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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 18 giugno 2008 - Strasburgo Edizione GU

11. Misure contro l’aumento del prezzo del petrolio (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione sulle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulle misure contro l’aumento del prezzo del petrolio.

 
  
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  Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. (SL) Il Consiglio è consapevole dell’impatto dell’aumento dei prezzi sui cittadini europei e del loro effetto negativo sull’intera economia europea. Per questo motivo, il Consiglio ha affrontato la questione nei recenti suoi incontri. Nel contesto dell’aumento del prezzo dei prodotti alimentari, la questione sarà discussa anche dai Capi di Stato e di governo durante la loro riunione che inizia domani. Le analisi dei motivi dell’aumento del prezzo del petrolio indicano complessi spostamenti strutturali nell’offerta e nella domanda di petrolio a livello di economia globale. E’ improbabile che la produzione di petrolio nel breve periodo tenga il ritmo della forte domanda sostenuta delle economie in via di sviluppo. Poiché i motivi dell’aumento del prezzo del petrolio sono stati ben presentati dalla Commissione europea nella relazione della scorsa settimana, non li discuterò nei dettagli.

L’Unione europea subisce gli effetti di tale cambiamento del prezzo del petrolio attraverso una maggiore inflazione, l’impennata delle bollette di consumi domestici, maggiori problemi nel settore agricolo e della pesca, nel settore dei trasporti e in diverse industrie. Sulla base dell’ipotesi che le cause dell’aumento del prezzo del petrolio sono di natura strutturale e che è probabile che tale tendenza continui in futuro, l’Unione deve trovare soluzioni a lungo termine. Oltre a incoraggiare la concorrenza nel mercato dell’energia e una migliore trasparenza nei mercati del petrolio, le misure devono incentrarsi in particolare a sostenere ulteriormente l’efficienza energetica e la diversificazione dell’offerta di energia.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica, consentitemi di ricordare che il Consiglio europeo del marzo 2007 ha chiesto un aumento dell’efficienza energetica in modo da raggiungere l’obiettivo di risparmio del 20 per cento entro il 2020. La direttiva sull’efficienza degli usi finali di energia e sui servizi energetici adottata nel 2006 ha contribuito al raggiungimento di questo obiettivo. Ma non possiamo ottenere tutto attraverso la legislazione. I nuclei familiari e le imprese potrebbero dare un contributo significativo comportandosi in modo più razionale, che il Consiglio e il Parlamento potrebbero incoraggiare con l’attuale sensibilizzazione.

Le altre misure cruciali si riferiscono agli sforzi per la diversificazione dell’offerta energetica. Vorrei ricordare che al riguardo il Consiglio europeo di primavera dell’anno scorso ha adottato il piano d’azione per la politica energetica per l’Europa. Questo fissa un obiettivo vincolante di raggiungere una quota del 20 per cento di energie rinnovabili nel consumo globale europeo entro il 2020. Dico questo perché desidero sottolineare che l’Unione ha già adottato alcune misure che potrebbero ridurre la sensibilità dell’economia europea a un aumento del prezzo del petrolio. Le politiche attuali dovranno essere migliorate in futuro.

Quando ha discusso l’aumento del prezzo del petrolio nella sua recente riunione, il Consiglio ECOFIN, fra l’altro, ha ribadito l’accordo di Manchester adottato nel settembre 2005. Secondo questo accordo, gli interventi di politica fiscale e in altri settori dovrebbero essere evitati quando rispondono all’aumento del prezzo del petrolio, perché distorcono la concorrenza e impediscono il necessario adeguamento da parte degli operatori economici. Le misure che potrebbero alleviare l’impatto dell’elevato prezzo del petrolio sugli strati più poveri della popolazione dovrebbero rimanere a breve termine e mirate, e dovrebbero evitare effetti distorsivi. Anche l’aumento del prezzo dei carburanti è stato discusso la scorsa settimana dai ministri delle Finanze del G8, che rappresenta i paesi più industrializzati. Hanno sottolineato, fra l’altro, che l’aumento del prezzo del petrolio e dei prodotti alimentari è un problema globale, e che le soluzioni dovrebbero essere cercate a livello internazionale.

Vorrei anche menzionare che alla riunione del Consiglio “Affari generali e Relazioni esterne” di questa settimana, abbiamo approvato il programma dei 18 mesi delle tre Presidenze future. Il loro lavoro nel Consiglio includerà compiti che riguardano il modo di trattare efficacemente la questione dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e del petrolio.

Vorrei concludere dicendo che per affrontare i cambiamenti suddetti abbiamo bisogno di politiche coordinate, nell’UE e a livello internazionale. Dobbiamo essere attenti a non creare nuovi squilibri e problemi con queste politiche. Nell’affrontare queste questioni scottanti, dobbiamo anche puntare alla collaborazione costruttiva del Parlamento europeo, in particolare in sede di discussione delle necessarie proposte legislative.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, per me ogni giorno inizia con un controllo di routine del prezzo del petrolio e di recente le notizie sono andate più o meno in una direzione: il prezzo del petrolio sta diventando sempre più alto, Negli ultimi tre anni, il prezzo del petrolio in dollari USA si è più che triplicato. Per l’UE, con una quota del 37 per cento di consumo energetico proveniente dal petrolio, è facile comprendere l’impatto reale e potenziale dell’elevato prezzo del petrolio sulle nostre economie e sui cittadini.

Assistiamo a una diminuzione costante della nostra produzione – ed è tuttora notevole –, ma questa diminuzione si registra fin dalla fine degli anni ‘90. Un aumento continuo delle importazioni incrementa la nostra dipendenza e la somma che stiamo pagando per acquistare risorse energetiche sta aumentando costantemente.

Questo ha un effetto diretto sui nostri cittadini e sulle imprese. L’aumento del prezzo del petrolio crea inflazione e quell’impatto è già evidente. Il contributo dell’energia all’aumento dell’indice dei prezzi nel quarto trimestre del 2007 ha raggiunto una media dello 0,8 per cento nella zona euro. Questo comporta impatti diretti e tangibili sui nuclei familiari e su una serie di settori economici, non ultimi quelli che non possono trasferire il prezzo dell’energia sul consumatore finale.

L’aumento del prezzo dei carburanti per i motori e per il riscaldamento dei nuclei familiari fra l’aprile 2007 e l’aprile 2008 ha superato di gran lunga la crescita generale dei prezzi al consumo. Ad esempio, i prezzi dei carburanti per trasporto sono aumentati in media del 12,7 per cento rispetto alla media dell’inflazione del 3,6 per cento. I nostri cittadini più vulnerabili sono di nuovo quelli più colpiti.

Nel settembre 2005 vi parlavo già dell’aumento del prezzo del petrolio e ho presentato un piano strutturato su cinque punti. Da allora, abbiamo lavorato su un’intera serie di nuove proposte per iniziare a rispondere alla sfida dell’aumento del prezzo del petrolio in materia di efficienza energetica, automobili, qualità dei combustibili, energie rinnovabili. Come conseguenza di queste politiche, possiamo aspettarci una diminuzione graduale del consumo di petrolio nell’UE nei prossimi anni. Adesso, per gli ultimi tre anni si registra un consumo più o meno stabile e è iniziata la fase del passaggio a trasporti più puliti e più efficienti che usano fonti energetiche rinnovabili.

Dobbiamo fare di più e di certo non dovremmo sottovalutare i problemi derivanti dagli elevati prezzi dell’energia per i nostri cittadini, in particolare i nuclei familiari e le imprese più vulnerabili. Questa è già una buona base sui cui sviluppare ulteriormente la migliore risposta politica possibile alla sfida. Il fatto che il prezzo del petrolio abbia continuato ad aumentare non significa che le nostre politiche siano fallite. Sono convinto che senza i nostri ambiziosi obiettivi in materia di clima e di energia, la situazione sarebbe stata ancora più difficile. Ma, come risulta chiaramente dalle ultime tendenze, abbiamo bisogno di accelerare ulteriormente i nostri sforzi.

Vorrei soffermarmi adesso sui fattori a lungo termine che incidono sul mercato del petrolio. In parole semplici, stiamo lasciando l’epoca del petrolio economico e dell’energia economica in generale. La domanda globale di energia sta crescendo e l’Agenzia internazionale per l’energia stima che potrebbe aumentare di più del 50 per cento entro il 2030. In particolare, le economie emergenti stanno consumando sempre più energia.

D’altro canto, non è per nulla chiaro se vi sarà una produzione di petrolio sufficiente a soddisfare la domanda globale. Gli esperti dicono che geologicamente vi sono ancora risorse sotterranee sufficienti per i prossimi 40-50 anni. Come ha dichiarato l’Agenzia internazionale per l’energia, non è certo se i paesi produttori hanno l’abilità o la volontà di accelerare la produzione per soddisfare gli aumenti inevitabili e continui della domanda globale di petrolio.

L’epoca dell’energia economica è finita, in un momento in cui, a causa del cambiamento climatico, abbiamo in ogni caso l’obbligo assoluto per le generazioni future di passare a fonti energetiche pulite, senza carbonio, per il riscaldamento, l’elettricità e i trasporti. Questa è la sfida che affrontiamo. E’ necessaria una risposta chiara. Ma, prima di parlare delle misure a lungo e medio termine, vorrei menzionare alcune azioni a breve termine che alleggeriscono l’impatto sui consumatori.

Gli effetti sui gruppi più vulnerabili devono essere mitigati nel più breve tempo possibile, laddove necessario attraverso misure sociali. Il sostegno alle famiglie più povere può essere giustificato e necessario, ma deve essere mirato. Nel contempo, dovremmo essere molto cauti per quanto riguarda i cambiamenti dei regimi fiscali. L’esperienza ha dimostrato che tali misure, seppur politicamente molto attraenti, di fatto, rendono difficile la transizione nel più lungo periodo all’adeguamento all’aumento dei prezzi energetici e al risparmio di carbonio. E’ molto meglio mirare gli aiuti laddove sono realmente necessari.

In termini di ulteriore sviluppo dell’approccio a lungo termine dell’UE per affrontare la sfida, le nostre politiche energetiche esistenti sono considerate da molti come “guide mondiale”. La Commissione ha sempre insistito che il suo recente pacchetto climatico ed energetico conteneva gli obiettivi combinati di sostenibilità, sicurezza di approvvigionamento e competitività, un fatto questo che diviene più chiaro con il tempo.

Vorrei approfondire gli elementi più importanti di queste politiche, già in atto o sotto esame in quest’Aula: il progetto di direttiva che garantisce il 20 per cento di energie rinnovabili nel nostro consumo energetico finale entro il 2020; le nuove regole per ampliare e rafforzare il sistema dell’UE per lo scambio delle emissioni (ETS), affinché soddisfi il nostro obiettivo del 20 per cento di riduzione dei gas serra entro il 2020, e la definizione dell’ETS quale motore del cambiamento; la proposta di ridurre le emissioni di CO2 provenienti dalle automobili e la direttiva sulla qualità dei carburanti che obbligherà i fornitori di petrolio a ridurre progressivamente il loro consumo di CO2 e di energia nei prodotti che vendono; e, cosa più importante, il piano d’azione per l’efficienza energetica, che copre tutti i settori a tutti i livelli, dal partenariato internazionale per la cooperazione sull’efficienza energetica al patto dei sindaci a livello locale, a specifiche misure quali l’etichettatura dei prodotti di consumo o requisiti per l’efficienza energetica degli edifici.

Praticamente tutte le misure menzionate nel piano d’azione per l’efficienza energetica sono vantaggiose in termini di costi a 60 dollari statunitensi per barile di petrolio.

Questo rappresenta un inizio, ma dobbiamo fare di più. La Commissione continuerà quindi il lavoro a livello internazionale, in particolare il dialogo costruttivo fra i principali paesi produttori e consumatori di petrolio, quali l’incontro di Jeddah che si terrà questa settimana in Arabia Saudita o il dialogo UE-OPEC la prossima settimana. Esaminerà il funzionamento dei mercati del petrolio e dei prodotti petroliferi nell’Unione europea e avanzerà proposte per una possibile azione politica futura nella seconda revisione strategica sull’energia alla fine di quest’anno. Aiuterà i paesi in via di sviluppo importatori di petrolio a mitigare gli impatti a breve termine degli elevati prezzi dei carburanti e degli alimenti e a favorire miglioramenti strutturali nel loro rendimento energetico e l’uso di carburanti alternativi. Imprimerà maggiore slancio agli sforzi tesi all’efficienza energetica.

Questa rimarrà la ma più importante priorità. Significa avere una migliore legislazione interna all’UE. Significa anche spingere per un partenariato internazionale sull’efficienza energetica più efficace, che è stato adottato la scorsa settimana al G8 “Energia” in Giappone su iniziativa dell’Unione europea.

La legislazione esistente in materia di efficienza energetica e i miglioramenti che presenterò nei prossimi mesi sugli edifici, l’etichettatura e norme minime sui prodotti sono realmente importanti, ma devono essere viste solo come una delle numerose misure necessarie. La sfida reale è l’attuazione efficace di politiche sull’efficienza energetica a livello nazionale, regionale e locale nell’Unione europea. La Commissione svolgerà un ruolo di rilievo, aiutando gli Stati membri a soddisfare queste sfide.

Parlo dei biocarburanti perché spesso di discute della questione. Nel progetto di direttiva sulle energie rinnovabili, noi incorporiamo l’impegno del Consiglio europeo di garantire che il 10 per cento dei trasporti dell’UE siano azionati da carburante rinnovabile entro il 2020. Va osservato che questo 10 per cento può essere coperto da biocarburanti o da elettricità provenienti da fonti rinnovabili, o aumentando l’efficienza energetica della flotta.

Sono convinto che l’UE possa e debba produrre i biocarburanti che utilizza in modo sostenibile e responsabile, senza incidere sui livelli di produzione globale di alimenti. A tal fine si può agire in modo sostenibile usando terreni precedentemente messi a riposo nell’UE, migliorando i raccolti in modo sostenibile, investendo nella tecnologia per i biocarburanti di seconda generazione, e lavorando insieme con i paesi in via di sviluppo per garantire che i biocarburanti integrino la produzione di alimenti, senza sostituirla. Con tale approccio, lo sviluppo di carburanti alternativi puliti per il trasporto deve fare parte della risposta dell’UE alle sfide del prezzo del petrolio e del cambiamento climatico.

L’Unione europea dovrà proseguire i suoi sforzi internazionali e il suo dialogo con i partner principali. Il G8 della scorsa settimana e l’incontro di Jeddah sul prezzo del petrolio di questa settimana mostrano che la questione è in cima all’agenda politica. Dovremmo usare la credibilità che stiamo costruendo e guidare l’azione internazionale per sfruttare il potenziale dell’efficienza energetica e della produzione di energia pulita nel mondo, e consentire il funzionamento di mercati globali dei prodotti di consumo efficienti e affidabili.

Tuttavia, l’azione inizia a casa, e un nuovo impulso per l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica è vantaggioso non solo per il clima, ma anche per la nostra economia.

Vi è un futuro energetico per noi tutti. Questo futuro molto probabilmente sarà strutturato su diversi modelli di produzione, consumo e comportamento. Come per il cambiamento climatico, è necessario agire adesso e la Commissione partecipa a pieno titolo.

 
  
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  Jean-Pierre Audy, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario Piebalgs, onorevoli colleghi, cerchiamo di avere una certa immaginazione. Tutte le idee, compresa quella del Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, che miramo a limitare l’aliquota massima di IVA, sono rispettabili e devono essere studiate. Io vorrei presentarvene un’altra.

Il petrolio è un combustibile fossile presente in quantità limitata e l’aumento del suo prezzo è irreversibile e durevole. Ma ciò che causa le difficoltà, al di là dell’aumento stesso, è la maniera brutale con cui le importanti variazioni del costo mondiale del barile di petrolio greggio incidono sulle nostre economie. Così, mi chiedo se l’Unione europea, senza nascondere le realtà legate all’aumento stesso, non potrebbe garantire una stabilità dei prezzi secondo una periodicità annuale, consentendo ai bilanci pubblici, in particolare quelli gestiti dagli Stati membri per la fiscalità e quelli delle collettività locali, e alle imprese nelle loro relazioni contrattuali legate al prezzo del petrolio e, più in generale, ai cittadini che hanno un loro bilancio domestico, di tenere meglio conto dei grandi cambiamenti relativi all’energia, senza subire la pressione quotidiana delle variazioni brutali del prezzo del petrolio greggio legate agli scmabi mondiali, alla speculazione e alla parità euro/dollaro.

E’ in questo contesto che propongo di studiare, signor Commissario, la creazione di uno strumento comunitario il cui scopo sarebbe garantire il prezzo del barile del petrolio greggio secondo il ciclo di bilancio abitualmente ammesso di un anno. Questo strumento potrebbe utilizzare tecniche finanziarie di acquisto/vendita di opzioni sul mercato mondiale ed essere utile alla lotta contro la speculazione.

Nel 2005, quando il prezzo era di 50 dollari al barile, avevo chiesto il suo parere, signor Commissario Piebalgs, e lei mi aveva risposto che l’idea era interessante, considerando però che la Commissione non era competente a regolare il prezzo del greggio, in particolare perché il mercato del petrolio è mondiale. Mi permetto di insistere perché un siffatto strumento comunitario, il cui funzionamento è un gioco da importo nullo nel lungo periodo e non necessita praticamente di alcun finanziamento, meriterebbe quanto meno di essere valutato, e ripeto, non per combattere le leggi del mercato che si impongono a noi, ma per regolare la brutalità della loro applicazione e assicurare un migliore impatto dell’aumento del petrolio greggio sulla catena dei prezzi nei settori interessati. La situazione della pesca, di cui discuteremo fra poco, è un esempio del tutto significativo.

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signora Presidente, ho grande rispetto a livello personale per i due oratori del Consiglio e della Commissione. Tuttavia, credo che le proposte che abbiamo sentito oggi e negli ultimi giorni siano troppo poche e troppo tardive. Ad esempio, il documento della Commissione non fa menzione alcuna della parola “speculazione”. Non è che questo sia la causa principale dell’aumento dei prezzi, ma pubblicare un documento oggi, che non fa menzione della speculazione... Anche il G8 è più progressista della Commissione qui!

Per quanto riguarda i profitti sostanziali che, anch’essi, ovviamente, non sono menzionati, ho chiesto al Commissario diverse volte, dato che apparentemente non vi è alcun modo per introdurre meccanismi di controllo, ho chiesto a lui di garantire, attraverso accordi volontari, che alcuni di questi profitti siano investiti in misure di risparmio energetico, per lo sviluppo di energie alternative e per la ricerca. Questo punto è discusso attualmente in Francia, ad esempio. Tuttavia, oggi il Commissario non ha fatto alcun commento sull’argomento e non è stato fatto niente.

Sulla questione del risparmio energetico e la protezione dei consumatori, in linea di principio siamo d’accordo, ma le proposte della Commissione erano molto deboli. Sono stati necessari il Parlamento e la decisione di oggi, nel contesto della relazione Morgan, per creare un ampliamento sostanziale dei diritti dei consumatori, specialmente in relazione al risparmio energetico con contatori intelligenti, eccetera. Per quanto riguarda le misure sociali che il Commissario ha proposto, tutto quello che posso dire è che è stato evidente per qualche tempo che sono necessarie misure sociali.

Abbiamo discusso dell’Irlanda oggi. Voglio essere franco: i cittadini sono molto nervosi è quando non hanno riscontro da Bruxelles sulle loro preoccupazioni specifiche e reali. Che i cittadini interessati siano pescatori nel settore delle PMI o consumatori socialmente svantaggiati, vogliono ottenere un certo tipo di messaggio da Bruxelles che li aiuti ad affrontare la difficile situazione. Ci aspettiamo segnali chiari dalla Commissione e dal Consiglio in quest’Aula, specialmente nei prossimi giorni.

 
  
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  Marco Cappato, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non credo che bisogna seguire la strada proposta dal collega Audy. Non credo che sia il nostro compito quello di creare delle misure sul controllo dei prezzi. Credo che il Commissario abbia tracciato la linea di cui si può seriamente occupare l’Unione europea, cioè quella del nostro modello di sviluppo, delle energie rinnovabili e quindi semmai della necessità e dell’urgenza di rivedere gli obiettivi che sono stati fissati – del 20% sull’energia, del 10% sui trasporti – per farli ancora più ambiziosi, per occuparsene in tempi ancora più stretti.

Purtroppo, come per esempio le politiche sul gas, sulle quali abbiamo votato oggi, ci dimostrano, sono gli Stati nazionali a opporsi a una vera politica europea di concorrenza e di mix delle fonti energetiche. Questo è il problema. Allora esiste evidentemente una questione di speculazione che può essere affrontata. Per la verità, anche su questa materia gli Stati nazionali si rifiutano di consegnare all’Unione europea un vero potere di regole sui mercati finanziari, ma a questo punto non chiediamo all’Europa di trovare delle scorciatoie per risolvere i guai che le politiche nazionali hanno creato. Energie rinnovabili, piani strategici a lungo termine: questo è quello che chiediamo, più veloce di quanto non si sia programmato.

 
  
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  Claude Turmes, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, propongo tre misure.

La prima: tassare le speculazioni. E’ incredibile! Siamo schiacciati dai costi, mentre i profitti di Total, Eon, Exxon e degli speculatori non sono mai stati così grandi. Personalmente vorrei che Juncker, il Presidente di ECOFIN, traduca in atti le sue parole. Si può facilmente imporre una tassa su tali profitti a livello nazionale, ma coordinato a livello europeo, e questi proventi sono milioni di euro che serviranno al mio secondo punto.

Punto due: in ogni paese, con questi proventi, creeremo fondi per compensare i casi estremi, i casi estremi di certi pescatori, i casi estremi di alcuni camionisti e del gran numero di famiglie che oggi hanno difficoltà a pagare le bollette. Non sovvenzionando l’energia direttamente, ma aiutandoli ad avere soldi per pagarle e, soprattutto, collegandole con l’efficienza energetica. Sono i poveri a non avere i soldi per pagare il frigorifero che consuma meno. Ecco dove bisogna intervenire.

Terzo punto: quali leader politici dobbiamo essere franchi con i nostri cittadini. La crisi che stiamo attraversando non è una difficoltà di secondo piano sul petrolio. E’ una crisi strutturale. Abbiamo un modello economico che è stata concepito per un miliardo di persone della classe media di Stati Uniti, Giappone, Europa. Questo modello economico si sta estendendo a milioni di altre persone della classe media in Cina, India, Nigeria, Africa del Sud, Messico, Brasile. Questo modello economico ha un problema innato perché non integra le risorse e l’inquinamento dell’ambiente. Quindi, signor Commissario, occorre essere più ambiziosi sull’efficacia energetica e la domanda che voglio porre è la seguente: il Consiglio non dovrebbe chiedere alla Commissione di presentare un pacchetto di misure in settembre per una grande iniziativa europea di investimento nell’efficienza energetica?

 
  
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  Gintaras Didžiokas, a nome del gruppo UEN. – (LT) La politica dell’UE sulla tassazione dei prodotti energetici è stata introdotta nel 1993. A quel tempo, il prezzo di un barile di petrolio era di 16 dollari statunitensi. Oggi che il prezzo del petrolio ha raggiunto 140 dollari statunitensi, sorge la questione se l’attuale politica dell’UE sulla tassazione dei prodotti energetici possa essere giustificata. I cittadini e le imprese dell’UE stanno pagando per acquistare il carburante molto più che in altre parti del mondo.

Questo perché, oltre all’IVA, pagano le accise, di cui l’UE sta chiedendo in realtà un ulteriore aumento; stiamo affrontando una situazione realmente paradossale – più costoso diventa il carburante, più denaro i governi pretendono dai loro cittadini. L’ondata di scioperi che ha colpito l’Europa è una chiara dimostrazione del crescente malcontento della sua popolazione in una situazione in cui nessuna misura viene presa a livello di UE. Questo è un segnale molto chiaro. Come possiamo non riuscire a notarlo o ignorarlo?

La Commissione e il Consiglio non pensano che sia tempo che la politica dell’UE sulla tassazione dei prodotti energetici sia rivista, specialmente in relazione alle accise, all’IVA e ai dazi all’importazione? Come può la Commissione giustificare il rigido messaggio che sta inviando alle persone, ovvero che dovrebbero imparare a convivere con l’aumento continuo dei prezzi dei carburanti? La Commissione ha considerato la possibilità che l’aumento continuo dei prezzi dei carburanti potrebbe minare la fiducia dei cittadini nell’UE, dato che quest’ultima sembra interferire con i tentativi dei governi dei loro paesi di prendere misure drastiche? I fatti addotti per scusare le omissioni e la mancata volontà di agire per quanto riguarda la tassazione meritano ogni critica.

L’idea che, con la riduzione delle tasse, la situazione non migliorerebbe o addirittura peggiorerebbe non è un argomento valido. A livello mondiale, il petrolio e i prodotti petroliferi sono acquistati non solo dai paesi europei. Non vi è petrolio che sia per l’Europa o non sia per l’Europa. I prezzi del petrolio sono globali; è solo che l’Europa impone tasse più elevate sui prodotti petroliferi, che stanno pesando fortemente sulle spalle dei suoi cittadini,. I dazi alle importazioni limitano la concorrenza.

Forse i cambiamenti della politica di tassazione non risolverebbero tutti i problemi, ma ci consentirebbero di reagire più rapidamente agli sviluppi del mercato e faciliterebbero la sopravvivenza in tempi duri. Non è abbastanza importante? Non vi è dubbio che abbiamo bisogno di altre misure a lungo termine. Accolgo con favore l’introduzione di queste misure, ma è necessaria un’azione decisa. I cittadini dell’UE non hanno bisogno di belle parole. Hanno bisogno delle giuste decisioni che consentano una risposta celere ai problemi che potrebbero sorgere. La politica di tassazione, specialmente la politica in materia di IVA, non è stata dettata da Dio. Deve essere cambiata quando non è più in linea con la situazione reale.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Mi perdoni, signora Presidente, ma le posizioni assunte dal Consiglio e dalla Commissione sono state deludenti. Non vi era nulla se non parole e nemmeno un accenno a misure concrete. Non sorprendiamoci, allora, dei “no” ai referendum in Irlanda, Francia e nei Paesi Bassi. Non sorprendiamoci che in paesi come il Belgio, dove le dimostrazioni si verificano raramente, migliaia di persone siano sul piede di guerra.

Né il Presidente in carica del Consiglio né il Commissario hanno menzionato il profitto. Come dobbiamo agire al riguardo? Perché non imponete tasse? Perché non proponete una tassazione nazionale coordinata a livello di UE, dove una parte dei proventi sosterebbero le fonti rinnovabili di energia, energia pulita e programmi di risparmio energetico?

Inoltre, signori rappresentanti della Commissione e del Consiglio, l’aumento del prezzo del petrolio avvantaggia i fondi statali perché le tasse raccolte dagli Stati membri aumentano di conseguenza. Quindi, gli strati sociali più poveri sono colpiti maggiormente dall’inflazione e dagli elevati prezzi. L’inflazione per i poveri è del 40-50 per cento superiore rispetto all’indice generale di inflazione. Parte del maggiore reddito delle tasse degli Stati membri dovrebbe quindi essere restituito come aiuto diretto agli strati più vulnerabili della società. Dobbiamo agire, non indugiare nella retorica.

Nei vostri discorsi conclusivi, mi aspetto che ci spieghiate perché siete stati pronti a rigettare le proposte presentate dai governi di destra, come quella del Presidente Sarkozy, e non dei governi di sinistra. Pensate che il Presidente Sarkozy sia troppo comunista? Se qualcosa deve venire fuori da questa crisi di speculazione dei prezzi degli alimenti e del petrolio, è che l’ottuso neoliberalismo ha fatto il suo tempo. Stiamo aspettando che anche voi lo capiate.

 
  
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  Pervenche Berès (PSE). – (FR) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, apriamo oggi questo dibattito sulla base di una comunicazione che, in effetti, è una nota di circostanza della Commissione, trasformata in comunicazione di fronte all’emozione che suscita, nell’opinione pubblica, la realtà della situazione che vivono i nostri cittadini giorno dopo giorno.

Al G8, è stata sollevata la questione della speculazione sui mercati del petrolio. La realtà della situazione che viviamo, la conosciamo bene, se vogliamo andare al fondo delle cose, e Claude Turmes ha colto nel segno. La crisi petrolifera in cui ci dibattiamo e di fronte alla quale i nostri cittadini provano angoscia è uno degli elementi, uno dei segnali di questa seconda era della globalizzazione in cui siamo entrati, in cui gli squilibri mondiali nei quali ci troviamo hanno condotto a una deregolamentazione del sistema, che si manifesta innanzitutto con una crisi finanziaria negli Stati Uniti che si è propagata a una velocità incredibile sui nostri mercati e che si è trasformata in uno spostamento della bolla speculativa che ha colpito i mercati immobiliari verso il mercato delle merci, e in particolare il prezzo del petrolio, ma anche dei prodotti alimentari. Parallelamente, l’equilibrio fra offerta e domanda su questo mercato specifico ha fatto il resto.

Di fonte a questa situazione, l’Unione europea ha giustamente anticipato gli eventi l’anno scorso dotandosi di una strategia che definirei strategia dei quattro 20 per il 2020: 20 per cento in meno di consumo energetico, 20 per ceno in più di efficienza energetica, 20 per ceno in più di energie rinnovabili.

Ma come ogni volta, troviamo le stesse carenze Quando creiamo il mercato interno, dimentichiamo che, perché un mercato interno sia accettabile, è necessaria una dimensione sociale. Quando vogliamo realizzare un mercato europeo dei servizi, dimentichiamo che forse è necessario tenere conto della realtà dei diritti sociali degli Stati membri, e quando vogliamo dotare l’Unione europea di una strategia giusta in materia energetica per il lungo periodo, dimentichiamo che questo, per usare il linguaggio degli economisti, ha un costo di transizione e che alla domanda relativa a quali poteri di acquisto saranno i più colpiti, possiamo rispondere che saranno quelli delle categorie più modeste, quelle che sono più colpite dall’aumento del prezzo del petrolio.

Oggi vi sono diverse categorie di cui si parla molto, le professioni che sono le più esposte nel loro lavoro quotidiano – i pescatori, i trasportatori stradali –, ma dietro queste vi sono anche tutte quelle famiglie modeste che, nel loro bilancio quotidiano, sono le prime a essere colpite perché per quelle famiglie il bilancio per l’alloggio o il bilancio per i trasporti sono immediatamente colpiti dall’aumento del prezzo del petrolio, in proporzioni più importanti che rispetto alle tasche degli speculatori che si accaparrano i proventi dell’aumento del prezzo del petrolio.

 
  
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  Jelko Kacin (ALDE). - (SL) Il rapido aumento del costo dei carburanti sta frenando i trasporti in Europa e nel mondo. I trasportatori stanno dimostrando con rabbia, i pescatori chiedono compensazioni, e i trasporti diventano sempre più costosi. I costi stanno letteralmente fermando il trasporto di merci. La cosa più spaventosa è che, accanto a questi prezzi, il costo per la produzione di petrolio è in realtà minimo. I costi di produzione sono letteralmente trascurabili.

Il trasporto di persone è l’essenza della libera circolazione delle persone ed è una condizione preliminare per la libera circolazione delle merci. I costi del carburante costituiscono una seria minaccia innanzitutto per il trasporto aereo, che è il più vulnerabile ai costi. Questo vale in particolare per i vettori a basso costo, che hanno consentito a nuovi gruppi di cittadini di scoprire l’Europa e il mondo. La crisi per i vettori a basso costo, che potrebbe verificarsi quest’autunno, non colpirà solo il turismo, colpirà l’industria dell’aviazione, l’industria finanziaria e di conseguenza l’intera economia.

In tali circostanze, l’Unione europea deve mostrare che comprende le sfide e che sa rispondere a livello operativo. In tali circostanze, attraverso un’azione adeguatamente coordinata possiamo migliorare la posizione delle istituzioni dell’Unione europea e calmare la situazione nei mercati. Un momento di crisi finanziaria ed economica è un’opportunità per l’Unione europea di dimostrare che è un contesto utile, necessario ed efficace per le nostre economie e, in particolare, che le istituzioni europeo sono lo strumento giusto ed efficace per le nostre economie.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, l’elevato prezzo del petrolio e del gas rimarrà tale e dubito molto che rivedremo di nuovo il prezzo al di sotto di 80 dollari statunitensi al barile. L’Occidente è stato colto di sorpresa e ha sottovalutato l’aumento dei consumi in Cina e India, i sotto investimenti nelle tecnologie dell’esplorazione e dell’estrazione, l’inabilità – o mancanza di volontà, forse – dell’Arabia Saudita di aprire i suoi pozzi quale produttore influente, e i rischi geopolitici di paesi come Venezuela, Nigeria o Iraq.

Qual è la risposta a mio avviso? Dobbiamo ovviamente consumare di meno, investire nelle energie rinnovabili e nelle nuove tecnologie come le automobili a celle di idrogeno e guardare se i biocarburanti, a livello del loro impatto globale, sono buoni o cattivi sotto il profilo delle emissioni globali e dell’inflazione alimentare per il mondo in via di sviluppo.

Coloro che in quest’Aula, in particolare a sinistra, credono che dipenda tutto dalla speculazione hanno torto perché non si può ammassare il petrolio fisico in grandi quantità come speculatore e trarre profitto. Solo gli Stati Uniti d’America hanno la struttura per farlo.

Infine, accolgo con favore la decisione dell’Italia di costruire un reattore nucleare che, mi auguro, sarà seguita da altri Stati membri dell’UE.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (PSE). - (HU) Dovremo fare i conti con il fatto che il prezzo del petrolio rimarrà elevato nel lungo periodo. L’Unione europea e gli Stati membri devono prepararsi per tutte le eventualità. Come ha detto il Commissario Piebalgs, dobbiamo investire molto di più nello sviluppo di tecnologie a basso consumo ed ecologiche, nelle energie rinnovabili e nella creazione di impianti di biogas, come dichiarato nella relazione che ho elaborato in veste di relatore. Sono importanti anche gli sforzi incentrati sul risparmio energetico, fra cui il miglioramento dell’isolamento domestico, ad esempio. Non abbiamo soluzioni magiche e non possiamo trattenere l’energia ai nostri confini; nel contempo, tuttavia, dobbiamo anche cercare soluzioni a breve termine. Vorrei chiedere alla Commissione europea di consentire agli Stati membri, inclusa l’Ungheria, di ridurre temporaneamente le accise sul diesel, perché gli Stati Uniti hanno un enorme vantaggio competitivo al riguardo. Grazie per la vostra attenzione.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Una soluzione genuina al problema può essere raggiunta, senza dubbio, solo con misure a lungo termine. Tuttavia, alcuni potrebbero non essere in grado di sopravvivere talmente a lungo da vedere i risultati di tali misure. Per quanto riguarda le misure a breve termine, la sola proposta è stata quella di dare aiuti alle famiglie povere. Tuttavia, se il commercio, il sistema dei trasporti, i pescatori, le piccole e medie imprese e l’agricoltura falliscono, le misure a breve termine sarebbero necessarie per moltissime persone.

Le accise sono state introdotte per i carburanti, il petrolio minerale, nel 1992. Nel 2004 le tasse sono state applicate all’intero sistema energetico. Ciò significa forse che la tassazione non ha alcuna influenza? La tassazione ha un enorme impatto e a mio avviso è molto importante consentire una riduzione delle accise fino all’attuazione di misure a lungo termine.

Un’altra cosa – non si è menzionato l’idrogeno come fonte nuova (o rinnovabile). Si sa che la Cina e il Canada lo usano per azionare le automobili, mentre il Giappone lo usa per riscaldare gli edifici.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL).(PT) Data l’impennata dei prezzi del petrolio e tenendo a mente i suoi effetti devastanti sulle persone e sulle imprese, i trasporti, la pesca, l’agricoltura e l’industria, non si può dimenticare che le grandi compagnie petrolifere hanno registrato un aumento massiccio dei loro profitti, sostanzialmente come risultato della pratica della speculazione dei prezzi che è basata sulla valutazione speculativa di stock di petrolio acquistati a buon mercato.

Sono quindi necessarie misure per combattere questa scandalosa speculazione, in particolare la proposta che abbiamo presentato per introdurre una tassa in ciascuno Stato membro che si applicherà solo ai guadagni speculativi derivanti dall’effetto stock e che li trasformeranno in proventi statali. Questi proventi devono poi essere distribuiti fra i settori economici più colpiti in ciascuno Stato membro.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signora Presidente, l’Europa e il mondo intero si trovano adesso in una situazione in cui il prezzo del petrolio può determinare non solo la crescita economica, ma anche l’ampiezza della crisi che sta iniziando a farsi sentire nel mercato dei prodotti alimentari e nel settore della pesca. E’ probabile che nel settore dei trasporti sorgeranno dei problemi molto presto.

Quale azione è richiesta? Nel lungo periodo, dovrebbe essere sviluppata una politica energetica stabile con un’ampia base. Vi è stato un acceso dibattito sull’argomento nell’Unione e in quest’Aula. Nel breve periodo, gli aiuti dovrebbero essere diretti a settori specifici. A titolo d’esempio, posso menzionare gli aiuti mirati agli agricoltori, ai pescatori e ai trasportatori. Gli aiuti dovrebbero essere resi disponibili già nel secondo semestre di quest’anno. Vorrei sottolineare che mi riferisco a aiuti specifici mirati in un tempo specifico dell’anno. Si dovrebbe anche agire per limitare la speculazione e le pratiche monopolistiche.

Infine, dovremmo riconoscere che è necessaria una revisione della politica fiscale, sia a livello di Unione che di singoli Stati membri.

 
  
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  José Ribeiro e Castro (PPE-DE).(PT) Vorrei congratularmi con il Commissario per la sua dichiarazione, che sottolinea l’importanza dell’energia nucleare e la sua assoluta trasparenza.

I numeri non ingannano: i prezzi del petrolio e del gas continueranno a salire, la pressione creata dal consumo mondiale di energia continuerà ad aumentare; il nostro fabbisogno energetico continuerà a crescere, eppure nello stesso tempo non possiamo non rispettare le nostre responsabilità, in particolare l’urgente necessità di lottare contro le emissioni di CO2.

Di conseguenza, l’energia nucleare deve essere sull’agenda e noi non possiamo evitarlo. Non possiamo escludere ogni fonte significativa di energia dal mix energetico, in particolare laddove questa è pulita e sicura. Ovviamente, abbiamo bisogno delle energie rinnovabili, ma non è abbastanza. Sì, abbiamo bisogno dell’efficienza energetica, ma non è abbastanza. Sì, abbiamo bisogno di buoni biocarburanti, ma non è abbastanza.

Dobbiamo quindi fare una scelta: o l’energia nucleare è cattiva e dobbiamo bandirla oppure, se non è bandita perché è sicura e perché la tecnologia e la scienza hanno compiuto progressi, ognuno deve beneficiare della sua produzione.

Dobbiamo avere un piano per il futuro o finiremo con l’andare dalla padella nella brace e poi al disastro totale.

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE-DE). - (RO) Gli effetti dell’aumento del prezzo del petrolio e del gas naturale sono già avvertiti in tutte le attività economiche e nei programmi sociali e raggiungeranno i massimi livelli il prossimo inverno. A ragione, la Commissione europea discute di soluzioni strutturali tese a risparmiare e a diversificare l’energia. Tuttavia, nell’economia europea occorrono cambiamenti fondamentali; infatti, stiamo discutendo di una nuova struttura tecnologica della struttura europea, che deve essere ottenuta nel medio e lungo termine. Per questo motivo, penso che la Commissione europea debba rivedere e riesaminare la previsione finanziaria per il 2007-2013 per aumentare gli sforzi a favore di nuove tecnologie e investimenti in campo energetico.

 
  
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  Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. (SL) Ho menzionato, nel mio discorso di apertura, i risultati di organi competenti secondo cui le cause dell’elevato prezzo del petrolio sono strutturali per natura. Si tratta di un risultato importante.

In questo dibattito, l’influenza della speculazione è stata citata diverse volte. Non desidero negarla né minimizzarla, ma vorrei sottolineare che la speculazione in sé non porta all’aumento dei prezzi energetici, a meno che non esistano motivi strutturali. E ve ne sono. Ciò richiede misure a più lungo termine.

L’era dell’energia economica, almeno quella delle fonti fossili, è probabilmente finita da lungo tempo. Questo, a sua volta, richiede un’azione a lungo termine dell’Unione europea, che ho già menzionato e che andrà in due direzioni. La prima: aumentare l’efficienza energetica e in questo modo ridurre il nostro consumo, fra l’altro. A sua volta sarà ridotta la dipendenza dell’Europa e dell’economia europea dall’energia importata da fonti fossili. La seconda direzione: la diversificazione e, specialmente, un’azione verso fonti di energia rinnovabili. Qui concordo con l’onorevole Papadimoulis, che si deve investire di più in fonti energetiche rinnovabili, ma sono incoraggiati più grandi investimenti proprio agli elevati prezzi dei combustibili fossili. Se quei prezzi tornano a essere economici, se li rendiamo economici con un abile colpo di mano, ridurremo il motivo per finanziare e investire in fonti rinnovabili.

Indipendentemente dal fatto che esiste un ampio consenso sulla necessità di adottare misure a lungo termine, non possiamo di certo dimenticare i problemi a breve termine che stiamo affrontando. Sono stati menzionati e io li ribadirei ancora una volta. L’elevato prezzo del petrolio è un problema particolare per gli strati più poveri della nostra Unione, è un problema particolare per i pescatori – e un dibattito su questo argomento sarà tenuto nel prossimo punto all’ordine del giorno – ed è un problema particolare per i trasportatori. Qui, ovviamente, ha senso studiare, considerare e adottare misure appropriate.

Fra queste misure non escluderemmo ovviamente la revisione della tassazione nell’Unione europea. Posso dire che il Consiglio esprimerà l’aspettativa di ricevere proposte dalla Commissione europea sulla questione, ovvero la tassazione dei prodotti energetici.

Consentitemi di concludere con il pensiero seguente. Credo che questo dibattito sia stato tenuto in un momento molto opportuno; il giorno prima dell’inizio dell’incontro del Consiglio europeo, nel quale uno dei punti principali di discussone sarà l’elevato prezzo del petrolio.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, è stato un dibattito affascinante e mi dispiace davvero che il tempo sia trascorso così rapidamente.

Così come mi impone il mio lavoro, sono stato nei luoghi in cui si produce il petrolio: il Mar Caspio, il mare di Barents. l’Arabia Saudita. Credo che uno dei nostri errori sia pensare che è facile produrre. Costa miliardi e in ambienti molto difficili. I costi sforano, si procurano danni locali all’ambiente e le persone sono scontente di una serie di progetti. E’ molto chiaro quindi che, se parliamo di questioni petrolifere, non dovremmo cercare i responsabili, ma dovremmo cercare di trovare risposte adeguate nell’Unione europea. Se crediamo che questo stesso approccio potrebbe giovare a tutti, dovremmo seguirlo.

Non esistono sono misure magiche. L’efficienza energetica è la misura numero uno. Senza di essa, il mondo avrà prezzi molto più elevati. E’ chiarissimo.

(Brusii dai banchi)

Bene, stiamo facendo molto. L’energia rinnovabile e le fonti alternative come il nucleare sono importanti anche per alleviare il problema. Sono necessari investimenti nella nuova tecnologia, e per il settore è fondamentale affrontare misure strutturali, non solo sovvenzioni: sovvenzione è prendere da una tasca per mettere in un’altra tasca. Ad esempio, per quanto riguarda il dibattito di stasera sulla pesca, chiederei perché i pescatori non possono trasferire l’aumento del prezzo del carburante sul prezzo del pesce, perché questa è la questione fondamentale: cosa accade, cosa lo impedisce? Ciò significa che dovremmo affrontare misure settoriali.

A livello globale, credo che sia molto chiaro cosa stiamo cercando di fare, per cercare di eliminare la politica OPEC di bloccare le forniture al mercato, di non consentire, in molti casi, alle compagnie occidentali di recarsi nei loro luoghi con la tecnologia e la conoscenza utili per la produzione del petrolio e quindi creare un’offerta migliore. Le nazioni industrializzate dovrebbero avere un ruolo guida nell’efficienza energetica e la mia proposta di partenariato internazionale è stata adottata dal G8. Ma poiché tutti si aspettavano che il prezzo del petrolio sarebbe sceso a 9 dollari statunitensi al barile, il mondo era in ritardo, e adesso sappiamo che dovremmo seguire questa politica.

Per quanto riguarda la protezione dei consumatori, credo che la Commissione sia stata sempre molto coerente al riguardo. Ho molti casi di infrazione, dove i paesi non hanno nemmeno informato la Commissione, come è loro dovere, degli obblighi del servizio pubblico, significando che i documenti giuridici adottati dopo la proposta della Commissione contengono tutti gli elementi necessari e dovrebbero essere attuati.

Credo che la risposta della Commissione e quella del Consiglio siano equilibrate e giuste. Ogni elemento del mercato ha il suo ruolo. So che nessuno ama difendere gli speculatori, ma qual è il ruolo futuro del mercato? Indica dove potrebbe andare il prezzo e consente di effettuare investimenti. Bene, potrei dire, “tassiamo tutti di più” – possiamo aumentare le tasse del 100 per cento per tutti, ma significherà che perderemo l’incentivo a investire. Cerchiamo invece di prevedere incentivi per gli investimenti, consentiamo modi positivi per fare investimenti. Ecco ciò che dobbiamo fare.

(Brusii dai banchi)

Che siano le compagnie dell’Arabia Saudita, Saudi Aramco, che dovremmo tassare, oppure Gazprom, non possiamo tassarle perché hanno una legislazione nazionale in materia fiscale. Per quanto riguarda le compagnie europee, non abbiamo oggi compagine che lucrano un enorme profitto attivo a causa del petrolio e del gas.

(Brusii dai banchi)

Hanno anche dovuto investire in altri progetti e se conoscete di queste compagnie, dovreste menzionarle. Se conoscete queste compagnie che hanno questa vita così bella ...

(Brusii dai banchi)

E.ON non lavora nel petrolio. Eni lavora nel settore petrolifero, ma investe miliardi in progetti, ad esempio per South Stream, per i progetti in Kashagan – investe miliardi – e in Libia. Ogni compagnia ha un suo ruolo nel mercato.

Signora Presidente, è un dibattito fantastico. Sono lieto che avremo la possibilità di tornare sull’argomento perché non vi sono risposte semplici. Ma io credo che la nostra proposta sia bilanciata e sia quella giusta.

 
  
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  Presidente. - La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Ivo Belet (PPE-DE), per iscritto. (NL) L’elevato prezzo del petrolio fa male a tutti noi, ma i gruppi di popolazione più vulnerabili con un reddito basso saranno colpiti di sicuro più duramente. Il Vertice europeo deve inviare domani un segnale forte che le misure a favore dei più deboli della società sono realmente giustificate e necessarie.

Una riduzione dell’IVA o delle accise non è una soluzione ovvia, questo è comprensibile, perché potrebbe spingere i produttori di petrolio a imporre prezzi ancora più elevati.

Ma forse possiamo agire in modo diverso. Forse dobbiamo procedere ad uno spostamento dei prelievi, di modo che i biglietti aerei, in particolare, siano più costosi (dall’autunno, ad esempio), attraverso un’imposta, e che i relativi proventi siano utilizzati per alleggerire le fatture del riscaldamento per le persone che hanno redditi bassi e medi.

Il surplus potrebbe essere destinato a fornire premi per isolare le case. E’ la soluzione relativamente più economica e più efficiente.

Investire nell’energia rinnovabile e nel risparmio energetico: ecco il nostro compito, di sicuro nel medio periodo. Ma nel frattempo dobbiamo trovare soluzioni quelli che versano nelle situazioni più difficili. L’Europa non può rimanere sorda nei loro confronti.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE) , per iscritto. – (EN) Il recente aumento esponenziale del prezzo del petrolio e il conseguente indebolimento dei prezzi dei combustibili stanno avendo un impatto estremamente negativo sulle imprese e sulle industrie dell’UE, Certo, questa situazione ha gravi conseguenze anche per il consumatore medio. I cittadini avvertono la morsa dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei combustibili e del ridotto potere d’acquisto.

Concordo con la Commissione che dobbiamo puntare a ridurre il nostro consumo e la dipendenza dal petrolio e incentrare i nostri sforzi sulla promozione dell’efficienza energetica e sullo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili.

Tuttavia, questa è una soluzione a lungo termine. Per il momento, vanno compiuti passi pratici e tangibili per alleviare la pressione su gruppi quali gli agricoltori, i pescatori e i membri della società che sono più vulnerabili a questi aumenti dei prezzi. Anche se le misure a breve termine, come i tagli fiscali, esulano dalla competenza dell’UE, l’Unione deve assumere un ruolo guida e incoraggiare i governi nazionali ad attuare soluzioni. L’attuale situazione è insostenibile e devono essere compiuti sforzi per affrontarla.

 
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