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Procedura : 2006/0263(NLE)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0313/2008

Discussioni :

PV 23/09/2008 - 15
CRE 23/09/2008 - 15

Votazioni :

PV 24/09/2008 - 10.2
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0453

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 23 settembre 2008 - Bruxelles Edizione GU

15. Accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali - Accordo internazionale sui legni tropicali (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente . - L’ordine del giorno reca la discussione congiunta su:

– la relazione (A6-0313/2008), presentata dall’onorevole Lucas, a nome della commissione per il commercio internazionale, sulla conclusione, in nome della comunità europea, dell’accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali [11964/2007 – C6-0326/2007 – 2006/0263(CNS)], e

– l’interrogazione orale (O-0074/2008 – B6-0458/2008), presentata dall’onorevole Markov, a nome della commissione per il commercio internazionale, alla Commissione, concernente l’accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali (ITTA).

 
  
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  Caroline Lucas, relatore. - (EN) Signor Presidente, mi consenta di iniziare ringraziando tutti i miei colleghi della commissione per il commercio internazionale e della commissione giuridica per la loro splendida collaborazione alla mia relazione sull’accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali (ITTA). L’ampio consenso politico che abbiamo ottenuto è molto rassicurante, considerata la grandissima importanza del tema delle foreste, del legname e del commercio.

Forse vi sarete accorti che è passato quasi un anno tra la notifica di questo accordo al Parlamento e la discussione di questa sera. Questo certamente non significa che l’importanza della tematica sia stata sottovalutata da parte della commissione per il commercio internazionale; piuttosto, deriva dalla nostra convinzione che l’accordo abbia bisogno del consenso del Parlamento e non di una semplice consultazione, non ultimo perché abbiamo ferme convinzioni e specifiche opinioni sull’accordo di cui riteniamo si debba tenere conto.

Il presidente della commissione per il commercio, onorevole Markov, fornirà ulteriori spiegazioni in merito ai dettagliati sforzi procedurali che abbiamo compiuto per ottenere un ruolo più incisivo del Parlamento in questo fascicolo e, ne sono sicura, descriverà la risposta estremamente deludente che abbiamo ricevuto dal Consiglio in termini di ritardi e di rifiuto finale.

Ho detto che il Parlamento ha alcune ferme convinzioni e specifiche opinioni sull’accordo. Indubbiamente rappresenta un miglioramento rispetto al vecchio accordo ITTA di 20 anni fa che, benché fosse stato presentato come un accordo che promuoveva il commercio e la sostenibilità, riguarda in realtà molto più il commercio che la sostenibilità. Forse ciò spiega perché uno dei principali firmatari dell’accordo, l’Indonesia, ha irrimediabilmente perso circa tre quarti delle sue foreste e perché metà degli alberi abbattuti in regioni come l’Amazzonia, il Bacino del Congo e l’Asia sudorientale, sono tagliati illegalmente.

Pertanto, nonostante il nuovo accordo rappresenti un passo avanti rispetto al precedente – ed è per questo che offriamo il nostro appoggio alla sua ratifica comunitaria – il nostro va inteso comunque come l’avallo molto riluttante di un accordo insoddisfacente. ITTA 2006 offre ben poco di quanto è necessario per affrontare il problema della perdita delle foreste tropicali. Per esempio, definisce ancora quale suo obiettivo la promozione dell’espansione degli scambi internazionali, prima di spendere solo qualche parola riguardo alla sostenibilità. Di nuovo, se si esamina l’assetto dei diritti di voto dell’organizzazione che sta dietro all’accordo, si nota che garantisce più voti ai paesi produttori che esportano più legname e ai paesi consumatori e forti importatori. In altre parole, nonostante tutta la retorica della sostenibilità, il sistema è ancora strutturato in modo tale da garantire la massima influenza a coloro che commerciano più assiduamente.

Pertanto la nostra relazione invita la Commissione a iniziare a prepararsi per la prossima tornata dei negoziati ITTA per concludere un accordo successivo notevolmente migliorato. Il consenso del Parlamento ad un eventuale futuro accordo dipenderà da un radicale mutamento degli obiettivi di fondo dell’accordo nei confronti della protezione e della gestione sostenibile delle foreste tropicali, in base ai quali il commercio di legname tropicale dovrà avvenire soltanto coerentemente con tali obiettivi. Ciò significa che la Commissione deve proporre adeguati meccanismi di finanziamento per i paesi che intendono limitare le loro esportazioni di legname, nonché proporre un’ampia riorganizzazione del sistema di voto dell’ITTA.

Ma abbiamo un’ulteriore richiesta da rivolgere alla Commissione, e riguarda la tanto attesa proposta di legislazione per ulteriori provvedimenti tesi a combattere l’abbattimento illegale. Occorre assolutamente esaminare la questione senza indugio alcuno. La proposta, in preparazione all’inizio dell’anno, doveva essere votata dalla Commissione a maggio, ma è stata più volte ritardata per le pressioni dell’industria, a quanto ci risulta. Questo nonostante le numerose manifestazioni di ampio sostegno politico da parte del Parlamento alla proposta. Le informazioni più recenti a nostra disposizione indicano che la proposta sarà votata dal collegio dei membri della Commissione il 15 ottobre – sarei lieta se qualcuno me lo confermasse. Invito calorosamente i nostri Commissari a prendere sul serio le proprie responsabilità, perché l’importanza della questione della deforestazione è enorme; è una questione che riguarda tutto il Parlamento. Oggi attendo una risposta molto decisa e ottimista da parte della Commissione.

 
  
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  Helmuth Markov, autore. - (DE) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, sono lieto dell’opportunità che oggi abbiamo di discutere dell’accordo internazionale sui legni tropicali.

La protezione e la gestione sostenibile delle foreste tropicali stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore vista la necessità di lottare contro il cambiamento climatico, di preservare la biodiversità e di proteggere i diritti delle popolazioni indigene. Vi è quindi ampio supporto nella commissione per il commercio internazionale all’idea di un accordo internazionale. Tuttavia, come la nostra relatrice, onorevole Lucas, ha già osservato – e desidero qui ringraziarla di cuore per la sua splendida relazione – si dubita che l’accordo sia effettivamente sufficiente per combattere seriamente il problema della deforestazione. Tredici milioni di ettari di foresta tropicale scompaiono ogni anno a causa dell’attività di taglio e il 20 per cento circa delle emissioni di gas serra sono attribuibili a questo fenomeno.

Il motivo per cui è trascorso praticamente un anno tra la presentazione del testo al Parlamento e la discussione odierna sull’accordo in seduta plenaria non è stata assolutamente la volontà di ritardare il dibattito o la scarsa importanza attribuita al problema da parte della commissione per il commercio internazionale. In realtà, il motivo è stato che, a nostro parere, o piuttosto secondo quello della commissione giuridica, questo accordo richiede in particolare il consenso del Parlamento e non soltanto una procedura di consultazione. A questo punto vorrei ringraziare la relatrice, onorevole Panayotopoulos-Cassiotou, e il presidente della commissione giuridica, onorevole Gargani, per la loro chiara e rapida consulenza legale in merito alla base giuridica.

Alla luce del parere della commissione giuridica, il presidente Pöttering ha scritto al segretario generale del Consiglio a gennaio spiegando che, secondo noi, questo accordo fissa uno specifico quadro istituzionale e, di conseguenza, necessita del consenso del Parlamento ai sensi dell’articolo 300, paragrafo 3, comma 2 del trattato CE. Purtroppo il Consiglio non ha risposto a questa lettera fino al 23 maggio 2008. La risposta – quattro interi paragrafi – non conteneva alcuna argomentazione giuridica o altra motivazione per respingere la richiesta del Parlamento. E’ stato in questo quadro che la commissione per il commercio internazionale ha adottato la relazione dell’onorevole Lucas, la presente interrogazione orale e la rispettiva risoluzione qui in discussione.

Desidero quindi sottolineare non solo l’importanza dell’accordo in sé e della lotta ai mutamenti climatici, ma anche la questione dei diritti e delle prerogative del Parlamento. Gli attuali trattati attribuiscono pochissime competenze rilevanti al Parlamento per quanto riguarda degli accordi commerciali internazionali, ad eccezione di quelli previsti dall’articolo 300, paragrafo 3, comma 2. La creazione di uno specifico quadro istituzionale come questo rappresenta il più frequente fondamento per l’applicazione di questa clausola dei trattati e fornisce anche la giustificazione per l’applicazione della procedura del parere conforme in sede di stipula di accordi di partenariato economico tra l’Unione europea e i paesi ACP e di eventuali accordi con Corea o India e i paesi dell’Asia sudorientale, a loro volta particolarmente importanti nella lotta alla deforestazione.

Perché è così importante per noi l’applicazione della procedura del parere conforme? Noi ci occupiamo di condurre dibattiti parlamentari e di effettuare un controllo per conto dei cittadini europei, attribuendo in tal modo maggiore legittimità e riconoscimento pubblico agli accordi. In effetti, è anche interesse del Consiglio e della Commissione includere il Parlamento in questo processo in qualità di colegislatore.

Considerato l’interesse dell’opinione pubblica per la conservazione della biodiversità e per la lotta contro il cambiamento climatico, spero che la Commissione adesso voglia almeno soddisfare la nostra richiesta di presentare relazioni annuali in merito all’attuazione dell’accordo internazionale sui legni tropicali e alla sua interazione con gli accordi bilaterali.

 
  
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  Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di ringraziare prima di tutto l’onorevole Lucas per la sua relazione, che mette in rilievo l’assoluta necessità di affrontare il problema della distruzione delle foreste tropicali.

Nonostante le sue imperfezioni, l’accordo firmato nel 2006 rappresenta un importante passo in questa direzione e la sua entrata in vigore può promuovere la causa che lei giustamente difende nella sua relazione. Questo accordo ha una un’inclinazione ambientale e sociale molto più accentuata del suo predecessore del 1994. E’ chiaro che l’Organizzazione internazionale dei legni tropicali (ITTO) non può porre fine da sola al sovrasfruttamento e all’abbattimento illegale, perché le principali cause di tali fenomeni sono spesso estranee al settore forestale, quali per esempio, la sostituzione permanente o temporanea di foreste con terreni agricoli, la redditività relativamente bassa del mantenimento della foresta rispetto ad altri usi del suolo o, semplicemente, la povertà. In questo difficile contesto, l’organizzazione è divenuta uno dei principali attori ad adottare provvedimenti pratici volti a migliorare la gestione sostenibile delle foreste tropicali. Essa quindi merita l’attenzione e l’appoggio della Comunità.

In merito alla base giuridica di questo accordo, la Commissione ha analizzato la questione ed è giunta alla conclusione, confortata dal Consiglio e dagli Stati membri, di dover conservare la sua proposta originaria. Oggi si deve accordare priorità alla conclusione della procedura di entrata in vigore del nuovo accordo internazionale sui legni tropicali nel 2009.

Piuttosto che ripetere le argomentazioni giuridiche alla base di questa decisione, penso sia più utile affrontare gli altri punti sollevati nella sua relazione e rispondere all’interrogazione orale correlata presentata dall’onorevole Markov.

Vorrei limitarmi a dire che non vi è alcun legame formale tra l’accordo internazionale sui legni tropicali e altri accordi, quali la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la convenzione sulla diversità biologica e gli accordi bilaterali concernenti l’applicazione delle normative, governance e commercio nel settore forestale (FLEGT). In effetti, tali accordi sono molto diversi per quanto riguarda firmatari, contenuto, ambito di applicazione e organizzazione. L’interazione tra questi diversi accordi si fonda sulla misura in cui gli sviluppi conseguiti nel quadro di questo processo alimentano le discussioni e le iniziative che si svolgono altrove, nonché sulla capacità dei diversi processi di creare sinergie. Nel quadro di tutti questi accordi, l’Unione europea sta perseguendo il suo principale obiettivo, ovvero capitalizzare l’enorme contributo che il commercio può offrire allo sviluppo sostenibile: per esempio garantendo sostegno agli accordi multilaterali e alla legislazione nazionale in materia di ambiente.

La Commissione, naturalmente, è disposta a riferire al Consiglio e al Parlamento in merito alle attività dell’ITTO, ma vorrei far notare che l’organizzazione stessa pubblica le proprie relazioni annuali. Pertanto, possiamo consultare quelle; inoltre la Commissione è disposta, se necessario, a fornire ulteriori informazioni. Per quanto riguarda l’applicazione delle normative, governance e commercio nel settore forestale (FLEGT), il regolamento del Consiglio già prevede che la Commissione presenti una relazione annuale sul funzionamento del sistema di rilascio delle licenze.

Queste sono tutte le informazioni che sono in grado di fornirvi. Poiché il commissario Michel è impegnato altrove e non ha potuto essere con noi questa sera, nonostante la presenza di alcuni suoi collaboratori, sono personalmente autorizzato a riferirgli eventuali commenti e osservazioni espressi in questo interessante dibattito, in un momento in cui stiamo meditando sullo sviluppo di una serie di paesi, soprattutto africani.

Per questo, desidero porgere i miei sinceri ringraziamenti all’Assemblea e agli onorevoli Lucas e Markov per il loro assiduo lavoro. Ora ascolterò con attenzione i commenti dei vari oratori.

 
  
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  Georgios Papastamkos, relatore per parere della commissione giuridica. - (EL) Signor Presidente, il presidente della commissione per il commercio internazionale, onorevole Markov, ha fatto riferimento agli aspetti legali della materia in discussione nel suo intervento in sostituzione dell’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou e a nome della commissione giuridica. Come sa, alla seduta del 19 dicembre 2007, la commissione in questione ha espresso il suo parere sul fondamento giuridico della proposta di risoluzione del Consiglio. Questa risoluzione è stata adottata a nome della Comunità europea in riferimento alla stipula dell’accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali, presentata dalla Commissione.

La proposta base giuridica comprende gli articoli 133 e 175 in combinato disposto con il primo comma dell’articolo 300, paragrafo 2, e con il primo comma dell’articolo 300, paragrafo 3 del trattato CE.

La commissione giuridica del Parlamento europeo ha deciso di proporre una modifica alla base giuridica, in modo da inserire un riferimento al secondo comma dell’articolo 300, paragrafo 3. Tale azione richiede il consenso del Parlamento europeo e non una semplice consultazione.

La Commissione ha risposto diversamente e sta proseguendo nel suo esame della base giuridica proposta. La commissione giuridica giustifica la decisione di modificare la base giuridica. Si sta parlando qui di un accordo internazionale che crea uno speciale quadro istituzionale organizzando le procedure di cooperazione.

 
  
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  Zbigniew Zaleski, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, il legno è un prezioso materiale da costruzione; è sano, pratico, forse un po’ carente quanto a resistenza al fuoco, ma sempre più ricercato. In breve, si tratta di un prodotto di base ricercato e attraente, spesso il principale prodotto di esportazione di un paese. Il legno tropicale – ovvero il legno proveniente da una ristretta fascia geografica – è ancora più attraente ed è oggetto di un commercio spesso illegale che porta alla distruzione delle foreste e dell’intero ecosistema.

Ci troviamo quindi di fronte ad un dilemma: da un lato il legname ci serve, abbiamo bisogno di materiali per l’edilizia, dall’altro dobbiamo proteggere le foreste tropicali. Se lo sfruttamento non è più soggetto a un buon controllo razionale, non determinerà soltanto un disastro ambientale, ma anche un disastro demografico. Senza foreste non vi sarà altra vegetazione, nessun animale e non vi saranno più persone. Gli accordi internazionali sono necessari, ma qui occorre probabilmente dare la priorità alla consapevolezza di una gestione razionale del legname. Se questo tipo di razionalità non avrà il sopravvento, distruggeremo un importante elemento del mondo naturale, un elemento insostituibile. Saremo distruttori e non saggi amministratori.

In conclusione, io sono favorevole all’estensione di un accordo (tenendo presente la possibilità di continuare a migliorarlo) che, benché solo parzialmente, disciplina il libero e giusto – o “equo” – scambio di legname e al contempo può essere preso a modello per lo sfruttamento di legname proveniente da altre regioni – dalla Siberia, signor Commissario, che di questi tempi si sente nominare così di rado, dall’Amazzonia, di cui udiamo parlare un po’ più spesso, e da altre regioni vulnerabili del mondo.

 
  
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  David Martin, a nome del gruppo PSE. (EN) Signor Presidente, mi si consenta di dire, all’inizio di questa discussione che il gruppo socialista si congratula con l’onorevole Lucas per la sua relazione, che la appoggia sinceramente e che voterà a favore di tutte le modifiche che proporrà nella sua relazione.

Sono lieto che l’accordo internazionale sui legni tropicali rivisto ponga maggiore enfasi sulla gestione sostenibile, per esempio combattendo l’abbattimento illegale, e sulla riforestazione e la conservazione delle foreste degradate. Come altri hanno dichiarato, la conservazione delle foreste tropicali è di importanza cruciale per preservare la biodiversità e nella nostra lotta al cambiamento climatico perché, come oggi ben sappiamo, le foreste tropicali svolgono un ruolo centrale nell’assorbimento dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Attualmente, l’abbattimento di queste foreste è responsabile del 20 per cento delle emissioni globali di carbonio.

Condivido con l’onorevole Lucas l’obiettivo di cercare di fare in modo che il nuovo accordo attribuisca effettivamente priorità alle questioni sociali e ambientali, piuttosto che concentrarsi unicamente sull’incremento del commercio di legname tropicale.

Naturalmente, i paesi in via di sviluppo devono disporre delle risorse volte a proteggere, ripristinare e gestire in modo sostenibile le foreste. L’accordo prevede finanziamenti in base a programmi tematici, oltre al finanziamento di progetto. Spero che i programmi tematici siano incentrati su punti quali la governance e la riduzione della povertà, e che gli Stati membri possano contribuirvi generosamente.

Condivido la delusione espressa sia dall’onorevole Lucas sia dall’onorevole Markov per la mancata concessione al Parlamento della procedura di parere conforme su questo accordo, e anch’io sono dell’opinione che avremmo dovuto ottenere tale procedura.

Spero che potremo fare affidamento sulla Commissione affinché presenti al Parlamento europeo una relazione annuale che analizzi, e “analizzi” è la parola chiave, l’attuazione dell’accordo. Comprendo la puntualizzazione della Commissione di questa sera, ovvero che l’Organizzazione internazionale per i legni tropicali pubblica la propria relazione annuale, ma noi desideriamo conoscere la risposta della Commissione a quel documento.

In materia di accordi bilaterali, questo mese l’Unione europea ha firmato un accordo con il Ghana per la prevenzione dell’importazione di legname illegale nei mercati dell’Unione europea. Tale accordo in teoria garantirà il rispetto delle regole fondamentali della conservazione delle foreste, quali un solido monitoraggio da parte del governo dell’abbattimento degli alberi, e al momento dobbiamo purtroppo notare che le foreste ghaneane vengono abbattute ad un ritmo di quasi il 2 per cento all’anno. Se tale accordo bilaterale funzionerà, porterà benefici ad entrambe le parti. In Ghana, dove l’abbattimento illegale ha ridotto la foresta pluviale addirittura del 25 per cento rispetto alla sua dimensione originaria in meno di 50 anni, l’accordo aiuterà a garantire il futuro della sua industria del legname, il quarto settore più redditizio del paese.

Nell’Unione europea, dove i consumatori stanno diventando sempre più attenti all’ambiente, possiamo garantire che la legalità del legname che importiamo dal Ghana sia certificata. Benché ci vorrà forse qualche anno prima che questo accordo sia pienamente operativo, ritengo che segni un inizio promettente, e sono a favore dei piani della Commissione di addivenire a simili accordi con altri paesi africani, come Gabon, Camerun e Liberia.

Infine, vorrei ribadire un punto sollevato dall’onorevole Lucas: questo accordo è solo un modesto inizio; è meglio di nulla, ma non è abbastanza coraggioso e occorrono ulteriori proposte da parte della Commissione e della comunità internazionale.

 
  
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  Magor Imre Csibi, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con la relatrice per le conclusioni della sua relazione, che appoggio pienamente. Dopo oltre 20 anni di accordi sul legname tropicale, il loro impatto sulla gestione sostenibile delle foreste tropicali sembra essere limitato. Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, solo tra il 2000 e il 2005 il ritmo della deforestazione tropicale è cresciuto dell’8,5 per cento rispetto ai livelli del 1990.

E’ un peccato che i parlamentari e la società civile non siano maggiormente coinvolti nell’elaborazione di tali accordi, per riequilibrare gli interessi commerciali e per esercitare pressioni per una gestione più sostenibile delle foreste tropicali. Ma per quanto efficace possa essere, un accordo deve rientrare in una strategia più generale, in cui ogni regione riconosca la propria responsabilità e agisca fermamente per porre fine alla devastazione delle foreste.

In Europa forse pensiamo di avere meccanismi efficaci di protezione della biodiversità e del consumatore, ma la realtà dimostra che ci sbagliamo. Grandi volumi di legname e di prodotti in legno illegali giungono ogni giorno nei porti dell’Unione europea. Una volta che il legname illegale è penetrato nel mercato di uno Stato membro, può essere facilmente venduto in uno qualunque degli altri 26 Stati membri senza ulteriori controlli circa la sua legalità. In tal modo, i consumatori europei che acquistano in buona fede mobili o materiali da costruzione da fornitori apparentemente legali, diventano inconsapevoli complici dei crimini contro le foreste.

Essendo uno dei maggiori importatori e consumatori di legno ed essendosi impegnata a dimezzare la deforestazione nel quadro dei suoi piani di lotta al cambiamento climatico, l’Unione europea ha il compito di lottare contro l’abbattimento illegale e il commercio di prodotti del legno raccolti illegalmente. Se davvero intendiamo affrontare seriamente la deforestazione e l’abbattimento illegale degli alberi, dovremmo prima migliorare l’efficienza dei nostri meccanismi interni di contrasto, attuando la legislazione europea, la quale vieta la commercializzazione di legname e di prodotti del legno illegali nell’Unione europea. Purtroppo, una proposta legislativa che andava in questa direzione è stata costantemente ritardata, nonostante la risoluzione dell’Unione europea del luglio 2006 e l’annuncio fatto dal programma di lavoro della Commissione nell’ottobre del 2007.

In occasione di questo dibattito, desidero invitare la Commissione a chiarire i motivi che hanno condotto al rinvio della pubblicazione del pacchetto di provvedimenti relativi alle foreste e la esorto a presentare, senza ulteriori indugi, la legislazione che prevede che nell’Unione europea possano essere commercializzati unicamente legname e prodotti del legno tagliati legalmente.

Temo che si sia già perso troppo tempo. A questo punto chiedo alla Commissione di accelerare la procedura di presentazione di questa fondamentale normativa, così da consentire una prima lettura prima della fine della legislatura. Occorre essere certi di mandare il messaggio giusto e che giunga in tempo.

 
  
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  Wiesław Stefan Kuc, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, la conclusione di un accordo internazionale sui legni tropicali è sicuramente un passo molto rilevante nella direzione della protezione delle foreste tropicali e nel rendere più civilizzato il commercio di alcune specie di legname. Ma le questioni procedurali non dovrebbero farci perdere di vista i nostri fondamentali obiettivi. Può essere importante creare una base giuridica, può essere importante stabilire se questa è una procedura di consultazione o una procedura di parere conforme, ma questo ci permetterà di proteggere le foreste tropicali e di proseguire su questa strada?

Ogni giorno migliaia di ettari di foreste, e non solo di foreste tropicali, muoiono irrimediabilmente. La terra che rimane si trasforma in palude o in deserto. Non è possibile scongiurare la deforestazione piantando nuovi alberi, almeno non nel breve periodo. I paesi poveri di Africa, America e Asia non hanno i mezzi per controllare lo sfruttamento eccessivo delle foreste, per prevenirlo o per gestirlo in modo razionale. Questo vale anche per le foreste siberiane. Noi non proteggiamo gli alberi e non abbiamo alcun rispetto per il legno. Maggiore è la povertà del paese, più tutto questo è vero. Durante la rivoluzione culturale in Cina furono abbattuti molti chilometri quadrati di foresta. Il legno è impiegato come fonte primaria di energia.

E’ per questo che l’Organizzazione internazionale dei legni tropicali svolge un ruolo tanto importante. Non dimentichiamoci che il progresso tecnico e le moderne macchine per abbattere e trasportare fuori foresta gli alberi stanno accelerando questo processo, e che il legname meno costoso derivante dall’abbattimento illegale fa molta gola ai i commercianti. Ogni scappatoia commerciale chiusa, ogni ostacolo, certificato di origine e controllo segnerà un altro successo. Spero che questo accordo assolva la sua funzione il prima possibile.

 
  
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  Margrete Auken, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DA) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Lucas per la sua eccellente relazione. Abbiamo stabilito, e siamo tutti d’accordo su questo punto, che il commercio di legname tropicale nell’Unione europea è vergognoso. Come è stato più volte ripetuto questa sera, siamo stanchi di assistere a solenni dichiarazioni ma a nessuna azione pratica. Spero che la Commissione ascolti le numerose persone che la invitano ad agire per cercare di cambiare le cose, affinché il futuro sia un po’ più roseo.

Il legname illegale sta riversandosi nell’Unione europea e questo è in sé completamente assurdo. Se si trattasse di qualsiasi altro prodotto lo definiremmo ricettazione. I programmi facoltativi di etichettatura sono un provvedimento piuttosto bizzarro. Gli atti illeciti vanno vietati, anche nell’Unione europea, e vanno limitati non per mezzo di etichette, ma di veri e propri divieti. Credo che sorprenderà la maggioranza delle persone sapere che è perfettamente legale acquistare legname illegale nell’Unione europea. Naturalmente, l’etichettatura è meglio di niente.

Il grado di controllo esercitato dalle grandi aziende di legname – alcune delle peggiori provengono dal mio paese, la Danimarca – sulla legislazione dell’UE, o piuttosto la carenza di tale legislazione, è anch’esso un aspetto grottesco. Pertanto, appoggio l’invito rivolto al commissario dalla relatrice affinché si accinga a rivedere l’accordo internazionale. Anche noi dobbiamo metterci al lavoro a livello di Unione europea; dobbiamo assolutamente introdurre una maggiore efficienza. Anche se il malgoverno e la corruzione nei paesi produttori di legname hanno un peso significativo, non possiamo ignorare la domanda, come è stato più volte ripetuto, perché è questa il fattore più importante.

L’Unione europea deve assumersi le proprie responsabilità, quelle di uno dei maggiori importatori di legname al mondo. Abbiamo bisogno di una legislazione efficace che assicuri che tutti i prodotti del legno venduti entro i confini della Comunità – compresi i prodotti lavorati – siano legali e sostenibili allo stesso tempo. Possiamo iniziare subito dagli appalti pubblici. Qualsiasi altra cosa sarebbe inconcepibile.

 
  
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  Jens Holm, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) Signor Presidente, la distruzione delle foreste tropicali continua indisturbata. Tredici milioni di ettari all’anno o un campo da calcio al secondo: è questa la superficie di foresta che scompare costantemente dalla faccia della terra. Questo accade nonostante il primo accordo sul legname sia stato formulato ben 20 anni fa. Nel 2006, è stato firmato l’accordo internazionale sui legni tropicali che, benché abbia un campo di applicazione generico e lasci un po’ a desiderare, almeno fornisce uno strumento con cui affrontare il problema.

L’onorevole Lucas ha richiamato l’attenzione su questo punto, e le sue modifiche, quanto mai necessarie, ci forniranno mezzi migliori per proteggere le foreste tropicali. Vorrei porre una domanda direttamente alla Commissione. L’onorevole Lucas ha detto, nella sua introduzione, che tutto il Parlamento europeo sta attendendo dalla Commissione una normativa volta a combattere l’abbattimento illegale. Quando otterremo questa normativa? E’ vero che la Commissione ha già votato su questa materia a maggio di quest’anno? Perché allora non abbiamo visto nulla di tutto ciò? Lei non ha fatto cenno a questo punto nel suo intervento, ma noi parlamentari lo conosciamo. Cosa è successo alla proposta legislativa? La prego di fornirci una spiegazione.

Nondimeno, ringrazio l’onorevole Lucas per aver evidenziato il problema del commercio di legname nel suo complesso. E’ veramente sensato che una parte così ampia della foresta debba essere tagliata e i prodotti esportati? Il mio paese, la Svezia, è il paese più densamente ricoperto di foreste dell’Unione europea; allo stesso tempo noi un sesto del legname che consumiamo è importato. Perché? Ovviamente perché è molto conveniente acquistare legname sul mercato mondiale. L’onorevole Lucas desidera fare qualcosa per questo problema e chiede all’Unione europea di sostenere i paesi che adottano strategie volte a proteggere le proprie foreste tropicali. Bene, un’ottima proposta.

Un altro provvedimento accennato dall’onorevole Lucas è inserire condizioni negli accordi commerciali e far sì che le aziende europee e i produttori del sud del mondo si assumano le proprie responsabilità, e che le convenzioni e gli accordi internazionali siano rispettati. L’idea è di utilizzare il commercio internazionale come strumento per promuovere la sostenibilità e lo sviluppo in tutto il mondo.

Un’altra dimensione della deforestazione troppo poco dibattuta è l’industria della carne. Gran parte della carne e del mangime consumato nel mondo proviene da terreni una volta ricoperti dalla foresta. La produzione di carne è una delle principali cause della distruzione della foresta amazzonica. Il presidente del gruppo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, Rajendra Pachauri, ha recentemente domandato una riduzione del consumo di carne. E ha proprio ragione. Ecco, allora, un’altra domanda per la Commissione: quando avremo una strategia per ridurre il consumo di carne? Come ho ricordato prima, la maggior parte delle affermazioni che l’onorevole Lucas ha scritto nella sua relazione sono condivisibili. Il Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea, pertanto, è favorevole a questa eccellente relazione.

 
  
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  Maciej Marian Giertych (NI) . – (PL) Signor Presidente, gli accordi internazionali esistenti relativi alla dendroflora tropicale sono chiaramente inadeguati. Le risorse genetiche delle foreste tropicali si stanno contraendo a un ritmo preoccupante a causa del sovrasfruttamento ad opera dell’uomo.

Esistono due motivi per questo. Le specie più interessanti di legno tropicale hanno ancora mercato nei paesi ricchi. Esse vengono ricercate e abbattute con sempre maggiore efficienza. Intanto, le probabilità di poterle coltivare in condizioni gestite sono limitate a causa della carenza di metodi che consentano di farle crescere. I semi solitamente sono non dormienti, ovvero, non sono adatti all’immagazzinamento e al trasporto e germogliano non appena cadono dall’albero. Sono pertanto necessari speciali studi su queste specie in via di estinzione nei campi della produzione dei semi, della selezione varietale e della gestione vivaistica. Chi commercia questo tipo di legname deve essere tassato per finanziare tali studi.

Un secondo motivo è rappresentato dal sovrasfruttamento della copertura forestale, compresi i cespugli, da parte delle popolazioni locali che li utilizzano come legna da ardere e per preparare da mangiare. Questa devastazione non può essere fermata senza organizzare riserve di qualche altro tipo di combustibile per queste popolazioni.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, la conclusione dell’accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali è un evento molto positivo. Inoltre, esso rispecchia il consenso di 180 governi di Stati produttori e consumatori e organizzazioni internazionali.

Non vi è alcun dubbio, quindi, circa l’importanza degli obiettivi definiti nell’accordo. Basti pensare ai deleteri effetti dell’abbattimento illegale e della deforestazione, specialmente il loro contributo all’effetto serra. E’ pertanto essenziale appoggiare le politiche nazionali dei paesi produttori per l’uso e lo sfruttamento sostenibile delle foreste tropicali, per rafforzare la loro capacità di mettere in pratica normative forestali e per lottare efficacemente contro l’abbattimento illegale.

La questione dei finanziamenti adeguati per poter conseguire gli scopi del nuovo accordo è naturalmente di importanza capitale. Noi europei siamo invitati a far sì che solo il legname tropicale abbattuto legalmente venga importato e distribuito sul mercato europeo. Dobbiamo promuovere azioni di informazione e sensibilizzazione dei consumatori.

Tuttavia, occorre giudicare se i programmi facoltativi sono sufficienti, oppure se occorre attuare norme e specifiche giuridicamente vincolanti riguardo il commercio legale di legname tropicale. Occorre perseguire questo obiettivo non soltanto a livello internazionale, ma anche a livello di accordi bilaterali previsti dal programma FLEGT e dagli accordi commerciali in fase negoziale; in altre parole, accordi di libero scambio. L’accordo UE-Ghana è un esempio che indica la strada della cooperazione bilaterale.

 
  
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  Francisco Assis (PSE) . – (PT) Signor Presidente, questo caso specifico è un chiaro esempio in cui i timori per la liberalizzazione del commercio internazionale devono essere messi in secondo piano rispetto a obiettivi più importanti, quali quelli di natura ambientale e sociale. La conservazione delle foreste tropicali è essenziale per preservare l’equilibrio ecologico del pianeta e possiamo affermare, senza esagerazione, che, in quanto tali, le foreste tropicali costituiscono veramente il patrimonio dell’umanità e che siamo tutti responsabili della loro conservazione. Soprattutto i paesi più sviluppati e ricchi hanno responsabilità a cui non possono sottrarsi. Queste foreste si trovano per lo più in paesi poveri, paesi che devono affrontare enormi difficoltà, e qualunque retorica riusciremo a escogitare in questo caso sarà assolutamente vana se non saremo in grado di promuovere azioni di sviluppo rivolte a questi paesi.

E’ essenziale aiutare quei paesi ed è assolutamente necessario che i principali consumatori del mondo e le zone più sviluppate, come è il caso chiaramente dell’Unione europea, si impegnino a garantire il proprio sostegno ai paesi produttori e che esistano meccanismi di controllo accurato dell’utilizzo di queste foreste.

Quei paesi dipendono dalle foreste tropicali, alle quali sono in larga misura legate le loro economie. La rapida deforestazione finirà per avere drammatiche conseguenze da tutti i punti di vista – per noi ad un livello più globale, da un punto di vista ambientale, ma per loro a un livello più tangibile, da una prospettiva economica e sociale che ne metterà persino a rischio la sopravvivenza – e, pertanto, tutto ciò che si può fare deve iniziare da qui. Dobbiamo offrire il nostro sostegno e dobbiamo introdurre misure che incoraggino lo sviluppo e la trasformazione della struttura produttiva dei paesi produttori, affinché possano avere un rapporto con le loro foreste e con le loro risorse più adeguato ai loro interessi e più in linea con gli interessi globali dell’umanità. Questo è compito dell’Unione Europea. L’accordo va nella direzione giusta: non è ancora sufficiente ma la relazione segnala chiaramente queste lacune, offrendo anche qualche speranza per il futuro.

 
  
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  Jean-Claude Martinez (NI) . – (FR) Signor Presidente, stasera il legno tropicale, questa settimana la crisi finanziaria, grandi pandemie, migrazione, la crisi alimentare… tutto ci porta alla stessa conclusione: i principali temi politici di oggi sono globali e richiedono una risposta politica globale.

Ovviamente, in linea di principio nessuno contesta la sovranità permanente dell’Indonesia sulle sue foreste tropicali e il suo diritto di piantare palme per produrre olio di palma, proprio come il Brasile e il Gabon hanno il diritto di sostituire le loro foreste con terreni da pascolo. Sembra però che l’esercizio della sovranità territoriale abbia conseguenze negative al di fuori del territorio sovrano. Deforestazione, povertà, la minaccia di estinzione di fauna e flora e il legname a poco prezzo provocano danni su scala globale. Pertanto, non si tratta di dire: “chi danneggia gli altri deve riparare ai problemi che provoca”. Si tratta di affrontare queste questioni a livello giuridico. Come è possibile affrontare questo problema? Da dove iniziare? Dall’Europa, etichettando il legname, certificandolo come legname “equo” dal punto di vista commerciale, così come facciamo con il caffè equo e solidale, con accordi commerciali bilaterali? Senza dubbio si tratta di un primo passo fondamentale, ma la soluzione deve essere globale. Occorre molto di più che un accordo multilaterale sul legno perché gli uomini delle comunità, perché anche africani, latinoamericani e asiatici possano essere ricompensati per le diverse funzioni che svolgono. E’ per questo motivo, signor Presidente, che dobbiamo guardare a questi problemi da un punto di vista politico, a livello globale, e trovare idee e modelli affinché la vita continui sul nostro pianeta.

 
  
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  Presidente . – Grazie per il suo appello transnazionale, onorevole Martinez.

 
  
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  Corien Wortmann-Kool (PPE-DE) . – (NL) Signor Presidente, anch’io vorrei ringraziare sinceramente l’onorevole Lucas e l’onorevole Zaleski per i loro sforzi nella preparazione di questa risoluzione. Dopo tutto, purtroppo, il commercio di legname tagliato illegalmente o insostenibilmente avviene ancora su vasta scala in Europa.

Il Piano d’azione FLEGT 2003 della Commissione europea, teso nello specifico ad impedire il commercio di legname abbattuto illegalmente in Europa ha avuto un effetto molto limitato. Pertanto, è deplorevole che la Commissione europea non abbia ancora presentato le nuove proposte. Dopo tutto, il comportamento scorretto degli importatori sembra che paghi ancora, perché non si adottano quasi mai iniziative atte a contrastare il commercio illecito; inoltre non esistono sanzioni. Gli importatori di legname più responsabili, perciò, pagano un prezzo elevato, letteralmente e figurativamente, per il loro rispetto degli standard ambientali e di sicurezza, poiché il commercio di legname illegale, molto meno costoso, avviene ancora su vasta scala.

L’industria del legno ha già avviato alcune iniziative autonome ragionevoli, come la certificazione. Occorre integrarle con normative vincolanti, in conformità al quadro dell’OMC. Per questo motivo, sono anche favorevole al riconoscimento dei sistemi di certificazione esistenti che sono stati creati in parte dal settore stesso, e in parte dalle ONG. Ciò a cui punta l’onorevole Lucas, ovvero la creazione di un nuovo organismo europeo, comporterebbe una grande quantità di pratiche burocratiche supplementari e a nostro parere non è necessaria.

Naturalmente, occorre adottare misure a livello locale, nelle varie regioni, per combattere l’abbattimento illegale, ma dobbiamo anche attenderci che la Commissione europea presenti una proposta di introduzione di sanzioni, le quali dovrebbero avere un effetto di prevenzione sugli importatori di legname. Dopo tutto, se non imponiamo sanzioni alle aziende impegnate nel commercio illegale, il rischio è che tale comportamento illecito continui ad essere redditizio, ed è questo rischio che dobbiamo eliminare.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE) . (RO) Desidero congratularmi con la relatrice, onorevole Lucas, e con tutti i suoi colleghi per il loro lavoro a questa relazione. Ritengo che l’accordo internazionale sui legni tropicali contribuirà a una gestione sostenibile delle foreste mondiali, anche se l’80 per cento di esse sono già state distrutte o danneggiate. Tutti sappiamo che le foreste contribuiscono a preservare la biodiversità e svolgono un ruolo di importanza cruciale nella lotta al cambiamento climatico. Le importazioni di legname e di mobilio a basso prezzo in virtù di accordi facoltativi provocano squilibri sul mercato mondiale nonché la perdita di posti di lavoro sia nei paesi esportatori, sia in quelli importatori. Pertanto, vorrei sottolineare ancora una volta l’esigenza di provvedimenti legislativi tesi a proteggere le foreste tropicali e anche altre foreste, e ad impedire il legname illegale. Io accolgo con favore l’accordo riveduto, e conto che la Commissione inoltri una relazione annuale sugli sviluppi di questo accordo.

 
  
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  Béla Glattfelder (PPE-DE) . (HU) Riusciremo a fermare il cambiamento climatico soltanto se fermeremo la deforestazione. Gli sforzi europei per proteggere l’ambiente risulteranno assolutamente inefficaci se tollereremo la distruzione dell’ambiente in altre parti del mondo.

La liberalizzazione del commercio internazionale e la globalizzazione stimolano la distruzione dell’ambiente in tutti i continenti. Le regole dell’OMC devono essere integrate da severe disposizioni in materia di protezione dell’ambiente, in caso contrario l’estensione della liberalizzazione porterà a una distruzione ancora maggiore dell’ambiente. Ora, non è sufficiente vietare il commercio illegale del legno: occorre vietare anche l’importazione di prodotti e mobili costruiti con legno tagliato illegalmente.

La gente crede veramente che l’importazione di mobili cinesi a basso prezzo non abbia nulla a che vedere con la deforestazione? Questa relazione è un passo avanti nella giusta direzione, ma sono necessarie anche misure più radicali perché le condizioni in cui versa il nostro pianeta lo richiedono. Finché non saranno introdotte normative più severe, dobbiamo tutti chiedere ai grandi operatori internazionali di mobili come IKEA di adottare controlli e trasparenza, e di non acquistare e vendere mobili prodotti con legno illegale.

Infine, la deforestazione stimola non solo il commercio di legname e i mobili ma aumenta anche i prezzi agricoli e la domanda di biocombustibili. Se permetteremo il commercio di biocombustibili prodotti con la deforestazione, allora dovremmo essere consapevoli che ogni volta che faremo il pieno alla nostra auto con quei carburanti avremo anche contribuito all’abbattimento di qualche metro quadrato di foresta pluviale.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, lo stato delle foreste pluviali tropicali è allarmante da ormai alcuni anni ed è impossibile sorvolare sul saccheggio senza scrupoli di questo fondamentale componente della biosfera del nostro pianeta. E’ triste che la legislazione volta a combattere l’abbattimento illegale del legname tropicale abbia incontrato seri ostacoli in Europa, mentre ogni anno 13 milioni di ettari di foresta secolare vanno persi, a quanto si dice, contribuendo notevolmente all’aumento delle emissioni di CO2. Condivido appieno l’invito ad introdurre requisiti di protezione ambientale nella politica commerciale comune dell’Unione Europea. Sono molto lieta che la relazione dell’onorevole Lucas ponga anche l’accento sulla divulgazione delle informazioni riguardo alle catastrofiche conseguenze della deforestazione. E’ necessario che questo tipo di accordo sia ratificato dal Parlamento ed è importante discutere della relazione della Commissione sull’attuazione di questo accordo internazionale e dello stato della deforestazione, ogni anno, qui in questa Aula. Purtroppo ormai è tardi per impedire o arrestare il cambiamento climatico, ma è nostro compito almeno cercare di frenarlo. Questo accordo, benché non sia sufficiente, è un passo nella direzione giusta.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE) . – (PL) Nonostante la sua assuefazione agli slogan ecologici, l’Europa unita sembra ignorare il crescente problema della scomparsa delle foreste vergini, provocata in primo luogo da una gestione predatoria che mira a soddisfare le richieste del commercio di legname tropicale. Quasi l’80 per cento della superficie totale di queste foreste è finora caduta vittima della deforestazione.

L’Unione europea deve incrementare l’assistenza finanziaria che fornisce agli stati produttori per impedire l’abbattimento illegale e promuovere la gestione sostenibile delle foreste. Un’altra idea veramente buona consiste nell’introdurre la certificazione del legname per il mercato europeo. Stando alle statistiche ufficiali, le importazioni di legname nell’Unione europea costituiscono una piccola percentuale della produzione totale, ma non dimentichiamoci, nel frattempo, le enormi quantità di legname lavorato importate in Europa. La battaglia per conservare ciò che rimane delle nostre foreste vergini è di fatto una battaglia per il futuro delle generazioni a venire.

 
  
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  Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, grazie ai deputati che sono intervenuti. In primo luogo, vorrei semplicemente ricordare a tutti che l’accordo del 2006 mira a promuovere l’espansione del commercio internazionale di legname tropicale dalle foreste gestite in modo sostenibile e sfruttate legalmente e a incoraggiare la gestione sostenibile delle foreste tropicali che forniscono legname.

Vorrei inoltre dire che questo è l’unico strumento multilaterale internazionale che inserisce le foreste, in particolar modo quelle tropicali, in un quadro giuridico ufficiale. L’accordo riguarda indirettamente anche altre foreste, benché questo aspetto sia meno evidente e più marginale.

L’aspetto interessante è che l’accordo istituisce un quadro di cooperazione che fonde tutte le iniziative in materia di foreste. Naturalmente, la Commissione intende partecipare in modo attivo a questo accordo; con il contributo della Comunità al bilancio amministrativo, vorremmo inoltre finanziare le misure su vasta scala tramite programmi tematici.

Tuttavia, questo non deve rimpiazzare gli accordi bilaterali previsti dal programma FLEGT – anzi, proprio il contrario. Questo punto è stato giustamente sottolineato. In questi accordi bilaterali, che adotteranno un approccio sempre più globale, stiamo introducendo il concetto di rispetto per il legno tropicale.

E’ vero che l’accordo discusso stasera è solo un modesto inizio – per citare un nostro collega – ma questo deve essere il punto di partenza di una strategia molto più efficace che in passato. In linea di principio, i testi sull’abbattimento illegale e il regolamento di esecuzione del FLEGT sono previsti per ottobre. Ritengo che, grazie ad essi, la Commissione potrà soddisfare le attese che avete espresso in questa sede.

Pertanto, desidero ringraziare ancora una volta l’onorevole Lucas e naturalmente anche l’autore dell’interrogazione, onorevole Markov. Farò in modo di comunicare tutti i commenti e i sentimenti espressi dal Parlamento rispetto a questo problema, che, in effetti, è un grave problema, come tutti voi avete sottolineato. Si tratta di un patrimonio umano di importanza cruciale per il futuro. Mi ha colpito l’espressione “la culla della biodiversità”. E’ chiaro che le nostre foreste sono culle di diversità.

La tutela delle nostre foreste è un’iniziativa di portata veramente ampia che riguarda il futuro dell’intero pianeta. Vorrei pertanto ringraziare il Parlamento europeo per il suo autentico impegno su questo tema e spero che, con la Commissione, potremo esaudire gradualmente le aspettative di ciascuno, avendo visto oggi quanto sono importanti e acute. Desidero ringraziare ancora una volta tutti i membri, e in particolare la relatrice.

 
  
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  Caroline Lucas, relatore. - (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare i miei colleghi per i loro commenti e il loro sostegno, ma voglio scambiare qualche parola soprattutto con il commissario Barrot. Spero che abbiate sentito l’impazienza e la frustrazione espressa da tutto l’Emiciclo stasera per gli infiniti ritardi di questa tanto attesa proposta legislativa sulle misure da adottare per la lotta contro l’abbattimento illegale. La prego di riferire ai suoi colleghi che questo Parlamento ritiene assolutamente inaccettabile che tale proposta legislativa sia costantemente ritardata.

Sono molto dispiaciuta che non sia stato capace di rispondere a una domanda che le è stata posta almeno tre volte da deputati presenti qui stasera in merito al termine entro cui possiamo attenderci tale proposta. abbia Questo avrà probabilmente anche un pessimo effetto sull’opinione di pubblica. Ritengo sia molto negativo che l’Unione europea non riesca a mettere ordine a casa propria. Siamo soliti parlare della leadership politica che pensiamo di avere a livello mondiale. Se quella leadership politica ha qualche significato, allora si dovrebbe porre fine alla vendita e all’importazione di legname illegale nell’Unione europea; desideriamo inoltre vedere azioni molto più immediate per il conseguimento di tale obiettivo.

Dal momento che ho la parola, desidero sollevare un’altra questione. Molti colleghi hanno fatto riferimento al legame tra deforestazione e cambiamento climatico; vorrei aggiungere un ultimo commento riguardo al pacchetto clima che i colleghi voteranno nelle prossime settimane. Saprete che la deforestazione è una problematica fondamentale per il sistema di scambio di quote di emissioni, e desidero invitare i miei colleghi a non farsi persuadere dalle argomentazioni a favore dell’inclusione di cosiddetti “crediti da pozzi di assorbimento” nel sistema di scambio. Abbiamo ospitato una discussione su questo tema oggi, all’ora di pranzo, in cui abbiamo sottolineato le regioni per cui l’inserimento della deforestazione nel sistema di scambio di emissioni è una pessima idea, soprattutto perché rovinerebbe l’intero sistema di emissioni. Esistono grossi problemi riguardanti la verifica, il monitoraggio, la notifica e i regimi di responsabilità. Dobbiamo certamente affrontare il problema della deforestazione nel quadro del pacchetto sul clima, ma occorre farlo utilizzando gli introiti delle vendite all’asta per effettuare adeguati investimenti nei paesi interessati dal problema.

Signor Commissario, voglia far sì che l’autunno segni il momento in cui l’Unione europea inizierà davvero ad acquistare credibilità in materia di foreste. Ci garantisca, la prego, che presenterà quella proposta il prima possibile.

 
  
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  Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione. – (FR) Forse l’onorevole Lucas non mi ha sentito. Pensavo di aver fornito una risposta chiara. Ho annunciato un testo per ottobre. E’ l’interpretazione? Non sono stato sufficientemente chiaro? Vorrei chiarire questo punto. Sono solito ascoltare il Parlamento. A rischio di ripetermi e di incorrere nelle ire dell’Aula, ho indicato il mese ottobre solo qualche minuto fa.

 
  
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  Presidente . – Giusto. Ottobre, ovvero la prossima settimana, quindi una riunione la settimana prossima. Grazie.

Per concludere il dibattito, ho ricevuto, a norma dell’articolo 108, paragrafo 5 del regolamento, una proposta di risoluzione a nome della commissione per il commercio internazionale(1).

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE), per iscritto. (HU) Nessuno può più dubitare dell’impatto che l’eliminazione e la distruzione delle foreste hanno sul cambiamento climatico e sulla biodiversità. Per essere precisi, oggi la deforestazione riguarda 13 milioni di ettari in tutto il mondo ed è la terza fonte di emissioni di gas serra per dimensioni. La produzione illegale di legname causa erosione, compromette la sussistenza delle comunità locali e determina una perdita pari a 10–15 miliardi di euro per i paesi produttori di legname.

Naturalmente, vedo con favore la creazione di un accordo internazionale sui legni tropicali, ma anche con un accordo di quel tipo non ci avviciniamo in alcun modo all’obiettivo. Ci arriveremo se riusciremo ad adottare un approccio più esaustivo verso le foreste nelle zone temperate, almeno nell’Unione Europea; un approccio che garantisca sia la legalità dei prodotti ottenuti dal legno sia la tracciabilità dell’intera catena di vendita. Soltanto un accordo di questo tipo potrebbe fornire un concreto contributo alla protezione delle foreste e all’uso sostenibile del legno.

Naturalmente, non nutro illusioni, specialmente perché la dichiarazione che molti dei miei colleghi ed io abbiamo scritto nel corso della primavera e dell’estate di quest’anno è stata firmata da un quarto di tutti gli europarlamentari.

Confido che, prima o poi, la questione delle foreste tropicali farà rivolgere l’attenzione verso di noi, verso l’Europa. Forse, grazie a un accordo sulle foreste tropicali, la Commissione elaborerà normative che prevedano che solo il legno e i prodotti derivati legali possano essere importati nell’Unione Europea.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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