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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 8 luglio 2008 - Strasburgo Edizione GU

14. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0168/2008).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 1 dell’on. Claude Moraes (H-0426/08)

Oggetto: Direttiva orizzontale contro la discriminazione

Può il Consiglio indicare quali iniziative intende intraprendere nella lotta per una maggiore parità di opportunità sul territorio europeo?

Qual è il programma della Presidenza in relazione al tema delle pari opportunità? In che modo intende il Consiglio garantire l'efficace applicazione della normativa contro la discriminazione da parte degli Stati membri?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, il Consiglio è pienamente consapevole dell’importanza delle misure orizzontali di lotta contro la discriminazione e ha, infatti già adottato atti legislativi in materia.

Mi riferisco alla direttiva del Consiglio 2000/43/CE che vieta qualsiasi forma di discriminazione a motivo della razza o dell'origine etnica in determinati contesti, e alla direttiva del Consiglio 2000/78/CE, che la discriminazione basata su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali nel campo dell’occupazione e delle condizioni di lavoro.

La Commissione è responsabile del controllo e del recepimento degli atti legislativi adottati dall’Unione europea ed è autorizzata ad avviare procedure d’infrazione. La Commissione controlla altresì da vicino l’effettiva attuazione delle direttive esistenti e il 2 luglio ha adottato una proposta di direttiva volta a garantire la protezione contro la discriminazione basata su età, disabilità, tendenze sessuali e religione o convinzioni personali al di fuori del mercato del lavoro.

Questa nuova direttiva mira a garantire parità di trattamento nei seguenti ambiti: protezione sociale, istruzione, accesso e fornitura di prodotti e servizi disponibili al pubblico, tra cui, ovviamente, l’alloggiamento.

Nei prossimi mesi il Consiglio esaminerà pertanto accuratamente l’iniziativa in questione.

 
  
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  Claude Moraes (PSE). - (EN) Ringrazio il Presidente in carica del Consiglio. Accolgo con favore il fatto che il Consiglio offrirà un giudizio positivo della normativa contro la discriminazione. Nondimeno, è senza dubbio consapevole – e se non lo è, lo sarà subito – di aver ereditato uno strascico di mancata attuazione delle direttive contro la discriminazione, sia per quanto riguarda la direttiva sulla parità razziale che quella in materia di occupazione.

Ora abbiamo un nuovo pacchetto molto apprezzato, una nuova direttiva orizzontale su prodotti e servizi.

Desidero chiedere al Consiglio, innanzi tutto, di garantire che non perpetuerà questa tradizione di mancata attuazione. Ad esempio, la decisione quadro del Consiglio sui reati di matrice razzista continua a non essere attuata. Il Consiglio deve appoggiare questo pacchetto perché è importante per i cittadini d’Europa e chiediamo un giudizio positivo al riguardo.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, sappiamo che non sarà semplice, ma posso dire all’onorevole Moraes che da una prospettiva giuridica stiamo lavorando alacremente per garantirne l'attuazione e che la Presidenza, da parte propria, si prodigherà per far sì che il pacchetto della Commissione venga applicato.

Sappiamo già, considerate le tradizioni di tutti coloro che sono coinvolti e la portata delle proposte della Commissione, che in nessun modo sarà un compito facile.

 
  
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  Elizabeth Lynne (ALDE). - (EN) Mi fa molto piacere che sia stata presentata una direttiva orizzontale rivolta ai settori da lei menzionati.

Mi può dire su quale sostegno pensa di poter contare da parte di altri membri del Consiglio per questa direttiva e se la Presidenza francese intende effettivamente impegnarsi oggi a esercitare pressione onde garantire che tale documento diventi realtà?

E’ importante per noi ottenere questa normatvia antidiscriminazione per completare il pacchetto dell'articolo 13 e, come afferma l'onorevole Claude Moraes, l'attuazione è dopotutto un punto cruciale.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Desidero analizzare un po’ più in profondità la questione in oggetto. Sembra che attualmente nell’Unione europea si assista a un classico esempio di discriminazione etnica e più precisamente in Italia, dove le persone vengono criminalizzate a causa delle proprie origini etniche. Come giudica il Consiglio questo approccio? Ritiene opportuno adottare misure nei confronti del governo italiano?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, penso che queste due domande siano una valida riflessione sulle contraddizioni esistenti tra gli Stati membri. Finora in sede di Consiglio non si è avuto ancora alcun confronto in merito, pertanto non posso rispondere a nome dell’Unione europea.

Quello che vorrei dire, tuttavia, è che, per quanto riguarda la Presidenza, queste linee guida sono importanti, rientrano nel quadro del rafforzamento della dimensione sociale dell’Unione europea, una delle missioni che ci stanno particolarmente a cuore. Faremo tutto il possibile per pervenire a un’intesa, saremo quindi pragmatici e prendere i risultati che possiamo ottenere il più rapidamente possibile,

Ho seguito con attenzione quanto è stato affermato a proposito della discriminazione etnica, un tema che rappresenta chiaramente una grande preoccupazione per la Presidenza.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 2 dell’on. Marian Harkin (H-0428/08)

Oggetto: Priorità della Presidenza francese

Secondo le priorità della Presidenza francese relativamente alla mobilità nell'istruzione e nell'apprendimento permanente, non ritiene il Consiglio che un “Anno europeo del volontariato 2011” sarebbe un modo adeguato per promuovere la mobilità attraverso attività di volontariato per tutte le generazioni all'interno dell'UE?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, come sa, sebbene il Consiglio non possa prendere una posizione ufficiale riguardo alle varie proposte dei temi per i futuri Anni europei, è con grande interesse che prende atto del suggerimento dell’onorevole Harkin.

I temi relativi agli Anni europei possono essere proposti da singoli, gruppi o istituzioni, ma devono innanzi tutto essere approvati e selezionati dalla Commissione europea, che successivamente elabora una proposta legislativa. Questa viene a propria volta esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, in conformità della procedura di codecisione. Il Consiglio suggerisce pertanto all’onorevole parlamentare di sottoporre la propria proposta alla Commissione europea, l’unica istituzione cui spetti il diritto di iniziativa per proposte di questo tipo.

Per quanto riguarda il 2008, come sa, l’Anno europeo è dedicato al dialogo interculturale ed è intenzione della Presidenza francese mantenerlo in primo piano.

 
  
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  Marian Harkin (ALDE).(EN) Grazie per la risposta. Ammetto che il motivo per cui ho pensato al 2011 quale Anno europeo del volontariato è riconducibile al fatto che io e quattro altri eurodeputati abbiamo redatto una dichiarazione in merito e suppongo che oggi siamo riusciti a raggiungere il numero necessario. Perlomeno, questa sarà la posizione del Parlamento. Se la Presidenza francese non ha alcuna influenza al riguardo vorrei però invitarla a sostenere tale iniziativa.

Come ho detto, oggi abbiamo raggiunto il quorum che ci consente di attuare piani e politiche per apportare un contributo concreto nel 2011, se la Commissione decide in questo senso.

Nel frattempo vorrei chiedere alla Presidenza francese se può garantire lo sviluppo delle attività di volontariato dei giovani al fine di promuovere la mobilità e l’occupabilità dei giovani.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, non posso che condividere le preoccupazioni dell’onorevole Harkin. Desidero far presente che la Presidenza in generale, e la Presidenza francese in particolare, è particolarmente sensibile alle questioni sollevate dall’onorevole parlamentare, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della mobilità e dell’occupabilità dei giovani, e intende fare in modo che il problema sia oggetto di un’attenzione speciale.

Ci prodigheremo anche affinché queste preoccupazioni vengano prese in considerazione dalla Commissione, in quanto è all’Esecutivo che spetta la responsabilità della presentazione di proposte di questo tipo. Da parte nostra, tenteremo di compiere passi avanti nel corso del nostro mandato in merito alle apprensioni evocate dall’onorevole Harkin.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni nn. 3 e 4 sono state ritirate.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 5 dell’on. Brian Crowley (H-0432/08)

Oggetto: Abbandono dell'obiettivo del 10% fissato dall'UE in materia di biocarburanti

Una relazione in fase di discussione in Parlamento (PE 405.949) chiede di diluire o abbandonare del tutto l'obiettivo del 10% fissato dall'UE in materia di biocarburanti, per via dell'impatto sulla fauna selvatica, sulle persone e sulle derrate alimentari a livello mondiale. Può il Consiglio comunicare se l'obiettivo del 10% stabilito nel marzo 2007 sia in pericolo e se questo legame tra l'aumento dei prezzi degli alimentari e l'aumento della produzione di biocarburanti sia artificiale?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, è vero che nel marzo 2007 il Consiglio europeo ha stabilito quale obiettivo da raggiungere entro il 2020 una quota minima del 10 per cento di biocarburanti sul consumo totale di benzina e gasolio destinati al trasporto.

Il Consiglio ha tuttavia posto alcune precondizioni: l’obiettivo deve essere conseguito a un costo ragionevole; la produzione dei biocarburanti deve essere sostenibile; i biocarburanti di seconda generazione devono essere disponibili sul mercato e la direttiva sulla qualità dei carburanti deve essere modificata di conseguenza onde consentire livelli adeguati di miscela.

Per rispondere all’onorevole Crowley, il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare quanto prima le necessarie proposte. Nel gennaio 2008 la Commissione ha quindi adottato una proposta di direttiva sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili. Questo obbligherebbe ogni Stato membro a garantire che entro il 2010 almeno il 10 per cento di tutto il carburante destinato al trasporto provenga da fonti rinnovabili, come ben sa, e tale obbligo riguarderebbe non solo i biocarburanti.

Le discussioni sulla proposta della Commissione sono ancora in corso in sede di istanze preparatorie del Consiglio e nell’ambito delle commissioni parlamentari pertinenti. L’obiettivo del 10 per cento è ovviamente un elemento importante di tali dibattiti, ma non possiamo trarre alcuna conclusione se non affermare che non sembra sarà possibile poter conseguire l’attuale obiettivo.

Il problema dei prezzi dei prodotti alimentari è un fenomeno complesso che ha varie cause profonde e molte conseguenze. Il Consiglio europeo del 19 e 20 giugno ha sottolineato l’importanza di garantire la sostenibilità delle politiche in materia di biocarburanti, ad esempio migliorando la produzione di biocarburanti di prima generazione e incoraggiando lo sviluppo di biocarburanti di seconda generazione ottenuti da sottoprodotti.

Ha anche evidenziato la necessità di valutare rapidamente l'eventuale impatto sui prodotti agricoli destinati alla produzione alimentare e intervenire, se necessario, per ovviare alle carenze. Ha anche convenuto che sarebbe opportuna un'ulteriore valutazione delle conseguenze ambientali e sociali della produzione e del consumo di biocarburanti, sia all'interno che all'esterno dell'Unione. Il Consiglio europeo sottolinea l'importanza di incoraggiare il coordinamento con i partner internazionali dell'UE a tale riguardo. Esamineremo quindi molto attentamente le proposte della Commissione sia in termini di sostenibilità che in termini di schemi di controllo e valutazione. Sappiamo che il Parlamento è molto sensibile riguardo a questi aspetti e riteniamo che potremo accordarci su regole che ci consentiranno di approfittare dei vantaggi dei biocarburanti riducendo al minimo qualsiasi effetto indiretto dannoso.

 
  
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  Brian Crowley (UEN). - (EN) Desidero ringraziare il Presidente in carica del Consiglio per la risposta e augurargli anche ogni successo per i prossimi sei mesi. So che sarà molto difficile; può fare affidamento sul nostro sostegno.

Tuttavia, per quanto riguarda l’argomento dei biocarburanti – e il Presidente in carica del Consiglio ha parlato di una prima e di una seconda generazione – la realtà è che i problemi che dobbiamo affrontare in merito al legame tra la produzione di biocarburanti e la produzione di alimentari sono il risultato dell’impiego esclusivo di biocarburanti di prima generazione. Ciò a cui dovremmo rivolgere l’attenzione è la terza generazione – andando al di là dell’intera questione dei biocarburanti e valutando la biomassa, la bioenergia e i sottoprodotti del settore energetico nel complesso – che potrebbe contribuire a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili nonché aiutare l’ambiente. Sono tuttavia necessari due elementi a tale riguardo. Innanzi tutto, il coordinamento di ricerca e sviluppo della tecnologia e, in secondo luogo, una flessibilità delle linee guida, come indicato dal vertice del Consiglio nel gennaio 2008.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente dos Santos, il metodo usato per calcolare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, e in particolare le scelte sottese a tale metodo, terranno conto del consumo di carburante. Tuttavia, l’onorevole Crowley ha senza dubbio ragione. Dobbiamo pensare alla biomassa e ad altri elementi di bioenergia, e cercare di evitare le conseguenze più nefaste sulla produzione alimentare.

A tale scopo, dobbiamo compiere ulteriori sforzi al fine di coordinare le attività di ricerca e sviluppo, e magari calibrare gli obiettivi in funzione del coordinamento della ricerca. I lavori stanno iniziando in sede di Consiglio. Si sono già svolti dibattiti in materia e possiamo constatare ancora una volta che dovremo tener conto dei vari elementi menzionati dall’onorevole Crowley nel suo intervento.

 
  
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  Josu Ortuondo Larrea (ALDE). - (ES) Signor Presidente in carica del Consiglio, so che lei conosce quello che sui mercati finanziari e azionari sono noti come futures. E si parla molto del passaggio della produzione agricola alla produzione di biocarburanti come una delle principali cause cui imputare l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.

Desidero chiedere se la Presidenza e il Consiglio hanno condotto uno studio sul volume dei futures correlati ai mercati delle derrate alimentari e ai mercati degli idrocarburi, e in quale misura tale legame può comportare un aumento indiscriminato dei prezzi.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Desidero augurare ogni successo alla Presidenza francese.

Il problema non è ora che i biocarburanti hanno una cattiva nomea non a causa di quanto fatto in Europa, ma a causa di quello che avviene negli USA dove enormi quantitativi di mais alimentano le automobili anziché le mucche?

E per l’Europa e il mondo sviluppare una politica di impiego del terreno sostenibile non è un fattore chiave che ci fornirà prodotti alimentari, mangimi, energia e beni ambientali? Ma non demonizziamo in particolare nessuna di queste componenti facendo della produzione alimentare la pietra angolare.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor presidente, onorevole parlamentare, non sono a conoscenza di alcuno studio del tipo da lei citato. Stavo per aggiungere “purtroppo”, perché ritengo che sarebbe utile esaminare dettagliatamente il ruolo dei mercati e il ruolo che i prodotti future possono avere su di essi. Penso anche che sarebbe sensato effettuare ricerche approfondite in questo campo, in quanto, come su altri mercati – c’è la possibilità di anticipare e speculare, a seconda della connotazione che assumono queste parole.

Per quanto riguarda i commenti dell’onorevole McGuinness, credo che lei abbia ragione – ed è anche il pensiero della Presidenza – ad affermare che dobbiamo muoverci verso una produzione agricola più sostenibile al fine di evitare le eccedenze che osserviamo in certe aree, e lei ha menzionato, in particolare, l’esempio degli USA che è assolutamente vero.

Ci auguriamo di sviluppare sotto la nostra Presidenza le iniziative che faciliteranno un metodo di produzione agricola più sostenibile.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 6 dell’on. Liam Aylward (H-0434/08)

Oggetto: Convenzioni OSM 2 e OIL sul lavoro minorile

Le conclusioni del Consiglio di maggio 2008 riguardo ai diritti dei minori e all'accelerazione del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) vengono accolte molto favorevolmente. Tuttavia, alla luce del riconoscimento, da parte del Consiglio, della grande vulnerabilità dei bambini sfruttati per il lavoro minorile, può il Consiglio indicare se intende provvedere a colmare il divario tra le Convenzioni OSM 2 e OIL sul lavoro minorile? L'OSM 2 chiede solamente che gli stati garantiscano un'istruzione primaria universale, mentre l'OIL stabilisce come soglia per il lavoro minorile l'età di 15 anni – o di 14 in alcuni paesi in via di sviluppo. Questo fa sì che i bambini con un'età compresa tra gli 11 – 12 anni fino a 14 -15 anni non siano protetti e assistiti, soprattutto in molti paesi in via di sviluppo, dove mancano le risorse e forse la volontà per andare oltre l'OSM 2, e dove i bambini sono più esposti al rischio di sfruttamento sul lavoro.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevole Aylward, esiste in effetti un divario di età in termini di protezione contro il lavoro minorile offerta dalle convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro, l’OIL, e quella prevista negli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Tuttavia, le convenzioni internazionali e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio sono due approcci senza dubbio diversi, ma anche complementari.

Le ricordo che gli Obiettivi del Millennio adottati nel 2000 mirano a sviluppare entro il 2015 le condizioni di vita attraverso precisi obiettivi concreti, che lei conosce bene, di cui il secondo è garantire l’istruzione primaria universale.

Attraverso questi Obiettivi del Millennio, la comunità internazionale ha riconosciuto l’istruzione quale diritto fondamentale e importante fattore di sviluppo economico. Riconoscere il diritto all’istruzione è senz’altro un modo di contrastare il lavoro minorile, ma non è l’unico: esiste anche il primo Obiettivo del Millennio, ossia l’eradicazione della povertà in generale, che è un elemento determinante nella lotta al lavoro minorile nonché a favore della scolarizzazione dei giovani. Le convenzioni OIL stabiliscono il quadro giuridico per la lotta al lavoro minorile e si può chiaramente vedere dagli Obiettivi del Millennio e dalle convenzioni protettrici dell’OIL che si completano a vicenda, come si completano la normativa e l’azione o il quadro generale e ciò che deve trovare applicazione giuridica.

Sussiste inoltre un divario di età tra quanto previsto nel quadro degli Obiettivi del Millennio e le disposizioni giuridicamente vincolanti dell’OIL. Il fatto che vi sia questo divario di età, come ha sottolineato l’onorevole Aylward, non influenza in alcun modo la determinazione del Consiglio nel sostenere la lotta contro qualsiasi forma di lavoro minorile nonché l’applicazione delle convenzioni dell’Organizzazione internazionale del Lavoro.

Le conclusioni che il Consiglio ha adottato a maggio dimostrano che l’Unione europea si adopererà per usare gli strumenti a sua disposizione onde intervenire e utilizzare il dialogo politico tra l’Unione europea, gli Stati membri e i paesi terzi, sia attraverso negoziati, cooperazione allo sviluppo o l’azione nel contesto di organismi internazionali, affinché queste convenzioni vengano applicate ovunque.

Nelle sue conclusioni il Consiglio ha insistito affinché i negoziati gestiti dalla Commissione europea e gli accordi conclusi dall’Unione europea con paesi terzi promuovano la ratifica e il rispetto delle convenzioni dell’OIL sul lavoro minorile e contribuiscano a eliminare qualsiasi forma di lavoro minorile.

L’Unione cercherà di mettere pienamente a profitto gli sforzi compiuti al fine di rafforzare i sistemi e le capacità impiegati dagli stessi paesi partner per fornire servizi di base senza discriminazione; le conclusioni del Consiglio fanno anche esplicito riferimento alla protezione contro la violenza e lo sfruttamento e menzionano anche la necessità di programmi adeguati in materia di formazione professionale nonché di sviluppo delle competenze e delle capacità di trovare un’occupazione produttiva e un lavoro dignitoso una volta raggiunta l’età minima per lavorare.

 
  
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  Liam Aylward (UEN). - (EN) Il Presidente in carica del Consiglio può assumere l’impegno politico che la lotta al lavoro minorile nel mondo sarà una priorità del Consiglio durante i prossimi sei mesi? Possiamo attenderci di vedere un maggior coordinamento nell’azione internazionale nel campo degli aiuti allo sviluppo e delle questioni concernenti gli affari esteri?

Infine, vorrebbe il Presidente in carica del Consiglio esprimersi in merito a un recente programma trasmesso dal canale Panorama della BBC sul lavoro minorile della catena di fornitura di una nota e affermata marca europea di abbigliamento? Il Consiglio pensa di reintrodurre un sistema in cui i paesi europei siano responsabili di riferire in merito a tutti i livelli della catena di fornitura?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio (FR) Signor Presidente, risponderò alle domande in ordine inverso. Non sono a conoscenza del servizio menzionato dall’onorevole parlamentare, ma qualora queste informazioni fossero confermate, la questione meriterebbe indubbiamente un esame più approfondito; dobbiamo analizzare i fatti al livello delle importazioni della catena di fornitura. Posso tuttavia assicurare che la Presidenza è molto sensibile riguardo a questo aspetto ed è determinata a combatterlo, in particolare applicando i principi di reciprocità in questo ambito e garantendo il rispetto delle norme sociali internazionali.

In secondo luogo, per quanto attiene allo sviluppo, lei ha perfettamente ragione. E’ un'impresa che richiede sforzi instancabili e continueremo a far sì che vi sia un coordinamento migliore nell'area dello sviluppo. Infine, come tutti gli aspetti mirati a promuovere la dimensione sociale dell'Unione europea, la lotta al lavoro minorile e il percorso che l'Unione europea deve seguire al riguardo si annoverano tra le principali preoccupazioni della Presidenza.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 7 dell’on. Seán Ó Neachtain (H-0436/08)

Oggetto: Creazione di uffici per il recupero dei beni

Potrebbe il Consiglio rilasciare una dichiarazione sullo stato di avanzamento della creazione di uffici per il recupero dei beni in ogni Stato membro al fine di confiscare i beni dei criminali?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevole Ó Neachtain, la decisione 2007/845 del Consiglio, adottata dal Consiglio “Giustizia e affari interni”, concernente la cooperazione tra gli uffici degli Stati membri per il recupero dei beni nel settore del reperimento e dell’identificazione dei proventi di reato o altri beni connessi è stata adottata, come ben sa, il 6 dicembre 2007.

L’articolo 8 della decisione stabilisce che gli Stati membri devono comunicare al Segretariato generale del Consiglio e alla Commissione il testo di tutte le disposizioni di legislazione nazionale che consente loro di osservare gli obblighi derivanti dalla decisione in oggetto e che devono farlo entro il 18 dicembre 2008. A tutt’oggi, il Segretariato generale del Consiglio non ha purtroppo ricevuto alcuna comunicazione di tale genere.

 
  
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  Seán Ó Neachtain (UEN).(GA) Signor Presidente, desidero chiedere al Presidente in carica del Consiglio se la Presidenza condivide la raccomandazione secondo cui questi uffici, una volta istituiti, avranno la capacità di sequestrare i beni dei criminali, rafforzando così l’efficacia dell’unione transeuropea nell’azione volta a ridurre la criminalità e a sequestrare i beni – come avviene in altri paesi – capacità che però ora non è pensabile, ovviamente, a livello europeo sul versante della prevenzione del crimine.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, sono d’accordo su quanto affermato dall’onorevole parlamentare perché, avendo seguito questi temi in altri periodi della mia carriera, credo che si debba davvero rafforzare questa cooperazione a livello europeo. Sia a titolo personale che a nome della Presidenza, credo che verificheremo che gli obblighi che incombono agli Stati membri in questo ambito, rispetto alla decisione del Consiglio, vengano pienamente osservati e, di concerto con il Segretariato generale del Consiglio, che tali obblighi siano assolti entro la scadenza prevista, ossia entro la fine dell’anno, che coincide con il termine del nostro mandato. Infine, desidero solo aggiungere che le preoccupazioni espresse dall’onorevole parlamentare sono perfettamente legittime.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Ministro, da non poco tempo abbiamo nell’Unione europea una direttiva sulla lotta al riciclaggio di denaro sporco con cui abbiamo deliberatamente cercato di recuperare i proventi derivanti da attività illecite, in particolare traffico di droga e analoghe operazioni criminali. La direttiva da lei menzionata è da intendere in qualche modo in concorrenza con la direttiva in parola? La direttiva e l’esperienza che ci ha fornito non potrebbero forse essere una soluzione più adeguata di quella che ora ci propone lei? Potremmo anche prevedere l’adozione di un approccio più rigoroso con misure più vincolanti dal punto di vista giuridico?

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, anch’io porgo il benvenuto al Presidente in carica del Consiglio e gli auguro ogni successo per i prossimi sei mesi.

Desidero solo chiedere se il Presidente in carica del Consiglio conosce il funzionamento del Criminal Assets Bureau irlandese e se si possa pensare di assumerlo a modello per copiarlo. Si è rivelato estremamente efficace nelle indagini sul riciclaggio di denaro, sui proventi derivanti dal traffico di droga e, di fatto, sull’attività criminale in generale. Vorrei sapere la sua opinione al riguardo.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, per rispondere all’onorevole Rack e all’onorevole Doyle, non domando che aumentare le mie conoscenze riguardo all’efficacia dell’ufficio irlandese. Se è efficace, penso che non vi sia alcuna ragione per acquisirne la metodologia e modificarla a livello europeo.

La domanda posta dall’onorevole Rack è altrettanto importante. Avendo seguito in passato la questione del riciclaggio di denaro, ritengo che sia possibile operare una distinzione tra beni dei criminali in quanto tali e beni generati dal riciclaggio di denaro, da quanto è stato compiuto, in particolare dopo l’11 settembre 2001 nel quadro europeo. Credo tuttavia sia importante garantire la stessa restrizione e durante la Presidenza io, a titolo personale, verificherò in che modo si possa intervenire per definire un quadro che sia forse più coerente pur se restrittivo. Per quanto riguarda il riciclaggio di denaro, lei ha perfettamente ragione, onorevole Rack, si sono registrati risultati molto soddisfacenti a livello europeo. Ci si potrebbe quindi utilmente ispirare ad essi, come suggerisce la mia stessa esperienza.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 8 dell’onorevole Eoin Ryan (H-0438/08)

Oggetto: Allarme rapido europeo per il rapimento di bambini

Quali iniziative propongono la Presidenza e il Consiglio per attuare un sistema europeo di allarme rapido per il rapimento di bambini negli Stati membri dell'UE?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevole Ryan, questa è una questione molto importante. Certi Stati membri hanno già introdotto meccanismi di allarme che permettono di mobilitare tutte le autorità pubbliche e la società civile in un intervallo di tempo molto breve per cercare e trovare la vittima. Questo tipo di protezione, valida a livello nazionale, si è tuttavia dimostrata inefficace se basta attraversare una frontiera per sottrarsi all’allarme o per disporre di sufficiente tempo prima che scatti.

Nel 2007 la Commissione europea ha avviato una riflessione al riguardo nell’ottica di individuare le disposizioni esistenti e di esaminare la fattibilità e il valore aggiunto dell’azione a livello di UE, e tale scopo è stato istituito un gruppo di lavoro.

Al contempo alcuni Stati membri, ossia la Francia, insieme ad altri paesi – i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo – hanno organizzato il 12 giugno 2008 un esercizio inteso a far scattare un allarme transfrontaliero per i rapimenti. Altri Stati membri, quali Germania, Spagna, Portogallo, Repubblica ceca e Svezia, di concerto con la Commissione, hanno partecipato all’esercizio in qualità di osservatori.

La preoccupazione dell’onorevole Ryan è una priorità per la Presidenza francese, che proseguirà la riflessione in maniera pragmatica onde rafforzare la lotta al rapimento di minori e dimostrare che l’Unione è profondamente impegnata in queste situazioni.

I risultati dell’esercizio svolto tra vari Stati membri sono stati presentati alla riunione dei ministri della Giustizia e degli affari interni terminata oggi a Cannes, e il Ministro Dati doveva infatti affrontare questo tema di particolare rilievo con i suoi colleghi. Ritengo che sarebbe interessante avviare una riflessione sulle migliori prassi in questo ambito che permetta di raggruppare in una rete i meccanismi esistenti nella prospettiva di ottenere il sistema di allerta più efficace. Ovviamente, il Consiglio terrà informato il Parlamento in merito a qualsiasi iniziativa possa essere intrapresa nel prossimo semestre riguardo a questo tema particolarmente sensibile e importante.

 
  
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  Eoin Ryan (UEN). - (EN) Anch’io desidero porgere il benvenuto al Presidente in carica del Consiglio e augurare alla Francia ogni possibile successo per la sua Presidenza.

Ho due domande, di cui la prima è: il Presidente in carica del Consiglio ha valutato la possibilità di istituire una linea telefonica di emergenza? Sarebbe un ottimo inizio. Al momento è presente una linea telefonica di questo genere in alcuni paesi. Potrebbe essere estesa anche ad altri paesi?

La seconda è: potrebbe offrirci più di un calendario rispetto a quando prevede che avvenga? E’ una di quelle questioni su cui tutti sono d’accordo e ne vogliono vedere l’attuazione, ma sembra impantanarsi nella burocrazia. Quando poi succederà qualcosa, tutti chiederanno perché non si è già provveduto a intervenire.

Mi chiedo se possa indicarci una tabella di marcia in merito e dirci anche se è stata valutata l’idea di una linea telefonica di emergenza.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, una linea telefonica di emergenza è un’idea eccellente perché un sistema analogo è presente in vari Stati membri. Lei ha ragione, onorevole Ryan, ed è un’idea che, nel quadro delle proposte avanzate dalla Presidenza, potrebbe trovare applicazione generale.

Il nostro calendario è uno degli aspetti particolarmente sensibili per dimostrare che l’Europa intraprende azioni concrete volte a promuovere il coordinamento in caso di eventi drammatici, quali i rapimenti di bambini, garanzie soprattutto ai media e a una serie di nuovi metodi. Il nostro obiettivo è armonizzare le pratiche e raggiungere un accordo politico, se possibile entro la fine del nostro mandato; perlomeno, questo è l’obiettivo che ci siamo posti.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Ministro, i genitori della bambina rapita Madeleine McCann erano qui durante l’ultima sessione di Strasburgo nel tentativo di assicurarsi il sostegno del Parlamento riguardo allo sviluppo di azioni su territorio europeo volte a garantire, quale parte di un approccio dell’Unione europea, una maggiore attenzione al problema della prevenzione dei rapimenti di minori e della protezione dei minori rapiti. Può il Consiglio prevedere di offrire sostegno ad azioni adeguate in questo ambito, di concerto con il Parlamento e la Commissione?

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Rappresento la famiglia McCann e la loro regione, pertanto ho seguito tutto con molta attenzione. Per quanto riguarda l’osservazione dell’onorevole Ryan, c’è un numero che credo sia già stato riservato nella maggior parte dei paesi europei, il 116000. Infatti, la notte scorsa il presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori lo ha inserito in un emendamento nel pacchetto sulle telecomunicazioni, così potrebbe seguire l’iter di quell’atto legislativo. Tuttavia, la mia domanda è la seguente: è necessaria una nuova legislazione? Non ci si può basare semplicemente sulla pura cooperazione?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, il caso del rapimento di Madeleine McCann è particolarmente sensibile e, per essere chiaro, vogliamo la cooperazione tra la Presidenza, il Consiglio e il Parlamento europeo onde garantire un’azione comune. L’onorevole ha perfettamente ragione da questo punto di vista. Non sto dicendo che abbiamo assolutamente bisogno della normativa. Secondo me, quello che ci occorre in questo ambito sono la convergenza, una valida cooperazione e buone prassi, e dobbiamo osservare quali sono le migliori soluzioni nei vari Stati membri.

E’ per questo motivo che era interessante condurre questi esercizi pilota tra vari Stati membri nell’ottica di trarre conclusioni da presentare poi ai nostri partner, insieme a quest’Assemblea, come ha sottolineato l’onorevole Rack, entro la fine della Presidenza francese. Credo che dobbiamo essere molto efficaci sul terreno, il che implica maggiore cooperazione, come da lei evidenziato, piuttosto che legislazione.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 9 dell’on. Manuel Medina Ortega (H-0440/08)

Oggetto: Progetti relativi al “grande vicinato”

Alla luce del fatto che da ambiti diversi, compresa la stessa Commissione europea, vengono avanzate proposte per la formulazione di una politica di “grande vicinato”, che utilizzi la posizione geografica eccezionale delle nostre regioni ultraperiferiche per fornire aiuto allo sviluppo dei paesi vicini dell'Africa occidentale e meridionale e dei Carabi, ritiene il Consiglio possibile giungere a realizzazioni concrete ed elaborare piani di qualche tipo a tale riguardo?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, l’onorevole Ortega sa perfettamente che, su iniziativa del Consiglio europeo di Siviglia, la Commissione ha presentato una relazione basata su un approccio globale riguardo alle specifiche caratteristiche della situazione delle regioni ultraperiferiche volto a stabilire le misure da attuare per promuoverne lo sviluppo, tenendo conto delle loro particolari esigenze.

Più recentemente, nel settembre 2007, la Commissione ha presentato al Consiglio e al Parlamento europeo i risultati della propria strategia e le prospettive future. Inoltre, come l’onorevole parlamentare sa, è stato da poco pubblicato il Libro verde dal titolo “Le future relazioni tra l’UE e i paesi e territori d’oltremare”. La Commissione ha quindi avviato di recente un’ampia consultazione pubblica, che spianerà la strada a una nuova politica di partenariato con i paesi e i territori d’oltremare.

Questi territori hanno molti elementi in comune con le regioni ultraperiferiche, come ben sa: lontananza, isolamento dai territori dell’UE, vulnerabilità, anche ai cambiamenti climatici, e ovviamente tutti gli aspetti che riguardano il trasporto, sia aereo che marittimo, la gestione dei flussi migratori, la politica agricola e quella marittima. Tutti questi punti sono comuni tanto ai territori d’oltremare quanto alle regioni ultraperiferiche.

Data l’attuale situazione nel mondo, quello che abbiamo potuto constatare è che, per riuscire, una politica di sviluppo coerente doveva iscriversi in un quadro regionale più ampio; da qui il piano d’azione per il “grande vicinato” lanciato dalla strategia del 2004 a Siviglia, che mira a rafforzare l’integrazione regionale delle regioni ultraperiferiche nella loro posizione geografica, in altre parole con certi paesi ACP d’Africa e dei Caraibi.

Questa prospettiva, questa dimensione regionale, viene presa in considerazione anche negli accordi di partenariato economico negoziati tra l’Unione europea e gli Stati ACP che ambiscono a pervenire a una maggiore integrazione regionale di tali paesi.

Disponiamo di vari strumenti al riguardo, che senza dubbio lei conosce bene. Innanzi tutto, occorre coordinare meglio gli strumenti finanziari, che si tratti del decimo FES, del FESR e dei fondi soggetti a cofinanziamento. Dobbiamo rafforzare gli attuali legami marittimi tra le regioni ultraperiferiche e i loro paesi terzi vicini. E’ altresì importante partecipare a reti di ricerca comunitarie tra queste regioni ultraperiferiche, i paesi e i territori d’oltremare nonché i rispettivi vicini, affinché possano aderire ai programmi comunitari. Infine, dobbiamo adottare nuove linee guida in materia di politiche di migrazione, in particolare nel quadro della cooperazione tra gli Stati ACP e l’Unione europea.

Come ha evidenziato l’onorevole Ortega, l’attuazione della strategia per le regioni ultraperiferiche, i cui obiettivi verranno presi in considerazione anche nel quadro del riesame del regolamento sui programmi d’opzione specifici per la lontananza e l’insularità, fa parte del programma di lavoro del Consiglio e delle Presidenze francese, ceca e svedese.

Come sa, la Presidenza francese è particolarmente interessata a questi temi: a dimostrazione di ciò, ieri è iniziato all’isola di Réunion un importante incontro, che terminerà l’11 luglio, che si incentrerà sulle strategie da attuare per contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità in queste regioni ultraperiferiche e nei paesi e territori d’oltremare. Auspichiamo che anche questo appuntamento consenta di imprimere un nuovo slancio a questa politica alla quale attribuiamo la massima importanza.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE). - (ES) Signor Presidente, desidero ringraziare il Presidente in carica del Consiglio per la risposta. Come il Presidente in carica del Consiglio sa, è una proposta di uno straordinario Commissario, Michel Barnier, che ha menzionato il concetto di grande vicinato, e il Presidente in carica del Consiglio ha indicato una serie di strumenti al riguardo.

Confido che nel corso della Presidenza francese, prima della fine di quest’anno, vengano realizzate anche azioni specifiche. Ovviamente è stata prodotta una gran quantità di documenti che, come lui sa, conosco e che quindi tutti conosciamo. L’aspetto più importante, tuttavia, è compiere qualche passo avanti, perché il tempo passa, e al momento le regioni ultraperiferiche non hanno questa proiezione esterna.

Le regioni ultraperiferiche sono parte dell’UE, un territorio continentale, e ci offrono una splendida opportunità. Di certo mi auguro che prima della fine di quest’anno la Presidenza francese ci proponga alcune misure volte a concretizzare queste teorie generali sul grande vicinato delle regioni ultraperiferiche.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevole Ortega, numerose misure specifiche sono state effettivamente adottate su questa base sin dal 2004 e l’onorevole Ortega aveva ragione a citare l’azione dei Michel Barnier a tale proposito, che ha portato a varie importanti riforme in diverse politiche comunitarie, quali la politica di coesione e i Fondi strutturali, il Fondo agricolo europeo, il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo europeo per la pesca e gli aiuti regionali, i programmi POSEI e programmi di ricerca.

Quello che voglio dire all’onorevole Ortega in generale è che, nonostante le difficoltà correlate al ritardo nell’attuazione del Trattato di Lisbona sotto la Presidenza francese, stiamo cercando di attribuire davvero una nuova dimensione a queste politiche e di garantire che la loro dimensione orizzontale si traduca, per quanto possibile, in azioni concrete. Miriamo a concentrarci, in particolare, sul settore marittimo e su questo aspetto lavoreremo a stretto contatto con la Commissione e nell’ambito della programmazione delle politiche regionali con il Commissario Hübner. Resta inteso che riserviamo particolare attenzione a questo tema.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 10 dell’on. Robert Evans (H-0442/08)

Oggetto: Sri Lanka

Il Consiglio sarà al corrente dell'escalation di violenze nello Sri Lanka e della crescente probabilità che scoppi una guerra civile totale. Tra gli ultimi episodi, 11 persone sono morte e più di 70 sono rimaste ferite nell'esplosione di una bomba su un treno zeppo di pendolari, altre due sono state uccise in una esplosione nella capitale, Colombo, e il reporter televisivo di origine Tamil, Paranirupasingam Devakumar, ha subito un'aggressione fatale mentre tornava a casa dal lavoro, nono giornalista ucciso nello Sri Lanka negli ultimi due anni.

Il Consiglio sarà anche consapevole della mancata offerta di rielezione dello Sri Lanka al Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani, evidente rifiuto da parte dei membri ONU di un paese che si può ritenere abbia abusato della propria posizione all'interno di detto Consiglio non per promuovere i diritti umani, bensì per proteggersi dai controlli internazionali basati su prove diffuse e documentate di violazioni dei diritti umani perpetrate non soltanto dall'LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) ma anche presumibilmente dalle stesse forze di sicurezza governative.

Alla luce di quanto sopra, il Consiglio non conviene che l'UE dovrebbe mostrarsi in prima linea negli sforzi per trovare una soluzione pacifica e duratura al conflitto? Quale approccio sta esaminando il Consiglio a questo scopo e come ciò influenzerà i negoziati con lo Sri Lanka sul suo status privilegiato nell'ambito del Sistema di preferenze generalizzate?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevole Evans, il Consiglio condivide le sue preoccupazioni riguardo alla situazione nello Sri Lanka. Dall’inizio del 2008 l’Unione europea ha attivamente rafforzato il dialogo con il governo dello Sri Lanka. Dal 16 al 18 marzo una troika di alti funzionari si è recata a Colombo dove ha incontrato quattro ministri del governo e altri esponenti politici di rango elevato. Il 10 giugno una delegazione di alto livello della Commissione europea ha partecipato alla diciassettesima riunione della commissione mista UE-Sri Lanka svoltasi a Colombo. Entrambe le visite hanno offerto l’opportunità di affrontare le preoccupazioni dell’Unione europea riguardo all’attuale situazione nel paese.

In occasione della visita della troika dell’Unione europea nello Sri Lanka, l’Unione ha riaffermato il proprio impegno in merito al ruolo di copresidente del processo di Tokyo e alla sua fornitura di aiuti umanitari. L’Unione europea è il principale donatore di aiuti dello Sri Lanka, come lei sa. Ha tuttavia sottolineato l’importanza di instaurare un clima più favorevole che permetta alle ONG, alle nazioni Unite al comitato internazionale della Croce Rossa di svolgere il proprio lavoro con efficienza.

Attualmente lo Sri Lanka beneficia di notevoli vantaggi a titolo del regime speciale d’incentivi per lo sviluppo sostenibile e il buon governo, che fa parte del sistema di preferenze generalizzato dell’Unione europea. Le regole fissate nel quadro di detto sistema prevedono che tutti i paesi che desiderano continuare a beneficiare del sistema SPG+ dovranno presentare nuovamente domanda entro ottobre 2008. Le condizioni di concessione del regime si basano su criteri di vulnerabilità economica e sulla ratifica e attuazione di 27 convenzioni internazionali relative ai diritti umani, ai diritti dei lavoratori, all’ambiente e ai principi di buon governo.

 
  
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  Robert Evans (PSE). - (EN) Desidero ringraziare il Presidente in carica del Consiglio per la risposta, ma ho due brevi osservazioni da aggiungere.

Per essere in prima linea nel processo di pace l’UE dovrebbe modificare la propria politica sul divieto di viaggio, perché i negoziati si sono svolti a Ginevra, che non è nell’UE, e perché i norvegesi, che a loro volta non sono membri dell’UE, hanno assunto un ruolo determinante nel processo di pace. Il Presidente in carica del Consiglio è soddisfatto di questa situazione?

Il Presidente in carica del Consiglio ha espresso un’opinione molto esauriente riguardo ai negoziati sul sistema SPG, ma alla luce delle sue riserve, o delle riserve circa lo Sri Lanka al momento, quanto è sicuro a questo punto che lo Sri Lanka soddisferà quelle 27 condizioni cui ha fatto riferimento, criteri che devono essere rispettati prima di poter effettivamente beneficiare di tale sistema preferenziale di scambi?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevole Evans, ho preso atto dei suoi commenti sul processo di Ginevra, ed è vero che in tale ambito i norvegesi stanno assumendo un ruolo importante. Tuttavia credo che il peso dell’Unione che, ribadisco, è il principale donatore, sia di particolare rilievo. Dobbiamo pertanto utilizzare tutto questo peso per influenzare il processo di Ginevra e le operazioni di stabilizzazione nel paese.

Le condizioni per accordare il sistema SPG+ allo Sri Lanka sono basare principalmente su criteri di vulnerabilità economica e sul fatto che le convenzioni internazionali che ho menzionato, relative ai diritti fondamentali, devono essere applicate. E lo Sri Lanka deve inoltre presentare domanda per aderire al regime in questione.

Per quanto so io, sebbene non ne sia certo, dobbiamo ricevere un fascicolo complessivo da parte delle autorità del paese prima di poter decidere se concedere o meno l’SPG+. Non sono a conoscenza, a questo punto, di reticenze da parte del Consiglio ad accordarlo. Dovremo valutare l’esatto contenuto della richiesta formulata dalle autorità dello Sri Lanka.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Desidero chiedere al Ministro se conferma che sono stati commessi abusi di diritti umani a opera delle forze di governo delle Tamil Tigers. Potrebbe pronunciarsi al riguardo?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Onorevole Doyle, quello che so è che la troika che ha svolto la missione sotto la Presidenza slovena ha riferito al Consiglio. La troika era guidata dal direttore asiatico del dipartimento sloveno degli Affari esteri, dalla signora Campbell e dal signor Nicolaj, responsabile dell’ufficio nello Sri Lanka. Gli unici abusi di cui sono a conoscenza sono quelli indicati da loro. Tuttavia, tornerò su questo tema con maggiori informazioni, se me lo permette, onorevole Doyle, e mi scuso per non essere in grado di fornirle una risposta più precisa.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 11 dell’on. Avril Doyle (H-0445/08)

Oggetto: Priorità del Consiglio sul Pacchetto clima

Quali sono le ambizioni della Presidenza francese riguardo al Pacchetto clima e energia? Quale genere di progressi sono stati fatti in Consiglio a oggi? Qual è il calendario previsto dalla Presidenza?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, la Presidenza francese accoglie chiaramente con favore la presentazione, da parte della Commissione, all’inizio di quest’anno, di un pacchetto “energia e clima”, che traduce alla perfezione gli obiettivi fissati dai capi di Stato o di governo in occasione del vertice del marzo 2007: ridurre del 20 per cento le emissioni dei gas a effetto serra entro il 2020, qualsiasi cosa accada, e persino del 30 per cento nel caso di successo dei negoziati su un accordo globale concernente un regime per il periodo successivo al 2012; proporre un quadro normativo per la cattura e lo stoccaggio geologico del biossido di carbonio e, onorevole Doyle, lancio di progetti dimostrativi in questo ambito; e raggiungere entro il 2020 una quota pari al 20 per cento di energie rinnovabili del consumo energetico totale dell’Unione europea. Anche lei è di certo informata in merito a tutto questo, onorevole Doyle.

La Presidenza francese si felicita anche per i progressi compiuti sotto la Presidenza slovena. In questo contesto, lei ha senza dubbio potuto prendere conoscenza della relazione sullo stato di avanzamento presentata in giugno dalla Presidenza uscente del Consiglio. Dal dibattito basato su tale documento è emerso che il Consiglio sosteneva l’architettura generale del pacchetto. Inoltre, è stato deciso che alcune delle proposte relative al riesame del sistema di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra e alla ripartizione dello sforzo nei settori non contemplati dal sistema dovevano essere oggetto di un’analisi più dettagliata.

In particolare, le disposizioni sulla lotta contro la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, l’utilizzo di proventi derivanti dalla vendita all’asta, la necessaria flessibilità per raggiungere gli obiettivi nazionali e l’aumento dal 20 al 30 per cento sono elementi che verranno esaminati con cura, come la situazione specifica di certi Stati membri.

Sappiamo che non sarà facile conseguire tutti questi obiettivi. Sappiamo anche che la Presidenza francese dovrà fornire spiegazioni su tutti questi punti, che vi sono conflitti di interessi molto rilevanti e che dobbiamo ancora condurre un’analisi approfondita degli elementi che ho poc’anzi citato, in particolare per quanto attiene ai meccanismi di ripartizione delle quote all’asta, le misure per prevenire la rilocalizzazione del carbonio e i vari dispositivi di flessibilità necessari.

Tuttavia, quello che sappiamo anche, onorevole Doyle, è che è ovviamente di vitale importanza avere un accordo politico per la conferenza di Poznań in programma alla fine dell’anno, ma soprattutto per la Conferenza di Copenaghen. Per quanto riguarda l’attività della nostra Presidenza, nel contesto delle istituzioni, che lei conosce bene quanto me, e delle scadenze legislative, dobbiamo raggiungere, di concerto con la sua Assemblea, un accordo sufficientemente ambizioso da collocare l’Unione in una posizione forte nel quadro dei suoi negoziati internazionali e a Copenaghen nel dicembre 2009, e il tempo legislativo che abbiamo a disposizione al riguardo è ormai contato; è senz’altro la sfida più impegnativa che dovremo affrontare, onorevole Doyle.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Per accordo politico intende un accordo in prima lettura o i lavori preparatori per un accordo iniziale in seconda lettura sotto la Presidenza francese? Inoltre, quale priorità attribuisce il Presidente in carica del Consiglio ai provvedimenti correttivi alle frontiere o ai divieti? Conviene con me la Presidenza che tali misure dovrebbero essere tenute di riserva per il piano B nel caso in cui non riuscissimo a raggiungere l’obiettivo di un accordo internazionale, ma non dovrebbero essere utilizzate come un bastone nel quadro di trattative volte a definire un accordo internazionale?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevole Doyle, per rispondere alla sua prima domanda, stiamo cercando di andare il più lontano possibile. Stiamo cercando di ottenere un accordo in prima lettura. Faremo tutto quanto in nostro potere per realizzare questo obiettivo, se riusciamo a pervenire a un accordo iniziale in seconda lettura, lo faremo. Ritengo che sia nell’interesse di tutte le Istituzioni europee e dell’unione nel complesso. Per essere molto schietto, questa è la mia opinione personale, anche se so che sarà molto difficile.

Per quanto riguarda i meccanismi per affrontare il problema della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, penso che sia importante – e sto parlando in questo caso a nome della Presidenza, non del Consiglio – che, da una parte, possiamo lavorare insieme da un punto di vista tecnico su questi provvedimenti, che sono ben lungi dall’essere semplici, e che, dall’altra parte, abbiamo una merce di scambio da offrire nei prossimi negoziati internazionali. Se non si raggiungerà alcun accordo in merito a livello globale, allora, come ha giustamente sottolineato lei, dovremo optare per il piano B. Tuttavia, avremo maggiore possibilità di saltar fuori con questa opzione B se in tempi abbastanza ristretti abbiamo proposte da presentare in sede di negoziati internazionali. Questa è la mia convinzione.

 
  
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  Robert Evans (PSE). - (EN) Siccome il Ministro è nel suo territorio e il ruolo della Presidenza consiste nel guidare i 27 paesi per questo semestre, potrebbe indicarci le aree dove ritiene che la Francia dia un esempio particolarmente positivo e mostri la via al resto dell’Unione europea in questo campo?

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, grazie per questa domanda molto sottile. Penso che in quest’area la Presidenza francese debba dimenticare le difficoltà che potremmo incontrare su un aspetto piuttosto che su un altro delle proposte, che non sono necessariamente facili da risolvere. Sappiamo che non tutto è facile. Penso alle energie rinnovabili e penso ad altri elementi. Tuttavia, obiettivo della Presidenza e nostra responsabilità, onorevole Evans, è proprio raggiungere un accordo entro la fine dell’anno, a qualunque costo, e ci costerà, nel senso monetario del termine, per quanto riguarda alcuni aspetti del pacchetto in questione.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

L'interrogazione n. 37 non sarà esaminata poiché l'argomento figura già all'ordine del giorno della presente tornata.

 
  
  

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 19.00, è ripresa alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. RODI KRATSA-TSAGAROPOULOU
Vicepresidente

 
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