Presidente. − L’ordine del giorno reca in discussione congiunta:
– l'interrogazione orale dell’onorevole Pervenche Berès, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, al Consiglio, sulla risposta dell'Unione europea alla sfida dei fondi sovrani (O-0067/2008 – B6-0164/2008) e
– l’interrogazione orale dell’onorevole Pervenche Berès, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, alla Commissione sulla risposta dell'Unione europea alla sfida dei fondi sovrani (O-0068/2008 – B6-0165/2008).
Pervenche Berès, autore. − (FR) Signora Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, signor Vicepresidente della Commissione, grazie per avermi offerto l’opportunità di svolgere questo dibattito con le sue istituzioni interessate. Mi auguro, Commissario Verheugen, che riesca a riferire al Commissario Charlie McCreevy in merito alla natura del nostro confronto.
Da molto tempo abbiamo fondi sovrani attivi in Europa, soprattutto il fondo norvegese, eppure finora nessuna delle azioni di quest’ultimo ci aveva posto alcun problema. Tuttavia, due nuovi eventi hanno scosso l’attuale situazione. Il primo riguarda la costituzione di importanti riserve da parte di monarchie del petrolio e di paesi che hanno accumulato eccedenze commerciali che alimentano tali fondi sovrani. Il secondo evento è ovviamente la crisi dei mutui subprime, che ha gettato nuova luce sul ruolo strategico che questi fondi sovrani potrebbero svolgere.
In precedenza, quando questi fondi sono stati impiegati per investire qui e là, in particolare negli Stati Uniti, il carattere strategico è stato messo in questione. Ora, quando osserviamo il ruolo assunto dai fondi sovrani delle banche di investimento in termini di apporto di liquidità o di fondi propri, comprendiamo che sono invece diventati investitori di ultima ratio.
In queste condizioni, prevale una certa emozione, ed è per questo motivo che volevamo porre l'interrogazione in oggetto. E’ senz’altro anche perché, a differenza del Commissario responsabile del Mercato interno, il Presidente della Commissione stesso ha ritenuto utile e necessario pubblicare il 27 febbraio un documento che offre la base della discussione di oggi.
Corriamo il rischio di vedere in ogni Stato membro attuata una strategia che, in fin dei conti, non avrebbe contribuito ad affrontare la realtà, ossia il fatto che i fondi sovrani oggi hanno assunto una responsabilità, un ruolo attivo nel mercato dei capitali. Ne consegue che tale situazione, in qualche modo, crea un obbligo che incombe a loro e a noi nel dialogo che desideriamo sviluppare con i gestori di questi fondi.
Pertanto, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, vorremmo porre cinque domande.
Innanzi tutto, abbiamo l’impressione che finora la risposta della Commissione sia stata: “Lasciamo che ciascuno Stato membro attui la propria strategia, in termini di trasparenza e di governance rispetto a questi fondi, e a livello comunitario ci limiteremo a verificare se i requisiti in ogni Stato membro contrastano con le norme del Trattato o con le regole sul funzionamento del mercato interno.”
Non ci sembra sia la strategia corretta. Secondo noi, in un caso come questo sarebbe stato meglio impegnarsi verso un approccio e stabilire un coordinamento a livello comunitario: da un lato per prevenire una concorrenza sleale tra gli Stati membri – perché è chiaro che in qualche modo assistiamo a una gara tra gli Stati membri per vedere chi riesce per primo a beneficiare maggiormente delle capacità di investimento a lungo termine e sicure di questi fondi – e, dall’altro, per definire e lavorare insieme su settori strategici o sensibili che devono essere preservati.
La seconda domanda si riferisce al problema della registrazione di questi fondi. Sarebbe possibile immaginare a livello comunitario prospettive di registrazione, esattamente come stiamo considerando di fare per le agenzie di valutazione?
La terza domanda attiene all’interpretazione dell’articolo 58, che prevede restrizioni al libero movimento dei capitali sulla base di motivi di ordine pubblico. Dal punto di vista del Consiglio e della Commissione oggi, c’è un’interpretazione che dovrebbe prevalere in questo ambito? Desidereremmo ulteriori dettagli in merito.
La quarta domanda è la seguente. Il presente dibattito non ha forse dimensione internazionale? A nostro avviso, l’Unione europea sarebbe molto meglio strutturata e preparata ad affrontare la dimensione internazionale di tale discussione se avessimo in qualche modo definito la posizione del nostro campo base, la posizione dell’Unione europea, anziché la posizione di uno Stato membro piuttosto che un altro che potrebbe aver partecipato a questa corsa, attratto dalle opportunità finanziarie.
L’ultima domanda si riferisce al tasso di cambio. Qual è la vostra opinione in merito al contesto in cui le monarchie petrolifere investono attualmente in capitali in euro attraverso fondi provenienti dalle vendite in dollari del petrolio, aggravando la situazione di tensione dei tassi di cambio, con tutte le ripercussioni che ne risultano sulle nostre bilance commerciali?
Signora Presidente, signor Vicepresidente, sono le domande che la commissione per i problemi economici e monetari desidera porre e in merito alle quali attendiamo le risposte del Consiglio e della Commissione.
Anne-Marie Idrac, Presidente in carica del Consiglio. − (FR) Signora Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, l’onorevole Berès ha sintetizzato alla perfezione le domande suscitate dai fondi sovrani. Desidero aggiungere alcune altre ragioni per cui occorre discuterne. Negli ultimi anni sono ovviamente decollati: secondo l’FMI oggi generano tra i 2 200 miliardi e i 300 000 miliardi di euro. Tuttavia, dobbiamo esaminarne anche le strategie di investimento, la trasparenza, la chiarezza di tali strategie e, possibilmente, la comparsa di nuovi fondi.
Nell’ottobre 2007 i ministri delle Finanze dei paesi del G8 hanno chiesto all’FMI e all’OCSE di occuparsi di queste problematiche. in risposta a questo invito entrambe le istituzioni si sono messe al lavoro: l’FMI si è concentrato sui paesi responsabili dei fondi sovrani, mentre l’OCSE ha analizzato i paesi destinatari. L’FMI ha esaminato le attuali pratiche dei fondi, organizzato una tavola rotonda imperniata principalmente su questi temi e instituito un gruppo di lavoro internazionale composto da 25 paesi che detengono tali fondi, nell’ottica di elaborare una relazione, la cui pubblicazione è prevista per la fine di ottobre di quest’anno. L’obiettivo è di formulare buone prassi che i fondi sovrani sarebbero liberi di adottare, soprattutto per quanto riguarda la trasparenza, le strategie di investimento e la governance. E’ opportuno notare a tale proposito che il Fondo pensionistico del governo norvegese è stato indicato da molti come il riferimento in materia.
L’OCSE ha concentrato l’attenzione sulle migliori prassi per i paesi destinatari e qualche settimana fa i ministri dell’OCSE hanno adottato una dichiarazione. Ora l’attività proseguirà in sede di commissione per gli investimenti, che affronterà in particolare il controllo tra pari dell’evoluzione delle politiche e avvierà una riflessione più ampia sugli investimenti controllati dai governi stranieri.
Vorrei ora passare alla dimensione comunitaria. Come sapete nel febbraio 2008 la Commissione ha presentato una comunicazione dal titolo “Un approccio comune europeo ai fondi sovrani”. Nel suo documento la Commissione osserva che non sono necessarie nuove misure legislative a livello comunitario, ma invoca un approccio comune europeo basato sulla cooperazione tra i paesi destinatari dei fondi sovrani, i fondi stessi e i paesi che li finanziano, nell’ottica di stabilire, e cito, “una serie di principi a garanzia della trasparenza, prevedibilità e responsabilità degli investimenti dei fondi sovrani”.
L’approccio comune raccomandato dalla Commissione dovrebbe basarsi su cinque principi: impegno per un regime di investimento aperto, sostegno alle attività multilaterali, utilizzo degli strumenti esistenti, rispetto degli obblighi imposti dal Trattato CE e degli impegni internazionali, e infine, proporzionalità e trasparenza. E’ importante osservare che la comunicazione della Commissione raccomanda l’approccio europeo comune quale complemento alle prerogative degli Stati membri in merito all’impiego della rispettiva legislazione nazionale.
Il 4 marzo il Consiglio ha esaminato la comunicazione in parola e ha presentato una relazione al Consiglio europeo di primavera, che ha fatto proprie le idee esposte dalla Commissione, chiarendo due principi in particolare. Da un lato, anziché esprimere il proprio sostegno a favore dell’approccio multilaterale in generale, ha preferito esprimere il proprio appoggio ai lavori in corso nell'ambito dell'FMI e dell'OCSE, che ho appena menzionato. Dall’altro lato, anziché fare riferimento all’utilizzo degli strumenti esistenti, e ancora una volta optando per un approccio più generale, il Consiglio ha ritenuto fosse più appropriato adottare come principio base l’utilizzo degli strumenti nazionali e dell'UE, se necessario.
Per non tralasciare nulla, è opportuno osservare anche che la questione dei fondi sovrani è stata affrontata alla riunione del Consiglio economico transatlantico, che il Commissario Verheugen conosce molto bene, svoltasi il 9 novembre 2007 a Washington.
Per quanto riguarda le iniziative nazionali, in effetti certi Stati membri ne hanno già avviate o ne hanno in programma. Questo vale anche per altri paesi che sono grandi destinatari di fondi sovrani al di fuori dell’Unione europea. Ovviamente, simili misure nazionali non dovrebbero entrare in contrasto con l’approccio europeo comune invocato dalla Commissione sulla base dei principi che ho poc’anzi ricordato e sostenuto dal Consiglio europeo. Le misure devono essere definite nel contesto di un approccio comune europeo, che dovrebbero andare a completare. Ritengo che questo corrisponda alle preoccupazioni espresse dall’onorevole Berès.
Il coordinamento delle misure nazionali rappresenta una delle pietre angolari dell’approccio comune europeo proposto dalla Commissione. Come lei suggerisce, sarà molto probabilmente necessaria un’analisi delle iniziative esistenti negli Stati membri al fine di attuare tale attività di coordinamento e garantire che non interferisca con prerogative e competenze nazionali in materia di protezione. Una simile analisi delle pratiche europee potrebbe ispirarsi ai risultati del controllo tra pari che sarà condotto dalla commissione per gli investimenti dell’OCSE, come ho spiegato solo un momento fa.
L’articolo 58 che lei ha menzionato, onorevole Berès, prevede che gli Stati membri abbiano il diritto di adottare misure giustificate da motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza. Tuttavia, per quanto ne sappia il Consiglio, questo articolo non è mai stato invocato nel contesto de fondi sovrani. Quanto alla necessità di chiarire tale disposizione, vorrei semplicemente far notare che il Trattato di Lisbona non l’ha modificata.
In conclusione, il Consiglio desidera affrontare il ruolo dell’Unione europea negli organi internazionali. La comunicazione della Commissione dimostra chiaramente che partecipiamo e parteciperemo attivamente all’attività dell’FMI, dell’OCSE e degli altri attori. Considerata la portata internazionale dei fondi sovrani, è ovviamente importante per l’Europa cooperare con gli altri paesi beneficiari, da un lato, e con i fondi sovrani e quelli che ne sono responsabili, dall’altro. L’Unione dovrebbe svolgere quindi un ruolo attivo facendo avanzare l’attività in seno alle organizzazioni multilaterali che ho menzionato e non limitarsi a seguire le discussioni come un osservatore muto. Per questo motivo il Consiglio europeo di primavera ha appoggiato l’idea avanzata dalla Commissione. In particolare, ha espressamente offerto il proprio appoggio ai lavori in corso volti a ottenere un accordo internazionale in merito a un codice di condotta volontario per i fondi sovrani che definirebbe i principi per i paesi destinatari a livello internazionale. Il Consiglio europeo ha anche aggiunto che l’Unione europea dovrebbe mirare a fornire un apporto coordinato a tale dibattito in corso e ha invitato la Commissione e il Consiglio a proseguire i lavori in tal senso. Il Consiglio intende proseguire su questo percorso.
Per quanto attiene l’ultima domanda relativa al legame tra le questioni finanziarie e il petrolio, come è stato sottolineato oggi in sede di G8, tutti siamo consapevoli dell’importanza delle tematiche correlate alla riduzione degli squilibri globali. Certi paesi emergenti, in particolare i paesi esportatori di petrolio, hanno eccedenze sostanziose. E’ cruciale che si producano alcuni adeguamenti tramite un’appropriata valutazione delle valute. Questi aspetti sono ovviamente seguiti con molta attenzione in seno al G7-G8, e anche dall’FMI con la partecipazione, ovviamente, degli Stati membri dell’UE.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. – (DE) Signora Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, onorevoli deputati, i fondi sovrani sono diventati attori importanti nel sistema finanziario globale e di recente attirano giustamente sempre più l’attenzione del pubblico. Nella suddetta comunicazione di febbraio, la Commissione europea ha quindi delineato come, a suo avviso, l’Europa dovrebbe rispondere a tale sfida.
Al Vertice di primavera il Consiglio europeo ha appoggiato senza riserve l’approccio proposto dalla Commissione. La situazione si presenta in termini molto semplici: l’Unione europea è il maggior esportatore mondiale di investimenti diretti e, al contempo, attira un notevole volume di capitale di investimento nella direzione opposta. Tutto questo è ben gradito. Gli investimenti e l’apertura sono due delle più potenti forze trainanti della crescita e dell’occupazione in Europa. Non possiamo prendere le distanze dal nostro impegno di offrire un ambiente aperto per gli investimenti.
I fondi sovrani non hanno fatto la loro comparsa sulla scena degli investimenti soltanto ieri, ma investono in Europa da circa 50 anni. Questi investitori responsabili e affidabili hanno perseguito una stabile politica a lungo termine che, inoltre, si è senza dubbio difesa bene durante le recenti turbolenze che hanno scosso i mercati finanziari. Questi fondi hanno apportato capitale proprio nel momento in cui erano disperatamente necessari.
Anche noi a questo punto non abbiamo alcun elemento per sostenere che i fondi sovrani esercitino un impatto negativo sui tassi di cambio. Non sussiste alcun indizio concreto che dimostri che i fondi stanno passando dai dollari agli euro e, inoltre, il loro ordine di grandezza non ha ancora raggiunto un livello che consenta loro di avere un effetto significativo sugli sviluppi dei mercati valutari internazionali.
Al momento questi fondi registrano una crescita rapida in termini di quantità e dimensione. I modelli di investimento stanno cambiando. Persino la carta geopolitica dei paesi che istituiscono tali fondi si sta modificando. La portata e la qualità delle informazioni che i fondi rendono disponibili al mercato tendono a essere enormemente diverse a seconda del fondo in questione e quindi si ha timore che gli investimenti di questo comparto possano attribuire un'eccessiva influenza politica ai governi interessati, ed è una preoccupazione che dobbiamo prendere seriamente.
Se i fondi sono trasparenti e rispettano chiare regole di responsabilità il fatto che siano veicoli di investimenti statali non dovrebbe dare adito ad alcuna preoccupazione. Quello che ci occorre è la fiducia nella natura puramente commerciale dei loro obiettivi, il che significa che la trasparenza e la governance societaria sono fattori chiave.
La comunicazione della Commissione delinea alcune delle opzioni disponibili. La regolamentazione è difficilmente la risposta migliore. Tutti gli investitori sul mercato unico devono osservare le stesse regole in materia di concorrenza, mercato interno e diritto del lavoro. I vari strumenti sugli investimenti esteri che gli Stati membri adottano al fine di proteggere la sicurezza e l’ordine pubblici devono osservare gli orientamenti comunitari.
Tuttavia, onorevole Berès, desidero far presente che gli Stati membri hanno la facoltà di adottare tali misure e in effetti la maggior parte lo fa da tempo. La Commissione controllerà questa situazione da vicino, benché al momento non sia prevista alcuna verifica dettagliata. Qualsiasi analisi degli investimenti nei settori sensibili a livello UE deve anche esaminare tutte le fonti di investimento, non solo i fondi sovrani. Ci troviamo senz’altro d’accordo sul fatto che esistano altri tipi di fondi che suscitano maggiore preoccupazione dei fondi sovrani e nel cui caso non è così semplice parlare di trasparenza e governance societaria.
E’ di certo corretto affermare che non possiamo affrontare una questione globale adottando un approccio europeo limitato, ma ci occorre piuttosto cercare una soluzione di portata internazionale e globale. La Commissione ritiene che la risposta più adeguata sarebbe un codice di condotta che dovrebbero sviluppare congiuntamente a livello globale i paesi destinatari e i fondi stessi. Un codice deontologico volontario che definisca le regole di base per la governance e la trasparenza garantirebbe maggiore chiarezza del funzionamento dei fondi.
Poiché il Consiglio europeo di marzo ha espresso il proprio sostegno a questo approccio, la Commissione europea ha collaborato attivamente ai lavori dell’FMI e dell’OCSE relativi alla definizione delle migliori prassi. Entrambe le organizzazioni stanno compiendo passi avanti al riguardo. Posso affermare che una soluzione sta cominciando a prendere forma e abbiamo un approccio europeo omogeneo e solido che perseguiamo.
Non dobbiamo dimenticare che si tratta di un processo bilaterale. E’ nell’interesse di ognuno raggiungere la chiarezza. Per gli stessi fondi, significherebbe stabilità e ne ridurrebbe il rischio del ribasso. Per quelle economie nazionali in cui i fondi effettuano investimenti, uno stabile quadro prevedibile e non discriminatorio eliminerà il rischio che questi importanti investitori abbandonino la piazza, in altre parole lascino l’Europa e operino altrove.
E’ nostra intenzione proseguire il lavoro dell’FMI e dell’OCSE. Godiamo di un forte consenso nell’Unione e questo significa che abbiamo un approccio comune. Gli Stati membri non hanno deciso di procedere da soli. Infatti non un solo Stato membro intende fare tutto con le sole proprie forze. Questo dà vigore alla nostra voce, un vigore che dobbiamo mantenere qualunque cosa accada. Con questo sostegno possiamo confidare su un grande peso delle nostre politiche e la Commissione è fiduciosa che entro la fine dell’anno avremo risultati concreti e positivi da poter riferire al Parlamento.
Piia-Noora Kauppi, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, sono totalmente d’accordo riguardo alla valutazione della Commissione e del Consiglio in merito ai fondi sovrani; sono la tendenza del XXI secolo e la presente discussione è oltremodo opportuna.
Questi fondi hanno acquisito una visibilità sempre maggiore in un’epoca di crisi finanziaria che coinvolge varie banche e società di investimento in quanto sono intervenuti per apportare ad alcune di queste imprese il capitale necessario.
I fondi sovrani dovrebbero registrare nel prossimo futuro un tasso di crescita maggiore che non deve spaventarci. E’ un elemento naturale dello sviluppo del mercato. Il capitale fornito dai fondi sovrani al mercato globale è indispensabile per mantenere in circolazione gli investimenti. Hanno la capacità di portare liquidità al mercato finanziario e alle società, una componente di vitale importanza per la loro sopravvivenza.
Considerate la loro dimensione nonché le risorse, i fondi sovrani sono in grado di investire dove talvolta gli apporti di capitale sono disperatamente necessari ma dove altri non possono e non vogliono investire.
In teoria, al pari di qualsiasi altro fondo di investimento, i fondi sovrani cercano dunque buoni rendimenti da investimenti solidi che inoltre tendono a essere a lungo termine. Non rappresentano a priori una minaccia per i mercati finanziari globali o per l’economia europea, ma piuttosto un grande vantaggio.
Oggi l’ascesa del potere economico di alcuni ricchi paesi petroliferi nonché di economie come la Cina e le relative implicazioni suscitano qualche preoccupazione, tuttavia la risposta a questo disagio non deve essere l’esclusione di tali paesi dai mercati globali finanziari e degli investimenti. Al contrario, l’Europa deve accogliere con favore l’afflusso di fondi che provengono da queste regioni e dai rispettivi fondi di investimento.
Com’è ovvio, il fatto che alcuni di questi Stati non si attengano ai nostri stessi principi di base in termini politici è motivo di preoccupazione. Se sono obiettivi di carattere politico che orientano le loro strategie di investimento – che non è tuttavia il caso specifico – non c’è alcun elemento a indicare che i fondi sovrani scatenerebbero una crisi importante. Hanno operato con oculatezza sena alcuna ingerenza politica. E’ controproducente nonché contrario ai principi della buona regolamentazione un approccio discriminatorio nei confronti di tutti i fondi sovrani a motivo delle loro origini.
Il principio fondamentale dei mercati finanziari e della disciplina della governance societaria deve essere la parità di trattamento di tutti gli attori coinvolti in attività analoghe. E’ logico che il codice di condotta sarebbe accolto positivamente, ma non dovrebbe operare alcuna distinzione tra le fonti di reddito.
Elisa Ferreira, a nome del gruppo PSE. – (PT) L’apertura agli scambi e agli investimenti è una caratteristica dell’integrazione europea. I fondi sovrani sono una realtà da tempo immemore. Nell’attuale contesto di gravi squilibri economici, com’è stato sottolineato, il loro potenziale di capitalizzazione e l’interesse nei confronti di tale potenziale si sono rafforzati. L’apertura di settori strategici e il trasferimento di beni pubblici essenziali all’iniziativa privata sono altre due peculiarità dell’Unione europea. Tuttavia, è importante garantire che tutti gli operatori, e i fondi sovrani in particolare, siano guidati da regole chiare e trasparenti e che i loro obiettivi siano compatibili con il funzionamento corretto dei mercati, con la concorrenza leale tra operatori e con la protezione a breve e lungo termine dei diritti dei cittadini europei.
Accogliamo positivamente l’impegno della Commissione riguardo a un codice di condotta sotto l’egida del Fondo monetario internazionale. Tuttavia, come sta accadendo con gli hedge funds e il private equity, un codice di condotta non è sufficiente. Chiediamo alla Commissione una garanzia indipendente e molto più forte affinché nel mercato interno tutti gli operatori finanziari, tra cui questi fondi, rispettino debitamente i principi di trasparenza e governance, sulla base di criteri europei e non soltanto nazionali o internazionali.
Wolf Klinz, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi mesi i fondi sovrani sono diventati argomento di conversazione perché hanno interessato il settore bancario europeo e statunitense. Molti ritengono che questo coinvolgimento sia solo il primo passo e che i fondi sovrani si stiano preparando a un massiccio giro di acquisti che vedrà molte società d’Europa e probabilmente anche altrove finire sotto la loro influenza o persino sotto il loro controllo. Qui il timore dell'influenza politica si combina con l’ansia che si faccia perlomeno il tentativo di ottenere l’accesso a tecnologie che altrimenti non sarebbero disponibili, soprattutto perché adesso ci troviamo a confrontarci con partner e operatori del mercato finora non presenti sulla scena internazionale, ossia i fondi sovrani di Russia e Cina.
Il denaro sarebbe infatti presente; con più di 3 miliardi di dollari queste operazioni dispongono di oltre il doppio del volume gestito a livello internazionale dagli hedge funds. Tuttavia dobbiamo ammettere che, da una prospettiva storica, non sussiste alcun elemento a sostegno di questa affermazione. I fondi – com'è già stato evidenziato – finora si sono sempre dimostrati azionisti validi. Sono interessati a uno sviluppo positivo e sul lungo periodo della propria impresa, nonché a ottenere un buon tasso di ritorno a lungo termine dei propri investimenti.
Nondimeno non dobbiamo essere creduloni e ingenui nell'osservare l’evoluzione di questi eventi. Abbiamo bisogno di regole del gioco, ma non di isolazionismo o protezionismo; i fondi sovrani, dopotutto, sono un esempio del fatto che il mercato libero dei capitali funziona ed è nel nostro interesse che rimanga tale.
Noi liberali sosteniamo pertanto la Commissione nel suo approccio e nella sua richiesta di un codice di condotta e ci auguriamo che tale codice porti un’effettiva trasparenza, che i motivi alla base degli investimenti di questi fondi sovrani diventino chiari e che i fondi stessi applichino una valida governance societaria e vi si attengano.
Ci occorre tuttavia una soluzione paneuropea – non 27 diverse soluzioni UE – nonché una a livello internazionale. Accolgo pertanto con favore quanto affermato dal Commissario, ossia che sono in corso colloqui intensi con l’OCSE e il Fondo monetario internazionale.
Negli anni la libera circolazione di capitali ha contribuito alla crescita in Europa e nel mondo. Non dobbiamo compromettere questa realtà in futuro attraverso una regolamentazione eccessiva e il protezionismo, ma rispettare i nostri principi del libero mercato.
Cornelis Visser (PPE-DE). – (NL) I fondi sovrani sono attivi sul mercato finanziario da oltre 50 anni e il loro volume è aumentato enormemente negli ultimi anni, ad esempio, in Cina, Russia e negli Stati arabi.
Lo scopo dei fondi sovrani è investire le riserve statali in eccedenza in profitti da rendita. Ritengo che questi paesi siano più che autorizzati a cercare il modo migliore di investire le proprie riserve in valuta estera, pertanto vedo con favore il contributo apportato da questi fondi; rafforzano la liquidità dei mercati finanziari e creano crescita e posti di lavoro. Contribuiscono inoltre agli investimenti a più lungo termine. Creano stabilità per le società in cui investono. Dobbiamo quindi continuare a permettere loro di investire. Nondimeno, hanno insite anche delle minacce e dovremo quindi prestare attenzione al tipo di investimenti che effettuano e se rispondono ai requisiti di trasparenza.
Non è ancora del tutto chiaro il coinvolgimento politico in questi fondi sovrani. Lo svantaggio di questa mancanza di trasparenza può tradursi in un crescente disagio da parte nostra nei confronti dei fondi sovrani. La Commissione deve quindi intervenire ed è un fatto positivo, perché altrimenti i paesi affronteranno la questione dei fondi sovrani a livello nazionale. Sono contrario a un eccesso di politica nazionale in questo ambito. L’Europa è il livello giusto per rispondere a questa problematica e dobbiamo essere forti di una risposta comune.
E’ importante poter contare su una posizione coordinata a livello europeo. Sono quindi soddisfatto che il Consiglio e la Commissione abbiano deciso di collaborare a stretto contatto a livello di FMI e di OCSE. Attendo con ansia le linee guida sviluppate dall’FMI, dalla Banca mondiale e dall’OCSE e mi auguro che contemplino trasparenza, buon governo e reciprocità.
Per quanto riguarda la reciprocità, credo che dovremmo limitarci ai fondi sovrani; vogliamo sempre investitori privati, ma possiamo chiedere la reciprocità dai fondi sovrani.
Antolín Sánchez Presedo (PSE). - (ES) Signora Presidente, negli ultimi 50 anni oltre 30 paesi hanno istituito fondi sovrani. La loro crescita degli ultimi anni è imputabile alla divisa estera del petrolio e delle eccedenze commerciali, e attualmente alcuni Stati ne stanno valutando la possibilità di impiego nell’ottica di sostenere i sistemi pensionistici pubblici.
I fondi sovrani possono apportare un contributo globale alla stabilità finanziaria, come abbiamo visto, e anche alla crescita economica, che garantisce la solidarietà tra generazioni.
Possono anche comportare problemi e distorsioni. E’ per questo motivo che ci occorrono un approccio comune europeo nonché un funzionamento trasparente, prevedibile e una buona governance. Dobbiamo evitare conflitti d’interesse e la situazione paradossale per cui quei settori europei la cui efficienza è stata affidata alla logica del mercato tornano a essere questione di discrezione pubblica, ma questa volta di paesi terzi. Non solo dobbiamo garantire coerenza e reciprocità, dobbiamo anche riflettere riguardo a questo ambito e procedere nell’elaborazione di una serie di regole internazionali al riguardo.
Olle Schmidt (ALDE). - (SV) Signora Presidente, signor Commissario, sono una fervida sostenitrice del libero scambio e allergica al protezionismo, ma questo non significa che sia un’ingenua. Uno dei problemi dei fondi statali è la loro enorme crescita. Solo dal mese di febbraio di quest’anno, la loro disponibilità è passata da 600 miliardi di dollari a circa 4 trilioni di dollari, ossia 4 000 miliardi di dollari. Che potenza! Questo, combinato con il fatto che molti di questi fondi non sono adeguatamente trasparenti, come è già stato evidenziato, riguardo alla pratica di investimento e che inoltre alcuni sono di paesi non democratici, indica, a mio avviso, che non dobbiamo disinteressarci al problema.
I fondi sono necessari, gli investimenti anche, ma abbiamo bisogno di regole del gioco e di sistemi di regolamentazione applicabili a tutti, nel cui ambito la trasparenza deve essere eccellente. Credo che il Fondo petrolifero norvegese sia uno degli esempi citati nel corso della discussione; occorrerebbe utilizzarlo anche come modello per l’elaborazione del codice di condotta. Signora Presidente, quando il sole splende non ci serve l’ombrello, ma quando piove potremmo proprio averne bisogno.
José Manuel García-Margallo y Marfil (PPE-DE). - (ES) Signora Presidente, farò del mio meglio per non ripetere alcune osservazioni già fatte. Devo tuttavia far presente che la prima volta che ho sentito parlare di fondi sovrani è stato nel 1993, in occasione dello scandalo KIO in Spagna, che, secondo le autorità del Kuwait dell’epoca, aveva causato un danno economico superiore all’invasione di Saddam Hussein del 1991.
Da allora sono emersi altri nomi. Abbiamo già parlato di Gazprom, delle attività cinesi in Africa e dell’impiego dei fondi in Venezuela per esportare la rivoluzione bolivariana, e ne parleremo di più oggi a causa della crisi finanziaria. Molte società vengono acquisite o ricevono assistenza finanziaria tramite questi fondi.
Come ha affermato l’onorevole Kauppi a nome del mio gruppo, è vero che i fondi presentano alcuni indiscutibili vantaggi: contribuiscono a una migliore collocazione delle risorse, apportano liquidità e riducono la volatilità, e sono tutte caratteristiche molto utili in questa particolare congiuntura.
Sono state citate anche alcune delle preoccupazioni suscitate da tali fondi: un intervento del governo più incisivo nelle economie, che può occasionalmente essere dettato da obiettivi politici più che economici – il che può tradursi in distorsioni del mercato e minacce alla sicurezza nazionale – e la reazione di ogni governo, che potrebbe frammentare ulteriormente il mercato interno.
Per parafrasare Lenin, che fare? Ovviamente, dobbiamo continuare ad analizzare il funzionamento di questi fondi e produrre un’accurata diagnosi delle rispettive pratiche e il quadro comunitario deve essere riesaminato. E’ vero che sono soggetti a regole in materia di competenza e protezione degli investitori, ma è sufficiente questo? Dobbiamo anche elaborare un codice di condotta volontario che garantisca trasparenza, prevedibilità e responsabilità e che infine, trovi collocazione nel quadro internazionale.
Do quindi un caloroso benvenuto alla cooperazione transatlantica e alla cooperazione con organizzazioni quali l’OCSE e il Fondo monetario internazionale. Si deve intervenire, e lo si deve fare immediatamente.
Ieke van den Burg (PSE). - (EN) Signora Presidente, condivido le preoccupazioni espresse qui da molti oratori riguardo ai fondi statali, ma vorrei sottolineare che i fondi commerciali privati, quali gli hedge funds e il private equity, sono motivo di anche maggiore preoccupazione. Infatti, spesso non hanno un obiettivo a lungo termine, mentre i fondi sovrani, insieme ai fondi pensione, sono non di rado caratterizzati da un orientamento sul lungo periodo e possono rafforzare il ruolo degli azionisti di minoranza, nonché assumere una funzione positiva nel fornire al mercato la liquidità necessaria.
La questione è che spesso non sono sufficientemente trasparenti per quanto riguarda la strategia di investimento e le intenzioni, e mi auguro che la Commissione riserverà particolare attenzione a tale aspetto. La commissione giuridica ha di recente adottato una relazione in seno a quest’Assemblea sulla trasparenza degli investitori istituzionali, un testo in cui abbiamo esortato la Commissione a elaborare una direttiva che garantisca norme comuni di trasparenza. Spero che la Commissione non lasci inascoltata questa richiesta.
La mia ultima riflessione riguarda il codice di condotta e il principio “comply or explain”: è anche questo un elemento che la Commissione ha considerato?
Harald Ettl (PSE). – (DE) Signora Presidente, i fondi sovrani sono al centro dell’attenzione, soprattutto dall’anno scorso, quando cioè la Cina ha dichiarato la propria intenzione di investire 3 miliardi di dollari, solo 3 miliardi di dollari, di riserve di fondi in società di partecipazione private. Il capitale gestito in fondi sovrani è ora ben superiore a 3 miliardi di dollari, che corrisponde al doppio dell’importo degli hedge funds: ragione sufficiente per non trascurare l’intera questione. Finora conosciamo solo un sistema norvegese trasparente che funziona all’insegna della good governance. Tuttavia, proprio come il capitale di rischio privato, i fondi sovrani possono celare l’identità dell’imprenditore.
I fondi sovrani possono effettuare investimenti strategici e crescere con rapidità. E’ pertanto urgentemente necessaria la trasparenza. I trasferimenti societari influenzati dai fondi sovrani possono comportare una restrizione dei diritti dei dipendenti nonché una modifica delle condizioni di impiego. E’ quindi d’uopo introdurre in questo ambito la trasparenza e la dovuta notifica. Un altro aspetto che merita di essere ricordato, ossia il fatto che l’FMI, il ministero del Tesoro statunitense e il Cancelliere tedesco chiedono di rafforzare i controlli e la disciplina in materia. Sembra proprio che dobbiamo in qualche modo intervenire.
John Purvis (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, vorrei mettere in guardia i miei colleghi dal demonizzare i fondi sovrani, per non parlare, onorevole van den Burgm degli investitori di private equity. Riciclare le eccedenze è altamente auspicabile, a prescindere che si tratti di spendere o di investire. La depressione degli anni ‘30 è stato il risultato dell’incetta da parte di paesi che registrano eccedenze. Molto meglio che queste eccedenze vengano riciclate sotto forma di investimenti dove questi sono necessari – nelle nostre banche con le relative scarsità di capitali, nelle nostre infrastrutture che richiedono opera di ammodernamento, nel settore immobiliare che attraversa un momento difficile e nelle nostre imprese e industrie in generale per creare e salvaguardare i posti di lavoro.
Sì, abbiamo bisogno di reciprocità, ma l’UE è il principale investitore a livello internazionale comunque, aspetto, questo, che non deve essere usato come scusa per tenere lontani altri investitori grazie al protezionismo. Abbiamo la politica di concorrenza per affrontare cartelli e monopoli. Abbiamo le norme in materia di lavoro nonché di salute e sicurezza per proteggere i nostri lavoratori e, quale ultima ratio, abbiamo il nostro diritto sovrano di legiferare contro un’inaccettabile ingerenza politica. A caval donato non si guarda in bocca!
Zsolt László Becsey (PPE-DE). - (HU) Solo qualche breve osservazione. Siamo eterogenei – ad esempio, io vengo dai nuovi Stai membri, e sono il primo oratore di oggi originario di uno di questi paesi – scarsità di capitale, un pubblico settore indifeso e un passato molto infelice, che ci minaccia di tornare con tratti imperialisti. Tutti devono prendere seriamente questo aspetto.
Il secondo punto, che è stato discusso qui, è che spesso i fondi sovrani servono obiettivi imperialisti, e non solo in investimenti a medio termine ma anche nelle fonti di energia a livello mondiale; guardiamo gli acquisti della Cina in Africa. Non è pertanto scontato che questo accordo internazionale o codice di condotta da solo si riveli sufficiente.
Dopo una pertinente analisi, dobbiamo riflettere a lungo e profondamente per verificare se alcuni Stati membri stanno adottando misure di sicurezza nazionali su una base uniforme che eviti investimenti esteri disonesti in settori strategici e che non ostacoli il libero flusso di capitali ma ancora significhi in qualche modo sicurezza. Grazie.
Margarita Starkevičiūtė (ALDE). – (LT) Desidero far presente ai miei colleghi che forse non dovremmo dedicare così tanto tempo ai fondi esteri ma piuttosto concentrarci sui nostri, come ha affermato l’onorevole Purvis – investiamo troppo in paesi terzi e perdiamo denaro; di conseguenza, ci servono investimenti in fondi sovrani. Forse dovremmo organizzare la nostra politica economica affinché i risparmi dei nostri cittadini possano essere investiti in modo sicuro in Europa, così non dovremmo preoccuparci dei fondi sovrani di paesi terzi.
Desidero concludere ringraziando la Presidenza francese per aver finalmente deciso di partecipare alle nostre discussioni. La Slovenia è un paese molto più piccolo, ma non ho potuto non notare che i suoi rappresentanti hanno sempre preso parte ai dibattiti parlamentari. I rappresentanti della Francia, comunque, di uno Stato grande quindi, non si sono ancora dimostrati molto attivi e mi auguro che questi confronti li inducano a una presenza più incisiva alle nostre sessioni.
Ieke van den Burg (PSE). - (EN) Signora Presidente, grazie per avermi di nuovo concesso la parola. L’onorevole Purvis afferma che potremmo essere tentati di demonizzare i fondi sovrani, il private equity e gli hedge funds, e non penso che sia questo il caso in questione.
Abbiamo anche scelto un’impostazione molto equilibrata nell’interrogazione orale presentata e nella risoluzione, e ritengo che non sia saggio ignorare o negare quale importanza assume per noi, in quanto Parlamento, tenere conto di cosa sta accadendo in questo ambito. Penso sia nostro dovere, che sia nostro diritto farlo, e non vorrei che questa riserva fosse intesa come semplice processo di demonizzazione.
Anne-Marie Idrac, Presidente in carica del Consiglio. − (FR) Signora Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, onorevoli deputati, sono impressionata dal consenso emerso dai vostri interventi che potrei sintetizzare nel modo seguente: né demonizzazione, né ingenuità.
Abbiamo tutti sentito i contributi dei deputati che indicano chiaramente che non dobbiamo dissuadere i fondi sovrani dall’apportare la loro utilità, e sono state descritte varie forme di utilità ai fini della prosperità europea. Nondimeno, è emersa convergenza di opinioni su alcuni principi politici che dovrebbero impedirci di peccare di ingenuità.
Si tratta dei principi di trasparenza, onestà, prevedibilità e reciprocità. I contributi degli onorevoli deputati ci permetteranno senz’altro di proseguire il lavoro in sede di Consiglio e di Commissione nella prospettiva di elaborare un codice di condotta. E’ oltremodo incoraggiante e importante che i deputati abbiano sottolineato la necessità di un lavoro coordinato tra gli Stati membri e volevo segnalare, da questo punto di vista, quale soddisfazione si possa provare a sentire gli Stati della zona dell’euro parlare con una voce unica poiché la loro capacità non riguarda solo il coordinamento a monte, ma anche con la BCE.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. – (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, desidero ringraziare ancora una volta per l’ampio sostegno dimostrato nel corso di questa discussione nei confronti dell’approccio della Commissione. Ho percepito alcune divergenze a livello di priorità, ma non riguardo alla linea politica e di questo sono particolarmente grato.
Qualcuno ha chiesto come procede questa attività a livello internazionale. Permettetemi di sottolineare che i lavori dell’FMI e dell’OCSE si svolgono, sì, in parallelo, ma non affrontano esattamente le stesse problematiche. Sarebbe più opportuno parlare di esercizi complementari. Il gruppo di lavoro del Fondo monetario internazionale, che si riunisce ogni mese, sta tentando di stabilire come influenzare la condotta dei fondi sovrani stessi sulla base di quanto discusso qui. Il gruppo di lavoro dell’OCSE. d’altro canto, è impegnato a sviscerare quale comportamento dovremmo assumere in risposta all’influenza esercitata dai fondi sovrani.
Questo aspetto viene affrontato da due prospettive e ancora una volta posso affermare che i risultati finora ottenuti sono incoraggianti. Siamo molto fiduciosi che realizzeremo qualcosa e che – per riprendere quanto detto dall’onorevole Schmidt – non ci mancherà l’ombrello, caso mai ne avessimo bisogno.
Presidente. – Per concludere la discussione, comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 5, del regolamento.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì 9 luglio 2008.
PRESIDENZA DELL’ON. MANUEL ANTÓNIO DOS SANTOS Vicepresidente