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Procedura : 2008/2030(INI)
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Ciclo del documento : A6-0250/2008

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A6-0250/2008

Discussioni :

PV 09/07/2008 - 20
CRE 09/07/2008 - 20

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PV 10/07/2008 - 5.8
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P6_TA(2008)0365

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 9 luglio 2008 - Strasburgo Edizione GU

20. Spazio e sicurezza (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Karl von Wogau, a nome della commissione per gli affari esteri, su spazio e sicurezza (INI/2008/2030) (A6-0250/2008).

 
  
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  Karl von Wogau, relatore. (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione europea, onorevoli colleghi, le operazioni previste dalla politica di sicurezza e di difesa si stanno rivelando sempre più pericolose. Infatti, per la prima volta, un soldato ha perso la vita durante un’operazione condotta dal comando europeo. Gilles Polin è stato ucciso sul confine tra Ciad e Darfur.

E’ necessario, quindi, chiarire se alcuni di questi rischi possano essere evitati. Essi sono il risultato di strutture di comando errate, ma anche della mancanza di strumenti necessari per determinate operazioni.

Per discutere questo argomento si partirà dall’ampio approccio di Javier Solana alla strategia di sicurezza, la quale copre le forze armate e le infrastrutture critiche dell’Unione europea, le frontiere esterne così come le operazioni umanitarie. Vi si ritrovano sempre dei punti deboli nei campi dello spazio, dei sistemi di osservazione via satellite, delle telecomunicazioni via satellite e della navigazione via satellite. Una maggiore cooperazione in questa area porterebbe a un migliore impiego dei fondi e al raggiungimento di una maggiore funzionalità.

Inizierò la mia analisi dall’osservazione terrestre. Vi sono i satelliti di osservazione Helios, i SAR Lupe tedeschi e i Cosmo-Skymed italiani. E’ di vitale importanza assicurare che le immagini ricevute dai sistemi di osservazione siano effettivamente disponibili al nostro centro satellitare di Torrejón.

Quindi vi è il futuro progetto MUSIS. Ho messo in evidenza la necessità che tale progetto sia portato avanti all’interno di un quadro europeo adeguato. Infine, vi è il progetto di navigazione satellitare Galileo. La relazione afferma chiaramente che in futuro tale progetto dovrebbe essere messo a disposizione anche di operazioni militari, dato che le forze militari che le pianificano e conducono necessitano delle indicazioni fornite da Galileo.

Arrivo così alle telecomunicazioni, le quali devono essere anch’esse via satellite. Una maggiore cooperazione in questo campo può rivelarsi molto utile. Ritengo, inoltre, che la tecnologia software-defined radio rappresenti un progetto comune che può offrire opportunità notevoli. Stabilire uno standard comune per le telecomunicazioni protette potrebbe portare all’interoperabilità tra forze armate e polizia, nonché con le forze che devono stare in allerta per offrire aiuto in caso di catastrofe.

Abbiamo anche bisogno di sistemi di sorveglianza dello spazio per monitorare la nostra infrastruttura spaziale e proteggere i nostri satelliti. Sarebbe auspicabile sviluppare un sistema europeo comune, un sistema di allerta precoce per i missili balistici, le comunicazioni e l’intelligence elettronica.

Qualche parola sui finanziamenti. Rileviamo che somme considerevoli del bilancio europeo per la sicurezza vengono già impiegate innanzitutto per la ricerca sulla sicurezza, e poi per GMES, il sistema di osservazione satellitare che ha implicazioni nell’ambito della sicurezza, e per Galileo. Precisamente stiamo spendendo 750 milioni di euro del bilancio in sicurezza. Forse dovremmo chiederci se i fondi di bilancio non potrebbero essere messi a disposizione anche degli altri progetti in programma da me citati.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la politica spaziale avrà un ruolo importante nei prossimi sei mesi, essendo essa una delle priorità della presidenza francese e la Commissione esprime il suo apprezzamento al riguardo. Noi tutti conosciamo bene il fascino esercitato dallo spazio. Lo vediamo oggi, mentre seguiamo le avventure scientifiche della sonda Phoenix su Marte, e lo abbiamo visto mesi fa, con il buon esito dell’installazione del laboratorio europeo Columbus nella stazione spaziale internazionale.

Oltre a questi grandi risultati, la tecnologia spaziale sta offrendo un numero sempre crescente di strumenti, a noi necessari per il raggiungimento dei nostri obiettivi politici in settori quali la politica ambientale, dei trasporti, agricola, ma anche in aree importanti della politica estera, quali la politica di sviluppo, di aiuto umanitario, di aiuto internazionale in caso di catastrofi e, ovviamente – qui ritorno al tema che l’onorevole von Wogau è riuscito a mantenere in programma per molti anni, cosa per cui la Commissione gli è profondamente grata – la politica spaziale e la sicurezza europea.

Nella comunicazione sulla politica spaziale europea dello scorso anno, la Commissione ha dichiarato l’importanza delle applicazioni spaziali per la politica europea di sicurezza e di difesa. Concordo con il relatore sul fatto che tali politiche siano strettamente legate. Pertanto la Commissione accoglie con favore la relazione su spazio e sicurezza e le proposte e i dettagli in merito a iniziative e misure specifiche.

Desidero analizzare in maggior dettaglio alcuni altri punti. La relazione sottolinea il fatto che nell’ambito delle attuali prospettive finanziarie l’Unione europea sta destinando più di 5 miliardi di euro al finanziamento di progetti spaziali. Gran parte di questa somma viene utilizzata per le applicazioni del sistema GMES (Monitoraggio globale dell’ambiente e sicurezza) che, come Galileo, presto avrà il suo proprio marchio commerciale, a mio parere molto accattivante. Ciò accadrà in settembre.

Le potenziali applicazioni di GMES hanno un’importanza significativa per la politica europea di sicurezza e di difesa. Non voglio lasciare spazio a dubbi ed evitare, così, di ripetere gli errori del passato: GMES presenta un potenziale multi-uso, non lo neghiamo, e tale potenziale deve essere utilizzato in maniera accorta al fine di evitare la duplicazione di costi non necessari. Questo è l’unico modo per assicurare lo sviluppo tecnologico della nostra industria spaziale e la sua competitività.

Il prossimo punto è di grande rilevanza per la Commissione, considerata anche la nostra esperienza con Galileo. Se vogliamo rendere i servizi GMES disponibili a lungo termine, è indispensabile una base finanziaria operativa permanente. Al momento ci troviamo ancora nella fase di sviluppo e GMES viene finanziato tramite le risorse per lo sviluppo e la ricerca. Tuttavia molto presto entreremo nella fase operativa e in quel momento dovremo essere preparati a trarre le necessarie conclusioni riguardo a ciò che è stato finora deciso congiuntamente, non solo specificatamente in relazione alla politica spaziale, ma anche sulla base del bilancio europeo. Non avrebbe senso investire miliardi nello sviluppo di una tecnologia e poi, una volta che si è nella posizione di poterla utilizzare, non volerla finanziare.

Se miriamo ad una base finanziaria operativa a lungo termine – e sto parlando senza remore – allora è necessario includere i progetti spaziali che sono rilevanti ai fini della sicurezza e della difesa.

Arrivo così al secondo punto. Siamo concordi sul fatto che vi sia uno stretto legame fra spazio e politica di sicurezza e di difesa. Dovremmo, quindi, sfruttare al meglio le sinergie fra spazio e sicurezza civile e militare, sia nel campo della tecnologia che in quello operativo. Sono molto soddisfatto che la relazione incoraggi una forte cooperazione tra i diversi pilastri, ovvero la Commissione, il Consiglio, l’Agenzia europea per la difesa e il centro satellitare dell’Unione europea.

Desidero inoltre sottolineare la necessità di un’analisi della questione dello spazio e dei suoi legami con la politica europea di sicurezza e di difesa nel suo complesso. Ciò dovrà avvenire nel rispetto delle disposizioni dei trattati, in quanto la Commissione non vi apporterebbe mai alcuna modifica e si è espressa negativamente riguardo al finanziamento di misure di difesa europee o misure di natura militare non previste dal bilancio dell’UE. La Commissione accoglie con favore che la relazione prenda in esame aspetti di politica estera e di sicurezza nel senso più stretto del termine, quali lo sviluppo di un codice di condotta per le attività spaziali o il potenziale dei satelliti nell’ambito del monitoraggio degli accordi internazionali sul controllo degli armamenti.

Una preoccupazione fondamentale della nostra politica è l’utilizzo dello spazio per soli scopi pacifici. L’Unione europea – qui posso citare varie risoluzioni del Parlamento europeo – sostiene tutte le iniziative atte a prevenire l’armamento dello spazio. Per questo motivo la Commissione accoglie con interesse l’intenzione dell’Agenzia spaziale europea di sviluppare uno strumento a tale scopo, la cosiddetta space situational awareness, un sistema in grado di verificare il rispetto degli accordi specifici e di monitorare la sicurezza dei nostri satelliti.

Il coordinamento di ciò nell’ambito delle attività della Comunità verrà discusso fra pochi giorni durante l’incontro tra i ministri responsabili degli affari spaziali, la presidenza francese e la Commissione, che si terrà presso il centro spaziale di Kourou, nella Guyana francese.

La relazione su spazio e sicurezza chiarisce quali sono le sfide in materia di sicurezza che l’Europa si troverà ad affrontare nei prossimi anni. Questa dovrebbe essere vista come un’occasione per migliorare la competitività e la capacità di azione dell’Europa. In questo senso, una politica spaziale europea innovativa e una politica europea comune di sicurezza e di difesa possono contribuire al raggiungimento di tali obiettivi.

 
  
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  Romana Jordan Cizelj, relatore per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. (SL) La politica spaziale europea è di cruciale importanza per due motivi: primo, contribuisce a una maggiore sicurezza; secondo, concorre al perseguimento degli obiettivi di sviluppo stabiliti dalla strategia di Lisbona in merito a crescita e occupazione. Questo è l’aspetto sul quale la commissione per l’industria si è soffermata maggiormente.

Siamo lieti che il Trattato di Lisbona, nel capitolo sulla ricerca e lo sviluppo tecnologico, fornisca una base giuridica per la politica spaziale europea. Analizzeremo con grande attenzione le proposte che la Commissione elaborerà in merito a un programma spaziale europeo, e quindi prenderemo posizione al riguardo. E’ altresì necessario definire le conseguenti relazioni con l’Agenzia spaziale europea.

Mi compiaccio, inoltre, del fatto che, proprio oggi, sia stato firmato il regolamento che garantisce lo start-up effettivo dei programmi EGNOS e Galileo. La nostra esperienza al riguardo ci permetterà di accordarci sulla gestione di altri programmi. Dobbiamo, quindi, preparare e istituire un ambiente concreto che faciliti l’uso adeguato di questi nuovi sistemi e del maggior numero possibile di applicazioni, senza porci a priori troppe limitazioni.

Onorevoli colleghi, lo spazio è un bene naturale condiviso, non la semplice proprietà di una nazione o di una comunità. Per questo motivo è indispensabile tenere in debita considerazione il quadro internazionale per lo sviluppo di una legislazione europea futura. Mi riferisco ai trattati esistenti delle Nazioni Unite e ai principi di diritto spaziale.

Desidero, infine, ringraziare il relatore per la sua collaborazione e per tenuto presente il punto di vista della commissione per l’industria. Ritengo che lavorare in questo modo favorirà il raggiungimento di molti altri traguardi.

 
  
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  Anna Ibrisagic, a nome del gruppo PPE-DE. (SV) Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare l’onorevole von Wogau per l’ottima relazione. Permettetemi di iniziare con qualcosa che, a prima vista, non pare presentare grande attinenza con lo spazio, ovvero la guerra dei Balcani. Col tempo ci siamo resi conto che l’Europa ha commesso vari errori nel corso dei conflitti che hanno interessato i Balcani negli anni ‘90. La causa di questi errori non è stata una cattiva politica estera e di sicurezza comune, ma la totale mancanza di una politica estera e di sicurezza comune. Vi sono ancora persone che si oppongono sia a una politica estera e di sicurezza comune, sia agli ambiti trattati dalla relazione.

Condivido il pensiero dell’onorevole von Wogau riguardo al fatto che i sistemi di sorveglianza spaziale dovrebbero essere finanziati dal bilancio europeo, non solo perché tali sistemi possono essere impiegati per scopi di sicurezza, ma anche perché possono essere utilizzati in altri ambiti di interesse comune, come l’ambiente.

Desidero sottolineare, inoltre, che nelle importanti e delicate questioni che interessano la dimensione spaziale della sicurezza europea è opportuno disporre di un sistema che sia indipendente dagli Stati Uniti, che si fondi su una maggiore cooperazione fra gli Stati membri e sfrutti al meglio le risorse. Un sistema come quello descritto nella relazione può garantire una migliore gestione di eventuali conflitti futuri, che certo non ci auguriamo per l’Europa ma che potremmo trovarci a dover affrontare.

 
  
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  Ana Maria Gomes, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole collega Karl von Wogau per la sua relazione e per la tenacia con la quale ha sostenuto l’approfondimento del progetto europeo attraverso la costruzione di una politica europea di difesa. La relazione fa un bilancio opportuno di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi principali di una politica europea nell’ambito dello spazio e della sicurezza. In primo luogo, l’importanza capitale rivestita dall’utilizzo di tutti i canali diplomatici e politici al fine di evitare l’armamento dello spazio, come evidenziato dal Commissario Verheugen, permettendo così che continui ad essere sfruttato quale bene pubblico per tutta l’umanità. In secondo luogo, l’importanza di dotare l’Europa di politiche, risorse finanziarie e strumenti necessari a garantirne l’autonomia strategica a livello internazionale.

In riferimento al primo obiettivo, è importante sottolineare che non stiamo parlando dell’uso dello spazio per scopi militari. Sappiamo bene che fin dalle prime esplorazioni spaziali, i satelliti sono stati impiegati per dare supporto alle forze armate di vari paesi nel campo delle comunicazioni. Alcuni nostri onorevoli colleghi continuano a confondere questo tipo di operazione, compatibile con il diritto internazionale, con i recenti tentativi fatti da alcuni paesi, in particolare gli Stati Uniti, di trasferire armamenti nello spazio e trasformarlo così in un quarto campo di battaglia, oltre a quelli su terra, mare e aria. Le strategie militari di questo tipo e altre iniziative inaccettabili, come i test anti-satellite eseguiti dalla Cina a gennaio 2007, devono essere combattute.

La relazione risponde a queste minacce ricercando un ruolo diplomatico proattivo per l’Unione europea. E’ compito dell’Europa condurre una strategia che miri a fornire alla comunità internazionale una struttura giuridica che garantisca l’esclusione totale delle armi dallo spazio, attraverso la revisione e il rafforzamento del trattato sullo spazio extra-atmosferico.

Riguardo al secondo obiettivo, invece, la relazione ci mette in guardia dal trascurare l’importanza cruciale dello spazio per l’autonomia strategica dell’Europa. Come dimostrato dal progetto Galileo, la schiacciante maggioranza dei membri del Parlamento ritiene che la condivisione fra gli europei di risorse finanziarie, tecnologiche e strumentali sia l’unico modo per evitare la dipendenza dell’Europa da Stati Uniti, Russia e Cina nell’ambio di attività strategiche, come la navigazione.

La relazione mette in luce anche l’importanza, spesso ignorata o temuta, di Galileo o di altri programmi nazionali europei ai fini di una seria politica estera e di sicurezza comune. Senza l’uso pacifico e valido dello spazio, le nostre economie, i nostri sistemi di trasporto, la meteorologia e il nostro stile di vita in generale, non potrebbero esistere. L’Europa deve iniziare a valutare questo importante ambito in maniera strategica, allo stesso modo di Washington, Pechino e Mosca. Pensare e agire. A tale proposito, mi rammarico profondamente dell’assenza della presidenza del Consiglio a questa discussione.

 
  
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  Tobias Pflüger, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, il paragrafo 41 della relazione recita: “insiste sulla necessità di assicurare che in nessuna circostanza la politica spaziale europea contribuisca alla militarizzazione e all’armamento generale dello spazio”. Fino a qui va tutto bene. Tuttavia, l’intera relazione contraddice questa affermazione poiché, in verità, essa elenca una serie di misure militari. Il paragrafo 5, ad esempio, afferma che l’ambito militare abbisogna di servizi per le telecomunicazioni, la gestione delle informazioni, l’osservazione e la navigazione. Viene addirittura sottolineata la necessità del progetto satellitare Galileo, il quale è chiaramente un progetto civile, per l’autonomia delle operazioni PESD.

Sono grato all’onorevole Verheugen per aver chiarito nuovamente gli aspetti di bilancio. L’attuale Trattato dell’Unione europea stabilisce in maniera esplicita che il bilancio dell’UE non può essere utilizzato per scopi militari. Per questo motivo il gruppo GUE/NGL ha presentato degli emendamenti correttivi alla situazione giuridica affermando che lo spazio può essere utilizzato esclusivamente per scopi esplicitamente civili e che il progetto Galileo ha tale scopo esplicito.

Osservando gli altri emendamenti proposti, è interessante notare quanto alcuni di essi siano contraddittori. Il mio preferito è l’emendamento proposto dai Verdi, il quale dapprincipio rimarca il fatto che Galileo deve rimanere un progetto spaziale con scopi civili, e poi ne riconosce l’importanza per le operazioni autonome della PESD. Si tratta di una chiara contraddizione in termini. Urge mettere in chiaro che qui il problema è la militarizzazione dello spazio ad opera dell’Unione europea.

E’ facile continuare a puntare il dito contro gli altri, i quali stanno (anch’essi) perseguendo la militarizzazione dello spazio. Un uso simile dello spazio è proprio ciò che non vogliamo! Quindi, il contenuto di questa relazione, preso nel suo complesso e per come è formulato, non è corretto, in quanto richiede proprio tale militarizzazione. Noi la rifiutiamo. Vogliamo che lo spazio sia usato per scopi civili e che Galileo rimanga un progetto esclusivamente civile. Con quest’ultimo bando di gara, abbiamo scaricato il peso di 3,4 miliardi di euro sulle spalle dei contribuenti. Ripetiamo in continuazione che vogliamo un sistema indipendente dagli Stati Uniti, ma ora che la Boeing è chiaramente interessata al bando, nemmeno questa affermazione sembra più corrispondere a verità.

Vogliamo un uso esclusivamente civile dello spazio, non la sua militarizzazione!

 
  
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  Gerard Batten, a nome del gruppo IND/DEM. (EN) Signor Presidente, la relazione si apre con le seguenti parole: “le diverse sfide politiche e di sicurezza che l’Europa deve affrontare in misura sempre maggiore rendono indispensabile, sotto il profilo strategico, un’autonoma politica spaziale europea”.

Se prendiamo per buona questa frase di apertura, allora le raccomandazioni della relazione ne sono una logica conseguenza: una politica europea spaziale comune, l’attuazione della politica europea di sicurezza e di difesa, l’uso del sistema satellitare Galileo per scopi militari e, ovviamente, un bilancio che finanzi tutto questo.

Ma se non accettiamo questa frase, la logica viene meno. Vi sono effettive sfide politiche e di sicurezza che concernono il continente europeo, ma per quale ragione dovrebbe l’Unione europea avere una politica autonoma in materia di spazio, di sicurezza e di difesa?

Per la stragrande maggioranza dei cittadini, l’Unione europea non è, né dovrebbe essere, uno stato politico. E solo gli stati sono legittimati ad avere politiche di sicurezza e capacità militari. Come afferma la relazione, il Trattato di Lisbona introduce una base giuridica per la politica spaziale europea e la possibilità di una cooperazione permanente e strutturata in materia di sicurezza e difesa.

Tuttavia dal punto di vista legale il Trattato di Lisbona è morto. È stato eliminato dal “no” irlandese del recente referendum e di conseguenza dovrebbero essere morte anche l’attuazione della politica dello spazio e della politica di sicurezza e di difesa.

Ovviamente, la politica dello spazio e la politica di sicurezza e di difesa avrebbero bisogno di un sistema di comunicazione comune, e la relazione mette in luce la necessità di utilizzare Galileo ai fini di una politica europea autonoma di sicurezza e di difesa. Eppure, fino a non molto tempo fa, si diceva che Galileo fosse stato concepito unicamente per scopi civili. A conti fatti bisogna ammettere che il suo reale utilizzo è legato agli scopi militari dell’UE.

La relazione stessa vuole le due cose. Da un lato auspica un programma spaziale dell’UE legato alla politica di sicurezza e di difesa, dall’altro sostiene che la politica dello spazio non dovrebbe contribuire alla militarizzazione e all’armamento dello spazio. E’ ovvio che lo spazio verrà militarizzato e dotato di armamenti. E’ inevitabile. Lo faranno gli Stati Uniti, probabilmente la Russia e, a tempo debito, sicuramente la Cina.

Gli interessi dell’Occidente in materia di sicurezza non dovrebbero essere rappresentati nello spazio da un’Unione europea delegittimata, ma insieme ai nostri alleati, gli Stati Uniti, e in partenariato con la sola organizzazione legittima per la sicurezza, la quale gode del sostegno democratico dei cittadini d’Europa, la NATO.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT) Desidero congratularmi con il relatore, l’onorevole von Wogau, per avere redatto una relazione significativa e attuale. Ritengo che la relazione potrebbe essere così riassunta: più pace nello spazio, una migliore cooperazione fra gli Stati membri dell’UE e gli altri paesi, e maggiori finanziamenti a favore di progetti spaziali comuni.

Approvo gli emendamenti proposti, i quali ancora una volta mettono in luce l’importanza di Galileo quale progetto strettamente civile e rifiutano ogni possibilità di utilizzo dello spazio per scopi militari.

Da quando il ruolo dello spazio è diventato sempre più rilevante nella nostra vita, un numero crescente di paesi ha iniziato ad occuparsi di progetti spaziali. I sistemi satellitari militari e civili utilizzati nei settori dell’osservazione della Terra, delle telecomunicazioni, della navigazione, del posizionamento e della temporizzazione sono diventati i nostri occhi e le nostre orecchie. Molto tempo fa, i classici di geopolitica recitavano “chi domina lo spazio, domina il mondo”. Ma l’Unione europea non mira a raggiungere la superiorità.

Il mondo multipolare, dove i diritti di tutte le nazioni sono assicurati, è molto più affascinante. Avendo unito le loro forze nello spazio, i 27 Stati membri dell’UE potrebbero aumentare il loro potenziale di eseguire, in maniera indipendente, operazioni civili e preventive di successo che contribuiscano alla politica estera e di sicurezza comune. Ciò potrebbe dare all’UE un grande vantaggio in merito all’osservazione dell’espansione degli armamenti e il monitoraggio dell’attuazione degli accordi internazionali.

Al fine di aumentare la loro sicurezza, i paesi dell’UE hanno sviluppato diversi progetti spaziali. Perciò, per evitare raddoppiamenti superflui, sarebbe opportuno sfruttare appieno il potenziale offerto da tali sistemi e ridurre i costi di sorveglianza della Terra. Il settore delle telecomunicazioni via satellite dovrebbe essere sottoposto ad un processo di standardizzazione più efficace. E’ necessario, inoltre, promuovere un’interazione più profonda fra i progetti spaziali sviluppati dall’UE, la quale dovrebbe anche stanziare fondi più consistenti e avere un bilancio comune per evitare che i singoli paesi sprechino le loro risorse e gli sforzi profusi.

Nel frattempo, le prossime negoziazioni in merito al partenariato strategico UE-Russia rappresentano un’ottima opportunità per la progettazione di una cooperazione spaziale ancora più produttiva, nella quale si cercherà di espandere in ogni modo possibile la cooperazione strategica nei programmi spaziali comuni con gli Stati Uniti e la NATO.

 
  
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  Philippe Morillon (ALDE). - (FR) Signor Presidente, ho chiesto la parola quando ho sentito l’onorevole Ibrisagic fare riferimento alla crisi nei Balcani, nella quale, come probabilmente ricorderete, sono stato coinvolto.

All’epoca il nostro ex collega Jean-François Deniau disse queste parole: “L’Europa è morta a Sarajevo”. Io replicai: “L’Europa non è morta a Sarajevo, perché l’Europa non esiste”.

Oggi l’Europa continua a non esistere, e mi congratulo con l’onorevole collega von Wogau per continuare a battersi, come ha fatto dal momento in cui è diventato presidente della sottocommissione per la sicurezza e la difesa, affinché l’Europa non deluda le aspettative, non solo al di fuori dell’Europa stessa, in ogni parte del mondo, ma anche all’interno di essa, dove, come ben sapete, il 70 per cento dei nostri concittadini sta chiedendo all’Europa di prendere il suo posto a livello internazionale e dimostrare di essere degna della sua storia.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). - (FR) Signor Presidente, visto che oggi non siamo in molti qui, approfitterò di questa opportunità per aggiungere, con lo stesso spirito dell’onorevole Morillon, che le persone si aspettano davvero molto dall’Europa e che ancora oggi – come l’onorevole von Wogau ben sa – la Georgia, un paese che è coperto dalla politica europea di vicinato, è sull’orlo della guerra. Non passa giorno senza che vi siano scontri fra la Georgia e la regione separatista dell’Abkhazia, e la situazione si fa più critica di ora in ora.

Proprio questo pomeriggio abbiamo ricevuto un appello urgente da parte delle autorità georgiane, affinché l’Unione europea partecipi alla risoluzione del conflitto, e questo dimostra quanto abbiamo bisogno dell’Europa. Quando viene introdotta una politica europea di vicinato, è anche indispensabile prendersi la responsabilità della sua applicazione.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ci si aspettava questo dibattito si è incentrato su questioni cruciali. È necessario discuterne apertamente, poiché si tratta di fatti reali e non pii desideri.

La realtà dei fatti è semplice. Gli schemi di conflitto tradizionali sono cambiati. Il confine fra sicurezza interna ed esterna diventa sempre più indistinto. Ad esempio, non tutti i presenti in questa aula saranno d’accordo con la visione americana che identifica la lotta al terrorismo con la guerra. Tuttavia la maggior parte degli americani condivide tale punto di vista.

Sempre più la tecnologia utilizzata per il mantenimento della sicurezza interna, in particolar modo per la lotta al crimine internazionale e al terrorismo, tende a provenire dagli stessi centri di ricerca e le stesse aziende, nonché ad essere utilizzata per lo stesso scopo, sebbene in campi di applicazione diversi.

Dobbiamo riconoscere che è fondamentale stabilire dei confini altrove, ossia dove vengono prese le decisioni politiche in merito all’utilizzo degli strumenti. A questo punto lasciate che lo dica chiaramente: è in questo caso che si applica il Trattato.

Il generale Morillon – se mi è permesso usare il titolo dell’onorevole Morillon, dato che egli stesso prima ha menzionato l’importante ruolo svolto nei Balcani – ha riportato nuovamente la nostra attenzione sull’argomento. Per molto tempo sono state eseguite operazioni europee per impedire, risolvere e evitare conflitti. Non vi è bisogno di chiamare alcun funzionario senior come testimone, poiché tutti noi sappiamo che i responsabili della sicurezza dei soldati europei in missione fanno assegnamento su un quadro della situazione estremamente preciso. Oggi non è più possibile avere tale quadro senza l’utilizzo della tecnologia spaziale, perché in caso contrario ce l’avrebbe, e ne trarrebbe vantaggio, la controparte. Metteremmo le nostre stesse forze in grave pericolo e ne comprometteremmo l’operatività se dicessimo che per motivi di principio noi europei non permettiamo tale uso.

Desidero richiamare la vostra attenzione su questi problemi ancora una volta, per dimostrarvi quanto ne sia consapevole. Sono collegati sia alla nostra politica spaziale, sia alla ricerca nel campo della sicurezza.

Non posso che esortare il Parlamento a tenere presente il suo ruolo anche nel garantire che, in questa situazione di difficoltà, dove le cose non sono solo bianche o nere ma dove vi sono molte sfumature di grigio, continueremo a procedere in modo da non compromettere i nostri valori e principi.

 
  
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  Karl von Wogau, relatore. (DE) Signor Presidente, vorrei riprendere quanto detto dall’onorevole Verheugen e poi rispondere agli onorevoli Pflüger e Batten in merito a ciò che i cittadini dell’Unione europea vogliono.

Le indagini Eurobarometro mostrano che il 70-80 per cento dei cittadini dell’UE ritiene necessaria un politica di sicurezza e di difesa comune. Ciò è stato confermato ampiamente dai terribili eventi dei Balcani. I 27 paesi europei spendono circa 170 miliardi di euro l’anno per la difesa, tuttavia questi paesi non sono stati in grado di fermare il massacro dei Balcani semplicemente perché non esiste ancora un’organizzazione europea comune per tali operazioni. Erano presenti, fra le altre, le forze tedesche, francesi, britanniche, italiane, lussemburghesi, ma solo quelle americane, non le europee, sono state in grado di fermare lo spargimento di sangue. L’onorevole Morillon lo ha visto con i suoi propri occhi e lo ha provato in prima persona.

Non è corretto nemmeno fare riferimento in questa sede alle armi nello spazio. Di che minaccia si tratta? Ad esempio, se Galileo o altri satelliti di osservazione vengono posizionati nello spazio al fine di scoprire cosa succede, lo scopo è la sicurezza dei nostri cittadini. Il vero rischio è costituito dalle armi, le quali vengono collocate nello spazio e utilizzate per distruggere i nostri satelliti di comunicazione, dato che in questo modo il nostro intero sistema sociale potrebbe essere distrutto con mezzi relativamente minori. Provate a immaginare cosa accadrebbe se i satelliti per le telecomunicazioni utilizzati da televisione, radio, da tutto ciò su cui si fonda la società odierna, venissero distrutti.

Per questo motivo sono dell’opinione che siamo sul binario giusto, anche per quanto riguarda il progetto Galileo. Probabilmente domani, in sede di votazione, scopriremo che parte del Parlamento europeo ha cambiato idea. Il primo passo è stato riuscire a ottenere il finanziamento per Galileo al di fuori del bilancio europeo. Il secondo è rappresentato dal fatto che Galileo è sicuramente un progetto civile, diverso dalla tipologia del sistema americano, ma altresì necessario e perciò deve essere disponibile per le operazioni effettuate dalle forze dell’UE in zone come Congo, Bosnia-Erzegovina e Ciad.

Pertanto, ritengo che domani assisteremo a un cambio nella posizione della maggioranza del Parlamento europeo.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, 10 luglio 2008.

 
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