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Procedura : 2006/0088(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0459/2007

Testi presentati :

A6-0459/2007

Discussioni :

PV 09/07/2008 - 22
CRE 09/07/2008 - 22

Votazioni :

PV 10/07/2008 - 5.1
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0358

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 9 luglio 2008 - Strasburgo Edizione GU

22. Istruzione consolare comune: elementi biometrici e domande di visto (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Sarah Ludford, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica dell’Istruzione consolare comune sui visti diretta alle rappresentanze diplomatiche e consolari di prima categoria in relazione all'introduzione di elementi biometrici e comprendente norme sull'organizzazione del ricevimento e del trattamento delle domande di visto [COM(2006)0269 – C6-0166/2006 – 2006/0088(COD)] (A6-0459/2007) .

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Signor Presidente, a mio parere il voto su questa proposta avviene in un momento della discussione in cui forse non sono ancora state valutate tutte le alternative per il raggiungimento di un accordo in prima lettura. In seguito all’adozione del progetto di relazione da parte della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del 29 novembre 2007, la Presidenza slovena ha cercato di raggiungere un consenso tra gli Stati membri sulla riformulazione di alcune parti del testo, in modo tale da vagliare le preoccupazioni espresse dal Parlamento europeo.

Nonostante ciò, tre temi fondamentali della relazione adottata dalla Commissione hanno creato disaccordo. Il primo riguarda il limite d’età per il rilevamento delle impronte digitali, il secondo l’immunità diplomatica e consolare garantita alle strutture dei fornitori esterni di servizi, e il terzo le condizioni d’uso di questi fornitori esterni di servizi e la questione delle tasse sui visti. Per quanto riguarda questi tre temi, la Presidenza slovena ha proposto una nuova formulazione che tiene in considerazione gli emendamenti del Parlamento.

Durante le trattative ministeriali tripartite del 17 giugno, la discussione si è concentrata essenzialmente sul tema dell’immunità diplomatica e consolare per i fornitori esterni di servizi e il suo corollario, la trasmissione di dati, senza raggiungere alcun accordo. Gli altri argomenti non sono stati discussi. Da allora la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni non ha affrontato altri dibattiti.

Per quanto riguarda la questione estremamente delicata del limite di età per il rilevamento delle impronte digitali, le informazioni tecniche aggiuntive fornite al relatore dalla commissione confermano l’affidabilità tecnica di rilevare le impronte digitali dei bambini a partire dai sei anni d’età. Tuttavia, la Commissione appoggia la proposta della Presidenza di rilevare le impronte digitali dei bambini dai sei ai dodici anni solamente ai fini di controllo e non per l’identificazione all’interno del VIS (Sistema d’informazione dei visti). Inoltre, la Commissione si è impegnata a realizzare lo studio richiesto dal Parlamento europeo.

Ho notato anche che questa soluzione sembra essere stata adottata per la proposta sui passaporti, sulla quale il Parlamento europeo deve prendere una decisione. Ritengo, quindi, che sarebbe utile continuare la discussione su questo punto per scoprire se tale proposta riceverà l'approvazione del Parlamento.

Un’altra questione riguarda l’impiego di fornitori esterni di servizi. Sono già state specificate le condizioni che gli Stati membri devono osservare per avvalersi di tali fornitori di servizi, in ultima istanza, ed è stata redatta una lista di requisiti da rispettare, basati sugli emendamenti del Parlamento. Anche il dibattito su questo tema dovrebbe continuare. Vorrei ricordare che l’adozione dell’emendamento all’interno dell’Istruzione consolare comune rappresenta un prerequisito fondamentale per l’attuazione del VIS.

Sebbene i regolamenti e le decisioni alla base del VIS siano stati adottati in prima lettura, in seguito ad un accordo tra il Parlamento e il Consiglio, vorrei sottolineare che se la presente proposta dovesse essere sottoposta a seconda lettura, si rischierebbe di compromettere il lancio del VIS previsto per maggio 2009. E’ pertanto fondamentale raggiungere un compromesso complessivo rapido su questa proposta.

Mi trovo qui, signor Presidente, onorevoli colleghi, per confermare l’impegno della Commissione a continuare i negoziati e le discussioni, in modo particolare, naturalmente, con il vostro relatore, la Baronessa Ludford, e anche con il Consiglio, in modo tale da raggiungere un compromesso soddisfacente nei prossimi mesi. Vorrei ribadire che, a mio parere, è possibile raggiungere un compromesso se i lavori verranno svolti accuratamente e se esisterà un dialogo intenso tra il Consiglio e il Parlamento, dialogo che la Commissione si impegnerà ad appoggiare e incoraggiare.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELAN
Vicepresidente

 
  
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  Sarah Ludford, relatrice. (EN) Signor Presidente, questo è il terzo elemento del pacchetto sul Sistema d’informazione dei visti (VIS). L’atto di modificare le Istruzioni consolari comuni vigenti, prevede, innanzi tutto, l’obbligo di registrare i dati biometrici nel VIS e la creazione degli standard da seguire, in secondo luogo, l’organizzazione del ricevimento delle domande di visto. Tale modifica permetterebbe, quindi, al VIS di iniziare i lavori. Sebbene sia prevista una revisione completa delle norme sui visti insieme al Codice dei visti, argomento che tratterà il mio collega, Henrik Lax, nella sua relazione, la motivazione che mi spinge ad avanzare una proposta specifica è che probabilmente l’adozione del Codice dei visti richiederà ancora più tempo. Tuttavia, è importante assicurare una certa coerenza tra le due proposte.

Ho personalmente discusso e negoziato con il Consiglio per lungo tempo. La Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha adottato la mia relazione lo scorso novembre e mi dispiace non riuscire a presentare l’accordo in prima lettura oggi. Credo che questo dipenda in parte dalla lentezza del Consiglio, ma anche dal fatto che non sembra disposto a venire incontro alle nostre proposte. Pertanto, chiedo ai miei colleghi di appoggiare la relazione, già adottata in commissione, e se tutto va bene la nuova presidenza riuscirà a persuadere gli Stati membri a considerare più attentamente la nostra opinione.

Tratterò gli stessi temi del Commissario, ma suddividerò gli argomenti in quattro gruppi invece di tre.

Il primo riguarda la volontà del Consiglio di portare avanti il rilevamento delle impronte digitali dei bambini e ignorare sia le questioni di principio, i costi significativi e l’inconveniente per i genitori derivante dal continuo cambiamento delle impronte digitali dei loro figli, sia il problema delle false accettazioni o falsi rifiuti. Non credo di aver ricevuto informazioni esaustive da parte della Commissione.

In secondo luogo, ritengo che gli Stati membri stiano dimostrando di non voler lavorare congiuntamente per far fronte alla nuova sfida, ovvero organizzare insieme la raccolta di dati biometrici.

In terzo luogo, l’insufficiente attenzione verso la protezione e sicurezza dei dati: nonostante la serie di scandali sulla perdita di dati, negli Stati membri non è ancora stata raggiunta una sensibilizzazione sufficiente sulla tutela dei dati personali, intercettazioni da parte di stati terzi o errori tecnici.

Infine, la questione della tassa sui visti. Non ritengo giusto che gli Stati membri facciano pagare ai richiedenti il visto le loro scelte amministrative permettendo alle società commerciali, con cui hanno stipulato contratti per la raccolta di dati biometrici, di far pagare una tariffa extra oltre alla tassa sui visti. Credo che, nonostante le ripetute richieste, la Commissione e il Consiglio abbiano fallito nel tentativo di fornire prove credibili e sostanziali a favore delle proposte di iniziare il rilevamento delle impronte digitali dei bambini a partire dai sei anni d’età. Penso che il rilevamento delle impronte ogni due anni comporti dei considerevoli costi aggiuntivi. Quindi noi proponiamo di esentare i bambini minori di dodici anni, inizialmente, dall’obbligo di fornire impronte digitali, ma di riesaminare il caso dopo tre anni, seguendo uno studio dettagliato sulla fattibilità tecnica, affidabilità e proporzionalità del rilevamento delle impronte digitali dei bambini. Ritengo che questo sarebbe un passo avanti appropriato.

Riguardo l’outsourcing, approvo il concetto generale, nella misura in cui migliori i servizi per i richiedenti il visto e finché avviene in condizioni tali da assicurare l’integrità del processo di rilascio del visto, secondo il quale va usato come ultima istanza e che stabilisce che il fornitore di servizi operi in edifici sotto tutela diplomatica, assicurando che siano presenti degli ufficiali consolari a controllare il personale dei fornitori di servizi. Questo garantirebbe la protezione dei dati e del materiale da eventuali sequestri, ma non ho ottenuto nessuna concessione da parte del Consiglio su questo punto. Ho saputo anche che gli Stati membri non vogliono nemmeno considerare l’idea di un progetto comune con un altro Stato membro o di un centro comune per l’introduzione delle domande di visto.

Vorrei concludere dicendo che ho chiesto un’opinione al Gruppo dell’articolo 29 dei supervisori sulla protezione di dati nazionali. Hanno sottolineato un paradosso secondo il quale, mentre da un lato l’introduzione di dati biometrici rafforza la credibilità e la sicurezza dei visti, dall’altro lato, se i mezzi di raccolta non hanno lo stesso livello di sicurezza garantito in un consolato o nella sezione consolare di un’ambasciata, questo indebolisce la credibilità dell’intero processo. Tratterò gli altri punti, in modo particolare quello sulla tassa sui visti, durante il mio discorso conclusivo.

 
  
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  Ewa Klamt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta della Commissione di emendare l’Istruzione consolare comune è urgente e necessaria in un’UE senza frontiere. Il mio gruppo sostiene fortemente la relazione di Sarah Ludford. Vorrei ringraziare il relatore per la collaborazione, grazie alla quale i gruppi del Parlamento europeo hanno cercato di trovare un accordo su un progetto comune.

L’Istruzione consolare comune deve essere ridefinita e adattata alla situazione attuale. In futuro, i richiedenti il visto saranno identificati senza dubbio attraverso la raccolta di dati biometrici come le fotografie e le impronte digitali.

In passato ci si è resi conto che alcuni Stati membri, tra i quali la Germania, interpretavano e applicavano le norme vigenti in modo diverso e quindi non uniforme. Nel 2000, per esempio, ai consolati e alle ambasciate tedesche era stato richiesto di essere meno burocratici nel rilascio dei visti e nel momento in cui sorgevano dubbi sulla decisione di concedere un visto o meno. Come risultato della generosità con la quale l’Ambasciata tedesca a Kiev tendeva a concedere visti, il numero di visti rilasciato a cittadini ucraini è incrementato da 150 000 nel 1999 a circa 300 000 nel 2001, il che ha comportato un aumento considerevole del numero di immigrati illegali nell’area Schengen.

E’ quindi urgente e necessario assicurarsi che tutti gli Stati membri applichino le norme sul rilascio dei visti Schengen in modo uniforme. Il mio gruppo è favorevole alla ricerca di un compromesso tra il Consiglio e il Parlamento europeo, come appena suggerito dal Commissario Barrot.

Il nostro gruppo sostiene quasi tutti i punti elencati nella relazione della Baronessa Ludford. Gli unici punti che non possiamo appoggiare riguardano il limite di età per i bambini e il rilevamento delle impronte digitali. Appoggiamo la proposta della Commissione di stabilire il limite di età per i bambini a sei anni. Il mio Gruppo considera più importante mantenere tale limite di età per prevenire il traffico di bambini all’interno dell’Unione europea.

 
  
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  Martine Roure, a nome del gruppo PSE. (FR) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei ringraziare la Baronessa Ludford per la relazione proposta, che il mio gruppo appoggia appieno. La politica sui visti dell’Unione europea riflette il nostro modo di accogliere le persone. Per questo vogliamo trovare una soluzione che ci permetta di garantire la sicurezza dei visti europei, nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini di paesi terzi che li richiedono, con particolare riferimento alla protezione dei dati personali.

Tenendo presente questo punto, spero che il Consiglio possa comprendere le richieste del Parlamento europeo. Dobbiamo trovare una soluzione accettabile per tutti. Condivido la preoccupazione del relatore sull’esternalizzazione della raccolta e dell’elaborazione dei dati biometrici inseriti nei visti. Non crediamo che sia sufficiente semplicemente convalidare le pratiche degli Stati membri. Se vogliamo una vera politica comune dei visti, è essenziale che gli Stati membri studino la fattibilità delle altre opzioni proposte prima di ricorrere all’esternalizzazione.

E’ una nostra priorità anche assicurare che sia protetta la privacy delle persone che forniscono dati biometrici. Crediamo sia essenziale definire con chiarezza i contratti dei fornitori esterni di servizi a cui verrebbe affidata la raccolta di tali dati. Inoltre, al fine di garantire la sicurezza di questi dati, trovo sia assolutamente vitale che vengano raccolti in luoghi che godono di reale protezione.

Con riferimento al limite di età per la raccolta dei dati biometrici, non ho un’opinione ideologica in merito. Tuttavia, credo che il nostro livello di esperienza attuale non ci permetta di garantire che le impronte digitali di bambini di età inferiore ai 12 anni siano sufficientemente affidabili da poter essere utilizzate, una volta rilevate. Credo che questo darebbe una falsa impressione di sicurezza.

Per questo motivo, vorrei che adottassimo un principio cautelativo, fissando ai 12 anni il limite inferiore di età per la raccolta delle impronte digitali, limite che potrà essere rivisto, una volta che avremo a disposizione lo studio indipendente promessoci dal Commissario, che ci fornirà le informazioni necessarie sull’affidabilità delle impronte digitali dei bambini.

Per quel che riguarda il prezzo dei visti, fissato chiaramente dal Consiglio, deve trattarsi di un prezzo massimo. Non possiamo pretendere che i richiedenti il visto si accollino l’onere finanziario dei requisiti aggiuntivi dell’Unione europea.

Infine, signor Commissario, vorrei dire che apprezzo gli sforzi intrapresi per questi negoziati, poiché il Parlamento europeo vuole far sentire la propria voce e al momento non sembra che il Consiglio ascolti i nostri argomenti fondamentali.

 
  
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  Tatjana Ždanoka, a nome del gruppo Verts/ALE. (EN) Signor Presidente, innanzi tutto, a nome del gruppo Verts/ALE, vorrei ringraziare l’onorevole Ludford per l’eccellente cooperazione dimostrata, come sempre.

Tuttavia, vi è una serie di punti fondamentali che ci rendono piuttosto ansiosi. Concordiamo appieno con il garante europeo della protezione dei dati sul fatto che l’utilizzo dei dati biometrici nei sistemi di informazione non sia mai una scelta priva di significato, specie quando il sistema in questione riguarda un numero tanto vasto di persone. Di conseguenza, crediamo che il regolamento VIS sarebbe la sede più opportuna per includere disposizioni che specifichino sia regole generali che eccezioni.

Anche l’età sotto la quale i bambini sono esenti dall’obbligo di fornire le impronte digitali solleva molte domande, come abbiamo sentito. Ringraziamo qui il relatore e altri colleghi per la ragionevole decisione di portare l’età da 6 a 12 anni. Tuttavia, la letteratura scientifica non fornisce prove del fatto che le impronte digitali di bambini sotto i 14 anni possano fornire un’identificazione affidabile.

Il secondo problema è l’esternalizzazione delle domande di visto. A questo riguardo, dobbiamo fornire le necessarie garanzie per assicurare il rispetto della protezione dei dati. Su tale punto, il relatore è riuscito a ottenere progressi significativi, se confrontiamo il testo iniziale della Commissione con il testo suggerito ora.

Tuttavia, il nostro gruppo si oppone strenuamente all’ampia introduzione della biometria. Crediamo che abbia implicazioni significative per la sicurezza dei dati e per i diritti fondamentali, senza apportare alcun vantaggio di rilievo. Inoltre, i recenti eventi in Italia hanno mostrato chiaramente quanto facilmente il rilevamento delle impronte digitali possa trasformarsi in un abuso di potere.

In sintesi, siamo molto grati alla relatrice per gli sforzi e per il coraggio volti ad ottenere i migliori risultati. Ciononostante, il gruppo Verts/ALE è molto riluttante ad accettare qualsiasi uso della biometria nell’UE fino a che la sua necessità non sia comprovata al di là di ogni ragionevole dubbio.

Pertanto, non possiamo votare a favore della relazione.

 
  
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  Sylvia-Yvonne Kaufmann, a nome del gruppo GUE/NGL.(DE) Signor Presidente, sono favorevole all’introduzione di condizioni uniformi per il rilascio dei visti, al fine di prevenire il cosiddetto visa shopping. Tuttavia, sono contrario in principio all’inclusione di dati biometrici nei visti, specialmente nel caso di bambini piccoli. Trovo che sia assolutamente inopportuno. Inoltre, non possiamo proporre di rilevare le impronte digitali a bambini di sei anni, ad esempio, senza essere in grado di produrre prima uno studio indipendente a base ampia sull’utilizzo di impronte digitali di bambini di quell’età e senza sapere per quanto tempo tali impronte possano essere conservate. Non credo che possiamo o dovremmo approvare leggi su questa base.

Vedo anche problemi per l’applicazione del nuovo regolamento proposto. Tutti i richiedenti, compresi i bambini, devono ora comparire di persona al consolato per farsi rilevare le impronte digitali. Potrebbe essere aspettarsi troppo da coloro che vivono in aree remote di paesi vasti. Potrebbe significare che per i meno abbienti, per le famiglie in particolare, sarà quasi impossibile richiedere un visto per entrare nell’Unione europea. E’ davvero questa l’immagine che l’Unione europea vuole proiettare all’estero?

Il Consiglio e la Commissione cercano di contrastare questo guardando al settore privato. Propongono di concedere a fornitori esterni di servizi il diritto di ricevere le richieste di visto e i dati biometrici, per inoltrarli ai consolati di competenza. I costi dell’operazione verrebbero in tal caso a ricadere sui richiedenti. E non è tutto! Secondo la mia opinione, non è questo il modo di assicurare che tutti questi dati estremamente sensibili vengano mantenuti sicuri e riservati. Di conseguenza, è essenziale garantire che l’esternalizzazione, che in ogni caso dovrebbe essere permessa soltanto alle condizioni più rigorose, sia consentita soltanto in luoghi che godono di protezione diplomatica. Su questo argomento, sostengo con enfasi il relatore.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE). (PT) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, onorevoli colleghi, con questa iniziativa era nostra intenzione garantire l’interoperabilità tra tutti gli Stati membri e assicurare lo stesso livello di protezione dei dati personali e parità di trattamento per tutti i richiedenti asilo. Sostengo in particolare gli sforzi volti a facilitare le procedure per il rilascio di visti ai richiedenti, attraverso il principio dello sportello unico e con la raccolta di identificatori biometrici, ovvero un’immagine facciale e dieci impronte digitali dei richiedenti, da conservarsi nel sistema di informazione sui visti (VIS).

Dobbiamo evidenziare che questi dati verranno utilizzati a scopo identificativo, come il Vicepresidente Barrot ha già sottolineato. Questo è molto diverso rispetto a ciò che accade con i passaporti europei, per i quali è permesso rilevare soltanto due impronte digitali, in modo che non possano essere utilizzate che a scopo di verifica, ovvero per un confronto “uno a uno”. Sotto questo aspetto, accolgo con favore la volontà della Commissione europea, come appena rivelato nel corso della plenaria dal Vicepresidente Barrot, di cooperare, conducendo lo studio richiesto dal Parlamento sulla fattibilità del rilevamento delle impronte digitali ai bambini.

Signor Presidente, dal momento che ci apprestiamo a svolgere una revisione completa del codice comunitario dei visti, una discussione separata di questa proposta specifica avrebbe avuto senso soltanto se avesse accelerato il processo. Tuttavia, questo obiettivo non è stato ottenuto. Domani voteremo una proposta sui cui non è stato raggiunto alcun accordo in prima lettura e non si tratta che della prima fase di un lento processo. Perciò, ho seri dubbi sulla necessità di continuare a discutere questa proposta separatamente, quando la relativa tempistica sembra molto simile a quella della revisione stessa del codice.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, solo un rapido intervento. La più grande libertà civile che tutti abbiamo è la vita stessa. Si creano sempre dibattiti e polarizzazione quando discutiamo questioni concernenti una maggiore sicurezza – questioni che possono essere percepite come limitanti di quelle che generalmente chiamiamo libertà civili. Voglio semplicemente essere certa che il Commissario si sia assicurato che i pesi e contrappesi vadano di pari passo con quanto abbiamo di fronte ora, per essere sicuri di non compiere un passo in più rispetto a quanto viene autorizzato e di introdurre soltanto le misure di sicurezza, le misure di identificazione che il mondo in cui viviamo oggi autorizza.

L’onorevole Coelho ci ha appena ricordato che il mancato raggiungimento in prima lettura di un accordo sull’argomento è un messaggio di rilevanti proporzioni. Si tratta di un campo molto sensibile e sempre più cittadini mettono in discussione la “libertà”, per utilizzare la parola in senso generico, che viene loro sottratta.

Termino su questo punto: la più grande libertà civile è la vita. Dobbiamo fare tutto quanto venga onestamente autorizzato per difendere la vita, in termini di sicurezza e misure aggiuntive. Vorrei chiedere assicurazioni alla Presidenza che il sistema di pesi e contrappesi sia in ogni caso presente.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Signor Presidente, ho ascoltato attentamente i vari oratori. Innanzitutto, vorrei ricordarvi le informazioni che sono già state aggiunte a questo dossier. In materia di impronte digitali dei bambini, è stato detto che i dati hanno dimostrato che la qualità e l’affidabilità delle impronte digitali di un database contenente i dati di 1,5 milioni di richiedenti il visto erano di alta qualità e mi è stato comunicato che il documento tecnico che sostiene questa posizione è stato inviato alla Baronessa Ludford.

Tuttavia, da parte mia vorrei assicurarvi, in ogni caso, che sono assolutamente disposto ad avviare lo studio che giustamente avete auspicato, in modo che possiamo davvero verificare quanto affidabili siano questi dati biometrici e se siano consigliabili o meno. Credo sia un’ottima idea. Mi chiedevo, baronessa Ludford, se fosse possibile raggiungere un compromesso, operando una distinzione tra le impronte digitali dei bambini di età compresa tra i sei e i dodici anni, che verrebbero utilizzate soltanto a scopo di verifica, e le impronte digitali di bambini maggiori di dodici anni, che potrebbero essere utilizzate ad altri scopi.

In ogni caso, continuerò a fare il possibile per raggiungere un compromesso con la nuova Presidenza dell’UE, cercando di assicurare che i desideri del Parlamento siano presi in considerazione in misura maggiore.

Sul secondo punto, ovvero l’esternalizzazione, avevamo sicuramente qualche preoccupazione con riferimento all’allegato che elenca i requisiti minimi da inserire nei contratti firmati dagli Stati membri con i fornitori esterni di servizi. La Commissione ha anche pubblicato un documento che elenca i vari metodi tecnici per rendere sicuri i dati. Tuttavia, capisco le vostre preoccupazioni in materia di sicurezza dei dati ed è vero che ci potrebbe essere il rischio, in un paese terzo, che i dati conservati presso la sede di un fornitore esterno di servizi siano oggetto di sequestro o perquisizione obbligatoria. E’ essenziale riconoscere che dobbiamo stare in guardia contro questo rischio. Sono cautamente ottimista che il dialogo su questo argomento proseguirà. Questi sono i miei pensieri. E’ vero, come ha detto l’onorevole Coelho, che potremmo cercare di assicurare che questa relazione e il codice dei visti vengano elaborati contestualmente.

Ciononostante, posso confermare al Parlamento e al relatore, baronessa Ludford, che ringrazio per il suo lavoro, che sono determinato a raggiungere un compromesso piuttosto rapidamente, chiedendo al Consiglio di ascoltare di più il Parlamento e nella speranza che il Parlamento, da parte sua, tenendo presenti gli impegni che la Commissione si assumerà, dimostri una certa comprensione. Questo è il prezzo che dovremo pagare se vogliamo raggiungere un compromesso. Sottolineo leggermente questo punto, perché vogliamo un sistema di visti efficace e giusto, per il raggiungimento del quale dobbiamo risolvere i problemi che abbiamo discusso, signor Presidente, e vorrei ringraziare i parlamentari che hanno espresso le proprie opinioni questa sera.

 
  
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  Sarah Ludford, relatrice. (EN) Signor Presidente, ringrazio tutti i colleghi e in particolare gli relatori ombra con cui ho lavorato. Abbiamo collaborato in maniera molto costruttiva e ho accolto con interesse i loro contributi positivi. Si sono tutti impegnati molto e io sono loro molto grata.

Vorrei che il VIS funzionasse e che venisse avviato il prima possibile. In un certo senso è una mia creatura, dal momento che sono stata la relatrice del sistema stesso. Ma, come gli onorevoli colleghi hanno evidenziato, si tratta di dati personali molto sensibili e forse di 70 milioni di registrazioni alla volta. Non possiamo permetterci di trattare il VIS come un grande esperimento. Dobbiamo agire su base precauzionale. Sono d’accordo con chi, come le onorevoli colleghe Ždanoka e Roure, sostiene che non abbiamo sufficiente esperienza per essere sicuri di evitare i problemi, ad esempio in relazione al rilevamento delle impronte digitali ai bambini di sei anni.

Il Commissario ha proposto di iniziare utilizzando i dati per la sola verifica tra i 6 e i 12 anni. Questo potrebbe risolvere alcuni dei problemi ma, credo, non quelli riguardanti la praticità e il costo del rilevamento ogni due anni. Onestamente, non credo che il Consiglio ci abbia pensato bene.

Come ha sottolineato l’onorevole Roure, dobbiamo costruire – o dovremmo già aver costruito – una politica comune dei visti. Per questo motivo è così deludente che gli Stati membri non dimostrino alcuna volontà di collaborare sulla base delle stesse premesse e che vogliano applicare diverse tariffe per il rilascio del visto, in aggiunta ai 60 euro. Vorrei che la Commissione fosse proattiva nel cercare di indurre gli Stati membri a cooperare in diverse sedi.

L’onorevole Klamt, che ringrazio moltissimo per la sua critica costruttiva e per la sua volontà di collaborare con noi, ha suggerito che il rilevamento delle impronte digitali dei bambini dai sei anni in poi sarebbe uno strumento efficace contro il traffico di bambini. Devo confessare di non essere a conoscenza di alcuna ricerca seria che dimostri che tale scopo verrebbe raggiunto. Perché scegliere i sei anni? Perché non cinque o quattro o tre o magari zero? Potrebbe sussistere un rischio molto maggiore di sequestro di neonati che di rapimento di bambini di sei anni.

Infine, trovo interessante il suggerimento dell’onorevole Coelho di fondere la presente relazione con il codice dei visti. Ha lanciato in questa discussione una sorta di palla ad effetto, quella che i giocatori di cricket chiamano “googly”, e credo che dovremmo sentire anche l’opinione della Commissione su questo punto. Sotto un certo punto di vista, io sono disposta a considerare le varie proposte, ma credo che questo spetti alla Commissione.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 10 luglio 2008.

 
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