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Procedura : 2006/0144(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0176/2008

Discussioni :

PV 07/07/2008 - 19
CRE 07/07/2008 - 19

Votazioni :

PV 08/07/2008 - 8.18
CRE 08/07/2008 - 8.18
Dichiarazioni di voto
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Testi approvati :

P6_TA(2008)0332

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 8 luglio 2008 - Strasburgo Edizione GU

9. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura: Åsa Westlund (A6-0179/2008), (A6-0180/2008), Mojca Drčar Murko (A6-0177/2008), Avril Doyle (A6-0176/2008)

 
  
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  Hiltrud Breyer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, sono molto dispiaciuta che nella raccomandazione per la seconda lettura dell’onorevole Westlund non sia stato possibile imporre un divieto sui coloranti azoici. Questo è altresì molto spiacevole in quanto l’etichettatura non garantisce sicurezza. Adesso il Parlamento ha perso il controllo in quest’ambito e si è semplicemente arreso, e non ha purtroppo adottato l’approccio precauzionale, il che è davvero deplorevole.

Riteniamo sia spiacevole esattamente allo stesso modo non essere stati in grado di introdurre e regolamentare gli additivi geneticamente modificati, il che avrebbe indicato realmente quanto seriamente consideriamo il campo della tutela dei consumatori. Tuttavia, l’aspetto peggiore è che non abbiamo protetto i bambini dai coloranti azoici. Le scoperte allarmanti della ricerca di Southampton spiegano piuttosto chiaramente che dobbiamo chiedere un divieto e che ne abbiamo bisogno.

Che cos’altro dichiara infatti il principio precauzionale se non che dobbiamo accettare le conclusioni quando vi è l’indicazione di un rischio? In questo caso le conclusioni indicano chiaramente un divieto. Inoltre, mentre alla fine il divieto generale è fallito, trovo sia davvero increscioso che non siamo ancora riusciti a ottenere un divieto sui prodotti destinati principalmente ai bambini.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura: Åsa Westlund (A6-0180/2008)

 
  
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  Neena Gill (PSE). - (EN) Signor Presidente, ho votato a favore della presente relazione, poiché sostengo l’approccio adottato.

Accolgo positivamente l’armonizzazione dell’impiego degli additivi alimentari negli aromi in tutta l’Unione europea. Un unico regolamento per gli additivi alimentari contribuirà a controllare, aggiornare e modificare la normativa esistente in questo ambito, nonché a dirigerci verso una maggiore sicurezza alimentare.

Sono molto profondamente preoccupata del rischio che tali additivi e aromi comportano per la salute nonché le conseguenze sui bambini, con alcuni numeri E che danneggiano la loro intelligenza, e possono causare anche allergie e altre malattie.

Tuttavia, abbiamo bisogno di maggiore trasparenza e di una migliore etichettatura degli alimenti, ma dobbiamo ricordarci delle diverse popolazioni che vivono in Europa e che hanno l’abitudine di usare ingredienti provenienti da tutto il mondo, come erbe e spezie, il cui contenuto non può essere facilmente disponibile. Pertanto, occorre garantire che non limitiamo la scelta dei consumatori e continuiamo a consentire che le persone possano usare le erbe e le spezie che usano da secoli.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, la presente relazione è di enorme importanza per le nostre vite quotidiane. Le persone vogliono alimenti che siano sani e sicuri. Per questo motivo, è importante che le procedure per l’emissione di autorizzazioni per l’impiego di additivi alimentari, gli enzimi e gli aromi siano trasparenti. Al fine di rafforzare la tutela dei consumatori, in particolare di quelle persone che hanno intolleranze alimentari ad alcune sostanze, i consumatori dovrebbero essere totalmente informati su quali siano gli alimenti in cui tali sostanze vengono impiegate. Questo è il motivo per cui è importante che le informazioni sull’etichetta siano facilmente comprensibili dal consumatore medio, tra cui i consumatori allergici. Le autorità competenti e autorizzate dovrebbero stabilire se consentire o meno l’impiego di sostanze che migliorano il sapore, l’aspetto o i valori nutrizionali di un prodotto sulla base della conoscenza scientifica e della valutazione dei rischi. Il rispetto di questi orientamenti e criteri dovrebbe essere monitorato e soggetto a controlli continui per il bene dei consumatori nel nostro mercato unico comune.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura: Mojca Drčar Murko (A6-0177/2008)

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE). - (SK) Appoggio la proposta in oggetto intesa a garantire l’etichettatura corretta e chiara dei prodotti alimentari, compresi gli additivi aromatici.

Offro inoltre il mio pieno sostegno all’obiettivo, che è la tutela della salute dei consumatori. Al fine di raggiungere tale obiettivo, è ovviamente necessario evitare l’immissione sul mercato di prodotti che possono avere effetti tossici pericolosi. E’ altrettanto importante proteggere il pubblico, in particolar modo i gruppi vulnerabili, dalle conseguenze negative dell’uso eccessivo di ingredienti aromatici, quali l’obesità e la distorsione delle preferenze del gusto nei bambini.

Ritengo che queste proposte accrescano la qualità del regolamento, rafforzandone la logica interna e la fattibilità della soluzione. Ciò vale in particolar modo per la posizione della commissione che tenori massimi di talune sostanze non si applicano agli alimenti composti che contengono soltanto erbe e spezie naturalmente presenti e non aggiungono sapori.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura: Avril Doyle (A6-0176/2008)

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE). - (SK) L’armonizzazione della normativa che disciplina l’impiego degli enzimi nella lavorazione degli alimenti è di interesse dell’intera Comunità europea.

Il nostro principale obiettivo è garantire un livello elevato di sicurezza alimentare al fine di tutelare la salute umana. Al contempo, occorre garantire pari condizioni per tutti i produttori e quindi sostenere il commercio equo nel campo degli additivi alimentari.

Sostengo fermamente le disposizioni sulla tutela dei consumatori. L’impiego di enzimi alimentari non deve fuorviare i consumatori rispetto alla qualità, la natura, la freschezza o il valore nutrizionale dei prodotti. I consumatori devono essere informati dell’aspetto degli alimenti o del trattamento specifico che hanno subito. Le informazioni relative agli enzimi alimentari e agli additivi devono includere una descrizione adeguata ed essere leggibili chiaramente nonché facili da comprendere per i consumatori.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura: Peter Liese (A6-0220/2008)

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE). - (HU) La ringrazio, signor Presidente. Il Consiglio europeo e il Parlamento europeo hanno deciso congiuntamente di ridurre le emissioni di biossido di carbonio del 20 per cento entro il 2020, e infatti gli accordi internazionali stabiliscono una riduzione del 30 per cento, poi del 60 o dell’80 per cento, entro il 2050.

Al fine di raggiungere tali obiettivi, tutti i responsabili delle emissioni, tutte le industrie e anche noi esseri umani, che rappresentiamo le nostre abitazioni, dobbiamo compiere sforzi importanti. Se vivessimo in un mondo perfetto in cui i carburanti a noi disponibili fossero illimitati e poco costosi, e in cui non vi fossero problemi ambientali in costante crescita, non avrei votato a favore della presente normativa.

Non lo avrei fatto poiché è chiaramente limitante e svantaggiosa per i nuovi Stati membri nonché per la compagnia aerea ungherese. Tuttavia, non viviamo in un mondo perfetto, la quantità di carburante diminuisce e il suo prezzo aumenta, ma dobbiamo fare qualcosa oggi al fine di fermare il cambiamento climatico.

Pertanto, pur nella consapevolezza che la presente normativa porrà le compagnie aeree dei nuovi Stati membri in una posizione difficile, ho votato a favore, poiché ritengo che, nell’interesse del futuro, gli obiettivi che abbiamo adottato congiuntamente debbano essere conseguiti. Dobbiamo fermare il cambiamento climatico.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE). - (CS) Signor Presidente, mi congratulo per il lavoro del relatore, l’onorevole Peter Liese, che, nell’affrontare il Consiglio, è riuscito a far approvare la maggior parte di ciò che il Parlamento ha già proposto in prima lettura a novembre dello scorso anno. Il risultato è un testo concettuale integrato perfettamente valido per l’inclusione dell’aviazione nel sistema di scambio delle quote di emissione di gas serra, eliminando pertanto entro la fine del 2012 il sistema attuale che offre vantaggi al traffico aereo rispetto a quello di terra. Inoltre, la proposta di risoluzione avvantaggia le nuove imprese grazie al 15 per cento di assegnazione all’asta e amplia lo schema per quanto riguarda i voli da e verso l’Europa. Continuando la mia linea di pensiero dello scorso novembre, desidero sottolineare che al fine di ridurre le emissioni nell’atmosfera, dobbiamo convincere il resto del mondo della necessità di regolamentare. Penso che presto riusciremo a firmare un accordo con gli Stati Uniti e altri paesi. Accolgo con favore il limite sulle esenzioni. Personalmente, non vedo il motivo per cui i voli di capi di Stato o monarchi (contrariamente ai voli per motivi di soccorso) non dovrebbero essere soggetti alle stesse norme di protezione ambientale.

 
  
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  Christoph Konrad (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono contrario alla posizione comune intesa a includere le attività di trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissione per diversi ordini di motivi.

L’aviazione è responsabile di meno del 5 per cento del totale delle emissioni nel settore dei trasporti e a tal proposito stiamo svolgendo in qualche misura una politica simbolica in quest’Aula. Inoltre, non siamo stati in grado, quali europei, di trovare un approccio globale alla questione, il che significa che le nostre misure porranno in una posizione di ingiusto svantaggio le compagnie aeree e gli aeroporti europei. Per di più, abbiamo fondamentalmente fallito, come dovrebbe essere stato spiegato, nello svolgimento di un’adeguata analisi costi-benefici.

Ciò significa che le misure che oggi abbiamo approvato non sono né ragionevoli né necessarie e che in quest’Aula abbiamo creato una situazione che non è conveniente nonché di fatto contraria alla strategia di Lisbona. Infatti, non abbiamo rafforzato la posizione dell’Europa, l’abbiamo ostacolata e lo abbiamo fatto unidirezionalmente, motivo per cui sono contrario alla posizione comune. Avremmo fatto meglio a investire maggiormente nelle nostre infrastrutture e creare uno spazio aereo europeo comune. Ciò avrebbe determinato risparmi e sarebbe stato molto più vantaggioso rispetto alle misure che abbiamo adesso stabilito nella proposta odierna.

 
  
  

– Relazione: Richard Corbett (A6-0197/2008)

 
  
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  David Sumberg (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, io, assieme alla maggior parte dei conservatori, ritengo che vi sia un’urgente necessità di riformare questo Parlamento.

Nella mia vita, ho avuto il grande privilegio di lavorare non solo in quest’Aula, ma anche nella Camera dei Comuni e presso le autorità locali del Regno Unito. Devo dire che in altre istituzioni (le autorità locali e i parlamenti nazionali) esiste maggiore democrazia e partecipazione rispetto a questo Parlamento.

Ciò di cui abbiamo bisogno è un impegno degli eurodeputati nelle procedure e nelle discussioni. Non vi è dialogo in quest’Aula, non vi sono argomenti, non vi è passione o entusiasmo, e il problema della presente relazione dell’onorevole Corbett, che sono sicuro avesse buone intenzioni, e che conferirà al Presidente del Parlamento competenze ancora maggiori. E’ sbagliato! Ciò che dovremmo fare, se saremo ragionevoli nei prossimi anni, è dare maggiori competenze ai deputati e ridurre quelle del Presidente. Questo è il motivo per cui ho votato nel modo in cui ho votato.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, come pecore, la maggior parte dei deputati di questo Parlamento inciampa da una riforma Corbett all’altra, ciascuna delle quali significa meno democrazia e meno diritti per gli europarlamentari. Tuttavia, viene affermato l’opposto. Si sostiene che le persone vogliono vedere più discussioni, ma al contempo vengono abolite le discussioni sulle relazioni di iniziativa e sostituite da dichiarazioni scritte. Tuttavia, la parola Parlamento deriva da “parlare” e non da “risparmiare le parole”. Questo è per i burocrati. Le persone parlano di avere più tempo per il lavoro normativo. Lo potremmo avere i giovedì e i venerdì. Il problema è che non lo usiamo. Questo è il motivo per cui non abbiamo abbastanza tempo per il lavoro normativo.

La vera riforma parlamentare, e questo lo concedo all’onorevole Sumberg, sarebbe qualcosa di completamente diverso. Stiamo gettando via i nostri diritti, stiamo riducendo la quantità di tempo per gli interventi, non possiamo più presentare emendamenti, il che significa che stiamo abbandonando la nostra capacità di compromesso. D’ora in poi, ci saranno solo argomenti ideologici su testi rigidi.

Ritengo che questo sia un giorno decisamente nero nella storia di questo Parlamento, in cui lavoro da 29 anni: 15 anni in qualità di membro del personale e giornalista e 14 da deputato di quest’Aula. Credo che questo processo di autocastrazione parlamentare sia andato sufficientemente lontano. Anche la commissione per gli affari esteri adesso ha perso molte delle sue competenze e del suo potenziale. Deploro profondamente tutto questo.

 
  
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  Philip Claeys (NI). – (NL) Sotto la maschera delle riforme intese a rendere più efficienti i lavori del Parlamento, la relazione Corbett introduce un certo numero di misure che non hanno niente a che vedere con questo. Al contrario, apporta modifiche al Regolamento che impongono semplicemente dei limiti alle normali attività parlamentari. L’esempio più sorprendente è l’emendamento all’articolo 110, paragrafo 4, che limiterebbe il numero delle normali interrogazioni scritte a tre al mese. Nelle sue motivazioni, il relatore spiega che tale limite verrà introdotto al fine di evitare il cosiddetto abuso del diritto dei deputati a presentare interrogazioni.

La presentazione di interrogazioni scritte è uno dei mezzi più importanti attraverso cui noi, quali eurodeputati, svolgiamo il nostro ruolo di controllo. Il suggerimento che ciò possa condurre a un uso improprio è di fatto un insulto a ogni deputato che prende seriamente i suoi doveri. Questo tipico esempio di ipercriticismo socialista è comunque indegno di questo Parlamento e in realtà di ogni parlamento!

 
  
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  Frank Vanhecke (NI). – (NL) Questo Parlamento deve ritirare realmente tutti i divieti volti a rafforzare l’immagine dell’Eurocrazia, quale tipo di dottrina totalitaria che non tollera più alcuna opposizione. Questa volta si tratta della drastica limitazione del diritto degli eurodeputati a presentare interrogazioni alla Commissione.

Apparentemente la Commissione, quel gigante con i suoi 10 000 dipendenti che interferisce in tutto, e oltre, si lamenta molto del carico di lavoro che causano le interrogazioni parlamentari. In nome di Dio, quale arroganza da parte di un’istituzione come la Commissione, che rivela il suo palese disprezzo per qualsiasi forma di controllo democratico rispondendo a malapena alle interrogazioni parlamentari, e di solido rispondendo loro in modo inadeguato e sempre vago rispetto all’argomento. Il fatto che il Parlamento strisci dinanzi ai sovrani dell’Eurocrazia è semplicemente vergognoso!

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, potrebbe benissimo domandarsi come mai mi alzo e fornisco dichiarazioni di voto sulla maggior parte degli argomenti in quest’Aula: è semplicemente a causa di questioni come le riforme Corbett. Quale individuo con opinioni leggermente diverse rispetto al grande gruppo in cui siedo, sono spesso escluso dal fornire dichiarazioni nel corso della discussione principale, che è sicuramente uno dei motivi per cui in quest’Aula dovremmo incoraggiare più democrazia, un numero maggiore di piccoli gruppi, e conferire competenze ai singoli deputati.

Ogni volta che vedo una relazione Corbett, penso tra me e me che in realtà l’onorevole Richard Corbett è per il Parlamento europeo ciò che Vermilinguo era per il re Théoden nel Signore degli anelli. Ogni volta che afferma che avremo più democrazia, facciamo un passo indietro. Esiste qualcosa di seriamente sbagliato in questo Parlamento attualmente. E’ sinistro, antidemocratico e gravemente sbagliato. Questo è il motivo per cui ho votato contro la presente relazione.

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, qualche mese fa alcuni parlamentari, io compreso, hanno pensato di fare uso della procedura parlamentare esistente per rinviare la votazione sulla Costituzione, camuffata da Trattato di Lisbona. All’epoca, il Presidente ha ignorato il Regolamento per limitare le dichiarazioni di voto. Più tardi, si è assicurato poteri arbitrari attraverso la commissione per gli affari costituzionali.

Adesso la relazione Corbett cerca ulteriori limitazioni ai diritti democratici dei deputati di formulare interrogazioni alla Commissione e al Consiglio. In quale modo quest’Aula può chiedere di colmare il cosiddetto deficit democratico quando i diritti dei deputati vengono ridotti da forze antidemocratiche? Di sicuro, la prova di ogni democrazia è la tolleranza delle opinioni avverse o minoritarie. Dobbiamo chiedere, quali passi verranno compiuti successivamente? Chi fermerà la nostra caduta in questo baratro in nome della cosiddetta efficienza? Forse la dittatura mascherata viene preferita alla democrazia. Vi prego di aprire gli occhi: lottiamo per la democrazia.

 
  
  

– Relazione: Jutta Haug (A6-0262/2008)

 
  
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  David Sumberg (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, forse è sorprendente che io e i conservatori abbiamo un’opinione separata su questo argomento e che alla fine assumiamo la posizione che, benché siamo tutti a favore di un rigido controllo del bilancio dell’Unione europea (abbiamo infatti subito per troppo tempo i contabili che si rifiutavano di chiudere i bilanci dell’Unione europea) cionondimeno abbiamo un’opinione diversa sulla presente relazione. Perché? Perché fa ripetuto riferimento al Trattato di Lisbona.

Il messaggio deve essere inviato a coloro che sono influenti sull’argomento: il Trattato di Lisbona è morto. Il popolo irlandese nella sua grande saggezza ha respinto il Trattato con una votazione democratica, e nonostante le persone a Bruxelles e a Strasburgo lavoreranno, e tenteranno, e corromperanno, e cercheranno di persuadere gli irlandesi a cambiare opinione, la decisione del popolo dovrebbe prevalere, e in questo caso l’Irlanda ha rappresentato i cittadini d’Europa. Lasciate sopravvivere la loro voce.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, come il collega accanto a lei le dirà, ho sempre cercato di prendere la parola sui problemi di bilancio.

Mi ha fatto molto piacere collaborare con l’onorevole Jutta Haug, la relatrice per il bilancio, quest’anno. E’ stato quando lei ha svolto il bilancio l’ultima volta che sono riuscito a presentare poco meno di 500 emendamenti al suo bilancio per la discussione in sede di commissione, molti dei quali sono stati approvati per la plenaria. E’ una persona valida con cui collaborare e comprende molti dei problemi che ho con gli elementi del Trattato di Lisbona già posti in bilancio, presumibilmente sulla base giuridica delle prospettive finanziare concordate in sede di Consiglio, nonostante sia abbastanza sicuro che non è corretto. Lei comprende che ho un grande problema con molte ONG finanziate dal bilancio della Commissione per esercitare pressione su di essa affinché agisca maggiormente in uno strano rapporto simbiotico che non dovrebbe più proseguire, e lei sa che ho un rapporto molto speciale con il movimento per i Giochi Olimpici, che dovrebbe trarre vantaggio dal bilancio europeo a un certo punto in futuro.

In tutte queste questioni ho un gran rispetto per la relatrice, ma mi domando se qualcun altro in quest’Aula ponga qualche attenzione sul bilancio, oltre all’esiguo numero di fanatici del bilancio che esistono in solo un paio di commissioni in questo posto.

 
  
  

– Relazione: Marcin Libicki (A6-0225/2008)

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE).(LT) Come sapete, più di sei mesi fa, molte centinaia di migliaia di cittadini comunitari hanno presentato una petizione al nostro Parlamento sull’impatto ambientale del gasdotto Nord Stream e oggi, più di sei mesi dopo, hanno ricevuto la risposta del Parlamento europeo, appreso la sua posizione su questa importante questione.

Ringrazio tutti coloro che hanno votato a favore del presente documento, molte grazie agli onorevoli Libicki e Beazley, nonché agli altri colleghi deputati per il loro contributo alla preparazione di questo documento. Sono realmente grata a tutti i deputati che, con i loro voti, hanno chiarito in primo luogo che l’Unione europea ha bisogno del gas e, in secondo luogo, che i cittadini comunitari che vivono vicino al Mar Baltico sono responsabili per preservare il mare per le future generazioni.

 
  
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  Victor Boştinaru (PSE). - (RO) Innanzi tutto, consentitemi di ringraziare tutti i colleghi che oggi hanno votato a favore della relazione Libicki. Il presente documento non parla di russofobia o gasfobia, si riferisce al fatto che il Parlamento europeo non può negare e voltarsi di spalle rispetto alle lamentele di coloro che hanno presentato la petizione relativa a una questione politica sensibile.

La questione della politica energetica comune dovrebbe essere risolta portandola a livello comunitario. Cionondimeno, fino ad allora, gli accordi bilaterali dovrebbero essere integrati in un’autentica politica interna in campo energetico, al fine di garantire il conseguimento di due obiettivi essenziali:

1. che il risultato di tutti i negoziati sia vantaggioso per ogni Stato membro;

2. che, di conseguenza, la vulnerabilità degli Stati membri coinvolti in accordi bilaterali con i paesi terzi possa essere evitata.

Secondo me, sono questi i requisiti di ogni strategia energetica dell’Unione europea ed è questa la grande sfida che il Parlamento europeo dovrà affrontare nel prossimo periodo.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE), per iscritto. (CS) Anch’io sono molto turbata dalle preoccupazioni di decine di migliaia di cittadini che nella loro petizione sottolineano i rischi che si associano alla costruzione del più grande gasdotto nel poco profondo fondale del Mar Baltico.

La loro petizione si è tradotta in un’audizione pubblica e in una relazione del Parlamento europeo, che ha sottolineato la necessità di coinvolgere altri paesi, e l’Unione europea in particolare, nel processo decisionale. I problemi sono causati dai rischi ecologici esistenti quali conseguenze di vasti cimiteri di navi da guerra e munizioni nel fondale marino, nonché dal rischioso metodo chimico necessario a pulire il gasdotto prima che entri in funzione.

Non esprimerò un’opinione sulla via alternativa costituita dalla terraferma, ma credo fermamente che la Commissione europea e il Consiglio debbano assumere il loro ruolo di coordinatori e chiedere in modo deciso, nell’interesse dei paesi baltici e altri, che gli investitori si assumano la piena responsabilità del potenziale danno ecologico. La Commissione e il Consiglio devono inoltre richiedere una valutazione sull’impatto indipendente nonché una valutazione della via alternativa costituita dalla terraferma.

La via settentrionale di fornitura del gas dalla Russia è importante. Pertanto, è imperativo che l’Unione europea firmi un accordo con la Russia relativo alle condizioni di controllo della costruzione del gasdotto e della sicurezza delle sue operazioni. Dopotutto, la Russia non ha ancora ratificato la Convenzione di Espoo. Purtroppo, non abbiamo ancora norme o una politica energetica comune dell’Unione europea. Possiamo chiaramente osservare che anziché un accordo bilaterale tra Germania e Russia, gli europei necessitano di un accordo comunitario e dell’assenso dei paesi baltici alla costruzione. Il Parlamento sta adesso inviando un chiaro segnale politico su questo aspetto.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz (UEN). - (PL) Signor Presidente, sostengo completamente la relazione dell’onorevole Libicki. Non vi è alcun vantaggio negli emendamenti, che indeboliscono solo le conclusioni. Il gasdotto è pericoloso per l’ambiente, per il mare e per i paesi del Mar Baltico. Un altro problema è il costo della costruzione, che è di molte volte superiore rispetto alla costruzione di Nord Stream sulla superficie terrestre. Sarebbero le popolazioni della Germania e dell’Europa a pagare tali costi aggiuntivi, poiché i costi di costruzione verrebbero aggiunti al prezzo di vendita di ciascun metro cubo di gas. Chi ci guadagnerà? I lobbisti, la società di costruzione e i politici russi. Con le stesse risorse si potrebbero realizzare numerose centrali di energia nucleare, che ridurrebbero l’impiego di gas e le emissioni di CO2.

Abbiamo la responsabilità di occuparci della sicurezza e dei finanziamenti delle persone dell’Unione europea. E’ nostra responsabilità morale, e dico all’onorevole Matsakis che sono contrario alla costruzione di un gasdotto attraverso il Mar Baltico.

 
  
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  Bogusław Rogalski (UEN). - (PL) Signor Presidente, desidero esprimere la mia enorme soddisfazione per l’approvazione quasi unanime di quest’Assemblea della relazione sugli effetti della prevista costruzione del cosiddetto gasdotto baltico, che collega Russia e Germania attraverso l’ambiente naturale del Mar Baltico.

Quest’ultimo è un tipico mare interno, con un bacino poco profondo e uno scambio idrico limitato con gli oceani del mondo. Inoltre, lungo il fondale marino del Baltico vi è una gran quantità di armi chimiche e ciò potrebbe provocare un disastro ecologico nel corso della costruzione in questo bacino, che è molto importante dal punto di vista europeo.

Tuttavia, esiste un’altra questione molto importante sollevata nella presente relazione. Gli investimenti nell’energia che coinvolgono gli Stati membri dell’Unione europea dovrebbero essere soggetti all’attenzione combinata e al controllo dell’Europa e di tutta l’Unione europea e dei suoi cittadini, non solo di un paese, in questo caso la Germania. Dobbiamo pensare in primo luogo e soprattutto alla solidarietà europea e garantire la sicurezza energetica a tutta l’Europa. Non è quanto sta accadendo oggi.

Auspico che la presente relazione invii un chiaro segnale dal Parlamento europeo al Consiglio e alla Commissione ma, in particolar modo, al governo tedesco, che non dovrebbero essere solo due paesi a decidere in merito al gasdotto baltico, ma dovrebbe essere fatto con l’accordo e il consenso di quest’Aula e di tutti gli Stati membri.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, ho votato a favore di questa importante relazione dell’onorevole Libicki, poiché il gasdotto nordeuropeo è un progetto che potrebbe avere ripercussioni su almeno otto Stati membri dell’Unione europea. Ritengo pertanto che l’Unione dovrebbe costruire la propria posizione sull’argomento. Per questo motivo, sono necessarie ricerca e analisi affidabili e indipendenti che definiscano i rischi ecologici e istituiscano gli adeguati meccanismi per il controllo delle attività in questa regione. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi è una politica energetica congiunta e unita, senza incolparci l’un l’altro di cercare di badare ai nostri interessi nazionali a spese dell’intera Comunità. Dobbiamo elaborare una posizione comune su questa materia, che tenga conto sia dei problemi energetici che di quelli ambientali, oltre che delle questioni relative alla sicurezza dei singoli Stati membri. L’Europa dovrebbe fare fronte comune, in particolare su questa questione.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, l’ex Cancelliere tedesco Gerhard Schröder, che adesso viene pagato per presiedere il comitato consultivo per il progetto del gasdotto baltico, esercitava pressioni per tale progetto già quando era a capo del governo. Concordava senza pietà i dettagli dell’operazione con Mosca calpestando i suoi vicini europei, e quindi non solo risvegliando timori storici, ma anche sollevando domande ecologiche ed economiche piuttosto giustificabili alle quali non vi è una risposta soddisfacente.

Direi pertanto molto chiaramente che questo progetto può essere realizzato solo se i timori e le preoccupazioni dei paesi europei vicini, nonché dei partner comunitari, vengono presi sul serio e se essi approvano il progetto. Adottare decisioni di questo genere passando sopra le teste dei capi di Stato vicini è antieuropeo e quindi, secondo me, inammissibile. Per di più, e i deputati polacchi e cechi possono fidarsi, lo stesso accade per altre questioni come i siti missilistici e l’emissione dei visti.

Tutte le parti devono osservare se stesse e ammettere che, quando si tratta di affari esteri, noi in Europa dobbiamo mantenere la solidarietà in questi ambiti politici vitali, poiché solo allora verremo presi sul serio dai nostri partner internazionali. Quale deputato tedesco di questo Parlamento, ho pertanto votato a favore della relazione Libicki e contro la costruzione sconsiderata del gasdotto baltico.

 
  
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  Rainer Wieland (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, ritengo che almeno adesso abbiamo trovato un testo che possiamo ragionevolmente accettare. Tuttavia, mi dispiace che esistano ancora numerosi problemi di coerenza. Deploro soprattutto le azioni di coloro i quali oggi, in particolare, si lamentavano che lo schermo non funzionava.

Quattro settimane fa abbiamo assistito in sede di commissione come la votazione proseguisse in modo spietato nonostante non vi fossero 22 lingue. Pertanto, mi oppongo in particolar modo alla procedura che abbiamo trovato. Tutto ciò riguarda problemi economici e questioni storiche, coinvolgendo inoltre certamente l’energia e probabilmente anche l’ambiente. Tuttavia, l’ambiente viene esposto con ostentazione ed è quindi significativo che la commissione del Parlamento europeo per l’ambiente, che in realtà avrebbe dovuto essere la prima ad intraprendere iniziative, si sia rifiutata di fornire un parere.

La procedura che abbiamo scelto non era corretta. Avremmo dovuto essere in grado di produrre un testo migliore. Per questo motivo, e più nello specifico su basi procedurali e a causa dei diversi negoziati in sede di commissione per le petizioni, alla fine non ho votato a favore della relazione.

 
  
  

– Relazione: André Brie (A6-0269/2008)

 
  
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  David Sumberg (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, desideravo fornire una dichiarazione di voto su questa questione semplicemente per formulare un’osservazione. Oggi, in Afghanistan, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna e uno o due altri paesi oppongono resistenza. Oppongono resistenza contro quella che ritengo essere la più grande minaccia all’Europa dalla seconda guerra mondiale, ossia la minaccia del terrorismo internazionale.

Il problema è che vi sono alcuni paesi europei che non fanno lo stesso. Sì, sono in Afghanistan. Sì, una parte del loro esercito si trova nella regione, ma il peso dell’attacco, devo essere onesto, viene sostenuto dalle truppe britanniche e americane, e plaudo al coraggio delle truppe britanniche e in particolare dei giovani, donne e uomini, che hanno sacrificato le loro vite per la causa.

Dovremmo aver imparato la lezione in Europa che non si può pacificare coloro che vogliono distruggerti. Tale lezione avrebbe dovuto essere appresa negli anni ’30, relativamente al comunismo sovietico, ma ho paura di dire che ancora non è stato imparato nulla, ed è importante che ciò accada.

 
  
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  Eoin Ryan, a nome del gruppo UEN. (EN) Signor Presidente, credo che molti di noi siano a conoscenza dei problemi che l’abuso di eroina causa alle persone, alle loro famiglie e alle loro comunità a livello globale ma anche in Europa. Quest’ultima ha impiegato molte politiche illuminate a livello comunitario al fine di affrontare l’abuso di eroina, ed è in molti modi alla guida del mondo su come affrontare il problema attraverso la sua cura e altri programmi simili.

Tuttavia, attualmente il 90 per cento dell’eroina che raggiunge le strade d’Europa proviene dall’Afghanistan. Ritengo che le politiche che stiamo praticando nella regione al momento, in realtà non funzionino. L’economia aperta in Afghanistan e la rivolta si rafforzano reciprocamente. Le droghe finanziano i talebani, mentre la conseguente mancanza di legalità e la violenza agevolano la coltivazione di oppio. Sono stati compiuti molti tentativi per cercare di persuadere gli agricoltori a cambiare tipo di coltivazione ma purtroppo senza successo.

Non è una sorpresa che vi siano ancora coltivazioni di oppio in Afghanistan, in particolare a Helmand e a Kandahar, poiché questo commercio redditizio vale circa 500 milioni di dollari all’anno per i coltivatori di oppio e circa 3,5 miliardi di dollari per il traffico e le raffinerie. Non affrontando efficacemente il problema alla fonte e non fornendo alternative sostenibili ai coltivatori di oppio, stiamo fallendo non solo nei confronti dei cittadini afgani, ma anche dei cittadini europei. Ciò che sta accadendo adesso, purtroppo, è che l’Afghanistan si sta trasformando in un altro narcostato, e pensate ai problemi emersi dalla Colombia quando ne è stato consentito lo sviluppo.

Ammetto che non è semplice. Ammetto che cercare di affrontare il problema in Afghanistan è estremamente difficile per tutte le persone che tentano di farlo, ma ritengo che le politiche che stiamo praticando al momento in realtà non stiano funzionando. Non so quale sia la soluzione. Ho letto molto sull’argomento e comprendo che ci sono persone sul posto che mettono in gioco la loro vita per cercare di affrontare questo problema.

Ritengo che il problema dell’eroina in Europa inizi a crescere. In Irlanda, quest’anno le autorità hanno sequestrato un quantitativo record di eroina e rapporti recenti hanno illustrato un grande problema di abuso di eroina per le giovani donne nel paese. Quale ex ministro responsabile per le droghe, ritengo occorra un maggior coordinamento tra tutti gli Stati membri dell’Unione europea, nonché con gli altri Stati che circondano l’Afghanistan, al fine di combattere il traffico illegale di stupefacenti in modo efficace.

 
  
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  Carlo Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, ho votato a favore di questa relazione perché solamente un cieco potrebbe non vedere come in Afghanistan c’è un covo di vipere contro il mondo democratico, che sta cercando di difendersi dagli attentati terroristici che si sono verificati in diversi grandi e importanti Stati del globo e, dopo aver riportato numerose vittorie contro questo terrorismo, si trovano adesso a combattere la coda velenosa di questa organizzazione, che deve essere sradicata completamente dalla faccia della Terra e che sta cercando, dopo la sconfitta che sta subendo decisamente in Iraq, di riorganizzarsi in Afghanistan. Per questo l’Europa deve affiancare con decisione gli Stati Uniti in questa iniziativa.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, il brillante stratega di politica estera Franz Josef Strauss, la cui morte che risale a esattamente 20 anni fa celebreremo il 3 ottobre di quest’anno, affermava sempre che se ci si abbottona male la giacca, occorre sbottonarla di nuovo per riabbottonarla in modo corretto. Questa è esattamente la situazione che abbiamo in Afghanistan, per aver attuato la sbagliata strategia politica. Abbiamo costruito i nostri sforzi attorno a gruppi di minoranza dell’Alleanza del nord e abbiamo ignorato le potenze che rappresentano la maggior parte della popolazione, in particolare i Pashtun. Questo è il motivo per cui la politica e la democrazia semplicemente non funzionano nella regione.

Se non riusciamo a vincere sulla maggioranza della rappresentativa comunità Pashtun per la parte occidentale, per la democrazia e l’impegno alla nostra causa, allora falliremo più drammaticamente in Afghanistan, che adesso sembra una chiara possibilità. Pertanto, farei semplicemente appello a tutti coloro che sono coinvolti al fine di adottare un nuovo approccio politico nella regione e non condurre i Pashtun ad armare ciò che resta dei talebani, considerando Pashtun e talebani alla stessa stregua. Sarebbe un grosso sbaglio. Abbiamo bisogno di una nuova strategia politica, che sia più saggia.

Quali europei, conosciamo tutti i problemi di nazionalità, forse meglio degli altri. Dovremmo applicare questa esperienza in modo saggio e competente in Afghanistan.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il personale interpreti ancora una volta per aver aspettato così a lungo, mangiando nelle loro pause pranzo, ascoltando le nostre dichiarazioni di voto. Se non ci fosse stata la relazione Corbett e tutte queste cose che fanno sì che rendiamo in queste ore le dichiarazioni di voto, avremmo tutti potuto mangiare molto prima.

Innanzi tutto, desidero unirmi alle parole dell’onorevole Eoin Ryan. Ritengo che abbia posto in modo eloquente uno dei maggiori problemi che abbiamo con l’Afghanistan. Anch’io stavo per fare le stesse osservazioni del mio saggio collega, l’onorevole David Sumberg. Non posso credere all’insolenza generale di quest’Aula anche quando parliamo di questo argomento, se si pensa a quanti dei nostri Stati membri hanno le loro truppe in azione in prima linea in Afghanistan. Ho molti elettori, due dei quali sono recentemente tornati dall’Afghanistan nei sacchi per i cadaveri, e vi prometto che nessuno vuole mandare le truppe in luoghi poco sicuri, ma è davvero una causa importante per noi.

Detesto l’antiamericanismo generale di quest’Aula. Certamente non comprendo il sentimento antimilitarista di quest’Assemblea e vi sono persone qui che sono molto vigliacche nelle loro azioni, che si scagliano per la sicurezza di questo luogo, mentre altri mettono realmente in pericolo le loro vite per migliorare la situazione per tutti noi.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

– Relazione: Jacek Saryusz-Wolski (A6-0271/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole collega polacco Jacek Saryusz-Wolski, che propone di approvare in prima lettura la procedura di codecisione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento del 2006 recante disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato. Poiché occorrono finanziamenti, è stato importante chiarire le disposizioni esistenti sui fondi comunitari gestiti dagli intermediari finanziari poiché il testo attuale è ambiguo circa la possibilità di continuare a reinvestire in simili fondi. Inoltre, sembra logico autorizzare la Banca europea per gli investimenti (BEI), a reinvestire nel Fondo euromediterraneo di investimenti e partenariato (FEMIP) i finanziamenti derivanti da operazioni passate. Poiché il regolamento precedente non offriva la possibilità di reinvestire i fondi, i “reflussi” sono tornati al bilancio comunitario. Con la proposta di emendamento, sarà consentito alla BEI di reinvestire simili fondi nel contesto del FEMIP finché la Commissione non decide di chiudere l’operazione.

 
  
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  Titus Corlăţean (PSE), per iscritto. (RO) Ho sostenuto l’adozione delle disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato.

Ritengo che tale strumento dovrebbe evolversi e che le priorità dell’Unione europea finanziarie e di bilancio dovrebbero spostarsi verso la dimensione orientale della politica di vicinato, che dovrebbe comprendere anche la Repubblica moldova e l’Ucraina.

Ho sostenuto l’adozione della relazione al fine di parlare maggiormente di una soluzione riguardo alla vocazione europea e all’integrazione della Repubblica moldova, ovviamente connesse ai progressi democratici negli ambiti della libertà dei mass media, delle riforme del sistema giudiziario, della garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini e dei partiti di opposizione nella competizione elettorale del 2009.

 
  
  

– Relazione: Neil Parish (A6-0270/2008)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. (EN) Mi riferisco alla mia posizione relativa all’istituzione di criteri comuni chiari riguardo ai piani di sovvenzioni operate direttamente nell’ambito della PAC. Desidero inoltre fare riferimento all’istituzione di aiuti e di diritti e doveri di agricoltori e allevatori.

La proposta presentata è intesa alla cristallizzazione dei criteri affinché gli Stati membri vengano autorizzati ad approvare gli aiuti diretti agli allevatori che producono carne di manzo e di vitello.

Tale sistema viene tecnicamente chiamato “accoppiato” e poiché Malta ha optato per l’attuazione dei pagamenti completamente accoppiati ho votato a favore del presente documento poiché è una questione di interesse nazionale.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Le persone non si sentono sicure per quanto riguarda i prodotti alimentari a causa dell’ESB, degli scandali della carne e il resto, in cui l’Unione europea non sempre ha dato un’ottima impressione. Se le autorità bavaresi fossero state realmente tenute all’oscuro per anni circa una retata di polizia che coinvolgeva criminali italiani che trafficavano in formaggio scaduto, e se ci fosse stata una svolta nella cooperazione sul recente scandalo dei vini, tutto questo sottolinea la grave debolezza del sistema di informazione europeo, che deve essere corretto immediatamente.

L’attuale crisi nel settore alimentare dimostra inoltre chiaramente quanto sia importante per qualsiasi paese l’autosufficienza agricola. Pertanto, dovremmo offrire maggiore sostegno ai nostri piccoli agricoltori e in particolar modo anche agli agricoltori biologici. La necessità di accrescere l’esportazione agricola non dovrebbe certamente essere impiegata quale pretesto per un’approvazione nascosta di tutta l’Unione europea della tecnologia OGM. Se il pubblico rifiuta i prodotti alimentari geneticamente modificati, allora l’Unione europea deve rispettare tale decisione e non piegarsi agli interessi di poche importanti aziende.

 
  
  

– Relazione: Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (A6-0290/2008)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. (EN) L’industria storica di Malta è la riparazione navale. Lavorare nelle arsenali è pericoloso. Assieme all’industria della costruzione, esistono due settori principali con molte probabilità di incidenti. Dal momento che l’industria della costruzione è stata lenta nel comprendere l’impiego delle attrezzature per la sicurezza sul lavoro, le arsenali prestano maggiore attenzione alla sicurezza e alla salute sul posto di lavoro.

Oggi, le arsenali maltesi stanno affrontando la loro prova più grande. Il governo nazionalista vuole privatizzarle a tutti i costi. Sembra non esistano alternative da considerare. La diversificazione, le industrie di nicchia o la specializzazione, come la ristrutturazione delle navi da crociera, non sembrano essere in programma per la discussione.

Nonostante ciò, è stato riferito al governo, sia dal partito laburista maltese, che dal sindacato generale dei lavoratori, che sono pronti a svolgere il proprio ruolo al fine di salvare i cantieri. Queste arsenali hanno continuamente fornito manodopera altamente specializzata non solo a loro stesse, ma anche all’industria maltese. La loro eccellenza non è seconda a nessuno.

Mi sono personalmente occupato di tale eccellenza quando, verso la fine dell’ultimo governo laburista, il Primo Ministro mi dette la responsabilità dei cantieri. Posso inoltre aggiungere che personalmente ho un debole per i cantieri poiché mio padre era un dipendente dell’arsenale negli anni ‘50.

 
  
  

– Relazione: Dariusz Rosati (A6-0232/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Sulla base della relazione del collega polacco Dariusz Rosati, ho votato a favore della risoluzione legislativa che modifica, conformemente alla procedura di consultazione, la proposta di direttiva del Consiglio che modifica talune disposizioni della direttiva 2006/112/CE del Consiglio del 28 novembre 2006 relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto. Conformemente all’articolo 171 del Trattato CE, la Comunità può creare imprese comuni o qualsiasi altra struttura necessaria alla migliore esecuzione dei programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione comunitari e molto probabilmente in futuro lo farà in misura crescente. Era quindi logico definire un quadro fiscale adeguato per questo tipo di imprese trattandole quali organi internazionali. Inoltre, nel contesto della loro adesione, la Bulgaria e la Romania, al pari di altri nuovi Stati membri, sono state autorizzate ad applicare le deroghe relative all’esenzione fiscale concessa alle piccole e medie imprese e al regime IVA applicabile al trasporto internazionale di passeggeri. Ai fini della trasparenza e della coerenza, tali esenzioni dovrebbero essere integrate nella direttiva sull’IVA.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto.(FR) In qualità di relatrice ombra del mio gruppo, ho votato a favore della relazione Rosati sulla modifica di talune disposizioni relative al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto. Le modifiche alla direttiva sull’IVA che la Commissione propone sono, secondo me, semplificazioni e miglioramenti importanti.

Il chiarimento della portata del sistema dell’IVA per la fornitura di gas naturale, calore e freddo consentiranno agli Stati membri di applicare aliquote IVA ridotte alla fornitura di tali beni come previsto dalla direttiva. Nell’attuale clima degli vertiginosi prezzi dell’energia, ritengo sia essenziale consentire agli Stati membri di contrastare gli eccessivi aumenti nei prezzi dell’energia diminuendo le imposte indirette. Tale misura contribuisce ad alleggerire la pressione inflazionistica, che ha un impatto negativo sulla situazione economica nonché sul potere d’acquisto dei consumatori.

Devo inoltre sottolineare che gli Stati membri che desiderano ridurre la loro aliquota IVA sulla fornitura di energia sono liberi di farlo in virtù delle direttive esistenti, in particolare per quanto riguarda le aliquote minime. Non necessitiamo di alcuna nuova normativa europea in questa materia; i governi europei che intendono agire rapidamente hanno tutti gli strumenti necessari a loro disposizione.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Appoggio le raccomandazioni contenute nella relazione Rosati. Un ulteriore chiarimento degli elementi della direttiva sull’IVA come il diritto di detrazione andranno a vantaggio delle piccole e medie imprese che potrebbero dover far fronte a un’inutile burocrazia basata su vecchie disposizioni. Pertanto, ho votato a favore delle modifiche proposte nella relazione.

 
  
  

– Relazione: Bogusław Sonik (A6-0221/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La relazione mira a promuovere il Protocollo del 2003 sulla valutazione ambientale strategica alla Convenzione di Espoo del 1991 UN/ECE sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (Protocollo VAS). La Commissione ha firmato il Protocollo VAS a nome della Comunità europea il 21 maggio 2003 alla quinta conferenza ministeriale “Un ambiente per l’Europa”, che si è svolta nel maggio 2003 a Kiev, in Ucraina.

L’obiettivo del protocollo VAS è offrire un livello elevato di tutela dell’ambiente e della salute, garantendo che gli interessi ambientali e della salute vengano integrati in misure e strumenti a favore dello sviluppo sostenibile.

In tale contesto, la Comunità europea intende applicare l’articolo 13 del Protocollo VAS alla Convenzione di Espoo mediante le procedure di valutazione dell’impatto quali definite nelle sue comunicazioni sulla valutazione d’impatto, che tengono conto in modo equilibrato delle componenti economiche, sociali ed ecologiche dello sviluppo sostenibile.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) La relazione dell’onorevole Boguslaw Sonik “Protocollo sulla valutazione ambientale strategica alla Convenzione UN/ECE sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, firmata a Espoo nel 1991” deve essere sostenuta. Occorre tenere in considerazione gli interessi ambientali e della salute al momento di promuovere lo sviluppo sostenibile. Ho votato a favore delle raccomandazioni della relazione.

 
  
  

– Relazione: Ewa Klamt (A6-0246/2008)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Quando è stato firmato l’accordo sull’acquis di Schengen con la Svizzera a ottobre del 2004, non è stato possibile associare il Liechtenstein a causa della mancanza di un accordo sulla tassazione dei redditi da risparmio (raggiunto solo un anno dopo).

Tenendo presente che per diversi decenni è stata praticata una politica di libera circolazione delle persone tra la Svizzera e il Liechtenstein, era essenziale associare il Liechtenstein con questo accordo.

Sostengo pertanto questa iniziativa che, attraverso un Protocollo allegato al presente accordo, associa questo paese a Schengen. Il Liechtenstein dovrà accettare e applicare l’intero acquis, ad eccezione di alcune disposizioni dei nuovi atti o di misure relative all’esecuzione di richieste e/o mandati di perquisizione nell’ambito di inchieste o procedimenti relativi a reati in materia di fiscalità diretta (che non sono punibili con l’arresto secondo il diritto nazionale del Liechtenstein).

Appoggio la posizione della relatrice, Ewa Klamt, secondo cui il Parlamento europeo dovrebbe dare il suo assenso, come accaduto per l’accordo cui è associato questo Protocollo. Tuttavia, il Parlamento europeo dovrebbe ottenere l’accesso a maggiori informazioni circa i negoziati internazionali in corso al fine di poter esercitare le proprie competenze in modo adeguato e uniforme.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato contro la presente relazione quale gesto di protesta contro la mancata azione della Commissione e del Consiglio per affrontare i problemi dei paradisi fiscali in Europa. Certamente il Liechtenstein non è il solo paradiso fiscale in Europa, ma l’unico modo di persuadere questi microstati ad agire sarà porli sotto pressione politica. Tuttavia, continuiamo a trattare loro e i loro cittadini con i guanti, anche se le loro regole bancarie e la loro segretezza privano gli Stati membri di miliardi di euro ogni anno.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Finora la Svizzera e il Liechtenstein hanno mantenuto un partenariato privilegiato con l’Unione europea attraverso diversi accordi bilaterali, qualcosa che senza dubbio si potrebbe raccomandare a qualsiasi paese desideri preservare la propria sovranità e identità. Non significa molto per l’Unione europea che la partecipazione del Liechtenstein al programma Schengen sia stata sottoposta a condizione di accordi relativi alla tassazione sui redditi da risparmio. Ciò rievoca la minaccia Schengen-Dublino intesa a far ragionare gli svizzeri.

Non può essere corretto impiegare milioni in aiuti e diverse promesse illusorie al fine di attirare nuovi membri o legare i paesi più vicino all’Unione europea al fine di privarli dell’opportunità che seguano la loro strada al di fuori della Comunità.

 
  
  

– Relazione: Gérard Deprez (A6-0268/2008)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) L’attuale regolamento istituisce un modello uniforme per i visti limitatamente alla numerazione dei visti negli Stati membri.

Il numero è inserito al fine di identificare il singolo visto emesso per un cittadino di un paese terzo da uno Stato membro. Nonostante alcune differenze esistenti tra gli Stati membri, sinora queste non sono state importanti poiché i visti vengono controllati solo alla frontiera o attraverso la lettura della zona a lettura ottica.

Tuttavia, dopo che il sistema di informazione sui visti (VIS) diverrà operativo, i controlli ai valichi di frontiera esterni devono essere svolti impiegando il numero di visto adesivo assieme alle impronte digitali del titolare.

Pertanto, la numerazione dei visti deve essere modificata al fine di avere un unico numero di visto adesivo che garantirà, durante la verifica, che si ottenga solo il fascicolo di domanda pertinente, in cui si controlleranno le impronte digitali del titolare del visto.

Sostengo pertanto la presente proposta di garantire che nel VIS venga impiegato un numero di visto adesivo unico e coerente, garantendo inoltre che, quando entrerà in vigore questo sistema di scambio dei dati sui visti, esso funzioni il più correttamente possibile, riducendo pertanto i rischi di accesso illegale ai dati personali.

 
  
  

- Relazione: Christian Ehler (A6-0254/2008)

 
  
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  Neena Gill (PSE), per iscritto. (EN) Signor Presidente, ho votato a favore della presente relazione e auspico che il rinnovo dell’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e il governo della Repubblica dell’India sarà più significativo poiché, sinora, la cooperazione scientifica non ha raggiunto il suo pieno potenziale. Sinora, si è trattato di un accordo su carta e spero che il nuovo accordo si tradurrà realmente in azioni concrete da entrambe le parti.

La scienza e la tecnologia sono componenti fondamentali del partenariato strategico UE-India nonché uno dei settori più promettenti per la cooperazione, in cui entrambe le parti trarranno vantaggio dalla collaborazione.

Il rafforzamento dell’accordo esistente è positivo, ma questo nuovo accordo dovrebbe concentrarsi sulle sfide principali che ci troviamo di fronte, in particolare il cambiamento climatico, la sicurezza energetica e le epidemie sanitarie. Vi è una reale opportunità di riunire le risorse in ricerca e sviluppo al fine di raggiungere soluzioni comuni.

Infine, desidero sottolineare anche che questo accordo offre un’opportunità non solo per collaborare sulle importanti questioni globali, ma anche per cambiare in modo significativo le vite delle persone in India che non hanno ancora accesso alla tecnologia di base. L’Europa, attraverso il trasferimento di una parte della tecnologia esistente, può contribuire allo sviluppo economico e sociale dell’India.

 
  
  

– Relazione: Diana Wallis (A6-0277/2008)

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN), per iscritto. (PL) Data la confusione verificatasi nel corso della votazione, desidero spiegare che la mia intenzione era quella di sostenere il mantenimento dell’immunità dell’onorevole Witold Tomczak e che il mio voto dovrebbe essere contato in questo senso, ossia contrario, non favorevole, alla relazione.

 
  
  

– Relazione: Giuseppe Gargani (A6-0222/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La presente proposta è contraddittoria, motivo per cui ci siamo astenuti. Certamente alcuni aspetti sono positivi, nello specifico il possibile emendamento dello Statuto della Corte di giustizia volto a conferire al Parlamento europeo il diritto di depositare le proprie osservazioni dinanzi alla Corte in tutti quei casi in cui direttamente o indirettamente siano messe in discussione le sue prerogative, affinché il coinvolgimento del Parlamento europeo, qualora questi non sia formalmente parte nel processo, non sia lasciato alla discrezionalità della Corte di giustizia. Tuttavia, il fatto è che altri aspetti possono semplicemente rafforzare il federalismo, motivo per cui non concordiamo con la presente proposta.

Inoltre, consideriamo fondamentale il principio del rispetto, da parte del Parlamento europeo, della sovranità nazionale degli Stati membri e quindi anche dei tribunali nazionali. Ammettiamo che una politica di cooperazione tra il Parlamento europeo e i tribunali nazionali possa essere di interesse, ma dobbiamo ribadire che tale cooperazione non può essere impiegata per invalidare i diritti nazionali, tra cui la sovranità dei tribunali nazionali, e il principio di sussidiarietà.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) La relazione dell’onorevole Gargani ricerca le possibilità del Parlamento europeo di difendere le sue prerogative dinanzi ai tribunali nazionali. Attualmente, il Parlamento non è in grado di difendere le sue decisioni dinanzi alla Corte di giustizia. Accolgo positivamente la presente relazione di iniziativa che mira a trovare un modo di accrescere la coerenza nell’attuazione della politica tra gli Stati membri.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura Åsa Westlund (A6-0179/2008)

 
  
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  Liam Aylward (UEN), per iscritto. (EN) Oggi, il Parlamento ha votato a favore della salute e della tutela dei consumatori dell’Unione europea. La tutela dei consumatori e della salute dei nostri cittadini è al centro del suo pacchetto sui prodotti alimentari relativo agli additivi, gli enzimi e gli aromi approvato dal Parlamento a larga maggioranza.

Gli additivi, gli enzimi e gli aromi dovranno essere autorizzati prima di essere aggiunti agli alimenti. Ciò è positivo anche per l’industria poiché vi è maggiore coerenza in termini di armonizzazione e chiarezza negli Stati membri dell’Unione europea. I coloranti degli alimenti contenuti nei prodotti verranno etichettati chiaramente. Due questioni importanti per i consumatori riguardano l’intolleranza ad alcune sostanze (per esempio i coloranti azoici) e le etichette fuorvianti relative alla natura del prodotto, la freschezza, la qualità dei suoi ingredienti, la naturalezza e la qualità nutrizionale. Riguardo agli aromi alimentari, l’auspicio è che gli alimenti siano quanto più naturali possibile. Il Parlamento ha votato al fine di proteggere contro ogni limitazione di erbe e spezie, che sono state impiegate per secoli senza alcun evidente effetto collaterale.

Per quanto riguarda la nuova informazione scientifica proveniente da Southampton che dimostra la nocività di alcune sostanze degli additivi alimentari per i bambini, prendo sul serio tale studio e le sue conseguenze e attendo che la Commissione lo sostenga.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la proposta dell’onorevole Asa Westlund di un regolamento che istituisce una procedura uniforme di autorizzazione per gli additivi, gli enzimi e gli aromi alimentari. Una maggiore trasparenza nella procedura di autorizzazione per tali ingredienti accrescerebbe il sostegno alla tutela dei consumatori in tutta Europa. Il consumatore dovrebbe essere dotato di tutti gli strumenti necessari al fine di compiere una scelta informata sui prodotti disponibili sui nostri scaffali. Ho votato a favore delle raccomandazioni della relazione.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura Åsa Westlund (A6-0180/2008)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. (SV) Abbiamo deciso di votare contro gli emendamenti nn. 14-19. Questa è una decisione in seconda lettura. Gli Stati membri nel Consiglio dei ministri si sono opposti sia all’etichettatura che al divieto sui coloranti azoici, ma sono stati alla fine obbligati ad accettare un compromesso sull’etichettatura. Questa è una vittoria importante che non vogliamo danneggiare votando a favore di emendamenti populisti che non offrono alcuna prospettiva o reale miglioramento.

Noi socialdemocratici svedesi abbiamo insistito per un divieto sui coloranti azoici e continueremo a farlo, ma non abbiamo intenzione di associarci a iniziative populiste o votazioni populiste attraverso cui potremmo finire per mettere in pericolo inutilmente la salute dei bambini.

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. — (PL) Signor Presidente, ho appoggiato la relazione dell’onorevole Westlund, poiché concordo con la relatrice sul fatto che le norme sugli additivi alimentari sintetici debbano essere consolidate. Ritengo che dovremmo porre maggiore enfasi sui consumatori affinché ricevano informazioni chiare circa il contenuto dei conservanti nei prodotti alimentari acquistati.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Dobbiamo lottare per una maggiore trasparenza nella procedura di autorizzazione degli additivi alimentari nonché per rafforzare la tutela dei consumatori e, in particolare, la tutela dei consumatori intolleranti a determinate sostanze. Analogamente, la protezione ambientale deve essere uno dei numerosi fattori da prendere in considerazione nell’approvare l’impiego di un additivo.

Come concordato in prima lettura, è essenziale chiarire cosa implica un’informazione fuorviante per il consumatore nonché comprendere la protezione ambientale quale fattore di cui tener conto nell’approvazione dell’impiego di un additivo.

Gli emendamenti adesso adottati in seconda lettura sono finalizzati fondamentalmente a rafforzare tali aspetti nel testo finale, a rafforzare ulteriormente la tutela ambientale e dei consumatori nonché chiarire le condizioni per l’approvazione degli additivi.

Dopo l’entrata in vigore di questo regolamento, gli additivi alimentari dovranno soddisfare tali requisiti.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Westlund sugli additivi alimentari. Uno studio recente dell’Università di Southampton ha avvertito quest’Aula dei potenziali pericoli dei coloranti azoici, impiegati per colorare alcuni dolciumi e bevande. Includere questi rischi sull’etichetta è un passo importante al fine di tutelare i consumatori dagli effetti nocivi che tali additivi possono causare, come l’iperattività nei bambini. Un regolamento paneuropeo su tali additivi è essenziale e mi congratulo con la relatrice per la sua relazione.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. (SK) I coloranti azoici vengono aggiunti a prodotti alimentari e bevande al fine di alterare il loro aspetto. Tuttavia, rappresentano un rischio inutile per la salute dei cittadini. Uno studio dell’Università di Southampton ha dimostrato che i coloranti azoici sono pericolosi per la salute dei bambini perché possono causare iperattività e aumentare il rischio di difficoltà nell’apprendimento. Sostengo l’iniziativa di produttori europei in Danimarca, Svezia e Regno Unito di eliminare gradualmente e su base volontaria l’impiego di coloranti azoici nei prodotti alimentari.

La tutela dei consumatori, in particolare dei bambini, che sono il gruppo più vulnerabile, è una priorità per il Parlamento europeo. Questo è il motivo per cui accolgo positivamente e ho votato a favore della relazione dell’onorevole Åsa Westlund, che offre un nuovo approccio alla politica europea per la tutela della salute umana e la prevenzione delle malattie, in particolare nei bambini.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. (EN) Sostengo con tutto il cuore i tentativi compiuti dalla presente relazione di etichettare i prodotti che impiegano additivi contenenti coloranti azoici. Ritengo che se venisse data ai consumatori un’opportunità di smettere di utilizzare e consumare tali additivi nelle loro famiglie, allora un processo di etichettatura sarebbe un compromesso equo.

Il contributo dei coloranti azoici a una salute peggiore e a possibili problemi comportamentali sta diventando chiaro. E’ corretto agire adesso al fine di promuovere le migliori norme che possiamo.

 
  
  

– Raccomandazioni per la seconda lettura: Åsa Westlund (A6-0179/2008 e A6-0180/2008)

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) La necessità di un’appropriata etichettatura degli additivi alimentari e la graduale eliminazione di alcuni di essi è essenziale per proteggere, in modo particolare, la salute dei bambini. Accolgo con favore le relazioni dell’onorevole Åsa Westlund e le raccomando a quest’Aula.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura: Mojca Drčar Murko (A6-0177/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La presente relazione attribuisce particolare importanza a quegli aspetti volti a garantire la sicurezza del cibo, tenendo presenti gli interessi del consumatore, tra cui predomina il desiderio che gli alimenti siano quanto più naturali possibile.

E’ risaputo che non tutti gli aromi sicuri dal punto di vista tossicologico sono effettivamente benefici per i consumatori, da qui il bisogno di garantire il diritto di scelta del consumatore.

Per quanto riguarda la procedura di autorizzazione degli aromi, la “ragionevole necessità tecnologica” è legata ad altre strategie comunitarie, come la lotta all’obesità, in quanto l’aggiunta di aromi eccessivamente forti può mascherare la scarsa qualità dei cibi pronti.

Il Consiglio e il Parlamento hanno due posizioni diverse in merito a taluni ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti destinati a essere utilizzati nei e sui prodotti alimentari e in merito ai livelli massimi indicati nell’allegato III per tali ingredienti.

Sappiamo che il principio in base al quale i produttori di erbe e spezie devono dimostrare l’infondatezza della presunzione giuridica di nocività per ogni singolo prodotto è controverso. Sarebbe più logico invertire tale procedura. E’ una questione che continuerà ad essere problematica.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo favorevolmente la relazione dell’onorevole Mojca Drčar Murko sugli aromi e alcuni ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti destinati a essere utilizzati negli e sugli alimenti. Ritengo che tale relazione salvaguardi i concetti di sicurezza alimentare e di tutela del consumatore. E’ importante che i consumatori in tutta Europa non siano ingannati sulla natura degli aromi presenti nei loro alimenti. “Aroma naturale” dovrebbe significare esattamente questo. Appoggio le raccomandazioni presenti nella relazione volte ad assicurare che ciò avvenga. Ho votato a favore della relazione.

 
  
  

– Raccomandazione per la seconda lettura: Avril Doyle (A6-0176/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La presente relazione riguarda un regolamento finalizzato all’elaborazione di norme e procedure per l’autorizzazione degli enzimi alimentari, ad eccezione di quelli che sono considerati additivi alimentari. La Commissione europea afferma che l’industria preme per una legislazione armonizzata che includa una procedura comunitaria di autorizzazione degli enzimi alimentari, poiché l’assenza di norme comunitarie in questo settore ha favorito l’insorgere di pratiche commerciali sleali.

Il Parlamento insiste sull’inclusione di alcuni importanti emendamenti da esso formulati in prima lettura alla bozza di regolamento proposta dalla Commissione. Per questo motivo ribadisce il suo parere, secondo il quale qualunque valutazione dei rischi dovrebbe essere incentrata sul “principio precauzionale”, che occorre pertanto sottolineare nella proposta in oggetto. Il Parlamento ha inoltre precedentemente rafforzato le disposizioni in materia di protezione del consumatore al fine di garantire che l’uso di un enzima alimentare non inganni il consumatore in merito alla natura, alla qualità e alla sostanza di un prodotto, motivo per cui tale concetto viene reintrodotto.

Inoltre, gli enzimi alimentari non sono, e non possono essere, microrganismi geneticamente modificati (OGM). Dobbiamo evitare anche quelli che sono ottenuti da OGM. Tuttavia, se ciò avviene, deve essere chiaramente identificato in modo da non fuorviare i consumatori. E’ essenziale garantire un alto livello di sicurezza alimentare.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) La relazione dell’onorevole Doyle è volta ad armonizzare il controllo degli enzimi alimentari. Obbligare l’industria e gli Stati membri ad informare la Commissione di ogni possibile questione di sicurezza relativa agli enzimi è un passo avanti nel garantire i massimi standard possibili in materia di sicurezza alimentare all’interno dell’Unione. Pertanto, ho votato a favore della relazione.

 
  
  

- Relazione: Peter Liese (A6-0220/2008)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. (EN) Mi sono astenuto al fine di sottolineare come la presente relazione non tenga conto della differenza che esiste tra gli stati insulari e il continente.

Malta non è collegata al continente tramite ferrovie e i suoi unici collegamenti avvengono per via marittima o aerea. Inoltre, l’economia di Malta dipende fortemente dal turismo, che attira più di un milione di persone ogni anno per via aerea e quasi mezzo milione via mare. Secondo le stime, il risultato dell’entrata in vigore dello strumento legislativo sarebbe un aumento pari a 160 sterline per le famiglie provenienti, ad esempio, dal Regno Unito.

E’ importante controllare le emissioni ma lo è altrettanto distinguere tra le diverse aspirazioni e realtà dei paesi che compongono l’Unione europea. Il principio secondo cui “la regola vale per tutti” è discriminatorio quando si verificano circostanze particolari.

 
  
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  Christine De Veyrac (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho dato il mio appoggio alla relazione dell’onorevole Peter Liese sull’inclusione dell’aviazione nel sistema ETS poiché ritengo che il compromesso raggiunto tra il Parlamento e il Consiglio sia equilibrato e realistico.

Non vi è alcun dubbio circa la necessità di agire rapidamente ed efficacemente per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, e in particolare l’impatto dei trasporti sull’aumento della temperatura globale.

Tuttavia, perché questo strumento legislativo potesse rappresentare un successo era essenziale conciliare le esigenze dell’ambiente con la mobilità dei cittadini.

Gli sforzi richiesti al settore dell’aviazione devono essere abbastanza ingenti da non compromettere le riduzioni effettuate da altri settori, ma sufficientemente bilanciati per non impedire la crescita dell’industria.

Accolgo con favore lo strumento legislativo che abbiamo adottato in quanto rispetta tali imperativi.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Peter Liese sulla raccomandazione per la seconda lettura della proposta di integrare le attività aeree nel sistema di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra in quanto ritengo essenziale e urgente limitare l’aumento della temperatura globale a +2°C.

Il settore dell’aviazione è in espansione. Le emissioni di biossido di carbonio dagli aeromobili sono aumentate dell’87 per cento dal 1990 e si stima che raddoppieranno entro il 2020. Sono quindi necessarie misure che diano un chiaro segnale a livello internazionale dell’impegno dell’UE nel contrastare il cambiamento climatico, proponendosi la conclusione di un accordo internazionale prima della conferenza di Copenaghen del 2009.

Il compromesso raggiunto racchiude molti aspetti positivi, come il sistema di esenzione introdotto per le regioni ultraperiferiche, l’uso dei proventi della vendita all’asta di quote delle emissioni per la lotta contro il cambiamento climatico, e misure volte a contrastare la deforestazione.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La proposta votata dal Parlamento è già un compromesso, benché insoddisfacente, sulla proposta originale della Commissione e non tiene conto dei problemi dei paesi in difficoltà economica, in particolare le regioni ultraperiferiche. Sappiamo che l’inquinamento deve essere ridotto, ma dobbiamo anche tenere conto delle difficoltà che affrontano i paesi con economie più fragili.

Il compromesso votato oggi non scongiura tutte le conseguenze negative di questo sistema di scambio, ma ne ridimensiona un certo numero, rimandando la data dell’entrata in vigore rispetto alla proposta originale del Parlamento e riducendo la portata della vendita all’asta e la pressione sulle società più deboli.

Il negoziato di un’esenzione per le regioni ultraperiferiche è diventato una questione molto importante in quest’Aula dal momento che, come ben sapete, essa non era contemplata nella proposta originale della Commissione, con la conseguenza che tutti i voli in partenza o destinati a tali regioni sarebbero stati introdotti nel sistema generale.

Nel testo infine adottato, la possibilità di un’esenzione è stata mantenuta, ma la sua portata non è così ampia come sarebbe dovuta essere. Pertanto, insistiamo sul fatto che non solo i voli tra le isole, ma anche i voli che collegano le isole al continente debbano essere esonerati da questo sistema di scambio di quote.

 
  
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  Petru Filip (PPE-DE), per iscritto. (RO) E’ evidente che, per ogni periodo di adempimento del programma dell’Unione in cui sono incluse le attività di trasporto aereo, si richiede che gli obiettivi ad esse assegnati siano stabiliti in corrispondenza e in funzione degli sforzi medi richiesti a tutti gli altri settori a fonti fisse di emissioni in tutti gli Stati membri. La mancata partecipazione del settore dell’aviazione a tale sistema potrebbe provocare ingenti costi di compensazione sul lungo termine.

Ho votato a favore della relazione in oggetto nella convinzione che nell’Unione sia necessario un approccio integrato nel sistema di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra. Dal momento che l’aviazione contribuisce all’impatto globale dell’operato umano sul cambiamento climatico, è normale che tale settore possa beneficiare di un trattamento equo e di norme e condizioni armonizzate a livello comunitario.

E’ evidente che, per ogni periodo di adempimento del programma dell’Unione in cui sono incluse le attività di trasporto aereo, si richiede che gli obiettivi ad esse assegnati siano stabiliti in corrispondenza e in funzione degli sforzi medi richiesti a tutti gli altri settori a fonti fisse di emissioni in tutti gli Stati membri. La mancata partecipazione del settore dell’aviazione a tale sistema potrebbe provocare ingenti costi di compensazione sul lungo termine.

 
  
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  Robert Goebbels (PSE), per iscritto.(FR) Mi sono astenuto dalla votazione finale della relazione dell’onorevole Liese. Ritengo che l’Unione europea stia prendendo unilateralmente le distanze dal protocollo di Kyoto, che esclude il settore dell’aviazione e quello marittimo. Benché non manchino ragioni per tener conto dell’impatto climatico dei due settori più importanti per gli scambi internazionali, l’Unione europea non può unilateralmente modificare un accordo multilaterale e chiedere al contempo, ad esempio, che gli Stati Uniti ratifichino il protocollo di Kyoto. Le proposte dell’UE in merito all’aviazione possono puntare al massimo al periodo post–Kyoto, vale a dire il 2013, e solo in seguito a un accordo internazionale a Copenaghen.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo favorevolmente la relazione dell’onorevole Liese sull’inclusione delle attività di trasporto aereo nel sistema europeo di scambio delle quote di emissioni. Il Parlamento deve mettere in chiaro il suo impegno nel contrastare il cambiamento climatico e introdurre un’ambiziosa legislazione ambientale. Le decisioni raggiunte nelle discussioni con il Consiglio sembrano muoversi nella giusta direzione. La vendita all’asta del 15 per cento delle emissioni provenienti dalle attività di trasporto aereo con possibilità di incremento nel 2013 pare essere un compromesso soddisfacente.

Sebbene io accolga favorevolmente le raccomandazioni della relazione, il Parlamento deve persistere nel definire in modo ambizioso degli obiettivi per le emissioni provenienti dall’aviazione all’interno del sistema europeo di scambio delle quote di emissioni e proiettarsi verso un riesame generale delle ETS sulla base delle proposte dell’onorevole Liese. Ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. (SK) Le emissioni di gas dagli aeromobili sono raddoppiate dal 1990 e stanno continuando ad aumentare. Se l’UE prende sul serio la lotta contro il cambiamento climatico, deve diventare un leader globale in questo settore. Non possiamo limitarci a parlarne; dobbiamo anche adottare misure legislative. Considero la direttiva finalizzata ad includere le attività di trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra un passo avanti.

La relazione dell’onorevole Peter Liese rappresenta una soluzione equilibrate e realistica, un compromesso tra la protezione dell’ambiente da una parte, e la tutela della competitività dell’industria aereonautica europea dall’altra. Non dobbiamo fare discriminazioni tra le compagnie aeree europee, in particolare quelle dei nuovi Stati membri che cercano di conformarsi alla tendenza generale. Di conseguenza, le regole di una sana concorrenza economica devono essere applicate in eguale misura alle compagnie aeree dei paesi terzi. E’ necessario concludere un accordo internazionale, e per questo motivo l’UE deve negoziare con Stati Uniti, Russia e Cina.

Dobbiamo inoltre ricordare che in certi casi l’aviazione è l’unico mezzo di trasporto possibile per mettere in comunicazione l’UE con le regioni periferiche. Essa contribuisce in modo significativo allo sviluppo del turismo e pertanto non deve essere considerata un lusso.

Ritengo che la posizione comune del Parlamento europeo e del Consiglio contribuirà ad andare in direzione di aeromobili ecologici e all’introduzione di nuove tecnologie nell’industria aeronautica, ed è per questo che ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE), per iscritto.(FR) Adottando oggi una direttiva finalizzata all’inclusione del traffico aereo nel sistema europeo di scambio delle quote di emissioni, l’Unione europea continua a segnare punti nella lotta contro il cambiamento climatico.

Sarebbe impossibile non accogliere con favore il presente accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio, che comporterà una graduale e reale riduzione dei gas a effetto serra dal 2012 per tutti i voli in partenza e in arrivo sul suolo europeo.

Accolgo favorevolmente in particolare l’adozione di due misure specifiche che dimostrano, fortunatamente, che l’Europa adotta ancora spesso strumenti legislativi molto equilibrati che tengono conto delle parti più deboli coinvolte: i voli charter, gli aeromobili per la ricerca e le linee aeree minori potranno continuare a volare senza preoccuparsi delle disposizioni vincolanti nella direttiva; i proventi della vendita all’asta del 15 per cento delle quote di emissioni di CO2 saranno destinati alla ricerca e allo sviluppo del settore aeronautico.

Questo è ancora più importante dato che se, come sembra, l’UE deve riporre le sue speranze nell’innovazione, gli ingegneri dovranno dare prova di grandi capacità per ridurre l’inquinamento generato dagli aeromobili in un momento in cui il traffico aereo cresce del 5 per cento ogni anno.

 
  
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  Brian Simpson (PSE), per iscritto. (EN) Darò oggi il mio appoggio alla relazione dell’onorevole Liese perché equilibrata e pratica, benché alquanto complicata.

L’aviazione civile deve ammettere la necessità di essere inclusa in un sistema di scambio di emissioni, e gli ambientalisti devono riconoscere che la gente vuole volare e che l’industria aeronautica contribuisce fortemente al benessere economico di molte delle nostre regioni ed economie nazionali.

Credo comunque che questo accordo abbia dei problemi e che la disposizione della messa all’asta al 100 per cento entro il 2020 possa provocare seri problemi per le linee aeree minori e regionali.

Tuttavia, la presente soluzione è un compromesso. Credo anche che tale regolamento dovrà affrontare delle sfide, legali e non, da parte dei paesi al di fuori dell’UE, in particolare Stati Uniti e Russia, nel creare un accordo mondiale difficile da raggiungere. Ma è un inizio, e per questo dobbiamo congratularci con la Commissione per il suo coraggio e la sua lungimiranza.

L’industria aeronautica sta affrontando un momento difficile soprattutto a causa degli alti prezzi del carburante, motivo per cui era essenziale un compromesso sull’ETS. Riconosco che le linee aeree sono scontente, e so che lo sono anche gli ambientalisti. Pare quindi che i nostri relatori abbiano colto nel segno!

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. – (NL) Se l’Ue intende raggiungere il suo obiettivo climatico di riduzione del 20 per cento di emissioni di CO2 entro il 2020, allora anche il settore aeronautico deve essere incluso in un sistema di scambio per le emissioni di gas a effetto serra. Le emissioni provenienti dalle attività di trasporto aereo sono aumentate almeno del 90 per cento in pochi anni.

Allo stesso tempo, l’aviazione se la cava senza pagare l’accisa sul carburante né l’IVA sui biglietti aerei. Sono quindi necessarie misure legislative. La relazione punta ad avviare il sistema di scambio nel 2011 per tutti i voli in arrivo o in partenza dagli aerodromi europei. Dal 2012 il settore dovrà emettere l’1,5 per cento di gas a effetto serra in meno ogni anno. Il numero di permessi gratuiti proposto è ancora troppo alto. Credo che il settore dell’aviazione debba incominciare a mettere all’asta almeno un 25 per cento. In fondo, l’obiettivo non è lo scambio in sé, ma la riduzione delle emissioni.

Il Parlamento ha anche espresso un parere sull’uso dei proventi della vendita all’asta, auspicando che il denaro sia destinato alla riduzione delle imposte sul trasporto ecologico e investito nella ricerca tecnologica per aeromobili meno inquinanti. Il compromesso che abbiamo di fronte è lontano dall’ideale ma è un passo in avanti, motivo per cui anche noi Verdi possiamo appoggiare l’accordo raggiunto.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) L’inclusione delle attività di trasporto aereo nel sistema di scambio di emissioni di gas a effetto serra deve essere accolto favorevolmente.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto.(FR) Sono spiacente di constatare che le regioni ultraperiferiche (RUP) non sono completamente esenti dall’inclusione dell’aviazione civile nel sistema ETS, benché la loro distanza dal continente europeo lo avrebbe in buona parte giustificato.

Tuttavia, sono soddisfatta perché grazie a determinati sforzi sono stati fatti alcuni progressi.

Il risultato è che l’accordo raggiunto tiene in particolare considerazione i mezzi per ridurre, o persino eliminare, i problemi di accesso e di competitività che devono affrontare le RUP. Inoltre, in seguito ad agguerrite discussioni, i voli all’interno di tali regioni saranno soggetti a deroghe e non saranno interessati. Apprezzo il fatto che le RUP siano incluse nella clausola di revisione concernente la valutazione dell’impatto del sistema ETS sul trasporto aereo.

Vorrei in particolare ringraziare il Parlamento europeo, che fin dall’inizio ha dato ascolto alla mia richiesta di un trattamento speciale per le RUP, posizione finalmente assunta dagli Stati membri. Vorrei anche rendere omaggio a Jacques Barrot, il Commissario europeo precedentemente responsabile dei trasporti, per il suo instancabile sostegno.

Infine, devo purtroppo constatare che l’accordo finale non ha incluso alcuna proposta in favore delle RUP, volta in particolare a destinare i proventi della messa all’asta delle quote all’eliminazione delle difficoltà specifiche delle regioni ultraperiferiche.

 
  
  

– Relazione: Richard Corbett (A6-0197/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione del mio collega britannico Richard Corbett, sulla modifica del regolamento del Parlamento europeo concernente i lavori della seduta plenaria e le relazioni di iniziativa. Condivido la preoccupazione espressa nella presente relazione in merito al fatto che il lavoro del Parlamento deve essere più semplice, più alleggerito e più veloce. Tuttavia, i deputati devono essere liberi di rivolgere interrogazioni scritte alla Commissione e al Consiglio, benché io concordi sull’importanza di prevenire gli abusi. Accolgo favorevolmente il fatto che saranno date maggiori opportunità di parola ai deputati presenti a una seduta. Anche l’idea che 40 deputati possano presentare una proposta di risoluzione alternativa allo stesso modo dei gruppi politici è, a mio parere, un passo avanti in senso democratico.

 
  
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  Charlotte Cederschiöld (PPE-DE), per iscritto. (SV) Abbiamo votato oggi contro la relazione sulle modifiche al regolamento del Parlamento europeo.

Abbiamo preso questa decisione perché le relazioni di iniziativa volte ad influire sull’attività legislativa possono avere un effetto apprezzabile sui lavori in corso. Dovrebbe dunque essere data ai deputati del Parlamento europeo l’opportunità di influire su tali relazioni in assemblea plenaria, in linea con la procedura applicabile alle relazioni di carattere legislativo.

Benché sia necessaria una revisione delle procedure per le interrogazioni scritte, riteniamo che sia della massima importanza tutelare l’autonomia dei deputati e il loro diritto a rivolgere interrogazioni alle altre istituzioni in merito alle loro decisioni e responsabilità.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Abbiamo votato contro la relazione in oggetto in quanto il suo obiettivo principale è indebolire il funzionamento democratico e pluralistico del Parlamento europeo. Partendo da un principio che non è nemmeno veritiero (l’esistenza del Trattato di riforma) la maggioranza di quest’Aula vuole effettivamente ridurre i diritti dei deputati e impedire loro di agire di propria iniziativa, accrescendo il potere del Presidente del Parlamento europeo e, di conseguenza, riducendo il pluralismo del dibattito parlamentare.

Tale desiderio di indebolire la democrazia e la capacità di azione dei deputati è evidente anche nell’indicazione di orientamenti per la procedura relativa alle interrogazioni scritte rivolte al Consiglio e alla Commissione.

Comunque sia, la presente decisione è solo un elemento nella più generale linea antidemocratica assunta da una maggioranza di quest’Aula, in particolare tra i gruppi politici più ampi (PPE e PSE). Un altro elemento fondamentale al quale rivolgiamo il nostro rifiuto e la nostra ferma protesta è la richiesta di criteri nuovi e più restrittivi per la creazione di gruppi politici.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Le proposte dell’onorevole Corbett di modifica del regolamento del Parlamento concernente i lavori della seduta plenaria e le relazioni di iniziativa consentono al Parlamento di lavorare più efficacemente ed efficientemente. Ho votato a favore delle raccomandazioni dell’onorevole Corbett.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Come democratico, sono particolarmente colpito da due emendamenti connessi alla relazione dell’onorevole Corbett, poiché non credo che potessero essere presi sul serio.

Rientra nei diritti democratici di un deputato parlamentare in praticamente ogni paese di indole democratica la possibilità di interrogare i rappresentanti eletti sulla loro giurisdizione e le loro responsabilità.

La riduzione del numero e del contenuto di queste interrogazioni sembra derivare più dalle procedure di un’udienza di tribunale che dal regolamento di un’istituzione democraticamente valida, pertanto la proposta dovrebbe essere completamente respinta. Per questa ragione posso solo votare contro la relazione.

 
  
  

– Relazione: Jutta Haug (A6-0262/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione della mia collega tedesca onorevole Jutta Haug, sulle prime riflessioni circa il progetto preliminare di bilancio (PPB) e sul mandato per la concertazione, che fornisce un quadro per riflettere sulla struttura del futuro bilancio dell’UE. Il PPB ammonta a 134 395 miliardi di euro in stanziamenti d’impegno, corrispondenti all’1,04 per cento del RNL, un aumento del 3,1 per cento rispetto al 2008, e 116,7 miliardi di Euro in stanziamenti di pagamento, con un margine di 2,6 miliardi di Euro per gli impegni e di 7,4 miliardi di euro per i pagamenti. Visto il bisogno di un’Europa dei risultati, non mi spiego il basso livello degli stanziamenti di pagamento. Tra le priorità, converrà garantire lo stanziamento di fondi adeguati per la politica di coesione, il finanziamento della politica europea per le piccole e medie imprese (PMI) e l’azione esterna. Infine, sarà fondamentale non dimenticare le principali infrastrutture europee (reti di trasporti, energia, spazio, acqua, nuove tecnologie, salute, eccetera), regolarmente sotto-finanziate nonostante costituiscano la struttura portante della competitività dell’Europa nel quadro dell’economia globale e della concorrenza sociale.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE), per iscritto. (PL) Secondo il calendario di ratifica previsto per il Trattato di Lisbona, nel 2009 il Parlamento e il Consiglio avrebbero pari diritti in merito alla creazione di leggi e nelle questioni finanziarie, andando nella direzione di conferire all’Unione europea nuovi poteri e di effettuare cambiamenti fondamentali nella procedura di bilancio in uso fino ad oggi.

Per questa ragione è ancora più importante per l’Unione europea poter contare sulle risorse monetarie necessarie per mettere in atto le politiche e le attività in corso in diverse aree, mantenendo al contempo un’adeguata flessibilità per far fronte alle nuove sfide politiche. Per questo il livello insolitamente basso di fondi proposto per i pagamenti nella bozza iniziale di bilancio (116 736 miliardi di euro), corrispondente allo 0,90 per cento del RNL, o a un ribasso del 3,3 per cento rispetto al 2008, è davvero sorprendente. Sono altresì preoccupanti i ribassi di bilancio proposti dalla Commissione europea per le campagne di informazione programmate già da tempo per il 2009, per le elezioni del Parlamento europeo o per la possibile entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

La priorità per la riunione di concertazione sul bilancio di luglio deve essere volta a garantire un livello di finanziamenti appropriato per i pagamenti e per la politica di informazione dell’Unione. E’ poi fondamentale presentare alla Commissione delle proposte di bilancio per progetti pilota e per lavori preparatori, al fine di evitare di finanziarli con le riserve dei quadri finanziari pluriennali. Inoltre, dobbiamo garantire che l’Unione europea disponga di risorse finanziarie sufficienti per far fronte alle nuove sfide nell’ambito della “competitività per la crescita e l’occupazione”, senza ridurre i fondi esistenti per importanti programmi oggi in atto.

 
  
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  Roger Knapman (NI), per iscritto. (EN) Ritengo che il mio paese non debba finanziare nessuno dei programmi di bilancio dell’UE in alcuna circostanza reale o potenziale. Il Servizio europeo per l’azione esterna e tutti gli altri aspetti del Trattato di Lisbona si trovano completamente ai poli opposti rispetto alle mie posizioni. Pertanto, mentre accolgo favorevolmente ogni proroga al finanziamento di detti programmi, non posso appoggiare un emendamento che parte dalla premessa che il SEAE, insieme ad altri nuovi programmi di bilancio contenuti nel Trattato, sia fondato “nello stesso momento in cui il Trattato sarà ratificato da tutti i 27 Stati membri”. Sia probabile o meno la ratifica da parte di tutti gli Stati, essa resta possibile, e io non posso accettare un emendamento che stabilisce circostanze secondo cui i proponenti riconosceranno come legittimo, in linea di principio, il finanziamento del SEAE e di altri nuovi programmi di bilancio contenuti nel Trattato di Lisbona.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Haug sul PPB per il 2009 e sul mandato per la concertazione. La relazione in oggetto stabilisce una priorità del Parlamento per il prossimo anno. Alla luce del forte aumento dei prezzi del cibo e dei costi di produzione a livello agricolo, accolgo con favore in particolare la richiesta di una risposta adeguata alle esigenze in materia di assistenza alimentare e sicurezza alimentare.

Mi auguro che questa risposta sarà presa in considerazione, sarà appropriata e includa un serio programma di investimento nel settore dell’agricoltura sia nel mondo in via di sviluppo che all’interno dell’Unione.

Ho anche votato a favore dell’emendamento n. 15, che rileva il margine della rubrica 2.

Tuttavia, i tentativi di includere meccanismi per spostare gli avanzi di bilancio dalla PAC ad altri tetti di spesa non possono essere approvati.

Nel 2007 gli avanzi di bilancio della PAC furono dirottati verso i fondi per il progetto Galileo. Questo non può diventare la norma.

 
  
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  Thomas Wise (NI), per iscritto. (EN) Non ho potuto dare il mio sostegno al presente emendamento, in quanto sono assolutamente contrario alla creazione e al finanziamento del SEAE e di altri programmi di bilancio dipendenti dalla ratifica del Trattato di Lisbona. E’ importante, infatti, fare in modo che i programmi che devono essere stabiliti dal cosiddetto Trattato di Lisbona non abbiano base legale fino alla ratifica di quest’ultimo da parte di tutti i 27 Stati membri: tuttavia, rifiuto tutti i suddetti programmi nella loro totalità e ritengo che essi non debbano essere creati o finanziati in alcun punto.

 
  
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  Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. (SV) La relazione dell’onorevole Haug chiede un ampio mandato per i negoziati di bilancio con il Consiglio, argomentandolo con la necessità di garantire fondi sufficienti per le voci di spesa proposte dalla Commissione. Sembra non esserci limite a quanto il Parlamento europeo è disposto a spendere. Secondo me, questo approccio è sbagliato. Il punto di partenza deve essere il quadro complessivo che è stato stabilito, per poi fissare le priorità necessarie tra le varie voci di spesa.

C’è bisogno di una maggiore flessibilità nell’attuale quadro finanziario pluriennale. Appoggio pertanto l’idea che i margini emersi sul versante dell’agricoltura siano utilizzati per altri scopi.

 
  
  

– Relazione: Marcin Libicki (A6-0225/2008)

 
  
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  Roberta Alma Anastase (PPE-DE), per iscritto. (RO) Come relatrice della Sinergia del Mar Nero, vorrei esprimere il mio sostegno a favore della relazione dell’onorevole LIBICKI per la semplice ragione che il tema da essa affrontato è di natura strategica, andando oltre l’area del Mar Baltico e l’ambito della tutela ambientale. Infatti, si è discusso un argomento comune alle regioni del Mar Baltico e del Mar Nero e che interessa tutta l’Europa: il tema della sicurezza energetica e la politica europea in materia.

Considerando la dipendenza dell’UE da una quantità limitata di risorse, fornitori e vie di trasporto, è fondamentale che la loro diversificazione rappresenti il principio su cui si basa il concetto europeo di sicurezza energetica. Nondimeno è importante sviluppare una politica europea coerente in materia di energia, basata sulla solidarietà e sulla coordinazione, per evitare la conclusione di un accordo bilaterale che potrebbe colpire gli interessi di altri Stati membri e, in particolare, compromettere progetti importanti come il progetto Nabucco, riconosciuto a livello europeo.

Di conseguenza, ritorno e insisto sull’invito alla Commissione e al Consiglio di raddoppiare gli sforzi per il buon esito dell’attuazione del progetto Nabucco, e per la chiara articolazione di una politica energetica comune. La situazione nelle regioni del Mar Baltico e del Mar Nero denota l’urgenza di incominciare a intraprendere azioni concrete e risolute.

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo scelto di votare a favore della relazione dell’onorevole Marcin Libicki sul gasdotto di cui è prevista la realizzazione sotto il Mar Baltico, anche se avremmo voluto un appello più esplicito per lo studio di un tracciato alternativo via terra. Tuttavia, crediamo che il Parlamento abbia definito una chiara linea in merito alla valutazione d’impatto ambientale, che appoggiamo e accogliamo favorevolmente. Ci aspettiamo che ulteriori decisioni saranno soggette a un’analisi esaustiva e indipendente. Il Mar Baltico è sensibile ed è già sottoposto a una forte pressione ambientale. Nel caso in cui si autorizzerà la costruzione del gasdotto, quindi, è di assoluta importanza che l’impatto ambientale possa essere ridotto al minimo indispensabile.

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. — (PL) Signor Presidente, la realizzazione del gasdotto Nord Stream potrebbe interferire con alcuni depositi di armi risalenti all’ultima guerra. Nel mare si trovano circa 40 000-60 000 tonnellate di armi chimiche di cui si ignora l’esatta collocazione. L’interferenza con questi depositi potrebbe rappresentare un enorme disastro ecologico.

Ho appoggiato la relazione in oggetto perché concordo con il relatore sul fatto che sia scandaloso che un progetto transfrontaliero di tale portata sia trattato come una questione bilaterale tra Russia e Germania. La protezione del Baltico e delle popolazioni dei paesi baltici dovrebbe essere una delle principali priorità dell’UE.

 
  
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  Titus Corlăţean (PSE), per iscritto. (RO) Accolgo con favore la posizione assunta dal Parlamento europeo in merito alla realizzazione del gasdotto per collegare la Russia alla Germania.

L’Unione europea ha bisogno di una politica integrata, comune e coerente in materia di energia, e di una strategia a lungo termine per garantire l’indipendenza energetica degli Stati membri.

L’Unione europea dovrebbe affrontare le questioni ambientali e geopolitiche relative alla sicurezza energetica per mezzo di uno sforzo combinato di tutti gli Stati membri, e non con accordi bilaterali stipulati da alcuni di essi con la Russia. Questo è l’unico modo in cui l’Unione può raggiungere una posizione forte nei negoziati con la Russia, evitando che le risorse energetiche si trasformino in un fattore di pressione politica e rendano l’UE un partner alla pari con la Russia.

In questo modo, possiamo anche fornire delle risposte alle giustificate frustrazioni di cittadini romeni in merito al continuo aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità, con considerevoli conseguenze socio-economiche negative per i romeni e per il loro tenore di vita.

Allo stesso tempo, la soluzione di una politica energetica europea comune potrebbe supplire all’incapacità del governo di destra di Bucarest di promuovere gli interessi energetici della Romania nelle relazioni con la Russia.

 
  
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  Filip Kaczmarek (PPE-DE), per iscritto. (PL) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Marcin Libicki. Si tratta di una relazione importante. Vorrei, tuttavia, ricordare ai presenti che non è corretto affermare che la questione è giunta al Parlamento europeo come risultato di petizioni da parte dei cittadini. Diversi mesi prima della ricezione di queste ultime, il mio collega onorevole Bogusław Sonik aveva già proposto di tenere una discussione sul gasdotto nordeuropeo.

Sono sorpreso dall’opposizione alla presente relazione. Parliamo spesso di questioni ambientali e ciò non suscita dissenso alcuno. Tuttavia, in questo caso specifico, alcuni deputati non vogliono che sia effettuata alcuna indagine sull’impatto del progetto sull’ambiente naturale. Perché? La risposta è semplice: per alcuni paesi e politici questo specifico progetto è più importante dell’ambiente. Forse proprio per questa ragione dobbiamo tenere in considerazione il contesto politico ed economico dell’investimento previsto. Sono cosciente dell’argomentazione che si tratta di un progetto privato. Ma non dobbiamo dimenticare che nel consiglio di amministrazione della compagnia che intende realizzare questo gasdotto figurano degli ex politici. Per la Russia, utilizzare progetti privati per ulteriori obiettivi politici non è affatto un problema.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE), per iscritto. (EN) Io ho votato contro il presente emendamento in quanto esso cambia in sostanza l’idea del testo originale. La versione originale invita a considerare delle alternative all’esistente progetto del gasdotto, alternative almeno tre volte meno costose e prive di elevati rischi ambientali. Non posso concordare con un emendamento che dà la priorità alla domanda di gas a costo di trascurare la normativa ambientale dell’UE e le preoccupazioni dei cittadini. Vorrei inoltre far notare che il gasdotto in questione è originariamente studiato per evitare i sette altri paesi bagnati dal Mar Baltico, rifornendo solo uno o due Stati membri, pertanto l’argomento della necessità di andare incontro a un aumento della domanda di gas non può essere considerato rilevante.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto (FI) Appoggio fermamente la valutazione d’impatto ambientale per il gasdotto Nord Stream proposta nella relazione della commissione. Tuttavia, non si tratta solo di questo: non si devono dimenticare nemmeno gli aspetti relativi alla politica energetica. Non possiamo svolgere una politica energetica separata dalla politica sul clima. Esse vanno radicalmente di pari passo, come le imposte e il bilancio o la legge e la giustizia.

Non può più esistere una politica in materia di energia senza strumenti finanziari o di altro tipo che rendano possibili i suoi componenti. I libri bianchi che trattano delle questioni relative all’energia per l’Unione e i suoi Stati membri hanno sollecitato ripetutamente forme di energia pulite, indipendenti e competitive, ma un meccanismo di mercato funzionante esiste solo per l’ultimo criterio, la competitività.

Non vedo ancora alcun altro meccanismo di mercato che possa ridurre la nostra dipendenza dall’energia, e tantomeno dal gas che proviene dalla Russia. Questa settimana, presso il Forum europeo dell’energia si terranno delle discussioni con l’OPEC. Per l’OPEC, non è un elemento di debolezza il fatto di essere un cartello indispensabile con un’influenza fin troppo forte sulla nostra economia.

Si è permesso che la dipendenza dall’energia, risultato di errori delle generazioni precedenti, crescesse e si sviluppasse a nostre spese. E’ un fattore che dobbiamo ricordare quando prendiamo decisioni su soluzioni future, anche nel caso di gasdotti e altre dipendenze economiche. Battersi per un’economia a bassa emissione di CO2, è sviluppo sostenibile? E’ questa la giusta direzione?

Il cambiamento climatico è una realtà, e anche i costi dell’energia sono in aumento. La dipendenza dal gas sta aumentando e conferendo al vicino dell’UE il potere che perse vent’anni fa.

Non vogliamo di certo ripetere gli errori dei nostri predecessori politici. Abbiamo molto da fare in poco tempo.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. (PL) Concordo pienamente con il punto di vista del relatore, l’onorevole Marcin Libicki, sul fatto che la realizzazione del progetto comunemente noto come il “gasdotto del Baltico” possa comportare un rischio ecologico per otto paesi dell’Unione europea: Germania, Svezia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Estonia, Danimarca e Polonia. Potrebbe anche avere ripercussioni negative sui consumatori a causa dell’aumento dei prezzi per coprire i costi di costruzione del gasdotto.

Un punto importante è rappresentato dal fatto che, in alternativa, il gasdotto nordeuropeo possa essere costruito su un tracciato via terra attraverso i paesi dell’Unione europea. Ciò consentirebbe di soddisfare tutti gli obiettivi strategici ed economici indicati nella decisione n. 1364/2006/CE. La proposta alternativa è più sicura dal punto di vista dell’ambiente, oltre ad essere meno costosa.

In particolare, sono a favore dello svolgimento di relazioni indipendenti e dell’indagine sull’impatto ambientale della costruzione del gasdotto.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Un progetto della portata del gasdotto Nordstream richiede una completa e approfondita analisi delle conseguenze sull’ambiente da esso implicate. Prima che il progetto possa essere avviato, dobbiamo assicurarci che rispetti rigorosi criteri ambientali. Queste idee si riflettono nel mio voto sulla relazione dell’onorevole Marcin Libicki sull’impatto ambientale del gasdotto di cui è prevista la realizzazione nel Mar Baltico per collegare Russia e Germania.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE), per iscritto. (PL) Oggi ci troviamo a votare una relazione davvero determinante sull’impatto che avrebbe sull’ambiente naturale del Mar Baltico il cosiddetto gasdotto del Baltico di cui è prevista la realizzazione per collegare Russia e Germania. Si tratta di uno dei tanti progetti di infrastrutture per il gas che servono per soddisfare la crescente domanda da parte dell’UE. Tuttavia, è necessario prestare particolare attenzione a taluni fattori relativi alla sua costruzione.

Questo, il più lungo e meno profondo gasdotto del mondo, presenta una seria minaccia per la biodiversità e gli habitat naturali, così come per la sicurezza e lo spostamento delle imbarcazioni in questa regione, per non citare le circa 80 000 tonnellate di munizioni qui affondate durante la seconda guerra mondiale. Come membro della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e relatore della Convenzione di Espoo, vorrei sottolineare che ogni investimento di questo tipo, di portata internazionale, dovrebbe essere il risultato di precedenti e approfondite consultazioni con tutte le parti interessate. Dobbiamo rivolgere l’attenzione alla valutazione di tutte le soluzioni alternative, come i tracciati terrestri, che devono tenere conto dei costi di costruzione e della sicurezza ecologica.

Con la crescente dipendenza dell’UE da un piccolo numero di fonti energetiche e dei rispettivi fornitori, è importante sostenere iniziative volte alla diversificazione; dobbiamo domandarci se davvero la società russa Gazprom, che detiene il 51 per cento delle azioni nel consorzio Nord Stream, sia la migliore soluzione in tale contesto.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto.(EN) Accolgo con favore il fatto che la commissione per le petizioni abbia preso l’ iniziativa di mettere ai voti la presente relazione sull’impatto ambientale del gasdotto di cui è prevista la realizzazione nel Mar Baltico. I deputati al Parlamento europeo hanno bisogno di informarsi sulle conseguenze di tale proposta.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN), per iscritto. (PL) Esprimo il mio sostegno alla relazione dell’onorevole Marcin Libicki vista la seria minaccia ecologica che il gasdotto costituisce per il Mar Baltico, il tentativo di aggirare l’obbligo di ottenere il consenso di tutti i paesi costieri e l’assenza di una valutazione indipendente e positiva sull’impatto ambientale del gasdotto. Quello che è particolarmente importante in questo contesto è mantenere fede al principio di solidarietà nella politica energetica dell’Unione europea.

Il gasdotto è studiato in modo da rendere i paesi dell’UE dipendenti politicamente dalla Russia, la quale utilizzerà le proprie risorse naturali per esercitare pressione sugli acquirenti. Vorrei inoltre richiamare la vostra attenzione sul fatto che la scelta del tracciato marittimo per il gasdotto comporta un aumento dei prezzi del gas, dovuto al fatto che questa via costa molto di più rispetto alla costruzione via terra.

 
  
  

– Relazione: André Brie (A6-0269/2008)

 
  
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  Richard Howitt (PSE), per iscritto. (EN) Il partito laburista del Parlamento europeo accoglie favorevolmente la presente relazione parlamentare. Al crollo del regime talebano nel 2001 nelle scuole vi erano appena 900 000 bambini. Questa cifra ammonta ora a sei milioni, ed è in aumento. Cinque milioni di rifugiati hanno fatto ritorno a casa e l’82 per cento della popolazione ha accesso all’assistenza sanitaria, nove volte in più rispetto al dato del 2002. Condividiamo comunque la profonda preoccupazione del Parlamento sui persistenti problemi di sicurezza, senza la quale non vi può essere un ritorno ad una vita normale.

Tuttavia, ci siamo astenuti dal voto sulla relazione in quanto un certo numero di punti non riflette la realtà della situazione in Afghanistan. Il considerando D è di fatto errato, in quanto lo spiegamento di nuove truppe NATO in Afghanistan continua, con i rinforzi recentemente annunciati sia dal Regno Unito che dalla Germania. Non condividiamo nemmeno quanto descritto nel paragrafo 32 in merito alla situazione dei livelli di produzione di oppio. La relazione pare ignorare il duro lavoro che viene svolto dal governo afghano attraverso la sua strategia nazionale a lungo termine di lotta contro la droga, e che ha portato progressi nel ridurre il numero di province dedite alla raccolta dei papaveri da oppio.

Infine, intendiamo sostenere la cooperazione permanente con gli organismi afghani preposti all’applicazione della legge come parte dell’ininterrotto contributo dell’Unione europea per la giustizia transitoria e per la riforma del settore della sicurezza nel paese.

 
  
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  Ramona Nicole Mănescu (ALDE), per iscritto.(RO) La stabilizzazione dell’Afghanistan rappresenta una sfida chiave nella politica della sicurezza per la comunità internazionale e la lotta al terrorismo. In caso di fallimento, i paesi occidentali potrebbero diventare riluttanti a impegnarsi in futuri interventi di prevenzione e di risoluzione dei conflitti nonché in operazioni di mantenimento della pace. D’altra parte, gli afghani che oggi stanno vivendo la terza decade di conflitti e il cui paese è sempre stato uno strumento utilizzato da agenti esterni per le proprie necessità, potrebbero trarre benefici da una pace duratura.

Le operazioni militari sono necessarie, ma non costituiscono un requisito sufficiente per stabilizzare l’Afghanistan. Un’importante soluzione in tale processo potrebbe essere individuata anche a livello diplomatico, e la cooperazione con Iran, India e Pakistan è fondamentale specialmente nelle regioni di confine in cui i gruppi rivoltosi entrano in azione. A tal fine, è di vitale importanza rafforzare le strutture democratiche: la comunità internazionale deve contrastare la marginalizzazione del governo afghano accrescendo l’importanza del sistema politico e degli attori democratici a livello locale e regionale.

In Afghanistan, l’Unione europea è vista come un’organizzazione umanitaria; tuttavia, per poter giocare un ruolo più importante, gli europei devono prendere in considerazione il fatto che la soluzione alla povertà e all’instabilità non è nelle armi e nella violenza, bensì in azioni che possano portare benessere alla popolazione afghana. Con questa speranza, ho votato a favore della relazione dell’onorevole Brie.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Mi sono astenuto da questo voto. La relazione dell’onorevole Brie sulla stabilizzazione dell’Afghanistan semplifica troppo quella che è una situazione molto complessa nel territorio. Fintanto che il Parlamento europeo dovrà valutare gli sviluppi in Afghanistan, ritengo che i suoi contributi debbano essere costruttivi e andare nella direzione di uno stato afghano stabile. Non sono convinto della capacità del relatore di proporre soluzioni praticabili per quello che è un conflitto complicato nel quale le nostre truppe stanno compiendo progressi duraturi e concreti.

 
  
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  Véronique Mathieu (PPE-DE), per iscritto.(FR) I positivi risultati della recente conferenza dei paesi donatori a Parigi sono una prova del fatto che l’UE e la comunità internazionale hanno gli occhi puntati sull’Afghanistan.

La presente relazione, che arriva in un momento cruciale per il futuro del paese, mette in risalto le sfide di fronte a cui si trova l’Unione europea nel contribuire effettivamente alla stabilizzazione del paese. Essa mette in luce gli sforzi per la ricostruzione che sono già stati fatti per rafforzare le istituzioni e migliorare le condizioni di vita. In questo senso, sono segnali incoraggianti la significativa diminuzione del tasso di mortalità infantile e l’aumento del numero di bambini che frequentano le scuole.

Per ottenere risultati positivi in Afghanistan sarà necessaria una migliore coordinazione delle diverse strategie tra i paesi donatori. Indubbiamente la sicurezza deve continuare ad essere una priorità, ma è anche fondamentale che il popolo afghano veda come gli aiuti si traducono in specifici contributi. E’ essenziale creare infrastrutture di base aggiuntive, come strade, scuole, ospedali, eccetera.

La buona riuscita del processo richiederà inoltre un’“afghanizzazione” del processo di stabilizzazione: occorre dare al popolo afghano gli strumenti che lo renderanno in grado di farsi carico del proprio futuro. In relazione a ciò, si ripongono molte speranze nella Strategia di sviluppo nazionale afghano (ANDS), che deve essere appoggiata dalla comunità internazionale e dall’Unione europea.

 
  
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  Daniel Strož (GUE/NGL), per iscritto. (CS) Secondo la mia opinione, la relazione sulla situazione in Afghanistan e sulle proposte relative alla sua stabilizzazione non è coerente e pone troppa enfasi sull’importanza delle azioni militari e sul rilievo del ruolo della NATO nella regione. Da un lato, la relazione afferma che le attività militari dei Talebani non rappresentano una minaccia diretta alla sovranità dell’Afghanistan, e dall’altro vi è l’allarme che l’Afghanistan si trova ora a un bivio critico.

Io la vedrei diversamente. Lo stesso presidente Karzai afferma chiaramente che le forze della coalizione non stanno vincendo la lotta contro i Talebani, e aggiunge, a mio parere molto appropriatamente, che vincere la guerra contro il terrorismo sarà possibile solo se alcuni dei partner del governo afghano smetteranno di perseguire i propri, diversi, interessi. La guerra scatenata in passato in Afghanistan da parte dell’ex Unione sovietica ha provato che questo paese non può essere stabilizzato, né tantomeno governato, con mezzi militari. L’unico modo efficace per raggiungere la stabilizzazione è l’adozione di misure politiche, economiche e sociali, che interessino non solo l’Afghanistan ma anche i paesi vicini. Mi sia consentito aggiungere che il punto chiave di questo grave problema è probabilmente rappresentato dagli interessi egemonici degli Stati Uniti nella regione.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione è una schietta sfida imperialista. Come essa stessa riporta, “sostiene gli sforzi delle forze NATO per […] affrontare il terrorismo locale e internazionale e ritiene che la presenza di queste forze sia essenziale per garantire il futuro del paese.” Invita a rafforzare le forze di occupazione USA-UE-NATO con “ulteriori truppe da combattimento” e chiede cinicamente che ciò avvenga “indipendentemente dalle reticenze nazionali”, dando a intendere che queste devono agire apertamente e senza alcun pretesto come forze di occupazione. Sottolinea che l’UE “deve ricorrere all’esperienza e alla competenza derivanti dalle sue missioni e dalle missioni degli Stati membri che hanno già una presenza militare o civile sul territorio afghano”. In altre parole, deve sfruttare le azioni omicide delle sue forze militari nel paese come un’opportunità per accrescere la propria esperienza funzionalmente ai propri interventi imperialisti anche altrove. La preoccupazione dei rappresentanti politici del capitale europeo è di garantirsi una quota più ingente nella distribuzione del bottino imperialistico della regione; essi, pertanto, sottolineano che “l’UE dovrebbe incoraggiare e aiutare gli investitori europei affinché siano coinvolti nella ricostruzione dell’Afghanistan.”

Le ciniche confessioni della relazione rivelano il ruolo e le intenzioni imperialistiche dell’UE, e confermano ancora una volta che “l’UE e la NATO sono entrambe parte dello stesso sindacato omicida”. La lotta popolare deve essere unitaria contro l’intero sistema imperialista.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione sull’Afghanistan, in conformità con l’intero gruppo della Sinistra, in quanto insiste sull’invasione e sulla presenza militare in questo paese, oppresso dalla guerra, che ha visto oltre un milione e mezzo di vittime negli ultimi trent’anni. Le questioni relative all’Afghanistan non possono essere risolte per via militare. La popolazione del paese ha bisogno della solidarietà dell’Europa. Il persistere e il rafforzarsi della presenza militare europea è una delle cause principali dell’instabilità e dell’assenza di sicurezza nella regione.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. (PT) L’Afghanistan è oggi scenario di una battaglia per la sicurezza, la stabilità, la pace e la democrazia, e, al contempo, contro lo jihadismo islamico internazionale che sta cercando una vittoria per poter ribadire, nella sua propaganda, l’affermazione che l’impero sta per crollare. E’ per questo che è così importante lo sforzo internazionale, e in particolare europeo. La sfida che devono affrontare agli alleati, specialmente quelli che credono nella necessità di un rinvigorimento della NATO, è di resistere alle estreme difficoltà e di contribuire con truppe attive sul territorio, il che implica necessariamente la limitazione delle reticenze, perché la vittoria è fondamentale.

Il futuro delle nostre alleanze si gioca, in gran parte, in Afghanistan, come anche il futuro della nostra pace e sicurezza. Per quanto molti dei sostenitori del compromesso e della concessione suggeriscano questa strada, non possiamo ignorare una minaccia rivolta a noi, immaginando semplicemente che si tratti di qualcos’altro. Il rafforzamento dell’effettiva capacità militare in Afghanistan e di tutte le altre misure è una necessità urgente, in modo particolare il contributo allo sviluppo e alla promozione di uno Stato di diritto democratico. Se falliamo in Afghanistan, dovremmo probabilmente combattere di nuovo, più avanti, ma più vicino a casa.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. (SV) La relazione fa notare che, nonostante alcuni progressi, c’è ancora molta strada da fare per ottenere sicurezza e stabilità in Afghanistan. Al fine di migliorare la situazione, il Parlamento europeo propone un certo numero di misure positive. Purtroppo, il Parlamento ha scelto anche di appoggiare una proposta secondo la quale la fumigazione dei campi di oppio, che saranno rinvenuti in gran parte del paese, cesserebbe. Naturalmente la popolazione che vive di agricoltura deve essere aiutata, ma la coltivazione dell’oppio non può essere un’alternativa a lungo termine per la crescita, la democrazia e la stabilità politica dell’Afghanistan. Essa danneggia sia le opportunità dell’Afghanistan che la salute degli altri.

 
  
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  Presidente. − Con questo si concludono le dichiarazioni di voto.

 
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