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Procedura : 2007/2183(INI)
Ciclo di vita in Aula
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Testi presentati :

A6-0137/2008

Discussioni :

PV 16/06/2008 - 27
CRE 16/06/2008 - 27

Votazioni :

PV 17/06/2008 - 7.27
CRE 17/06/2008 - 7.27
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0289

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 17 giugno 2008 - Strasburgo Edizione GU

8. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

– Relazione: Caroline Jackson (A6-0162/2008)

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, la nuova direttiva sui rifiuti intende fornire le basi per la creazione di una società europea universalmente impegnata a riciclare. Verranno fissati obiettivi molto ambiziosi per gli Stati membri. Tuttavia, gli obiettivi che desideriamo imporci non sono forse troppo ambiziosi? E gli Stati membri, soprattutto quelli nuovi, saranno in grado di soddisfare i severi requisiti? Vale la pena sottolineare che i vecchi Stati membri hanno avuto molto più tempo per adattare i loro sistemi di gestione dei rifiuti ai rigidi requisiti, mentre quelli nuovi vengono ora obbligati a introdurre meccanismi giuridici e a creare le necessarie infrastrutture molto più rapidamente.

La proposta di una nuova direttiva sui rifiuti sta causando molte controversie in molti paesi europei. Non penso che dovrebbe sorprenderci, quindi, il fatto che sia stato così difficile raggiungere un compromesso con il Consiglio. Nella discussione di ieri molti deputati al Parlamento europeo hanno affermato di non essere favorevoli al compromesso sulla direttiva. Temo, però, che l’introduzione di requisiti ancora più severi possa causare problemi in termini di attuazione della legge. La nuova direttiva sui rifiuti obbligherà i paesi che hanno ignorato il problema della gestione dei rifiuti a livello comunale ad adottare delle misure definitive. Questi paesi saranno obbligati a introdurre meccanismi giuridici ed economici allo scopo di stimolare e non gravare l’economia. La nuova direttiva dovrebbe stimolare lo sviluppo di nuovi modi di creare posti di lavoro. E’ per questo che ho votato a favore della relazione.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ ON. LUIGI COCILOVO
Vicepresidente

 
  
  

− Relazione: Caroline Jackson (A6-0162/2008)

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE).(HU) Grazie, signor Presidente. La direttiva sui rifiuti che abbiamo adottato ora contiene dei compromessi, quindi è probabile che verrà attaccata da molti fronti. Capisco anche le preoccupazioni di tutti quei cittadini attenti all’ambiente che mi hanno presentato le loro petizioni chiedendomi di non sostenere la direttiva. Tuttavia, allo stesso tempo devo sottolineare che nel testo sono stati inclusi molti dei miei personali emendamenti, formulati con spirito progressista in collaborazione con le organizzazioni ambientali. Il merito principale di questa direttiva è l’adozione di un sistema di gerarchia dei rifiuti. Viene data la priorità alla prevenzione dei rifiuti, a cui fanno seguito le varie forme di riutilizzo/riciclaggio e, infine, lo smaltimento, che deve essere evitato il più possibile e quanto meno ridotto. Ho votato a favore della direttiva perché ha adottato il principio della gerarchia e spero che in futuro riusciremo a migliorarla.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE).(SK) La società dei consumi produce un’enorme quantità di rifiuti che è una vera e propria afflizione per molte persone, soprattutto nelle grandi città europee. Anche se il riciclaggio e i prodotti secondari sono aumentati negli ultimi anni, nelle discariche dell’UE ci sono ancora troppi rifiuti.

Sebbene il pacchetto di compromesso approvato non sia perfetto, ritengo che il testo della direttiva sia uno strumento politicamente ambizioso in riferimento alla gestione dei rifiuti per le generazioni future di europei, motivo per cui ho votato a favore della relazione dell’onorevole Caroline Jackson.

Gli Stati membri dovranno migliorare la gestione dei rifiuti in base a questa direttiva. Accolgo con favore il fatto che la direttiva si occupi anche di questioni riguardanti lo smaltimento di oli e rifiuti pericolosi. Credo che gli Stati membri soddisferanno tutti gli ambiziosi obiettivi, nel rispetto del testo adottato, in particolare quello di istituire, entro il 2015, programmi di raccolta differenziata per carta, metallo, plastica, vetro, tessili, altri rifiuti biodegradabili, oli e rifiuti pericolosi.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, oggi ho appoggiato la versione rivista della direttiva quadro sui rifiuti. Uno dei motivi per cui l’ho fatto è che, dopo l’adozione della direttiva, la Repubblica ceca potrà vietare l’importazione di rifiuti, anche se ciò significherà andare contro il piano nazionale. Grazie all’intervento del Parlamento, il testo rivisto contiene nuovi obiettivi in termini di riciclaggio. I paesi dell’Europa meridionale li considerano troppo ambiziosi, mentre per gli scandinavi, o per i cechi, non lo sono abbastanza. Accolgo il compromesso che è stato raggiunto. Vari paesi hanno diversi punti di partenza, e questa direttiva è un inizio comune. La produzione attuale di rifiuti ammonta a 3,5 tonnellate per persona e nei paesi dell’Europa meridionale fino al 90 per cento dei rifiuti finisce nelle discariche. Ora, per la prima volta, viene incorporata nella legislazione europea la gerarchia dei rifiuti a cinque fasi: prima di tutto la prevenzione, poi il riutilizzo, poi ancora il riciclaggio, e solo a questo punto l’incenerimento per la produzione di energia. Le discariche sono l’ultima risorsa per i rifiuti restanti. Apprezzo molto il lavoro svolto dall’onorevole Jackson. Grazie a lei è stato possibile raggiungere questo vantaggioso compromesso per l’Europa.

 
  
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  Jan Březina (PPE-DE).(CS) Anch’io accolgo con favore l’adozione della direttiva. Probabilmente pochi saranno soddisfatti degli obiettivi di riciclare almeno il 50 per cento dei rifiuti domestici e il 70 per cento di quelli industriali. Alcuni non li ritengono abbastanza ambiziosi, mentre altri pensano che non siano realistici. Probabilmente la Repubblica ceca lo vedrà come un passo indietro, ma la cosa più importante è che la direttiva non impedisce ai paesi di adottare leggi nazionali più severe e più vincolanti, cosa che ritengo auspicabile in questo caso. Analizzando la questione dal punto di vista della Repubblica ceca, penso che il provvedimento che consente la riclassificazione degli inceneritori comunali come impianti per l’utilizzo dei rifiuti sia altamente inadeguata. Ciò potrebbe tradursi nell’importazione di enormi quantità di rifiuti dai paesi vicini dato che L’Unione consente l’importazione di rifiuti per il loro utilizzo. Mi risulta difficile immaginare quale tipo di meccanismo di controllo consentirebbe di determinare in modo efficace se i rifiuti importati siano stati davvero usati o inceneriti. Di conseguenza, i paesi che non desiderano diventare gli inceneritori di tutta Europa dovrebbero fare il possibile per assicurarsi che questo provvedimento venga eliminato dalla direttiva.

 
  
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  David Sumberg (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, prendo la parola per spiegare il voto che ho espresso in merito alla relazione dell’onorevole Caroline Jackson, ma prima voglio rendere omaggio alla mia collega conservatrice e al lavoro da lei svolto per quest’ottima relazione.

Il provvedimento sullo smaltimento dei rifiuti è assolutamente fondamentale per tutti i paesi europei, incluso il mio, e penso che si tratti di un felice compromesso. E’ una di quelle rare circostanze in cui l’Europa può agire insieme in questo modo. Non accade spesso, e forse il popolo irlandese ha detto qualcosa al riguardo in occasione del referendum che si è tenuto di recente.

Ma questa è una buona relazione. Spero che stimoli il governo britannico ad assumere una posizione di avanguardia in questo campo. Ciò accadrà sicuramente se, come spero, tra due anni in Gran Bretagna avremo un governo conservatore. Il nostro leader, David Cameron, ha dichiarato molto chiaramente che le questioni ambientali saranno in cima alle nostre priorità, quindi questo voto oggi darà il buon esempio, proprio come sarebbe un buon esempio il modo in cui hanno votato i membri conservatori del Parlamento europeo.

 
  
  

− Relazione: Anne Laperrouze (A6-0192/2008)

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).(HU) Molte grazie, signor Presidente. E’ stato un grande piacere votare sulla direttiva sugli standard di qualità ambientale nel settore delle acque, e desidero cogliere l’opportunità per ringraziare i miei 610 colleghi che ne hanno resa possibile l’adozione votando a favore della stessa. Ancora una volta siamo riusciti a produrre una direttiva buona e lungimirante, una proposta che ripristina il principio della responsabilità condivisa e della regolamentazione congiunta degli Stati membri per quanto riguarda i corsi d’acqua che attraversano i confini nazionali. Inoltre, è una proposta che sposta l’attenzione dalle emissioni all’immissione, infatti toglie priorità agli interessi industriali per darla al biota fluviale. E’ una direttiva che introduce dei limiti rigorosi all’utilizzo di 33 sostanze, in particolare insetticidi, sostanze chimiche e industriali e metalli pesanti. Ora è il turno del Consiglio. Sosterrà la direttiva, aiutando in questo modo a ripulire il nostro fiume, i nostri fiumi? Ora sta ai governi riuscire a porre fine all’eccessivo inquinamento del fiume Raba e altri fiumi europei in condizioni simili. Molte grazie.

 
  
  

– Relazione: Avril Doyle (A6-0190/2008)

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) L’elevata protezione della salute umana e la sicurezza dei consumatori sono gli interessi fondamentali quando si tratta di definire i limiti di residui di sostanze farmacologicamente attive negli alimenti di origine animale. Negli animali allevati per la produzione di carne, i medicinali per uso veterinario possono lasciare residui, che hanno già iniziato ad avere effetti negativi per la salute sia di essere umani che di animali.

Accolgo con favore la relazione della mia collega, l’onorevole Doyle. Ho votato a favore oggi. Un approccio più coerente in termini di controllo dei residui di tutte le sostanze farmacologicamente attive e l’analisi dei rischi che esse comportano sono fondamentali. Credo sia necessario modificare, emendare e uniformare il quadro normativo per la definizione dei limiti massimi per i residui. Concordo con la relatrice sul fatto che in questo modo potremo garantire che i medicinali per uso veterinario vengano usati correttamente e siano più accessibili, assicurarci che il commercio di alimenti di origine animale funzioni adeguatamente e, soprattutto, conseguire un livello ottimale di protezione della salute pubblica.

 
  
  

− Relazione: Marie Panayotopoulos-Cassiotou (A6-0173/2008)

 
  
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  Neena Gill (PSE).(EN) Signor Presidente, ho votato a favore di questa relazione perché, avendo lavorato per 18 anni per combattere la povertà e l’esclusione sociale, sono decisamente a favore della designazione del 2010 come Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. E’ assolutamente inaccettabile che attualmente in Europa 78 milioni di persone siano a rischio di povertà. E’ sconcertante che al giorno d’oggi in molti Stati membri bambini e anziani non abbiano di che mangiare o scaldarsi. Dati recenti indicano un divario sempre maggiore, in alcuni paesi, tra le famiglie più ricche e quelle più povere, a causa dell’iniqua distribuzione del progresso economico in Europa.

Mi auguro che in quest’anno la Commissione si concentri sulle regioni dove la povertà e l’esclusione sociale sono maggiori. Ad esempio, un recente servizio di Channel 4 nel Regno Unito ha evidenziato che la regione che rappresento, West Midlands, è al secondo posto in termini di tasso di povertà e di peggiori standard di vita in tutto il paese.

Quindi, sebbene sia a favore di questa iniziativa che rafforzerà la consapevolezza in merito al problema della povertà e dell’esclusione sociale, sono delusa per il fatto che non offre soluzioni chiare sulle misure che gli Stati membri devono adottare e credo che, a meno che quest’anno non venga usato come trampolino per migliorare, essa sarà solo un’altra fabbrica di chiacchiere, un’opportunità persa di fare davvero la differenza su un’importantissima questione.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, abbiamo adottato una relazione estremamente importante sui problemi della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Questo documento è un esempio di sensibilità sociale dell’Unione europea e della creazione di un modello sociale europeo che stiamo costruendo parallelamente alle azioni volte a promuovere una maggior crescita economica e un’efficace economia di mercato.

E’ importante che dedichiamo tanto spazio alla lotta contro l’esclusione sociale e la povertà tra i bambini, i disabili e gli anziani, cioè coloro che non hanno la possibilità di evitare tale situazione. Dobbiamo tenere presente che la povertà aumenta nelle aree colpite da calamità naturali o a causa di altre situazioni a cui stiamo assistendo, quali un considerevole aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia. In questo contesto sono necessarie misure aggiuntive per limitare l’impatto di questi fattori dannosi per la situazione economica dei gruppi sociali e professionali più poveri.

 
  
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  David Sumberg (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, ho appoggiato questa relazione perché, ovviamente, tutti noi siamo a favore dei valori fondamentali. Nessuno di noi qui vuole assistere a un aumento della povertà, nessuno di noi qui vuole assistere a un aumento dell’esclusione sociale. Quindi, le parole sono positive e in un certo senso ripeto quanto è già stato detto dalla collega dall’altro lato dell’Emiciclo.

La questione è: cosa intendiamo farne? E questa domanda è rivolta a ogni singolo governo nazionale degli Stati membri. Nel caso del mio paese, sta al governo britannico fare qualcosa al riguardo, così come sta a ogni singolo governo nazionale, perché la situazione, le condizioni economiche e sociali, variano all’interno dell’Unione europea.

Oggi in Gran Bretagna, e forse anche in altri paesi, assistiamo alla minaccia sempre maggiore di una vera recessione, della vera povertà, della vera esclusione sociale, e ora sta al nostro governo e agli altri governi degli Stati membri dell’Unione europea riconoscerlo e agire di conseguenza.

 
  
  

− Relazione: David Casa (A6-0231/2008)

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE).(SK) Colgo l’opportunità (così importante per me e per il mio paese, la Slovacchia) per ringraziare tutti i deputati che hanno votato a favore dell’ammissione della Slovacchia nell’area dell’euro.

Sono lieto che tutti i deputati slovacchi siano riusciti a convincere il Parlamento europeo, grazie all’aiuto dell’equilibrata relazione del nostro collega, l’onorevole David Casa, del fatto che la Slovacchia appartiene all’efficiente club dell’euro. Ora sta alla Slovacchia, e soprattutto al governo della Repubblica slovacca, continuare ad adottare severe misure macroeconomiche e a seguire rigide politiche fiscali, in modo da riuscire a soddisfare i criteri di Maastricht anche in futuro. L’ammissione della Slovacchia nell’area dell’euro è anche un incoraggiamento agli altri Stati membri a continuare con le loro riforme e a soddisfare i criteri di Maastricht.

Oggi voglio prendere la parola per ringraziare i cittadini slovacchi, che hanno messo a repentaglio la propria vita per aiutare ad abbattere la cortina di ferro nel 1989, e coloro che hanno compreso l’importanza delle riforme, anche se non è stato sempre facile. E’ grazie a loro che oggi il popolo slovacco può costruire una Slovacchia forte in un’Europa forte.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, le mie più sincere congratulazioni alla Slovacchia per la sua ammissione all’area dell’euro. Desidero anche esprimere i miei ringraziamenti per il lavoro svolto dal relatore, l’onorevole Casa, il quale ha dovuto affrontare discussioni in Parlamento in difesa della rivalutazione della divisa slovacca, eccetera. Il dibattito ha dimostrato che sono giustificati molti altri requisiti che possono influenzare la stabilità a lungo termine della moneta unica. Sebbene oggi non ostacolino l’ammissione della Slovacchia nell’area dell’euro, essi rappresentano una sfida per quanto riguarda il raggiungimento di un accordo per cambiare le regole. Non concordo con chi, nel corso del dibattito di oggi, ha respinto la possibilità di modificare i criteri di Maastricht in futuro. Ancora una volta vorrei ringraziare il governo di Dzurinda per aver avviato le riforme necessarie in Slovacchia cinque anni fa. Se non fosse per loro, ora la Slovacchia non starebbe festeggiando per il suo successo economico e politico. Ora gli slovacchi stanno mostrando alla Repubblica slovacca il cammino giusto.

 
  
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  David Sumberg (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, vorrei spiegare all’Assemblea il motivo per cui mi sono astenuto dal votare su questa particolare risoluzione. Non mi sono astenuto perché io sia a favore della moneta unica per il mio paese, anzi, sono assolutamente contrario. Sarebbe un disastro per il sistema politico e per l’economia della Gran Bretagna se la adottassimo.

Mi sono astenuto perché ritengo che questa questione riguardi esclusivamente il governo slovacco. Se esso ritiene che sia nell’interesse del paese adottare la moneta unica, è un diritto nazionale e ha preso una decisione di conseguenza.

Sono questioni come questa che indicano come dovrebbe procedere l’Europa. Dovrebbe procedere con paesi che prendono decisioni nel proprio interesse, ed è sbagliato rimproverare il popolo irlandese come è stato fatto in quest’Aula nelle ultime ore. Il popolo irlandese ha preso una decisione nel proprio interesse nazionale. Sta a lui decidere, e il suo voto democratico dovrebbe essere rispettato.

Winston Churchill ha detto: “Fidatevi del popolo”. E questo è ciò che dovremmo fare.

(Applausi)

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, prima di tutto mi permetta di dire che concordo pienamente su quanto ha appena affermato l’onorevole Sumberg. Voglio solo ringraziare il popolo irlandese per aver dato un’altra possibilità alla democrazia nell’Unione europea.

Intervengo a questo proposito perché anch’io mi sono astenuto dato che la politica del mio partito è di non votare su questi argomenti visto che non ci riguardano. Ma trovo la relazione in sé interessante. Il paragrafo 6 raccomanda al “governo slovacco di istituire un osservatorio per controllare settimanalmente il prezzo di una serie selezionata di prodotti di base per combattere le false percezioni sull’aumento dei prezzi”.

Ebbene, nel Regno Unito misuriamo l’inflazione e sembra che il nostro tasso d’inflazione sia aumentato al 3,3 per cento, come è già stato annunciato questa mattina. Tuttavia, se lo chiedete a un umile consumatore di Daventry o Long Buckby, vi dirà che il prezzo della benzina è aumentato molto di più, che il prezzo dei prodotti alimentari è aumentato molto di più, che l’imposta locale sul valore degli immobili è aumentata molto di più. Quindi mi chiedo quale valore abbiano le statistiche.

Vi sono altri problemi ai paragrafi 8 e 9, ma essi aiutano a spiegare il motivo per cui è una buona idea che la Gran Bretagna non faccia parte del club. Tuttavia, faccio i miei auguri a questo paese.

 
  
  

− Relazione: Gábor Harangozó (A6-0212/2008)

 
  
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  Filip Kaczmarek (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, mi sono astenuto dal voto sulla relazione dell’onorevole Harangozó. Uno degli obiettivi della politica di coesione dell’Unione europea dovrebbe essere quello di rafforzare gli strumenti di solidarietà e integrazione. I gruppi e le comunità vulnerabili dovrebbero ricevere il nostro appoggio nella lotta contro l’esclusione e l’ineguaglianza. Tuttavia, questo non deve essere visto come un’argomentazione a sfavore dello sviluppo di aree urbane, poiché l’uno non preclude l’altro. E’ importante avere un approccio territoriale, ma dopotutto esso non annulla l’importanza di una politica di coesione efficace.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, la relazione Harangozó che è stata accolta oggi solleva il problema estremamente importante dell’impatto della politica di coesione sull’integrazione delle società e dei gruppi più a rischio. Questa relazione sottolinea in modo chiaro la necessità di continuare la politica di coesione nelle aree meno sviluppate, dimenticate, dove le condizioni agricole sono difficili e le infrastrutture sono deboli oppure obsolete.

Un aiuto particolare dovrebbe essere offerto a quelle regioni o aree con uno storico ritardo in termini di sviluppo, dove la popolazione locale è meno preparata a far fronte alle difficili sfide di un’economia di mercato. Le disparità tra regioni per quanto riguarda il livello di sviluppo sono enormi. E’ quindi necessario creare un’immagine reale dello stato di sviluppo delle nostre regioni e usarla come base per affrontare le aree difficili all’interno delle singole regioni. Possiamo già dire che ciò riguarda le zone montane e una vasta parte delle aree rurali. Dobbiamo mettere insieme un processo di sviluppo sostenibile in modo che non vengano lasciate indietro o create delle enclavi meno sviluppate o sottosviluppate.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, anch’io mi sono astenuto dal votare su questa relazione. Vorrei dire due o tre cose sul motivo per cui l’ho fatto.

Prima di tutto, mi sono sforzato di credere che i padri fondatori di questo luogo, quando stavano gettando le basi per la loro Unione europea per la libertà, la libertà di circolazione eccetera, pensavano che la politica dettagliata che viene presentata in questa relazione sarebbe stata una delle cose che si sarebbero verificate negli anni a venire.

Secondo, non credo che questo dovrebbe avvenire a livello europeo. Forse potrebbe avvenire a livello nazionale, ma sicuramente dovrebbe essere quanto più possibile al livello locale.

Infine, vorrei concludere dicendo che nella mia circoscrizione elettorale la città di Leicester è un esempio di come sia efficace in quest’ambito l’azione a livello locale. Leicester è una delle città più eterogenee del Regno Unito per numerosi motivi (ha sia ricchi che poveri e molte nazionalità diverse), tuttavia, grazie all’azione individuale e locale, la città vanta una delle strategie più coerenti in materia di coesione e integrazione delle comunità e dei gruppi vulnerabili, come li definiamo qui. E’ un esempio per tutti noi del fatto che l’azione a livello locale è meglio, e mi preoccupo quando ne parliamo a livello di UE.

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, le mie osservazioni fanno eco a quelle dell’oratore che mi ha preceduto.

Esse riguardano anche la relazione Panayotopoulos-Cassiotou sulla povertà e l’esclusione sociale. Se consideriamo queste due relazioni, esse mostrano chiaramente un errore nel pensiero dei politici europei, ovvero che qualunque sia il problema, la soluzione è l’Europa.

Invito invece tutti coloro che tra noi sono davvero interessati ai problemi delle comunità vulnerabili a considerare soluzioni a livello locale e non le proposte di qualche lontano eurocrate o membro del Parlamento europeo.

Vi prego di considerare l’ottimo lavoro, per esempio, del Centro di giustizia sociale di Londra, la mia circoscrizione elettorale, guidato da Iain Duncan-Smith e la sua splendida squadra, che stanno creando un’alleanza di organizzazioni di comunità locali per affrontare la povertà e l’esclusione sociale: organizzazioni quali la Croydon Caribbean Credit Union o la London Boxing Academy, che attraggono alcune delle persone più vulnerabili della società.

Sebbene le questioni affrontate dalla relazione siano tutti problemi gravi, dobbiamo ricordare che spesso le soluzioni sono vicine, ed è per questo che mi sono astenuto dal votare sulla relazione Harangozó.

 
  
  

− Relazione: Frithjof Schmidt (A6-0137/2008)

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, la politica per lo sviluppo sostenibile non ha alcuna possibilità di riuscita a meno che non assuma una dimensione globale. La Dichiarazione del millennio delle Nazioni Unite può anche invitare tutti gli Stati ad assicurare la coerenza delle politiche per lo sviluppo, ma i paesi sviluppati non fanno molto a questo proposito. In questo consiste la contraddizione dell’impegno dell’Unione europea, che ci invita a valutare l’impatto delle politiche europee riguardo agli Obiettivi di sviluppo. Questo rende ancora più importante le restrizioni che aggiungiamo alla nostra politica della pesca a vantaggio dei paesi in via di sviluppo. Vorrei anche accennare al taglio di alberi nell’Africa occidentale, dove solo il 5 per cento delle foreste viene gestito in modo sostenibile. Ovviamente è importante che la Commissione dia sostegno finanziario al lancio di piani strategici nazionali in Africa, ma saremo in grado di evitare il saccheggio di foreste tropicali anche vietando le importazioni in Europa di legname privo del marchio di qualità ecologica. Credo che la Commissione presenterà presto queste proposte e che questo Emiciclo e il Consiglio le adotteranno, senza cercare scuse.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

− Relazione: Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (A6-0233/2008)

 
  
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  Toomas Savi (ALDE), per iscritto. (EN) Ho appoggiato le relazioni dell’onorevole Lidia Joanna Geringer de Oedenberg e concordo sul fatto che non dovremmo preoccuparci eccessivamente di questioni tecniche in un momento in cui l’Unione europea sta affrontando decisioni politiche importanti. Sebbene mi incuriosisca ascoltare i membri di questo Parlamento dibattere furiosamente sul significato politico dei dispositivi di illuminazione e segnalazione luminosa dei trattori agricoli o forestali a ruote, sono totalmente a favore di utilizzare il metodo di lavoro accelerato ai fini della codificazione ufficiale dei testi legislativi in questi ambiti. Ora che l’Unione europea è ancora una volta in una situazione di stallo, dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi per trovare un modo per salvare il Trattato di Lisbona.

 
  
  

− Relazioni: Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (A6-0233/2008A6-0235/2008)

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Voto contro la relazione perché una regolamentazione dettagliata come questa non dovrebbe essere trattata a livello politico. Non è necessario codificare un testo legislativo che dovrebbe essere ritirato a favore di una regolamentazione con norme tecniche stilate da comitati tecnici.

 
  
  

− Relazione: Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (A6-0234/2008)

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Ho votato contro la relazione perché una regolamentazione tecnica dettagliata di questo tipo non dovrebbe essere affrontata a questo livello, ma da comitati tecnici con norme tecniche (non ci dovrebbe essere alcuna codificazione di un testo legislativo che dovrebbe essere ritirato a favore di norme tecniche).

 
  
  

− Relazione: Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (A6-0237/2008)

 
  
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  Mieczysław Edmund Janowski (UEN), per iscritto. (PL) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Geringer de Oedenberg sulla tutela giuridica dei programmi per elaboratore, perché ritengo che, dato che svolgono un ruolo importantissimo per il funzionamento della società moderna, dovrebbe esserne garantita un’adeguata tutela giuridica che venga riconosciuta come conforme alle norme sui diritti d’autore, come le opere letterarie e artistiche nel senso della Convenzione di Berna. Solo i programmi per elaboratore espressi nella forma adeguata dovranno essere soggetti a tutela. I concetti e principi effettivi su cui si basano i singoli elementi di un programma di TI non possono essere soggetti a tale tutela.

Naturalmente, neanche le procedure matematiche o linguaggi di programmazione e gli algoritmi potranno essere soggetti a tutela. Quest’ultima deve essere concessa sia a persone fisiche che giuridiche, in conformità alla legislazione nazionale in materia di diritti d’autore. Deve essere chiaro che se un programma è stato scritto da dipendenti nel corso dello svolgimento dei loro compiti professionali, il datore di lavoro o il cliente godrà dei diritti di proprietà derivanti da tale programma (a meno che non sia diversamente specificato nel contratto).

 
  
  

− Relazione: Mariela Velichkova Baeva (A6-0194/2008)

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della risoluzione riguardante l’adesione della Romania alla convenzione del 23 luglio 1990 relativa all’eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate, perché ritengo sia necessario ridurre l’onere fiscale dei contribuenti.

E’ molto importante che la Romania e la Bulgaria aderiscano alla convenzione sull’arbitrato non appena possibile e, di conseguenza, entrino a far parte del gruppo di Stati membri per i quali la convenzione è già in vigore. Attualmente il fatto che non partecipino a questo sistema comporta costi elevati per l’economia e rappresenta un ostacolo al funzionamento del mercato comune europeo.

Secondo il Trattato di adesione della Romania e della Bulgaria all’Unione europea, il Consiglio dovrà stabilire la data di entrata in vigore della convenzione in base alla raccomandazione ricevuta dalla Commissione e dopo essersi consultato con il Parlamento. Vorrei esprimere la mia preoccupazione riguardo all’attuazione retroattiva della convenzione sull’arbitrato a partire dal 1° gennaio 2007 e, per questo motivo, appoggio la proposta secondo la quale la data effettiva coinciderebbe con il giorno successivo alla data di pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.

 
  
  

− Relazione: Agustín Díaz de Mera García Consuegra (A6-0207/2008)

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. (SV) La delegazione moderata al Parlamento europeo oggi ha votato a favore della relazione (A6-0207/2008) di Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE-DE, ES) relativa allo scambio di informazioni estratte dai casellari giudiziari tra gli Stati membri e al contenuto delle informazioni condivise.

Quando la criminalità attraversa le frontiere, è necessario adattare di conseguenza le misure per combatterla. Appoggiamo dunque la decisione quadro e una maggiore collaborazione volta a rendere più semplice ed efficace lo scambio di informazioni sulle condanne tra gli Stati membri.

Tuttavia, rifiutiamo decisamente l’articolo relativo al trattamento dei dati personali riguardanti la razza o l’origine etnica, le opinioni politiche, la fede religiosa o filosofica e simili.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. (PT) Questa proposta sull’organizzazione e lo scambio di informazioni estratte dai casellari giudiziari tra gli Stati membri intende migliorare la comunicazione tra le autorità giudiziarie.

E’ importante fare in modo che le informazioni estratte dai casellari giudiziari siano di facile comprensione e che le informazioni ivi contenute vengano utilizzate in modo adeguato.

Appoggio quindi l’ottima relazione del collega, l’onorevole Díaz de Mera, così come gli emendamenti proposti relativi alla protezione dei dati.

E’ fondamentale che venga attuata una serie generale di principi di protezione dei dati che vengano osservati nella raccolta, trattamento e trasmissione dei dati. Inoltre, le autorità preposte alla protezione dei dati dovrebbero essere sistematicamente informate dello scambio di dati personali in conformità di questa decisione quadro.

E’ importante anche che il sistema funzioni in modo efficace e divenga quindi uno strumento utile per prevenire e combattere la criminalità, soprattutto di natura sessuale. Per garantire un maggior livello di protezione dei bambini, per esempio, è fondamentale che le scuole abbiano accesso ai dati relativi al loro personale, effettivo o potenziale, per scoprire se questo abbia precedenti penali di reati nei confronti di minori.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto.(FR) E’ oltraggioso che un criminale pericoloso possa nascondersi dietro alla mancanza di informazioni sui suoi precedenti penali e sfuggire in questo modo alla giustizia o commettere crimini in altri Stati membri. Il caso Fourniret ne è un esempio angosciante e doloroso.

In questo contesto, permettere che vengano preparati casellari giudiziari completi e immediatamente disponibili, comprensivi di condanne emesse nei vari Stati, sembra un gradito miglioramento.

Tuttavia, questa lodevole iniziativa non riguarda solo i pedofili, gli assassini e i rapinatori armati. Semplicemente con l’aggiunta delle parole “interdizioni risultanti dalle condanne penali”, essa comporta anche la persecuzione internazionale per determinate opinioni. Sappiamo anche troppo bene quale sia il bersaglio, in questa pazza Europa, esposta ai venti dell’immigrazione incontrollata, perennemente pentita di ciò che è stata, di ciò che è e di ciò che potrebbe essere: i patrioti fedeli alla loro identità, orgogliosi della loro gente, nazione e storia, e che osano proclamare ad alta voce la loro intenzione di difenderle.

Quindi ci asteniamo dal voto perché temiamo che, a parte la legittima repressione della criminalità, questo testo consentirà di estendere all’intera Unione delle leggi che distruggeranno la libertà e in questo modo danneggeranno notevolmente la vita dei nostri paesi.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La trasmissione di informazioni estratte dai casellari giudiziari dei cittadini di uno Stato membro a un altro deve essere eseguita sulla base della cooperazione (bilaterale) stabilita tra le parti coinvolte.

Questa iniziativa intende migliorare la comunicazione tra le autorità giudiziarie e assicurare che le richieste di informazioni degli Stati membri sulle condanne penali di cittadini appartenenti ad altri Stati membri “ottengano risposte idonee ed esaustive”.

Tuttavia, non concordiamo sull’armonizzazione delle legislazioni e l’adozione di procedure comuni relative all’obbligo di trasmettere “l’informazione relativa alle condanne penali pronunciate contro cittadini di altri Stati membri” o sull’obbligo di “conservare e aggiornare tutte le informazioni ricevute”, nonché sull’armonizzazione delle procedure, soprattutto in assenza di chiare garanzie sulla protezione di questi dati. Secondo noi questa proposta diventa ancora più discutibile.

Riconosciamo la necessità di dotarci di meccanismi che ci consentano di trasmettere reciprocamente le informazioni estratte dai casellari giudiziari tra diversi Stati membri, ma questo deve essere fatto di volta in volta e dentro un quadro di cooperazione tra detti Stati.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione di Díaz de Mera García Consuegra sullo scambio di informazioni estratte dai casellari giudiziari tra gli Stati membri. Data la maggiore mobilità all’interno dell’UE, è importante che gli Stati membri siano in grado di informarsi reciprocamente sulla fedina penale dei cittadini dell’UE residenti nei loro territori. Tuttavia, devono essere adottate misure di protezione e accolgo la proposta di proibire in generale il trattamento dei dati personali relativi alla razza o all’origine etnica, alle opinioni politiche, alla fede religiosa o filosofica, all’appartenenza a un partito o sindacato e dati relativi alla salute o alla vita sessuale.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) In un’Unione europea senza frontiere interne è necessaria una buona collaborazione tra le autorità per riuscire a portare avanti in modo soddisfacente la lotta contro la criminalità. L’obiettivo del portale europeo a cui possono accedere cittadini e aziende per ottenere informazioni sui loro diritti in riferimento a procedimenti penali sembra utile.

L’istituzione di un registro elettronico che semplifichi lo scambio di casellari giudiziari da un paese all’altro può essere positiva solo in presenza di adeguati requisiti di protezione dei dati. In pratica, molto dipenderà dal modo in cui verranno gestiti gli atti che sono passibili di incriminazione in uno Stato membro ma non in un altro. Secondo me questi aspetti non sono stati sufficientemente trattati all’inizio, ed è per questo che mi sono astenuto dal voto.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole sulla relazione del collega Diaz de Mera García Consuegra. Migliorare le comunicazioni tra le autorità giudiziarie e assicurare che le richieste di informazioni sulle condanne penali tra Stati membri ottengano risposte idonee ed esaustive è fondamentale.

L’apertura delle frontiere, infatti, non comporta soltanto la libera circolazione di onesti cittadini ma anche di criminali che spesso sfuggono alle maglie della giustizia rifugiandosi in altri Stati in cui commettono ulteriori reati. Tuttavia, proprio per la mancanza di scambio di informazioni, né la recidiva né la reale pericolosità vengono tenute in debita considerazione.

In particolare, come riportano i dati di cronaca quotidianamente, i criminali sessuali e altri soggetti estremamente pericolosi beneficiano della mancanza di un sistema di scambio di informazioni efficace e approfittano dei limiti imposti alle attuali competenze dell’Unione.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. (SV) Gli emendamenti del Parlamento europeo migliorano la legge, ma non intendo comunque votare per la sua attuazione. Di conseguenza, mi astengo dal voto.

 
  
  

− Relazione: Agustín Díaz de Mera García Consuegra (A6-0230/2008)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. (PT) L’obiettivo di questo regolamento è assicurare un alto livello di protezione contro la contraffazione e la falsificazione dell’euro, stabilendo le misure necessarie a tale protezione mediante il controllo dell’autenticità e idoneità alla circolazione di banconote e monete.

Secondo le più recenti statistiche, nel 2007 sono state ritirate dalla circolazione circa 561 000 banconote e 211 100 monete contraffatte.

Ora che la Banca centrale europea e la Commissione hanno stabilito le procedure definitive per l’individuazione di banconote e monete false, è fondamentale che il regolamento del 2001 venga emendato, poiché gli enti preposti alla distribuzione di contanti al pubblico hanno gli strumenti necessari per svolgere questi controlli.

Accolgo anche l’obbligo esplicito, per istituti di credito o altri organi competenti, di verificare l’autenticità di banconote e monete prima di rimetterle in circolazione. Contemporaneamente dovranno adattare le loro procedure interne e aggiornare le loro attrezzature secondo le necessità.

E’ importante, inoltre, che l’autenticità dell’euro venga garantita negli Stati membri che non fanno parte dell’area dell’euro ma dove questa moneta viene utilizzata per le operazioni commerciali, anche se i sistemi di controllo non potranno essere applicati nello stesso modo, il che significa che dovranno essere stabilite apposite procedure di verifica.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) C’è un flusso costante di banconote false di ottima qualità proveniente dall’Europa orientale. Dopotutto, l’Unione europea è di per sé molto allettante per i contraffattori perché la gente non conosce molto la nuova moneta e neanche gli sportelli automatici sono immuni alle frodi.

Migliorare la protezione dell’euro contro possibili frodi è uno sviluppo positivo, ed è per questo che anch’io ho votato a favore della relazione dell’onorevole Diaz de Mera. Lavorare continuamente per cercare di rendere l’euro più sicuro è una cosa, ma non si arriva a niente se la gente sa ancora così poco riguardo agli aspetti di sicurezza. La Banca centrale europea e gli Stati membri devono quindi intensificare i loro sforzi nell’area dell’informazione. Inoltre, dobbiamo anche fare in modo che sia possibile catturare rapidamente i contraffattori professionisti ovunque nell’UE. I continui tagli ai servizi di polizia nel momento in cui vengono eliminate le frontiere sono controproducenti, e non solo in quest’area.

 
  
  

− Relazione: Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (A6-0211/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Questo progetto di decisione del Consiglio, a seguito di una domanda della Corte di giustizia, mira a introdurre nel regolamento di procedura della Corte una disposizione relativa al regime linguistico applicabile al procedimento di riesame, conformemente all’articolo 64 dello statuto della Corte.

La procedura che consente alla Corte di giustizia di riesaminare le decisioni del Tribunale di primo grado, come previsto dall’articolo 225, paragrafi 2 e 3, del Trattato CE e dall’articolo 140 bis, paragrafi 2 e 3, del Trattato CEEA, può essere utilizzata qualora quest’ultimo si pronunci in merito ai ricorsi proposti contro una decisione di una camera giurisdizionale.

Lo statuto della Corte prevede la possibilità di un riesame nel caso in cui le questioni pregiudiziali diventino di competenza del Tribunale di primo grado. Anche se questa possibilità non si è ancora realizzata, la Corte ha ritenuto necessario modificare il suo regolamento per poter applicare il regime linguistico a questo nuovo procedimento di riesame.

Ciò implica che la lingua processuale sia quella della decisione (ad esempio del Tribunale di primo grado) che è oggetto di riesame, il che, secondo noi, è corretto.

 
  
  

− Relazione: Caroline Jackson (A6-0162/2008)

 
  
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  Jan Andersson, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. (SV) Abbiamo deciso di dare pieno appoggio al compromesso raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri. Esso prevede che vengano introdotti obiettivi vincolanti in termini di riciclaggio, il che è estremamente positivo. Tuttavia, avremmo preferito vedere una definizione più precisa di sottoprodotti e obiettivi di riciclaggio più elevati.

 
  
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  Liam Aylward (UEN), per iscritto. (EN) Lo scopo di qualunque politica sui rifiuti è ridurre al minimo gli effetti negativi dei rifiuti sulla salute umana e sull’ambiente. E’ di fondamentale importanza separare i rifiuti dalle nostre economie in crescita. Produciamo 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno, di cui circa 40 milioni pericolosi.

Questa normativa UE mira a portarci a diventare una società del riciclaggio. Il Parlamento ha insistito sugli obiettivi relativi al riutilizzo e al riciclaggio dei rifiuti. Si tratta di obiettivi ambiziosi: entro il 2020 gli Stati membri dovranno aumentare del 50 per cento il riciclaggio e il riutilizzo dei rifiuti domestici.

Dobbiamo ridurre la quantità di rifiuti destinati alle discariche o all’incenerimento. Il sistema della gerarchia dei rifiuti come ordine di priorità obbliga i legislatori in materia di politiche di prevenzione e gestione dei rifiuti ad adottare per prima la prevenzione, seguita dal riutilizzo, dal riciclaggio e infine dal recupero e dallo smaltimento. Solo l’incenerimento effettuato con elevate norme di efficienza energetica verrà considerato recupero.

Dobbiamo impegnarci con cittadini, produttori e consumatori a ridurre, riutilizzare e riciclare i rifiuti. Per ottenere il massimo impatto, le strutture di riciclaggio comunitarie e locali dovranno essere situate in luoghi pratici e accessibili.

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. (PL) Signor Presidente, concordo con il relatore sul fatto che in alcuni Stati, e soprattutto dove si è solo appena cominciato a non gettare via i rifiuti, ricavare energia dai rifiuti potrebbe diventare fondamentale e scoraggiare investimenti in altri processi, come il riciclaggio e il riutilizzo.

Attualmente la Polonia ricicla la percentuale più bassa di rifiuti rispetto a qualsiasi altro paese dell’UE: solo il 4 per cento. Nella regione Małopolska viene riciclato il 7 per cento dei rifiuti. Nel frattempo è in programma la costruzione di inceneritori per gestire le 250 000 tonnellate di rifiuti all’anno, più di quanto produca un’intera città. Perché un inceneritore sia efficace, deve essere adeguatamente riempito. Il progetto finanziato dalla Commissione europea distruggerà quindi ogni entusiasmo in termini di separazione dei rifiuti, perché tutto sarà combustibile.

Si stima che raggiungano regolarmente la Polonia decine di migliaia di tonnellate di rifiuti urbani, lamine di metallo, rottami, pneumatici usati e batterie importati illegalmente. Da gennaio di quest’anno, in una zona specifica a sud del nostro confine occidentale sono state bloccate 16 spedizioni per un totale di 40 tonnellate di rifiuti. Alcune autorità locali vicine al confine hanno dovuto aumentare del 30 per cento le spese per ripulire le discariche illegali.

Chiedo che vengano adottate misure specifiche quanto prima allo scopo di porre fine a queste pratiche. Norme infinite sulla separazione dei rifiuti e sui metodi di recupero non sono di alcuna utilità se per le aziende è più economico scaricare i loro rifiuti nei campi di uno Stato vicino.

 
  
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  Konstantinos Droutsas (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La proposta di compromesso del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione sulla gestione dei rifiuti è un notevole voltafaccia a favore degli enormi interessi finanziari nascosti dietro a rifiuti e immondizia.

La direttiva proposta non contribuisce alla riduzione generale del volume di rifiuti. Gli obiettivi e gli strumenti sono deliberatamente vaghi. Esenta i rifiuti industriali e si limita ad alcuni tipi di rifiuti urbani, nell’interesse dell’efficienza dei costi e della concorrenza piuttosto che dell’ambiente e della salute pubblica.

Un esempio di ritrattazione generale è lo scalzamento della struttura gerarchica in base alla quale il riciclaggio deve precedere il recupero energetico. Un altro esempio è il fatto di considerare la combustione energetica di rifiuti misti come recupero energetico nei casi che non rientrano tra quelli già specificati come, per esempio, la produzione di biogas.

Le sostanze tossiche e altre sostanze pericolose che vengono liberate nell’aria, penetrando nel terreno e nelle falde freatiche e influendo sulle sostanze nutritive, hanno un effetto diretto sulla salute degli operatori del settore della gestione dei rifiuti e della popolazione in generale.

Ciò di cui c’è bisogno è ridurre il volume di rifiuti, pianificarne la gestione e organizzarne adeguatamente il trasporto. Bisogna assumersi la responsabilità a livello governativo, regionale e locale per separare i rifiuti tossici e le altre sostanze pericolose (come la diossina, eccetera) e bisognerebbe riciclare il più possibile. I rifiuti misti non devono essere bruciati. Dovrebbero esserci un miglioramento delle discariche dal punto di vista ambientale e lo smaltimento sicuro dei residui prodotti da queste ultime.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della raccomandazione dell’onorevole Jackson in seconda lettura relativa alla revisione della direttiva quadro sui rifiuti, perché ritengo che questa proposta aiuterà a ridurre l’impatto ambientale e socioeconomico della gestione dei rifiuti, tenendo presente che la riduzione, la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti devono essere prioritari in tutta l’Unione europea.

Ho votato a favore dell’emendamento n. 82 perché sostengo l’adozione di obiettivi più ambiziosi sul riciclaggio dei rifiuti per tutti gli Stati membri, allo scopo di garantire un’efficace politica di prevenzione dei rifiuti in Europa.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) In questa seconda lettura il Parlamento europeo insiste affinché il Consiglio accetti gli emendamenti che erano già stati adottati in prima lettura.

Tra gli emendamenti fondamentali figuravano l’introduzione di obiettivi in termini di riciclaggio e prevenzione dei rifiuti e l’istituzione di una gerarchia dei rifiuti in cinque fasi come regola generale.

Il Consiglio ha eliminato qualunque riferimento agli obiettivi ma la relatrice ha ripristinato gli emendamenti del Parlamento in un’altra forma. Secondo la relatrice sarebbe sbagliato perdere l’opportunità di garantire che questa direttiva non serva solo a fornire una serie di definizioni. Dovrebbe esserci un collegamento effettivo tra la direttiva e le aspirazioni relative al riciclaggio e alla prevenzione dei rifiuti specificate nella strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti.

Un obiettivo importante della direttiva è fare una chiara distinzione tra ciò che viene considerato “recupero” e ciò che viene considerato “smaltimento” dei rifiuti, poiché le sentenze della Corte di giustizia hanno sollevato la questione.

In ogni caso, riteniamo che la riduzione, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti debbano essere prioritari. Tuttavia, considerare l’incenerimento un metodo di recupero e quindi un’attività remunerativa è davvero molto sospetto. La questione è: se questo è il caso, chi ridurrà la produzione e aumenterà il riciclaggio e il recupero?

 
  
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  Ambroise Guellec (PPE-DE), per iscritto.(FR) Secondo i dati dell’OCSE, da oggi al 2020 produrremo il 45 per cento di rifiuti in più rispetto al 1995. Quindi l’Unione europea deve urgentemente definire una nuova strategia per la gestione dei rifiuti che consenta di vedere tutti i tipi di rifiuto non solo come una fonte di inquinamento da ridurre, ma anche come una risorsa potenziale da sfruttare.

Il compromesso adottato nella plenaria di oggi aiuterà a spostare l’attenzione sulla prevenzione e il riciclaggio, allo scopo di stabilire il volume di rifiuti prodotti da oggi al 2012 e soddisfare entro il 2020 gli obiettivi del 50 per cento sul riciclaggio di rifiuti domestici e del 70 per cento per i rifiuti da costruzione e demolizione, con piani obbligatori di raccolta dei rifiuti separati entro il 2015, almeno per la carta, il metallo, la plastica e il vetro, e norme più severe per i rifiuti pericolosi, principalmente attraverso la raccolta separata e la rintracciabilità. Dovrà essere organizzata anche la raccolta separata degli oli usati, così come la distinzione tra le operazioni di incenerimento volte a eliminare completamente i rifiuti e quelle che riciclano attraverso il recupero energetico. Quindi, applicando una formula di efficienza energetica, solo gli inceneritori di rifiuti urbani più efficienti dal punto di vista energetico verranno definiti impianti di riciclaggio.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) La seconda lettura della direttiva quadro sui rifiuti è un’opportunità sprecata. L’UE dovrebbe stabilire obiettivi severi per la riduzione dei rifiuti, non creare ambizioni non vincolanti per un futuro remoto. Gli emendamenti del mio gruppo avrebbero rafforzato la legge proposta ed è un peccato che non siano stati accolti.

 
  
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  Jaromír Kohlíček (GUE/NGL), per iscritto. (CS) Politici lungimiranti di quasi tutti i paesi del mondo osservano da anni l’aumento a valanga della produzione di rifiuti. Una buona soluzione a questa disastrosa tendenza è una legge che imponga un’elevata percentuale di riciclaggio di ciascun tipo di materiale. Purtroppo la quantità di materiali che vengono collettivamente denominati “rifiuti misti” è ancora in costante aumento.

Apprezzo lo sforzo dell’onorevole Jackson di trovare una soluzione valida e giusta nella sua relazione. Sebbene alcuni dei suggerimenti avanzati negli emendamenti siano interessanti e li sosterremo, non posso accettare che l’incenerimento dei rifiuti venga visto come un utilizzo di energia equivalente alle fonti energetiche rinnovabili.

Di conseguenza, sebbene la relazione contenga alcuni aspetti positivi, non posso votare a favore, né può farlo la maggioranza del gruppo GUE/NGL. Non possiamo appoggiare la riclassificazione degli inceneritori di rifiuti urbani che li metterebbe sullo stesso piano di fonti energetiche ecologicamente pure.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Signor Presidente, avevo un certo numero di ragioni per sostenere il compromesso negoziato dalla mia collega, l’onorevole Jackson, e desidero ringraziarla per il notevole lavoro svolto. Avevamo delle buone ragioni per essere soddisfatti di questo risultato perché una quantità sempre maggiore di rifiuti finisce nelle discariche. E’ un peccato che ciò avvenga ora che l’Europa è consapevole dell’importanza di una politica sulle risorse e le materie prime. In media solo poco meno di un terzo dei rifiuti domestici in Europa viene riciclato o trasformato in concime. Circa la metà viene gettata e solo meno di un quinto bruciato. In alcuni Stati membri fino al 90 per cento dei rifiuti domestici finisce in discariche.

Abbiamo bisogno di obiettivi quantitativi per il riciclaggio di rifiuti e contemporaneamente di concentrarci sull’importanza della prevenzione dei rifiuti. Tuttavia vorrei sottolineare che dobbiamo migliorare drasticamente il modo in cui utilizziamo l’energia. E’ ora di smettere di applicare la logica sbagliata secondo la quale non è possibile sviluppare l’utilizzo dei rifiuti perché causerebbe altri rifiuti. Dato che questo tipo di ragionamento nella pratica sembra solo portare a un aumento delle discariche, ha già mostrato la propria debolezza.

Devo quindi ammettere di aver appoggiato la linea del Consiglio sulla gerarchia dei rifiuti e di averne difeso il principio di base. Avrebbe reso possibile una politica sui rifiuti più flessibile, che tenesse in considerazione le varie circostanze. Questo principio di base è stato anche l’approccio che ho adottato nel mio emendamento, e ringrazio l’onorevole Jackson per aver fornito il suo sostegno in vari modi durante l’intero processo.

Sono quindi grata all’onorevole Jackson, che si è dimostrata un po’ più razionale di quanto non faccia pensare l’esito finale. Ha capito che l’energia derivante dagli impianti di trattamento dei rifiuti è solo una risposta parziale alla scarsità di energia dell’UE e si è sentita obbligata a dire che in alcuni Stati membri l’utilizzo di energia viene visto come una minaccia al riciclaggio.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la relazione di Caroline Jackson sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti. Per contribuire adeguatamente ai nostri obiettivi sul cambiamento climatico, l’UE deve rinnovare il proprio impegno nei confronti della riduzione di rifiuti e del riciclaggio. Faremmo un enorme passo avanti in questo senso se introducessimo obiettivi vincolanti sul riciclaggio e il riutilizzo del 50 per cento dei rifiuti domestici e il 70 per cento dei rifiuti di costruzioni e demolizioni entro il 2020. Il mio voto rispecchia quest’opinione.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto. (RO) Lo scopo del rivedere questa direttiva è creare un quadro giuridico uniforme e coerente collegato agli obiettivi della strategia sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti, in modo che l’Europa diventi una società del riciclaggio che utilizzi in modo più efficace le risorse derivanti dai rifiuti.

Verrà stabilito quanto segue:

• una gerarchia di gestione dei rifiuti a cinque fasi: prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero energetico e smaltimento (compreso lo stoccaggio);

• misure/piani per la prevenzione della creazione di rifiuti;

• obiettivi obbligatori di riciclaggio per i rifiuti urbani e per i rifiuti da costruzione e demolizione;

• maggiore responsabilità da parte dei produttori nell’informare il pubblico riguardo alla possibilità di riutilizzare e riciclare i prodotti.

Le azioni che andranno intraprese negli Stati membri per conseguire tutti gli obiettivi sopra citati dovranno incoraggiare l’ammodernamento e la creazione di nuove unità per il riciclaggio dei rifiuti e di trattamento per il riutilizzo, cioè l’“industria verde”.

Ho votato a favore della revisione della direttiva quadro sui rifiuti perché tutte queste misure contribuiranno alla creazione di nuovi posti di lavoro, a una gestione dei rifiuti più sicura e duratura, all’uso razionale delle risorse nazionali e alla soluzione del problema del cambiamento climatico (sviluppo di settori che non rientrano nel sistema di scambio di quote di emissioni).

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE), per iscritto. (PL) Appoggio la relazione dell’onorevole Jackson perché la nuova direttiva sui rifiuti intende fornire una base per la creazione di una “società del riciclaggio”. L’Europa si è trovata di fronte ad alcuni obiettivi molto ambiziosi. Ma sono forse troppo ambiziosi e gli Stati membri, soprattutto quelli nuovi, sono in grado di soddisfare i severi requisiti? Vorrei che vi rendeste conto che i nuovi Stati membri hanno già problemi a soddisfare le norme comunitarie per la gestione dei rifiuti urbani.

Vale la pena sottolineare che i “vecchi” Stati membri hanno avuto molto più tempo per adattare i loro sistemi di gestione dei rifiuti ai severi requisiti, mentre quelli nuovi sono ora obbligati a introdurre meccanismi giuridici e a creare le infrastrutture necessarie molto più rapidamente. La proposta per la nuova direttiva sta causando molte controversie in numerosi paesi, poiché la sua attuazione avrà enormi conseguenze per l’economia.

Non penso ci debba sorprendere, quindi, il fatto che sia stato così difficile raggiungere un compromesso con il Consiglio. Nel corso del dibattito di ieri molti deputati al Parlamento europeo hanno detto di non essere soddisfatti del compromesso sulla direttiva. Temo, però, che l’introduzione di requisiti ancora più severi possa causare problemi all’attuazione di questa legge. La nuova direttiva sui rifiuti obbligherà i paesi che hanno trascurato la gestione dei rifiuti urbani ad adottare misure decisive. Questi paesi saranno obbligati a introdurre meccanismi giuridici ed economici in grado di stimolare anziché gravare l’economia. La nuova direttiva dovrebbe essere uno stimolo allo sviluppo di nuovi modi di creare posti di lavoro.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto.(NL) Il gruppo Verde/Alleanza libera europea ha appoggiato circa 30 emendamenti di compromesso, ma ha anche presentato degli emendamenti che vanno oltre e mirano a rendere più severo il testo in riferimento ai rifiuti pericolosi, il trattamento dei rifiuti organici, la “cessazione della qualifica di rifiuto” e il concetto di sottoprodotti e rifiuti che cessano di essere tali. Soprattutto volevamo obiettivi vincolanti per ridurre la quantità totale di rifiuti creati e per concentrarci sul riciclaggio e il riutilizzo.

Siamo contrari all’opinione secondo cui gli inceneritori di rifiuti domestici possano essere considerati come sistemi di recupero in base a una formula di efficienza energetica. Infine il testo adottato non stabilisce alcun obiettivo vincolante per la riduzione dei rifiuti. La proposta di finanziare uno studio sui modi per prevenire la creazione di rifiuti è totalmente inadeguata a questo proposito.

Gli obiettivi di riciclaggio e riutilizzo saranno anche stati fissati al 50 per cento e al 70 per cento e agli Stati membri potrà essere chiesto di adottare misure legislative, ma gli obiettivi non sono vincolanti di per sé. Questa è indiscutibilmente un’opportunità sprecata. Nel mio collegio elettorale il pericolo con questa direttiva quadro rivista è che alcuni potrebbero cogliere al volo le norme europee più “deboli” per rimandare in qualche modo gli sforzi che stiamo già facendo. Le Fiandre sono un campione mondiale in questo senso, siamo proprio al primo posto. Tuttavia questa direttiva quadro rivista non è un vero incentivo per noi a fare meglio. E’ un peccato.

 
  
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  Marianne Thyssen (PPE-DE), per iscritto.(NL) Signor Presidente, il Belgio è da anni un precursore della politica sui rifiuti, quindi, personalmente, avrei preferito un testo più ambizioso. Tuttavia, credo che l’accordo che l’onorevole Jackson è riuscita a raggiungere con la Presidenza slovena mostra ottime capacità negoziali e disponibilità al compromesso da parte sua. Per la prima volta sta per essere introdotta una gerarchia europea sui rifiuti. Inoltre, si stanno facendo notevoli progressi in materia di prevenzione, riciclaggio e raccolta differenziata di rifiuti domestici.

Credo che azzardare una terza lettura e mettere in pericolo nuovamente l’accordo esistente sia troppo rischioso. Dato che ciò che conta di più è che la direttiva venga accolta, ho votato a favore dell’accordo.

 
  
  

− Relazione: Anne Laperrouze (A6-0192/2008)

 
  
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  Konstantinos Droutsas (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Le grandi aziende e industrie che inquinano in modo incontrollato fiumi, laghi e falde freatiche con rifiuti tossici non trattati non sono tenute a renderne conto. Esse non vengono tenute a freno da una legislazione che sostanzialmente consente loro di inquinare e pagare multe irrilevanti, se e quando viene scoperta una violazione, ma fanno enormi profitti a spese della salute pubblica e dell’ambiente.

L’UE e i governi ne sono consapevoli, ma erigono un muro di silenzio al riguardo. Sperando di aumentare i loro profitti, mettono in pericolo la vita dei lavoratori fingendo di essere “competitivi”, mentre chiedono loro di finanziare misure anti-inquinamento attraverso le tasse.

La contaminazione della falda freatica nella regione del fiume Asopos con il cromo esavalente proveniente da attività industriali incontrollate mostra chiaramente le notevoli lacune della legislazione, che si limita a stabilire il contenuto massimo di cromo consentito ma non dà alcuna disposizione riguardo a una sostanza cancerogena così dichiaratamente pericolosa.

Le misure proposte dall’UE, anche quando limitano il contenuto di sostanze pericolose, sono invalidate dall’assenza di controlli efficaci e misure anti-inquinamento che colpiscano i profitti delle industrie. Solo la lotta dei lavoratori contro i profitti della plutocrazia può salvaguardare l’inalienabile diritto alla salute e alla vita.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della raccomandazione dell’onorevole Laperrouze per la seconda lettura sugli standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque, poiché il buono stato chimico delle acque superficiali nell’Unione europea è una condizione fondamentale per la tutela della salute umana e dell’ambiente.

Questa direttiva è positiva perché stabilisce limiti alla concentrazione, nelle acque, di specifici agenti inquinanti dannosi per la salute e chiarisce altri doveri degli Stati membri in termini di inquinamento transfrontaliero.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Gli emendamenti adottati migliorano in qualche modo la proposta del Consiglio. A sostegno di questa direttiva vi è un requisito contenuto nella stessa che stabilisce un quadro d’azione comunitario nel campo della politica delle acque e contiene aspetti su cui non concordiamo. E’ questo il caso del principio “chi inquina paga”, che potrebbe servire solo a proteggere coloro che hanno i soldi per inquinare. Basterà loro pagare e poi creare industrie di depurazione per poter continuare le loro attività remunerative a costo dell’inquinamento che, nel frattempo, sono state autorizzate a produrre, magari distruggendo fiumi, foreste, e così via.

Riteniamo sia fondamentale intervenire nell’area della prevenzione dell’inquinamento, tuttavia sappiamo che l’articolo 16 della direttiva quadro elenca vari obblighi in riferimento alla stesura di proposte da parte della Commissione, comprese misure specifiche per combattere l’inquinamento idrico dovuto a singoli agenti inquinanti e gruppi di inquinanti che comportano un notevole rischio per o attraverso l’ambiente acquatico, e fornisce un elenco di sostanze prioritarie, comprese le sostanze pericolose prioritarie, stabilendo anche standard di qualità per quanto riguarda le concentrazioni di sostanze prioritarie nelle acque di superficie, nei sedimenti e nel biota.

Sappiamo anche che il Consiglio non è riuscito a soddisfare le aspettative del Parlamento europeo per quanto riguarda la riclassificazione di alcune sostanze prioritarie, quali le sostanze prioritarie pericolose, e altre aree. Da qui la nostra astensione.

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore di questo testo che stabilisce gli standard di qualità ambientale per le sostanze prioritarie e altri inquinanti per assicurare un elevato grado di protezione dell’ambiente acquatico.

In totale, saranno soggetti agli standard di qualità ambientale 33 agenti inquinanti (principalmente pesticidi e metalli pesanti) trovati in fiumi, laghi e acque costiere. Queste sostanze non solo minacciano la sopravvivenza degli ecosistemi ma mettono anche in pericolo, attraverso la catena alimentare, la salute umana. Il compromesso su cui abbiamo appena votato consentirà agli Stati membri di “fare dei progressi” in modo da soddisfare questi standard entro il 2018.

La Commissione dovrebbe prendere quanto prima la decisione di classificare nuove sostanze come “prioritarie” o “pericolose”.

Vicino alle fonti di inquinamento, richiederà più tempo soddisfare gli standard di qualità ambientale. In queste “zone di mescolamento”, la concentrazione di inquinanti potrebbe essere superiore ai limiti fissati. Dobbiamo dotarci delle necessarie protezioni, in modo che gli Stati membri possano avere le migliori tecniche disponibili di trattamento delle acque quando vengono individuate delle “zone di mescolamento”.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Quando si tratta dell’acqua, il nostro oro liquido, è fondamentale per il futuro preservarne la qualità e non allentare mai i nostri sforzi per proteggerla. In pratica, se la qualità dell’acqua nei nuovi Stati membri dovesse risultare inferiore, e dovessero insorgere dei problemi con gli Stati che non fanno parte dell’UE, noi deputati al Parlamento europeo dovremo intensificare i nostri sforzi per trovare delle soluzioni, in particolare per porre fine allo scarico illegale di rifiuti e trattare il problema delle acque reflue. Poiché la fertilizzazione intensiva in agricoltura può comportare grosse pressioni dal punto di vista idrico, ciò dovrebbe fornire un incentivo per adeguare le misure per promuovere l’agricoltura in modo tale da dare maggior supporto ai metodi ecologici e tradizionali, come quelli utilizzati nell’agricoltura biologica.

Credo che questa relazione porterà a un miglior controllo della qualità dell’acqua ed è per questo che ho votato a favore.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto. − (RO) Gli elementi principali della proposta di direttiva sono i seguenti:

- definizione di standard di qualità dell’acqua (SQA) per le sostanze prioritarie e le sostanze prioritarie pericolose;

- introduzione del concetto “zona di mescolamento” dove potrebbero essere superati gli SQA;

- compilazione di un inventario di scarichi, emissioni e perdite di sostanze prioritarie e sostanze prioritarie pericolose, che faciliti il controllo del modo in cui vengono conseguiti gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque nelle corrispondenti fonti puntuali di inquinamento e la valutazione dell’impatto dell’attuazione del principio “chi inquina paga”;

- introduzione di disposizioni relative all’inquinamento transfrontaliero che escludono l’unica responsabilità da parte dello Stato membro per il superamento degli SQA qualora venga dimostrato che tale eccesso sia dovuto all’inquinamento transfrontaliero, ma richiedono comunque l’adozione di azioni congiunte.

Ho votato a favore degli standard di qualità ambientale in materia di politica delle acque perché l’introduzione delle disposizioni relative all’“inquinamento transfrontaliero” è positiva, soprattutto nel caso della Romania, tenendo conto che confiniamo con paesi che non appartengono all’UE e che non sono quindi obbligati a rispettare gli standard imposti a livello comunitario.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole sulla relazione della collega Laperrouze. Occorre infatti rafforzare la strategia e l’intervento europeo per la tutela delle acque. Ritengo siano necessarie misure specifiche per combattere l’inquinamento idrico prodotto da singoli inquinanti, o gruppi di inquinanti, che presentino un rischio significativo per l’ambiente acquatico. La presente proposta intende garantire un livello elevato di protezione conto i rischi che tali sostanze prioritarie (e alcuni altri inquinanti) comportano per l’ambiente acquatico e per questo definisce degli standard di qualità ambientale. Plaudo alle differenti considerazioni degli standard e delle tipicità biologiche. Faccio i complimenti alla relatrice anche per l’approccio che ha avuto nel trattare il problema, spesso decisamente tecnico e complicato.

 
  
  

− Relazione: Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (A6-0178/2008)

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione della collega Kratsa-Tsagaropoulou e appoggio in particolare il ruolo aggiuntivo dato all’Agenzia europea per la sicurezza marittima. L’EMSA è stata istituita in seguito ad alcuni gravi incidenti marittimi e svolge un ruolo importante nel ridurre al minimo le probabilità che si riverifichino nel futuro. E’ giusto che l’EMSA si occupi anche di assicurare la formazione adeguata della gente di mare.

 
  
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  Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto.(FR) Alla luce dei recenti disastri delle navi Erika e Prestige, l’errore umano si è rivelato un aspetto importante per la sicurezza marittima. La buona formazione del personale di bordo è quindi essenziale.

A tale proposito vorrei sollevare due questioni che ritengo fondamentali.

La prima riguarda la logica alla base dell’approccio europeo: il rifiuto di promuovere in alcun modo l’assunzione di marinai provenienti dagli Stati membri. Infatti, non solo non si dà a questi ultimi alcuna priorità (come invece accade in tutte le altre aree economiche e sociali), ma viene addirittura incoraggiata l’assunzione di marinai di paesi terzi. Questo approccio deliberatamente antinazionale non può che aumentare l’attuale carenza di marinai qualificati cittadini dell’UE e la crescente mancanza di interesse per questa professione difficile e pericolosa. Tutto ciò a favore di una manodopera non qualificata ed economica dall’Asia.

Secondo, dobbiamo tutelarci al massimo in termini di qualità della formazione, supervisione della stessa ed emissione di certificati. Anziché il reciproco riconoscimento di qualifiche basate su standard tecnici minimi non comunitari, dovremmo riconoscere il vero valore delle nostre qualifiche attuali e salvare le nostre professioni marittime in nome della sicurezza marittima e della protezione dell’occupazione nazionale.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. (PL) Voto a favore della proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sui requisiti minimi di formazione della gente di mare [COM(2007)0610 – C6-0348/2007 – 2007/0219(COD)].

I ritocchi alle disposizioni della direttiva sui requisiti minimi di formazione della gente di mare della relazione dell’onorevole Kratsa-Tsagaropoulou sembrano giusti e appropriati, perché consentiranno un maggior rispetto delle disposizioni della direttiva stessa, il cui scopo è aumentare le conoscenze e competenze della gente di mare e anche di fornire maggiori garanzie in termini di sicurezza e prevenzione dell’inquinamento marino.

 
  
  

− Relazione: Avril Doyle (A6-0190/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Poiché i medicinali veterinari usati per il trattamento e il benessere di animali destinati all’alimentazione umana potrebbero lasciare dei residui in questi animali, deve essere eseguita una valutazione dei rischi del limite di sicurezza di tutte le sostanze farmacologicamente attive contenute nei prodotti veterinari.

La proposta della Commissione di abrogare il regolamento (CEE) n. 2377/90 mira a risolvere le difficoltà incontrate nell’applicazione della legislazione esistente. Essa propone modi alternativi per conseguire un elevato grado di protezione del consumatore assieme alla disponibilità continua e allo sviluppo di medicinali veterinari per il mercato europeo e il buon funzionamento del commercio intracomunitario ed extracomunitario di alimenti di origine animale.

La relatrice sottolinea anche che, poiché l’obiettivo principale è la tutela della salute umana, è necessario un approccio più coerente per l’analisi dei rischi e il controllo di residui di sostanze farmacologicamente attive che potrebbero essere presenti negli alimenti prodotti o importati nell’Unione europea.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Le semplificazioni proposte delle norme relative alle sostanze farmacologicamente attive negli alimenti di origine animale sono positive, quindi accolgo la relazione dell’onorevole Doyle.

 
  
  

− Relazione: Marie Panayotopoulos-Cassiotou (A6-0173/2008)

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. (SV) Ci aspettiamo che gli Stati membri dell’UE intervengano incessantemente a favore della lotta contro la povertà. Sia i responsabili delle decisioni politiche che le agenzie, pubbliche e private, devono assumersi le proprie responsabilità in materia di occupazione, imprese commerciali e istruzione per prevenire l’esclusione sociale e combattere la povertà.

D’altro canto, non pensiamo che l’UE debba condurre campagne di informazione e relazioni pubbliche rivolte al pubblico. I 17 milioni di euro messi da parte per l’Anno europeo sarebbero più utili nelle mani dei cittadini più poveri.

 
  
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  Titus Corlăţean (PSE), per iscritto. (RO) Con il mio voto ho appoggiato la proposta di decisione relativa alla designazione del 2010 come Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

Oltre alle azioni prioritarie citate nella proposta di decisione, riteniamo che sia assolutamente necessario introdurre uno stipendio minimo garantito in tutti gli Stati dell’Unione europea per una lotta efficace contro la povertà.

Nel mio paese, la Romania, dopo tre anni di governo di destra, il 40 per cento dei dipendenti vive sotto la soglia di povertà perché non è in grado di affrontare i costi del paniere del consumatore e delle bollette invernali.

A causa dell’introduzione dell’aliquota di imposta unica nel 2005 da parte del governo di destra, si è verificata un’eccessiva polarizzazione della società, nonché un aumento della povertà. Nel 2007 solo il 5 per cento dei dipendenti rumeni guadagnava più di 2 000 leu romeni, circa 500 euro.

Nel caso della Romania, è necessario rinunciare all’aliquota d’imposta singola e adottare un’aliquota progressiva, contemporaneamente all’esenzione fiscale per i capitali reinvestiti. In questo modo la polarizzazione della società diminuirebbe e si otterrebbe un sistema fiscale più equo perché la gente con un reddito minore pagherebbe meno tasse rispetto a quella con reddito elevato o molto elevato.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Anche se sappiamo che non è sufficiente dedicare un anno alla lotta contro la povertà per assicurarci che vengano adottate le misure adeguate, abbiamo votato a favore della relazione per cercare quanto meno di dare maggiore importanza a quest’argomento.

Tuttavia, desideriamo anche mettere in guardia sulla gravità di ciò che sta accadendo e delle conseguenze delle misure che continuano a promuovere la liberalizzazione e privatizzazione di settori e servizi pubblici fondamentali, la deregolamentazione del mercato del lavoro, posti di lavoro precari e scarsamente retribuiti e l’aumento dei prezzi di beni di prima necessità. Tutto ciò sta aiutando i gruppi economici e finanziari ad aumentare i loro guadagni inattesi a costo di un aumento della povertà.

Per questo motivo, pur appoggiando la relazione, insistiamo affinché vengano terminate le politiche neoliberali della strategia di Lisbona e del Patto di stabilità, e chiediamo politiche alternative che garantiscano l’integrazione sociale di bambini, donne, lavoratori e delle loro famiglie. Abbiamo bisogno di misure che valorizzino il lavoro, aumentino l’occupazione con diritti, assicurino servizi pubblici di qualità per tutti, alloggi dignitosi, previdenza sociale pubblica e universale, una politica agricola che aumenti la produzione e le entrate di chi lavora la terra e garantisca un reddito decoroso per i pescatori.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto.(FR) Ogni “Anno europeo” è una scusa per l’UE per spendere grosse somme intese a pubblicizzare un tema ritenuto interessante per i media.

Quindi il 2010 sarà l’anno per la lotta contro la povertà. Sarà anche l’anno per la lotta contro la globalizzazione, che causa disoccupazione? Sarà anche l’anno per la lotta contro l’immigrazione, che porta alla riduzione dei salari in Europa? Sarà anche l’anno in cui abbandoneremo le politiche economiche, commerciali, finanziarie e fiscali che stanno trascinando nella povertà le classi medie d’Europa? Sarà “europeo”, così preso tra la lotta contro la povertà nel mondo e la priorità data inevitabilmente agli immigrati di paesi terzi che sono considerati tra i gruppi più vulnerabili al mondo?

E’ uno scandalo che in Europa ci sia una povertà crescente e persistente. Essa merita di più di un “Anno europeo” che promuove l’eurocrazia. Merita di essere al centro di tutte le decisioni che prendete. Purtroppo, l’esperienza ci mostra che, a prescindere dalle dichiarazioni preconfezionate, non è così.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Nel marzo del 2000 il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri e la Commissione ad adottare delle misure per svolgere “un ruolo decisivo per l’eliminazione della povertà” entro il 2010. Ciò sarebbe stato conseguito attraverso il metodo aperto di coordinamento, che di per sé è positivo poiché adotta un approccio decentrato.

Intervenire nella lotta contro la povertà è estremamente urgente. Tuttavia, queste attività dovrebbero essere svolte in tutti i loro aspetti principali da parte degli Stati membri in collaborazione con le organizzazioni internazionali con ampia legittimità democratica, come le Nazioni Unite.

Non approviamo vari punti della proposta della Commissione e anche della relazione del Parlamento che, tra l’altro, sottolinea l’importanza del sostegno strutturale e della necessità che l’UE fornisca assistenza a regioni ultraperiferiche. Disapproviamo anche l’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, un anno che ha lo scopo di sensibilizzare ma che compare prevalentemente nella relazione in questione. Sono stati celebrati altri anni internazionali e campagne di questo tipo. Dobbiamo chiederci se vale la pena stanziare 17 milioni di euro per questa iniziativa e quale sia effettivamente il valore aggiunto. Siamo convinti che queste risorse finanziarie sarebbero più utili nei bilanci nazionali degli Stati membri, dove contribuirebbero davvero all’urgente lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.

Sulla base di tali argomentazioni abbiamo votato contro la relazione.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Speriamo che la designazione del 2010 come “Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale” porti a effettivi progressi in tutta l’Unione europea nell’affrontare le diseguaglianze. La relazione giustamente sottolinea che, perché le attività in quest’ambito siano efficaci, sarà necessaria una cooperazione a livello europeo, nazionale, regionale e locale. La mia nazione, la Scozia, ha un tasso di povertà ancora molto elevato, il che è una vera vergogna, soprattutto data l’immensa ricchezza del paese. Fortunatamente ora abbiamo un governo impegnato ad affrontare la questione dell’esclusione sociale ereditata da successive amministrazioni unioniste. L’impegno del governo scozzese è totalmente conforme ai principi delineati nella relazione Panayotopoulos-Cassiotou che sono stato felice di appoggiare.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Signor Presidente, sono a favore della proposta relativa all’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale (2010). Tuttavia, nella sua relazione la collega Panayotopoulos-Cassiotou ha aggiunto ciò che ritengo essere alcuni elementi fondamentali al progetto, peraltro eccellente, della Commissione.

Prima di tutto, la relazione giustamente ci ricorda la complessità delle strutture che portano alla povertà e all’esclusione sociale e amplia la definizione di gruppi a rischio. Secondo, presta giustamente più attenzione all’importanza, non solo della previdenza sociale, ma anche del miglioramento dei livelli di occupazione, e sottolinea anche l’importanza di concentrarsi sulla necessità di rendere le retribuzioni un modo per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Terzo, la relazione dell’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou coglie l’importanza della formazione continua e sottolinea la necessità di dare a tutti pari opportunità per affinare le proprie competenze in base ai cambiamenti del mercato del lavoro.

C’è la necessità impellente di affrontare la questione della lotta alla povertà e all’esclusione sociale in un modo nuovo. Con mio piacere ho notato che lo stanziamento di 17 milioni di euro destinato all’Anno europeo rappresenta la somma più elevata mai stanziata per un Anno europeo. Anche questo ne dimostra l’elevata importanza politica.

 
  
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  Carl Lang (NI), per iscritto.(FR) La Commissione europea propone di designare il 2010 come “L’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. Dato il bilancio più consistente mai destinato a un Anno europeo, le connotazioni politiche del progetto sono anche troppo chiare. Quest’anno di “lotta” servirà solo per dare impulso all’immagine di un’Unione europea che assiste al completo fallimento della sua strategia di Lisbona.

Sebbene la lotta alla povertà e all’esclusione sociale siano una priorità e debbano essere appoggiate, nonostante tutte queste pie speranze, l’Europa non avrà fatto niente per migliorare la vita dei 78 milioni di europei che vivono sotto la soglia di povertà. E’ questo il motivo per cui voterò contro questa relazione, il cui unico scopo politico riconosciuto è quello di assecondare la propaganda degli euroglobalisti.

Dopo il voto negativo degli irlandesi, è ora che l’arroganza degli ultraeuropei venga sostituita da un riesame obiettivo dell’attuale integrazione europea. Questo sistema deve essere urgentemente rinnovato se vogliamo mantenere un’Europa di cooperazione e non di sottomissione. Deve emergere, infine, un’Europa delle nazioni che promuova l’assistenza comunitaria e la priorità agli europei.

 
  
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  José Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto. (PT) Le crescenti preoccupazioni per la disoccupazione e i prezzi sempre maggiori dei beni di prima necessità e del carburante in tutto il continente sono una valida ragione per affrontare il problema della povertà e dell’esclusione sociale, che colpisce circa il 16 per cento della popolazione.

Vorrei congratularmi con la relatrice, che è presidente dell’intergruppo “Famiglia e protezione dell’infanzia”, di cui sono il vicepresidente, per il suo lavoro. Al pari di lei, mi interesso a coloro che sono più afflitti da questa piaga e che hanno enormi difficoltà a superarla. Desidero appoggiare la sua raccomandazione di tenere sempre in considerazione le difficili circostanze delle regioni ultraperiferiche, insulari e zone colpite dal declino industriale.

La proposta della Commissione europea ci infonde speranza di una maggiore consapevolezza collettiva, pubblica e privata, individuale e comunitaria, di questo fenomeno e di un impegno da parte dell’Unione e degli Stati membri a cercare soluzioni che devono essere basate sulla dignità intrinseca e inalienabile di ogni essere umano.

La strategia di Lisbona ha cercato di affermare la competitività europea a livello globale assicurando la coesione sociale e investendo nell’occupazione. Nonostante essa non abbia avuto successo, spero che il 2010 aiuterà a risvegliare negli europei la consapevolezza della necessità di una maggiore coesione sociale.

Ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) Il 2010 sarà l’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Mi auguro che la questione della povertà infantile in tutta l’UE venga sottolineata e che gli Stati membri adottino misure concrete per debellarla.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Comprendiamo tutti l’importanza della povertà e dell’esclusione sociale? Siamo consapevoli del fatto che nel 2006 il 16 per cento dei cittadini dell’Europa dei 25 (78 milioni di persone) vivevano sotto la soglia di povertà?

Sono a favore della designazione del 2010 come Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. E’ nostro dovere morale aumentare la consapevolezza sociale a questo proposito. L’Anno europeo dovrebbe rendere la gente consapevole del fatto che in Europa esistono povertà ed esclusione sociale e far capire che esse hanno un impatto distruttivo sullo sviluppo sociale ed economico. Dovrebbe promuovere l’importanza della responsabilità collettiva, coinvolgendo non solo i responsabili delle decisioni politiche, ma anche gli operatori del settore pubblico e di quello privato. Il nostro compito è raggiungere una crescita economica stabile entro il 2010, con un maggior numero di migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.

Voto a favore della relazione dell’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou.

 
  
  

− Relazione: David Casa (A6-0231/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Il Parlamento europeo ha deciso di appoggiare la posizione della Commissione e del Consiglio riguardo al desiderio della Slovacchia di adottare la moneta unica dal 1° gennaio 2009, sebbene abbia qualche perplessità in merito ad alcune discrepanze tra le relazioni sulla convergenza da parte della Commissione e della BCE in riferimento alla sostenibilità dell’inflazione.

E’ interessante anche che la relazione esprima preoccupazioni riguardo a ciò che considera lo “scarso sostegno registrato nei confronti dell’euro tra i cittadini slovacchi”. Inoltre, anziché cercare di affrontare le ragioni di questo scarso sostegno, invita le autorità slovacche a intensificare la campagna di informazione pubblica volta a spiegare i “vantaggi della moneta unica”, e contemporaneamente le esorta ad adottare tutte le misure necessarie per ridurre gli aumenti dei prezzi durante il periodo di transizione.

Ancora una volta, è un peccato che non ci sia possibile sapere cosa pensi esattamente la maggioranza dei cittadini slovacchi riguardo a tutto ciò che sta accadendo, in particolare la loro adesione all’euro. E’ questo il motivo della nostra astensione.

Le conseguenze per il Portogallo sono ben note e ci spingono a opporci in modo inequivocabile.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Appoggerò la relazione sull’adozione della moneta unica da parte della Slovacchia il 1° gennaio del prossimo anno. Fin da quando è stato introdotto, l’euro è sempre stato un successo ovunque e si è rapidamente affermato come valuta di riserva a livello globale, sfidando il monopolio del dollaro. Tutto sembra far pensare che continuerà a prosperare. In qualità di fermo sostenitore dell’euro, vorrei che fosse il mio stesso paese, l’Inghilterra, ad essere sul punto di adottarlo. E’ stato difficile per me immaginare che paesi che non erano neanche Stati membri dell’Unione quando è stata adottata la moneta unica l’abbiano adottata prima del Regno Unito. Rischiamo di essere lasciati indietro come parte semi-staccata dell’Unione.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. (PL) La Slovacchia è il primo paese dell’ex blocco comunista a desiderare di entrare a far parte dell’area dell’euro a partire dal 1° gennaio 2009. La dinamica economia slovacca soddisfa i criteri di convergenza specificati nel Trattato di Maastricht. L’adesione all’Unione economica e monetaria consentirà alla Slovacchia di godere dei numerosi vantaggi offerti dalla moneta unica e questo sarà sicuramente un altro stimolo per l’economia del paese.

E’ vero che sono stati sollevati dubbi riguardo alla capacità della Slovacchia di sostenere il basso tasso di inflazione o il disavanzo di bilancio in futuro. Tuttavia, come ha giustamente osservato il relatore nel corso del suo intervento, l’aumento dell’inflazione è un problema che non riguarda solo gli slovacchi ma l’intera Unione europea, compresa l’area dell’euro. Come tutti gli Stati che fanno già parte dell’Unione economica e monetaria, la Slovacchia deve continuare ad adottare una politica macroeconomica che assicuri il rispetto dei criteri di convergenza.

L’esperienza della Slovacchia in termini di adozione della moneta unica sarà sicuramente un’ottima preparazione per la Polonia. Dobbiamo osservare attentamente il nostro vicino meridionale.

Come sottolinea il relatore, l’adozione dell’euro non gode di un grande appoggio da parte del popolo slovacco. Spero che l’adesione della Slovacchia all’area dell’euro verrà preceduta da una campagna di informazione che convinca e soprattutto prepari adeguatamente gli slovacchi al cambio di valuta.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Casa sull’adozione dell’euro in Slovacchia. Questo paese, che conta poco più di 5 milioni di abitanti, è indipendente da soli 15 anni. In un periodo così limitato la Slovacchia si è sviluppata sia politicamente che economicamente e ora sta per entrare a far parte dell’area dell’euro. L’esperienza slovacca smentisce chi afferma che la Scozia è troppo piccola per diventare una nazione prospera e indipendente all’interno dell’Unione europea.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione Casa sull’adozione della moneta unica da parte della Slovacchia il 1° gennaio 2009, dove il Parlamento europeo viene convinto dalle raccomandazioni positive della Commissione, della BCE e del Consiglio.

Effettivamente la Slovacchia ha fatto enormi sforzi per soddisfare i requisiti di Maastricht e i criteri di convergenza. La crescita dell’economia slovacca dalla caduta del regime sovietico è stata notevole e l’adozione della moneta unica da parte della Slovacchia sarà il giusto premio per il paese, che ha attuato una rigida agenda di riforme.

Per quanto riguarda l’inflazione, il Parlamento europeo ha espresso i propri dubbi sulla sostenibilità a medio e lungo termine in Slovacchia, come specificato dall’ultima relazione sulla convergenza della BCE. Tuttavia, riteniamo che il governo slovacco possa adottare le misure necessarie per evitare che l’inflazione aumenti una volta che il paese sarà entrato a far parte dell’area dell’euro.

Non dimentichiamo che le previsioni di inflazione per l’area dell’euro per il 2009 sono decisamente superiori all’obiettivo del 2 per cento della BCE. Sarebbe quindi ingiusto penalizzare la Slovacchia perché fa fatica a soddisfare dei criteri che neanche i membri dell’area dell’euro soddisferanno nel 2009.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Alla fine di aprile, il 53 per cento degli slovacchi era ancora contrario all’adozione dell’euro. I loro timori, come la perdita di sovranità a favore della Banca centrale europea e l’aumento dei prezzi, dovrebbero essere presi in seria considerazione. Posticipare l’adesione all’area dell’euro consente ai paesi interessati di portare avanti le riforme necessarie a un ritmo più tranquillo e lascia alla gente più tempo per adattarsi.

Se accettiamo che paesi come il Regno Unito, la Danimarca e la Svezia mantengano la loro indipendenza in materia di politica monetaria, dovremmo concedere questo diritto anche ad altri paesi. In ogni caso, il popolo è sovrano, quindi sta a lui decidere. Questa decisione va dunque rispettata e non manipolata, come è successo con la Costituzione, che viene discussa ancora una volta. Ritengo che qui non sia stata presa sufficientemente in considerazione la volontà del popolo, quindi mi sono astenuto.

 
  
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  Gabriele Stauner (PPE-DE), per iscritto. (DE) Mi sono astenuta dal votare sull’adozione della moneta unica da parte della Slovacchia il 1° gennaio 2009, perché dubito che la politica monetaria della Slovacchia non sia stata oggetto di manipolazioni. Inoltre, data l’attuale insicurezza riguardo al futuro dell’Unione europea dopo l’esito del referendum irlandese, penso che sarebbe il caso di analizzarne prima le cause e non continuare con il processo di integrazione della politica monetaria come se non fosse successo niente.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Voterò a favore della relazione dell’onorevole Casa sull’adozione della moneta unica da parte della Slovacchia il 1° gennaio 2009.

Il relatore ha presentato una relazione molto valida ed equilibrata.

Dobbiamo concordare sul fatto che l’area dell’euro è un successo nel cammino verso il rafforzamento dell’integrazione europea. Quindi sono necessari ulteriori allargamenti di quest’area ed è positivo che un altro paese si unisca presto al gruppo.

Vorrei dire, inoltre, che a ogni allargamento dell’area dell’euro dovremmo assicurarci che questo progetto europeo incontri il favore del pubblico, e dovremmo anche assicurarci che questi allargamenti mirino a rafforzare la politica economica comune europea.

 
  
  

− Relazione: Gábor Harangozó (A6-0212/2008)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. (PL) Signor Presidente, concordo con il relatore sul fatto che esistono considerevoli differenze all’interno delle varie regioni e che le analisi su cui si basano le suddivisioni del denaro dell’Unione dovrebbero tenere in considerazione questo problema.

E’ evidente nei nuovi Stati membri. In Polonia, per esempio, la più importante divisione sociale che colpisce i polacchi è il divario crescente in termini di ricchezza. Attualmente ben il 12 per cento della popolazione vive in condizioni di estrema povertà. Le differenze maggiori continuano a essere quelle tra la città e la campagna.

Sebbene la regione di Malopolska sia al quarto posto nel paese in termini di PIL, la disoccupazione qui è un problema, e colpisce soprattutto la popolazione rurale. Nella vicina regione di Świętokrzyskie tra gli abitanti delle campagne vi è il 55,5 per cento dei disoccupati (di cui l’88 per cento, oltre a essere costituito da disoccupati, non ha diritto a sussidi).

Il prolungarsi di tali situazioni riduce le possibilità di queste persone di superare l’“esclusione sociale” di cui si è tanto parlato nel corso di questa sessione parlamentare.

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. (SV) La delegazione moderata al Parlamento europeo oggi ha espresso il suo voto contrario sulla relazione di iniziativa (A6-0212/2008) dell’onorevole Gábor Harangozós (PSE, HU) sull’impatto della politica di coesione sull’integrazione delle comunità e dei gruppi vulnerabili.

Non pensiamo che la coesione verrà rafforzata con la definizione di ulteriori gruppi vulnerabili nella società o stabilendo altre categorie statistiche. Anzi, riteniamo che formulare una politica di distribuzione sia una responsabilità nazionale. Inoltre, il Parlamento europeo non dovrebbe chiedere, a quest’altezza, un ulteriore appoggio dopo il 2013, poiché ciò significherebbe ignorare i risultati di tale politica.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Mi dispiace che le proposte contenute nel mio parere, che abbiamo presentato in plenaria e che sono state adottate dalla commissione per l’agricoltura e sviluppo rurale, in particolare sulla necessità di rivedere la PAC per cambiare gli obiettivi delle sue riforme precedenti, abbiano causato la perdita di utili per piccoli e medi agricoltori, assenteismo a abbandono delle attività agricole, favorendo solo i grandi proprietari terrieri.

Mi dispiace anche che non sia stata data sufficiente importanza all’offerta continuativa di servizi pubblici di elevata qualità nelle aree rurali (comprese le zone di montagna e le regioni ultraperiferiche) per combatterne l’isolamento e fornire accesso universale all’istruzione, alla sanità, al trasporto e alle telecomunicazioni, alla cultura e una vita dignitosa per gli agricoltori e le loro famiglie.

Infine, sono delusa perché la risoluzione finale non tiene conto della necessità di aumentare gli aiuti per le associazioni e le cooperative di agricoltori, le cantine sociali e altre istituzioni locali nel campo dell’artigianato e altre attività complementari all’agricoltura in modo da facilitarne la commercializzazione dei prodotti, la creazione di mercati locali e rapporti più stretti tra produttori e consumatori.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) In quale modo la maggioranza parlamentare intende usare la politica di coesione per promuovere l’integrazione di comunità e gruppi vulnerabili quando:

- nasconde il fatto che esistono paesi in situazioni di divergenza economica rispetto all’UE nel nome della “convergenza nominale” in base al Patto di stabilità e all’euro?

- rifiuta di sottolineare il fatto che la politica regionale è uno strumento indispensabile per la promozione della coesione economica e sociale i cui obiettivi prioritari sono la riduzione delle disparità regionali, la promozione della convergenza reale e la stimolazione della crescita e dell’occupazione, che serve anche come mezzo di ridistribuzione e compensazione dei costi del mercato interno, l’Unione economica e monetaria (UEM) e la liberalizzazione del commercio internazionale per le regioni più arretrate?

- rifiuta di sottolineare la necessità di aiutare le regioni più svantaggiate, le aree con problemi strutturali permanenti, le regioni ultraperiferiche e le aree interessate dalla ristrutturazione industriale, trasferimenti o cessazioni di esercizio, per rafforzare la coesione economica e sociale e l’integrazione sociale delle comunità e dei gruppi più vulnerabili?

o quando:

- rifiuta di sottolineare la vitale importanza dei servizi pubblici per la coesione economica e sociale o di affermare che il fattore della vicinanza è essenziale per assicurare l’accessibilità e la disponibilità di questi servizi per l’intera popolazione?

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) La relazione Harangozó offre alcune importanti considerazioni sull’esclusione sociale. Il testo sottolinea giustamente che l’esclusione sociale e l’impoverimento esistono nelle aree sia urbane che rurali. Essa sottolinea inoltre l’importanza delle autorità regionali e locali, delle parti socioeconomiche e delle ONG coinvolte per lo sviluppo di strategie per lottare contro l’esclusione sociale. Tuttavia, questo Emiciclo non ha adottato l’emendamento del mio gruppo sull’agenda sociale e, quindi, sui diritti dei cittadini ad avere un reddito e accesso all’istruzione e alla formazione. Di conseguenza mi sono astenuto dal voto.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. (PT) La politica di coesione è una priorità dell’UE che occupa un posto fondamentale nel bilancio (un terzo dell’intero bilancio dell’UE). Si basa sul principio della solidarietà e mira a ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tra gli Stati membri e le loro 268 regioni. Tuttavia, nonostante il grande impegno di tutti, queste disparità rimangono.

Sono in aumento i segnali che indicano che le regioni più sottosviluppate hanno ancora difficoltà a uscire dal circolo della povertà. In particolare, ci sorprende l’aumento dei gruppi vulnerabili, dati gli investimenti in queste regioni. Siamo consapevoli anche che il passaggio dalla povertà all’esclusione sociale e all’emarginazione può essere rapido. Questo problema sembrerebbe sempre più essere radicato nello sviluppo spaziale e territoriale stesso. Abbiamo quindi bisogno di informazioni pertinenti per risolvere un problema che si nasconde dietro a vari strati di esclusione (ad esempio, la disoccupazione a lungo termine spesso comporta un’inattività prolungata che riduce la capacità di coloro che ne sono colpiti di superare la loro esclusione sociale e le loro difficoltà economiche).

Credo sia essenziale dare la massima priorità al collegamento tra lo sviluppo territoriale e il fenomeno dell’esclusione, in modo da riuscire a raggiungere l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, usando gli strumenti finanziari disponibili in modo più efficace per affrontare le disparità che continuano a esistere.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Voto a favore della relazione Harangozó sull’impatto della politica di coesione sull’integrazione delle comunità e dei gruppi vulnerabili.

Concordo sul fatto che è necessario introdurre un approccio che tenga in considerazione l’aspetto microregionale e che si concentri sulle disparità intraregionali e le zone più sensibili. In alcuni casi le diseguaglianze a livello intraregionale sono più consistenti di quelle tra regioni. La mancanza di un approccio di questo tipo potrebbe portare all’aumento delle divisioni regionali e all’ulteriore deterioramento della situazione nelle aree emarginate. Non dimentichiamo che l’obiettivo e il principio alla base della politica regionale europea è quello di ridurre le differenze di sviluppo tra le singole aree dell’Unione europea, e il fenomeno dell’esclusione non è ancora stato preso nella dovuta considerazione negli strumenti politici.

Nei nuovi Stati membri l’emarginazione sociale e l’assenza di garanzie in termini di pari opportunità emergono con maggiore frequenza nelle aree rurali, mentre le iniziative economiche e sociali a livello regionale sono spesso incentrate su obiettivi dinamici, principalmente i centri urbani.

 
  
  

− Relazione: Frithjof Schmidt (A6-0137/2008)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Senza alcun dubbio questa relazione d’iniziativa del Parlamento europeo è molto importante e attuale, tuttavia nonostante sollevi numerose questioni rilevanti sullo sfruttamento di legname e risorse ittiche, essa non ha a che vedere con il contesto dei rapporti commerciali tra l’UE e questi paesi, soprattutto quando fa nuovamente riferimento all’“accordo di partenariato economico (APE) con i paesi dell’Africa occidentale, che non è stato ancora completamente definito e firmato”. La risoluzione “esorta nuovamente la Commissione ad agire conformemente all’obiettivo fondamentale degli APE, che consiste nella promozione dell’integrazione regionale e nel rafforzamento della posizione economica dei paesi ACP, e sottolinea in modo particolare, in tale contesto, la posizione dei paesi dell’Africa occidentale”, che sarebbe un tentativo di convincere questi paesi a “comprare a scatola chiusa”.

Inoltre, tra altre importanti questioni, mentre sottolinea che in questi paesi vi sono “mezzi per il monitoraggio e il controllo delle attività dei pescherecci insufficienti”, raccomanda “l’instaurazione di servizi di controllo e di vigilanza, tramite la creazione di centri di controllo, la formazione di ispettori o l’acquisto di navi pattuglia e mezzi aerei, in quanto tali paesi non sono dotati delle risorse tecniche e umane necessarie a svolgere detti compiti”, misure che, se portate avanti, dovranno rispettare completamente la sovranità, e l’esercizio di tale sovranità, di questi paesi in riferimento alle loro ZEE.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Approvo lo slancio generale della relazione Schmidt. Le politiche dell’UE hanno un impatto profondo sulle economie, l’ambiente e le società dell’Africa occidentale ed è imperativo che ci assumiamo la responsabilità delle nostre azioni quando abbiamo a che fare con le nazioni dell’Africa occidentale. Tuttavia, disapprovo la decisione del Parlamento di adottare l’emendamento n. 1 e di eliminare il riferimento a evitare l’eccedenza di capacità nel settore della pesca. E’ più che evidente che quest’ultima dovrebbe essere evitata in qualunque attività di pesca, ed è sconcertante che il Parlamento abbia votato in modo tale da compiacere i politici di alcuni Stati membri.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Schmidt sulla coerenza delle politiche dello sviluppo sottolinea perfettamente una grossa pecca della politica di cooperazione allo sviluppo dell’UE nel contesto più ampio: essa non è sufficientemente coerente e spesso non tratta tutti gli ambiti essenziali.

La relazione si concentra sugli effetti dello sfruttamento da parte dell’UE di risorse biologiche naturali nell’Africa occidentale. Le più importanti risorse biologiche naturali per la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) sono il legname e la pesca, e oltre l’80 per cento delle esportazioni di questi prodotti va all’Unione europea. Nonostante siano stati stipulati accordi in entrambi i settori sulla base dei principi dello sviluppo sostenibile, essi non sono stati sufficientemente esaustivi. Vi sono chiari segnali che indicano che molte specie di pesce si stanno spopolando e la mancanza di regolamentazione e controlli ha portato all’abbattimento illegale e insostenibile degli alberi delle foreste. L’impoverimento della regione che ne consegue può essere collegato anche direttamente all’emigrazione su larga scala.

Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Schmidt e ritengo che la coerente politica dell’UE che essa auspica potrebbe avere un notevole impatto sull’Africa occidentale, poiché l’Unione è il maggior acquirente dei principali prodotti della regione. Vale la pena ricordare, tuttavia, che la politica commerciale da sola non è una risposta sufficiente. Essa deve essere strettamente collegata in particolare alla cooperazione per lo sviluppo, in modo che la regione possa godere di condizioni politiche e socioeconomiche tali da permettere ai paesi in questione di sfruttare tutto il potenziale delle loro risorse biologiche naturali. Un altro fattore fondamentale a questo proposito è che la coerenza di politiche che hanno un impatto sullo sviluppo può verificarsi adeguatamente solo se esse inizieranno a essere attuate al più alto livello politico.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE), per iscritto. (PL) Ciò di cui ha bisogno la politica dell’UE per l’Africa occidentale è coerenza tra la politica di sviluppo per queste regioni e la politica della pesca nell’area, e il grado di utilizzo delle risorse di legname, che è collegato al rimboschimento dell’area e al suo impatto sul cambiamento climatico.

La politica della pesca dell’UE per gli Stati africani deve essere rafforzata e ulteriormente sviluppata. Dato che i mari dell’Africa occidentale sono tra le zone marittime più sfruttate e alcune specie vengono pescate eccessivamente, l’Unione europea dovrebbe aiutare a sviluppare e introdurre dei programmi speciali per sorvegliare e controllare queste acque. E’ estremamente importante condividere informazioni ed esperienze in quest’area, soprattutto per quanto riguarda gli studi scientifici delle risorse idriche.

La priorità dell’UE e degli Stati dell’Africa occidentale dovrebbe essere quella di limitare la pesca illegale e proibire lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche. Non dimentichiamo che molte persone si mantengono proprio grazie alla pesca. Pescate scarse significano maggiore povertà e problemi di sicurezza alimentare in questa regione.

Lo sfruttamento inadeguato del patrimonio forestale sta portando a un cambiamento climatico. Dovremmo adottare misure per preparare questi Stati a combattere il cambiamento climatico. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che la difficile situazione finanziaria di questa regione sta scatenando queste azioni anziché altre. Dovremmo quindi aiutarli a creare delle condizioni di sviluppo per rendere possibili nuovi tipi di produzione e creare nuove forme di attività che migliorerebbero gli standard di vita.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) E’ stato interessante leggere la relazione dell’onorevole Schmidt sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo e le ripercussioni sullo sviluppo dell’Africa occidentale dello sfruttamento da parte dell’Unione europea di alcune risorse biologiche naturali, e voto a favore della relazione.

Il “consenso europeo per lo sviluppo” di dicembre 2005 concordato congiuntamente dalle istituzioni e dagli Stati membri dell’UE dichiara il comune obiettivo di garantire la coerenza delle politiche di sviluppo.

Si può dire che il legname e le risorse ittiche siano due prodotti fondamentali per lo sviluppo economico e sociale dell’Africa occidentale. Come principale destinataria di questi prodotti, l’UE può svolgere un ruolo significativo per l’ulteriore sviluppo della regione in questi settori.

Sono lieto che sette paesi dell’Africa occidentale abbiano firmato degli accordi sulla pesca con l’Unione europea nella nuova forma di accordi di partenariato dove, oltre all’obiettivo iniziale di proteggere gli interessi della flotta comunitaria, vengono inserite clausole in base alle quali il paese terzo deve stabilire piani che garantiscano lo sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche.

 
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