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Procedura : 2006/0182(COD)
Ciclo di vita in Aula
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Testi presentati :

A6-0050/2008

Discussioni :

PV 18/06/2008 - 17
CRE 18/06/2008 - 17

Votazioni :

PV 19/06/2008 - 3.2
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0303

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 19 giugno 2008 - Strasburgo Edizione GU

6. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

Risoluzione – Capacità di reazione dell’Unione europea alle catastrofi (B6-0303/2008)

 
  
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  Oldřich Vlasák (PPE-DE). - (CS) Signora Presidente, onorevoli colleghi, desidero dichiarare il mio voto sulla risoluzione del Parlamento europeo sul potenziamento delle capacità di reazione dell’Unione europea alle catastrofi. Senza dubbio il tono di solidarietà e di aiuto reciproco del documento costituisce un passo nella giusta direzione. La relazione Barnier ci sfida a compiere passi concreti e a tal proposito la comunicazione della Commissione mostra la via per procedere. Certo dobbiamo garantire la compatibilità e potenziare a diversi livelli la cooperazione transfrontaliera tra le forze di protezione dei nostri paesi. Purtroppo, non ho potuto appoggiare la risoluzione dato che non è stato accolto il nostro emendamento orale. In tale emendamento ci opponiamo alla creazione di strumenti giuridicamente vincolanti che avrebbero colpito normative, politiche e programmi nazionali, influendo pertanto sull’elemento della solidarietà. Semplicemente ritengo che otterremo una migliore protezione dall’impatto delle catastrofi appoggiando le forze di protezione nei nostri Stati membri e attraverso il coordinamento e gli investimenti nel loro equipaggiamento che non mediante l’elaborazione di nuove normative che, nel corso dell’intero processo, non faranno nulla di più che generare maggiore burocrazia.

 
  
  

Risoluzione – 1° luglio, quarant’anni di Unione doganale (B6-0297/2008)

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE). - (SK) Dal 1968 l’Unione doganale ha giocato un ruolo fondamentale nel preservare e sviluppare il mercato unico. Quarant’anni dell’Unione doganale costituiscono un successo notevole, che ha fornito vantaggi alle imprese e ai cittadini dell’UE.

Accolgo con favore la risoluzione dell’onorevole Arlene McCarthy, a nome della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori sul quarantesimo anniversario dell’Unione doganale e ho votato a favore.

A causa della globalizzazione e del progresso tecnologico, l’Unione doganale deve affrontare sfide quali beni contraffatti, maggiori importazioni di prodotti pericolosi e la necessità di istituire sistemi di informatizzazione delle dogane. Solo la reciproca collaborazione tra l’amministrazione doganale e le autorità di sorveglianza a livello internazionale sarà in grado di proteggere il mercato dell’UE dalle importazioni di prodotti pericolosi e contraffatti, potenziando in tal modo la protezione dei consumatori. Mi sono convinta di ciò quando mi sono recata in visita alle autorità doganali nazionali e alle amministrazioni doganali di Praga, Anversa e Washington, così come a quelle di Pechino e Shanghai.

Questo anniversario costituisce l’occasione giusta per ringraziare i funzionari doganali per il loro lavoro difficile e spesso pericoloso, nonché per esprimere il nostro apprezzamento per i successi che hanno raggiunto nella lotta contro i prodotti pericolosi e contraffatti e la pirateria.

 
  
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  Daniel Hannan (NI). - (EN) Signora Presidente, il quarantesimo anniversario sembra essere un momento opportuno per affrontare un malinteso che nel nostro paese esiste, credo, da quando i vostri e i miei elettori hanno votato quello che credevano essere il mercato comune circa 35 anni fa – il malinteso riguardante la differenza tra un’area di libero scambio e un’unione doganale.

Ciò che penso che la maggior parte dei britannici abbia capito dal mercato comune è che ci sarebbe stato un reciproco riconoscimento dei prodotti, che se si poteva vendere qualcosa nel Regno Unito, si doveva essere autorizzati a venderla anche in Germania, Francia e Spagna e viceversa.

Ma senza dubbio ciò che abbiamo è invece standardizzazione. Un bene deve contenere certi ingredienti, essere di un volume non inferiore a x e non superiore a y e, anche se tale prodotto non è mai stato pensato per l’esportazione, persino se non attraverserà mai le frontiere, esso può trovarsi considerato illegale e vietato nel suo stesso paese; ciò capita spesso perché accade che un rivale da qualche parte in Europa – non altrettanto spesso in Gran Bretagna – rispetti comunque un intero gruppo di specifiche e utilizzi i meccanismi dell’Unione europea al fine di trasferire i costi a suo carico ai concorrenti.

Ritengo che sia una vergogna che abbiamo perso il concetto originario di libera circolazione di beni e servizi in favore dell’armonizzazione, che riduce la scelta dei consumatori.

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, è meraviglioso vederla alla Presidenza.

Quando tengo un discorso nel mio seggio elettorale di Londra – per chi di voi che abbiamo sentito parlare di Londra, la più grande città del mondo, la capitale del più grande paese a livello globale – spesso i miei elettori mi sottolineano che nel 1973 pensavano che stavamo aderendo a un’unione doganale. Pertanto dico: “Non capite la natura di tutto ciò? Non comprendete la natura del progetto europeo? Si tratta solo di un’ulteriore integrazione politica ed economica”.

Infatti, durante la mia prima settimana in Parlamento, il leader del mio gruppo, Hans-Gert Pöttering, si è alzato in piedi e ha detto: “Nulla deve essere permesso per imboccare la strada verso l’integrazione europea, nulla deve essere permesso per imboccare la strada verso il progetto europeo”. Chiaramente, pertanto, nel mio collegio elettorale vi è un malinteso riguardo alla natura del progetto.

L’appello che rivolgo a voi, a coloro in quest’Aula che appoggiano tale progetto, è il seguente: per cortesia siate onesti circa le sue intenzioni. Se cercate di negare la verità riguardo a questo progetto, allora, quando chiederete al popolo, esso lo rifiuterà, come ha fatto in Irlanda in occasione del referendum.

 
  
  

Risoluzione – Importazione di carcasse di pollame (B6-0309/2008)

 
  
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  Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signora Presidente, anch’io sono lieta di vederla alla Presidenza.

Ho votato a favore dell’emendamento 6, perché credo che l’autorizzazione all’importazione del pollo al cloro porterebbero a un indebolimento delle norme europee, cosa che credo accadrebbe su due fronti. Innanzi tutto, vi è una mancanza di dati scientifici sull’impatto ambientale e sanitario dell’utilizzo delle sostanze proposte. In secondo luogo, dato il regime in cui operano i produttori di pollame, è irragionevole avere due norme distinte, sia dalla prospettiva dei produttori che, soprattutto, da quella dei consumatori.

Il precedente oratore ha menzionato il referendum su Lisbona che si è tenuto in Irlanda. Senza dubbio una delle questioni più diffuse tra la gente comune in cui mi sono imbattuto quando facevo propaganda era che le persone erano contrarie a norme distinte. Ma ciò che stiamo facendo qui oggi è proprio occuparci di questo punto, pertanto sono lieta che il Parlamento abbia adottato tale risoluzione.

 
  
  

Risoluzione comune – Crisi del settore della pesca in seguito all’aumento del prezzo del gasolio (RC-B6-0305/2008)

 
  
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  Marian Harkin (ALDE).(EN) Signora Presidente, appoggio appieno la risoluzione adottata dal Parlamento. Nuovamente, una delle cose di cui spesso parliamo in quest’Aula è come rispondere ai bisogni dei cittadini. Penso che questo sia uno di quei casi in cui è necessaria una risposta.

L’industria della pesca è in crisi, dato che nel corso degli ultimi cinque anni il prezzo del gasolio è aumentato di più del 300 per cento mentre i prezzi del pesce sono simili a quelli corrisposti 20 anni fa. Il punto fondamentale è pertanto che i pescatori non possono sopravvivere, stanno cessando la loro attività e penso che alcune delle nostre proposte contenute nella presente risoluzione contribuiranno a migliorare la situazione.

Sono lieta di sapere che la Presidenza slovena abbia affermato che terrò conto di tutto ciò ed esorto il Consiglio dei ministri della Pesca a prestare particolare attenzione alla presente risoluzione quando si incontrerà la prossima settimana.

 
  
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  Presidente. − Ora, onorevole Kamall, suppongo che ci parlerà dei pescatori di Londra?

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, non credo che ve ne siano più, grazie alla politica comune della pesca!

La ringrazio molto per avermi concesso l’opportunità di dichiarare come ho votato in merito a questa importante discussione. Desidero dire ai miei onorevoli colleghi di quest’Assemblea di, effettivamente, esaminare qual è il problema reale. Ogni volta che vi è una crisi internazionale, cercate di attribuirle la colpa dei problemi dell’industria della pesca. In effetti non è l’aumento del prezzo del gasolio il vero problema di quest’industria. E’ la politica comune della pesca, un sistema di pianificazione centrale di cui i sovietici sarebbero stati orgogliosi. Trovo assurdo che gli onorevoli colleghi di quest’Assemblea siano così intenzionati a sposare l’economia sovietica.

Ci esorto a esaminare alcuni dei sistemi di conservazione della pesca di tutto il mondo di maggior successo. Se ad esempio si osservano quelli di Islanda e Nuova Zelanda, si scoprirà che si basano sullo Stato di diritto, sui diritti di proprietà e sui diritti di proprietà trasferibili. Se davvero desideriamo risolvere il problema dell’industria della pesca, è tempo di avere fiducia nello Stato di diritto; è tempo di avere fiducia nei diritti di proprietà; è tempo di avere fiducia nel libero mercato.

 
  
  

Risoluzione – Importazione di carcasse di pollame (B6-0309/2008)

 
  
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  Peter Skinner (PSE). - (EN) Signora Presidente, non desidero parlare circa questo punto, bensì riguardo a quello precedente. Cercavo di attirare la sua attenzione.

Mi sono astenuto in merito alla questione delle carcasse di pollame, innanzi tutto perché ritengo che vi siano prove per confutare le affermazioni secondo cui necessitiamo di mantenere tale divieto. In particolare penso che vi siano adeguate prove scientifiche che permettono di rimuoverlo. In ogni caso, tuttavia, non è stato messo in luce nulla della presente discussione.

Ciò che abbiamo è invece un processo molto costoso per la pulitura delle carcasse di pollame in Europa. Questo è il vero problema perché qualsiasi carcassa che entra nell’Unione europea sembrerebbe essere più economica; di conseguenza vendono più rapidamente, il che ovviamente conviene ai consumatori.

Non si tratta di indicazioni sulla salute, si tratta di protezionismo. Penso che sia un giorno molto triste per l’Europa dato che teniamo questa particolare discussione in modo così abbreviato e tronco, trattandola frettolosamente in Parlamento questa settimana come una risoluzione.

Per questo motivo mi sono astenuto e penso che la nostra relazione con gli USA e con gli altri paesi risulti di conseguenza macchiata.

 
  
  

Risoluzione comune – Vertice UE/Russia del 26-27 giugno 2008 a Khanty-Mansiysk (RC-B6-0235/2008)

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) Il Vertice UE/Russia sta giustamente ricevendo grande attenzione. Tenendo conto dell’importante posizione geopolitica della Russia e dei suoi durevoli legami storici e culturali con l’Europa, appoggio l’istituzione di un solido partenariato politico tra l’UE e la Federazione russa.

Tale partenariato deve comprendere una reciproca assistenza nelle questioni di sicurezza, cioè nella lotta al terrorismo e al crimine organizzato, e il superamento degli ostacoli al libero commercio e alla libera circolazione. Non dobbiamo tuttavia perdere di vista la presenza di diversi aspetti problematici nella relazione tra l’Unione e la Russia. A tal proposito, è importante che l’UE parli con una sola voce.

Nessuno Stato membro che prenda sul serio la politica estera e di sicurezza comune dovrebbe costruire le sue relazioni bilaterali con la Russia in modo tale da danneggiare i giusti interessi degli Stati membri. In ambiti riguardanti questioni internazionali sensibili, l’UE e la Russia devono raggiungere un consenso basato sul rispetto del diritto internazionale e dell’integrità territoriale, ad esempio nel caso della Serbia e del Kosovo.

Per concludere, desidero dire che l’UE deve aiutare la Russia a sviluppare e potenziare la democrazia, lo Stato di diritto e la protezione dei diritti umani.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signora Presidente, il Vertice UE/Russia si sta avvicinando. Si tratta di un evento significativo ed è per questo che era così importante la discussione in seno al nostro Parlamento riguardante i preparativi.

Le relazioni tra l’Unione europea e la Russia sono di importanza enorme per la stabilità, la crescita economica e la sicurezza in Europa e nel mondo intero. Tali relazioni hanno assunto una nuova dimensione in seguito all’allargamento dell’UE con cui si sono aggiunti altri 12 paesi, principalmente dell’Europa centrale e orientale. Si tratta di paesi che, in passato, erano strettamente legati all’ex Unione sovietica dal punto di vista economico, politico e militare.

A oggi, le relazioni commerciali bilaterali con i singoli paesi sono stati trasferiti al livello di UE e Russia. La Russia, tuttavia, cerca in continuazione di prendere accordi con i singoli paesi, scavalcando l’UE. Per tale cooperazione bilaterale vengono citate di frequente circostanze eccezionali.

La Russia è un paese immenso, con grandi aspirazioni politiche e militari, con enormi risorse energetiche che ne definiscono la posizione in Europa e nel mondo. Avendo ratificato il protocollo di Kyoto, la Russia è un partner importante, che potrebbe essere incluso in misure volte a combattere il cambiamento climatico così come quelle relative alla protezione ambientale.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, nel caso del paragrafo 29, che si conclude con: “ad offrire una maggiore partecipazione dell’UE nel processo di composizione del conflitto”, appoggio la versione originale, che aggiunge e continua: “ivi compresa la possibilità di una missione UE di mantenimento della pace in loco e la sostituzione delle truppe della CIS e Russe”

Ritengo che sia assolutamente importante inviare proprio ora un messaggio chiaro a nome dell’UE in cui si afferma che siamo pronti ad assumerci un impegno concreto sotto forma di una missione di mantenimento della pace in Abkhazia.

 
  
  

– Relazione: Liam Aylward (A6-0196/2008)

 
  
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  Jim Allister (NI). - (EN) Signora Presidente, ho votato a favore della presente relazione perché, come in altri settori, sono preoccupato di vedere il declino dell’UE nella produzione della carne ovina contro un flusso in aumento delle importazioni.

A riguardo non vi sono solo le questioni legate al reddito degli allevatori, ma le questioni ambientali pertinenti, poiché, di tutti gli animali allevati, gli ovini probabilmente contribuiscono maggiormente alla preservazione a livello ambientale delle zone meno fertili e al mantenimento della biodiversità.

Il degrado ambientale di molte regioni montane e zone meno favorite sarà causato dal diminuire dell’allevamento degli ovini. Perciò la necessità di sostenere tale industria e di valutare i pagamenti connessi all’ambiente volti a sostenerla.

Ritengo altresì che un adeguato regime di etichettatura del paese d’origine potrebbe contribuire enormemente a promuovere la crescita del consumo di carni di agnello locali, in particolare con l’aumento delle importazioni.

Infine, la corsa della Commissione alla marcatura elettronica imporrà ulteriori costi a un settore già in calo a causa di utili antieconomici. Al massimo, tale marcatura deve essere volontaria per ciascuno Stato membro e regione.

 
  
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  Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signora Presidente, concordo con l’ultimo oratore riguardo alla marcatura elettronica. Dovrebbe certamente essere volontaria.

Ho appoggiato l’emendamento 4 perché desidero chiedere alla Commissione e al Consiglio di esaminare l’introduzione di un qualche tipo di finanziamento comunitario per il sistema della marcatura elettronica. Il settore ovicaprino è in crisi e non può certamente permettersi che vengano loro imposti ulteriori costi.

Senza dubbio, avrei preferito l’emendamento 1 – ma certo ricade sull’adozione dell’emendamento 4 – in cui si raccomandava che l’attuazione del sistema di identificazione elettronica fosse posticipato al più presto al 2012. Mi trovo concorde con il precedente oratore, come ho detto, in merito al fatto che la burocrazia e i costi implicati superano di gran lunga qualsiasi vantaggio.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, come ho detto ieri sera, si tratta di una relazione molto buona. Purtroppo ieri sera il signor Commissario ha escluso la possibilità che la Commissione concordi con la proposta del relatore di disporre di una task force per controllare l’industria.

Ora, non credo molto nelle task force perché ne siamo pieni; ogni volta che abbiamo un problema istituiamo una task force e non se ne sente più parlare.

Penso tuttavia che se avessimo cooperato meglio prima di venire in quest’Aula, avremmo potuto avanzare una proposta ferma che avrebbe aiutato l’industria e lavorato per essa.

Ora non abbiamo nulla. Abbiamo la marcatura elettronica. Non abbiamo avuto quanto abbiamo chiesto, che fosse posticipata al 2012. L’industria non può permetterselo. Penso tuttavia che torneremo su questo punto; non abbiamo sentito l’ultimo, perché dobbiamo difendere l’industria ovicaprina in tutta l’Unione europea.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

– Relazione: Boguslaw Liberadzki (A6-0227/2008)

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Il trasporto di merci pericolose è stato discusso molte volte e le norme di sicurezza sono state gradualmente chiarite e semplificate di conseguenza. Con la relazione dell’onorevole Liberadzki, pertanto, la normativa esistente in materia di trasporto di merci pericolose formerà una solida base in particolare per il campo di applicazione della direttiva, che è stato esteso alle vie navigabili interne. Mi congratulo con i negoziatori per il raggiungimento di un accordo che renderà possibile la conclusione di tale pratica in seconda lettura.

L’estensione della direttiva alle vie navigabili interne comporterà un periodo transitorio di adattamento di due anni per gli Stati membri, che potranno regolare o proibire il trasporto di merci pericolose nel loro territorio per ragioni diverse dalla sicurezza durante il trasporto.

Va pertanto sottolineato che tale normativa illustra i nostri sforzi per rendere il trasporto di merci pericolose nell’Unione sempre più efficace e sicuro, eliminando l’inutile burocrazia e i costi aggiuntivi o le norme che non rendono la sua gestione maggiormente efficiente.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non c’è in vero molto da discutere sull’ottima relazione del collega Liberadzki relativa al trasporto interno delle merci pericolose. L’ho votata in commissione e qui confermo il mio voto.

Più aumentano gli scambi di merci intra moenia come tra i paesi dell’Unione e più, a mio avviso, è utile che le condizioni di questi flussi siano omologhe, soprattutto in termini di sicurezza, ma anche dei controlli e delle relative pratiche amministrative. Del resto, non avrebbe alcuna logica criticare o peggio respingere un testo così tecnico, sul quale la consultazione di tanti esperti dei paesi membri è stata ampia e qualitativamente informata.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. (NL) Appoggio appieno la presente relazione. Ogni anno un’enorme quantità di merci pericolose, quali cloro e benzina, viene trasportata nell’Unione europea attraverso le vie navigabili interne. In proposito ad oggi non è ancora stata elaborata alcuna norma, sebbene esista una normativa in materia di trasporto di merci pericolose su strada e su rotaia.

Una normativa in materia di trasporto di merci pericolose via nave è assolutamente necessaria, non solo per ragioni di sicurezza, ma anche al fine di regolare la protezione dell’ambiente e della sanità pubblica a livello europeo. Gran parte del trasporto di questo genere è transfrontaliero. Inoltre, le norme europee vanno altresì a vantaggio delle imprese, che al momento devono obbedire a diversi requisiti nazionali nei vari Stati membri. Inoltre, il trasporto sulle vie navigabili interne emette quantità inferiori di gas a effetto serra. E’ pertanto estremamente importante armonizzare i requisiti per le diverse forme di trasporto. Diventerà poi maggiormente allettante la combinazione di diverse modalità, ad esempio con parte del viaggio condotto su rotaia e con la spedizione che procede poi via nave. Ciò non solo è efficiente, ma è soprattutto sostenibile. Mi auguro pertanto che le compagnie di trasporto in effetti optino più spesso per una combinazione di diverse modalità di trasporto.

 
  
  

- Relazione: Helmuth Markov (A6-0050/2008)

 
  
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  Stanisław Jałowiecki (PPE-DE), per iscritto. (PL) Mi sono astenuto dalla votazione della relazione dell’onorevole Helmut Markov concernente la gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali. La ragione è che la presente relazione va palesemente contro il principio di sussidiarietà: “un ente più grande non deve esercitare funzioni che possono essere svolte da un ente più piccolo”. Tale principio deve essere mantenuto con tutta l’attenzione possibile. Purtroppo, anche in quest’Aula, sono stato spesso testimone della violazione di tale principio. Mi auguro che in quest’occasione riusciremo a salvaguardare almeno in parte tale principio, ma quanto tempo passiamo a fare questo! Il nostro lavoro legislativo non è stato diretto verso la creazione di una buona normativa, bensì verso la modifica di una scarsa proposta normativa. Non mi illudo tuttavia che questo sarà l’ultimo attacco rivolto al principio di sussidiarietà. E’ davvero paradossale, dato che tali attacchi provengono dalla stessa fonte delle più forti critiche dell’Irlanda, un paese che, qualche giorno fa, ha respinto il Trattato di Lisbona. La gente semplicemente non collega il fatto che tale paese abbia detto “no” proprio perché è risaputo che tale principio viene regolarmente violato dall’Unione europea. Infatti, è proprio questo esempio, quello dell’Irlanda, che ci dovrebbe rendere consapevoli del fatto che non possiamo semplicemente ignorare la sussidiarietà o sacrificarla a quelli che sono presumibilmente obiettivi più elevati, quali la sicurezza stradale. Presto o tardi, e forse più presto che tardi, questa cosa tornerà a perseguitarci.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole sulla relazione del collega Markov. Ritengo, infatti, la proposta molto organica e comprensiva di vari aspetti, ponendosi l’obiettivo di considerare la sicurezza in tutte le fasi di vita di un’infrastruttura stradale: dalla pianificazione alla progettazione ed al funzionamento.

Concordo con il rispetto del principio di sussidiarietà della proposta, che lascia la possibilità di scegliere l’intensità di applicazione relativamente alla “valutazione d’impatto sulla sicurezza stradale”, agli audit sulla sicurezza stradale e alle ispezioni di sicurezza agli Stati membri.

L’adozione di uno strumento legislativo volto allo sviluppo sicuro della rete stradale, anche mediante un approccio non troppo rigido, deve pertanto ritenersi un risultato positivo, i cui effetti dipenderanno dall’intensità di attuazione che verrà scelta. Tuttavia, ritengo essenziale prevedere degli standard vincolanti minimi inderogabili da applicare in tutti gli Stati.

 
  
  

Risoluzione – Potenziamento delle capacità di reazione dell’Unione europea alle catastrofi (B6-0303/2008)

 
  
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  Richard James Ashworth (PPE-DE), per iscritto. (EN) I conservatori britannici sanno quanto sono devastanti gli effetti di una catastrofe naturale. Dalle inondazioni verificatesi lo scorso anno nel Regno Unito, siamo consapevoli del danno umano, economico e ambientale che può essere causato. Comprendiamo altresì gli effetti che tali catastrofi naturali hanno sugli altri paesi.

Ciononostante, riteniamo che i singoli Stati membri si trovino in una posizione migliore al fine di rispondere in modo rapido e adeguato alle catastrofi che si verificano nel loro stesso territorio. Crediamo che la creazione della forza europea di protezione civile rallenterebbe semplicemente le capacità di risposta aggiungendo un onere burocratico ulteriore. Ciò di cui necessitano coloro che sono stati colpiti è un intervento necessario e tempestivo, non maggiore burocrazia.

Infine, non possiamo concordare su un’ulteriore normativa UE nel settore della prevenzione e della risposta alle catastrofi. Riteniamo che già esista una normativa adeguata sia a livello degli Stati membri che a quello dell’UE e che gli aiuti finanziari siano già disponibili attraverso il Fondo di solidarietà, che serve, proprio come deve, a mitigare i danni strutturali e sul lungo periodo.

Nell’appoggiare la presente risoluzione nella votazione finale, desideriamo chiarire che abbiamo altresì votato a favore degli emendamenti che richiedono la cancellazione ai riferimenti alla forza di protezione civile e a un’ulteriore normativa europea in questo settore.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Voto convintamente a favore di questa proposta di risoluzione inerente il potenziamento delle capacità di reazione dell’Unione europea alle catastrofi.

Come membro della commissione per lo sviluppo di questo Parlamento ho avuto modo di visitare alcune tra le aree più povere e disastrate del mondo, a volte colpite (come nel caso dello tsunami) da eventi naturali distruttivi. Voglio in questa sede sottolineare il buon lavoro portato avanti dal nostro Commissario allo sviluppo Louis Michel che ha sempre rappresentato in maniera celere ed efficace il desiderio di solidarietà e cooperazione in occasione di queste tristi contingenze.

Ma, come evidenza la risoluzione, sono ancora troppo macchinose le procedure previste dalla nostra cornice normativa: vanno resi più agili i meccanismi e vanno comunque riservate delle risorse cospicue per le emergenze che, purtroppo, si verificano con cadenza costante. Dal Parlamento parte oggi un segnale chiaro in questa direzione. Ora è importante passare dalle parole ai fatti.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Nonostante il nostro voto a favore, ci rammarichiamo che alcune delle nostre proposte non siano state approvate, soprattutto quella che considera fondamentale prestare particolare attenzione alle regioni meno favorite o “di convergenza” nel caso di catastrofi naturali, in relazione alla regolamentazione dei Fondi strutturali, o quelle che sottolineano l’importanza di mantenere l’idoneità dei disastri di proporzioni regionali per il Fondo europeo di solidarietà e il suo adattamento alla natura specifica dei disastri naturali, quali siccità e incendi, in termini di limiti di tempo e azioni necessarie.

Riteniamo che sia tuttavia positivo che ne siano state adottate altre relativamente al riconoscimento delle catastrofi naturali della regione mediterranea, soprattutto siccità e incendi boschivi. Sono tuttavia necessari meccanismi di sostegno alle persone colpite e alla deforestazione che devono altresì coprire la prevenzione di ulteriori catastrofi di grandi proporzioni, così come il regime pubblico di assicurazione per l’agricoltura finanziato dall’UE, al fine di garantire agli agricoltori un reddito minimo in caso di catastrofi nazionali, quali siccità, incendi e inondazioni.

La politica agricola comune deve essere modificata radicalmente al fine di sostenere gli agricoltori di piccole e medie dimensioni e le aziende agricole a conduzione famigliare, stimolando in tal modo la produzione agricola, la biodiversità e l’uso del territorio.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Crediamo che vada istituito un quadro per la cooperazione tra gli Stati membri al fine di prevenire, combattere e minimizzare le conseguenze delle catastrofi. Tra gli altri aspetti, tuttavia, non siamo d’accordo sulla creazione di una forza europea di protezione civile (in particolare qualora abbia una dimensione militare), dato che le capacità e le risorse operative in quest’area debbano essere soggette alla giurisdizione degli Stati membri, che devono garantire le risorse e le strategie volte a fornire una risposta (rapida) alle necessità e che conoscono meglio il loro territorio.

Consideriamo sia positiva l’approvazione delle nostre proposte che promuovono quanto segue:

- il riconoscimento a livello comunitario della natura specifica delle catastrofi naturali della regione mediterranea, quali siccità e incendi boschivi, e il conseguente adattamento degli strumenti comunitari in termini di prevenzione, ricerca, gestione dei rischi, protezione civile e solidarietà, al fine di migliorare la risposta di ciascuno Stato membro;

- la necessità di un finanziamento comunitario maggiore delle misure di prevenzione.

Ci rammarichiamo tuttavia del rifiuto delle seguenti nostre proposte:

- sottolineare l’importanza di mantenere l’ammissibilità delle catastrofi naturali per il Fondo europeo di solidarietà;

- promuovere l’adattamento del Fondo europeo di solidarietà alla natura specifica delle catastrofi naturali, quali siccità e incendi, in termini di limiti di tempo e azioni necessarie.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Appoggio l’iniziativa della Commissione nell’introdurre finalmente un documento sul miglioramento di coerenza, efficacia e visibilità della reazione dell’UE ai disastri naturali o causati dall’uomo.

Tuttavia, sono dispiaciuta che non si tratti ancora di una proposta veramente pratica, che probabilmente stimolerebbe la capacità dell’Europa nel settore della protezione civile, tra cui la prevenzione e la reazione rapida, nel caso di grandi crisi che si verificano all’interno o all’esterno dell’Unione.

Ringrazio i membri del Parlamento europeo per l’appoggio al mio emendamento sull’utilizzo di competenze relative alla posizione geopolitica delle regioni ultraperiferiche (RUP) e ai paesi e territori d’oltremare (PTOM).

Grazie a tali comunità d’oltremare, l’Europa è presente sulla costa africana (Canarie, Madeira), nell’Oceano indiano (Reunione), in prossimità del continente americano (Guyana, Guadeloupe, Martinica, Azzorre), senza dimenticare gli PTOM del pacifico (Polinesia francese, Nuova Caledonia).

I territori europei d’oltremare potrebbero diventare basi per il pre-posizionamento di logistica e prodotti fondamentali, il che renderebbe più semplice prevedere le risorse europee umane e i materiali disponibili nel caso di necessità di interventi urgenti al di fuori dell’Unione.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. (EN) Vi è chiaramente grande valore in un miglior coordinamento e prontezza dell’assistenza reciproca delle organizzazioni di risposta alle catastrofi dei paesi europei. Come sempre, tuttavia, la Commissione europea cogle al volo un’altra opportunità volta a estendere il proprio ambito di competenza e le proprie responsabilità – in questo caso “per sviluppare una base di conoscenze, individuare lacune”, e così via. La relazione, al contrario degli auspici dei conservatori britannici, richiede anche strumenti giuridicamente vincolanti. Per tali ragioni, mi sono astenuto dalla votazione.

 
  
  

Risoluzione – Quarantesimo anniversario dell’Unione doganale (B6-0297/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Nonostante la positiva valutazione della relazione sui 40 anni dell’Unione doganale, molti settori produttivi, in particolare in Portogallo, non condividono lo stesso punto di vista. In effetti, sostengono decisamente il contrario. Essi sono consapevoli del fatto che la piena apertura delle frontiere, in nome della libera concorrenza, ha creato situazioni profondamente ingiuste e che ha esacerbato deficit strutturali dovuti a uno sviluppo non equo tra i vari paesi.

Oltre a tale disparità nella capacità produttiva e nello sviluppo del processo produttivo vi sono altri strumenti, misure e politiche che hanno peggiorato la situazione, i più significativi sono la creazione del mercato interno, la liberalizzazione del commercio internazionale, il patto di stabilità nel quadro dell’unione monetaria ed economica e il neoliberismo della strategia di Lisbona.

Di conseguenza, sebbene la relazione comprenda alcune proposte positive per il potenziamento della cooperazione, la sua base iniziale è inaccettabile. Pertanto, il nostro voto non è a favore della relazione.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Consideriamo la presente risoluzione in modo positivo, dato che appoggiamo la politica commerciale comune e la normativa doganale, in quanto condizioni indispensabili per il funzionamento del mercato interno. Desideriamo tuttavia sottolineare che siamo profondamente critici nei confronti di molti degli accordi commerciali che l’UE ha effettivamente concluso con paesi terzi.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard, Erik Meijer, Søren Bo Søndergaard e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (EN) Sebbene appoggiamo appieno la cooperazione tra gli Stati membri al fine di vietare l’importazione di giocattoli pericolosi, droghe e altri prodotti illegali o pericolosi e sebbene a tale scopo appoggiamo appieno la cooperazione con i partner commerciali, non possiamo votare a favore della presente risoluzione a causa del severo impatto dell’Unione doganale sul commercio dei paesi in via di sviluppo.

L’UE utilizza l’Unione doganale come uno strumento per negoziare accordi commerciali favorevoli con i paesi in via di sviluppo, mentre al contempo impone tariffe elevate sui prodotti che vengono visti come concorrenti indesiderati dei prodotti UE. Tale politica ostacola il potenziale di crescita economica nei paesi in via di sviluppo.

 
  
  

- Relazione: Mia De Vits (A6-0202/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La presente relazione inizia appoggiando la gamma di pacchetti per la liberalizzazione dei mercati dell’energia elettrica e del gas naturale, spingendo verso la loro privatizzazione, benché essi siano settori strategici per lo sviluppo e il progresso sociale. Com’è ben noto, l’applicazione di tali pacchetti in Portogallo ha esacerbato i problemi di approvvigionamento e ha incrementato i prezzi per i consumatori e ha altresì aumentato la disoccupazione e la precarietà dei posti di lavoro nel settore.

La Commissione europea sta ora cercando di nascondere i problemi creati dalla sua strategia, presentando la Carta europea dei diritti dei consumatori di energia. Nonostante il limitato numero di diritti cui fa riferimento, non siamo d’accordo con tale Carta. La questione è se vi si atterranno i gruppi di controllo economico del settore, a cui sono sempre più subordinate le politiche comunitarie. Pertanto la nostra astensione nella votazione finale della presente relazione.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. (PL) La relazione adottata sulla Carta europea dei diritti dei consumatori di energia aumenta in modo significativo i diritti dei consumatori di energia. Verranno rese loro disponibili maggiori informazioni, che renderanno più semplice la scelta tra i fornitori e le diverse opzioni di fornitura. La Carta costituisce un passo molto importante nella liberalizzazione del mercato dell’energia.

Sono convinta che informazioni più chiare e leggibili fornite ai consumatori permetteranno a questi ultimi di operare le scelte migliori, il che è particolarmente importante in un momento in cui i prezzi dell’energia sono in continuo aumento e stanno diventando un ambito di sempre maggiore preoccupazione per i consumatori.

A causa della soluzione approvata, sarà più semplice confrontare le offerte e l’effettivo utilizzo dell’energia, il che incoraggerà i consumatori a cambiare fornitore qualora non siano soddisfatti dei servizi offerti. Il risultato di ciò sarà una reale concorrenza tra i fornitori di energia, una maggiore preoccupazione per la soddisfazione dei consumatori e maggiori possibilità per questi ultimi di avere un impatto sulle decisioni prese dalle imprese energetiche.

Credo che la Carta europea dei diritti dei consumatori di energia contribuirà, lentamente ma sicuramente, a modificare il mercato dell’energia, che è qualcosa che attendiamo con ansia da tempo. Non dimentichiamo che i consumatori costituiscono la componente più importante del mercato interno ed essi si aspettano che apportiamo reali cambiamenti.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole De Vits relativa alla Carta europea dei diritti dei consumatori di energia. Dato che i prezzi dell’energia sono sempre più elevati, è necessario garantire l’approvvigionamento ai cittadini con redditi bassi e alle persone che vivono in zone isolate, dove il mercato dell’energia è ristretto e non competitivo. Gli Stati membri devono agire il prima possibile al fine di definire chiaramente tali gruppi di consumatori e promuovere e supportare azioni, ad esempio tariffe sociali, al fine di garantire loro la continuità dell’accesso all’elettricità e al gas naturale.

Ho votato a favore degli emendamenti 3, 4, 5, 6 e 7 presentati dal gruppo degli specialisti europei, che hanno dichiarato la necessità di introdurre tariffe sociali, di notificare trimestralmente ai consumatori i loro consumi energetici e che hanno richiesto di informare il grande pubblico circa le disposizioni della Carta europea dei diritti dei consumatori di energia. Mi rammarico che tali emendamenti non siano stati adottati.

In futuro la tutela dei consumatori di energia deve fare affidamento anche su azioni congiunte dell’Unione e degli Stati membri. La Carta europea dei diritti dei consumatori di energia costituisce un mezzo per sostenere i cittadini affinché ottengano informazioni circa i loro diritti in modo maggiormente efficiente e semplice.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. (EN) Sono fermamente a favore del fatto che i consumatori siano in grado di ottenere a prezzi ragionevoli approvvigionamenti di energia ed energia elettrica certi, sicuri, affidabili e sostenibili. Le autorità nazionali di regolamentazione devono giocare un ruolo importante in questo campo. Mi oppongo, tuttavia, agli sforzi della Commissione europea volti a spostarsi in questo settore, ad estendere i propri poteri e ambito di competenza attraverso “studi”, una “Carta” e “armonizzazione”, e non riconosco il concetto di “cittadino dell’Unione”. Per tali motivi mi sono astenuto dalla votazione.

 
  
  

Risoluzione – Importazione di carcasse di pollame (B6-0309/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Riteniamo che sia positivo che il Parlamento europeo abbia criticato la proposta della Commissione europea che cerca di modificare le norme di commercializzazione applicabili alle carni di pollame al fine di autorizzare la commercializzazione per il consumo umano di tali carni che hanno subito un trattamento antimicrobico.

In pratica, la presente proposta della Commissione europea cerca semplicemente di soddisfare la richiesta degli USA, affinché l’Unione europea autorizzi l’importazione delle sue carni di pollame che sono state trattate con sostanze chimiche e antimicrobiche.

La Commissione europea sta pertanto ignorando il principio di precauzione e sta trascurando l’adozione e il potenziamento delle norme di sicurezza alimentare e di igiene già esistenti a livello europeo, che sono molto più elevati rispetto a quelli degli USA, che utilizza solo un’economica soluzione finale, che ora vogliono sia accettata dall’Unione europea così che possano vendere i loro prodotti in tutta Europa.

Ci auguriamo pertanto che il Consiglio non accetti la proposta della Commissione europea.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Non è stato provato che la clorazione del pollo sia dannosa per la salute o dannosa in qualsiasi altro modo e le nostre decisioni politiche devono sempre basarsi su prove. Negli interessi del mercato libero, pertanto, non ho votato a favore della presente relazione, che ritengo sia motivata dal protezionismo.

Tuttavia, in considerazione dell’inquietudine diffusa nell’UE tra il grande pubblico riguardo al pollo al cloro, è della massima importanza disporre requisiti giuridici per l’etichettatura così che ciascun individuo possa scegliere di evitare tale prodotto, ad esempio nei negozi e nei ristoranti.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della presente risoluzione dato che sottolinea una delle questioni maggiormente urgenti, affrontate dall’UE internamente ed esternamente.

In seno all’UE abbiamo deciso di premere per elevati standard nella produzione alimentare – consapevoli delle necessità di sicurezza e qualità alimentare.

In seno all’UE non permettiamo l’utilizzo di lavaggi al cloro delle carcasse di pollame per i prodotti consumati nell’Unione e pertanto non ha senso permettere l’importazione nell’UE di polli USA sottoposti a tale trattamento.

Da qualche mese abbiamo un problema simile con le carni provenienti dal Brasile – dove gli standard per la tracciabilità sono molto inferiori rispetto a quelli dell’UE.

Potremmo affrontare un problema simile quando vieteremo nell’UE la produzione in gabbia delle uova, ma finiremo con l’importare da fuori dell’UE beni a base di uova in polvere prodotte in gabbia.

Nell’UE esistono standard interni e si deve essere pronti a difenderli e a fermare le importazioni che non li rispettano.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. (EN) La proposta della Commissione di eliminare il divieto sull’importazione del pollame trattato con sostanze antimicrobiche, quali il cloro, è estremamente preoccupante. Si deve riconoscere che tali pratiche semplicemente non rispettano le norme europee in materia di sicurezza alimentare.

Tale proposta sembra essere motivata politicamente e ignora palesemente le valide preoccupazioni dei cittadini europei per la sicurezza e la sanità. Semplicemente non sono adeguate le garanzie che tale pollame sarà etichettato e chiaramente identificabile per il consumatore.

L’utilizzo di sostanze antimicrobiche nel trattamento del pollame non deve essere promosso in alcun modo dall’Unione europea. Tale divieto è stato messo in atto più di dieci anni fa e in origine è stato attuato per delle buone ragioni. Purtroppo, pertanto, la proposta della Commissione di eliminarlo rappresenta un enorme passo indietro ed è assolutamente inaccettabile.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La Commissione deve riesaminare la sua decisione originale, che si basa esclusivamente su criteri commerciali e risulta in un crimine contro la sanità pubblica e la tutela dei consumatori. Non possiamo ignorare la normativa europea esistente facendo concessioni agli americani e mettendo gli interessi commerciali davanti alla sanità pubblica. Attendiamo la risposta del Commissario competente per la sanità, il Commissario Vassiliou, e la risposta del governo greco.

 
  
  

Risoluzione comune – Crisi del settore della pesca in seguito all’aumento del prezzo del gasolio (RC-B6-0305/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Grazie Presidente, la presente risoluzione costituisce una prima risposta alla gravissima crisi che sta investendo il settore della pesca nella nostra Unione in seguito all’aumento dei prezzi del petrolio. Nei giorni scorsi ho personalmente visitato diversi porti del mio paese riscontrando una situazione assai difficile e complicata, alla quale dobbiamo essere in grado di fornire proposte celeri ed efficaci.

L’aumento abnorme del prezzo del gasolio rischia di mettere in ginocchio un intero settore. L’Unione dispone di fondi straordinari per la pesca da utilizzare in contingenze di particolare gravità. Invito il Commissario Borg ad attivarsi subito per verificare l’opportunità immediata di un intervento della Commissione in tale direzione. Fatti, e non parole. Atti, e non promesse. Ho riscontrato, tra i lavoratori, una crescente sfiducia verso le Istituzioni europee. Abbiamo il compito di recuperare questo gap ma, soprattutto, di assumerci le nostre responsabilità di fronte a una vicenda economica e sociale che rischia seriamente di precipitare.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Come sottolineato in un comunicato stampa, non appoggiamo la presente risoluzione perché:

- non risponde al problema immediato dei salari dei lavoratori, mancando di chiarire che i pescatori (lavoratori) pagano il carburante ed è questo il motivo per cui il problema li colpisce in modo diretto (così come i proprietari della grande maggioranza dei piccoli pescherecci);

- ignora l’inerzia e il rifiuto dell’UE a prendere le decisioni necessarie;

- non propone nessuna proposta specifica relativamente ai prezzi del carburante (gasolio e diesel) e in merito alla formazione del prezzo del pesce nel punto di vendita iniziale;

- non deplora una politica che trae vantaggio dai prezzi in aumento del carburante al fine di ridurre e concentrare ancora ulteriormente il settore, di creare maggiore disoccupazione, di garantire il declino di un settore produttivo e peggiorare gli equilibri commerciali e alimentari;

- scende molto al di sotto delle posizioni precedentemente adottate dal PE e proposte dalla PCP;

Secondo le recenti proposte annunciate dalla Commissione europea e indipendentemente da uno o due aspetti che, se applicati, potrebbero avere effetti positivi per il settore, in fondo la presente risoluzione incoraggia ulteriormente la demolizione dei pescherecci e offre ai pescatori l’alternativa di abbandonare la loro occupazione.

Perché la pesca abbia un futuro, richiediamo misure, quali le proposte contenute nella risoluzione che abbiamo presentato per essere adottata con urgenza.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. (EN) Nel corso dell’anno l’industria della pesca ha affrontato molte crisi, ma nessuna più grande di quella attuale, con l’aumento dei prezzi del carburante che stanno spingendo l’industria oltre il limite verso il punto in cui non è più in grado di sopravvivere.

Il prezzo in continuo aumento del petrolio potrebbe rivelarsi disastroso per molte industrie, ma nessuna è più vulnerabile di quella della pesca, di cui sono a rischio i posti di lavoro sul mare e a riva.

Dobbiamo esaminare tutte le opzioni che abbiamo a disposizione. Una strada che andrebbe esplorata è la riduzione delle imposte al fine di garantire che il costo del carburante diminuisca.

Desidero fare la seguente domanda: se non abbiamo pescatori, da dove proverrà il pesce di cui necessitiamo? Resteremo a guardare e permetteremo alle importazioni straniere di impadronirsi dei nostri mercati e di far fallire le nostre imprese?

Salvare le nostre flotte pescherecce e l’industria in generale si rivelerà essere una sfida enorme. Sono tuttavia fiducioso che con buona volontà e una cooperazione a tutto tondo ciò sia possibile. Accolgo con favore la dichiarazione di ieri della Commissione con cui annunciava la sua intenzione di fornire assistenza d’urgenza alle flotte pescherecce. Mi auguro sinceramente che la prossima settimana tali misure verranno adottate ufficialmente da parte del Consiglio dei ministri della Pesca e attuate successivamente con rapidità.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Il drammatico aumento del prezzo del gasolio, del 300 per cento dal 2003, ha fatto sentire appieno il suo impatto nel settore della pesca. Con il continuo peggioramento della crisi, molte imprese di pesca si trovano ora in una condizione finanziaria molto fragile.

La pesca costituisce infatti un pilastro particolarmente importante dello sviluppo economico e sociale delle regioni più periferiche. Inoltre, esse sono colpite tanto più duramente dall’aumento del prezzo del carburante a causa della loro posizione geograficamente remota. Si tratta di una situazione inaccettabile. L’Unione europea ha il dovere di trovare un compromesso.

Il Parlamento europeo ha appena inviato un forte segnale ai pescatori. Chiedendo che il tetto ufficiale degli aiuti sia aumentato a 100 000 euro per peschereccio e non per impresa, chiedendo l’applicazione immediata di misure d’urgenza e di sostegno sociale e, infine, chiedendo la riorganizzazione del Fondo europeo per la pesca, i membri del Parlamento europeo hanno chiarito ai pescatori di aver sentito la loro richiesta di aiuto.

Il Consiglio europeo dei ministri della Pesca discuteranno tali proposte il 23 e il 24 giugno 2008. L’Unione europea ha solo l’alternativa di restaurare la confidenza dei pescatori al fine di chiudere l’enorme buco formatosi di recente.

 
  
  

Risoluzione comune – Preparazione del Vertice UE/Russia del 26-27 giugno 2008 a Khanty-Mansiysk (RC-B6-0235/2008)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. (PL) Signora Presidente, desidero sottolineare nuovamente che non vi è alcuna impresa occidentale tanto strettamente collegata allo Stato quanto lo è Gazprom al Cremlino. Al momento, siamo di fronte a un freddo calcolo politico. La dominazione del settore dell’energia da parte di Gazprom porterà in Europa un ulteriore aumento dei prezzi dell’energia. La Russia sarà in grado di imporre concessioni politiche persino maggiori per l’approvvigionamento di gas e petrolio. Già osserviamo gli effetti dei prezzi elevati nelle proteste sempre più frequenti che si verificano in Europa. E’ altresì ancora fresca nella nostra memoria la ripetuta interruzione dell’approvvigionamento di gas destinato ai nostri vicini che si trovano a est.

Signora Presidente, ho appoggiato la presente risoluzione dato che ritengo che l’Europa debba iniziare a parlare con una voce sola nelle sue relazioni con la Russia, perché solo in questo modo possiamo garantire che l’UE sia effettiva.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) È risaputo che la Russia è un importante partner strategico dell’Unione europea e la nostra geografia ci rende reciprocamente dipendenti. La diplomazia deve pertanto essere utilizzata al fine di trovare le soluzioni migliori per tale inevitabile vicinanza. La necessità di cooperare, tuttavia, non ci deve obbligare in una cecità effettiva o nascosta nei confronti dei gravi problemi che la Russia solleva.

Sul piano interno, non si può ignorare che la Russia non sia pienamente democratica e che lo Stato di diritto non garantisca l’effettivo rispetto dei diritti umani. Sul piano esterno, è impossibile ignorare l’utilizzo dell’energia come arma nelle relazioni esterne, in particolare, tra le altre cose, promuovendo la divisione dell’UE in questo ambito, il ruolo ambiguo che ha giocato nella questione iraniana e la sua riluttanza nell’obbligare la Cina a impegnarsi nei diritti umani.

La voce dell’Europa in relazione alla Russia deve essere quella di un partner serio che è intenzionato a cooperare ma che non intende scendere a un compromesso in merito alle questioni centrali di democrazia, diritti umani e sicurezza.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Le complesse relazioni tra l’Unione europea e la Russia necessitano di un’azione diplomatica coerente e ben gestita.

Il Vertice UE/Russia che si sta avvicinando ha suscitato molte emozioni, dato che verranno negoziati accordi che sono di estrema importanza sia per la Russia che per l’Unione europea. Prima di tale Vertice dobbiamo renderci conto proprio di quanto sia importante per il futuro dell’Unione europea che nell’arena internazionale debba parlare con una sola voce. Per tale ragione è vergognoso che il popolo d’Irlanda abbia messo un punto interrogativo sulla ratifica del Trattato di Lisbona in occasione del referendum della scorsa settimana, dato che è precisamente tale Trattato che contiene le norme che renderanno l’Unione europea un partner credibile nelle relazioni internazionali.

 
  
  

- Relazione: Liam Aylward (A6-0196/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato a favore della presente relazione, che contiene diverse proposte importanti per la protezione dei prodotti ovicaprini, in particolare nelle zone meno favorite e nelle regioni montane. Avremmo tuttavia apprezzato che fosse andata oltre, in particolare nella protezione delle razze locali e della produzione dei formaggi tradizionali. Ciononostante, è fondamentale che la Commissione europea e il Consiglio tengano conto di tali proposte approvate e della discussione in plenaria, in cui abbiamo altresì spiegato le nostre posizioni in merito a questa questione molto importante.

La revisione della PAC attualmente in corso deve correggere i problemi creati dalla riforma del 2003, in particolare in merito al disaccoppiamento dei pagamenti diretti. Devo altresì sottolineare l’importanza di garantire un pagamento ulteriore per i produttori volto a sostenere in particolare le razze ovicaprine locali. Tale pagamento deve essere rafforzato nelle regioni montane e in altre zone specifiche al fine di mantenere la biodiversità nell’agricoltura, di preservare tali animali nelle zone sensibili e di utilizzare il territorio in modo naturale – un importante contributo alla protezione ambientale e alla prevenzione degli incendi boschivi nell’Europa meridionale.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della presente relazione dato che mette in evidenza i problemi del settore ovicaprino, che è in forte declino a meno che non si agisca.

Il Parlamento ha votato a favore del finanziamento dell’UE per la marchiatura elettronica delle pecore e, se da un lato ciò è accolto con favore, dall’altro avrei preferito che la marchiatura elettronica fosse stata tolta dall’ordine del giorno fino a che non fosse stata garantita la futura fattibilità dell’allevamento ovino.

Relativamente alla proposta di una task force, che è stata respinta dal Parlamento, spetta ora alla Commissione la responsabilità di aumentare la sua attenzione sul settore ovino e di relazionare al Parlamento in merito ai progressi compiuti o altrimenti nell’attuazione delle proposte contenute nella presente relazione.

 
  
  

- Relazione: Zita Gurmai (A6-0169/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Grazie Presidente, voto a favore della relazione della collega Zita Gurmai alla quale rivolgo i miei complimenti per l’ottimo lavoro svolto.

In particolare, sostengo l’iniziativa “eSafety” (www.esafetysupport.org) che vede fianco a fianco la Commissione europea, le istituzioni pubbliche, l’industria del settore e altri protagonisti per cercare di accelerare lo sviluppo e la messa in uso di “Intelligent Integrated Vehicle Safety Systems”. Questi sistemi si avvalgono di informazioni e tecnologie di comunicazione con l’obiettivo di aumentare la sicurezza sulle strade e di ridurre complessivamente il numero di incidenti sulle nostre strade. “eSafety” è il primo step dell’iniziativa “Automobile intelligente” lanciata nel 2006 dalla Commissione europea. Credo che si debba proseguire speditamente su questo percorso per favorire in futuro la crescita di un trasporto che la Commissione auspica “smarter, safer and cleaner”.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) La nostra dipendenza dai trasporti cresce ogni giorno. Tutti i cittadini hanno il diritto a una mobilità sicura e sostenibile. Gli attuali progressi nelle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni ci permettono di produrre e acquistare veicoli più sicuri, più puliti e più efficienti. I consumatori devono avere accesso a informazioni che permetteranno loro di operare una scelta consapevole a favore delle automobili intelligenti ed è importante che tali automobili diventino accessibili.

Dato che la relazione del relatore, l’onorevole Zita Gurmai, offre ai cittadini europei la possibilità di trarre vantaggio dalla sicurezza potenziale del traffico stradale in un futuro prossimo, ho votato a favore.

Gli incidenti stradali sono causati sia dall’errore umano che dalle scarse condizioni dei veicoli. Introducendo tecnologie intelligenti, si può prevenire il 16 per cento degli incidenti. I sistemi moderni possono ridurre il numero dei morti in incidenti stradali di ben un terzo. Il programma Galileo costituisce un contributo significativo anche in questo settore.

In merito al pieno dispiegamento del sistema di chiamate di emergenza a bordo dei veicoli a livello paneuropeo, il sistema eCall, gli Stati membri dell’UE hanno una grande responsabilità. L’obiettivo è la completa introduzione del sistema eCall entro il 2010. Incoraggerei pertanto gli Stati membri che non hanno ancora sottoscritto il memorandum d’intesa su eCall a farlo ora, nel 2008.

Tenendo conto del fatto che, secondo le statistiche, si verificano ogni anno 41 600 morti sulle strade europee, dobbiamo avviare una nuova era del settore stradale. Salvando qualsiasi numero di vite umano, faremo molto per i cittadini europei.

 
  
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  Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) La mia onorevole collega, Zita Gurmai, ha prodotto un’eccellente relazione e ci si deve congratulare per il suo lavoro dettagliato e l’impegno che ha dimostrato.

La prima relazione sull’automobile intelligente costituisce un fiore all’occhiello nel quadro della politica strategica della Commissione per la società dell’informazione e i media e il nostro relatore ha ragione a riconoscere che i sistemi dei veicoli intelligenti potrebbero ridurre il numero annuale dei morti sulle strade dell’UE, che è attualmente di circa 42 000. Ha altresì ragione a sottolineare che, al momento, molte persone non si possono permettere i nuovi sistemi, pertanto la necessità di abbassare i costi deve costituire una priorità.

La tecnologia del controllo elettronico della stabilità, l’utilizzo dei dispositivi portatili e nomadi e lavorare per fornire veicoli più puliti costituiscono tutti temi coperti dal relatore.

Si tratta di una relazione eccellente e ha il mio pieno appoggio.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) L’iniziativa “automobile intelligente” è molto preziosa. E’ importante utilizzare la moderna tecnologia il più possibile, al fine di rendere i trasporti più sicuri ed efficienti. Le stime indicano che, se tutte le automobili fossero dotate del sistema elettronico di stabilità (ESC), ogni anno in Europa vi sarebbero ben 4 000 morti in meno. Un’altra apparecchiatura importante, che non è ancora stata introdotta a livello generale, è il sistema paneuropeo di notifica degli incidenti, noto come eCall. La ricerca indica che la sua introduzione in tutta l’Unione europea potrebbe ridurre di 2 500 unità le vittime della strada. L’ultima questione che andrebbe considerata è l’elevato quantitativo di biossido di carbonio e di gas a effetto serra emesso dalle automobili, che comprende il 12 per cento del totale delle emissioni di CO2 dell’UE. Ritengo che le automobili con le minori emissioni di CO2 andrebbero commercializzate avvalendosi di campagne sociali. Dobbiamo altresì introdurre più norme restrittive volte a ridurre le emissioni di gas dannosi delle automobili.

 
  
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  Presidente. − Con questo si concludono le dichiarazioni di voto.

(La seduta, sospesa alle 12.45, è ripresa alle 15.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. GÉRARD ONESTA
Vicepresidente

 
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