Presidente . − L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0303/2008), presentata dall’onorevole Mikko, a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d’informazione nell’Unione europea [2007/2253(INI)].
Marianne Mikko, relatore. − (EN) Signor Presidente, il numero di Stati membri dell’Unione europea è quasi raddoppiato rispetto all’inizio del 2004. Assicurare la convergenza delle norme sulla tutela della democrazia e delle libertà fondamentali verso i livelli più alti già esistenti è una delle principali sfide successive all’allargamento. In questo contesto, la relazione è favorevole a tutte le iniziative volte a salvaguardare la democrazia ed evidenzia che i mezzi di comunicazione rimangono uno strumento politico influente che non dovrebbe essere trattato solamente in termini economici.
La relazione riconosce la decisione della Commissione europea di assegnare la definizione di indicatori affidabili e imparziali del pluralismo dell’informazione a un consorzio formato da tre università europee.
Inoltre, questa relazione sottolinea la necessità di istituire sistemi di controllo e attuazione basati sugli indicatori definiti secondo tali modalità. Riconosce anche i continui sforzi da parte dei rappresentanti degli editori e dei giornalisti di creare una carta sulla libertà dei mezzi di comunicazione ed evidenzia la necessità di stabilire garanzie sociali e giuridiche per giornalisti ed editori.
La relazione promuove l’adozione da parte delle imprese multinazionali delle migliori prassi per l’indipendenza redazionale e giornalistica nel paese in cui esse operano. Esprime anche preoccupazione per le regole meno rigorose applicate negli Stati membri che hanno aderito all’Unione europea nel 2004 e nel 2007.
Lo sviluppo e l’accettazione di nuove tecnologie hanno portato alla creazione di nuovi canali mediatici e di nuovi contenuti. La nascita di tali nuovi media ha portato un’ondata di dinamismo e diversità nel panorama dei mezzi di comunicazione. La relazione promuove un uso responsabile dei nuovi canali.
Weblog: comprendo solo in parte la preoccupazione dei weblogger. Il mio ingresso nel ciberspazio ha innescato una rapida reazione tra molti blogger. Vorrei cogliere l’occasione per chiarire che nessuno vuole mettersi a regolamentare Internet. Questo è il motivo per cui, in veste di relatrice, sostengo il compromesso grazie al quale i gruppi PSE, ADLE e Verdi/ALE hanno raggiunto un’intesa che evidenzia la necessità di promuove una discussione aperta su tutte le questioni relative allo status dei weblog, nient’altro. Ci fermiamo qui.
La relazione prende atto delle difficoltà che la stampa tradizionale incontra a causa della migrazione degli introiti pubblicitari verso Internet, ma sottolinea che il panorama dei nuovi media commerciali è dominato da soggetti pubblici e privati ormai consolidati ed esperti nel fornire contenuti mediali. La relazione concorda inoltre sul fatto che la concentrazione di proprietà dei media sta raggiungendo livelli tali che il libero mercato, soprattutto nei nuovi Stati membri, non è più in grado di garantire il pluralismo dell’informazione.
Nel testo riconosciamo inoltre che, per poter portare a termine la propria missione, i mezzi di comunicazione pubblici necessitano di una quota di mercato consistente e stabile. ed evidenziamo che, sebbene in alcuni mercati i mezzi di comunicazione pubblici rappresentino un soggetto commerciale importante, nella maggior parte dei casi soffrono a causa dell’insufficienza di finanziamenti e della pressione politica.
La relazione riconosce la necessità di aumentare l’alfabetizzazione mediatica all’interno dell’Unione europea, raccomanda il suo inserimento tra le nove competenze di base e sostiene lo sviluppo di un programma europeo comune a favore dell’alfabetizzazione mediatica.
Vorrei ribadire che la relazione è favorevole a tutte le iniziative volte a salvaguardare la democrazia ed evidenzia che i mezzi di comunicazione rimangono uno strumento politico influente che non dovrebbe essere trattato solamente in termini economici. La libertà di espressione è il punto centrale della mia relazione – e la sostengo fermamente.
Ján Figeľ, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Mikko per la sua eccellente relazione. La Commissione condivide molte delle opinioni in essa espresse. Siamo convinti che questa risoluzione manderà un segnale positivo a favore del pluralismo dell’informazione a tutte le parti interessate, compresi gli Stati membri e le istituzioni europee, inclusa la Commissione.
La tutela della democrazia e della pluralità di espressione – come lei ha affermato – è essenziale. Dobbiamo mantenere un buon equilibrio fra l’obiettivo della diversità di voci all’interno dei mezzi di comunicazione e quello della competitività. Tuttavia, consultazioni preliminari ma approfondite indicano che per la Commissione e l’Unione europea sarebbe politicamente inappropriato armonizzare le norme in materia di proprietà dei media o di pluralismo dei mezzi d’informazione. In questo caso, la sussidiarietà è un principio da non dimenticare che sconsiglia un approccio univoco che mal si presterebbe alla più svariate situazioni esistenti.
Ritengo pertanto che un’eccessiva regolamentazione dell’animata blogosfera sarebbe un errore. Ciononostante, concordo con lei sul fatto che le pagine web devono in ogni caso rispettare alcuni obblighi giuridici imposti alla stampa, come ad esempio il rispetto dei diritti d’autore o il diritto di replica. Crediamo che porre i siti con contenuti creati dagli utenti sullo stesso piano rispetto ad altre forme di espressione pubblica sia un obiettivo da perseguire. Al contrario, la creazione di uno status severo e specifico per i blog ci sembra controproducente e in contraddizione con lo spirito autentico di Internet.
La Commissione concorda con il Parlamento sul fatto che le regole di concorrenza della Comunità europea da sole possano garantire solo parzialmente il pluralismo dei mezzi d’informazione. Per questo motivo l’articolo 21 del regolamento comunitario sulle concentrazioni considera il pluralismo quale legittimo interesse pubblico. Di conseguenza, gli Stati membri possono prendere le misure appropriate per tutelare il pluralismo dei mezzi d’informazione attraverso l’applicazione delle norme previste dal regolamento sulle concentrazioni. Devono, tuttavia, applicare sia le leggi nazionali che quelle comunitarie.
Ciononostante, riguardo alle regole di concorrenza, vorrei fare alcune precisazioni al suo discorso sul carattere dannoso che la concentrazione di proprietà potrebbe avere sul pluralismo dei mezzi d’informazione. Le società europee del settore massmediatico, compresa la stampa, devono essere abbastanza forti da resistere alla concorrenza a livello globale, internazionale. Noi siamo contrari a norme troppo restrittive sulla proprietà di mezzi di comunicazione che potrebbe ridurre la competitività delle società dell’Unione europea. Non si possono paragonare le situazioni di uno Stato membro con quelle di un altro. Esiste una vera e propria diversità di situazioni.
Sono, ovviamente, favorevole a garantire maggiore trasparenza sulla proprietà e informazioni complete al pubblico relativamente agli obiettivi e al background delle emittenti e degli editori. Si tratta di una conditio sine qua non per avere mezzi di comunicazione più autorevoli e affidabili.
Come lei sostiene nella sua risoluzione, le emittenti pubbliche sono un elemento indispensabile per la pluralità dei mezzi di comunicazione. Per questo la Commissione ritiene che i compiti del servizio pubblico debbano essere definiti chiaramente assicurando i necessari finanziamenti, per non incorrere in situazioni di grande incertezza.
A questo proposito, onorevoli deputati, concordiamo tutti sul fatto che la definizione dei compiti del servizio pubblico spetta, in linea di principio, agli Stati membri, piuttosto che alla Commissione. Spetta agli Stati membri anche decidere come finanziare le emittenti pubbliche così come indicato nel protocollo di Amsterdam. In questo contesto, il ruolo della Commissione è quello di minimizzare le distorsioni di concorrenza tra tutti i tipi di mezzi di comunicazione. La Commissione sostiene del pari la vostra posizione sui codici di comportamento e di autoregolamentazione intesi come strumenti di sostegno del pluralismo dei mezzi d’informazione.
Presidente . − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì 25 settembre.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Katerina Batzeli (PSE), per iscritto. – (EL) La concentrazione e il pluralismo continueranno a essere al centro del dibattito sia a livello nazionale che comunitario. Oggigiorno le società e i cittadini ricevono informazioni d’attualità e possono seguire i dibattiti attraverso i mezzi di comunicazione. Di conseguenza, per far fronte a questa situazione, l’obiettivo principale è quello di stabilire e definire i limiti entro i quali i mezzi di comunicazione pubblici e privati possono collaborare e intervenire. In ogni caso, dobbiamo assicurarci che l’informazione non sia manipolata. e garantire indipendenza dal potere politico, indipendenza finanziaria dei media, finanziamenti trasparenti dei mezzi di comunicazione, tutela delle condizioni di lavoro dei giornalisti nonché qualità e varietà dell’informazione giornalistica.
Nel momento in cui si apre il dialogo democratico attraverso i media, si sviluppa un altro mezzo di comunicazione, ovvero il blog, che personalizza lo scambio di opinioni. In molti casi, tuttavia, questa forma di espressione si è trasformata in “protesta collettiva”, in particolare su temi importanti come l’ambiente e la società.
In questa fase, i codici di autoregolamentazione possono essere sufficienti a garantire il rispetto reciproco tra utenti e lettori cui non devono imporre alcun limite al diritto di espressione e di replica. I mezzi di comunicazione e i forum on line si stanno espandendo e sono valutati e regolati seguendo attentamente il principio dell’espressione e partecipazione democratica e il rispetto dei diritti dell’uomo.
Ivo Belet (PPE-DE), per iscritto. – (NL) Il pluralismo dei mezzi d’informazione è per noi estremamente importante ed appoggiamo altresì i principi generali contenuti nella relazione. E’ un peccato però che non siamo d’accordo su ogni suo singolo punto.
Naturalmente, concordiamo pienamente sul fatto che si deve bilanciare lo spazio riservato alle emittenti pubbliche rispetto a quelle private affinché le prime possano esplicare il loro ruolo in un ambiente mediatico, digitale e interattivo.
Bisognerebbe incentivare la discussione sui weblog: i blog e gli altri “contenuti generati dagli utenti” offrono un brillante contributo al variegato panorama dei media e stanno influenzando sempre di più l’interpretazione delle informazioni di attualità.
Ma la buona o cattiva qualità di un blog dipende dal suo autore e non tutti i blogger sono ugualmente onesti nelle loro intenzioni.
Se non vogliamo che i blog degenerino in fonti anonime di diffamazione, dovremo pensare a come affrontare, ad esempio, le violazioni alla privacy o il diritto di replica ma senza essere troppo paternalisti.
Adam Bielan (UEN), per iscritto. – (PL) L’Unione europea deve assicurarsi che in Europa ci sia un equilibrio tra mezzi di comunicazione privati e pubblici. Se i proprietari di televisioni o emittenti radiofoniche interferiscono nei contenuti dell’informazione ciò rappresenta una violazione degli standard democratici. Io provengo da un paese in cui l’attuale governo sta distruggendo l’indipendenza dei media e ha approvato una serie di misure che subordinano i mezzi di comunicazione pubblici all’élite dominante.
Vorrei esprimere il mio sostegno a tutte le iniziative che mirano a salvaguardare i mezzi di comunicazione pubblici che costituiscono uno strumento politico molto influente. Le emittenti del servizio pubblico necessitano di maggiori tutele a causa della mancanza di finanziamenti sufficienti e della pressione politica cui sono soggette, in modo particolare negli Stati membri di più recente adesione.
Hélène Goudin (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo sembra avere un problema di sottoccupazione e, nell’ansia di trovare compiti da far svolgere ai suoi dipendenti, fa loro produrre relazioni di cui il mondo farebbe volentieri a meno.
La relazione sulla concentrazione e il pluralismo dei media all’interno dell’Unione europea ne è un valido esempio. Si tratta di una relazione d’iniziativa della commissione e, nel testo originale, la relatrice propone una classificazione volontaria dei blog sulla base delle responsabilità e degli interessi professionali e finanziari dell’autore e dell’editore. Esistono molte obiezioni a quest’idea, sia per quanto riguarda la sua applicabilità sia, soprattutto, per le sue implicazioni per la libertà di espressione.
Sebbene sia stata modificata dopo il passaggio in commissione, la bozza di relazione contiene ancora molti elementi inutili e dannosi.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. – (FI) Vorrei ringraziare l’onorevole Mikko per la sua relazione sul pluralismo dei mezzi d’informazione. Si tratta di un tema scottante per la società europea: qual è il nostro ruolo e la nostra influenza? La storia ci ha insegnato chiaramente che la concentrazione di potere non è mai positiva. Le persone sono disposte a tutto per il potere, in qualsiasi forma esso si manifesti, e la sua concentrazione fa ammalare l’intera società. Questo vale anche per il quarto potere, i media.
Uno dei compiti principali dell’Unione è quello di garantire la concorrenza all’interno del mercato unico. Perché mai non si dovrebbe applicare anche ai mezzi di comunicazione?.La relazione accomuna le norme sulla concorrenza a quelle sui media per evitare conflitti di interesse fra la proprietà di tali mezzi, eccessivamente concentrati in poche mani, e altre forme di potere. Trovo quest’impostazione pienamente condivisibile.
Tuttavia, ciò che più mi preoccupa è la capacità dei media di vigilare su ciò che c’è di positivo nella società, dato che gli interessi di entrambi riguardano sempre di più ed esclusivamente il profitto.
Da molto tempo la Chiesa non educa più al rispetto della morale. Ciò è il risultato del lavoro di un certo tipo di stampa che si nutre di peccato, diffamazione e condanna. Il giornalismo di questo tipo, in modo ingegnoso, riesce a combinare l’adorazione dell’immortalità e una straordinaria ristrettezza mentale in una miscela commerciale estremamente produttiva: provocazione, condanna e guadagno.
“Poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato”. Queste parole dimostravano una buona conoscenza della mente umana. Quand’è che i media si chiederanno se in sostanza le loro azioni provocano qualcosa di socialmente negativo o di socialmente positivo?
Ramona Nicole Mănescu (ALDE), per iscritto. – (RO) Concordiamo tutti sul fatto che il pluralismo dovrebbe essere un elemento fondamentale dei mezzi di comunicazione. Il pluralismo va sostenuto e l’adozione della relazione dell’onorevole Mikko costituisce un importante passo avanti in questa direzione.
Gli Stati membri dovrebbero riconoscere e sostenere la necessità di un mercato dei media equilibrato e dovrebbero impegnarsi, sia individualmente che collettivamente, a offrire ai cittadini europei l’opportunità di ottenere un’informazione accurata e diversificata.
La diversità culturale, così come la crescente esigenza di integrare i migranti e le minoranze e di offrire un’informazione di qualità alla popolazione attiva sono i motivi principali per la creazione di una carta sulla libertà dei media. Esprimo il mio pieno sostegno alla raccomandazione del Parlamento europeo che invita a stimolare i mezzi di comunicazione pubblici ad agire come fornitori d’informazione alternativi a quelli che si basano esclusivamente su criteri commerciali.
L’esercizio attivo da parte dei cittadini europei dei propri diritti e doveri e il fatto di essere informati e in grado di comprendere e criticare la qualità delle informazioni ricevute è una necessità su cui dovrebbe fondarsi ogni misura futura, adottata sia da parte delle istituzioni europee che da tutti gli Stati membri.
Toomas Savi (ALDE), per iscritto. – (EN) La relazione dell’onorevole Mikko rispecchia perfettamente la tendenza generale dei media all’interno dell’Unione europea e, al paragrafo 35, sottolinea un aspetto estremamente importante che riguarda le emittenti pubbliche.
Al fine di mantenere un sufficiente pluralismo e una diversità dei mezzi di comunicazione, le società radiotelevisive pubbliche devono anche offrire programmi che probabilmente non otterranno i massimi ascolti oppure i maggiori introiti pubblicitari. Sono sempre stato convinto che se le emittenti pubbliche diventassero molto popolari e redditizie per lo stato, allora non sarebbero più pubbliche.
L’obiettivo dell’emittente pubblica è anche quello di provvedere alle diverse necessità e agli interessi di quelle persone che non sempre rappresentano il pubblico acquiescente delle emittenti private che tende a seguire la massa. Le emittenti pubbliche dell’Unione europea non dovrebbero trascurare programmi di nicchia di alta qualità in modo tale da competere con le emittenti private.
Uno dei principi basilari dell’offerta di beni pubblici è la solidarietà. Le emittenti pubbliche dovrebbero operare con solidarietà anche verso gli spettatori più esigenti.
Inger Segelström (PSE), per iscritto. – (EN) La relazione tratta un argomento importante, la diversità dei media, un elemento fondamentale per la salvaguardia della democrazia e del diritto dei cittadini di avere accesso a mezzi di comunicazione affidabili e indipendenti. I paesi in cui interessi economici, religiosi o politici controllano i media hanno difficoltà ad offrire ai cittadini l’accesso a un’informazione variegata compromettendo in tal modo la loro capacità di ottenere informazioni e garantire elezioni libere e imparziali.
Attualmente il Parlamento europeo sta votando una relazione su questi importanti temi. Noi socialdemocratici svedesi avremmo davvero voluto votare a favore di questa relazione ma la sua formulazione attuale non ce lo consente. Gli obiettivi generali della presente proposta di compromesso sono buoni, ma sono rimaste diverse ambiguità, principalmente su temi che riguardano lo status di weblogger. Noi non vogliamo contribuire alla proposta del Parlamento europeo di parificare i weblog ai mezzi di comunicazione tradizionali indagando sul loro status, come è stato proposto. Non si effettua una richiesta simile per altri gruppi, allora perché proprio per i weblogger? Tuttavia, insieme a molti weblogger, riteniamo che violazioni e diffamazione sono punibili allo stesso modo che si tratti di weblog o di altri media. Esprimiamo pertanto voto contrario a questa relazione.
Daniel Strož (GUE/NGL), per iscritto. – (CS) La relazione d’iniziativa del Parlamento europeo sulla concentrazione e sul pluralismo dei mezzi d’informazione all’interno dell’Unione europea è significativa e utile e riflette spesso in modo accurato la situazione che già da qualche anno esiste nella Repubblica ceca. Vorrei evidenziare due aspetti particolari sui quali la relazione presenta giustamente una critica in termini generali e per i quali richiede una correzione. Il primo è la quasi totale concentrazione dei quotidiani nelle mani di gruppi stranieri (nella fattispecie tedeschi), i cui interessi economici e politici sono in chiara contraddizione con gli interessi della Repubblica ceca, in particolare riguardo al pluralismo e all’indipendenza dei media, ormai diventati un’utopia nella Repubblica ceca. Esiste invece una chiara tendenza verso la destra radicale e una manipolazione senza limiti. L’altro aspetto riguarda le trasmissioni previste per legge ormai asservite agli interessi dell’attuale governo di destra e talmente faziose nella copertura giornalistica delle notizie da svuotare di ogni significato la loro stessa natura. Di conseguenza, la mia raccomandazione alle autorità e istituzioni che si occupano di concentrazione e pluralismo dei mezzi d’informazione nell’UE è quella di prestare sempre maggiore attenzione alla situazione della Repubblica ceca.