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Procedura : 2008/2608(RSP)
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Testi presentati :

B6-0347/2008

Discussioni :

PV 09/07/2008 - 16
CRE 09/07/2008 - 16

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PV 10/07/2008 - 5.7
CRE 10/07/2008 - 5.7
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P6_TA(2008)0364

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 9 luglio 2008 - Strasburgo Edizione GU

16. Situazione in Zimbabwe (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la dichiarazione del Consiglio e della Commissione sulla situazione nello Zimbabwe.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, in occasione delle elezioni presidenziali tenutesi di recente nello Zimbabwe, Robert Mugabe è stato rieletto presidente del paese per altri 5 anni. Il secondo turno di votazioni si è svolto dopo il ritiro dell’unico altro candidato, Morgan Tsvangirai, il che ha permesso al signor Mugabe di accaparrarsi l’85 per cento dei voti. Queste elezioni sono state giudicate una presa in giro della democrazia da parte di molti capi di Stato, anche africani, e da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, che le considera illegittime.

Appena prestato giuramento, Mugabe si è immediatamente recato a Sharm el-Sheikh in occasione del vertice dell’Unione africana tenutosi il 30 giugno e il 1° luglio di quest’anno. Nel corso del vertice, la Nigeria ha sollevato un’accesa discussione in merito alle elezioni. E’ stata adottata una risoluzione, che esprimeva grande preoccupazione per la situazione in Zimbabwe, per la violenza e le uccisioni, sottolineando i resoconti critici redatti dagli osservatori elettorali della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Southern African Development Community – SADC), dell’Unione africana e del Parlamento panafricano.

La risoluzione, inoltre, esorta Mugabe e Tsvangirai a intraprendere un dialogo nell’interesse del popolo dello Zimbabwe, a instaurare un governo di unità nazionale, e a sostenere la missione di mediazione del SADC.

Di fronte a questi sviluppi, la comunità internazionale si sta mobilitando. Gli Stati Uniti hanno presentato una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’ONU chiedendo l’applicazione di sanzioni contro lo Zimbabwe – embargo, congelamento dei beni e divieto di viaggiare – allegando una lista di persone da sanzionare, tra cui Mugabe e altri politici, la maggior parte dei quali figurava già nella lista europea di sanzioni adottata nel 2002.

Anche il Canada ha potenziato le misure già intraprese e il Consiglio europeo del 20 giugno si è dichiarato disponibile ad adottare ulteriori iniziative, che verranno appositamente esaminate con il Commissario Michel il 22 luglio. La Presidenza dell’Unione europea ha fortemente condannato il secondo turno delle votazioni in quanto negazione della democrazia, subito dopo che esse hanno avuto luogo, vale a dire il 29 giugno. La Presidenza ha poi sottolineato, in una nuova dichiarazione del 4 luglio a nome dell’Unione europea, che non avrebbe accettato il fait accompli emerso dal fasullo ballottaggio del 27 giugno, intravedendo, come unica soluzione possibile, una formula di transizione sulla base dei risultati del primo turno delle elezioni.

E’ importante che anche l’Africa abbia espresso la sua inquietudine di fronte a una crisi di portata regionale, e che gli sforzi dell’Unione africana, in particolare, e del SADC vengano sostenuti. E’ necessario assicurarsi il rispetto dei i principi sanciti dalla Carta dei diritti dell’uomo e dei popoli dell’Unione africana. Sarebbe auspicabile che l’Unione africana e le Nazioni Unite venissero coinvolte in questo orientamento, in previsione di integrare la visione regionale del SADC con una prospettiva africana e internazionale.

Nella risoluzione l’Unione africana ha anche esortato gli stati o le parti coinvolte a non intraprendere azioni in grado di compromettere il clima di dialogo, segnale indirizzato soprattutto all’Unione europea. Ciononostante, l’UE non mancherà di ampliare la lista dei responsabili di violenze cui verranno indirizzate sanzioni mirate, quali il rifiuto del visto o il congelamento dei beni. L’UE deve anche riuscire a ottenere una limitazione delle esenzioni previste al divieto di visto e l’applicazione di sanzioni nuove, soprattutto economiche. Naturalmente, tutte queste iniziative di rappresaglia dipenderanno dai progressi dei negoziati.

I negoziati cominceranno il prima possibile, e credo che il Commissario lo confermerà, anche se l’esito è ancora incerto. A nostro avviso, dovranno rigorosamente basarsi sui risultati del primo turno di votazioni del 29 marzo, che è l’espressione più veritiera della volontà del popolo dello Zimbabwe, a differenza del secondo turno, che si è rivelato la negazione della democrazia. Come affermato dal candidato dell’opposizione Mugabe, una qualche forma di coalizione può costituire una misura temporanea in vista di nuove elezioni, libere, democratiche e trasparenti.

Infine vorrei ricordare che, nel loro ultimo vertice appena concluso, i membri del G8 hanno preso in considerazione ulteriori provvedimenti finanziari atti a colpire i responsabili delle violenze verificatesi durante le ultime elezioni. Siamo arrivati a questo punto e dobbiamo continuare a esercitare questa stessa pressione, allo scopo di metter la parola fine a quest’inaccettabile violazione della legge.

 
  
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  Louis Michel, Membro della Commissione. (FR) Signor Presidente, signor ministro, onorevoli deputati, sono molto contento di poter condividere oggi, in questo scambio di opinioni, le prospettive future e le considerazioni sul ruolo che potremmo giocare nel trovare una soluzione alla crisi: una soluzione che venga accettata da tutti i principali attori politici, e soprattutto una soluzione duratura che apra una nuova epoca di prosperità per un paese e un popolo che ne hanno così bisogno.

Poco prima che questa sessione cominciasse, ho avuto modo di parlare con il Presidente Ping, della commissione per l’Unione africana, e circa mezzora fa ho avuto una discussione piuttosto lunga con il leader dell’opposizione Tsvangirai. E’ per questo che ho delle novità, ovviamente non ancora confermate in via definitiva, ma finalmente posso forse fornirvi informazioni più dettagliate e aggiornate.

Anzitutto, naturalmente, vorrei condividere con voi la mia profonda preoccupazione per la situazione. Mi è dispiaciuto molto, come ho pubblicamente detto prima e dopo le votazioni, che il secondo turno delle elezioni presidenziali abbia avuto luogo, come ha ricordato il ministro, a dispetto dei numerosi appelli di posticiparle lanciati dalla comunità internazionale, tra cui, fra l’altro, i partner africani dello Zimbabwe. L’atmosfera di estrema violenza politica e di intimidazione sistematica ha contaminato le elezioni privandole di ogni legittimità e credibilità.

Ho ripetuto pubblicamente, così come ha fatto la Presidenza dell’Unione europea, che, viste e considerate le condizioni in cui si è svolto il secondo turno delle votazioni, accordare una qualsiasi legittimità al presidente emerso in quest’occasione è assolutamente fuori questione. Non dobbiamo stancarci di ripetere che questa vittoria è stata ottenuta in modo scorretto ed è molto lontana dalla spirito di rinascita democratica che oggi anima l’Africa. Il vertice dell’Unione africana, tenutosi in Egitto e a cui ha partecipato anche il Presidente Mugabe, ha assistito a un dibattito molto teso e appassionato tra leader africani, descritto da molti come senza precedenti.

La risoluzione dell’Unione africana è critica nei confronti del Presidente Mugabe, cui fa appello affinché cerchi un accordo politico con Morgan Tsvangirai, il leader dell’MDC (Movement for Democratic Change) allo scopo di formare un governo di unità nazionale. Inoltre l’Unione africana ha chiesto al SADC di continuare il compito di mediazione per arrivare a un accordo politico. Potremmo certo considerare questa risoluzione inadeguata. Potremmo soprattutto criticare il fatto che l’Unione africana non si sia espressa chiaramente sulla legittimità o meno del Presidente Mugabe, ma dobbiamo riconoscere che, nelle attuali circostanze, la risoluzione costituisce un risultato notevole. Naturalmente a questo punto la storia non è finite. E’ importante che l’Unione Africana e il SADC diano prova di impegno nel trovare una soluzione politica.

Da questo punto di vista l’Unione europea e alter controparti internazionali hanno chiaramente espresso cosa si aspettano di vedere. Questo accordo politico può essere concluso unicamente in base ai risultati del primo turno delle votazioni, riflesso delle opinioni del popolo dello Zimbabwe espresso liberamente e in modo democratico. I risultati del secondo turno non possono rappresentare la base di partenza per una mediazione o per dei negoziati. In altre parole, pensiamo che la soluzione politica coinvolgerà un governo di coalizione con Tsvangirai come Primo Ministro, dotato di pieni poteri sulla base della maggioranza ottenuta in parlamento.

Per quanto riguarda l’Unione europea, tutte le opzioni sono ancora sul tavolo. Innanzitutto siamo disposti a sostenere gli sforzi del SADC e dell’Unione africana e ci aspettiamo di vedere progressi tangibili nelle prossime due settimane.

Se fosse raggiunto un accordo politico costruttivo, espressione dei risultati del primo turno delle votazioni, naturalmente saremmo disposti, come abbiamo già detto, a impegnarci nuovamente con lo Zimbabwe. Per di più saremmo pronti a cominciare immediatamente. Vi ricordo che in occasione dell’istituzione del decimo Fondo europeo di sviluppo, mi sono adoperato affinché si lavorasse come se ci fosse di nuovo la democrazia in Zimbabwe, per evitare di penalizzare il popolo di questo paese a causa della tragica situazione in cui si trova.

Passiamo adesso alle due conversazioni che ho avuto questo pomeriggio, in vista della riunione in programma in Parlamento. Per prima la conversazione con il Presidente Ping. Qual è il problema? Il problema di oggi è che tutti nell’Unione Africana concordano sul fatto di dover appoggiare i negoziati tra Mugabe e Tsvangirai e che, presupposto fondante, naturalmente, a guida del governo ci dovrebbe essere il leader dell’opposizione Tsvangirai, con un governo tendenzialmente basato su una coalizione nella quale il suo partito, di maggioranza all’interno del Parlamento, avrebbe una posizione dominante, e che questo governo dovrebbe avere pieni e completi poteri in merito alle decisioni esecutive.

Per il momento, allora, penso sappiate che questo orientamento è messo in discussione. A complicare ulteriormente le cose ci sono certi dubbi avanzati da Tsvangirai sull’equilibrio di questa mediazione, cui lui ovviamente vuole dare una cornice, una struttura, un supporto, diciamo, che garantisca equilibrio. Con ciò non sto esprimendo un giudizio di valore, sto semplicemente descrivendo la situazione. Per il momento il Presidente Ping mi ha assicurato che il lavoro – e non parlo di lavoro di mediazione, ma solo di lavoro – per prepararsi mentalmente a questo tipo di sviluppo è in corso e che, se tutto va bene, nei prossimi giorni si aprirà una prospettiva concreta.

Ho in seguito avuto una conversazione piuttosto lunga con il signor Tsvangirai, che ha confermato di essere d’accordo con l’idea di un governo contenente esponenti dello ZANU-PF (Zimbabwe African National Union Patriotic Front), ma sarebbe lui, naturalmente, ad avere l’ultima parola su chi scegliere. Fondamentalmente, anche se non lo ha posto in questi termini, è un po’ come lo scenario del Kenya, anche se (e io condivido quest’idea) le due situazioni non sono paragonabili. Non sono per niente simili. C’è chi coglie l’occasione per comportarsi come se lo fossero, ma, da un punto di vista assolutamente obiettivo, e le persone sono diverse tra loro, la situazione è piuttosto diversa. Questo è il primo punto.

In secondo luogo, vorrebbe vedere una “squadra permanente per i negoziati”, vale a dire un gruppo che conduca i negoziati garantendone, naturalmente, l’equilibrio. Questa squadra dovrebbe trovarsi sotto l’egida dell’Unione africana e delle Nazioni Unite, come ha dichiarato il ministro. A mio avviso Tsvangirai è ragionevolmente ottimista, crede che le cose si stiano muovendo. Ovviamente considera la questione delle sanzioni importante e ha evidenziato un aspetto su cui credo siamo tutti d’accordo, cioè che, se necessarie, le sanzioni si applicheranno agli individui senza chiaramente colpire, né direttamente né indirettamente, la popolazione.

Ritengo che l’Unione africana abbia colto la portata delle sue responsabilità, che sia coinvolta attivamente, che stia cercando una soluzione attraverso la mediazione che in qualsiasi caso tenga conto, come sottolineato dal ministro, della necessità di trasformare i risultati del primo turno di votazioni in potere esecutivo, poiché questo è l’unico risultato in grado di legittimare chi ne trarrà vantaggio.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELAN
Vicepresidente

 
  
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  Michael Gahler, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, la situazione nello Zimbabwe ha raggiunto un minimo assoluto in termini politici, economici ed umanitari. In questo paese la popolazione è ostaggio di un regime che non intende rinunciare al potere, poiché la cricca vicina al Presidente, il comando militare e i servizi segreti vogliono continuare ad arricchirsi a spese delle risorse del paese. A questo scopo creano le milizie e fanno cattivo uso della polizia e delle forze armate che terrorizzano la popolazione in tutto il paese.

Secondo gli standard della SADC anche le elezioni parlamentari del 29 Marzo non sono state né libere né imparziali. La successiva campagna di intimidazione estesa a tutto il paese con parecchi morti e migliaia di feriti e di perseguitati ha reso impossibile al vincitore del primo turno, Morgan Tsvangirai, di chiedere ai suoi elettori di votare, quando questi temevano che sarebbero stati poi puniti per averlo fatto. Il leader dell’Election Observer Mission del Parlamento panafricano, Marwick Khumalo, e la missione della SADC giudicano i fatti del 27 Giugno come segue:

(EN)“L’atmosfera dominante nel paese non ha consentito la conduzione di elezioni libere, imparziali e credibili. Le elezioni non hanno rappresentato la volontà della popolazione dello Zimbabwe.”

(DE) Adesso quello che conta è creare uno scenario di transizione che condurrà ad una situazione in cui andranno al potere un governo legittimo e un Presidente legittimo. Il ruolo dell’UA e della SADC dovrà essere fondamentale. Sfortunatamente con i suoi anni di diplomazia tranquilla il Presidente Mbeki non è riuscito ad ottenere nulla. Non si è neanche guadagnato la fiducia delle due parti coinvolte nel conflitto e lui sa il perché

Vorrei sollecitare i partiti politici del Sud Africa affinché fossero loro a prendere l’iniziativa. Faccio appello ai colleghi del Sud Africa perché all’interno del loro parlamento decidano di congelare i conti e i beni degli speculatori del regime di Mugabe in Sud Africa. Dovrebbero rifiutarsi di consentire a Grace Mugabe e ad altri di andare a fare shopping a Città del Capo o a Sandton mentre la popolazione muore di fame. Chiedo loro di mostrare solidarietà ai tre milioni di abitanti dello Zimbabwe presenti nel loro paese che ritorneranno a casa quando avrà fine il governo di Mugabe e in tal modo lasceranno anche spazio ai milioni di sudafricani disoccupati. Siamo riusciti a convincere le società europee a ritirarsi dallo Zimbabwe, poiché le loro attività contribuivano a consolidare il regime.

 
  
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  Alain Hutchinson, a nome del gruppo PSE. (FR) Signor Presidente, signor Ministro, signor Commissario, il Presidente Mugabe ha fatto uso di una violenza incredibile e, impossessandosi del potere e prendendo in ostaggio una popolazione che era già stata sottoposta a violenze, ha dimostrato uno scandaloso disprezzo dei diritti umani più fondamentali.

I socialisti condannano questa violenza e non riconoscono il potere insediato come legittimo. Comunque, prima di tutto i socialisti europei pensano alla popolazione dello Zimbabwe. In particolare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) stima che entro l’inizio del 2009 cinque milioni di abitanti dello Zimbabwe rischiano di subire le conseguenze di una grave carestia.

Inoltre, sappiamo che un terzo della popolazione dello Zimbabwe sta sopravvivendo grazie agli aiuti internazionali. Di conseguenza, è assolutamente indispensabile che la Commissione europea, il Consiglio, ciascuno Stato membro e tutta la comunità internazionale esercitino la massima pressione sulle autorità dello Zimbabwe per consentire il libro accesso degli aiuti umanitari internazionali destinati alla parte più debole della popolazione. Non potremo mai sottolineare abbastanza tutto ciò, in quanto l’attuale posizione politica di Mugabe è semplicemente criminale.

Nello stesso ordine di idee, se chiediamo all’Unione europea e alla comunità internazionale di adottare severe sanzioni nei confronti dello Zimbabwe, una possibilità sollevata da lei, signor Ministro, vorremmo anche porre l’accento sul fatto che queste non devono recare danno alla popolazione, ma devono avere come obiettivo i membri del regime responsabili degli attacchi ai diritti umani e dell’attuale regno del terrore che vige nel paese.

Sicuramente, dobbiamo anche esercitare pressione sull’Unione europea e su strutture regionali quali la SADC affinché guidino il parlamento eletto e la società civile dello Zimbabwe verso la soluzione dell’attuale crisi in modo rapido e democratico.

Signor Presidente, vorrei soffermarmi rapidamente su un ultimo punto relativo ai 200 000 rifugiati dello Zimbabwe. Chiederemmo ai loro vicini sudafricani e in particolare al Presidente Mbeki di agire responsabilmente non rimandando indietro i profughi dello Zimbabwe che si sono rifugiati in Sud Africa.

 
  
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  Fiona Hall, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, il popolo dello Zimbabwe ha sofferto terribilmente. Dopo anni di intimidazioni, di violenza e di catastrofe economica le elezioni si sono presentate come il giro di vite finale. Dal momento delle elezioni la violenza è continuata senza tregua. Dopo il primo turno elettorale del 29 marzo, sono state uccise almeno 90 persone e proprio questo lunedì sono stati attaccati e rapiti gli abitanti di un campo per IDP (sfollati interni) ad est di Harare.

Potremmo sentirci semplicemente tentati di torcerci le mani per la disperazione, ma ritengo che l’UE possa fare alcune cose per avviare la crisi verso una soluzione. In primo luogo l’UE può offrire sostegno diplomatico a coloro che cercano di trovare una via da seguire attraverso un governo provvisorio che coinvolga tutte le parti della società civile e che rispetti i risultati del primo turno elettorale.

Quello della coalizione provvisoria rappresenta un metodo africano che ha funzionato nel corso degli anni in diversi altri paesi, quali il Togo e la Repubblica Democratica del Congo.

Tuttavia a tutt’oggi la proposta di risoluzione registra il fallimento della diplomazia tranquilla del Presidente Mbeki e può avvenire che un altro paese africano vicino rispettato da tutte le parti possa più facilmente fare da intermediario in questi negoziati. Anche un eventuale accordo internazionale potrebbe giovare al successo dei negoziati.

In secondo luogo, dobbiamo aumentare la pressione della comunità internazionale su Mugabe. L’adesione della Russia alla richiesta di sanzioni del Vertice del G8 è stata molto incoraggiante e sono lieto dei commenti del Consiglio in merito al rafforzamento delle sanzioni da parte di un certo numero di paesi.

In terzo luogo, dobbiamo iniziare fin da ora a fare progetti per il giorno in cui lo Zimbabwe avrà un governo legittimo e necessiterà di un ampio pacchetto di aiuti internazionali.

Infine, non dobbiamo dimenticare che i comuni abitanti dello Zimbabwe sono in serie difficoltà e adesso hanno bisogno di un aiuto di base per poter soltanto continuare ad andare avanti.

 
  
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  Philip Claeys (NI). - (NL) Per qualche tempo, l’Unione europea ha irrogato sanzioni nei confronti del dittatore socialista Mugabe, ma tali sanzioni non vengono sempre applicate in modo chiaro e coerente. Per esempio, la Presidenza portoghese ha invitato senza alcun problema Mugabe al Vertice UE-Africa.

L’Unione europea avrebbe anche dovuto protestare con risolutezza contro la grottesca partecipazione di Mugabe al vertice della FAO tenutosi a Roma non molto tempo fa. Il divieto di espatrio per Mugabe e per tutti i membri di più alto grado del suo regime deve essere incontestabile e deve essere ulteriormente allargato. In ogni caso dovremmo pensare di allargare le sanzioni contro il regime di Mugabe nel loro insieme. Tali sanzioni devono essere decise ed inequivocabili e dobbiamo altresì esercitare pressione sul governo del Sud Africa che con la sua “diplomazia tranquilla” in realtà ha semplicemente guadagnato più tempo per il regime di Mugabe.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, la crisi dello Zimbabwe non è scoppiata improvvisamente al cospetto di un mondo ignaro: questa è la sedicesima volta in otto anni che discutiamo una proposta di risoluzione per Mugabe, in quanto egli ha sistematicamente e deliberatamente depredato il suo paese, rovinato l’economia e oppresso la popolazione dello Zimbabwe.

Fino a poco tempo fa la risposta della Comunità internazionale è stata debole. Tuttavia, l’Unione europea ha imposto sanzioni mirate, ma non ha potuto neanche sostenerle adeguatamente. Gli africani, con un numero limitatissimo di onorevoli eccezioni, hanno semplicemente applaudito Mugabe. Dovrebbero vergognarsi.

Che cosa bisogna fare? In primo luogo si dovrebbe chiarire in Consiglio che nessuno stato dell’UE deve riconoscere il regime illegittimo di Mugabe. Sono incoraggiato dal fatto che l’UE abbia allargato le sanzioni.

In secondo luogo, l’Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero persuadere gli stati africani, in particolare la SADC, ad aderire a queste sanzioni contro il regime di Mugabe se i negoziati falliscono.

In terzo luogo, i membri della Joint Operations Committee – la banda militare che sta dietro a Mugabe – dovrebbero sapere che saranno ritenuti responsabili delle atrocità sistematiche perpetrate nei confronti della popolazione dello Zimbabwe. Alcuni membri di più alto grado delle forze armate e della polizia – e in quanto a ciò i funzionari di più alto grado dello ZANU (PF) – possono ancora abbandonare Mugabe e passare alle forze democratiche.

In quarto luogo, la Francia dovrebbe convocare una sessione d’urgenza del Consiglio per i diritti umani di Ginevra per affrontare la situazione dello Zimbabwe e, in quinto luogo, si richiede un’azione più decisa da parte delle Nazioni Unite.

Soprattutto dobbiamo incoraggiare attivamente l’Unione africana ad impegnarsi ancor più positivamente ed attivamente nell’esercitare una pressione per ottenere questo governo di unità nazionale. Certamente questo dovrebbe basarsi sui risultati delle elezioni del 29 marzo piuttosto che sulla farsa del 27 giugno, come è stato suggerito sia dal Presidente in carica che dalla Commissione.

Dal portavoce dell’MDC, Nelson Chamisa, abbiamo saputo che attualmente non ci sono negoziati in corso tra ZANU (PF) e MDC. Invece la violenza continua. L’Unione africana deve insistere per mettere fine alla violenza e sulla nomina di un mediatore sostenuto da osservatori che avranno la fiducia dell’MDC.

Ancora una volta Mugabe cerca di guadagnare tempo. Occorre fissare un termine per la conclusione positiva dei negoziati e nel frattempo qualcuno dovrebbe offrire a Mugabe un posto in una casa di riposo.

 
  
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  Glenys Kinnock (PSE). - (EN) Signor Presidente, io, come altri, vorrei commentare il fatto che il Parlamento regolarmente eletto il 29 marzo nello Zimbabwe non si è mai riunito e che i suoi membri continuano ad essere tormentati ed intimoriti e a subire violenza.

La nostra risoluzione invita ad un rafforzamento delle sanzioni e certamente dovremo anche unirci alle richieste presentate presso le Nazioni Unite di imporre un embargo internazionale sulle armi, il divieto di espatrio mondiale e il blocco dei beni.

Sappiamo chi sono gli altri capibanda a cui mirare, sappiamo chi sono i tirapiedi e chi sono i portaborse. Le persone a cui si può e si deve mirare sono Chihuri, il capo della polizia; Shiri, il capo dell’Aviazione militare, Gono, il governatore della banca centrale; Chinamasa, il ministro della Giustizia; Bonyongwe, il capo dell’Organizzazione centrale di intelligence. La nostra risoluzione riflette chiaramente i presupposti stabiliti dall’MDC.

Tutti i colloqui devono basarsi sul risultato delle elezioni del 29 marzo vinte dall’MDC e non sul ballottaggio fasullo di giugno.

Deve trattarsi di un accordo transitorio destinato a condurre ad una nuova costituzione – nessuno ne ha parlato e questo è quello che chiede Morgan Tsvangirai – seguita da ulteriori elezioni. Dice chiaramente, e lo cito, “Non voglio né accordi di potere né divisione del potere”.

Come ha detto Geoffrey van Orden, non ci sono negoziati in corso e quindi la situazione attuale non sarebbe incoraggiante.

Occorre un altro mediatore. Chiaramente il signor Mbeki non è in grado di svolgere questo ruolo da solo e possiamo chiedere che venga incaricato un delegato dell’Unione africana. Tale delegato deve avere un rapporto alla pari con il signor Mbeki e in questa fase vengono in mente persone come il signor Chissano e il signor Kufuor.

Per concludere, devono avere fine la ferocia, le brutalità e le violenze incontrollate sostenute dallo stato e questo è il motivo per cui la comunità internazionale deve agire e agire urgentemente, nell’interesse della popolazione sofferente dello Zimbabwe.

 
  
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  Eoin Ryan, a nome del gruppo UEN. (EN) Signor Presidente, quello che un tempo rappresentava un segnale di speranza, un esempio di auto-responsabilizzazione africana, un paese leader tra i paesi africani, ora è l’epicentro della disperazione e dello sconforto africano. La popolazione dello Zimbabwe merita qualcosa di meglio e deve averlo. Ma perché questo accada deve avere fine il regime di Robert Mugabe, un criminale omicida.

Noi della comunità internazionale dobbiamo aumentare la nostra fermezza nei confronti del regime tirannico di Mugabe. Apprezzo il fatto che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite stia considerando di imporre altre sanzioni contro la leadership dello Zimbabwe, che comprendono l’imposizione di un embargo sulle armi. Come può accadere che un paese dove cinque milioni di abitanti dipendono dagli aiuti alimentari, dove l’inflazione ha superato i dieci miliardi per cento e dove adesso una pagnotta costa più di 1 miliardo di ZWD, abbia ancora uno degli eserciti meglio equipaggiati del continente africano e sia pieno di armi? Questa è un’affermazione eclatante.

La recente campagna presidenziale non ha condotto a elezioni valide. La brutalità del regime di Mugabe è stata tale che nel corso della campagna sono state uccise 90 persone, ne sono state ferite 3 500 e altre 200 000 persone sono state sfollate. Difficilmente questi possono essere gli ingredienti di un contesto democratico libero, giusto e trasparente.

Il Sudafrica e gli altri paesi africani devono aumentare la loro pressione nei confronti di Robert Mugabe. Nelson Mandela aveva ragione quando diceva che lo Zimbabwe presenta una tragica assenza di leadership. Il Sudafrica esercita una forte influenza politica sul Governo di Mugabe e deve mostrare alla popolazione dello Zimbabwe e anche a tutta la popolazione dell’Africa a cui tocca vedere questo leader che fa finire il suo paese in un pantano, una leadership forte e risolutiva in merito a questo problema.

 
  
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  Josep Borrell Fontelles (PSE). - (ES) Signor Presidente, per non ripetere quanto è stato riferito dai miei colleghi, mi concentrerò sull’apertura del parlamento.

Con le elezioni di marzo, l’opposizione ha ottenuto la maggioranza e il 17 luglio il parlamento di quel paese non era ancora stato formato. Noi, in qualità di parlamentari, dovremmo concentrare i nostri sforzi sul tentativo di esercitare la pressione dell’Unione europea, per garantire che venga mantenuta la promessa di democrazia in un parlamento dove possa agire la maggioranza dell’opposizione. Il processo deve essere messo in moto. Effettivamente dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che, dopo l’impostura delle elezioni presidenziali, le elezioni legislative che hanno garantito all’opposizione una maggioranza riconosciuta, consentano al parlamento di funzionare.

Il secondo punto riguarda il mediatore. E’ abbastanza chiaro che il Sudafrica è giunto, a dir poco, al limite della propria capacità di mediazione. E’ fondamentale che un altro mediatore sostenga, o addirittura sostituisca il Presidente sudafricano. Altrimenti la mediazione sembrerà un meccanismo corrotto, sotto il tallone del governo dello Zimbabwe.

 
  
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  José Ribeiro e Castro (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, non sono più soltanto Mugabe e il suo regime ad essere sotto esame. A causa dei suoi atti terribili e di tutta questa tragica farsa, Mugabe è già stato condannato dall’opinione pubblica internazionale. Ora è la comunità internazionale ad essere sotto esame: Thabo Mbeki, la SADC e l’UA, la Cina, noi dell’UE e le Nazioni Unite. In questi tempi difficili, la popolazione dello Zimbabwe, Tsvangirai e la MDC meritano tutto il nostro appoggio e solidarietà. Potremmo invitare Morgan Tsvangirai a partecipare ad una riunione della commissione Affari esteri e della commissione per lo sviluppo a luglio o a settembre.

Tutti noi continuiamo a ricevere notizie terribili dallo Zimbabwe in merito alla violenza ivi perpetrata. Non dobbiamo fallire. Morgan Tsvangirai e la maggioranza dell’MDC non meritano soltanto parole di conforto o una qualsiasi sorta di consolazione, ma meritano di ricoprire le proprie cariche sulla base dei risultati delle elezioni del 29 Marzo. Se la comunità internazionale fallisce nella transizione – se noi falliamo– si coprirà di vergogna. Spero che questo non accada.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, il regime di Mugabe da diversi anni non si è reso responsabile soltanto di broglio elettorale, ma anche degli arresti arbitrari, della tortura e dell’omicidio di centinaia di cittadini dello Zimbabwe.

Finora sembra che le risoluzioni e le sanzioni siano state inutili. Suggerisco che possa essere arrivato il momento di avviare un’azione che porti Mugabe di fronte ad un tribunale internazionale con l’accusa di crimini contro l’umanità. Sono a conoscenza del fatto che lo Zimbabwe non ha firmato la convenzione relativa alla Corte di giustizia internazionale all’Aia, ma sono certo che si possano trovare altre procedure con una base legislativa internazionale e forse il Commissario Michel o il Presidente in carica potrebbero illuminarci a questo proposito.

Ritengo che soltanto adottando un provvedimento così drastico questo dittatore africano e i suoi complici saranno costretti a cominciare a pensare e ad ascoltare la ragione e che alla fine libereranno il loro paese e la comunità internazionale dalla loro presenza criminale.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN). - (PL) Signor Presidente, raccomanderei alla Commissione di prendere in considerazione e di preparare una proposta di provvedimenti che potrebbero essere efficaci nei confronti di Mugabe, il quale continua a far ricorso alla violenza e ha completamente ignorato i risultati delle elezioni di marzo. Al momento, concretamente, siamo impotenti e l’unico strumento che ci è rimasto è rappresentato dalle parole. Raccomanderei caldamente di considerare quali provvedimenti possano essere adottati per processarlo, in modo che nello Zimbabwe possa regnare la pace e che i suoi abitanti possano avere un’effettiva possibilità di godere dei propri legittimi diritti di cittadini.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, allo Zimbabwe occorre l’aiuto internazionale e il nostro sostegno, ma il paese ha anche bisogno di introdurre delle riforme per conto proprio. L’Unione europea, l’Unione africana e la Repubblica del Sudafrica dovrebbero incoraggiare il dialogo tra il partito al governo e l’opposizione. Lo Zimbabwe deve finalmente avviarsi sul sentiero della democrazia ed eleggere un governo di unità nazionale. […] l’iniziativa delle Nazioni Unite secondo la quale verrebbe imposto un embargo sulle forniture di armi e verrebbero congelati i beni delle persone più vicine a Mugabe. Occorre adottare immediatamente delle misure che consentano alle organizzazioni internazionali di funzionare. Una soluzione potrebbe essere rappresentata da organizzazioni non governative che forniscano aiuto alle regioni in maggiore difficoltà.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, Mugabe non ascolta, e questa è la tragedia, perché se ascoltasse, farebbe la cosa giusta e tornerebbe alle elezioni di Marzo e andrebbe avanti con quel risultato. Credo che uno dei fatti più vergognosi accaduti recentemente sia stata la partecipazione di Mugabe al Vertice alimentare mondiale dove gli è stato consentito di sfilare, quando egli in realtà è la causa di alcuni dei principali problemi di insicurezza alimentare globale nel suo paese e nel suo continente.

Proprio la settimana scorsa nel corso di una conferenza tenutasi a Bruxelles ho avuto occasione di parlare con un agricoltore dello Zimbabwe che mi ha riferito che i danni arrecati alla base produttiva alimentare del paese sono veramente terrificanti. Qualcun altro ha detto che è spaventoso che un paese possa essere armato fino ai denti e che al tempo stesso la sua popolazione debba soffrire per la fame, la violenza, le intimidazioni e la tortura.

Il Sudafrica deve fare di più. L’intero continente deve esprimere energicamente la propria condanna e dobbiamo spingerli, incoraggiarli e convincerli che questa è la cosa giusta da fare perché il nostro popolo conta sul fatto che noi interveniamo in modo definitivo in una situazione che è davvero sconvolgente.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE). (PT) Ciò che sta accadendo attualmente nello Zimbabwe rappresenta una sfida per la nostra coscienza e per la nostra capacità di agire. Da una parte c’è un governo che usa la violenza contro il proprio stesso popolo, che è causa di infelicità e che ha tratto vantaggio dalla convivenza di altre dittature e dispotismi africani. Dall’altra, ci sono le forze che lottano pacificamente per la democrazia e per i diritti umani: la popolazione dello Zimbabwe, la comunità internazionale e ovviamente l’Unione europea.

Come è già stato detto qui, l’Unione europea potrebbe usare il proprio potere diplomatico, imporre sanzioni, rifiutare visti, sollecitare i poteri regionali ed appoggiare i difensori della democrazia e dei diritti umani. Che cosa possiamo fare noi all’interno del Parlamento europeo? In futuro possiamo sostenere la nostra risoluzione e raccomandare che la Commissione e il Consiglio prendano queste iniziative, ma possiamo fare ancora di più. Possiamo anche dimostrare che le nostre azioni sono coerenti con le nostre parole e offrire il premio Sacharov al leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai. Sottoponiamo questa sfida ai nostri colleghi. In questo modo avremo l’opportunità di ricompensare qualcuno per la sua battaglia e al tempo stesso di contribuire al raggiungimento di una vittoria democratica e pacifica.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, signor Commissario, signor Michel, onorevoli deputati, la discussione è stata perfettamente chiara e lo stesso vale per le conclusioni che ne dobbiamo trarre. Gli oratori hanno parlato in termini forti ed è così che dovrebbe essere, perché l’Unione europea può accettare soltanto una soluzione e cioè, il rispetto della volontà della popolazione dello Zimbabwe, così come è stata espressa nel primo turno elettorale ed il risultato di quelle elezioni dovrebbero servire come base per qualsiasi accordo.

Nel corso del prossimo vertice del Consiglio che si terrà il 22 luglio esamineremo la situazione dello Zimbabwe insieme alla Commissione. Terremo conto delle opinioni espresse e dei suggerimenti avanzati, non alla Francia, signor Van Orden, ma alla Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, poiché la Francia stessa non ha potere in quanto Francia, ma dispone semplicemente del mandato che le è stato conferito in questo contesto dall’Unione europea, compresa la vostra proposta che il Consiglio convochi una sessione straordinaria del Consiglio per i diritti umani di Ginevra, purché naturalmente sia possibile farlo.

Seguiremo le raccomandazioni dell’onorevole Michel, sempre sagge e basate sull’esperienza, in merito alla prosecuzione dei nostri sforzi di mediazione. Ritengo che per quanto riguarda quegli sforzi non possiamo chiedere di più di quello che Tsvangirai stesso ha suggerito all’onorevole Michel durante il loro incontro e penso che questa sia la posizione che dovremmo adottare.

L’Unione europea, il Consiglio e la Commissione devono rimanere in contatto con gli organismi coinvolti, la SADC, l’Unione africana e anche il Sudafrica – e ancora una volta vorrei dare il benvenuto alla delegazione sudafricana che è qui con noi oggi – e sicuramente nel lavoro che il Consiglio svolgerà dovremo anche prendere in considerazione la risoluzione che il Parlamento voterà domani.

Non ho nient’altro da aggiungere, e poiché non vorrei sprecare il suo tempo, su questo argomento passerò la parola all’esperienza e all’eloquenza del signor Michel.

 
  
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  Louis Michel, Membro della Commissione. (FR) Signor Presidente, sarò molto breve. Il Presidente Jouyet e gli altri oratori hanno detto tutto.

Ovviamente posso soltanto confermare senza riserve le opinioni espresse in particolar modo dall’onorevole Van Orden e dall’onorevole Kinnock, però al tempo stesso devo aggiungere che sicuramente il potere della Commissione fondamentalmente è il potere della diplomazia, ma forse è anche la facoltà di prepararsi per l’azione che si potrebbe intraprendere se – e questo ovviamente è quello che desideriamo con tutto il nostro cuore e per cui faremo pressione con tutti i mezzi a nostra disposizione – il processo di mediazione dovesse riuscire a portare alla nascita di un governo guidato da Tsvangirai.

Perciò sono del tutto d’accordo con le opinioni espresse dall’onorevole Van Orden, dall’onorevole Kinnock e da tutti gli altri oratori, l’onorevole Hall, l’onorevole Hutchinson e l’onorevole Gahler – spero di non avere omesso nessuno. Su un solo punto non sono d’accordo. Sapete che sono solito parlare sinceramente. Non condivido l’opinione secondo cui dovremmo condannare la Presidenza portoghese per aver organizzato un vertice a Lisbona che era atteso da anni e che non si riusciva a tenere a causa del problema dello Zimbabwe.

Questo vertice tra Unione europea e Africa si teneva con molto ritardo ed era ora di agire. Siamo perfettamente consapevoli del fatto che la presenza di Mugabe era assicurata dal desiderio dell’Unione africana di non essere vincolata dall’altra parte, cioè dalla parte europea, nella propria scelta degli invitati. Perciò ritengo che questa critica non sia giusta.

Inoltre vorrei anche sottolineare la situazione estremamente difficile in cui si trova il Sudafrica. Nella posizione in cui si trova, per il Sudafrica non è più semplice muoversi di quanto non lo sia per il Presidente Thabo Mbeki svolgere il ruolo di mediatore. Tutti sanno benissimo che attualmente il primo paese a risentire degli effetti della crisi nello Zimbabwe – o piuttosto del fallimento dei tentativi di risolvere tale crisi – è proprio il Sudafrica. Perciò vi chiederei di tentare di esaminare la situazione dal punto di vista delle difficoltà del Sudafrica che credo stia conducendo il processo di mediazione coscienziosamente come dovrebbe.

Ovviamente condivido l’opinione espressa da tutti gli oratori secondo i quali il processo di mediazione dovrebbe essere allargato, non soltanto per alleggerire la posizione del Sudafrica, ma anche per fornire alle diverse parti coinvolte nella soluzione di questa crisi una percezione più equilibrata della situazione.

Infine, per rispondere a uno degli interrogativi sollevati, per ora stiamo preparando un vero e proprio “pacchetto umanitario e di sviluppo”, per garantire che, se andrà al potere, Tsvangirai abbia un sostegno immediato per poter fornire subito alla popolazione dello Zimbabwe i motivi per credere in questo cambio di governo e forse anche per produrre a livello locale una discreta volontà di cambiare il regime con il supporto della gente del luogo e dell’opinione pubblica e sicuramente con l’appoggio della comunità internazionale attivamente coinvolta.

Vorrei sottolineare un ultimo punto relativo all’Unione africana. Vorrei presentare argomentazioni a favore di una maggiore comprensione. Qual è il problema dell’Unione africana? Come ho già detto, il problema dell’Unione africana sta nel fatto che deve destreggiarsi tra due diversi punti di vista. Uno di essi è estremamente e apertamente critico nei confronti dello Zimbabwe e del suo Presidente virtuale, mentre secondo l’altro sarebbe necessaria una maggiore flessibilità, le sanzioni sarebbero inutili, e non vi dovrebbe essere alcuna sanzione. Perciò all’interno dell’Unione africana non è facile raggiungere un accordo. Dobbiamo riconoscerlo e per questo motivo dobbiamo anche interpretare le conclusioni dei vertici dell’Unione africana partendo da questa prospettiva, da questo punto di vista.

Tuttavia, devo dire che le informazioni che mi sono state fornite proprio adesso mi portano a pensare che per il momento si stiano facendo grandi progressi sulla via di un accordo e che l’Unione africana si troverà in una posizione da cui potrà avanzare proposte utili ed efficaci sul modo in cui venir fuori da questa crisi che ovviamente è deplorevole e che rappresenta un vero e proprio insulto per tutti coloro che in Africa appoggiano la democrazia e ne garantiscono il progresso.

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto due proposte di risoluzione(1)ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione avrà luogo giovedì 10 luglio 2008.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Colm Burke (PPE-DE), per iscritto. (EN) Le recenti elezioni tenutesi nello Zimbabwe sono state un imbroglio con Mugabe unico candidato finale, avendo egli intimorito Tsvangirai e gli altri membri dell’MDC fino al punto di indurli a ritirarsi. In questo paese si dovrebbero tenere nuove elezioni presidenziali che impediscano nel modo più deciso la violenza, la minaccia e l’omicidio sostenuti dallo Stato.

Accolgo con favore la decisione presa ieri dal Vertice del G8 in Giappone di adottare sanzioni finanziarie ed altre sanzioni nei confronti del governo dello Zimbabwe. E’ significativo che a questo livello ci sia stata l’unanimità, anche con il consenso da parte della Russia, sulla ferma condanna del regime di Mugabe. Ora sembra probabile una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che stabilisca che lo Zimbabwe adesso rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Vorrei esortare la Cina a non essere di ostacolo a questo importante provvedimento nel corso della prossima settimana.

Mi rincresce che l’Unione africana non stia facendo abbastanza per isolare Mugabe, in quanto ritengo che questa, insieme alla Comunità di sviluppo dell’Africa Australe e al Parlamento panafricano rappresenti la tribuna principale a cui dovrebbe essere affidato l’incarico della rimozione di questo despota. Le violazioni dei diritti umani attualmente perpetrate dal governo dello Zimbabwe rasentano i crimini contro l’umanità e credo che anche per questa ragione il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe prendere in considerazione l’idea di deferire i membri di questo governo alla Corte penale internazionale in un futuro prossimo.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. (EN) Le recenti elezioni dello Zimbabwe sono state del tutto illegali e antidemocratiche e hanno alimentato la critica e la condanna generalizzata da parte della comunità internazionale.

Benché la situazione dello Zimbabwe desti preoccupazione ormai da molto tempo, il risultato di queste elezioni e la prova delle brutali violenze appoggiate dallo stato nei confronti dei sostenitori del partito d’opposizione MDC di Tsvangirai hanno condotto la crisi ad un altro livello.

Lo Zimbabwe ora si trova in una situazione estremamente grave. Oltre alla sua crisi politica, gli anni della cattiva amministrazione del regime di Mugabe hanno ridotto a pezzi l’economia del paese e di fatto hanno privato di qualsiasi valore la sua moneta. La speranza di vita sia per gli uomini che per le donne è inferiore a quarant’anni e gli ultimi fatti hanno spinto molti di loro a lasciare il paese e a cercare rifugio negli stati africani vicini, il che sta mettendo a dura prova la stabilità dell’intera regione.

Accolgo con favore questa risoluzione che evidenzia il rifiuto inequivocabile dei risultati delle recenti elezioni nello Zimbabwe da parte dell’Unione europea per la loro natura antidemocratica ed illegale. La risoluzione denuncia incondizionatamente anche l’uso della violenza politica da parte del regime di Mugabe e richiede sanzioni da imporre nei confronti di coloro che lo sostengono, sia all’interno che all’esterno dello Zimbabwe.

 
  

(1)Vedasi processo verbale.

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