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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 2 settembre 2008 - Bruxelles Edizione GU

Clonazione di animali a scopi alimentari (discussione)
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  Agnes Schierhuber, a nome del gruppo PPE-DE. (DE) Signor Presidente, signora Commissario, la discussione odierna è essenziale quale mezzo per richiamare l’attenzione sui pericoli connessi alla clonazione. Sono molto grata all’onorevole Neil Parish per aver presentato questa interrogazione orale alla Commissione. Una cosa è chiara, la salute animale equivale alla sicurezza alimentare.

Come sappiamo, ci sono diversi tipi di processi di clonazione: la clonazione terapeutica e riproduttiva e la clonazione del DNA. Oggi discutiamo della clonazione riproduttiva che vuol dire creare una copia geneticamente identica di qualcosa: una pianta, un animale e forse un giorno, se sentissimo la necessità di oltrepassare ogni limite, anche un essere umano.

Quando la clonazione viene impiegata in allevamento per la produzione alimentare, tuttavia, vi sono dei problemi. Il primo di questi, del quale desidero occuparmi, è il livello elevato di decessi. Abbiamo appreso dagli americani che solo pochissimi cloni sopravvivono. Di conseguenza, la clonazione per la produzione alimentare non è fattibile a livello finanziario. Sin dall’inizio, il clone ha l’età genetica dell’originale. Questo vuol dire che se l’originale è una mucca di 60 anni, il clone sarà un vitello i cui geni hanno sessant’anni. Nel processo di clonazione il genoma clonato viene inevitabilmente danneggiato. Ciò rende il clone vulnerabile alle malattie e ai parassiti.

Quando la clonazione avviene per diverse generazioni, signora Commissario, si verifica un’eliminazione complessiva della diversità genetica da cui le specie dipendono per la loro sopravvivenza poiché consente loro di adattarsi ai cambiamenti nel loro ambiente naturale.

Infine, sorge la domanda se gli uomini possono avere la presunzione di intervenire nei più naturali processi biologici, anche se ciò viene fatto con le migliori intenzioni. Mi sembra che non vi sia necessità di modificare qualcosa che funziona da milioni di anni. La vita degli esseri umani è troppo breve, in ogni caso, perché possano verificare le conseguenze delle loro azioni su un lungo periodo di tempo. Mi auguro che non ci troveremo nello stesso dilemma dell’apprendista stregone di Goethe, che non poteva liberarsi degli spiriti da lui stesso evocati.

 
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