disastri in Grecia e in altri paesi a causa delle alluvioni e degli incendi: la povertà potrebbe ripresentarsi oppure essere reintrodotta dalla situazione internazionale. Dobbiamo pertanto essere preparati. Per tale motivo, poniamo l’accento in modo particolare sulla prevenzione; ciò spiega la nostra Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà del 17 ottobre, come ha sottolineato l’onorevole Záborská. Abbiamo incluso questa data nella nostra relazione.

Non si tratta di misure con una forza vincolante ridotta o nulla; al contrario, vogliamo che siano associate ad ogni bisogno nazionale e riteniamo che affrontare la povertà significhi combattere la principale minaccia alla pace e al benessere di ogni comunità. Comunque sia, il Commissario è uno storico e sa che l’imperatore di Bizanzio, che era a capo di un impero che durò più di 1 000 anni in Europa, sosteneva la lotta alla povertà in ogni discorso che teneva. La considerava la principale minaccia allo Stato, dopo i nemici contro i quali l’impero combatteva alle sue frontiere.

Anche noi dell’Unione europea dobbiamo combattere la povertà, sia a livello interno che esterno. Dobbiamo raggiungere i famosi obiettivi del Millennio, in modo da poter anche affrontare il problema degli immigrati economici e degli immigrati illegali, i quali vengono da noi perché possono confrontare la loro situazione con la nostra.

Sono pertanto sicuro che, con una buona pianificazione, avremo dei buoni risultati, e vi ringrazio tutti per i vostri interventi molto positivi.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì 17 giugno 2008 alle ore 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. — (PL) Signor Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou per aver prodotto un’eccellente relazione e in particolare per aver richiamato l’attenzione sulla questione della prevenzione della povertà. Sono favorevole alla proclamazione nel 2010 dell’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Nel discutere la relazione di cui sopra vorrei sottolineare l’importanza di trovare una via di uscita dalla povertà tramite misure concrete e non solo con le parole. In Europa 78 milioni di persone vivono in povertà, e 19 milioni di esse sono bambini. Dobbiamo ricordare l’importanza della famiglia, che deve essere protetta e a cui deve essere garantito sostegno dal punto di vista sociale ed economico, al fine di eliminare l’enorme tasso di povertà fra i bambini europei.

A questo punto sarebbe opportuno parlare di ciò che causa la povertà. La povertà è causata da un considerevole aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, che colpisce soprattutto le famiglie con molti figli e gli anziani. Secondo la Commissione europea, circa il 14 per cento dei polacchi, dei greci e dei portoghesi con un impiego fisso vivono in povertà.

 
  
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  Corina Creţu (PSE), per iscritto.(RO) Ringrazio la relatrice per lo spirito di cooperazione da lei dimostrato nella stesura della presente relazione. In Europa, una persona su sei vive al di sotto della soglia di povertà, un dato che non include le statistiche relative alla Romania e alla Bulgaria.

Anche se nella maggior parte degli Stati membri la differenza fra uomini e donne per quanto riguarda la povertà si sta riducendo sempre più e, per quanto riguarda la povertà e la povertà persistente, il divario medio è del 2 per cento, vorrei portare alla vostra attenzione la situazione nei nuovi Stati membri. In Romania e in Bulgaria, il numero delle donne a rischio di povertà è superiore di più del 10 per cento al numero di uomini nella stessa situazione. Le donne sono inoltre molto più esposte all’esclusione sociale.

Non dobbiamo ignorare il fatto che le idee della solidarietà, della giustizia sociale, nonché l’eliminazione della povertà rappresentano sfide non solo per i paesi dell’Unione europea, ma anche per il suo ruolo sullo scenario economico e politico mondiale.

Accolgo perciò con favore l’inclusione nel testo finale della questione del divario fra uomini e donne, in un articolo più generale. Ritengo inoltre che il nesso fra l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale e gli obiettivi di sviluppo del Millennio sia importante e, in particolare, ritengo importante la Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà.

 
  
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  Zita Gurmai (PSE), per iscritto. (HU) La povertà rappresenta un problema complesso, relativo e con molte sfaccettature, che solleva questioni economiche, sociali e culturali. Ciononostante, dobbiamo agire per combattere la povertà, perché nel 2006 almeno il 16 per cento (78 milioni di persone) della popolazione totale dei venticinque Stati membri dell’Unione europea viveva al di sotto della soglia di povertà. Quando nel marzo 2000 fu lanciata la strategia di Lisbona, il Consiglio dell’Unione europea lanciò un appello agli Stati membri e alla Commissione affinché questi “ottenessero risultati concreti nell’eliminazione della povertà” entro il 2010. E’ importante avere adesso una misura per la povertà, poiché, al fine di affrontare il problema, è importante identificare la sua precisa natura. Accolgo con favore il fatto che abbiamo proclamato il 2010 l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Sono sicuro che tale anno contribuirà a promuovere lo scambio delle migliori pratiche e che nel suo corso verranno lanciate nuove iniziative nel settore, soprattutto in relazione alla prevenzione della povertà, al monitoraggio, ai meccanismi finanziari e alla lotta contro la povertà infantile.

E’ bene notare soprattutto che, in base ai dati empirici, le donne sono molto più vulnerabili degli uomini nei confronti del rischio della povertà, e questo è soprattutto vero nel caso delle donne svantaggiate su più fronti. E’ d’importanza fondamentale che il principio della parità di trattamento sia applicato anche nella lotta alla povertà, e quindi anche durante l’Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Una vera e propria uguaglianza fra uomini e donne costituisce una condizione necessaria per la riduzione del rischio di povertà, dal momento che le donne sono meno esposte al rischio di essere colpite dalla povertà se hanno un lavoro adeguato e ben remunerato che sia conciliabile con i loro impegni familiari.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto.(RO) La costituzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro afferma quanto segue: “Ovunque si verifichi, la povertà rappresenta una minaccia al benessere”. Per tale motivo, voglio ribadire l’importanza dell’emendamento relativo alla prevenzione e alla lotta contro la povertà, che prevede politiche multidimensionali a livello nazionale, regionale e locale, il che garantirebbe una partecipazione attiva dei cittadini nel campo sociale e nel mercato del lavoro.

Le riforme nel campo della protezione sociale e le politiche di inclusione attiva hanno definitivamente contribuito ad accelerare la crescita economica e alla creazione di nuovi posti di lavoro in Europa. Nel primo trimestre del 2008, la Romania ha fatto registrare uno dei più alti tassi di crescita economica dell’Unione europea, con un 8,2 per cento (a fronte di una media europea del 2,5 per cento, secondo Eurostat), ma comunque le persone con un livello di istruzione più basso, senza alcuna qualifica, soprattutto in ambiente rurale, i bambini, i giovani, le persone disabili e i Rom sono particolarmente a rischio di povertà.

Vorrei congratularmi con la relatrice per il suo lavoro e ritengo che le politiche stilate dagli Stati membri, in conformità alle raccomandazioni europee, debbano avere per obiettivo quello di unire proficuamente la competitività economica e il benessere sociale.

 
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