– Raccomandazione per la seconda lettura: Arūnas Degutis (A6-0264/2008)
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE) – (LT) Oggi al Parlamento europeo abbiamo adottato la risoluzione in merito alle normative comuni per l’attività dei servizi aerei nella Comunità in seconda lettura.
Stiamo modificando il regolamento che è stato in vigore dal 1992 e vorrei evidenziare ancora una volta gli emendamenti che sono di maggiore importanza per i nostri cittadini e in primo luogo per i passeggeri e gli equipaggi di aeromobili. Sto parlando di provvedimenti in considerazione del fatto che ci permetterebbero di raggiungere trasparenza in merito alle tariffe ed essere più attivi nel vietare pubblicità ingannevole e competizione disonesta nell’ambito del trasporto aereo.
Gli emendamenti intendono garantire una maggiore aderenza agli standard di sicurezza di volo così come le garanzie per l’equipaggio di aeromobili sono di grande importanza. Sembra che, se tutti i disaccordi tra la Commissione e il Congresso verranno risolti, il regolamento potrà entrare in vigore entro la fine dell’anno.
Spero davvero che il regolamento modificato venga realizzato in maniera appropriata in tutti gli Stati membri dell’UE.
Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) Onorevoli colleghi, oggi, dopo 16 anni, abbiamo infine dato il via libera alla semplificazione, unificazione e al tempo stesso a restrizioni più severe in merito a conferimento e revoca delle licenze aeree operative. Spero che il regolamento non si risolverà con la liquidazione di piccole compagnie sportive. Ho votato a favore del regolamento. Credo sinceramente che esso potrà rendere davvero possibile la revoca di licenze operative di compagnie che imbrogliano i clienti offrendo solamente le loro tariffe, senza alcuna tassa, sovrapprezzi per il carburante e quindi non offrendo il prezzo pieno per i biglietti aerei. Spero che l’agenzia di controllo si concentrerà anche sulla distinzione dei prezzi dovuta al paese di residenza. Credo che il regolamento modificato porterà ad una maggiore sicurezza nell’elaborazione dei servizi aerei, in particolare unificando le condizioni che governano la locazione di aeromobili con equipaggio proveniente dall’UE, così come da paesi terzi.
Gyula Hegyi (PSE). - (HU) La ringrazio molto, signor Presidente. In quanto responsabile socialista per questo argomento, ho appoggiato le raccomandazioni in merito al compromesso espresse dell’onorevole Ouzký come broker. Considero un successo per il Parlamento e anche per il gruppo socialista il fatto che il Congresso abbia accettato la restrizione in merito all’aggiunta di due solventi glicolici, proteggendo in questo modo la salute dei nostri cittadini.
La sostanza chiamata DEGME danneggia la salute quando viene assorbita attraverso la pelle. E’ inoltre ben noto il fatto che limiti la capacità riproduttiva, quindi è un successo ancor più grande l’averne proibito l’uso non solo nelle vernici, ma anche in articoli da pulizia e prodotti per la cura dei pavimenti. Originariamente, la Commissione avrebbe proibito il DEGME solo nelle vernici, ma attraverso la collaborazione di tutti i partiti abbiamo ottenuto la sua limitazione anche per gli articoli da pulizia.
Inalare il solvente chiamato DEGME è nocivo per la salute dell’uomo. Secondo la relazione della Commissione europea, sarebbe stato proibito solo nelle vernici spray, ma ancora una volta, su raccomandazione dei socialisti, è stato proibito anche nei materiali aerosol per la pulizia. Dato che non c’è stata una discussione completa, ho voluto menzionare la sostanza soggetto delle raccomandazioni del compromesso.
John Attard-Montalto (PSE). – (MT) E’ importante che il Parlamento europeo sia consapevole della situazione del mio paese in merito ai prezzi di acqua ed elettricità e cioè delle conseguenze della decisione di oggi in merito a questo caso. Questo è il motivo per il quale espongo il mio voto. Da quando il governo ha alzato i prezzi del petrolio, ha incrementato la bolletta dei consumatori imponendo una soprattassa. Questo mese ha annunciato che soffrirà un aumento del 96 per cento. Questo provocherà nuova povertà, che sarà conosciuta sotto il nome di povertà energetica. Allo stesso tempo, il governo non sta proponendo alcuna soluzione a breve o a lungo termine. La politica in merito all’energia alternativa non è esistente, nonostante il fatto che nel mio paese ci sia molto sole e molto vento, persino in merito all’energia più pulita, come il gas, al punto che il governo non ha ancora nemmeno cominciato a prenderlo in considerazione. Questo è il motivo per il quale ho votato a questo modo, per il quale ciò che noi abbiamo fatto oggi è importante, se non addirittura storico.
Oldřich Vlasák (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di spiegare il perché del mio voto sulla proposta per una direttiva del Parlamento europeo e del Congresso che modifica la direttiva 2003/55/CE, riguardante le normative comuni per il mercato interno del gas naturale. La parte fondamentale della direttiva indubbiamente riguarda la proposta per una separazione della proprietà, che potrebbe prevenire chiaramente che le imprese ad integrazione verticale mantengano un interesse sia per quanto riguarda la fornitura che la trasmissione del gas. Ho votato per la proposta di compromesso modificata perché sono convinto che gli interessi dei paesi che erano contro il frazionamento della piena proprietà devono essere tenuti in considerazione. Sono d’accordo con la Commissione sul fatto che il mercato europeo del gas naturale soffra per la mancanza di investimento nelle infrastrutture di trasmissione e di un basso grado di coordinazione tra gli operatori dei singoli sistemi di trasmissione. A mio avviso, tuttavia, dobbiamo tenere in considerazione la diversità strutturale del gas naturale e dei mercati dell’elettricità e quindi fare una distinzione tra di essi. La liberalizzazione del mercato del gas deve essere condotta per gradi e simmetricamente. E’ necessario focalizzarsi specialmente sull’armonizzazione del grado di apertura dei mercati nazionali.
Marco Cappato (ALDE). - Signor Presidente, mi sono astenuto al voto finale e ho votato contro la proposta di cosiddetta “terza via” nella separazione tra la fornitura e le reti del mercato del gas. Avremmo dovuto seguire quanto fatto per il mercato dell’elettricità, qui invece, questa terza via, in realtà, garantisce soprattutto monopolisti ed ex monopolisti in Europa; mantiene la disomogeneità dei nostri mercati nazionali e quindi allontana ancora di più la prospettiva di un vero e proprio mercato europeo dell’energia.
Peggio ancora è il fatto che questa terza via fa sì che gli ex monopolisti saranno ancora incitati e favoriti ad avere accordi tipo quelli con il gigante russo del gas, Gazprom.
Hubert Pirker (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, come tutti sanno in quest’Aula, esiste dal 2004 un regolamento CE sulla coordinazione dei sistemi di sicurezza sociale europei ma, sfortunatamente, nessuna estensione del regolamento. La decisione infine presa dal Parlamento europeo ci dà anche un’estensione delle normative, il che significa che abbiamo uno strumento attraverso il quale possiamo incoraggiare la mobilità nell’Unione europea senza alcuna perdita nell’ambito della sicurezza sociale.
La creazione di organi di collegamento ci rende in grado anche di fornire assistenza pratica a coloro i quali lavorano fuori dal loro paese d’origine, per esempio rispondendo alle domande su dove e come si possa fare richiesta per le pensioni. In altre parole, il Parlamento europeo ha assicurato che la gente può ottenere un vero aiuto per quanto riguarda le questioni sociali.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Mi sono astenuto dal voto sulla relazione Bozkurt, sebbene in linea di principio non abbia alcuna obiezione nei confronti di una ristretta forma di coordinazione da parte dei vari sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri dell’UE, certamente non se questo funziona per favorire i cittadini europei che vivono in uno Stato membro diverso dal proprio.
Tuttavia, vorrei ancora una volta mettere in guardia contro l’armonizzazione, o peggio ancora, l’uniformità nei differenti sistemi di sicurezza sociale nei vari Stati membri. In quanto fiammingo, nel modo di parlare, sono un osservatore privilegiato di come un sistema unitario di sicurezza sociale in Belgio solo per due gruppi di popolazione, fiamminghi e valloni, è totalmente irrealizzabile e porta ad enormi abusi. Per l’amor del cielo, lasciate che ogni Stato membro organizzi e finanzi il suo proprio sistema di sicurezza sociale, altrimenti, in una maniera o nell’altra, finirete per avere un sistema di abusi che è peggiore, più dispendioso e meno efficace e, in definitiva, che crea minore e non maggiore solidarietà tra i popoli dell’Europa.
Hubert Pirker (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, vorrei anch’io spiegare che ho votato in favore di questa relazione perché propone un nuovo regolamento al posto di quello vecchio, assicurando perciò che i nostri sistemi di sicurezza sociale possano ora essere più efficacemente coordinati, poiché i relativi provvedimenti legali sono stati semplificati e modificati. La relazione Lambert inoltre ci rende capaci di raggiungere i nostri obiettivi nel portare un nuovo contributo per una maggiore mobilità nell’Unione europea e fa sì che la gente sia in grado di portare con sé i propri diritti per i benefici sociali quando trovano un’occupazione in un altro Stato membro.
Questo è un contributo alla sicurezza sociale nell’Unione europea.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) La ringrazio, signora Presidente. E così, oggi siamo alla fase due per quel che riguarda gli sforzi dell’onorevole Corbett per governare il Parlamento come fosse il cagnolino di una politicamente corretta casta eurocrate.
Ieri è stato deciso che noi MPE siamo a malapena autorizzati a presentare domande parlamentari e che deve esserci un sistema di auto-censura del Presidente del Parlamento. Oggi si sta rendendo possibile la formazione di gruppi in maniera più facile e il relatore enfaticamente e, in una certa misura onestamente, riconosce che questa misura aspira in primo luogo al diritto degli euroscettici in Parlamento. Le cose dunque sono tornate al punto di partenza. L’opinione euroscettica in quest’Aula, certamente quella sul diritto politico, deve essere imbavagliata. Il voto euroscettico nei referendum in Irlanda, Olanda e Francia è, come al solito, semplicemente ignorato, come se non esistesse. Questa è una versione europea di democrazia in stile Mugabe. Che democrazia!
Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signor Presidente, il relatore, onorevole Corbett, in verità ha espresso i suoi punti di vista, potrei aggiungere usando un linguaggio offensivo, al di fuori della Commissione per gli affari costituzionali che riguardano la famiglia politica della quale io sono uno dei rappresentati in quest’Aula; questo solleva chiaramente dei seri dubbi anche in merito alla sua imparzialità.
La relazione è altamente discutibile e i suoi contenuti sono stati drasticamente ridotti in commissione; tutto ciò che era rimasto erano disposizioni per assicurare la sopravvivenza dei gruppi politicamente corretti, il cui numero totale di membri sarebbe potuto scendere al di sotto del numero minimo richiesto e un emendamento è stato adottato per prevenire specificamente la nostra famiglia politica dalla formazione di gruppi. Le motivazioni date sono del tutto in disaccordo con i fatti; dovete anche solo fare riferimento all’allegato della relazione per vedere come non esista un parlamento nazionale nel quale il numero minimo dei membri richiesti per formare un gruppo sia maggiore di 20. Casualmente, quel numero è spesso molto più basso, circa 15, 10 o 8 e, in alcuni casi, una singola persona è sufficiente per formare un gruppo politico.
La relazione Corbett è dunque un attacco alla democrazia e, abbastanza semplicemente, alle regole fondamentali di comportamento.
Philip Claeys (NI). - (NL) Questa relazione Corbett ha solo e unicamente uno scopo, cioè imbavagliare le voci della destra nazionale nel Parlamento europeo. Il presidente del gruppo dell’onorevole Corbett non fa segreto di questo. Quando il gruppo ITS si è formato nel gennaio 2007, disse abbastanza apertamente che il regolamento avrebbe dovuto essere modificato con il fine specifico di bloccare la formazione futura di gruppi di destra.
Come risultato, altri gruppi indubbiamente soffriranno gli effetti collaterali, ma l’onorevole Corbett per questo non perderà di certo il sonno. La sua proposta mira probabilmente al gruppo degli euroscettici. Chiaramente, è un’idea fortemente disapprovata dai socialisti al Parlamento il fatto che i gruppi di tutte le fazioni politiche debbano avere gli stessi mezzi e diritti politici. Questa linea di pensiero in stile Mugabe è parte integrante del deficit democratico in Europa, nello stesso modo in cui il verdetto democratico degli elettori in Francia, Olanda e Irlanda è stato fermamente ignorato. Stia certo, signor Presidente, che faremo di questo un argomento di elezione il prossimo anno nelle Fiandre.
Daniel Hannan (NI). - (EN) Signor Presidente, il fatto che oggi tutti abbiamo votato mi sembra una rottura delle normative di procedura di questo Parlamento. La Commissione ha respinto la relazione perché penso che il Presidente della Commissione abbia giudicato male i presenti, a quel punto abbia semplicemente stracciato il libro delle regole e proseguito con una versione modificata dello stesso.
Perché siamo arrivati a questo punto? Cosa c’è di così importante da presupporre la rottura delle regole in questo modo? Ebbene, certamente la risposta come sappiamo – e il relatore è stato chiaro in merito – è prevenire che gli euroscettici formino un gruppo.
Perché siete così spaventati? Cosa vi rende così nervosi? Siamo solo 50, forse 60 persone al massimo, su 785 MPE. Può darsi che le persone per le quali veramente vi preoccupate siano i vostri stessi elettori e che stiate idealizzando e proiettando su di noi lo sprezzo e la paura che provate per gli elettori europei, i quali votano “no” ogniqualvolta venga loro data l’opportunità; può darsi che facciate ricadere su di noi, sul loro portavoce in quest’Aula, quanto non osiate esprimere in merito alle persone che vi eleggono.
Se sbaglio, provatelo: organizzate dei referendum come promesso. Pactio Olisipiensis censenda est!
Bogdan Pęk (UEN). - (PL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione dell’onorevole Corbett in quanto ritengo sia un sintomo dell’estrema discriminazione presente nel cuore del presumibilmente democratico Parlamento europeo, che sta cercando di utilizzare metodi amministrativi per creare gruppi politici che non pensino o agiscano nel modo in cui la maggioranza considera politicamente corretto. Questa è una discriminazione dettata da una duplice preoccupazione, perché si stanno utilizzando metodi amministrativi per bloccare la formazione dei gruppi e, al tempo stesso, considerevoli quantità di sostegni finanziari addizionali vengono destinati ai gruppi politici organizzati, il che dà loro un vantaggio in più. Questa discriminazione si scontra con le basi dell’Unione europea e i fondamenti sui quali si suppone sia costruita. Protesto molto fortemente contro questo procedimento; non dovreste farvi alcuna illusione circa il fatto che, anche se voi siete in grado di portarlo a compimento, non sarete in grado di farlo approvare dalle nazioni europee, le quali senza alcun dubbio si opporranno.
Richard Corbett (PSE). - (EN) Signor Presidente, ho ascoltato raramente sciocchezze come quelle appena riferite dai Vlaams Blok, dal Front national e da Dan Hannan. Questa relazione non censura nessuno, né questa modifica della normativa porterà qualcuno a perdere i suoi voti, il suo diritto di intervenire e di agire in quanto deputati del Parlamento europeo.
Ciò che questa normativa cambia riguarda: quale soglia stabilite per permettere ai deputati di creare un gruppo e quindi accedere a fondi pubblici extra e risorse extra per perseguire attività politiche? Ogni parlamento nazionale possiede un sistema per fissare una soglia. Noi ne abbiamo una particolarmente bassa, più bassa della percentuale di quasi qualunque altro parlamento nazionale. E’ del tutto corretto fare un passo indietro ed esaminarlo.
Ho notato che alla fine quasi tutti i gruppi appoggiano il compromesso, gruppi numerosi e gruppi di ridotte dimensioni. Ho notato che il portavoce per lo stesso gruppo Indipendenza/Democrazia (il gruppo IND/DEM euroscettico), ha proposto un dato alternativo del 3 per cento: 22 membri del gruppo MPE. Quindi, loro stessi riconoscono che i nostri dati attuali devono venire rialzati, in quanto sono attualmente ad un livello troppo basso. Francamente, la differenza che è stata adottata tra il loro numero di 22 e il numero di 25 è davvero un attacco alla democrazia? Oh, ma dai!
Leopold Józef Rutowicz (UEN). - (PL) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Buzek fornisce una valutazione dettagliata di tutte le misure strategiche nell’ambito della tecnologia energetica. Sfortunatamente, una mancanza di finanziamenti per tutte le ricerche necessarie, assieme all’improvviso incremento dei prezzi di gas e petrolio, ha creato il bisogno di indirizzare le nostre ricerche verso argomenti legati alla riduzione del loro uso per scopi relativi alla produzione di energia. Questa priorità ha inoltre ridotto le emissioni di CO2 e dovrebbe essere inclusa nella strategia. Credo sia importante promuovere la ricerca per la costruzione di sicure e moderne centrali elettronucleari e per la costruzione di più moderne centrali elettriche basate sulla produzione di elio e idrogeno, così come sulle nuove generazioni di biocarburanti, che possono essere prodotti in aree locali, sgravando i costi eccessivi del carburante. Nella votazione, ho appoggiato gli emendamenti che hanno presentato queste priorità. <
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Onorevoli colleghi, abbiamo approvato l’importante relazione preparata dal Professor Buzek. La crescente dipendenza dell’Unione europea in merito alle importazioni energetiche, che nel 2030 arriveranno a toccare un livello del 65 per cento, ci ha obbligato a compiere alcuni passi per garantire la sicurezza nelle forniture di materie prime usate dalle centrali elettriche, basata su un principio di solidarietà. Dovrebbero essere inoltre creati strumenti addizionali per ridurre i rischi relativi alla sicurezza energetica dei singoli Stati membri, causati da una continua liberalizzazione del settore energetico. Al fine di raggiungere gli obiettivi UE per quanto riguarda l’energia rinnovabile e la riduzione dei gas a effetto serra, dobbiamo promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie, specialmente tecnologie di cattura e stoccaggio del biossido di carbonio. E’ importante appoggiare tecnologie pulite per il carbone e intensificare le nostre attività per quanto riguarda la seconda e la terza generazione di bio-combustibili, così da incrementare la ricerca nel campo dell’energia nucleare. E’ diventato, inoltre, molto più importante lavorare sui miglioramenti per il rendimento e il risparmio energetico.
Dichiarazioni di voto scritte
- Proposta di risoluzione (B6-0336/2008) – Programmi d’azione annuali per Brasile e Argentina (2008)
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Signor Presidente, voto a favore di questa risoluzione. Sono relatore della commissione per lo sviluppo per il programma Erasmus Mundus e la mia relazione è stata di recente approvata all’unanimità. Spero che potremo licenziare il testo finale in plenaria, per far sì che il nuovo programma possa iniziare a gennaio 2009.
L’obiettivo è di esportare l’eccellenza del nostro sistema universitario fuori dai confini dell’Unione, coinvolgendo studenti stranieri in un percorso di studi nei nostri Atenei. Ma anche dare l’opportunità, attraverso un sostegno, agli studenti UE, di effettuare un’esperienza in un paese terzo. Credo che Erasmus Mundus sia uno strumento essenziale per lo sviluppo durevole in quanto, come ribadito nella mia relazione, dovrà favorire il ritorno degli studenti nei propri paesi e contribuire grazie al bagaglio di idee, conoscenze e contatti internazionali acquisiti, alla crescita delle economie di provenienza.
Una parte cospicua dei fondi, relativa all’azione 2, viene prelevata dagli stanziamenti destinati allo sviluppo. Ritengo indispensabile vigilare affinché le dotazioni finanziarie dei programmi annuali 2008 per Argentina e Brasile, specificamente destinati alla promozione dello sviluppo economico e del benessere, siano effettivamente utilizzati sia per l’istruzione sia per interventi concreti sul territorio e che forniscano infrastrutture e mezzi di produzione per uno sviluppo duraturo.
– Relazione: Alexander Graf Lambsdorff (A6-0265/2008)
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Siccome non è possibile citare tutti i più importanti punti di questa relazione, vorrei evidenziare che dopo il NO degli irlandesi al Trattato di Lisbona, questo Parlamento continua a fingere e ad agire come se nulla fosse successo.
Tuttavia, è vero il contrario, come dimostra l’ambizione sfrontata di questa relazione. Tra i vari aspetti, la maggioranza del Parlamento europeo considera che:
- la posizione di ciascun paese, cioè, le loro politiche estere dovrebbero essere legate ad una vincolante piattaforma politica stabilita dall’UE;
- l’UE dovrebbe prendere in considerazione una riorganizzazione e una espansione dei suoi ministeri all’ONU, in vista dei “maggiori poteri e responsabilità che ci si aspetterà che i rappresentanti UE esercitino, con il proposito di una ratificazione del Trattato di Lisbona”;
- il Congresso dovrebbe definire, “il prima possibile, la natura operativa dello status di osservatore dell’UE alle Nazioni Unite”;
- gli Stati membri dovrebbero concordare “una posizione più aderente alla riforma del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che, nel mantenere l’obiettivo finale, all’interno delle Nazioni Unite riformate, di un seggio permanente per l’Unione europea, aspiri allo stesso tempo ad aumentare il peso dell’Unione”.
Il federalismo, sotto l’influenza delle grandi potenze, in primo luogo della Germania, in una delle sue ambiziose e chiare espressioni...
Richard Howitt (PSE), per iscritto. − (EN) Il Partito laburista parlamentare europeo si felicita per questa relazione e in particolare per gli appelli agli Stati membri al fine di concentrare e rafforzare il loro impegno riguardo agli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Siamo fortemente d’accordo sul fatto che il centro dell’attenzione debba essere il mantenimento delle promesse fatte e l’aumento progressivo delle vigenti procedure.
I membri del Partito laburista, tuttavia, non sono d’accordo con la raccomandazione per un singolo seggio UE al Congresso di sicurezza dell’ONU e non può appoggiare questa raccomandazione. Non crediamo che questa sia una cosa positiva per la scalata della rappresentanza europea. All’articolo 19, i membri europei dell’UNSC non presentano esplicitamente posizioni UE al Congresso. Inoltre, la stessa Carta dell’ONU stabilisce che non può essere questo il caso. Tuttavia, è presente un informale e sano procedimento di coordinazione sia a New York che a livello più ampio ed è proprio questo che dovrebbe venire favorito.
Alexander Graf Lambsdorff (ALDE), per iscritto. − (EN) Da sempre il gruppo Verde/Alleanza libera europea sostiene la necessità di un seggio permanente per l’Unione europea in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, come indicato nella relazione Lambsdorff. Il nostro gruppo non riconosce invece lo statuto “prioritario” accordato all’iniziativa conosciuta come “overarching process” che prevede un aumento dei membri permanenti a titolo nazionale e che per noi deve essere considerata solo come un’iniziativa tra le altre.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Approvo la relazione dell’onorevole Lambsdorff che ha stabilito le priorità dell’UE per la 63a sessione dell’Assemblea generale dell’ONU. In particolare, appoggio il bisogno di continuare a insistere per un impiego ambizioso al summit del Millennium Development Goals (MDG). Il programma MDG dell’UE può stabilire un esempio globale che venga seguito dal resto della comunità internazionale all’Assemblea generale dell’ONU in settembre. Ho votato a favore della relazione.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Oggi la proposta dell’onorevole Lambsdorff per la raccomandazione del Parlamento europeo al Congresso, in merito alle priorità per la 63a sessione dell’Assemblea generale dell’ONU è stata approvata senza votazione in plenaria. Non solo questa è una pratica – concessa dall’“articolo 90” – molto dubbiosa, ma dà anche la falsa impressione che tutto il PE sia d’accordo con i contenuti della relazione, il che non è affatto vero. Abbiamo fortemente respinto la raccomandazione secondo la quale l’attuale status del Trattato di Lisbona farebbe appello per una “riorganizzazione ed espansione dei ministeri del Congresso e della Commissione a New York e Ginevra, in vista dei maggiori poteri e responsabilità che ci si aspetterà che i rappresentanti UE esercitino, con il proposito di una ratificazione del Trattato di Lisbona”. Non solo si tratta di un insulto nei confronti degli elettori irlandesi che hanno respinto il Trattato di Lisbona con una grande maggioranza durante il referendum, ma è anche un tentativo di interpretare il Trattato di Lisbona in maniera tale che possa “conferire personalità legale all’UE”, facendo di esso un superstato.
Cristiana Muscardini (UEN), per iscritto. − La relazione Lambsdorff (e relativa raccomandazione) costituisce un importante segnale politico a favore del rafforzamento in seno alle azioni Unite del profilo dell’Unione europea che, tra i Paesi membri e Commissione, fornisce all’ONU oltre il 40 per cento dei finanziamenti, senza aver ancora acquisito un peso politico e una capacità di influenza corrispondente.
Il testo, tuttavia, contiene una parte fuorviante e pregiudizievole per le discussioni in corso a New York sulla riforma del Consiglio di sicurezza. Nel ribadire l’obiettivo ultimo di un seggio permanente per l’UE in quanto tale, la raccomandazione cita, infatti, tra le diverse iniziative negoziali in corso, solo il cosiddetto “overarching process”, esercizio animato dai paesi impegnati a sostenere una sola delle diverse proposte sul tappeto, ovvero quella di un aumento dei membri permanenti a titolo nazionale. Tale proposta, che ha raccolto il consenso di meno di un terzo della membership, è apparsa dall’inizio divisiva e sbilanciata, come rilevato dallo stesso Presidente dell’Assemblea generale.
Nel ribadire il convinto apprezzamento per il segnale di attenzione e indirizzo politico che il Parlamento europeo esprime per il rafforzamento complessivo del profilo dell’Unione europea alle Nazioni Unite, riteniamo pertanto necessario far figurare agli atti la nostra riserva e obiezione alla parte della raccomandazione sull’“overarching process”.
Pasqualina Napoletano (PSE), per iscritto. − Signor Presidente, esprimo un giudizio favorevole sulla relazione Lambsdorff, che ancora una volta marca l’impegno del Parlamento europeo per il rafforzamento in seno alle Nazioni Unite del profilo dell’Unione europea.
Tendo tuttavia a sottolineare che, sulla questione della riforma del Consiglio di sicurezza, la relazione esprime un apprezzamento di merito, in modo pregiudizievole, sulle discussioni ancora in corso a New York.
In particolare, tra le diverse opzioni di riforma in campo, si menziona il cosiddetto “overarching process” (paragrafo Q), che consiste nella proposta di un aumento dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza a titolo nazionale.
Tale proposta fino ad ora ha raccolto il consenso di meno di un terzo degli Stati membri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La pregherei pertanto di far figurare agli atti la mia riserva su questo passaggio della raccomandazione.
Gianni Pittella (PSE), per iscritto. − La Relazione Lambsdorff costituisce un importante segnale politico a favore del rafforzamento in seno alle Nazioni Unite del profilo dell’Unione europea che, tra Paesi membri e Commissione, fornisce all’ONU oltre il 40% dei finanziamenti, senza aver ancora acquisito un peso politico ed una capacità di influenza corrispondente.
Il testo contiene una parte fuorviante e pregiudizievole per le discussioni in corso sulla riforma del Consiglio di sicurezza. Nel ribadire l’obiettivo ultimo di un seggio permanente per l’UE in quanto tale, la raccomandazione cita, infatti, tra le diverse iniziative negoziali in corso solo il cosiddetto “overarching process” sostenuto dai Paesi che vorrebbero una sola delle diverse proposte sul tappeto, ovvero quella di un aumento dei membri permanenti a titolo nazionale. Tale proposta, che ha raccolto il consenso di meno di un terzo della membership, è apparsa dall’inizio divisiva e sbilanciata, come rilevato dallo stesso Presidente dell’Assemblea generale.
Nel ribadire il convinto apprezzamento per il segnale di attenzione e indirizzo politico che il Parlamento europeo esprime per il rafforzamento complessivo del profilo dell’Unione europea alle Nazioni Unite, ritengo pertanto necessario far figurare agli atti la mia riserva e obiezione alla parte della raccomandazione sull’“overarching process”.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) E’ preoccupante che la questione della riforma per le Nazioni Unite si presenti così regolarmente. Il bisogno di una riforma è stato riconosciuto da alcuni anni, ma è comunque impossibile eseguire riforme di questo tipo. Questa impasse è grave per due ragioni. Primo, aggrava i fattori che contribuiscono ai fallimenti delle organizzazioni e ci sono abbastanza casi del genere. Secondo, promuove l’emergenza di un discorso sostenuto e giustificato dal bisogno di elementi alternativi.
Rafforzare la cooperazione tra le democrazie è chiaramente un’idea meritevole e da promuovere, anche se implica un’aderenza globale al progetto League of Democracies. Sarebbe tuttavia necessario essere realistici. Questo è il motivo per cui l’ONU ha bisogno di adattarsi alle realtà di potere, non tanto per una questione di legittimazione, quanto bensì per la richiesta di attuabilità.
Per quanto riguarda il ruolo dell’Unione europea, dobbiamo riconoscere che nessuno dei paesi che già posseggono un seggio al Consiglio di sicurezza o che potrebbero ottenerlo, è d’accordo con la proposta di sostituzione con un unico seggio UE.
Per concludere, abbiamo visto come il nuovo Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sia ancora lontano dal superare le mancanze dei suoi predecessori.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE-DE), per iscritto. − (ES) In merito alla raccomandazione per la 63a sessione dell’Assemblea generale dell’ONU, che si terrà a New York in settembre, l’articolo 90, paragrafo 4 delle regole di procedura stabilisce che una raccomandazione in seno alla struttura del CFSP, che è stata votata in Commissione, sarà da considerarsi approvata e da includersi nell’ordine del giorno in sessione plenaria, senza il bisogno di una plenaria per ratificare il testo e senza alcuna discussione né procedura di emendamento.
Pertanto, data la nostra soddisfazione per quasi tutti i documenti, eccetto che per il primo paragrafo, il mio gruppo vorrebbe riservare la sua opinione in merito al paragrafo riguardante i servizi sanitari, sessuali e riproduttivi. Tale concetto, che è in qualche modo ambiguo, include questioni che, in larga misura, riguardano la morale e la coscienza individuali e siamo convinti che NON sia necessario presentarle come soggetti di nessuna dichiarazione da parte del Parlamento, specialmente in relazione alla nuova sessione delle Nazioni Unite. Il nostro gruppo ha richiesto una votazione separata nella Commissione AFET e ha votato contro per le ragioni appena descritte.
Konrad Szymański (UEN), per iscritto. − (EN) La relazione Lambsdorff e la raccomandazione hanno una così elevata importanza politica che promuovono un rafforzamento dell’Unione europea all’interno delle Nazioni Unite. Potrebbe essere utile ricordare che, mentre la Commissione e gli Stati membri forniscono più del 40 per cento nel bilancio dell’ONU, l’impatto dell’UE e l’influenza nelle Nazioni Unite sono ancora molto più deboli di quanto dovrebbero.
Il testo della relazione, tuttavia, contiene una parte fuorviante in merito alle discussioni che stanno avendo luogo a New York sulla riforma del Congresso di Sicurezza. Nel confermare l’obiettivo a lungo termine di un seggio permanente per l’UE, la raccomandazione cita tra molte altre una sola delle varie proposte sul tappeto, il cosiddetto “overarching process”. Sappiamo bene come questa proposta si sia rivelata altamente divisiva e abbia ottenuto il consenso di meno di un terzo dei membri dell’ONU, come riferito dal Presidente dell’Assemblea generale.
Pertanto, nell’esprimere un forte apprezzamento per il contenuto e la struttura di questo Parlamento europeo, ritengo necessario evidenziare la nostra esplicita riserva e obiezione in merito alla sezione riguardante l’“overarching process”.
Marcello Vernola (PPE-DE), per iscritto. − La relazione Lambsdorff (e relativa raccomandazione) costituisce un importante segnale politico a favore del rafforzamento in seno alle Nazioni Unite del profilo dell’Unione Europea che, tra Paesi membri e Commissione, fornisce all’ONU oltre il 40 per cento dei finanziamenti, senza aver ancora acquisito un peso politico ed una capacità d’influenza corrispondente.
Il testo tuttavia contiene una parte fuorviante e pregiudizievole per le discussioni in corso a New York sulla riforma del Consiglio di sicurezza. Nel ribadire l’obiettivo ultimo di un seggio permanente per l’UE in quanto tale, la raccomandazione cita, infatti, tra le diverse iniziative negoziali in corso solo il cosiddetto “overarching process”, esercizio animato dai Paesi impegnati a sostenere una sola delle diverse proposte sul tappeto, ovvero quella dei membri permanenti a titolo nazionale. Tale proposta, che ha raccolto il consenso di meno di un terzo delle membership, è apparsa all’inizio divisiva e sbilanciata, come rilevato dallo stesso presidente dell’Assemblea generale.
Nel ribadire il convinto apprezzamento per il segnale di attenzione e indirizzo politico che il Parlamento europeo esprime per il rafforzamento complessivo del profilo dell’Unione europea alle Nazioni Unite, ritengo pertanto necessario far figurare agli atti la mia riserva e obiezione alla parte della raccomandazione sull’“overarching process”.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) Sono davvero soddisfatto del fatto che il Parlamento europeo abbia oggi preso in considerazione la questione relativa alle priorità dell’Unione europea, in vista del prossimo vertice dell’ONU. La proposta del relatore menziona il fatto che l’ONU sia alla ricerca di “una costituzione di nuovi organi, un radicale rinnovamento degli altri, una nuova forma nella gestione delle proprie operazioni a terra, una riorganizzazione della sua erogazione di assistenza e una riforma approfondita del suo segretariato”. Tutto ciò è estremamente importante.
Non dobbiamo tuttavia dimenticare che lo scopo di tutte queste attività è l’uomo e i diritti umani, i quali derivano dalla dignità umana. Papa Giovanni Paolo II affrontò questi argomenti alcuni anni fa in un forum dell’ONU, dicendo che un primo tipo di minaccia sistematica per i diritti umani era legato alla sfera della divisione dei beni materiali, che spesso non era equa; un secondo tipo di minaccia era legato alle varie forme di ingiustizia in campo spirituale e alla possibilità di nuocere alle persone nella loro intima attitudine alla verità, nella loro coscienza, nella sfera di ciò che chiamiamo diritti dei cittadini, i quali sono concessi senza alcuna discriminazione di origine, razza, sesso, nazionalità, religione o convinzioni politiche. A mio avviso, le sue parole possono essere una guida per le attività delle Nazioni Unite.
– Raccomandazione per la seconda lettura: Paolo Costa (A6-0223/2008)
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) L’attuale proposta fa parte di un pacchetto (assieme alle proposte per le direttive sulla interoperabilità e l’Agenzia ferroviaria europea) che mira alla “facilitazione della libera circolazione delle locomotive attraverso l’UE”, come parte della liberalizzazione del trasporto ferroviario nell’UE.
Prima di qualsiasi altra considerazione, dobbiamo dunque mettere in evidenza che l’obiettivo principale di questa direttiva è l’eliminazione di qualsiasi ostacolo alla liberalizzazione del trasporto ferroviario, attraverso un accordo in merito alla legislazione sulla sicurezza ferroviaria in ogni paese.
Non c’è alcun dubbio che i più avanzati standard di regolazione della sicurezza ferroviaria in ciascun paese debbano essere approvati e applicati. Possiamo tuttavia ricordare come la liberalizzazione e la privatizzazione del sistema ferroviario siano state messe in discussione in alcuni paesi, per esempio nel Regno Unito, dopo che un deterioramento nei servizi e altri seri sviluppi avevano portato a riconsiderare l’accesso a questo servizio pubblico.
Sottolineo che l’accordo in merito alla sicurezza del sistema ferroviario a livello comunitario non deve mai minacciare le più avanzate leggi già stabilite in ciascun paese, né dovrebbe eliminare il diritto di ogni paese di mantenere attive queste stesse leggi.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore della relazione di Paolo Costa riguardante l’emendamento della direttiva 2004/49/CE sulla sicurezza delle ferrovie comunitarie.
La sicurezza della rete ferroviaria europea non può realizzarsi senza dei comuni obiettivi e un’azione congiunta, motivo per cui approvo appieno il pacchetto ferroviario. Uno degli aspetti chiave è la concessione dei veicoli su rotaie: secondo i produttori e i tecnici ferroviari, c’è una piccola giustificazione tecnica per gli attuali requisiti di concessione imposti dalle autorità competenti. Le direttive legate all’interoperabilità dei sistemi ferroviari devono inoltre essere consolidate e assorbite.
Un’altra cosa positiva è che la nuova proposta legislativa fornisce delle regole chiare sulla manutenzione dei veicoli. Il prossimo passo è verso una decisione della Commissione in favore di un obbligatorio sistema di regolamentazione per la manutenzione.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione “Sicurezza delle ferrovie comunitarie” dell’onorevole Costa. Le raccomandazioni del relatore aiuteranno a rendere efficiente al massimo la legislazione e a facilitare il libero movimento dei treni attraverso l’UE. Queste raccomandazioni ridurranno le pastoie burocratiche e potrebbero incrementare lo sviluppo del trasporto ferroviario in Europa.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) E’ essenziale armonizzare le procedure sulla sicurezza nazionale negli Stati membri. Questa tesi fornisce un esempio ulteriore di quanto sia necessario insistere sull’investimento per il trasporto ferroviario. Se vogliamo sostenere lo sviluppo del sistema di trasporto in Europa e se vogliamo raggiungere gli scopi e rispettare gli impegni presi con i cittadini e, negli ultimi anni, anche a livello internazionale, dobbiamo investire sulle ferrovie e garantire l’interoperabilità del sistema ferroviario europeo.
Sono punti fondamentali di questa relazione la semplificazione delle procedure e l’introduzione del principio del reciproco riconoscimento. Un altro punto veramente importante è l’utilizzo di più rigide misure di certificazione e apprendistato per tutte le parti interessate e responsabili presenti all’interno del mercato comunitario delle ferrovie, dalle compagnie ferroviarie ai gestori delle infrastrutture.
Penso che la relazione sia un positivo passo in avanti nella nostra ricerca di una multi-modalità come asse portante della politica europea dei trasporti.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato per esonerare dallo scopo di questa direttiva il patrimonio delle ferrovie. Questo riflette il mio apprezzamento per il caso speciale che queste compagnie rappresentano. Se quelle compagnie avessero dovuto osservare i termini di queste direttive, ciò avrebbe significato costi paralizzanti in larga misura per le organizzazioni a sottoscrizione volontaria. Ferrovie come Romney, Hythe e Dymchurch Railway e la Kent and East Sussex Light Railway (della quale sono membro a vita) sono parte della struttura storica dell’industria del turismo nel Sud-Est del Regno Unito e in tutta l’UE. E’ una vergogna che qualcuno in quest’Aula, che ha la pretesa di propendere verso una tendenza “nazionalista”, non possa appoggiare questa esenzione.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) La creazione di un mercato ferroviario comune per i servizi di trasporto richiede dei cambiamenti nelle regolamentazioni attuali. Gli Stati membri hanno sviluppato i loro standard di sicurezza, basati su concetti tecnici e operativi, in primo luogo per quanto riguarda gli itinerari nazionali. Sta diventando vitale per gli Stati membri la creazione di strutture di regolazione armonizzate, testi comuni per le regolamentazioni della sicurezza, certificati uniformi di sicurezza per le compagnie ferroviarie, simili responsabilità e competenze per le autorità di sicurezza e per le procedure investigative in merito agli incidenti ferroviari.
E’ necessario costituire organi indipendenti per la regolazione e il monitoraggio della sicurezza ferroviaria in ciascun Stato membro. Al fine di assicurare un’adeguata cooperazione tra questi organi a livello europeo, è necessario stabilire una gamma minima di doveri e responsabilità.
E’ necessario che la protezione della sicurezza e dell’ordine pubblico, che include il mantenimento dell’ordine nelle comunicazioni ferroviarie destinate all’uso pubblico, divenga uno dei doveri fondamentali per i quali l’UE è responsabile.
– Raccomandazione per una seconda lettura: Paolo Costa (A6-0210/2008)
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Ho appoggiato tutte le modifiche presenti nella relazione della Commissione per i trasporti e il turismo sull’emendamento del regolamento (CE) n. 881/2004 in merito all’istituzione di una Agenzia ferroviaria europea.
Nel Regno Unito abbiamo notato una crescita di più di un quinto nel numero dei passeggeri di treni. Nel breve termine, questo fatto ha causato enormi difficoltà, così come il sovraffollamento dei treni ha portato ad un’enorme congestione e molti passeggeri in certe regioni, inclusa la mia, cioè il Sud-Est del Regno Unito, hanno protestato e si sono irritati a causa del movimento di materiale rotabile attraverso il paese. Al tempo stesso, sono in atto campagne per riaprire le stazioni e le linee chiuse da tempo, per far fronte alla domanda e al bisogno di ridurre le emissioni di carbonio, come ad esempio la campagna a Radstock, nel Somerset.
Nel più lungo termine, nuovi ordini in merito al materiale rotabile allevieranno la crisi, però, se le ferrovie europee continueranno ad essere attive, necessitiamo un piano strategico che un’Agenzia ferroviaria europea rafforzata può con buone speranze fornire.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) L’attuale proposta è parte di un pacchetto di provvedimenti (in condivisione con le proposte per le direttive sull’interoperabilità e la sicurezza) con lo scopo di liberalizzare il trasporto ferroviario nell’UE, in merito al quale l’“agenzia” prende il ruolo centrale di “regolatore”.
Questa politica promuoverà il graduale deterioramento del trasporto ferroviario come servizio pubblico e riserverà itinerari più vantaggiosi alle compagnie private, attraverso la privatizzazione (partnership pubbliche e private), a spese dei contribuenti pubblici e indipendentemente dagli interessi e bisogni di ciascun paese e dei cittadini.
In Portogallo, come dimostrato con il passare del tempo, l’elaborazione di questa politica ha portato a un deterioramento nei servizi pubblici, una mobilità ristretta e tariffe in aumento. I risultati sono stati la chiusura di centinaia di chilometri di tratti ferroviari, una riduzione nel numero dei passeggeri e nella qualità del servizio, una riduzione nel numero dei lavoratori dipendenti del settore ferroviario e un attacco ai loro diritti di lavoro e retribuzione.
Il settore ferroviario è vitale per lo sviluppo socioeconomico. E’ necessaria una politica che promuova lo sviluppo e il miglioramento dei sistemi di trasporto ferroviario pubblico nei nostri paesi.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore della relazione di Paolo Costa per l’emendamento del regolamento (CE) n. 881/2004 in merito all’istituzione di un’Agenzia ferroviaria europea.
Il miglioramento della struttura tecnico-legale in merito alle ferrovie comunitarie, come parte del terzo pacchetto ferroviario, è uno sviluppo essenziale e ben accolto, che include provvedimenti per rafforzare l’Agenzia ferroviaria europea. In quanto organo centrale, l’Agenzia deve garantire che una strategia uniforme venga perseguita in tutta Europa. In riferimento a questo, viene data particolare importanza al continuo sviluppo del Sistema europeo di gestione del traffico ferroviario, le cui interoperabilità e compatibilità devono essere garantite a tutti i costi.
L’elaborazione di una procedura CE di controllo è uno strumento adeguato a questo scopo, ma la sua efficacia dipenderà da una robusta ed efficiente Agenzia ferroviaria europea. Per questo motivo, approvo lo sviluppo ulteriore dell’Agenzia proposto dal relatore.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione di Paolo Costa per la creazione dell’Agenzia ferroviaria europea approva particolarmente l’appello al Sistema europeo di gestione del traffico ferroviario, che è costituito dalle più avanzate tecnologie in campo di sicurezza ferroviaria. Approvo questa iniziativa che, assieme alla relazione “Sicurezza delle ferrovie comunitarie”, terrà conto di una rete europea ferroviaria più coesiva. Ho votato a favore della relazione.
Robert Navarro (PSE), per iscritto. – (FR) La questione riguardante l’interoperabilità delle ferrovie è cruciale per lo sviluppo e il successo delle ferrovie d’Europa. Sono dunque molto soddisfatto del fatto che siamo stati in grado di raggiungere un compromesso, nell’interesse di un miglioramento della legislazione comunitaria in quest’area. Sebbene abbia votato a favore delle proposte avanzate dal relatore, Paolo Costa, non meno sono consapevole dei limiti di questo compromesso. Dieci anni per raggiungere la certificazione di materiale rotabile di tutti i tipi è una considerevole quantità di tempo. Per quanto riguarda il ruolo dell’Agenzia ferroviaria europea, questo avrebbe potuto essere ben più esteso, in particolare in merito allo sviluppo e al miglioramento del Sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (ERTMS). Gli Stati membri, d’altra parte, hanno preso una decisione nel timore di vedere le agenzie ferroviarie e altri organi nazionali – creati recentemente, è vero – condannati a cadere in disuso. Tuttavia, se siamo arrivati a questo punto, è perché, nel 2004, non c’è stato il coraggio di dare un vero impulso europeo alle ferrovie. Questo è il modo in cui procede l’integrazione europea: frammentariamente e a piccoli passi. Se adottiamo questo approccio prudente, tuttavia, è probabile che si perdano alcune opportunità, per questa ragione la mia speranza è che gli Stati membri giochino la loro partita applicando rigorosamente quanto essi stessi hanno proposto.
- Raccomandazione per la seconda lettura: Arūnas Degutis (A6-0264/2008)
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Riportando la nostra critica al suo principale obiettivo, cioè la liberalizzazione del trasporto aereo come servizio pubblico all’interno dell’UE, vogliamo ricordarvi cosa è stato stabilito un anno fa. Si tratta di un tentativo per:
- nascondere il fatto che la liberalizzazione ha avuto un impatto negativo sulle condizioni di impiego e lavoro. E’ necessario valutare i suoi effetti sulla sicurezza e il mantenimento della qualità della flotta;
- evitare il pieno rispetto della tutela dei diritti dei lavoratori ed evitare di menzionare che:
a) i contratti e le condizioni lavorative del personale a bordo verranno regolati dalla legislazione, dai contratti collettivi e dai diritti correlati dei paesi in cui i lavoratori svolgono il loro lavoro abitualmente, o dove cominciano e tornano dopo il lavoro, perfino se schierati temporaneamente in un altro paese;
b) i lavoratori della “comunità” dei trasporti aerei che fornisce i servizi da una base operativa localizzata fuori dal territorio degli Stati membri, saranno soggetti alla legislazione sociale e ai contratti collettivi del paese in cui l’operatore ha la sua sede principale;
c) sarà garantita la partecipazione delle organizzazioni rappresentative dei lavoratori in merito alle decisioni prese nel settore del trasporto aereo.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Il regolamento che è stato approvato dal Parlamento europea modifica la legislazione per quanto riguarda la regolamentazione dei servizi aerei nell’Unione europea, a beneficio sia dei vettori aerei che dei passeggeri. Il regolamento è importante per il corretto funzionamento del mercato interno. Esso crea un ambiente più competitivo per le attività dei vettori europei che si misurano con i loro concorrenti internazionali.
A causa di ciò, saranno disposte le stesse condizioni in merito alla questione e alla revoca delle licenze operative, che eliminerebbe le distorsioni di competizione che sono attualmente prevalenti nel mercato e che sono dovute, tra gli altri fattori, alle differenti regolamentazioni per le licenze operative, alla discriminazione contro certi vettori UE a causa della loro nazionalità, oppure alla discriminazione negli itinerari di servizio per i paesi terzi.
Tuttavia, il maggiore beneficiario delle modifiche introdotte sarà il consumatore. Rendendo obbligatoria l’inclusione di tutte le tasse e delle spese aggiuntive del prezzo dei biglietti aerei, ci sarà una maggior trasparenza e un più ampio appoggio per effettuare versamenti supplementari in modo volontario. Eviterà che i consumatori debbano pagare tariffe più alte e renderà possibile per loro prendere le decisioni in conoscenza di causa. In più, eliminando le linee aeree finanziariamente instabili, i passeggeri si libereranno dal possibile rischio che i loro vettori vadano in bancarotta.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore della relazione di Arūnas Degutis in merito alle regole comuni per l’operazione relativa ai servizi aerei comunitari.
Devono essere incoraggiate proposte per rafforzare e migliorare i provvedimenti legali vigenti, specialmente per quanto riguarda la trasparenza delle tariffe aeree. Ai passeggeri è concesso il diritto di un crollo dei prezzi dei biglietti aerei. Questo nuovo strumento renderà le tariffe più trasparenti e comprensibili. L’Unione europea sta agendo in questo modo al fine di combattere la pubblicità ingannevole e creare un livello operativo omogeneo basato sulla qualità, non sull’attrattiva delle merci, in particolare su Internet.
Le misure per conformarsi alle disposizioni comunitarie rappresentano un ulteriore miglioramento apportato dal nuovo strumento, che garantisce una migliore copertura per i lavoratori dipendenti ed eque condizioni di lavoro. Le regole comuni proteggeranno i diritti di consumatori e lavoratori e garantiranno la necessaria trasparenza e diffusione di informazioni sul ruolo dei vettori aerei comunitari.
Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. − (PL) Sono a favore del punto di vista del relatore in merito all’approvazione senza emendamenti di una posizione comune del Congresso. Penso inoltre che il regolamento rafforzi e migliori i provvedimenti legali vigenti per quanto riguarda il monitoraggio delle licenze operative, la locazione di aeromobili, lo scaglionamento del traffico e la trasparenza dei prezzi.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione di Arūnas Degutis in merito alle regole per la prestazione di servizi aerei comunitari garantirà che il prezzo visibile dei voli sia effettivamente il prezzo pagato. I prezzi finali dei voli devono includere tariffe, tasse, diritti aeroportuali e altri diritti. Questa è una proposta positiva al fine di una maggior trasparenza nel settore dell’aviazione e della protezione dei consumatori. I lavoratori dei servizi aerei incontreranno una maggiore protezione sociale grazie ai provvedimenti della relazione. Voto dunque a favore delle raccomandazioni della relazione.
James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Sono pienamente d’accordo con questa relazione, che metterà fine alla pratica sleale della pubblicità aerea ingannevole, la quale esclude tasse, diritti e un’ampia gamma di supplementi. L’attuale situazione permette alle linee aeree di presentare pubblicità ingannevoli che molto semplicemente si dimostrano false.
Il risultato è una grave mancanza di trasparenza in merito ai prezzi delle tariffe aeree, che sta falsando la concorrenza e mettendo a dura prova la capacità di scelta dei consumatori. In molti casi, le persone finiscono con il pagare molto più di quanto inizialmente previsto, dato che la tariffa pubblicizzata è di natura simile al costo finale.
La Commissione e il Parlamento hanno lavorato assieme per garantire questo cambiamento. La relazione richiede che le tariffe aeree vengano pubblicizzate chiaramente, includendo tutte le tasse e i costi extra. Il crackdown dell’Unione europea in merito a questa procedura è una grande novità per i consumatori.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Le statistiche non vengono ampiamente utilizzate solo da compagnie o istituzioni coinvolte nel settore economico. Esse giocano un ruolo essenziale nella pianificazione e controllo delle tendenze di mercato. Per questa ragione, è importante che gli indicatori utilizzati per raccogliere le statistiche siano affidabili e siano in grado di riflettere in modo adeguato la situazione reale e i cambiamenti del mercato. Gli indicatori attualmente attivi dovrebbero venire revisionati, nonché sarebbe necessario prendere in considerazione nuove aree di raccolta dati.
Il bisogno di modernizzare le nostre statistiche deriva, inoltre, dalla presenza di differenti sistemi e procedure statistiche negli Stati membri, che spesso rendono difficile la comparazione dei dati nell’intera Unione europea.
Certamente, è necessario che i cambiamenti in quest’area non aumentino l’onere di risposta delle compagnie, specialmente le piccole e medie aziende. E’ necessario che il sofisticato approccio, utilizzato nel programma finalizzato ad ammodernare le statistiche europee sulle imprese e sugli scambi, promuova la razionalizzazione, nonché la coordinazione di metodi per ottenere statistiche da diverse fonti e, cosa molto importante, le compagnie non dovranno più fornire gli stessi dati alle differenti istituzioni coinvolte nella raccolta dati.
Credo che il programma finalizzato ad ammodernare le statistiche europee sulle imprese e sugli scambi sia un ottimo passo avanti verso la riduzione dell’onere amministrativo, che aiuterà a raggiungere l’obiettivo fissato dalla Commissione europea, cioè a ridurre quell’onere al 25 per cento entro il 2012.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Approvo la relazione dell’onorevole Konrad in merito al programma per la modernizzazione dell’impresa europea e delle statistiche di commercio. La relazione mira a fornire un investimento per migliorare l’efficienza della produzione statistica, in modo che si possano soddisfare le nuove richieste, nonché ridurre gli oneri commerciali. Ho votato a favore della relazione.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) Sono a favore di questa relazione. Pile ed accumulatori che non sono conformi ai requisiti della direttiva 2006/66/CE devono essere ritirati e la loro vendita deve essere vietata. La Commissione ha deciso che le pile immesse nel mercato prima del 26 settembre 2008, le quali soddisfino i vigenti regolamenti, non dovranno essere ritirate. Penso che questa sia una soluzione ragionevole.
Il ritiro delle pile che non soddisfano i requisiti provocherà un incremento dei rifiuti. Credo che la maniera migliore e più semplice per trattare questa situazione sia applicare a queste pile ed accumulatori degli adesivi attestanti il fatto che non soddisfano i regolamenti UE.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Grazie alla relazione dell’onorevole Ouzký l’utilizzo delle due sostanze 2-(2-metosietossi) etanolo (DEGME) e 2-(2-butossietossi) etanolo (DEGBE) verrà molto ristretto e in alcuni casi sarà proibito nei prodotti commercializzati al pubblico. Le raccomandazioni della relazione sostengono la protezione dei consumatori e ho votato a favore.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) Le sostanze tossiche presenti nei prodotti usati per la pulizia, il lavaggio e la disinfestazione, nonché in vernici e solventi, possono mettere a repentaglio la salute dell’uomo, irritare le vie respiratorie, gli occhi e causare allergie.
Il limitato accesso ai mercati, che non soddisfa le vigenti norme di sicurezza, potrebbe significativamente aiutare a proteggere la nostra salute e l’ambiente. La maggior parte di questi prodotti possono essere dannosi e causare numerosi sgradevoli sintomi. Possono inoltre rivelarsi dannosi per l’ambiente al loro ingresso nell’ecosistema. Se inquineranno le risorse di acqua o terra, non è difficile prevedere quali saranno i risultati.
Limitare i livelli di MEE e BEE in vari tipi di detergenti o prodotti per la pulizia è un positivo passo avanti e per questo credo che sia necessario per l’Unione europea compiere tutti gli sforzi possibili per eliminare dalle nostre vite e dall’ambiente queste sostanze dannose.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro questa relazione perché è parte del pacchetto per la liberalizzazione del mercato del gas e appoggia l’azione intesa a completare il mercato interno il prima possibile, sebbene in generale non approvi strumenti e regolazioni proposte dalla Commissione europea.
Ci sono alcune interessanti osservazioni critiche: l’impatto delle stime sottoposte; l’incapacità in taluni momenti di osservare il principio di sussidiarietà; l’incoerente distribuzione dei poteri tra le strutture europee.
Tuttavia, la linea adottata dalla relazione si propone di facilitare l’accesso di una parte terza alle reti di trasporto del gas, cioè facilitare la privatizzazione di quanto è ora affidato al settore pubblico e porlo al servizio della strategia dei gruppi economici che vogliano entrare nel mercato.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione di Atanas Paparizov sulle condizioni di accesso alle reti di trasporto del gas faciliterà l’integrazione del mercato interno del gas dell’UE. La relazione si occupa di tematiche transfrontaliere tra gli Stati membri e aumenterà la sorveglianza regolamentare a livello europeo. E’ essenziale che il lavoro dell’UE abbia come scopo il mercato interno del gas e ho votato a favore della relazione.
José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Questa relazione è degna di un voto a favore da parte mia e di tutti i colleghi che credono che la coerenza del terzo pacchetto per l’energia dipenda da un efficace e non solo puramente superficiale regolamento del commercio relativo al gas naturale.
Approvo la volontà di creare le condizioni per incrementare l’investimento delle reti del gas. Questo permetterà un potenziale incremento della competitività nel settore.
Approvo gli sforzi mirati all’effettiva liberalizzazione dei mercati nazionali del gas e l’accesso di terzi alle reti, che aumenta il livello di trasparenza.
Per concludere, apprezzo la volontà intrinseca al documento di realizzare il desiderio dei cittadini europei di una maggiore trasparenza e di un mercato dell’energia meno monopolizzato.
Il terzo pacchetto per l’energia necessità l’approvazione della relazione e dei nostri concittadini europei.
John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. − (EN) La posizione presa riflette la mia opinione in merito all’importanza del gas naturale e della sua disponibilità al prezzo più basso possibile per i consumatori. Un gasdotto unirà la Libia e la Sicilia. Passerà in prossimità di Malta in modo che, a beneficio del mio paese, entrambe usufruiranno della conduttura o, in alternativa, sia costruito un condotto tra Sicilia e Malta, come proposto. Il mio paese non possiede un ampio mercato interno e il consumo varia annualmente tra i 16 e i 18 milioni di unità. Se l’utilizzo del gas naturale diventasse di più largo consumo, cambierebbe senza dubbio la politica energetica sia a Malta che a Gozo. Questo potrebbe accadere se il gas venisse utilizzato nella produzione dell’energia stessa. Ho ricordato circa 15 anni fa ai governi nazionalisti l’importanza di creare stazioni alimentate a gas.
Il governo non ha prestato alcuna attenzione, né infine installato in ampliamento nemmeno una piccola stazione alimentata a gas. In più, dato che a Malta le distanze sono ridotte, è possibile utilizzare il gas per la propulsione di veicoli commerciali e privati. La conversione dei veicoli a motore non è un problema. Inoltre, il gas è più economico e pulito, rispetto al petrolio o al diesel. Tuttavia, il governo e la sua agenzia, Enemalta, non hanno nemmeno considerato le infrastrutture necessarie per la sua distribuzione.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La proposta di una direttiva in merito al mercato interno del gas è parte del “terzo pacchetto per l’energia”, che completa la privatizzazione dei servizi di fornitura di gas naturale.
Questa proposta, assieme alla relazione, ha lo scopo di eliminare l’alto livello di centralizzazione che persiste in taluni paesi, al fine di completare l’immissione nel mercato dei monopoli UE, accelerando così la crescita della liberalizzazione e imponendo inoltre sanzioni agli Stati membri che ancora non si sono del tutto adeguati.
Il pacchetto presenta due punti chiave: disaggregazione della proprietà tra attività di fornitura del gas e attività di trasmissione e stoccaggio, affinché il capitale possa effettivamente utilizzare le infrastrutture pubbliche per la produzione, lo stoccaggio e la trasmissione del gas che rimane di competenza degli Stati membri. L’emancipazione delle autorità di controllo in apparenza indipendenti, allo scopo di eliminare ogni capacità da parte degli Stati membri di effettuare compensazioni nazionali e interventi statali, garantisce la totale immunità per i gruppi commerciali che avranno intenzione di derubare il settore del gas.
Questa politica UE darà gli stessi terribili risultati per i lavoratori dipendenti e la privatizzazione di altri settori energetici: prezzi in aumento e un deterioramento nella qualità dei servizi. La lotta agli interessi di monopolio per rovesciarla è l’unico modo di soddisfare i bisogni familiari delle classi popolari.
José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Questo provvedimento dimostra senza dubbio la nostra condivisa volontà di raggiungere l’obiettivo della liberalizzazione del mercato energetico. Voto quindi a favore.
Credo che la disaggregazione delle unità di produzione del gas naturale e delle reti di trasmissione sia dunque necessaria, ma non è condizione sufficiente per se.
Da ciò, l’interesse nel creare le necessarie condizioni per favorire gli investimenti transnazionali nelle infrastrutture di rete.
L’interesse nel richiedere un uguale trattamento per i paesi terzi che hanno intenzione di investire nel mercato energetico europeo.
L’interesse nel migliorare la coordinazione tra i regolatori del settore energetico nazionale.
Questo provvedimento renderà il mercato competitivo ed è dunque nell’interesse dei consumatori, i quali beneficeranno di un più robusto, libero e trasparente mercato energetico, grazie alle nuove normative.
Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Voto a favore della relazione perché renderà più facile la vita delle persone che si muovono e viaggiano attraverso gli Stati membri, senza che nessun potere venga trasferito all’UE.
Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Ho votato a favore della relazione Lambert perché è una risposta ai bisogni dei cittadini. Stiamo vivendo in un mondo globalizzato, in cui migliaia di persone lavorano in paesi diversi dal loro e abbiamo bisogno di coordinazione tra i sistemi di sicurezza sociale, a favore di tutti cittadini che esercitano il loro diritto di lavorare in altri stati, al fine di garantire e appoggiare la mobilità, diritto fondamentale nell’Unione europea.
L’Europa permette il libero movimento, ma è necessario che garantisca più diritti sociali, i quali non siano limitati entro i confini nazionali.
Con la speranza che i cittadini europei siano in grado di trarre benefici, dal punto di vista della sicurezza sociale, dei principi dell’equità e non discriminazione, appoggio l’iniziativa per facilitare la libertà di movimento dei lavoratori. E’ necessario eliminare qualsiasi ostacolo alla mobilità.
Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Voto contro questa relazione in quanto contiene delle proposte per un dettagliato regolamento a livello UE di alcune questioni, ad esempio l’erogazione del sussidio parentale svedese, che creeranno difficoltà nella valutazione caso per caso, concedendo troppo potere all’UE.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) La proposta di questo documento è di rendere migliori e più efficaci le normative UE in merito alla coordinazione dei sistemi di sicurezza dei singoli Stati membri. I regolamenti contenuti semplificheranno senza alcun dubbio la vita del cittadino UE medio, che trae beneficio dalla libertà di movimento attraverso l’Unione europea. Sia che si tratti di lavoratori dipendenti, funzionari amministrativi, studenti, pensionati o uomini d’affari, tutti saranno in grado di mantenere i loro diritti sui contributi di sicurezza sociale dopo il cambio del paese di residenza. Senza dubbio, concordo sulla necessità di porre fine agli ostacoli, tuttora presenti, al libero movimento di persone all’interno dell’UE e ritengo che questo documento sia un ulteriore passo avanti verso questa direzione.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Vorrei presentare due osservazioni sulla relazione Lambert ed il regolamento che essa modifica.
1. Nonostante le smentite del relatore, il presente regolamento assume che i cittadini di paesi terzi godano di libero movimento, libertà di stabilimento e libero accesso al mercato del lavoro all’interno dell’Unione europea; è necessario ricordare che tutto ciò, fortunatamente, non è ancora realtà. Esso stabilisce la lenta demolizione delle prerogative degli Stati membri in merito alla politica di immigrazione, cioè il loro diritto sovrano di selezionare gli stranieri ammessi nel loro territorio e controllarne l’entrata, la residenza e l’estensione dei loro diritti.
2. Sembra corretto permettere ai cittadini degli Stati membri UE di beneficiare della coordinazione dei sistemi di sicurezza sociale e assicurare che la protezione sociale che spetta loro di diritto (a causa del loro impiego e dei contributi) non è influenzata negativamente dalla mobilità “internazionale” cui sono spinti a partecipare. Tuttavia, cercare di assicurare in quest’area l’uguaglianza di trattamento tra cittadini europei e di paesi terzi, senza alcun interesse nel garantire un trattamento reciproco, è semplicemente un forte incentivo per l’immigrazione, che è già presente sottoforma dell’enorme, indiscriminata e suicida generosità dei nostri sistemi di sicurezza sociale.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La fiducia della gente nell’UE dipende in gran parte dalla loro fiducia nella stabilità sociale dell’Europa, e questa è una delle aree che ha visto i maggiori cambiamenti negli ultimi anni e decenni. In pratica, a causa del lavoro part-time e di nuove condizioni di impiego (i cosiddetti “McJob”) i dipendenti europei spesso finiscono per guadagnare poco più di alcuni disoccupati. Il lato oscuro della crescita economica senza controllo e dei continui risparmi sull’assistenza sociale è l’aumento della povertà e dell’esclusione sociale.
Nell’Unione europea, una delle zone più ricche del mondo, il 16 per cento della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà nel 2005. Come risultato dell’aumento dei prezzi di petrolio e generi alimentari, altri ancora sono scesi sotto la soglia di povertà o vivono al limite della povertà. L’UE deve dedicarsi alla lotta alla povertà tra la propria gente con urgenza, e i sistemi di previdenza sociale devono essere disponibili in primo luogo per gli europei.
Catherine Boursier (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato oggi a favore della relazione Corbett sull’emendamento dell’articolo 29 del regolamento interno al Parlamento europeo, riguardante la formazione di gruppi politici, vale a dire la necessità che i membri di un gruppo politico rappresentino minimo un quarto, anziché un quinto, degli Stati membri e che il numero minimo di membri sia 25, anziché 20. Ho agito in questo modo per varie ragioni.
In primo luogo, perché penso che questa riforma sia assolutamente necessaria per permettere alla nostra istituzione di agire in maniera più efficace e di mettere fine alla sua situazione altamente frammentaria, che consiste di regole rimaste immutate nonostante le successive estensioni e l’allargamento della nostra Assemblea sin dal 2004.
In più, ritengo che la soluzione proposta dal mio collega socialista, i cui assidui sforzi hanno permesso di raggiungere un compromesso con la maggioranza dei gruppi politici, sia molto ragionevole in confronto a quanto praticato a livello nazionale all’interno dell’Unione europea.
Inoltre, stabilite le risorse sia umane che finanziarie, rese disponibili dall’istituzione a beneficio dei gruppi politici, ritengo che una chiara rappresentatività sia sufficiente a giustificare questa modifica.
Per concludere, lo scopo consiste semplicemente nel promuovere una certa coerenza a livello europeo all’interno delle varie forze politiche; la nostra democrazia può solo rafforzarsi.
Sylwester Chruszcz (NI), per iscritto. − (PL) Questo documento è solo un altro tentativo della maggioranza di prendere il controllo a spese della minoranza. L’arroganza dei più ampi gruppi politici all’interno del Parlamento europeo ha raggiunto nuovi vertici. Il significato di questo documento consiste nell’aumento da 21 a 30 del numero minimo dei MPE richiesto per creare un gruppo politico. Gruppi minori, come per esempio il gruppo democratico indipendente, vengono seriamente minacciati da una simile condizione. Ovviamente, ho votato contro.
Andrew Duff (ALDE), per iscritto. − (EN) Il gruppo ALDE ha votato contro la riforma dell’articolo 29 per le seguenti ragioni:
– l’attuale presenza di sette gruppi non provoca alcun reale problema di efficacia;
– le opinioni della minoranza hanno lo stesso diritto della maggioranza di venire organizzate professionalmente;
– un Parlamento europeo corretto deve riflettere la più ampia divergenza di opinioni politiche che si riscontrano nell’Unione: non dobbiamo copiare esattamente l’operato dei parlamenti nazionali, il cui scopo consiste nel fornire un governo;
– far cessare l’attività dei gruppi minori potrebbe sia costringere i deputati più riluttanti ad unirsi a gruppi maggiori, sia gonfiare le fila dei non iscritti, provocando ulteriore inefficienza;
– in ogni caso, si è stabilito che la dimensione del Parlamento scenda da 785 a 751 (Lisbona) o 736 (Nizza).
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Il nostro voto contro questa relazione e il relativo mandato è coerente con la nostra idea di difesa del pluralismo, democrazia e rispetto per le diverse opinioni. Non è accettabile che questa relazione modifichi le normative e imponga più barriere per la formazione dei gruppi politici all’interno del Parlamento europeo dopo le prossime elezioni.
Fino ad oggi, è stata concessa la formazione di un gruppo politico ad un minimo di 20 MPE, provenienti da sei diversi Stati membri.
La proposta appena approvata richiede 25 MPE da sette Stati membri. Questo significa che sarà molto più difficile formare gruppi politici minori all’interno del Parlamento europeo, ulteriore ostacolo per l’affermazione di ideologie politiche che prendano le distanze dall’ideologia dominante in questa sempre più neoliberale, militarista e federalista Unione europea.
Una nota finale sul procedimento seguito dai gruppi della maggioranza, il PPE-DE e il PSE. Essi hanno inizialmente proposto un numero minimo di 30 membri per la formazione di un gruppo politico. In seguito, hanno ricattato alcuni gruppi politici minori per guadagnare il loro appoggio per una cosiddetta proposta di compromesso, quella appena approvata. Per quanto riguarda noi MPE del Partito comunista portoghese, in merito alla formazione dei gruppi politici, abbiamo mantenuto sin dall’inizio una posizione coerente contro la creazione di qualunque ulteriore barriera.
Mikel Irujo Amezaga (Verts/ALE), per iscritto. − (ES) La mia astensione in merito alla relazione, sebbene ritengo che siano certamente necessarie delle normative concrete per la creazione dei gruppi parlamentari, è motivata perché credo che il numero proposto dei membri e degli Stati membri sia troppo alto. Se lo scopo di questo Parlamento è difendere la pluralità e la diversità, è meglio per gli interessati formare un gruppo politico, piuttosto che ingrossare le fila del gruppo dei non iscritti, che diventerebbe sempre più eterogeneo ed inefficiente.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. − (FI) I gruppi maggiori hanno originariamente proposto un numero minimo di 30 membri da sette diversi Stati membri per formare un gruppo. Fortunatamente, il progetto è fallito a maggio nel voto ristretto della commissione Affari costituzionali, quando la votazione fu di 15 a 14.
Ho inoltre votato contro gli emendamenti proposti, perché spesso, nel momento di prendere le decisioni, i gruppi minori vengono relegati ad una posizione secondaria. E’ sbagliato che una divergenza di punti di vista debba venire ristretta o che il funzionamento dei gruppi minori debba diventare più difficile che in precedenza.
Questo è strano anche alla luce del fatto che le maggiori differenze di opinione si riscontrano spesso all’interno dei gruppi. Il gruppo più esteso, i conservatori, si è diviso su molte questioni in due o perfino tre sottogruppi.
Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I MPE conservatori hanno votato contro entrambi gli emendamenti proposti dall’onorevole Corbett al fine di alzare la soglia minima per la formazione di gruppi politici all’interno del Parlamento europeo. L’accordo tra un’azione efficace del Parlamento e il bisogno di riconoscere la pluralità di voci e opinioni all’interno del Parlamento stesso, deve essere raggiunto con cautela. Potrebbe venire raggiunto in maniera migliore mantenendo come ora le soglie minime per la costituzione dei gruppi. Sebbene ammettiamo che ci sia un buon motivo per aumentare il numero dei membri, qualsiasi incremento in questo senso sfavorirebbe ingiustamente i gruppi minori e le delegazioni. Pertanto, vista la relazione dell’onorevole Corbett, la commissione Affari costituzionali non raccomanda nessuna modifica in merito alle soglie minime stabilite nell’articolo 29.
I MPE conservatori, tuttavia, hanno votato a favore di un emendamento, in origine presentato dall’onorevole Kirkhope, approvato dalla commissione Affari costituzionali. Questo emendamento fornisce un approccio più concreto e razionale nell’eventualità che un gruppo politico scenda sotto la soglia minima richiesta.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Approvo la relazione di Richard Corbett che modifica le regole di procedura in merito alla formazione dei gruppi politici. Con 27 Stati membri, le normative UE in questione devono essere aggiornate. Il Parlamento europeo non può giustificare l’utilizzo di milioni di euro dei contribuenti per finanziare organizzazioni di partito, specialmente fascisti, che si riuniscono esclusivamente per un profitto economico.
Il Parlamento europeo possiede una soglia minima più bassa di qualsiasi altro parlamento, per quanto riguarda la costituzione di gruppi. Nessun gruppo già costituito è minacciato, né la modifica al provvedimento consiste in un tentativo di stroncare gli euroscettici, che sono più numerosi della nuova soglia minima. In conseguenza, ho votato a favore della relazione dell’onorevole Corbett.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) I due gruppi più numerosi preferiscono di gran lunga un sistema a due partiti. La caratteristica principale di questo sistema è la condivisione tra i due partiti di un interesse comune, cioè che il secondo, terzo o quarto partito non siano in grado di partecipare al processo decisionale politico e rimangano così del tutto irrilevanti per l’elettorato. Solo i gruppi maggiori contano; proteste e alternative devono venire messe da parte. Se, in via eccezionale, qualcun’altro progettasse di entrare in parlamento, idealmente sarebbe dato loro il posto meno attraente possibile, come fossero persone con diritti limitati.
Alcuni membri di quest’Aula non appartengono a nessun gruppo. Questo solitamente è il risultato della pressione altrui. La stessa pressione obbliga gli altri membri a prender parte di un gruppo i cui punti di vista non sono del tutto condivisi. Per motivi di interesse personale, alcuni gruppi ammettono membri anche quando si rendono conto che questi si allontanano dalla linea politica di partito. La ragione consiste nel fatto che non si può costituire un gruppo se non sono presenti almeno 20 membri circa con simili idee politiche. Se tutte le sfumature di opinioni devono essere rappresentate democraticamente, la cosa migliore sarebbe abolire quel numero minimo, anziché rialzarlo fino a 25 o 30 e introdurre regole severe contro i dissidenti. In merito a questo, sono del tutto contrario.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) A mio avviso, non c’è alcuna ragione plausibile per aumentare il numero minimo dei MPE richiesto per la creazione di un gruppo politico. A un più accurato esame, le argomentazioni avanzate dal relatore sono illegittime, in particolare per quanto riguarda le soglie minime più alte per la formazione di un gruppo politico nei vari parlamenti degli Stati membri. Se fosse necessario effettuare un confronto imparziale con il Parlamento europeo, l’equazione includerebbe solo i membri direttamente eletti nelle camere. Le seconde camere includono i delegati degli stati federali o regioni e, per questo motivo, non sono comparabili. Il valore medio in merito alla formazione di gruppi politici, utilizzato dai parlamenti nazionali eletti direttamente, è virtualmente uguale alla soglia in uso al Parlamento europeo.
In ogni caso, questo provvedimento per incrementare il valore soglia in merito alla formazione di gruppi politici è evidentemente guidato da un programma differente. Nella Commissione, per esempio, il relatore si riferisce alla creazione del gruppo Identità, Tradizione, Sovranità (ITS) come ad una sfortunata circostanza e sottolinea il bisogno di prevenire qualsiasi futura ripetizione. A causa di questo attacco alla democrazia e libertà di espressione e all’uguaglianza dei MPE, che è conservata nel trattato e nelle regole di procedure del Parlamento europeo, ho naturalmente votato contro questa relazione.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione, in forma approvata, integra le inaccettabili regole di procedura del Parlamento europeo, che mirano a controllare e soffocare i poteri di coloro i quali non aderiscono pienamente all’UE. Questa è una decisione nuova, antidemocratica e autoritaria, che ostacola ulteriormente la creazione di gruppi politici. L’obiettivo politico è ovvio: desiderano escludere le forze radicali, specialmente i comunisti, mettere a tacere tutte le voci contrarie e ogni forma di espressione che modifichi l’UE e le sue politiche.
Questa azione antidemocratica è stata accompagnata da un supposto tributo politico da parte della coalizione del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani), dei Democratici europei e del gruppo socialista al Parlamento europeo, per spingere altre forze ad accettare questo incremento, minacciando che, se non avessero ceduto, avrebbero votato in favore di una proposta per un aumento persino maggiore nel numero dei MPE richiesti, fino ad un massimo di 30. L’andamento della votazione dimostra come questa partita sia stata stabilita dalle forze di una strada europea a senso unico, come alibi per le loro decisioni antidemocratiche.
Il Nea Demokratia e i MPE del gruppo PASOK e Synaspismos hanno votato a favore di questo disprezzabile emendamento e della decisione finale nella sua globalità, dando prova, sui punti chiave, di come le forze di una strada europea a senso unico condividano un percorso comune.
Noi, MPE del partito comunista greco, abbiamo votato contro l’aumento nel numero, fino a 25, contro la relazione nella sua totalità, denunciando così congiure antidemocratiche e giochi politici.
José Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Non è mai un’azione positiva per nessun parlamento creare eccessive restrizioni e ostacoli alla formazione di gruppi politici. In aggiunta alla possibilità che venga considerato una violazione dei diritti fondamentali, l’effetto di queste modifiche è spesso l’esatto opposto dell’intenzione dei sostenitori. Questa è dunque una riforma negativa.
Il Parlamento europeo deve dichiararsi come punto essenziale di riferimento democratico, sia nell’Unione europea che nel mondo. Non raggiungerà questo scopo se non riuscirà a mantenere una posizione esemplare. Non concordo sul fatto che questa sia la giusta direzione da prendere.
Ancora e più di tutto, l’Europa ha bisogno di mantenere continuamente la fiducia dei cittadini nelle sue istituzioni. Tutti gli europei devono sentirsi rappresentati, indipendentemente dalle loro posizioni politiche. Voto contro.
Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (SV) Mi sono opposto a tutti i tentativi di ridurre la democrazia e la diversità di opinione in Parlamento, attraverso certe misure come, per esempio, la modifica nel numero dei membri e degli Stati membri aventi diritto alla formazione di gruppi politici. Nonostante questo punto di vista, ho votato a favore dell’emendamento della relazione Corbett. La ragione è concreta: era l’unica maniera di votare al fine di non mettere a repentaglio una decisione che, da un punto di vista democratico, sarebbe risultata persino peggiore e avrebbe reso più difficile la creazione di un gruppo politico.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Oggi il Parlamento europeo ha approvato un emendamento delle regole di procedura, il cui risultato sarà la modifica delle linee guida per la formazione di gruppi politici. In seguito alle elezioni di giugno 2009, i gruppi politici del Parlamento europeo dovranno essere formati da almeno 25 membri rappresentanti un minimo di 7 Stati membri.
Vorrei dare pieno appoggio a questo incremento della soglia minima per la creazione di gruppi politici al Parlamento europeo, dato che questo aiuterà ad evitare eccessive divisioni parlamentari e renderà più efficace il lavoro del Parlamento stesso. Sia la coesione che l’efficacia del Parlamento hanno sofferto a causa di un numero eccessivo di gruppi minori presenti nell’Aula. Per rafforzare la democrazia, tuttavia, i gruppi politici minori devono essere protetti dalle temporanee riduzioni nel numero dei membri, se scendono al di sotto della soglia stabilita.
Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Abbiamo votato a favore della relazione, poiché è di massima importanza una migliore cooperazione e chiarezza tra le corti e i giudici nazionali e la Corte di giustizia CE, per garantire il buon funzionamento del sistema legale europeo. Esso deve essere reso più trasparente e le sue applicazioni devono migliorarsi attraverso un miglior allenamento, attrezzature per l’utilizzo della rete e lo scambio di informazioni. Tuttavia, consideriamo che la discussione ai paragrafi 26 e 27, riguardante la giurisdizione della Corte di giustizia CE in certe aree, sia materia del trattato, sulla quale il Parlamento europeo ha già affermato la sua opinione.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro questa relazione a causa dell’inaccettabile pressione che creerà sugli Stati membri, inclusi i nostri giudici nazionali, che sono la pietra angolare del sistema giudiziario in ogni paese sovrano.
Questa relazione chiarifica cosa si era inteso con la cosiddetta costituzione europea e il defunto Trattato di Lisbona, che cerca di far rivivere in maniera veramente antidemocratica. La relazione stessa afferma il proposito di stabilire un singolo ordinamento giuridico europeo. Per riuscirci, è necessario “coinvolgere più attivamente i giudici nazionali e accordare loro maggior responsabilità per la realizzazione delle norme comunitarie ”.
I giudici nazionali giocano un ruolo essenziale come garanti delle regole legislative, incluse le norme comunitarie. Tuttavia, il principio di sussidiarietà e le materie costituzionali in ciascun Stato membro non possono venire chiamate in causa in nome della “supremazia del diritto comunitario, di un effetto diretto, della coerenza sotto il profilo dell’interpretazione e l’obbligo degli stati di risarcire i danni per violazione delle norme comunitarie”, come stabilito dalla Commissione e dalla maggioranza del Parlamento europeo. E’ inaccettabile continuare con questa pressione, ora che il trattato è stato respinto.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Questa relazione è pienamente schietta. Proprio dal paragrafo 1, stabilisce i suoi obiettivi: la formazione di un singolo ordinamento giuridico europeo.
In verità, questa relazione, un autentico pamphlet a favore delle normative comunitarie, cerca di coinvolgere più attivamente i giudici nazionali e di accordare loro maggior responsabilità per la realizzazione delle norme comunitarie. In conseguenza, viene proposto che la legislazione comunitaria e le relative norme siano integrate da codici nazionali il prima possibile.
La relazione promuove l’idea di fusione tra i sistemi giuridici nazionali e comunitari, senza sollevare in nessun caso la questione degli eccessivi standard comunitari, le loro espressioni confuse e la frequente mancanza di coerenza.
Questo passo verso la semplificazione e codificazione della legislazione comunitaria è certamente un fatto positivo. Lo stesso si dica dell’adozione di regolamenti per garantire certezza giuridica; sto pensando in particolare a quelli riguardanti l’armonizzazione delle regole che governano i conflitti giuridici. Tuttavia, le norme della Corte di giustizia spesso dimostrano di essere pericolose per il rafforzamento delle normative nazionali, soggette ai principi vincolanti e i dogmi della Corte, sebbene siano chiaramente contrari alle migliori tradizioni giuridiche consolidate degli Stati membri.
– Proposta di risoluzione: controversie Airbus/Boeing (B6-0334/2008)
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) “Amici, amici, a parte gli affari...”
Mi riferisco ad un’altra contraddizione tra l’UE e gli Stati Uniti, in questo caso sul fronte dell’industria aerea, nel cui ambito, nonostante la convenzione del 1992 sugli aiuti pubblici, ogni parte prova a difendere i propri interessi, perché questo è il modus operandi della competizione capitalista.
Il Parlamento europeo si lamenta del fatto che “l’UE ha costantemente aderito allo spirito e alla lettera della convenzione del 1992 e ha regolarmente fornito una documentata prova della conformità” mentre “gli Stati Uniti hanno largamente ignorato i loro obblighi”, “unilateralmente hanno avuto l’intenzione di ritirarsi” dalla convenzione e hanno avviato “un procedimento dinanzi all’OMC contro l’UE, citando i finanziamenti europei rimborsabili, osservanti pienamente la convenzione del 1992, simile a quella che beneficia Boeing”.
Al tempo stesso, dovendo affrontare gli “attacchi amari” di Boeing e del Congresso americano, contro gli appalti attribuiti al Northrop Grumman Corporation EADS per il programma di ricapitalizzazione delle aerocisterne delle forze aeree americane, il Parlamento europeo cerca di gettare acqua sul fuoco, facendo notare il bisogno di “arrivare ad un concreto equilibrio tra il sostegno civile europeo e il progetto militare-industriale americano”.
Sembra che non tutti i paesi concedano il diritto di sovranità e “libero commercio”...
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Voterò a favore di questa relazione non perché io prenda parte alle controversie dell’OMC o abbia una paranoia per gli Stati Uniti, bensì perché non ne posso più di tutte le attività protezionistiche degli Stati Uniti che continuano da molti anni, in particolare nel settore dell’aviazione civile.
Gli americani hanno perfezionato l’arte di brontolare e lamentarsi degli altri paesi e della loro mancanza di libero commercio, quando essi stessi hanno adottato delle misure che permettono alle fallite compagnie aeree di continuare il loro commercio e hanno presumibilmente stanziato milioni di dollari in aiuto di Boeing.
La Commissione per il commercio internazionale appoggia l’UE nel suo procedimento contro gli Stati Uniti all’OMC.
Quello a cui tutti dovremmo mirare è un’aperta e leale competizione tra i produttori di aeromobili, con la libertà per le compagnie aeree di scegliere l’aereo che soddisfi al meglio i loro bisogni e al miglior prezzo.
Il motto ufficiale degli Stati Uniti è “Confidiamo in Dio”. Forse dovrebbe cambiare in “Non fate come faccio io. Fate come dico io”.
Göran Färm (PSE), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a favore della relazione dell’onorevole Buzek sul Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche.
Abbiamo una visione positiva dei sistemi di cattura e immagazzinamento di CO2, ma ci domandiamo se sia necessario appoggiare questioni come la conversione del carbone in gas per l’ulteriore sviluppo di quella tecnologia. Apprezziamo inoltre la ricerca e lo sviluppo di nuove risorse energetiche a basso livello di emissioni di CO2 o addirittura pari a zero.
Siamo a favore del cofinanziamento dell’Unione per questa ricerca, ma non penso si possa pregiudicare la formazione del bilancio invitando a questo punto la Commissione a mettere da parte somme particolari. Abbiamo dunque preferito astenerci su questi due punti.
Marian Harkin (ALDE), per iscritto– − (EN) Voto contro la seconda parte del paragrafo 26 perché non appoggio il nucleare come una delle iniziative prioritarie. Tuttavia, voterò a favore della relazione, perché il suo obiettivo è di accelerare l’innovazione delle tecnologie europee all’avanguardia a basso tenore di carbonio. E’ essenziale che l’Europa mantenga un piano di ricerche energetiche per favorire la sua ambiziosa politica energetica e conseguire i suoi obiettivi in relazione ai cambiamenti climatici.
Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto– − (PL) Condivido i punti di vista dell’onorevole Buzek per quanto riguarda l’introduzione delle nuove tecnologie di produzione energetica, alla luce dei cambiamenti che l’Unione europea sta affrontando, cioè la protezione ambientale, garantire la sicurezza delle risorse energetiche e mantenere un alto livello di competitività dell’Unione europea.
Condivido inoltre l’opinione del relatore in merito alle risorse insufficienti assegnate alle nuove tecnologie di produzione energetica nell’attuale piano finanziario dell’Unione europea. Dobbiamo ricordare che è necessario raggiungere il successo in questo campo attraverso una partnership tra il settore pubblico e quello privato.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Come impariamo a nostre spese, l’intenzione dell’UE di incrementare rapidamente la percentuale di utilizzo del biocarburante ha avuto ripercussioni negative. Le monocolture, il taglio delle foreste pluviali e la concorrenza di alimenti e mangimi, che ha contribuito ad allargare la crisi alimentare attuale, hanno apparentemente spinto i ministri dell’UE a riflettere e hanno assestato un colpo al loro obiettivo di alzare al 10 per cento entro il 2020 le quote di fonti energetiche rinnovabili nella produzione del carburante.
Sebbene dovremmo felicitarci del fatto che il biocarburante non venga più prodotto dai mangimi e della volontà generale di attendere una seconda generazione di biocarburanti, ad esempio quelli ottenuti dai materiali di scarto, questo non deve portare in nessun caso ad una diminuzione degli sforzi dell’UE nel settore delle energie rinnovabili. Tutti i miliardi spesi nel settore dell’energia nucleare, con tutti i problemi annessi, devono essere investiti nelle energie rinnovabili.
– Mozione per una risoluzione (B6-0304/2008) – I fondi sovrani
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) I fondi sovrani, questi fondi pubblici investiti in tutto il mondo, sono positivi o negativi? Abbastanza positivi, se dobbiamo credere in questa risoluzione. Tuttavia, è vero che un’Europa economicamente inattiva, in considerazione delle sue stesse politiche economiche e monetarie, non può permettersi di abbandonare il potenziale investimento di migliaia di miliardi di euro che essi rappresentano.
E’ vero che, per il momento, i fondi sovrani non interferiscono con il mercato finanziario (sono persino venuti in aiuto del sistema bancario americano) e dovrebbero avere una tendenza verso un investimento più a lungo termine. Tuttavia, potrebbero cambiare. Siamo tutti consapevoli dell’opacità della maggior parte di questi fondi in merito alla gamma delle loro risorse, alla distribuzione delle loro attività, ai loro organi di governo e alle strategie d’investimento, che spaziano dall’investimento etico alla ricerca di rendimenti elevati, di posizioni di controllo e forse la potenzialità di causare gravi danni in futuro. Gli stati che possiedono questi fondi non sono tutti amici dell’Europa, lungi da ciò. Uno di essi ha già suscitato la minaccia di un’“arma nucleare finanziaria”.
Tuttavia, ci asterremo anziché votare in merito perché, sebbene la questione appoggi il libero movimento del capitale su scala mondiale, essa fa appello in maniera prudente al monitoraggio e alla protezione contro questi fondi.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Questa risoluzione riguarda un’importante questione. I fondi sovrani stanno giocando un ruolo sempre più importante nel commercio internazionale e nel settore degli investimenti. Alcuni sono positivi, ma non è sempre così, in quanto le irresponsabili amministrazioni prendono decisioni che massimizzano i profitti a breve termine a spese di paesi, comunità e famiglie. Dobbiamo pensare ad incrementare la trasparenza e la responsabilità in merito a queste risorse, che spesso superano quelle disponibili negli Stati nazionali.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. − (FI) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Rack in merito ad una nuova cultura della mobilità urbana, in favore della quale abbiamo votato, è una parte importante del nuovo approccio globale del pacchetto della commissione sull’energia e il clima: possono essere raggiunte riduzioni significative in Europa utilizzando una razionale ed efficace progettazione comunitaria per la mobilità.
Bisogna tuttavia ricordare che gli Stati membri si differenziano per le collocazioni geografiche e le condizioni di vita. E’ precisamente per questa ragione che ho votato a favore dei due emendamenti del nostro gruppo. Vengo da un paese caratterizzato da lunghe distanze e relativamente piccole città. A questo riguardo, è abbastanza chiaro che le opportunità di ridurre l’uso privato degli autoveicoli sono significativamente più deboli, per esempio al nord, nelle comunità urbane scarsamente popolate della Finlandia, piuttosto che nelle aree densamente popolate dell’Europa centrale.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato per la relazione di Reinhard Rack in merito a una nuova cultura della mobilità urbana. Il progetto di relazione nel Libro verde è un essenziale contributo alla materia dello sviluppo urbano. Lo sviluppo economico di una città e la sua accessibilità dipendono da una migliore mobilità, ma quest’ultima non deve essere raggiunta a spese del benessere dei cittadini o dell’ambiente.
Per questa ragione, è necessario che la relazione dia più peso a fattori sociali e politica occupazionale. Deve inoltre essere ben radicato nelle coscienze che la diversità degli Stati membri non permetterà una soluzione europea uniforme e che la rigida aderenza al principio di sussidiarietà deve continuare perciò a prevalere. Credo anche che, nei paesi dove la liberalizzazione ha già avuto luogo, il suo impatto sull’occupazione vada accertato. In più, richiedo un sistema di certificazione per l’installazione a posteriori di particolari filtri alle auto, ai veicoli commerciali e ai fuoristrada.
Mentre il Libro verde mette in luce la maggior parte dei problemi che colpiscono la mobilità urbana al giorno d’oggi e presenta inoltre alcune nuove e innovative idee per risolverli, è nettamente inferiore nel coprire tutti gli aspetti essenziali e questo può essere il solo punto di partenza per la discussione di questa materia.
Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. − (PL) La più importante questione sollevata dal relatore è il delineamento di aree in cui è necessario che l’Unione europea partecipi, per quanto riguarda la mobilità urbana.
Il relatore ha ragione a sottolineare che esistono problemi del genere nell’Unione europea, nel settore della mobilità urbana, ma non è impossibile sviluppare un metodo uniforme per affrontarli. A questo punto, le considerazioni del relatore, riguardanti le città in grado di scegliere un metodo per raggiungere gli obiettivi prefissati, sono razionali e vorrei esprimere il mio appoggio in merito.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) Le città sono densamente popolate, con pochi spazi aperti e molto traffico, che percorre relativamente brevi distanze. Essendo lo spazio difficile da trovare, non c’è semplicemente nessuna possibilità per il traffico dei veicoli pesanti, l’eccessivo rumore e l’aria inquinata sono ulteriori ragioni per provare a ridurre il numero di automobili nelle nostre città, il prima possibile. Certamente le città devono essere accessibili per vigili del fuoco, polizia, ambulanze, furgoncini per traslochi e veicoli delle persone disabili, ma gli insufficienti spazi aperti devono essere mantenuti in primo luogo per l’utilizzo da parte di pedoni, ciclisti, tram, campi da gioco per bambini, giardini e parchi. Solo allora la città sarà un luogo dove si possa vivere.
Il testo votato oggi non effettua questa chiara scelta, ma semplicemente cerca di riconciliare idee e interessi opposti. Sfortunatamente, l’UE non ha competenza in questo settore. Tutto ciò che l’UE può fare è aiutare a promuovere la migliore procedura, ottima pratica sulla quale è stata costruita e sviluppata. Miglioramenti di questo tipo non sono importanti solo per la città che li ha già compiuti, ma anche come esempio per le altre. Gli esempi includono il sistema di pedaggio in centro a Londra, le nuove reti tranviarie a Strasburgo e Bordeaux o il centro città di Groningen, ormai da lungo tempo zona a traffico limitato. Sfortunatamente, l’UE non contribuirà quasi per nulla a questa relazione.
Gabriele Stauner (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Ho votato contro questa relazione, perché l’UE non è responsabile di questo settore. Quando il Parlamento prende l’iniziativa di redigere relazioni su materie che non sono di regolare competenza dell’UE, non compie nulla per la certezza giuridica né avvicina l’Europa alle persone.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Abbiamo votato a favore della relazione di Olle Schmidt sulla relazione annuale della BCE. Vogliamo tuttavia sottolineare, in riferimento alla motivazione che discute il bisogno di introdurre l’euro in Svezia, che rispettiamo il risultato del referendum svedese del 2003, con il quale si è deciso che gli svedesi avrebbero mantenuto la corona come moneta circolante.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro questa relazione perché riafferma l’appoggio per il lavoro della Banca centrale europea, non fa alcuna critica in merito ai successivi aumenti del tasso di base, sebbene abbia già raggiunto il 4,25 per cento, valore più alto rispetto al tasso di base della United States Federal Reserve.
Inoltre, la relazione ignora il fatto che le attività della banca stanno danneggiando i lavoratori, la popolazione in generale e le micro, piccole e medie imprese. Essa è unicamente al servizio degli obiettivi dei gruppi economici maggiori e del capitale finanziario, anche quando questi provocano danni alle più fragili e dipendenti economie, come ad esempio quella del Portogallo.
Ad esempio, in Portogallo, dove il livello del debito ha toccato il 114 per cento del PIL, in relazione alla maggiore valutazione dell’euro, è un altro contributo per la rovina delle piccole e medie imprese, peggiora il deficit nell’equilibrio del commercio e aumenta la dipendenza dei paesi. Sarà molto più difficile trattare argomenti quali la disoccupazione, la casualizzazione, i bassi salari e il generale aumento dei prezzi, considerando che il debito delle famiglie portoghesi ha toccato al momento il 129 per cento del loro reddito disponibile.
Noi, pertanto, riaffermiamo la necessità di rompere con questa politica di destra nazionale e la falsa indipendenza della BCE, che serve solo a nascondere il fatto che è al servizio di grandi capitali.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La relazione di Schmidt è l’annuale congratulazione data dal Parlamento alla Banca centrale europea per la sua benevolenza.
Come al solito sembra mancare il punto centrale: la temuta contrazione del margine che sta schiacciando il potere di acquisto degli europei e per il quale la BCE e l’Unione europea sono in parte da biasimare. Nessuno crede che le cifre ufficiali dell’inflazione (3 per cento per il 2008, secondo la relazione), che sono semplici indici compositi, riflettano la realtà dell’aumento del costo della vita per i cittadini, soprattutto per materie prime, energia e abitazione. Tutti ricordiamo le affermazioni delle autorità della BCE che mettevano in allerta dagli effetti sull’inflazione degli aumenti degli stipendi, come se i salari di quegli stessi europei non fossero soggetti alla costante pressione verso il basso a causa della ingiusta competizione globale e della politica dell’immigrazione promossa dall’Unione europea.
Rispetto al tasso di cambio dell’euro tanto sopravvalutato, è vero che ci sta risparmiando il peggio rispetto all’aumento dei prezzi del petrolio. Però sta minacciando la competitività di molte industrie che sono tentate di trasferirsi, come ha fatto Airbus, nell’area del dollaro.
Non possiamo quindi sostenere questo mutuo scambiarsi di pacche sulla spalla.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Nella sua relazione sulla relazione annuale della BCE, il relatore ha posto l’accento sulle sfide rivolte alla banca. C’è stata molta informazione preoccupante per le economie europee negli ultimi mesi; e purtroppo la situazione è peggiore del 2007. La crisi dei mercati finanziari e l’improvviso aumento del prezzo del petrolio e dei generi alimentari stanno rallentando la crescita economica e aumentando l’inflazione, e vi sono preoccupazioni sull’aumento della disoccupazione. La BCE sarà una delle prime istituzioni a doversi occupare di queste sfide.
Gli interventi dell’agosto 2007 hanno fornito liquidità ai mercati finanziari ma non hanno risolto il problema. C’è anche un aumento del numero dei paesi che adottano la moneta comune. La Slovacchia sarà il primo paese dell’Europa centro-orientale a fare questo passo. Tuttavia la Slovacchia non sarà affatto l’ultimo paese. L’entrata nell’area euro da parte degli altri nuovi Stati membri sembra essere solo una questione di tempo. L’esperienza della Slovacchia a questo proposito verrà certamente osservata da vicino dai paesi della regione che stanno pensando anch’essi di adottare la moneta unica.
Il relatore nota giustamente che livelli diversi di crescita economica, diversi indicatori di crescita o livelli differenti di maturità delle economie UE potrebbero creare dei problemi per il processo decisionale della BCE. Per questo motivo ritengo che la proposta di intraprendere un’analisi delle possibilità riguardo le modifiche al processo decisionale sia importante. Un’analisi del genere dovrebbe comprendere non solo i membri presenti dell’area euro, ma anche i membri futuri e potenziali.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Approvo la relazione di Olle Schmidt sulla relazione annuale della BCE. Concordo con il relatore in merito all’appello fatto affinché la BCE continui a migliorare la sua cooperazione con le altre banche centrali e le istituzioni più rilevanti. In realtà, vorrei anche ricordare la raccomandazione dell’onorevole Schmidt, che ribadisce come sia necessario agire con cautela in merito ai rialzi del tasso di interesse, in modo da non danneggiare la crescita economica. Ho votato a favore della valutazione del relatore.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La risoluzione per la quale noi, MPE del partito comunista greco, abbiamo votato contro tenta di attuare provocatoriamente il piano EMU con attuazione decennale e l’istituzione dell’euro come gran “successo”, mentre i lavoratori e i settori meno ricchi della classe operaia della società nei paesi dell’UE, inclusa la Grecia, stanno pagando le tremende conseguenze, come ad esempio prezzi alti, il blocco di salari e pensioni, disoccupazione, tassazione eccessiva per i lavoratori dipendenti e povertà per i lavoratori in proprio, la soppressione dell’impiego e dei diritti sociali e democratici. Qualsiasi “successo” raggiunto si lega unicamente ai profitti, anche extra, dei plutocrati europei e va totalmente contro gli interessi dei lavoratori e della gente. La Banca centrale europea, come semplice strumento del capitale europeo, è chiamata a giocare un ruolo più attivo ed efficace in quella direzione, attraverso misure antipopolari, come gli aumenti del tasso di interesse e così via.
Tuttavia, le note e i progetti di risoluzione della “turbolenza” monetaria e gli argomenti di “coesione” dell’UE che rimangono e, di fatto, sono diventati molto più diffusi, confermano la nostra posizione in merito alle continuate e inevitabili crisi del sistema capitalista e della sua crescita sproporzionata, così come il bisogno di abbatterlo e rimpiazzarlo con un sistema economico popolare che dia potere alle persone, nonché la necessità di spezzare i legami con l’UE imperialista. Nell’UE non può esserci un cammino verso la crescita che dia precedenza alla gente comune.