Daniel Hannan (NI). - (EN) Signora Presidente, non abbiamo impiegato molto tempo, come al solito, per tornare sugli argomenti. Nel periodo antecedente al referendum irlandese, vi erano molte voci che dicevano “per favore, non lo pubblicate finché gli irlandesi non avranno votato”. Non appena sono stati contati i voti con certezza, siamo tornati alla nostra agenda di politica dell’armonizzazione, in particolar modo nel settore della militarizzazione, della giustizia e degli affari interni.
L’ultima volta che ci siamo riuniti in quest’Aula come un’Assemblea, un oratore dopo l’altro parlava di rispettare il voto irlandese, “ma…”. Ora capiamo che cosa volesse dire quel “ma”. Il “ma” significava che avremmo dovuto ignorare il risultato e proseguire con questo processo di armonizzazione della giustizia penale, del diritto civile, dell’immigrazione, dell’asilo e del resto del settore degli affari interni. Non pretendiamo neanche più di rispettare il verdetto dei cittadini. Siamo di nuovo nel nostro piccolo mondo in cui pretendiamo che gli elettori non esistano e che proseguiamo comunque ciò che stavamo facendo.
Bogusław Rogalski (UEN). - (PL) Signora Presidente, a causa delle rigide misure di sicurezza in atto oggi a Strasburgo, che è una situazione del tutto eccezionale mai verificatasi prima nel corso di una sessione plenaria, non ho potuto essere presente alla prima parte delle votazioni. Pertanto, porgo le mie scuse per la mia assenza nel corso della votazione nominale. L’auto che avrebbe dovuto portarmi al Parlamento europeo aveva oltre un’ora e mezza di ritardo, e chiederei che queste scuse vengano registrate.
Presidente. - Onorevole Rogalski, ne abbiamo parlato all’inizio: coloro che arrivano nel corso della seduta verranno certamente scusati.
– Proposta di regolamento: Flotte da pesca dell’UE colpite dalla crisi economica
Syed Kamall (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, sono certo che molti sono interessati a quanto sto per dire.
Desidero realmente parlare dell’idea che ci spostiamo di continuo da una crisi all’altra nel settore della pesca senza cercare davvero di affrontare il problema di fondo. E attualmente quest’ultimo è costituito dalla politica comune per la pesca, una politica basata su un programma centralizzato di stampo sovietico in cui le quote vengono assegnate ai diversi Stati membri.
E’ giunto certamente il momento di distruggere questo residuo di programma centralizzato comunista e dirigerci verso una situazione in cui disponiamo di soluzioni basate sui diritti di proprietà.
Guardiamo ad alcune delle soluzioni di maggior successo per la tutela degli stock ittici: in Nuova Zelanda, per esempio, e in Islanda, dove si basano sui diritti di proprietà e sui diritti di trasferimento della proprietà.
E’ il momento di far sì che l’Unione europea cessi di pensare in termini di pianificazione centrale e di trasformazione in una “UERSS”. Dirigiamoci verso un’economia basata sul mercato.
– Proposte di risoluzione: Creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia (B6-0348/2008)
Frank Vanhecke (NI). – (NL) Il fatto che questo Parlamento negli ultimi giorni abbia dato una strigliata al governo italiano per una sua decisione perfettamente ragionevole, è sintomatico dell’atmosfera soffocante della correttezza politica di estrema sinistra in questa istituzione. Tuttavia, posso garantirvi che le opinioni della stragrande maggioranza della popolazione dei paesi europei sono assolutamente opposte a quanto la maggioranza degli eurodeputati sta evidentemente approvando. Il lancio di un sistema per il rilevamento delle impronte digitali da parte del governo italiano è una spinta per affrontare gli enormi problemi derivanti dall’immigrazione di massa dei rom nel paese che in realtà gode dell’approvazione della grande maggioranza della popolazione.
Inoltre, l’ingerenza europea in questa questione è inammissibile. Mi sorprende che l’Unione europea non spalanchi i suoi lussuosi edifici ai rom e le sue scuole private ai bambini rom. E’ evidente che i tanto osannati “diritti umani” si fermano alle frontiere delle proprietà privilegiate dell’eurocrazia.
Daniel Hannan (NI). - (EN) Signora Presidente, capisco che la commissione per le libertà civili di questo Parlamento è quasi l’ultimo posto in cui ci si aspetti di trovare qualsiasi tutela delle libertà civili. Assistiamo all’inizio di una spirale di intolleranza piuttosto preoccupante in questa commissione, in cui è stata respinta la nomina da parte della Commissione europea dell’onorevole Buttiglione. Osserviamo poi che viene approvata la normativa più draconiana con il pretesto delle norme antiterrorismo.
Non posso dimenticare l’affermazione del leader dei liberaldemocratici, Graham Watson, secondo cui Osama bin Laden avrebbe fatto molto più di ogni altro dai tempi di Jacques Delors per il processo di integrazione europea! E adesso, nella votazione appena svolta, assistiamo a questo bizzarro rifiuto persino di considerare i fatti del caso.
Non so se il governo italiano abbia ragione quando lamenta che in questa relazione ci sono delle imprecisioni. I miei istinti sono liberali in proposito. Non mi piace l’idea di una banca dati, né quella delle impronte digitali. Ma di sicuro l’educazione e la lealtà di base dovrebbero indurci a consentire che il governo inviti un gruppo di questo Parlamento a effettuare le valutazioni del caso, prima della votazione. Consentire una votazione ancor prima di aver ascoltato tutti i fatti, conferma che, come la commissione per l’occupazione è l’ultimo posto in cui si tutela l’occupazione, come la commissione per la pesca è l’ultimo posto in cui si tutela la pesca…
(Il Presidente toglie la parola all’oratore)
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, a nome della delegazione del partito popolare austriaco, desidero dire che, naturalmente, tutti noi abbiamo concordato che dovremmo adottare ogni misura intesa a migliorare la difficile situazione dei rom, non solo in Italia ma ovunque, nonché occuparsi in modo saggio della questione. Tuttavia, riteniamo che, nella situazione attuale, in cui non disponiamo di informazioni su tutti gli aspetti, non dovremmo adottare una risoluzione, in quanto farlo vorrebbe dire anticipare i fatti.
– Proposte di risoluzione: Situazione in Cina dopo il terremoto e prima delle Olimpiadi (RC-B6-0340/2008)
Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Mi sono astenuta dal voto sulla proposta di risoluzione sulla situazione in Cina dopo il terremoto e prima dei Giochi olimpici poiché la votazione non riguarda alcun emendamento che chiede il rilascio dei prigionieri politici, in particolare il candidato al Premio Sakharov. Desidero inoltre cogliere questa opportunità per richiamare l’attenzione ancora una volta sull’importanza della libertà di espressione, che è il prerequisito fondamentale per l’inizio del processo di democratizzazione in Cina.
La libertà di stampa è molto importante poiché sono i media indipendenti che forniscono le informazioni sulla situazione dei diritti umani in Cina senza censura. E’ pertanto essenziale che le stazioni televisive indipendenti come la NTDTV siano in grado di trasmettere. Questa stazione televisiva satellitare trasmette 24 ore su 24 in cinese e in inglese via satellite in Asia, Europa, Australia e America settentrionale. Il 16 giugno 2008, la società francese Eutelsat, che agevola le trasmissioni satellitari NTDTV, ha improvvisamente interrotto tali trasmissioni televisive in Asia, chiaramente sotto pressioni da parte del partito comunista cinese.
Per avere successo, dobbiamo far seguire le azioni alle parole della risoluzione. Chiediamo alla leadership del Parlamento europeo di insistere sulla ripresa di queste trasmissioni televisive in Asia.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, quest’Aula ha una forte tradizione di diritti umani, di cui possiamo essere orgogliosi. Ciò vale nondimeno per le nostre politiche relative alla Cina e al Tibet. Questo è il motivo per cui ritengo sia molto spiacevole che la nostra risoluzione di oggi non sia assolutamente all’altezza di tali requisiti. In un momento storico, non ha avuto la forza di suscitare quello che avrebbe dovuto nel periodo antecedente ai Giochi olimpici in Cina.
Pertanto, consentitemi di dichiarare esplicitamente: il nostro Presidente, l’onorevole Pöttering, ha rappresentato i nostri principi dei diritti umani in modo inequivocabile negli ultimi mesi. Il Cancelliere della Repubblica federale tedesca, Angela Merkel, ha fatto lo stesso, in modo chiaro e solenne. Vorrei pertanto chiedere a quest’Aula di ritornare alle chiare dichiarazioni della sua politica sulla Cina e sul Tibet degli anni e dei decenni scorsi e di considerare questa risoluzione come un momento di debolezza prima della pausa estiva.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Vorrei dire alcune parole sul documento relativo alla Cina. Ho votato a favore del testo ma, con mio grande dispiacere, sono stati respinti molti importanti emendamenti. Oggi abbiamo dichiarato che la situazione in Tibet è normale, il che non è vero. Abbiamo rifiutato di invitare il leader spirituale tibetano al Consiglio per gli affari generali, che è una decisione davvero sbagliata; non siamo neanche stati in grado di votare contro coloro che praticano il Falun Gong. Sono spiacente per questo e credo realmente che occorra occuparsi nuovamente di tali questioni il prima possibile.
Vytautas Landsbergis (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, vorrei solo dire che io e molti del mio gruppo siamo stati confusi dall’elenco delle votazioni poiché, a seguito dei suoi suggerimenti, abbiamo votato alcune posizioni assurde. A favore di invitare il Dalai Lama – non contro. La situazione in Tibet non è normale – no, abbiamo votato a sostegno del fatto che è normale. Molti di noi si sono confusi. Ovviamente, ho cercato di riparare alla situazione, ma le informazioni sono state alterate e il nostro elenco era quasi del tutto sbagliato.
Georg Jarzembowski (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, non credo che l’onorevole Landsbergis abbia realmente letto la risoluzione che abbiamo adottato con una maggioranza dei due terzi. Se l’avesse fatto, avrebbe saputo che si fa riferimento all’insostenibile situazione del Tibet per quattro volte e si chiede al governo cinese di rispettare i diritti umani e culturali nella regione. Onorevole Landsbergis, non dica falsità. La grande maggioranza di noi, ossia la maggioranza di questo Parlamento, si è dichiarata a favore dei diritti umani e dell’autonomia culturale del Tibet.
Ryszard Czarnecki (UEN). - (PL) Signora Presidente, desidero dichiarare i motivi per cui ho votato contro la presente relazione. Ritengo che essa sia in realtà, e lo dico con profonda convinzione, uno dei documenti più controversi che il Parlamento abbia adottato negli ultimi tempi. Sono convinto che la mancanza di un programma chiaro sul modo in cui l’Unione europea si aprirà all’Oriente, in particolare nel contesto della possibile futura adesione dell’Ucraina, sia un motivo del tutto valido per votare contro la relazione. Sorvolerò sul fatto che il progetto preliminare del documento in oggetto era completamente confusionario.
Per concludere, una considerazione rivolta a lei, signora Presidente: ha consentito a due persone non incluse nell’elenco di parlare. La prego di attenersi alla procedura.
Presidente. - Il Presidente può dare la parola a chiunque decida di darla. Ho voluto dare la parola a deputati cui in effeti non era stata assegnata, ma ho il pieno diritto di farlo.
Philip Claeys (NI). – (NL) Uno dei motivi per cui ho votato contro la relazione Brok, indebolita com’è dagli emendamenti, è la sua raccomandazione per una “strategia di comunicazione” che di fatto si ridurrà in una propaganda comunitaria ancora maggiore.
Questo è sintomatico di ciò che è fondamentalmente sbagliato nell’Unione europea. Anziché pensare a tenere in considerazione le opinioni dell’elettorato, l’Unione europea sta cercando di cambiare tali opinioni attraverso la propaganda. Tuttavia, il referendum in Irlanda ha dimostrato ulteriormente che questo tipo di meccanismo sociale produce gli effetti opposti. Di conseguenza, l’Unione europea farebbe meglio a interrompere questo processo e dimostrare rispetto per le opinioni e le lamentele degli europei anziché fare l’esatto opposto.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, ho votato a favore della relazione Brok, poiché ritengo che sia un passo importante nella giusta direzione. Appoggio inoltre la strategia di comunicazione richiesta nel documento. Tuttavia, la comunicazione implica anche verità e chiarezza. E’ giunto il momento di dichiarare finalmente in modo chiaro che la Croazia può e dovrebbe aderire all’Unione europea entro questo decennio. I paesi dell’Europa sudorientale hanno prospettive chiare di adesione all’Unione europea nel prossimo decennio, ma verità e chiarezza necessitano anche dell’ammissione che procedere con l’adesione della Turchia minaccerebbe l’Unione europea. Pertanto, dovremmo essere onesti con il nostro partner, la Turchia, e dichiarare finalmente che dovremo trovare altri metodi di cooperazione. Nonostante la relazione Brok non si ponga in realtà in questa direzione, è la conclusione logica dei suoi contenuti, che sono quelli che dovrebbero essere.
– Proposta di risoluzione: Situazione in Zimbabwe (B6-0347/2008)
Ryszard Czarnecki (UEN). - (PL) Signora Presidente, sono uno degli autori della presente relazione. Posso dire che la situazione in Zimbabwe è come “La storia infinita”. Il Parlamento europeo sta facendo nuovamente ascoltare la propria voce su questo argomento, e mi fa molto piacere che siamo riusciti a superare le divisioni politiche e a parlare chiaramente in modo così fermo e deciso riguardo alla situazione scandalosa che sta avendo luogo nel paese. Questo è il motivo per cui ho votato a favore della presente relazione alla cui stesura ho, tra l’altro, contribuito.
Syed Kamall (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, sono molto felice di prendere la parola su questa proposta di risoluzione in quanto ho in realtà votato a favore del documento, al pari di molti altri colleghi in quest’Aula.
Tuttavia, la mia richiesta ai parlamentari e ai politici d’Europa è la seguente: garantiamo che non siano solo parole vuote, solo per metterci in pace la coscienza. Consideriamo le azioni, non le parole. Mi riferisco, ovviamente, al Vertice di Lisbona, al quale abbiamo invitato Mugabe, nonostante le sanzioni.
Mi riferisco, naturalmente, al Vertice di Roma sulla crisi e la sicurezza alimentare: abbiamo invitato Robert Mugabe e i suoi seguaci a fare acquisti in uno dei negozi più lussuosi d’Europa mentre il suo popolo muore di fame.
Il tempo delle parole vuote è finito. E’ molto positivo che ci sentiamo bene per quello che diciamo, ma dobbiamo trasformare queste parole in azioni: dobbiamo imporre sanzioni al regime di Mugabe. Smettiamo di essere ipocriti, in particolare i miei amici portoghesi e italiani.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, ho votato a favore della presente risoluzione e, al pari dell’onorevole Kamall, ho ricevuto un numero crescente di lettere negli ultimi anni riguardo alla situazione in Zimbabwe.
Le persone che rappresento nella regione delle East Midlands del Regno Unito, non possono semplicemente capire come possiamo, in quest’Aula, affermare opinioni così ferme, ma consentire a Robert Mugabe di condividere il pane con i nostri leader nel continente. Esiste qualcosa di gravemente sbagliato e ipocrita in questo: ciò sminuisce questa istituzione e molte altre. Pertanto, auspico che in futuro possiamo uscire da questa situazione, liberarci di quest’uomo orribile, e che la democrazia possa prosperare in Zimbabwe.
Syed Kamall (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, vorrei iniziare scusandomi con tutti i miei colleghi presenti in Aula per aver bloccato il prossimo oratore. Non ricordo il suo nome, ma auspico che anch’egli si alzi quando parla e dimostri rispetto per quest’Aula.
Avevamo promesso che Galileo non sarebbe stato un elefante bianco, ma che stavamo pensando a un ruolo per esso. Se si considerano tutti gli altri sistemi satellitari (i sistemi satellitari cinese e russo, nonché il GPS americano), le persone si chiedono il motivo per cui abbiamo bisogno di Galileo. E’ abbastanza chiaro, se pensate a tale sistema, l’elefante bianco nel cielo, che stiamo cercando sempre più numerosi modi di utilizzarlo.
Adesso stiamo cercando una dimensione militare. Per quale motivo ne abbiamo bisogno? E’ chiaro che non ne abbiamo. E’ basato semplicemente sull’invidia nei confronti degli americani e sulla politica dell’“anch’io”. Accantoniamo questa ridicola assurdità e risparmiamo il denaro dei contribuenti, restituiamolo e affidiamoci a una tecnologia molto migliore.
Ewa Klamt (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, ritengo che il modo in cui stiamo procedendo non sia coerente con la buona reputazione di cui gode quest’Aula. E’ inammissibile che l’intera Assemblea chiacchieri quando gli oratori si alzano per parlare. La esorterei, signora Presidente, a mantenere calma l’Assemblea e a garantire che coloro che non stanno ascoltando abbandonino l’Aula.
Presidente. - Sono completamente d’accordo con lei, onorevole Klamt, ma come sa, chiediamo ogni volta la stessa cosa, e ogni volta abbiamo gli stessi problemi.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Sulla base della relazione dell’onorevole collega britannica Sarah Ludford, ho votato a favore della risoluzione legislativa che modifica, in prima lettura della procedura di codecisione, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica dell’Istruzione consolare comune diretta alle rappresentanze diplomatiche e consolari di prima categoria in relazione all’introduzione di elementi biometrici e comprendente norme sull’organizzazione del ricevimento e del trattamento delle domande di visto. Tale proposta mira a creare la base giuridica necessaria agli Stati membri al fine di individuare gli identificatori biometrici obbligatori, le immagini del volto e le impronte delle dieci dita, dei richiedenti il visto nonché istituire un quadro giuridico per le organizzazioni consolari degli Stati membri ai fini dell’attuazione del sistema di informazione sui visti (VIS) assieme alla creazione di Centri comuni per l’introduzione delle domande di visto. Ciò eviterebbe a tutti gli Stati membri di fornire ai loro consolati gli strumenti necessari a raccogliere i dati biometrici. Sostengo la maggior parte degli emendamenti, in particolare quelli relativi alla rappresentanza di uno Stato membro da parte di un altro, a misure di sicurezza nell’ambito dei fornitori esterni di servizi e alle campagne d’informazione.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Gli obiettivi della presente proposta di regolamento sono l’organizzazione del ricevimento e del trattamento delle domande di visto relativamente all’introduzione della biometrica nel sistema d’informazione sui visti (VIS) a livello comunitario, che prevede, in primo luogo, l’obbligo di fornire dati biometrici da memorizzare nel VIS, nonché i criteri da rispettare per farlo e, in secondo luogo, le disposizioni sui modi per organizzare il ricevimento delle domande di visto.
La presente proposta, che fa parte della comunitarizzazione della gestione delle frontiere (lo spazio Schengen), effettuerà la raccolta degli “identificatori biometrici” (fotografie e impronte digitali) dei richiedenti il visto, una misura quanto meno discutibile, e nell’ambito della quale molte domande restano senza una risposta, in particolare per quanto riguarda: la sua efficacia, la protezione dei dati personali, gli obiettivi e i criteri della raccolta dati, le norme che disciplinano il contenuto delle pratiche VIS, i diritti di accesso (ossia, nel quadro degli accordi tra UE e diversi paesi sullo scambio di informazioni), e infine, la tutela dei diritti dei cittadini, le libertà e le garanzie.
Non concordiamo con la comunitarizzazione della giustizia e degli affari interni, tantomeno con la creazione di strutture di vigilanza e controllo e di strumenti a livello comunitario, né con la promozione di politiche sicuritarie.
Da qui il nostro voto contrario.
Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Auspico che il voto che ho dato oggi semplificherà i negoziati con gli Stati Uniti sull’esenzione dai visti e che, a breve, tutti i cittadini degli Stati membri potranno viaggiare liberamente e ricevere pari trattamento.
E’ inevitabile che uno degli argomenti negoziati dalla Presidenza francese riguardi i criteri della concessione dei visti statunitensi a tutti i cittadini della Comunità europea.
John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. − (EN) L’accordo sulla pesca tra l’Unione europea e la Mauritania è di assoluta importanza per entrambe le parti.
Grazie a tale accordo, i pescatori del Mediterraneo possono praticare la loro attività altrove, poiché il Mediterraneo è sfruttato eccessivamente. La recente questione dei tonni è solo l’inizio. So che due società di pesca maltesi hanno impiegato questo accordo per pescare nell’Atlantico. La notizia mi è pervenuta quando ero un funzionario della delegazione del Parlamento europeo in Mauritania e fummo informati dal Presidente che ogni tentativo di trovare una soluzione all’accordo compiuto sino ad allora era fallito.
Fu allora che chiesi di parlare con il Presidente in forma privata. Gli chiesi se avesse mai discusso la questione con il Commissario Joe Borg, che è il Commissario maltese. Il Presidente mi informò che non aveva parlato con lui ma che ero libero di farlo se l’avessi voluto. Mi presi carico di contattare immediatamente il Commissario Borg che, dopo aver valutato il problema, mi fornì una sintesi delle questioni in gioco. Lo riferii al Presidente, informandolo inoltre dell’auspicio del Commissario di riavviare le discussioni.
Sylwester Chruszcz (NI), per iscritto. − (PL) L’Unione europea sta ancora una volta usurpando il diritto di essere uno Stato separato. Ritengo che la conclusione degli accordi internazionali sia di competenza statale, non di un’organizzazione regionale, internazionale come l’Unione europea, pertanto ho votato contro la presente relazione.
Dorette Corbey (PSE), per iscritto. – (NL) La delegazione del partito laburista olandese ha votato a favore dell’accordo con la Mauritania, non perché si tratta di un buon accordo, ma perché rappresenta un piccolo miglioramento della situazione attuale (la riduzione delle catture).
In generale, ci opponiamo a simili accordi, in quanto privano i paesi in via di sviluppo delle loro fonti di cibo e reddito. Nel caso della Mauritania, è ancora più penoso che i fondi di sviluppo vengano impiegati al fine di sostenere gli interessi dell’industria alieutica. E’ una tragedia!
Christofer Fjellner (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Ci siamo astenuti dalla votazione odierna sull’accordo di partenariato sulla pesca tra Unione europea e Mauritania. Ci siamo trovati dinanzi a due alternative spiacevoli, o un accordo più breve con contingenti di pesca superiori, o un accordo più lungo con contingenti di pesca inferiori. Purtroppo, non vi era l’opzione di votare per una conclusione dell’accordo.
Noi moderati siamo contrari agli accordi di pesca con i paesi africani. La relazione conteneva miglioramenti minimi rispetto all’accordo attuale, ma anche elementi retrogradi come l’estensione del periodo di validità.
Dinanzi a una scelta tra queste due alternative indesiderate, ci siamo astenuti dal voto.
Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Accolgo positivamente la prosecuzione dell’accordo di pesca con la Mauritania, nonostante sia appropriato sottolineare che il processo negoziale non è sempre stato condotto nel più aperto e trasparente dei modi.
Gli Stati membri non sono stati consultati abbastanza durante il periodo di negoziato, con il risultato di un protocollo in base al quale le opportunità di pesca sono ridotte sensibilmente, mentre la contropartita finanziaria viene virtualmente mantenuta allo stesso livello. I principali aspetti tecnici relativi alle maggiori flotte non sono stati risolti; al contrario, sono state imposte nuove limitazioni, come un nuovo periodo di fermo biologico, senza molto rigore scientifico.
Nonostante ciò, il Portogallo ha assunto una posizione ragionevole per quanto riguarda le sue opportunità di pesca, ossia 886 GT all’anno per la categoria 1 (Pescherecci adibiti alla pesca di crostacei ad eccezione di aragoste e granchi), ottenendo una licenza della categoria 5 (Cefalopodi) e mantenendo 300 GT per le aragoste.
Sulla base di tali informazioni, ritengo sia un accordo positivo per il mio paese e ho votato a favore.
– Proposta di regolamento: flotte da pesca dell’Unione europea colpite dalla crisi economica
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 luglio 2008 sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce un’azione specifica temporanea intesa a promuovere la ristrutturazione delle flotte da pesca dell’Unione europea colpite dalla crisi economica. In molti casi, una delle principali sfide dinanzi al settore della pesca comunitario resta lo squilibrio strutturale tra la capacità della flotta e le risorse disponibili. Alcuni anni fa, la sovraccapacità della flotta UE era stata stimata nell’ordine del 40 per cento. Tale sovraccapacità, assieme a un patrimonio ittico eroso da decenni di sovrasfruttamento, significa che il settore sta lottando per resistere alle pressioni economiche esterne come l’improvviso rincaro del carburante. Auspico che venga previsto uno strumento comunitario che analizzi l’aumento dei prezzi del petrolio affinché il mercato interno abbia il tempo di reagire all’aumento dei costi. Accolgo con favore le azioni del ministro francese per l’Agricoltura e la pesca, Michel Barnier, che ha lavorato duramente al fine di ottenere questo risultato. Grazie a lui, sono state ottenute misure immediate di sostegno.
Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Il settore alieutico è stato quello che più ha sofferto dell’attuale crisi energetica.
Il vertiginoso aumento nei prezzi del carburante assieme alla riduzione dello sforzo di pesca introdotta dalla PCP, nonché alla stagnazione dei prezzi di prima vendita del pescato, hanno posto gli armatori e i pescatori in posizioni delicate.
Questo giustifica pertanto la presente proposta di un regolamento urgente del Consiglio inteso a garantire che le flotte comunitarie si adattino all’attuale situazione economica dettata dalla crisi energetica.
In effetti, la proposta in oggetto segue una comunicazione della Commissione in cui sembra che i problemi e i limiti del settore alieutico vengano correttamente diagnosticati, oltre alle misure necessarie per attenuare la crisi attuale.
Nonostante ritenga che l’iniziativa che ha determinato la presentazione di questo regolamento sia positiva, credo che sia un po’ meno di quanto non ci si potesse aspettare dopo aver letto la summenzionata comunicazione.
L’arresto temporaneo delle attività di pesca di cui all’articolo 6, con l’obbligo di introduzione dei piani di ristrutturazione delle flotte, l’esclusione dei motori di cui all’articolo 7, tutto l’articolo 9, nonché l’articolo 12, paragrafo 3, che difende semplicemente gli interessi della pesca a strascico, sembrano gli aspetti meno validi della presente proposta.
Nonostante ciò, e considerate le enormi difficoltà che sta attraversando il settore alieutico a livello europeo, il documento in oggetto merita il mio voto a favore.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Come abbiamo spiegato in un intervento nel corso della discussione di ieri, i motivi del nostro voto contrario alla presente proposta di regolamento sono fondamentali. Se avesse potuto esserci qualche dubbio riguardo la loro legittimità, sarebbe stato sufficiente seguire le dichiarazioni della Commissione europea per dissiparlo.
Per quest’ultima il problema è la sovraccapacità e l’obiettivo, nonché la soluzione, “la ristrutturazione delle flotte”. E la crisi socioeconomica? E l’aumento dei prezzi del carburante (il gasolio e in particolar modo la benzina)? E il prezzo di prima vendita del pescato? Secondo la Commissione è molto semplice: “un’ulteriore riduzione della capacità di alcuni Stati membri, andrà a vantaggio di altri Stati membri, poiché con una riduzione della capacità con la conseguente riduzione dello sforzo di pesca, ci sarebbero maggiori risorse e più opportunità di mercato”.
Da qui il suggerimento di circa 1,6 miliardi di euro (!) solo per il disarmo dei pescherecci.
“Semplice”: se la malattia non uccide il settore della pesca, lo farà la “cura”.
Non esiste finanziamento che aiuti il settore di fronte ai maggiori costi di produzione e che tuteli le retribuzioni. Tuttavia, sono stati proposti 1,6 miliardi di euro per un arresto permanente, parziale o “temporaneo” delle attività di pesca.
Il governo portoghese sta seguendo questa regola e stanziando, per la cronaca, circa 8,2 milioni di euro per il disarmo di 27 pescherecci nel 2008.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) L’impatto negativo degli attuali prezzi di petrolio e carburante riguarda tutti i cittadini comunitari. Questo pacchetto di “presunto salvataggio” non farà molto per garantire un settore alieutico sostenibile. Nonostante sia favorevole alla riduzione della capacità (attualmente una parte della pesca comunitaria raggiunge almeno il 40 per cento di sovraccapacità), non credo che la presente proposta realizzerà le modifiche necessarie alla creazione di un settore comunitario della pesca sostenibile. Con l’80 per cento degli stock comunitari a livelli preoccupanti, abbiamo bisogno di una vera riduzione della capacità, non di una rinnovata costruzione delle imbarcazioni a spese dei contribuenti.
– Proposte di risoluzione: Creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia (B6-0348/2008)
Roberta Alma Anastase (PPE-DE), per iscritto. − (RO) La situazione della popolazione rom è nuovamente oggetto di discussione in un momento estremamente importante, in cui avvenimenti specifici dimostrano che esistono ancora mancanze significative a livello delle politiche nazionali ed europee in questo ambito ed è ovvio che dobbiamo controllarle e consolidarle.
Ritengo che il risultato della discussione e della risoluzione sulle impronte digitali dei rom in Italia dovrebbe essere basato su due conclusioni principali. Prima di tutto, è essenziale che le misure nazionali relative al popolo rom siano orientate all’integrazione sociale e alla creazione di un quadro di diritti e responsabilità per questi cittadini. Cionondimeno, tali diritti e responsabilità dovrebbero conformarsi ai principi comunitari fondamentali di non discriminazione, nonché rispettare le libertà fondamentali e la dignità umana. I diritti dei minori, a prescindere dalla loro appartenenza etnica, dovrebbero essere garantiti in via prioritaria. In Romania, è stato adottato questo approccio che dovrebbe essere esteso alla situazione presente anche in altri Stati membri.
In secondo luogo, tenendo conto delle peculiarità culturali del popolo rom, la soluzione per la sua integrazione è da trovarsi a livello europeo elaborando una strategia coerente ed esauriente. Oltre a garantire i diritti fondamentali, tale strategia dovrebbe promuovere anche l’accesso all’istruzione, in particolare all’educazione alla tolleranza nel contesto del 2008 quale Anno del dialogo interculturale.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Non ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo che chiede all’Italia di fermare il censimento dei rom su base etnica, in quanto sembra prematuro e deploro il fatto che il Parlamento non abbia votato a favore della proposta di rinvio a settembre 2008 presentata dal mio gruppo politico, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei. Siamo chiari su questo: sono naturalmente favorevole al divieto di rilevamento delle impronte digitali della popolazione rom, tra cui i minori, e all’impiego delle impronte raccolte, poiché costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione basato sulla razza e sulle origini etniche, proibito dall’articolo 14 della Convenzione europea per i diritti umani e le libertà fondamentali, rappresentando inoltre un atto di discriminazione. Tuttavia, mi hanno convinto gli argomenti del Vicepresidente della Commissione europea, il mio amico Jacques Barrot, poiché ha dichiarato esplicitamente che la Commissione stava controllando la situazione da vicino con totale trasparenza al fine di garantire l’attuazione del diritto comunitario. In tutta coscienza, ho deciso che dovremmo aspettare le diverse risposte attese dal governo italiano prima di intraprendere iniziative politiche come la risoluzione adottata, che potrebbe essere aperta a un’interpretazione non corretta da parte dei cittadini europei.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Voto a favore di questa risoluzione anche se spero che non venga strumentalizzata a fini di parte. La questione dei Rom non è né di destra né di sinistra ma è semplicemente una problematica grave ed irrisolta, che necessita interventi urgenti e per troppo tempo rimandati. Siamo per la cultura dell’integrazione e pertanto su questo fronte vanno profusi sforzi ed impegni concreti.
La misura in discussione presso il nostro Governo, malgrado le ambigue rassicurazioni del Ministro Maroni, va respinta nella sua impostazione di fondo: il problema di quel provvedimento non è l’identificazione in sé, ma il fatto che si pretenda di utilizzare un criterio etnico ed una pratica (le impronte digitali) fortemente discriminatoria, specialmente nei confronti dei minori. Nel palesare questi abusi, non siamo soli: forte è stata la protesta di larghi ambienti della Chiesa cattolica, di associazioni ed organizzazioni di volontariato, laiche e cattoliche. Anche il Presidente nazionale dell’Unicef ha decisamente respinto la sostanza di questo decreto. L’auspicio è che da questo voto, che di fatto condanna l’Italia, il Governo tragga lezione: bisogna lasciare la strada sbagliata imboccata.
Philip Bradbourn (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Gli eurodeputati conservatori britannici hanno votato di nuovo contro la presente risoluzione poiché la questione di cui si occupa il documento è un problema di completa responsabilità degli affari interni di uno Stato membro e quindi non ha alcuna relazione a livello comunitario.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Sostituiamo solo “rom” con “ebrei” e sapremo da dove viene questa proposta e dove, in mancanza di un’energica opposizione, è diretta.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Guardiamo con preoccupazione al crescente e inaccettabile clima di razzismo e xenofobia in Europa, in particolare quando viene incoraggiato da politiche neoliberali che peggiorano anziché fornire risposte alle necessità e ai problemi che determinano una maggiore insicurezza e peggiori condizioni di vita per i lavoratori e i cittadini.
Le misure recentemente adottate in Italia, in cui il 21 maggio è stato dichiarato uno “stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia” per un periodo di un anno, sono un esempio della pericolosità e inammissibilità di tali disposizioni che promuovono la discriminazione, la segregazione e la “criminalizzazione” di cittadini e popolazioni, violando i loro diritti, libertà e garanzie, i loro diritti umani fondamentali.
Ciò accresce le situazioni di povertà, emarginazione e disgregazione sociali e di conseguenza dà origine alla marginalizzazione e ghettizzazione, all’analfabetismo e all’economia informale, incoraggiando inoltre molti cittadini di origine rom a non far parte della società.
Al contrario, e come sottolineato, il miglior modo di tutelare i diritti dei rom è garantire l’accesso all’istruzione, alle abitazioni e all’assistenza sanitaria, all’occupazione e alla sicurezza sociale nel quadro delle politiche di inclusione e integrazione.
Gunnar Hökmark (PPE-DE), per iscritto. − (SV) La discriminazione contro i rom è un problema serio che deve essere affrontato in ogni Stato membro in Europa. Tutti i cittadini europei hanno gli stessi diritti a prescindere dalla nazionalità, l’origine etnica, la religione, o il sesso. E’ il fondamento del successo e dello sviluppo dell’Unione europea nonché un principio che abbiamo il dovere comune di sostenere.
Questo fa sorgere la domanda di accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria nonché il diritto al rispetto dell’integrità e della dignità personale. La situazione che caratterizza il trattamento dei rom in Italia oggi deve essere vista in questa prospettiva. L’Unione europea ha la responsabilità di garantire che i diritti fondamentali delle persone vengano confermati in ogni paese.
Tuttavia, ciò solleva la necessità che le persone vengano integrate, a prescindere dalla loro origine, nelle società in cui vivono, con il requisito di parità di trattamento che implica, senza discriminazioni, condizioni paritarie per tutti i cittadini. Questo è importante nella lotta al traffico di esseri umani, alla prostituzione e all’emarginazione sociale. Non deve essere consentito né agli adulti né ai minori di sfuggire a questa responsabilità.
A fronte di questo contesto crediamo di non poter votare a favore di alcuna delle risoluzioni presentate oggi dal Parlamento.
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Ho votato a favore della presente risoluzione e accolgo positivamente il fatto che il Parlamento europeo adotti una posizione contro questa discriminazione e azione illegale dal punto di vista della normativa europea in materia di diritti umani.
Tuttavia, richiamo l’attenzione sul fatto che una semplice risoluzione non risolverà il problema di base, poiché l’atto normativo non è di natura vincolante. Per questo motivo, ritengo che dovremmo chiedere alla Commissione europea di intraprendere iniziative contro l’Italia affinché cessi questa politica discriminatoria contro il popolo di etnia rom.
La misura di rilevamento delle impronte digitali non è conforme né alla normativa europea né ad altri strumenti di garanzia dei diritti umani in Europa. A livello di Comunità europea, esiste la direttiva 380 del 28 aprile 2008, che prevede l’obbligo di rilevamento delle impronte digitali per i cittadini di paesi terzi a partire dall’età di 6 anni. Tuttavia, sottolineo il fatto che si faccia riferimento a paesi terzi, che non fanno parte del territorio dell’Unione europea. Inoltre, la direttiva 2004/38/CE garantisce la libertà di circolazione ai cittadini di qualsiasi Stato membro, quindi le origini etniche non potrebbero rappresentare la base di una disposizione di legge in nessun caso.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Le iniziative italiane sono in aperto contrasto con ogni richiesta del Parlamento europeo di una politica comunitaria coerente in materia di integrazione dei rom. Questi ultimi sono uno degli obiettivi principali del razzismo e della discriminazione che il governo italiano sta cercando di giustificare e istituzionalizzare. Le autorità italiane devono cessare di rilevare le impronte digitali dei rom e ho votato a favore della risoluzione
Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto − (EN) Ho votato a favore del rinvio della votazione sulla presente relazione sensibile, nella convinzione che sarebbe più appropriato attendere finché non ci saranno pervenute tutte le informazioni richieste dalla Commissione al governo italiano.
Mentre l’Assemblea ha votato per respingere tale rinvio, io mi sono astenuta dal voto finale, non intendendo sostenere la risoluzione senza che tutti i fatti siano disponibili o avere dubbi su parte del documento, volendo inoltre riconoscere che qualsiasi azione oppressiva da parte delle autorità nei confronti di un gruppo specifico della società non può essere giustificata.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Il modo in cui vengono trattati i rom in Italia dovrebbe essere un campanello di allarme per il fatto che in Europa le minoranze vengono trattate in modo disumano, discriminatorio e degradante da un governo populista di estrema destra. Il rilevamento delle impronte digitali dei bambini è chiaramente sbagliato. Ciò rievoca tempi passati e non dovrebbe accadere nell’Europa contemporanea. Chiedo a tutti i governi di condannare il governo italiano e di agire rapidamente al fine di proteggere i bambini rom in Italia.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. − (RO) Ritengo che la decisione del governo italiano di rilevare le impronte dei cittadini di origine rom e, in particolare, dei bambini, violi in modo grave i diritti fondamentali dei cittadini europei.
Il rilevamento delle impronte di un bambino in tenera età potrebbe segnarlo per tutta la vita. Il rilevamento delle impronte di un minore con meno di 14 anni di età viene effettuato sulla base di un tipo di indagini penali, che viola i diritti fondamentali dei cittadini.
Non sono d’accordo con il rinvio della votazione sulla risoluzione poiché la situazione è urgente e tali azioni nei confronti dei minori devono cessare. Non si può presumere a priori la colpevolezza di un minore e il trattamento riservato oggi in Italia ai bambini di origine rom è inaccettabile.
Chiediamo al governo italiano di cessare le azioni di rilevamento delle impronte digitali dei minori di origine rom nel paese.
L’Unione dovrebbe essere da esempio per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali e, per questo motivo, la Commissione dovrebbe indagare sulla situazione in Italia e chiedere al governo italiano di cessare tale pratica immediatamente.
Questo è il motivo per cui ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo intesa a fermare il rilevamento delle impronte digitali sulle persone di origine rom e, in particolare, dei bambini rom, nel più ampio contesto della “creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia”.
Manfred Weber (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Quale coordinatore del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei nella commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, desidero fornire una dichiarazione di voto a mio nome e dei colleghi del mio gruppo. Tutti i gruppi sono uniti nella lotta contro il razzismo e contro ogni forma di discriminazione etnica, nonché nella promozione dei diritti umani. Non vi è alcun dubbio, ma il gruppo PPE-DE condivide il desiderio di vedere gettar luce su quanto accade in Italia.
Nella risoluzione, facciamo riferimento principalmente a notizie pubblicate sui giornali e a documenti e testimonianze di una serie di organizzazioni e soggetti. La maggior parte dei deputati non sono stati in grado di farsi un’idea della situazione impiegando le loro personali risorse.
Le autorità italiane hanno invitato i rappresentanti del Parlamento a recarsi in Italia per saperne di più, oltre a essersi offerti di fornire maggiori informazioni. Il Commissario competente, Jacques Barrot, si è impegnato a presentare una relazione informativa entro la fine di luglio, e il nostro gruppo la aspetta con ansia. Il nostro obiettivo è stato, ed è ancora, chiarire prima di tutto i fatti in modo appropriato. Questo è il motivo per cui desideriamo rinviare la votazione sulla risoluzione fino alla tornata di settembre. Purtroppo, la nostra proposta è stata respinta, assieme a una serie di emendamenti presentati, motivo per cui abbiamo votato in questo modo.
Il gruppo PPE-DE continua a essere dell’opinione che un’indagine approfondita sarebbe stata molto più utile della presente risoluzione, che è stata adottata in fretta. I nostri oppositori hanno l’unico scopo di comparire in prima pagina e far preoccupare le persone di un disservizio nel processo.
– Proposte di risoluzione: Situazione in Cina dopo il terremoto e prima delle Olimpiadi (RC-B6-0340/2008)
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Ritengo che la decisione sulla partecipazione alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi debba essere affrontata collegialmente. Non è una decisione necessariamente condivisa da tutti i miei colleghi socialisti. Tantomeno, sulla medesima base, non vedo buoni motivi di boicottare la cerimonia dei Giochi. Neanche il Dalai Lama appoggia tale posizione.
Analogamente, la proposta di invitare il Dalai Lama al Consiglio degli affari generali è assurda per chiunque non cerchi di minacciare deliberatamente il rapporto UE-Cina. Per quanto riguarda la discriminazione di alcuni gruppi in Cina, come i sindacalisti, vi è giustamente motivo di preoccupazione, ma le critiche provenienti da coloro che intendono stigmatizzare la comunità rom italiana valgono poco. “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.
Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Sono soddisfatto dell’adozione della presente risoluzione congiunta sulla situazione in Cina. E’ importante continuare a esercitare pressione su questo paese in meno di un mese, prima dello svolgimento dei Giochi olimpici.
Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle gravi violazioni dei diritti umani esistenti, in contraddizione con gli impegni assunti dalla stessa Cina. Il Parlamento europeo ha la responsabilità di ricordare alla Cina le promesse fatte pubblicamente. E’ inoltre importante citare i diritti dei minori, lo Stato di diritto e la pratica ancora frequente della pena di morte.
Infine, vorrei che venissero adottati alcuni degli emendamenti più rigorosi nei confronti della Cina; mi riferisco in particolar modo alle richieste di liberazione dei dissidenti e dei sostenitori dei diritti umani come Hu Jia e sua moglie Zeng Jinyan, alla situazione in Tibet, che è lontana dall’essere risolta, e alle condanne sproporzionate e non trasparenti comminate ai dimostranti a seguito delle manifestazioni di questa primavera.
Filip Kaczmarek (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Mi sono astenuto dalla votazione sulla risoluzione sulla situazione in Cina dopo il terremoto e prima dei Giochi olimpici, in quanto il Parlamento ha respinto gli emendamenti che sollevavano le questioni relative al rispetto dei diritti umani in Cina. Quale risultato, la risoluzione ha una connotazione diversa da quella che desideravano coloro che hanno avviato questa discussione. Per quale motivo il Parlamento non ha approvato questa risoluzione prima del recente campionato di calcio europeo Euro 2008? Il motivo è che non vi sono problemi di osservanza dei diritti umani in Austria e Svizzera. Sottolineare alla Cina i problemi in quest’ambito non è un’azione anticinese, ma solo una speranza che gli standard minimi concepiti dalla nostra civilizzazione saranno mantenuti.
Tunne Kelam (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore dell’emendamento n. 19 poiché credo fermamente che invitare il Dalai Lama al Consiglio per gli affari generali perché presenti la sua valutazione della situazione in Tibet, e spieghi ai 27 ministri degli Affari esteri l’impostazione “middle-way” e la sua idea di autonomia genuina che dovrebbe essere attuata per tutti i tibetani all’interno della Cina, è altamente raccomandabile.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. − (FI) Ho votato a favore degli emendamenti proposti dai Verdi contenuti nella risoluzione sulla Cina, poiché il grado di incompatibilità tra l’attuale situazione nel paese, nel periodo antecedente alle Olimpiadi, e le promesse e gli impegni pubblici presi all’epoca al fine di migliorare la situazione dei diritti umani e la condizione in Tibet è come descritto nell’emendamento n. 15.
Conferisco particolare importanza alla richiesta espressa nell’emendamento n. 16 che devono essere conseguiti risultati concreti attraverso negoziati tra il Dalai Lama e i rappresentanti cinesi prima dell’inizio dei Giochi. Anche la preoccupazione espressa negli emendamenti nn. 11 e 12 circa gli avvenimenti di Lhasa merita considerazione.
La richiesta formulata nell’emendamento n. 20 rivolta all’Unione e a i suoi Stati membri di prendere un’iniziativa relativamente alla Cina è ben fondata. Non escluderei un totale boicottaggio delle Olimpiadi. La decisione del Presidente Pöttering è stata sensibile e umana. Non possiamo consentire alla Cina, una volta per tutte, in nome degli ideali olimpici e dei nostri valori, di continuare a impiegare giochi di prestigio per costruire una scena olimpica.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Il modo in cui i cinesi si sono occupati delle conseguenze del terremoto nella parte sudoccidentale del paese è stato un esempio dei progressi compiuti dalla Cina negli ultimi anni. Tuttavia, sono necessari ancora altri progressi sui diritti umani nel paese. Solo impegnando entrambe le parti in un dialogo costruttivo possono essere realizzati progressi concreti sulla questione. Le Olimpiadi sono state salutate come una prima opportunità di aggiungere peso a tale dialogo e incoraggiare i miglioramenti per quanto riguarda i diritti umani e le libertà. Pertanto, desidero sottolineare che la Cina deve intensificare i suoi sforzi intesi a mantenere le promesse fatte pubblicamente alla Commissione Olimpica Internazionale al fine di migliorare i diritti umani e democratici. Ho votato a favore della risoluzione.
Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Quale membro della delegazione per le relazioni con la Repubblica popolare cinese, auspico che, attraverso il voto dato oggi, convinceremo le autorità cinesi a rispettare gli impegni presi pubblicamente relativi ai diritti umani, dei minori, alla democrazia e allo Stato di diritto.
Sollecito le autorità cinesi ad adottare iniziative urgenti al fine di migliorare la situazione dei diritti umani graziando tutti i prigionieri politici e i militanti per i diritti umani, compresi quelli arrestati in Tibet a seguito delle proteste di marzo 2008.
Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici svedesi ci siamo astenuti dalla votazione sulla relazione Brok. Desideriamo chiarire la nostra posizione sul futuro allargamento dell’Unione europea nella presente dichiarazione di voto.
Riteniamo che i criteri di Copenaghen siano gli unici requisiti che possano essere imposti ai paesi candidati che negoziano l’adesione all’Unione europea. Siamo favorevoli al continuo allargamento dell’Unione europea e lo consideriamo una delle questioni più importanti per il futuro dell’Unione. Riteniamo inoltre che i negoziati con la Turchia debbano proseguire e che questo paese debba essere valutato con gli stessi criteri degli altri paesi candidati.
Adam Bielan (UEN), per iscritto. − (PL) Signora Presidente, la relazione dell’onorevole Brok sottolinea l’auspicio di migliorare i nostri rapporti con i paesi dell’Europa orientale, ed è questo il motivo per cui l’ho appoggiata. Tuttavia, ritengo che il presente documento non sia molto esplicito, e che vi manchi un programma chiaro per l’apertura dell’Unione europea alla parte orientale che avevamo auspicato. Ci saremmo aspettati un documento meglio elaborato dall’ex presidente della commissione per gli affari esteri.
Petru Filip (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Signora Presidente, nel comprendere la complessità e l’utilità puntuale del documento strategico della Commissione per l’allargamento del 2007, riteniamo che, nel nuovo contesto determinato dal voto dei cittadini irlandesi, almeno la dimensione interna della strategia dell’allargamento debba diventare di nuovo soggetta a un maggior numero di discussioni applicate. La capacità dell’Unione di conseguire gli obiettivi delle sue politiche e realizzare una cooperazione regionale funzionale, in particolare nei paesi dell’Europa sudorientale, dipende dal modo in cui si struttureranno i rapporti intracomunitari.
Desidero sottolineare il fatto che qualsiasi formula di negoziato che introduce trattamenti diversi per un altro Stato membro, non importa per quale ragione, inizierà una “catena di debolezza” e non credo che un simile approccio possa apportare benefici nel lungo termine. Il successo delle nostre azioni future dipende dal modo in cui sapremo spiegare all’opinione pubblica l’impatto diretto e i vantaggi a lungo termine dell’allargamento. Potrei persino dire che dovremmo guardare al voto irlandese da una prospettiva costruttiva: questo voto è la dimostrazione del fatto che non sempre abbiamo saputo essere partner aperti del cittadino comune, che è più l’oggetto di pratiche politiche efficaci che non il difensore di idee e concetti visionari.
Robert Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione Brok sulla strategia per il futuro allargamento dell’Unione europea al fine di ribadire la mia convinzione che non sarà possibile nessun allargamento futuro in mancanza di un nuovo Trattato che consenta all’Unione di funzionare con 27 o più Stati membri, accompagnato da un quadro finanziario adeguato.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, dalla relazione dell’onorevole Brok sull’allargamento capisco che qualsiasi nuova adesione è possibile solo, cito, “in presenza di un sostegno pubblico chiaro e duraturo”.
Questa frase sembra completamente ipocrita, poiché arriva solo qualche giorno dopo la reazione sprezzante dell’eurocrazia al chiaro “no” degli irlandesi al Trattato di Lisbona, che fa semplicemente eco ai “no” francese e olandese del 2005. Essa segue inoltre la sostituzione, nella Costituzione francese, del referendum obbligatorio sull’adesione all’Unione europea con uno pseudo-referendum basato sull’iniziativa popolare, che in realtà dipende dalla buona volontà dell’Assemblea francese e del Senato.
Certamente, l’onorevole Brok, essendo consapevole che la grande maggioranza degli europei è contraria all’adesione della Turchia all’Unione europea, non fa neanche riferimento alla consultazione pubblica mediante un referendum. Al fine di ottenere il sostegno che egli descrive, propone semplicemente una buona vecchia propaganda per un pubblico ritenuto ignorante o addirittura ingenuo.
Se l’onorevole Brok e i suoi omologhi europei e nazionali temono, o disprezzano, così tanto il pubblico, dovrebbero almeno avere la decenza di smettere di cercare la sua approvazione. La democrazia europea sarebbe certamente più forte per questo.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Brok sul documento strategico della Commissione sull’allargamento del 2007. L’Unione europea deve continuare a dimostrare di mantenere le promesse precedentemente formulate sull’allargamento. Infatti, deve essere applicata una condizionalità rigida ed equa a tutti i candidati e potenziali candidati cui tali promesse sono rivolte. Ritengo che il documento si occupi in modo appropriato di questi problemi e ho votato a favore della relazione dell’onorevole Brok.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La risoluzione è un’oltraggiosa distorsione della realtà vissuta dai cittadini dei vecchi e nuovi paesi dell’Unione, poiché presenta la trasformazione e l’allargamento dell’Unione come fossero a loro vantaggio, mentre è esattamente il contrario. I programmi proposti per il nuovo allargamento mirano a sfruttare e a manipolare maggiormente i cittadini dei paesi di futura adesione, che si trovano già in una situazione terribile, nonché a un’ulteriore intensificazione del saccheggio di questi paesi da parte delle capitali europee. In particolare, il processo di allargamento ai Balcani occidentali è accompagnato da un’enorme operazione di soggiogamento e umiliazione dei popoli di quei paesi. Un esempio tipico è l’insistenza su una piena cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, il falso tribunale istituito dai prepotenti imperialisti americani ed europei al fine di processare le vittime delle loro guerre e dei loro crimini nella regione, impiegato inoltre per distruggere l’ex Presidente Slobodan Milošević. Le persone sono anche particolarmente a rischio per il fatto che il processo di allargamento continua a dipendere da un cambiamento dei confini e dalla creazione di protettorati degli imperialisti, come il protettorato del Kosovo, che indurrà a un nuovo ciclo di antagonismi e conflitti imperialisti, le cui vittime saranno i popoli della regione.
Noi, gli eurodeputati del partito comunista di Grecia, non voteremo quindi a favore della risoluzione, confermando la nostra posizione contro l’imperialismo dell’Unione europea e il suo allargamento.
Charles Tannock (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici sono sempre stati e restano fermi sostenitori dell’allargamento dell’Unione europea, in quanto prevede un mercato unico più ampio e un’Europa più libera e flessibile di Stati nazione.
Tuttavia, la presente relazione comprende elementi che non siamo in grado di appoggiare. Non crediamo in un’Europa quale “progetto di integrazione politica”. Inoltre, non siamo d’accordo con i principali aspetti del paragrafo 19, che chiede “uno spazio basato su politiche comuni” in ambiti come la giustizia, la sicurezza, la migrazione e la circolazione senza visti e l’istruzione, che i conservatori britannici non possono sostenere. Inoltre, non siamo soddisfatti del paragrafo 6, in cui si afferma: “lo sviluppo di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, la piena salvaguardia e lo sviluppo dell’acquis communautaire e la difesa dei diritti e delle libertà fondamentali, quali sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.
I nostri dubbi riguardo a queste e altre parti della relazione non riducono in alcun modo il nostro sostegno per un futuro allargamento dell’Unione europea, a patto che i paesi richiedenti soddisfino i criteri di Copenaghen.
Per i motivi sopra elencati, abbiamo deciso di astenerci dalla votazione sulla presente relazione.
– Proposta di risoluzione: Situazione in Zimbabwe (B6-0347/2008)
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Signor Presidente, bene che l’Europa faccia sentire la propria voce in questa parte d’Africa che rischia di essere nuovamente teatro di scontri virulenti, dopo la campagna presidenziale-farsa di pochi giorni fa.
Anche il G8 ha preso posizione in maniera esplicita, non attraverso l’introduzione di sanzioni, che avrebbero danneggiato in particolare la popolazione civile, ma con “misure finanziarie” che riguarderanno specialmente aziende, banche e personaggi del regime al potere dal 1980. E’ inaccettabile la situazione che si è venuta a creare, con elezioni avvenute in assenza di condizioni appropriate e la sistematica violenza. Spero inoltre che la nostra diplomazia comunitaria si attivi per sostenere la proposta dell’Unione africana che chiede un Governo di unità nazionale per superare questa difficile crisi.
Adam Bielan (UEN), per iscritto. − (PL) Signora Presidente, ho appoggiato la risoluzione odierna poiché ritengo che dobbiamo essere rigidi sulla violenza in Zimbabwe, aumentare le sanzioni e chiedere di ritirare il riconoscimento del regime di Mugabe. La campagna di violenza, che aveva quale obiettivo l’opposizione politica e che era finanziata dallo Stato, ha precluso la possibilità di svolgere un secondo turno libero di elezioni presidenziali.
Marie-Arlette Carlotti (PSE), per iscritto. – (FR) Come tutte le persone del mondo, il popolo dello Zimbabwe desidera la pace, la democrazia e la prosperità.
Sotto il regime di Robert Mugabe, non ha niente di tutto ciò. Un ex liberatore del paese, adesso è il suo torturatore. Oggi, il Parlamento sta trasmettendo un chiaro messaggio: non vuole più Mugabe e il suo regime. Il popolo dello Zimbabwe lo ha deciso. L’Unione europea deve esercitare tutta la sua influenza al fine di aiutare la popolazione del paese e africana a trovare una soluzione alla crisi.
La priorità è quella di porre fine alla violenza. Solo un dialogo aperto a tutti i membri della società dello Zimbabwe consentirà di istituire un regime transitorio, con un mandato chiaro per l’organizzazione di elezioni libere e trasparenti controllate dalla comunità internazionale.
Tuttavia, Robert Mugabe non arriverà al tavolo negoziale a meno che non sia obbligato. Questo è il motivo per cui dobbiamo rafforzare la nostra serie di sanzioni contro il regime.
Infine, dobbiamo pianificare adesso la ricostruzione di un futuro Zimbabwe: accolgo con favore la proposta della Commissione di assegnare 250 milioni di euro di finanziamenti di emergenza non appena il paese avrà un governo legittimo e credibile.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Zimbabwe, che condanna il regime di Mugabe.
La campagna di violenza del governo contro l’opposizione, le conseguenti violazioni dei diritti umani e il mancato rispetto dei principi democratici sono inaccettabili. Il mondo civilizzato deve condannare, senza esitazione, quello che sta accadendo in Zimbabwe. La persecuzione politica, la violenza gratuita, la fame, la sofferenza e i decessi di molti cittadini sono il recente “lavoro” di Mugabe, che deve perdere posizioni negli annali della storia. Il popolo dello Zimbabwe merita molto di meglio. Ritengo che l’intervento della comunità internazionale sia fondamentale per risolvere l’attuale crisi umanitaria. L’Unione europea deve essere da esempio.
Filip Kaczmarek (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Ho votato a favore della risoluzione sullo Zimbabwe. Quanto sta facendo Robert Mugabe è inaccettabile. Non lo chiamo Presidente poiché quella che si è recentemente svolta nel paese non può essere chiamata elezione. Concordo con uno dei politici della Namibia che ha dichiarato che, oltre alle solite malattie con cui l’Africa si trova a combattere (la malaria, la tubercolosi, l’AIDS), la malattia più pericolosa di oggi, di cui occorre occuparsi con la massima urgenza, è il “mugabeismo”. Mugabe è diventato un nemico del suo popolo. E’ molto frustrante quando il tempo trasforma un uomo che ha combattuto per la libertà e l’indipendenza in un pericoloso despota. Auspico che gli africani aprano gli occhi e comprendano che persone come Mugabe sono negative per tutta l’Africa.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. − (FI) Signora Presidente, ho votato a favore della risoluzione sulla situazione in Zimbabwe poiché il 27 luglio il regno di terrore del Presidente Mugabe si è di nuovo apertamente preso gioco delle opinioni della comunità internazionale, della giustizia e della democrazia. Non possono esistere dubbi sul fatto che le elezioni presidenziali in Zimbabwe siano state illegittime, e la violenza, le uccisioni, gli arresti e le violenze sugli oppositori del paese sono un aspetto di particolare ferocia dell’assenza di giustizia.
Come dichiarato nella risoluzione, lo Zimbabwe ha davvero bisogno di un processo di mediazione che coinvolga diverse parti della comunità internazionale e dell’Africa. Le parti del dialogo devono raggiungere risultati sostenibili per lo Zimbabwe e ciò sarà possibile solo se vi parteciperanno l’intera comunità internazionale e i suoi estesi poteri democratici. Il popolo del paese ha un vivo e profondo desiderio di democrazia.
La situazione in Zimbabwe è un problema per l’intera comunità internazionale e la comunità degli Stati africani, ed è assolutamente imperativo che noi riconosciamo la tirannia di Mugabe. Purtroppo, la Cina e la Libia non condividono il punto di vista della comunità internazionale al riguardo.
L’Unione europea deve sostenere e incoraggiare i paesi africani che stanno cercando di boicottare lo Zimbabwe nei rapporti con l’Africa. Al contrario, il sostegno politico ed economico per il governo di Mugabe dato dal Sud Africa, nonché l’espulsione dei profughi zimbabwani da tale paese sono azioni opposte ai nostri valori condivisi. Vorrei inoltre esprimere il mio appoggio all’idea delineata nella risoluzione che tale controversia può e dovrebbe avere conseguenze negative sulle relazioni tra l’Unione europea e il Sudafrica.
Jean Lambert (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della risoluzione odierna e auspico che ad essa seguiranno solide azioni concertate da parte del Consiglio. Auspico inoltre che il cambiamento di approccio che abbiamo osservato tra i leader africani significhi anche che non dobbiamo subire l’umiliante visione di Robert Mugabe che partecipa a riunioni internazionali sul territorio comunitario. L’attuale potere di Mugabe è stato ottenuto attraverso il sangue e la sofferenza del suo popolo. Il nostro governo non dovrebbe aggravare la situazione attraverso il ritorno forzato delle persone in Zimbabwe. Non solo si possono trovare in pericolo fisico nel paese, ma possono aggiungere anche instabilità alla situazione e incidere sulla riduzione delle risorse. Offrire a queste persone uno status di immigrazione legale e consentire loro di lavorare, sarebbe l’unica misura positiva di garanzia che i nostri governi possono offrire: significherebbe inoltre che, quando sarà possibile, le persone faranno ritorno nel paese con competenze attive e risorse finanziarie potenziali che contribuiranno allo sviluppo popolare. Infatti, i governi dovrebbero adottare tale politica nei confronti di coloro che non possono tornare in altri paesi in guerra. Il popolo dello Zimbabwe ha bisogno del nostro sostegno in ogni modo possibile.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La situazione in Zimbabwe è motivo di preoccupazione. Mi unisco ai miei colleghi nella condanna dell’atteggiamento del partito Zanu-PF nel corso delle elezioni e desidero inoltre sottolineare che le elezioni del 27 giugno non possono essere considerate legittime. Dovrebbero essere organizzate nuove elezioni che rispettino le norme democratiche. Il suggerimento di raggiungere un accordo su un’amministrazione transitoria nel paese merita di essere valutato quale modo di uscire dall’attuale impasse democratica in cui si trova lo Zimbabwe. Ho votato a favore della presente risoluzione.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Deploro la situazione in Zimbabwe e chiedo agli eurodeputati, alla Commissione, al Consiglio e a tutti i governi nazionali di condannare Mugabe e cercare una soluzione a questa crisi. Accolgo con favore la dichiarazione del G8 che si rifiuta di riconoscere la legittimità di qualsiasi governo che non rispecchi la volontà del popolo dello Zimbabwe.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione d’iniziativa dell’onorevole collega tedesco von Wogau su spazio e sicurezza. E’ giunto il momento di un approccio comune inteso a tutelare gli interessi europei nello spazio. Sta diventando ogni giorno sempre più ovvio che necessitiamo di dispositivi spaziali affinché le attività politiche e diplomatiche dell’Unione europea possano basarsi su informazioni indipendenti, affidabili ed esaurienti a sostegno delle sue politiche di prevenzione dei conflitti, delle operazioni di gestione delle crisi e della sicurezza mondiale (in particolare il controllo della proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi mezzi di trasporto), la verifica del rispetto dei trattati internazionali, il contrabbando internazionale delle armi leggere e di piccolo calibro, la protezione delle infrastrutture critiche e delle frontiere dell’Unione, nonché la protezione civile in caso di calamità naturali o catastrofi di origine antropica. Galileo è, a tale proposito, una pietra angolare del ruolo dell’Unione europea nello spazio. Questo approccio dovrebbe andare di pari passo con la difesa europea e con il sostegno per l’industria della difesa europea, in particolare il settore aerospaziale.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) L’Unione europea deve sviluppare le sue capacità spaziali. Siamo contrari alla proliferazione delle armi nello spazio ma riconosciamo che, mentre gli Stati Uniti si rifiutano di cooperare a stretto contatto con l’Unione per l’impiego congiunto delle strutture satellitari in periodi di pace e di guerra, noi non abbiamo alternative se non quella di cercare di spiegare il nostro sistema in Europa.
Lo sviluppo della politica estera e di sicurezza comune europea e delle capacità di difesa richiede una dimensione spaziale. Con la presente relazione, l’onorevole von Wogau, il presidente del sottocomitato per la sicurezza e la difesa, ha svolto un servizio per il Parlamento e per l’Europa, cui di conseguenza dovremmo fare seguito.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Sarebbe difficile essere più chiari.
Nella sua relazione di iniziativa su “Spazio e sicurezza”, la maggioranza del Parlamento europeo ha respinto le nostre proposte che:
– sottolineavano che l’impiego dello spazio deve servire esclusivamente a fini non militari, rifiutando ogni utilizzo militare diretto o indiretto;
– e che Galileo è un progetto assolutamente non militare.
Al contempo ha approvato, tra le altre misure pericolose:
– la necessità di Galileo per l’autonomia delle operazioni PESD, per la politica estera e di sicurezza comune (PESC);
– lo sviluppo di un concetto comune di politica di intelligence geospaziale, creando le condizioni per il coinvolgimento del CSUE nella pianificazione di ogni operazione PESD che richieda osservazioni e intelligence spaziali;
– che l’UE valuti la possibilità di un contributo finanziario al CSUE dal bilancio comunitario al fine di fornire finanziamenti sufficienti a soddisfare le crescenti necessità delle operazioni PESD;
– la possibilità di finanziamento di futuri sistemi europei di telecomunicazioni satellitari a sostegno delle operazioni PESD dal bilancio comunitario.
In altre parole, la militarizzazione del progetto Galileo e il maggiore impiego del bilancio comunitario a fini militari. Da qui il nostro voto contrario.
Anna Hedh (PSE), per iscritto. − (SV) Non ho votato a favore della relazione in quanto ritengo che lo spazio dovrebbe essere impiegato solo a fini pacifici. La relazione è andata troppo oltre.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo positivamente nel complesso la relazione dell’onorevole Von Wogau su spazio e sicurezza. Appoggio l’affermazione del relatore che lo spazio non dovrebbe diventare un luogo di proliferazione delle armi. Lo sviluppo di strumenti volontari che potrebbe accrescere la sicurezza spaziale è un passo positivo nel garantire una politica spaziale responsabile. I bilanci comunitari da cui è finanziata la PESD attualmente sono intergovernativi; di conseguenza ritengo sarebbe inappropriato giudicare anzitempo tale spesa prevista nella relazione. Queste opinioni si riflettono nel mio voto.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) L’uso dello spazio è essenziale per l’efficacia degli interventi imperialisti dell’Unione europea. Questa è la conclusione della relazione adottata dal Parlamento europeo su spazio e sicurezza dell’Unione europea. Il documento sottolinea la necessità di impiegare lo spazio per gli spiegamenti “degli Stati membri dell’Unione europea” nell’ambito delle Nazioni Unite, della NATO e di altre organizzazioni simili. Chiede un rapido sviluppo dei programmi EGNOS e Galileo, il pieno sviluppo del Centro satellitare dell’Unione europea, nonché il coordinamento, attraverso l’Agenzia spaziale europea, dei sistemi di comunicazione satellitare degli Stati membri dell’Unione europea, a fini di spionaggio e sorveglianza, per fornire “informazioni indipendenti, affidabili ed esaurienti a sostegno delle sue politiche di prevenzione dei conflitti, delle operazioni di gestione delle crisi…”
Il bilancio comunitario sta già stanziando a tale scopo una cifra astronomica pari a 5,25 miliardi di euro, per il solo periodo 2007-2013. Questo fatto, oltre alla decisione di accelerare il programma Galileo, dimostra che l’Unione europea intende integrare l’utilizzo dello spazio nelle risorse strategiche e nelle capacità di promozione della politica estera e di sicurezza comune nonché della politica europea di sicurezza e di difesa, in altre parole, il meccanismo per gli interventi imperialisti dell’Unione europea nel mondo.
Alla luce di tutto questo, la richiesta della relazione per la “non-militarizzazione” dello spazio, tipica dimostrazione dell’oltraggiosa malafede dei sostenitori politici dell’imperialismo, è il massimo dell’ipocrisia.
Glenis Willmott (PSE), per iscritto. − (EN) Il partito parlamentare europeo laburista accoglie con favore la presente relazione, e in particolare sosteniamo lo sviluppo di un codice di condotta comunitario per le attività spaziali, assieme allo sviluppo di strumenti volontari che potrebbero accrescere la sicurezza spaziale.
Tuttavia, non siamo preoccupati di giudicare anzitempo le decisioni circa il futuro bilancio dell’Unione europea; le attività PESD sono finanziate dai bilanci comunitari, che attualmente sono intergovernativi. Per questo motivo abbiamo votato contro due emendamenti che suggerivano questo in relazione alle attività PESD correlate allo spazio.
Presidente. - Con questo si concludono le dichiarazioni di voto.