27. Coerenza delle politiche di sviluppo e ripercussioni dello sfruttamento da parte dell’UE di alcune risorse biologiche naturali sullo sviluppo dell’Africa occidentale (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Frithjof Schmidt, a nome della commissione per lo sviluppo, sulla coerenza delle politiche di sviluppo e ripercussioni dello sfruttamento da parte dell’UE di alcune risorse biologiche naturali sullo sviluppo dell’Africa occidentale (INI/2007/2183) (A6-0137/2008).
Frithjof Schmidt, relatore. − (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto tradurre il titolo della mia relazione. Quando parliamo “risorse biologiche naturali”, ci riferiamo al legname ed ai pesci. Infatti, essi sono le risorse più importanti per lo sviluppo sociale ed economico dell’Africa occidentale. Va da sé che ci riferiamo anche al disboscamento.
Sappiamo tutti quanto gravi siano gli sviluppi a cui stiamo assistendo. Della superficie boschiva che esisteva in Africa occidentale 50 anni fa, solo il 13 per cento è ancora intatto. Ciò significa che l’87 per cento del territorio che una volta era coperto da boschi è già stato abbattuto. Sappiamo tutti quale sia l’impatto sul clima e sul processo di desertificazione.
Disponiamo di statistiche ugualmente preoccupanti sulla pesca eccessiva in quella parte dell’Oceano Atlantico e sui gravi problemi che ciò crea. Abbiamo tutti visto le fotografie di imbarcazioni sovraccariche di immigrati provenienti dall’Africa occidentale che sbarcano sulle Canarie. Il legame fra gli sviluppi che ho elencato e la crescente immigrazione verso l’Unione europea dall’Africa occidentale è evidente ed incontrovertibile ed è inoltre al centro di un dibattito politico in seno alle nostre società.
L’Unione europea è il principale mercato per il legname e i prodotti ittici. Noi stessi diciamo che acquistiamo l’80 per cento circa di tali prodotti. Per tale ragione, è opportuno e fondamentale rivedere la coerenza della nostra politica per lo sviluppo, della nostra politica della pesca e della nostra politica in materia di commercio di legname, in modo da stabilire fino a che punto interagiscono in maniera produttiva o possono essere d’intralcio l’una all’altra.
In entrambi i casi occorre prevenire il prelievo illecito e stabilire una gestione di risorse sostenibile. In entrambi i casi è necessario garantire che i bisogni dell’economia locale e dei consumatori locali devono avere la precedenza sul commercio internazionale. Se non riusciremo a raggiungere tali obiettivi, qualsiasi sviluppo autoalimentato sarà a rischio, così come lo sarà la riuscita di qualsiasi collaborazione nel campo dello sviluppo. E’ per tale motivo che è così importante condurre questa revisione della coerenza, al fine di garantire che le altre politiche che perseguiamo non siano di ostacolo e mettano a repentaglio la nostra politica di sviluppo.
Conosciamo gli strumenti con cui possiamo migliorare la situazione. Occorre migliorare il monitoraggio degli stock ittici e dei boschi, nonché un maggior controllo delle industrie del legname e della pesca. Abbiamo inoltre bisogno di infrastrutture adeguate per la ricerca nel campo dello sviluppo degli stock e per il controllo e la vigilanza delle attività economiche. Ne siamo a conoscenza da molto tempo, ed effettivamente è la rotta politica che abbiamo intrapreso da qualche tempo a questa parte.
A tale riguardo, dobbiamo concentrare i nostri sforzi soprattutto sulla lotta all’abbattimento illegale di alberi, alla pesca illegale e al commercio in prodotti illeciti. Dobbiamo farlo a livello locale nell’Africa occidentale. A tale fine, dobbiamo sostenere i paesi nostri partner nell’Africa occidentale, il che significa anche assisterli nell’ottenere accesso al mercato dell’Unione europea. Dobbiamo sviluppare dei nostri sistemi di monitoraggio. Uno dei compiti più importanti nell’ambito della politica dello sviluppo è di riorientare il nostro impegno verso un approccio di sostenibilità ambientale per quanto riguarda l’abbattimento di alberi, la gestione delle risorse forestali e la pesca.
Vorrei soffermarmi su un ulteriore aspetto e fare riferimento ad una contraddizione contenuta nella relazione. Nella relazione abbiamo affermato che dobbiamo migliorare le condizioni per le società miste create da imprese dell’Unione europea con partner africani e che dobbiamo proteggere gli investimenti. Credo che ciò sia giusto ed opportuno, e che queste siano misure necessarie, ma dobbiamo far sì che non creino delle capacità eccedenti che indeboliscano l’attuazione di altre nostre misure, come quelle finalizzate a combattere la pesca eccessiva.
E’ assolutamente necessario risolvere questa contraddizione nelle finalità. Per tale motivo abbiamo aggiunto questa dichiarazione al parere della commissione per la pesca come punto supplementare. Spero che il conflitto procedurale su chi ha diritto a effettuare delle aggiunte a cosa e dove e su quando possono essere fatte tali aggiunte non releghi in secondo piano la sostanza dell’aggiunta. A mio parere, è di estrema importanza far rispettare il principio secondo cui non possono essere create alcune capacità eccedenti. Come sapete, è stata presentata una mozione per eliminare questo punto dalla relazione, ma non dobbiamo permettere che ciò avvenga.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi col relatore, l’onorevole Schmidt, per la sua relazione. La coerenza della politica dello sviluppo è una questione importante, e vorrei rassicurarvi sul fatto che la riduzione delle ripercussioni negative e un pieno sfruttamento delle sinergie fra le politiche europee e lo sviluppo sono parte integrante del nostro impegno per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio.
Altre politiche, aldilà della politica dello sviluppo, possono contribuire in maniera significativa allo sviluppo, e ciò ovviamente ha un impatto diretto sull’efficacia della nostra assistenza.
Come lei giustamente afferma nella sua relazione, il disboscamento delle foreste tropicali è per tutti noi fonte di preoccupazione e ritengo che sarebbe necessario fare una distinzione qui fra due aspetti, ovvero fra il disboscamento e il cambiamento climatico da un lato e la lotta allo sfruttamento illecito dei boschi dall’altro.
A Bali, la comunità internazionale ha chiaramente identificato la distruzione delle foreste come una delle principali cause del cambiamento climatico. Seguendo lo spirito della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Commissione intende contribuire con 5 milioni nel 2008 alla Forest Carbon Partnership Facility, che è gestita dalla Banca mondiale. Altri 60 milioni saranno destinati da qui al 2010 alla Global Alliance against Climate Change, un’iniziativa da noi lanciata l’anno scorso per sostenere gli sforzi dei paesi più poveri nell’adattamento al cambiamento climatico.
Infine, diversi paesi, fra cui il Ghana, il Camerun, il Mali, la Sierra Leone e la Costa d’Avorio hanno anch’essi incluso delle misure sulla gestione delle risorse naturali e sulla governance in questo settore nei loro programmi nazionali per il decimo Fondo europeo di sviluppo.
L’Africa occidentale rappresenta un importante partner dell’Unione anche per quanto riguarda lo sfruttamento illegale delle foreste, così come lo sono il Camerun, il Ghana, la Liberia e la Costa d’Avorio, i quali esportano quantità considerevoli di legname in Europa.
Due di questi paesi, il Camerun e il Ghana, stanno ultimando attualmente un accordo di partenariato FLEGT volontario con l’Unione, e la Liberia dovrebbe avviare dei negoziati simili fra breve.
Per quanto riguarda la politica della pesca, come lei ha correttamente sottolineato, i nuovi accordi di partenariato nel settore della pesca hanno portato ad una maggiore coerenza fra la politica comune della pesca e la politica dello sviluppo; tali nuovi accordi non si limitano più all’offerta di possibilità di pesca ai pescherecci comunitari, ma consentono anche di avviare un dialogo con altri partner, al fine di aiutarli ad introdurre nelle loro acque una politica della pesca veramente sostenibile e responsabile.
Oltre alla compensazione finanziaria concessa sulla base degli accordi di pesca, che spesso contribuiscono in maniera significativa alle entrate dei nostri partner e quindi alla loro stabilità macroeconomica, tali accordi costituiscono una base politico-giuridica fondamentale. Ciò consente alla comunità di facilitare lo sviluppo delle politiche della pesca sulla base del dialogo e alla luce delle priorità stabilite dei nostri partner nelle loro politiche della pesca.
Dove invece non posso concordare con lei, è il passaggio della relazione che collega gli accordi sull’immigrazione e sulla pesca. Persino i paesi interessati, come ad esempio il Senegal, nella figura del suo ministro di Stato Djibo Ka, hanno pubblicamente respinto le accuse secondo cui la presenza di pescherecci comunitari avrebbe un notevole impatto sulle risorse e sulla diminuzione della redditività per i pescatori non industriali, che sono spesso i più colpiti dall’immigrazione illegale.
In effetti collaboriamo con i pescatori, con le ONG e con partner privati in Europa e nei paesi in questione per cercare di ridurre il più possibile tutti gli aspetti negativi e la concorrenza sleale fra i nostri pescatori e i pescatori più vulnerabili di questi paesi.
Attualmente non vi è alcuna flotta europea che sia in competizione con le flotte non industriali di questi paesi dell’Africa occidentale, anche se non si può dire lo stesso di altre flotte estere industriali.
Carmen Fraga Estévez, relatore per parere della commissione per la pesca. – (ES) Innanzi tutto, sono amareggiata dalla condotta inaccettabile della commissione per lo sviluppo, che sembra non ritenersi vincolata al regolamento interno del Parlamento europeo. Essa ha aggirato la procedura di cooperazione delineata nell’articolo 47 e ha corretto le dichiarazioni della commissione per la pesca su questioni che sono di sua stretta competenza. Inoltre, si è comportata in modo del tutto sleale fin dall’inizio di questa relazione, tentando ostinatamente di appropriarsi delle competenze della commissione per la pesca sulla questione degli accordi di partenariato nel settore della pesca. Mentre la commissione per la pesca ha pubblicato un parere che ha cercato in tutti i modi di rispettare la suscettibilità della commissione per lo sviluppo su queste tematiche, essa è intervenuta, manifestando questa intenzione fin dall’inizio, in questioni puramente attinenti alla politica comune della pesca.
Signor Presidente, i presidenti di alcune commissioni hanno una tendenza a credere che non possano fare alcun danno e che il regolamento interno non valga per loro, anche se dovrebbero esserne i difensori più accaniti. Il risultato è uno sterile scontro fra le commissioni che danneggia la credibilità dell’intera istituzione.
Spero che questo caso serva a reprimere tali tentazioni di abusare del proprio potere e che tutti coloro che sono interessati ad approfondire il ruolo svolto dagli accordi di partenariato nel settore della pesca nello sviluppo dei villaggi e della pesca nazionale nell’Africa occidentale possano fare un’analisi basata su una relazione di ampio respiro e libera da censure.
Nel presentare questo emendamento a nome del gruppo PPE-DE, il relatore intende mostrare la nostra volontà di riprendere la rotta, anche se abbiamo annunciato che, se gli altri gruppi politici non sosterranno l’emendamento, chiederemo che la relazione torni alla commissione competente per il fondo.
Filip Kaczmarek, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signor Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Schmidt per una relazione molto esauriente e dettagliata. Se vogliamo che la nostra politica di sviluppo sia veramente coesa, allora sono necessarie delle relazioni dettagliate di questo genere su questioni relative a diversi aspetti del mondo dello sviluppo. Naturalmente, la cooperazione con altre commissioni richiede una regolamentazione, ma se vogliamo parlare di coesione politica, occorre chiarire come le diverse commissioni parlamentari debbano lavorare insieme.
L’analisi dello sfruttamento delle risorse naturali nell’Africa occidentale da parte dell’Unione europea fornisce una valutazione vera e non raffazzonata del ruolo dell’Unione europea in questa regione dell’Africa. Dobbiamo essere consapevoli che lo sfruttamento delle risorse naturali ha delle ripercussioni sul piano sociale molto concrete, e a volte molto dolorose e complesse. A tale riguardo è molto preoccupante il fatto che le risorse ittiche dell’Africa occidentale siano sfruttate eccessivamente, il che potrebbe rappresentare un pericolo per lo sviluppo locale, dal momento che tali risorse garantiscono la sicurezza sociale di questa regione.
E’ vero che i paesi africani spesso non si preoccupano dello sfruttamento sostenibile delle risorse naturali e, se lo fanno, non lo fanno abbastanza. Per tale motivo, dobbiamo guardare alle nostre attività in questa regione sia dal punto di vista economico che morale. Posso comprendere che molti politici preferiscano vedere i pescatori europei sulla costa africana piuttosto che per le vie di Bruxelles. Tuttavia, dobbiamo essere cauti e non peccare di ipocrisia, perché non possiamo parlare di una politica dello sviluppo coesa senza un’economia della pesca sostenibile nell’Africa occidentale.
Allo stesso modo, non dobbiamo tentare di esportare i nostri problemi sociali perché, anche se potessimo esportarli, potrebbero ripercuotersi su di noi sotto forma di problemi legati all’immigrazione. Inoltre, ho l’impressione che ci stiamo ricattando, dicendo che, se portiamo le nostre flotte nell’Africa occidentale, altre flotte potrebbero prendere il nostro posto e avranno degli standard ancora peggiori di quelli utilizzati attualmente. Questo è un modo di pensare pericoloso, e non credo che dobbiamo utilizzare argomenti del genere.
Thijs Berman, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, se depauperiamo le riserve ittiche al largo della costa della Mauritania, ciò indurrà le persone più povere a venire in Europa come immigrati, perché non avranno più alcuna prospettiva a casa loro. Saranno le regioni più povere dell’Europa a dover sostenerne il peso, e non le regioni ricche. Di conseguenza, l’Europa perderà il sostegno dei propri elettori, specialmente di quelli con redditi molto bassi. Anche per tale motivo, la politica di coesione è assolutamente indispensabile. Per molti versi è triste, ma anche del tutto comprensibile, il motivo per cui l’Irlanda ha respinto il Trattato di Lisbona.
Il Trattato di Lisbona rappresenta un vero passo in avanti per la politica dello sviluppo. Si tratta del primo testo che stabilisce con precisione il concetto di coerenza. L’Unione non deve togliere con una mano ai paesi poveri quello che dà loro con l’altra mano. La politica dell’Unione sull’agricoltura, la pesca, e il commercio non deve andare contro la politica dello sviluppo. Ovviamente ciò è vero per diverse politiche, ma il problema non è una rivalità fra le commissioni del Parlamento. Si tratta di un aspetto secondario.
Il Trattato di Nizza chiedeva semplicemente all’Unione di essere una forza di coerenza sullo scenario globale, ma ciò si è rivelato insufficiente. La politica agricola ha permesso senza alcun pudore che le nostre eccedenze, come lo zucchero e i cereali, venissero scaricate sul mercato mondiale con dei sussidi alle esportazioni. Per fortuna, si tratta più o meno di una cosa del passato.
Tuttavia, è solo nel Trattato di Lisbona che i sostenitori dei paesi poveri possono trovare una base giuridica che consenta loro di salvaguardare la solidarietà con le persone più povere del mondo. Tuttavia, l’Irlanda ha espresso un voto contrario al Trattato. Sono state soprattutto le persone con i redditi più bassi a dire di no, perché i cittadini più poveri in Europa non si identificano abbastanza con questa Unione europea. Troppa insicurezza, troppi rischi per loro; devono sopportare le conseguenze di questa politica incoerente e antisociale.
Come ha chiarito molto bene il relatore, l’onorevole Schmidt, il compito è pertanto di mostrare solidarietà nei confronti di tutti i cittadini europei e di tutti i cittadini dei paesi in via di sviluppo, rispettando al contempo l’ambiente. Non si tratta di un compito da poco. La tentazione di scambiare una solidarietà per l’altra è forte. Ciononostante, esse non sono contrapposte l’una all’altra. La solidarietà con i paesi in via di sviluppo è necessaria per mostrare solidarietà alle persone con redditi bassi in Europa e nel resto del mondo.
Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Quando l’Unione europea sfrutta le risorse naturali dei paesi più poveri, essa lascia dietro di sé delle tracce molto profonde. Le riserve ittiche delle acque dell’Africa occidentale sono oramai prossime all’esaurimento, il commercio illecito di legname sta distruggendo l’ambiente, e lo sfruttamento delle altre risorse naturali ha dimostrato di avere enormi conseguenze in una regione povera e politicamente instabile. Le nostre attività hanno delle ripercussioni sulla popolazione locale.
L’obiettivo della relazione è di raggiungere una maggior coesione fra i paesi dell’Unione europea e di far sì che il Parlamento europeo abbia più voce in capitolo. Tuttavia, molti interessi particolari sono rappresentati in questo Parlamento, il che significa che una politica di aiuto europea è destinata a fallire. A livello internazionale, le Nazioni Unite, assieme ad altre organizzazioni, devono assumere la guida. Se vogliamo veramente cambiare il mondo, come diciamo di voler fare, dobbiamo ricorrere ad altre misure. Quello che deve fare l’Unione europea è rivedere e riformare la sua stessa politica.
L’Unione europea deve smettere di sovvenzionare l’agricoltura europea, che è fallita, porre fine al protezionismo velato che caratterizza la sua politica commerciale e abbandonare i suoi accordi immorali nel settore della pesca.
Bogdan Golik (PSE). - (PL) Signor Presidente, in base alle risoluzioni adottate dall’Unione europea, la maggior parte degli Stati membri concentrano le loro attività umanitarie nell’Africa subsahariana, che comprende anche gli Stati dell’Africa occidentale, la regione più arretrata in termini di sviluppo. La Polonia condivide la posizione dell’Unione europea sulla politica dello sviluppo e sostiene l’attuazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio in questa regione. Vi è un sostegno sempre maggiore nell’opinione pubblica polacca per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo, dato che l’anno scorso ha fatto registrare un 77 per cento. Allo stesso tempo siamo consapevoli che occorre aumentare l’impegno dei singoli Stati membri in materia di adempimento dei loro doveri, e occorre inoltre aumentare la coesione e l’efficacia della politica europea di sviluppo. Attualmente una questione molto importante, alla luce delle divisioni esistenti, è la preparazione di una posizione comune dell’Unione europea e del Parlamento in vista delle conferenze di Accra e Doha.
L’Africa, essendo la regione col più alto numero di paesi in via di sviluppo, ha un’esperienza limitata per quanto riguarda le sue risorse biologiche. Dall’altro canto, è molto importante che l’Europa abbia accesso alle risorse minerarie africane, e sta perseguendo tale politica insieme alla Cina e alla Federazione russa. E’ di fondamentale importanza per i partner europei migliorare la loro attrattiva commerciale e rendere lo sviluppo meno dipendente dalle riforme democratiche in Africa. In particolare, l’accesso ai mercati di prodotti alimentari europei è importante per i paesi africani. Dobbiamo garantire loro accesso, prima del Brasile, degli Stati Uniti o dell’Australia. Vi è bisogno di una maggiore complementarità, coesione e coordinamento nei programmi umanitari dell’Unione europea e dei singoli Stati membri. Per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse naturali nell’Africa occidentale, occorre dotarsi di un sistema efficace per valutarne l’entità, nonché di un miglior sistema di monitoraggio.
Vorrei ringraziare l’onorevole Schmidt per aver richiamato l’attenzione su tale tematica.
Kathy Sinnott (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, secondo la relazione, il legname e la pesca sono due delle risorse più importanti dell’Africa occidentale. Poiché l’Unione europea è il principale mercato di sbocco di questi prodotti, abbiamo la responsabilità di svolgere un ruolo significativo per quanto riguarda la promozione di uno sviluppo sostenibile in questa regione. L’Unione europea sta attualmente valutando se concedere al Marocco uno status avanzato, il che consentirebbe la creazione di maggiori possibilità di scambio, un maggior dialogo politico e una cooperazione nel campo della politica estera e delle questioni inerenti alla sicurezza.
In linea di principio, non siamo contrari a questo accordo, a patto che il Marocco si impegni a porre fine a tutte le violazioni dei diritti umani nel Sahara occidentale, territorio da questi occupato illegalmente, a patto che si impegni ad indire un referendum libero e giusto per il popolo del Sahara occidentale, a patto che l’accordo di partenariato nel settore della pesca sia riveduto e la popolazione Sahrawi del Sahara occidentale possa godere degli stessi diritti di cittadinanza delle loro controparti marocchine.
Vi sono molte ragioni per cui il Marocco non può godere dello status avanzato. In particolare, concedendo al Marocco lo status avanzato, l’Unione europea rafforzerà sicuramente l’occupazione illegale da parte del Marocco del Sahara occidentale e renderà più difficile il processo politico che ha per obiettivo lo svolgimento di un referendum libero ed equo. Inoltre, la concessione dello status avanzato al Marocco andrebbe contro la missione delle Nazioni Unite, che è quella di organizzare un referendum sull’autodeterminazione del Sahara occidentale.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, questa discussione, tenutasi a questa tarda ora, ha chiaramente indicato l’importanza che noi tutti attribuiamo a tale questione, e vorrei quindi ringraziare ancora una volta il Parlamento per la relazione.
Come è stato giustamente sottolineato, il legname e la pesca sono due prodotti fondamentali per lo sviluppo socioeconomico dell’Africa occidentale. Vorrei ancora una volta ribadire con forza che far sì che lo sfruttamento di tali risorse naturali sia in linea con gli obiettivi di sviluppo deve rimanere una priorità per l’Unione europea e per gli Stati dell’Africa occidentale.
Come ho spiegato nella mia presentazione iniziale e come vorrei ribadire adesso, la Commissione si impegna a perseguire tale obiettivo, e la risoluzione che il Parlamento adotterà domani costituirà un importante contributo al nostro lavoro.
Frithjof Schmidt, relatore. − (DE) Signor Presidente, la prima cosa che vorrei fare - e questa sarà forse una sorpresa alla luce del suo intervento - è ringraziare l’onorevole FragaEstévez, perché abbiamo collaborato in modo molto costruttivo riguardo alla relazione, risolvendo molti problemi. Dobbiamo fare in modo che ciò rimanga separato dal conflitto istituzionale esistente fra la commissione per la pesca e la commissione per lo sviluppo relativamente all’interpretazione del regolamento interno, conflitto che è dovuto in parte al fatto che, in conseguenza dello studio ICEI, siamo stati incaricati del nuovo compito di eseguire dei controlli di coerenza. Il consiglio ha deciso che occorreva controllare la coerenza delle misure relative a dodici politiche con la politica di sviluppo. Tali politiche fanno sempre parte delle competenze di altre commissioni, il che ovviamente provoca dei continui conflitti istituzionali. Si tratta di un problema, ma vorrei comunque ringraziarvi per la buona cooperazione avuta per quando riguarda la sostanza della relazione.
Signor Commissario, ritengo che la Commissione abbia agito in modo positivo per quanto riguarda il processo FLEGT e il nuovo accordo di partenariato nel settore della pesca a partire dal 2002. Ciò costituisce una buona base per il futuro, e vorrei incoraggiarvi a procedere in modo risoluto su questa strada, verso la promozione dello sviluppo sostenibile. Vi è ancora molta strada da fare. Dobbiamo portare avanti questo approccio positivo. A questo riguardo, potete contare senza dubbio sul sostegno del Parlamento.
Vorrei dire un’ultima cosa sul nesso fra l’immigrazione e la pesca eccessiva. Non occorre che dica che non è questa l’unica causa dell’immigrazione, essendo le sue cause molteplici. Vi sono, tuttavia, delle chiare indicazioni che la pesca eccessiva contribuisce a tale fenomeno. L’Unione europea, fra gli altri, è coinvolta in tale pesca eccessiva. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha appena fornito delle prove molto concrete su questo legame relativamente al Senegal. Il Presidente del Senegal farebbe molto male a chiudere gli occhi di fronte a quanto avviene nel suo paese e al largo delle sue coste. Dobbiamo esaminare tali questioni in modo più critico e affrontare e risolvere tali problemi insieme.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 17 giugno alle ore 12.00.