Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signor Presidente, alla fine ho votato a favore delle due relazioni sull’aggiornamento del sistema d’informazione Schengen. Desidero aggiungere, tuttavia, che credo ancora che l’applicazione degli accordi di Schengen abbiano reso i nostri confini una sorta di colabrodo facendoli diventare molto meno sicuri e meno controllati.
Dopo Schengen la nostra vulnerabilità è sicuramente rappresentata dall’anello più debole dei controlli alle frontiere esterne, e ciò crea problemi molto seri. Tuttavia, dato che il sistema esiste e continua ad esistere, ho naturalmente il dovere di garantire che i controlli vengano effettuati nel modo più efficiente possibile e che vi sia uno scambio di informazioni. Ecco perché ho votato a favore, ma ovviamente il mio voto non va interpretato come un consenso alla politica dei confini aperti dell’Unione europea.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE). – (ES) Purtroppo, per ragioni al di fuori del mio controllo, non ho potuto prendere parte al dibattito di ieri sulla direttiva relativa agli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi, e desidero cogliere l’opportunità per esprimere la mia soddisfazione per l’approvazione della direttiva, con le raccomandazioni della commissione per i trasporti e il turismo, da parte del Parlamento.
Nella posizione comune adottata dal Consiglio, tuttavia, alcuni aspetti rimangono poco chiari e non vengono affrontati nel modo corretto. In primo luogo, dal momento che è responsabilità degli Stati di bandiera garantire la sicurezza delle navi, è necessario che le società per la classificazione delle navi, quando operano per conto delle amministrazioni nazionali, siano coperte dalle stesse garanzie giuridiche spettanti alle amministrazioni nazionali nel corso del loro operato.
In secondo luogo, credo che le responsabilità finanziarie in caso di incidente siano state adeguatamente chiarite. La posizione comune del Consiglio però non distingue in modo chiaro le tre possibili conseguenze degli incidenti – ovvero incidenti che causano delle vittime, che provocano danni a persone o che causano solamente danni materiali. Il Parlamento ha affrontato la questione e ha assicurato che questo punto verrà chiarito.
Spero che il Consiglio vorrà approvare la modifica.
Neena Gill (PSE). - (EN) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione in quanto credo che la creazione della concorrenza di cui l’industria europea delle comunicazioni elettroniche ha veramente bisogno richiederà molto tempo. Da troppo tempo le società di telecomunicazione britanniche lottano contro aziende in altre parti d’Europa perché esse sono di fatto gestite come monopoli. Il commercio dello spettro radio ha rappresentato una grossa fonte di reddito per il governo britannico, reddito che è stato reinvestito proficuamente. Il vantaggio di questa relazione è che introduce principi di servizio, tecnologia e neutralità che, rinunciando ad insistere sul servizio per il quale sono utilizzati gli spettri radio e sugli standard tecnologici utilizzati, si spingeranno oltre impedendo che grosse aziende dominino il mercato.
Nel Regno Unito la British Telecom non è più un’azienda statale di telecomunicazioni, ma un’azienda regolamentata di successo. Tuttavia nella mia circoscrizione sono ancora riscontrabili problemi legati alla predominanza di grosse aziende nella fornitura di servizi. Particolarmente problematiche sono le aree rurali, dove i consumatori rimangono svantaggiati in quanto non sono ritenuti abbastanza interessanti dal punto di vista commerciale da ricevere un’adeguata copertura ADSL. Spero che la determinazione della relazione di porre fine a queste disparità venga messa in atto.
Jan Březina (PPE-DE). – (CS) Sicuramente la mancanza di un ambiente competitivo efficace nel settore delle telecomunicazioni rende l’adozione di un nuovo quadro normativo una misura auspicabile e persino necessaria. Credo che la soluzione scelta apporterà sicuramente un contributo nell’ambito della separazione funzionale basata sul principio dell’impegno volontario. Ciascuno Stato membro sarà quindi in grado, alla luce della situazione locale, di applicare la separazione funzionale oppure mantenere lo statu quo. Io stesso ho delle riserve in merito alla separazione funzionale, sia perché non c’è abbastanza esperienza in materia, sia perché considero la concorrenza tra tipi diversi di reti, che le attività dell’Unione dovrebbero incoraggiare, più importante della concorrenza all’interno di un’unica rete. In alcuni casi, tuttavia, il regolamento si spinge troppo in là. Non posso, per esempio, accettare che la Commissione europea abbia il diritto di porre il veto sulle misure correttive adottate dalle autorità nazionali di regolamentazione nell’ambito dei loro mercati interni. L’interferenza della Commissione in questioni di interesse nazionale e non europeo è incompatibile con il principio della separazione dei poteri. Vorrei un quadro normativo equilibrato, che tenga conto delle necessità degli operatori e dei loro clienti, un quadro in cui non ci sia spazio per norme fini a se stesse, ma solo per norme che contribuiscano a migliorare la qualità e la disponibilità dei servizi di telecomunicazione.
Zuzana Roithová (PPE-DE). - (CS) Devo ammettere che mi hanno sorpreso le divergenze di opinione emerse nella discussione sul progetto di emendamento n. 138, laddove alcuni deputati non sono stati capaci di interpretare l’emendamento in base al testo. Come coautrice, desidero sottolineare che le disposizioni assicurano che gli utenti potranno essere scollegati da Internet unicamente con il consenso del comitato dei regolatori. I diritti degli utenti potrebbero, tuttavia, essere violati se ciò si renderà necessario nell’interesse della sicurezza generale. Il fondamentale diritto alla privacy dei consumatori non verrà violato bloccando o filtrando i contenuti senza il consenso delle autorità pubbliche competenti. Mi hanno fatto propendere per questa proposta alcuni fatti verificatisi in Francia, dove le pagine del ministero per gli Affari europei e alcune pagine di prenotazione ferroviaria sono state bloccate sulla rete pubblica del comune di Parigi a causa di un’errata valutazione del contenuto, ritenuto pornografico. Ringrazio gli onorevoli colleghi per avere sostenuto, alla fine, la nostra equilibrata proposta, e ringrazio la Francia per esservisi allineata.
Zuzana Roithová (PPE-DE). - (CS) Come relatore ombra mi fa piacere che l’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni (BERT), sulla base degli emendamenti approvati dal Parlamento europeo, stia facendo risparmiare ai contribuenti europei dieci milioni di euro all’anno. Contrariamente alla proposta della Commissione, è stato istituito un organo snello e più flessibile che sta usufruendo dei vantaggi del mercato unico, salvaguardando al contempo l’indipendenza delle autorità nazionali in materia di telecomunicazioni. Sono lieta che, grazie alla mia iniziativa, la posizione delle associazioni dei consumatori si sia rafforzata. Ho dato il mio sostegno anche al largo consenso sulla questione del finanziamento del bilancio dell’organo, ma desidero nuovamente sottolineare i rischi che potrebbero derivare dalla differenziazione dei contributi degli Stati membri. Questa misura potrebbe portare ad uno squilibrio nell’influenza degli Stati membri, ed in particolare di quelli più grandi, sui processi decisionali in materia di regolamenti transfrontalieri per le proprie telecomunicazioni.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE). - (SK) Desidero innanzi tutto ringraziare il relatore per l’approccio coerente con cui ha lavorato, per tanti anni, al quadro del pacchetto legislativo in materia di comunicazioni elettroniche; nella votazione odierna ho sostenuto la sua relazione.
Il pacchetto sulle telecomunicazioni rappresenta un aggiornamento necessario alle normative attuali, con particolare riguardo alla tutela della privacy degli individui e dei dati personali, che rappresenta uno dei principali obiettivi della proposta. Ho sostenuto che gli aspetti relativi alla tutela dei dati e alla sicurezza debbano essere intesi in un contesto più ampio di quello esclusivamente europeo, dal momento che i servizi di telecomunicazione e i fornitori di servizi Internet hanno sede in tutto il mondo e processano i dati personali dell’ambito di diversi sistemi giuridici.
Ho anche sostenuto la proposta di migliorare e rafforzare i diritti dei consumatori, con particolare riguardo ad una maggiore informazione e trasparenza relativamente ai prezzi e ai termini e alle condizioni di utilizzo dei servizi di telecomunicazione. Ho infine accolto favorevolmente i tentativi del progetto di relazione di agevolare e migliorare l’accesso dei disabili alle comunicazioni elettroniche.
Zuzana Roithová (PPE-DE). - (CS) Signor Presidente, la relazione appena approvata è collegata alla mia relazione di un anno fa sulla fiducia dei consumatori nell’ambiente digitale, e accolgo quindi con favore il fatto che i diritti degli utenti finali e dei consumatori ne escano notevolmente rafforzati. Mi fa particolarmente piacere che siamo stati in grado di trattare in un solo giorno questioni quali la portabilità del numero, liberando in tal modo il rigido mercato degli operatori di telefonia mobile, e il numero di emergenza 112, che fornirà l’ubicazione del chiamante salvando in tal modo molte vite umane. La relazione include molti miglioramenti, tra cui i seguenti: il numero europeo 116 non sarà più attivo solo per casi di bambini scomparsi, ci sarà una maggiore trasparenza in ordine a contratti e prezzi, sarà più semplice e più rapido chiudere un contratto, tutti gli utenti potranno accedere con maggior facilità ai software di protezione, ai disabili verrà garantita parità d’accesso e lo spam verrà definito con maggior precisione.
Zuzana Roithová (PPE-DE). - (CS) Onorevoli deputati, desidero esprimere il mio dissenso su una questione che non è stata risolta nel corso della discussione di ieri con la Commissione, ovvero la base giuridica per l’approvazione dell’accordo internazionale in materia di disboscamento sostenibile e legittimo dei legni tropicali. Credo fermamente che tale questione richieda l’approvazione del Parlamento, e non solo la sua consultazione. L’accordo è carente, ma al momento non abbiamo nient’altro e sono quindi lieta che il documento sia stato approvato oggi con tanta chiarezza. Noi manteniamo la nostra ferma posizione di condanna allo sfruttamento incontrollato delle foreste tropicali, ma temo che, poiché non è stato possibile introdurre requisiti ambientali nella politica commerciale europea, in Europa continueranno a riversarsi milioni di tonnellate di legni tropicali sottocosto. Questo è un paradosso, visto che siamo tanto orgogliosi di portare avanti la causa della riduzione delle emissioni di anidride carbonica a livello mondiale. Qui c’è qualcosa che non torna; forse la mano sinistra non sa cosa sta facendo la destra o viceversa.
− Risoluzione del Parlamento europeo sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009 (RC B6-0420/2008)
Peter Baco (NI). - (SK) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo sul programma legislativo e di lavoro per il 2009 nel suo complesso.
A mio parere la decisione di sostenere le misure del Parlamento europeo per stabilizzare i mercati finanziari nel corso dell’attuale crisi finanziaria è particolarmente positiva. Ritengo, tuttavia, che questo programma non tenga in alcun conto la sicurezza degli alimenti, un aspetto che dovrà essere affrontato con misure concrete e non solo con espressioni di rammarico.
Un elemento particolarmente importante sta nel massimizzare il potenziale agricolo dei nuovi Stati membri dato che le attuali discriminazioni della politica agricola comune stanno portando ad un grave deterioramento dell’agricoltura in tali paesi.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signor Presidente, le raccomandazioni del Parlamento sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2009 sono state in generale molto ferme. Tuttavia ci si saremmo aspettati che il Parlamento, per il tramite degli incaricati di nomina politica della Commissione europea, incitasse al rispetto della legalità e della democrazia in Europa.
Cosa significa questo in pratica? Farò due esempi: in primo luogo, per carità, significa rispetto per la decisione del popolo irlandese, una decisione che indubbiamente esprime i desideri di una larga fetta di cittadini europei che non ha avuto nemmeno l’opportunità di pronunciarsi contro il trattato di Lisbona: respingiamo, quindi la costituzione europea mascherata.
In secondo luogo, cosa più importante, significa fermare i negoziati di accesso della Turchia per i quali manca, nel modo più assoluto, una base democratica. Naturalmente sappiamo già da molto tempo che ai burocrati dell’Unione europea non importano i desideri dei cittadini, anche se questi, con le loro tasse, finanziano il loro lussuoso stile di vita.
– Risoluzione del Parlamento europeo sulla preparazione del Vertice UE-India (Marsiglia, 29 settembre 2008) (RC B6-0426/2008)
Bogdan Pęk (UEN). - (PL) Signor Presidente, durante la votazione su questa risoluzione abbiamo assistito ad un fatto increscioso quando è stato respinto un emendamento orale, ovvero quando è stata respinta la richiesta dell’onorevole Schulz, uno dei principali paladini dei diritti dell’uomo e sostenitore della non-discriminazione. Anche l’onorevole Cohn-Bendit, ben noto per essere favorevole a una strenua difesa dei diritti dell’uomo, vi ha partecipato. Siamo tutti pienamente consapevoli degli spaventosi fatti e dei continui spargimenti di sangue che si verificano in India. Ebbene, sono stati proprio dei cristiani ad essere colpiti, e non capisco quindi dove possa avere origine questa nuova forma di razzismo manifestata da politici europei di spicco. Non riesco a capire come queste persone possano respingere un emendamento alla relazione tanto chiaro proprio in quest’Aula. In fondo, il Parlamento dovrebbe fondarsi sulla difesa dei diritti umani e sul principio di non-discriminazione, e credo che la questione possa offrire molti spunti di riflessione al Parlamento e ai cittadini in generale.
Jo Leinen (PSE). - (DE) Signor Presidente, ho votato contro la risoluzione sul Vertice UE-India non perché sono contrario ad una cooperazione con l’India. In quanto co-presidente di Friends of India in Parlamento, sono ovviamente favorevole a rafforzare la cooperazione con quel paese. Ritengo tuttavia che questa risoluzione sia soltanto un elenco di argomenti a cui potremmo eventualmente pensare in relazione a questo enorme paese.
Ne è un esempio significativo il paragrafo 29, nel quale chiediamo alla Commissione una relazione sulla situazione dei diritti umani in India e sugli esiti del relativo dialogo tra Unione e India. Ciononostante, vi sono anche numerosi paragrafi che fanno riferimento a specifici gruppi di popolazione, come i cristiani in Orissa, i mussulmani in Kashmir e i dalit in altre parti del paese. Per questo motivo le affermazioni del precedente oratore sono assurde, dal momento che la risoluzione cita spesso l’argomento.
Penso che per tutto c’è un tempo e un luogo appropriati. Immaginate per un momento che il parlamento indiano stia per adottare una risoluzione sulla condizione dei rom nella repubblica ceca, degli ungheresi in Slovacchia e dei russi in Estonia e Lituania. Non siamo abbastanza maturi da concentrarci sulle questioni più importanti, ma ci lasciamo distrarre da lunghi elenchi di questioni di ogni tipo, e ciò in realtà restringe la nostra influenza. So che per questo non veniamo presi sul serio.
E’ per questo motivo che ho votato contro la risoluzione, anche se è un peccato in considerazione dell’importanza del nono vertice. In quest’Aula si è parlato di riforme, ed è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, ma dobbiamo anche pensare a riformare il testo di questo tipo di risoluzione.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione dell’onorevole Botopoulos sulla modifica dell'articolo 121 del regolamento del Parlamento europeo sui ricorsi davanti alla Corte di giustizia tratta di una piccola modifica delle procedure parlamentari e quindi ho votato a favore delle raccomandazioni ivi contenute.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Ho votato a favore della relazione sulla modifica dell'articolo 121 del regolamento del Parlamento europeo sui ricorsi davanti alla Corte di giustizia e l’ho fatto perché l’argomento in questione esemplifica il rispetto del principio della legalità.
L’articolo 121, paragrafo 3 del regolamento stabilisce che il presidente presenta ricorso alla Corte di giustizia a nome del Parlamento, conformemente a una raccomandazione della commissione competente. Questa norma si riferisce esplicitamente ed esclusivamente ai ricorsi davanti alla Corte. Non è infatti possibile dare un’interpretazione più ampia della disposizione e applicarla a casi di natura diversa presentati davanti alla Corte. La disposizione si applica solo ai casi di presentazione di una contestazione (per esempio sull’abrogazione di un atto giuridico) laddove il Parlamento avvia un ricorso.
Al fine di garantire certezza e completezza giuridica, il relatore ha giustamente proposto di aggiungere un nuovo paragrafo all’articolo 121, che andrebbe a tutelare la consueta pratica in base alla quale il presidente del Parlamento europeo presenta i propri commenti alla Corte e può comparire al cospetto della Corte su richiesta della commissione giuridica. L’emendamento proposto stabilisce una procedura da seguire qualora emerga una divergenza di opinione tra il presidente e la commissione competente, e grazie a questo emendamento la procedura attualmente seguita avrà un fondamento giuridico democratico.
Genowefa Grabowska (PSE), per iscritto. − (PL) Desidero esprimere il mio disappunto per il fatto che, nonostante il sistema d’informazione Schengen, il SIS, sia una questione molto importante per i cittadini dell’Unione europea, è stato incluso nella procedura di consultazione in base alla quale il Parlamento si limita a presentare le proprie opinioni, che non sono vincolanti per il Consiglio.
Il sistema d’informazione Schengen attualmente simboleggia un’Europa senza frontiere a tutela di un’area di libertà, sicurezza e giustizia nell’Unione; ha creato una possibilità di cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale nei vecchi Stati membri e ha consentito la costituzione di un unico database di persone ed entità. Il SIS costituisce inoltre uno strumento particolarmente importante nel rilascio di visti e permessi di soggiorno. Quando i 12 nuovi Stati membri sono entrati a far parte dell’Unione si è resa necessaria la loro inclusione nel sistema d’informazione Schengen, e il sistema d’informazione Schengen SIS II ha risposto a tale necessità. Si tratta di un sistema di nuova generazione che copre tutti gli Stati membri e consente una raccolta completa di dati, inclusi quelli biometrici e le informazioni sui mandati d’arresto europei.
L’Unione deve ora affrontare la delicata operazione della migrazione di tutti i dati nel nuovo sistema d’informazione Schengen, SIS II, operazione questa particolarmente necessaria ma anche complicata. Chiedo quindi che ciò avvenga con attenzione e cautela. Non si deve permettere che i dati raccolti nel cosiddetto vecchio sistema trapelino e cadano in mani non autorizzate. I dati devono essere trattati in modo sicuro perché da questi dipendono la sicurezza dei cittadini europei e degli Stati membri.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Stiamo facendo quanto in nostro potere per consentire che le persone possano davvero circolare liberamente all’interno dell’Europa e riteniamo che “l’area Schengen” (che non comprende tutti i paesi dell’Unione né tantomeno tutti i paesi europei), nonostante abbia rimosso le barriere tra i paesi partecipanti, stia in realtà rafforzando le barriere con altri paesi (in particolare con paesi con i quali il Portogallo ha legami storici).
Detto questo, non possiamo ignorare che, prendendo a pretesto la “libertà di circolazione”, si stanno costituendo un sistema informativo e dei database che vanno ben oltre il proprio obiettivo e sono inclusi in uno degli strumenti centrali (o “struttura portante”) dell’offensiva sulla sicurezza (condotta dall’Unione europea) e della progressiva “comunitarizzazione” della giustizia e degli affari interni, settori questi che sono al centro della sovranità degli Stati membri.
In altre parole, non possiamo accettare la proposta della presidenza del Consiglio, ovvero l’istituzione del sistema prima della definizione dei suoi obiettivi. Si tratta di un aspetto particolarmente importante dal momento che gli obiettivi sono stati fissati molto tempo fa (introduzione del mandato d’arresto europeo e dei dati biometrici, accesso per nuove entità, inclusa la condivisione di dati con paesi terzi, e così via).
Come abbiamo già sottolineato in precedenza, queste misure rappresentano una minaccia alla tutela dei diritti, delle libertà e delle garanzie dei cittadini.
Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) Leggendo la relazione nasce spontanea la domanda: si sta forse introducendo un sistema di “seconda generazione” per porre rimedio al fatto che il sistema d’informazione Schengen di “prima generazione” non ha funzionato, o perlomeno non è stato un mezzo efficace ai fini della tutela della sicurezza all’interno dell’area Schengen?
Purtroppo no. Il sistema di seconda generazione altro non è che la versione aggiornata di un sistema già difettoso.
In base ai dati forniti dalla Commissione, 400 000 immigrati clandestini attraversano ogni anno i confini dell’Unione. Anche se i dati biometrici fossero presto disponibili e pronti ad essere utilizzati per la creazione di archivi per l’espulsione degli immigrati clandestini già registrati, l’Unione europea non potrebbe mettere fine alle immigrazioni di massa che avvengono lungo le nostre coste e i nostri confini di terra data la mancanza di controlli ai confini interni ed esterni da parte degli Stati membri.
Il sistema d’informazione Schengen sarà solamente uno strumento inutile finché saranno in vigore i pericolosi accordi di Schengen.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) L’introduzione del nuovo sistema d’informazione Schengen, il SIS II, ha dovuto essere rimandata varie volte per difficoltà finanziarie. In quel periodo i nuovi Stati membri dell’Europa orientale, per esempio, avevano dovuto affrontare grossi problemi ai loro confini e avevano insistito per avere un “programma temporaneo”. Probabilmente fu una scelta saggia vista la situazione di quel periodo, ma ha senza dubbio portato ad un aumento dei costi da sostenere.
Le esperienze con l’attuale modello del sistema d’informazione Schengen sembrano essere positive, anche se sul lungo periodo il programma dovrà essere ulteriormente sviluppato. Soluzioni temporanee improvvisate possono tuttavia creare problemi alla sicurezza, ed è per questo che ho respinto la proposta di introduzione della versione improvvisata, dal momento che credo sia prematura.
− Raccomandazione per la seconda lettura relazione Sterckx (A6-0334/2008)
Jim Higgins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) In relazione agli emendamenti nn. 1, 3, 4, 5, 6, e 7 della relazione, i colleghi del PPE-DE e io abbiamo votato contro oppure ci siamo astenuti, per manifestare la nostra preoccupazione in merito al potere dell’autorità indipendente e al campo d’azione della direttiva che metterebbero a repentaglio la competenza degli Stati membri in taluni settori. Appoggiamo pienamente il senso generale della direttiva e ci auspichiamo che venga raggiunto un buon accordo tra il Parlamento e il Consiglio.
Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) L’Europa vuole tutelarsi dagli incidenti marittimi e dall’inquinamento di mari e oceani e ce ne rallegriamo. I recenti e terribili incidenti, dal naufragio della Prestige e dell’Erika, ci ricordano non solo che il nostro dovere di prestare attenzione e monitorare la sicurezza delle navi, ma anche le nostre responsabilità in caso catastrofi ambientali.
Nella proposta di direttiva andrebbe inoltre inserito uno speciale riferimento alle inchieste condotte dopo un incidente. E’ la prima volta che viene raggiunto un accordo sulla necessità di un ente investigativo incaricato di decidere, in completa autonomia e imparzialità, se aprire o meno un’inchiesta per determinare le cause e le circostanze dell’incidente. Le intenzioni sono buone, e speriamo non vengano accantonate a fronte degli enormi interessi finanziari in gioco.
Vincent Peillon (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione del collega belga, l’onorevole Sterckx, sul regolamento del traffico marittimo. Dopo il naufragio dell’Erika nel 1999 e della Prestige nel 2002, stiamo aspettando invano soluzioni a livello europeo che garantiscano che tali catastrofi non abbiano a ripetersi mai più. Lungi dal diminuire, il rischio aumenta ogni giorno di più, e nei prossimi trent’anni è previsto un aumento del traffico marittimo.
Nonostante questa preoccupante previsione, la maggior parte degli Stati membri ha rapidamente fatto “affondare” le principali misure proposte dalla Commissione e sostenute dai socialisti europei. Una questione che è scomparsa è quella relativa alla polizza assicurativa, basata su garanzia finanziaria, che avrebbe agevolato il risarcimento delle vittime delle catastrofi in mare.
Approvare questa relazione significa opporsi al cinismo e alla mancanza di responsabilità degli Stati. Il Parlamento può andar fiero della propria unità perché, con il voto odierno, dimostra che si sta impegnando senza riserve affinché le acque europee siano più sicure e meno inquinate.
− Raccomandazione per la seconda lettura relazione Kohlíček (A6-0332/2008)
Jim Higgins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I colleghi irlandesi del PPE-DE e io ci siamo astenuti dal voto sugli emendamenti alla relazione Kohliček e perché preoccupati dall’impatto della suddivisione tra indagini di tipo tecnico e penale e i problemi che questa creerebbe per la legge irlandese. Condividiamo tuttavia lo spirito generale di questa e di tutte le relazioni su argomenti marittimi approvate nella seduta plenaria di oggi.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Come rappresentante della Scozia, riconosco l’importanza del trasporto marittimo e credo che questo settore abbia un immenso potenziale di sviluppo futuro. Ritengo quindi essenziale che vengano adottate misure adeguate per garantire la massima sicurezza in mare e per prevenire gli incidenti. Accolgo quindi con favore questo pacchetto che servirà da misura preventiva al ripetersi di incidenti.
− Raccomandazione per la seconda lettura relazione Costa (A6-0333/2008)
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) La relazione Costa tratta questioni importanti per tutte le regioni marittime. Credo sia essenziale che l’Unione europea si impegni seriamente a migliorare le norme in materia di sicurezza in mare e che al contempo non imponga oneri poco realistici ai vettori marittimi. Sono pienamente d’accordo sul fatto che le autorità nazionali e portuali rivestano un ruolo vitale nell’individuazione dei rischi di questo settore, e sono nel complesso soddisfatto delle misure adottate oggi in aula.
− Raccomandazione per la seconda lettura relazione Vlasto (A6-0335/2008)
Jim Higgins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Io e i miei colleghi irlandesi del PPE-DE ci siamo astenuti dalla votazione sulla relazione relativa al controllo da parte dello Stato di approdo in quanto temiamo che gli emendamenti presentati possano minare e complicare il memorandum d’intesa di Parigi. Riteniamo sia meglio affrontare la questione degli Stati di bandiera in una direttiva separata, e che l’inclusione degli emendamenti in materia complicherebbero inutilmente la direttiva in oggetto.
Dominique Vlasto (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Con il nostro voto odierno abbiamo ricordato al Consiglio che il pacchetto Erika III è un tutt’uno e che deve essere esaminato come tale. Questo è il motivo per cui abbiamo appoggiato l’inclusione degli emendamenti alla relazione Savary nella mia relazione sul controllo da parte dello Stato di approdo. Tornando alle nostre posizioni di prima lettura, ci siamo rifiutati di seguire l’idea del Consiglio di abbandonare le due importanti proposte su Stati di bandiera e responsabilità civile degli armatori, per le quali non abbiamo ricevuto posizioni comuni.
Va ricordato che la presidenza francese, che ha lavorato con tenacia e si è impegnata con costanza per trovare una soluzione al problema, ha convinto il Consiglio a riprendere i lavori sulle due proposte mancanti. Sono certa che la presidenza riuscirà a sbloccare la situazione e che la procedura di conciliazione porterà ad un accordo generale sul pacchetto Erika III. Mi auguro che la procedura possa essere avviata senza ritardi in modo da giungere ad una conclusione entro la fine dell’anno. La sicurezza marittima deve rimanere una priorità nell’agenda politica europea, ed è con questa intenzione che continuerò ad appoggiare le nostre proposte.
− Raccomandazione per la seconda lettura relazione de Grandes Pascual (A6-0331/2008)
Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. – (SV) I moderati sono sostanzialmente a favore della proposta di direttiva relativa alle disposizioni e alle norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi, e hanno votato a favore anche in prima lettura, nell’aprile del 2007.
In vista della seconda lettura, la commissione per i trasporti e il turismo ha deciso di includere nella direttiva lunghi stralci della proposta di direttiva sulla conformità con i requisiti degli Stati di bandiera che era stata respinta dal Consiglio.
La direttiva sulla conformità ai requisiti degli Stati di bandiera è stata un tentativo di allargare le competenze comunitarie ad un’area dove esistono già disposizioni dell’ONU. Abbiamo già votato contro tale allargamento in prima lettura, nel marzo del 2007, e quindi non sosteniamo nemmeno questo espediente per introdurre le stesse norme come parte di una direttiva sulle disposizioni e le norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi. Abbiamo quindi deciso di votare contro la relazione dell’onorevole de Grandes Pascual.
− Raccomandazione per la seconda lettura relazione de Grandes Pascual (A6-0330/2008)
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Sono favorevole alla direttiva parlamentare in oggetto in materia di organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e anche alle altre direttive del Parlamento che, assieme a questa, formano il pacchetto marittimo.
La questione dei due dossier “mancanti” sulla responsabilità civile e sugli Stati di bandiera deve essere risolta, in un modo o nell’altro, dal Consiglio, ed è quindi importante che il Parlamento continui a fare pressione, includendo tali questioni nella relazione Sterckx sul monitoraggio del traffico marittimo, nella relazione Vlasto sul controllo da parte dello Stato di approdo e in questa relazione.
Molto lavoro è stato svolto e credo che l’accordo sui cinque dossier oggetto della votazione odierna possa essere raggiunto facilmente, ma senza la responsabilità civile e gli Stati di bandiera non saremo in grado di progredire. Il Consiglio deve trovare una soluzione per uscire dalla situazione di stallo perché altrimenti non potremo garantire un settore marittimo più sicuro ai cittadini dell’Unione europea.
Marie-Arlette Carlotti (PSE), per iscritto. – (FR) A seguito dei naufragi delle petroliere Erika e Prestige, i socialisti europei hanno portato avanti la lotta per il raggiungimento di una legislazione comunitaria di alto livello sulla sicurezza marittima.
Le sette relazioni sul terzo pacchetto in materia di sicurezza marittima rappresentano un passo decisivo verso il raggiungimento di questo obiettivo, sempre che il Consiglio non le svuoti di contenuti.
Fin dalla prima lettura, nel 2007, il Consiglio ha respinto gran parte delle raccomandazioni del Parlamento sulle altre cinque.
In seconda lettura, e dopo un bel po’ di lavoro sugli emendamenti, il Parlamento riconferma l’assoluta priorità da assegnare alla creazione di una politica marittima europea che preveda un alto livello di tutela in relazione a:
- il controllo degli Stati di bandiera;
- un sistema comunitario di monitoraggio del traffico marittimo;
- la responsabilità per le compagnie operanti nel settore passeggeri;
- gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi;
- la designazione di un’autorità competente indipendente per l’accoglienza delle navi in pericolo;
- l’applicazione del principio del “chi inquina paga” nel settore marittimo.
Questo messaggio al Consiglio ha il mio pieno sostegno.
Faccio appello a Nicolas Sarkozy e Dominique Bussereau affinché la presidenza francese provveda a dotare l’Europa di un settore marittimo che funga da modello per tutti.
Seán Ó Neachtain (UEN), per iscritto. – (GA) Poco tempo fa si è verificato un incidente che ha coinvolto un veliero a 30 chilometri al largo della costa francese. L’equipaggio e i passeggeri dell’Erika sono stati fortunati e sono usciti indenni dall’incidente, ma non devono ringraziare unicamente la fortuna: è stato grazie ad una squadra di soccorso francese che si sono salvati. Le unità investigative irlandese e francese hanno lavorato a stretto contatto nelle indagini sulle cause della catastrofe.
Il caso dell’Erika dimostra le conseguenze che possono avere le esitazioni dell’equipaggio nel richiedere aiuto. Come ha dichiarato l’autore delle relazioni, in caso di incidente, la vita delle persone che si trovano a bordo di una nave e la salvaguardia dell’ambiente non dovrebbero mai essere messe a repentaglio dalla mancata richiesta di aiuto al porto o alla squadra di soccorso più vicini .
In materia di sicurezza marittima occorre urgentemente avviare una cooperazione internazionale. Spero quindi che si possa trovare una soluzione sulla seconda lettura del pacchetto marittimo e sono lieto di dare il mio appoggio alle relazioni.
Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. – (LT) L’obiettivo principale delle norme sui prodotti medicinali deve essere la tutela della salute nella nostra società. Questo obiettivo deve essere tuttavia perseguito tramite misure che non interferiscano con lo sviluppo dell’industria dell’Unione europea e con il commercio di prodotti medicinali. Nonostante le norme precedenti forniscano un elenco dei coloranti per alimenti, i singoli paesi hanno leggi diverse che regolamentano il loro utilizzo. Queste differenze possono ostacolare il commercio dei farmaci contenenti coloranti e per questo il regolamento deve essere corretto, in modo da dare maggiore chiarezza e da agevolare il lavoro di molte istituzioni.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Questa proposta cerca di modificare il quadro normativo delle comunicazioni elettroniche per migliorarne l’efficacia, assicurare un accesso più facile ed efficiente alle frequenze disponibili nello spettro radio e ridurre i costi amministrativi per l’applicazione delle norme.
I cittadini europei, se si trovano all’interno dell’Unione, dovrebbero disporre di servizi di comunicazione più efficienti e meno costosi sia quando usano telefoni cellulari, sia quando si connettono su banda larga a Internet o a televisioni via cavo.
Il nuovo sistema per lo spettro radio mira a promuovere investimenti in nuove infrastrutture e a consentire a tutti i cittadini di avere accesso alla banda larga.
Un mercato interno delle comunicazioni operante in modo corretto nonché un’economia competitiva della società dell’informazione che favorisca i consumatori e le imprese possono esistere solamente in concomitanza con l’applicazione uniforme di un quadro normativo sulle telecomunicazioni. Per questo motivo va rafforzato il ruolo coordinativo della Commissione, che deve operare a stretto contatto con le autorità nazionali di regolamentazione e con il nuovo Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni (BERT), in modo da rendere più uniformi sia le decisioni nazionali che hanno un impatto sul mercato interno sia l’imposizione di misure correttive.
Sono quindi a favore della relazione e dei principali emendamenti che mirano ad aumentare l’offerta ai consumatori rafforzando la concorrenza.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione de presentata dall’onorevole Trautmann sulle reti e i servizi di comunicazione elettronica perché, a mio parere, il quadro legislativo per le comunicazioni elettroniche deve essere migliorato per offrire al consumatore più scelta, una tutela migliore, un servizio meno costoso e una maggiore qualità.
Con la creazione di un nuovo Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni, il nuovo quadro legislativo fornirà una migliore tutela dei dati personali dei consumatori e un aumento della concorrenza, darà più scelta ai consumatori e renderà più chiari i termini contrattuali. Va inoltre sottolineato che il pacchetto agevolerà l’accesso dei disabili ai servizi di telecomunicazione.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Come altre risorse naturali, anche lo spettro radio è un bene pubblico ed è quindi un settore che deve continuare ad essere gestito pubblicamente affinché sia al servizio dell’interesse pubblico. Questo è l’unico modo di offrire beni pubblici essenziali allo sviluppo di una società dell’informazione per tutti. Questa è la ragione principale per cui siamo in disaccordo con la risoluzione approvata e abbiamo votato contro.
L’esperienza passata ha dimostrato che approcci combinati (politiche e mercato) hanno sempre finito con il soddisfare gli interessi dei gruppi economici piuttosto che quelli della gente, e lo stesso vale in relazione all’assegnazione dello spettro radio derivante dal passaggio al digitale, dove la priorità dovrebbe essere il valore sociale, culturale ed economico del servizio (un servizio pubblico migliore, banda larga wireless nelle zone poco servite, aumento dei posti di lavoro e così via) e non un incremento delle entrate pubbliche.
Riteniamo che la gestione dello spettro debba essere di esclusiva competenza degli Stati membri, anche se concordiamo su alcuni aspetti della risoluzione, poiché siamo consapevoli che lo spettro non ha confini e che un suo utilizzo efficace negli Stati membri, unitamente ad una coordinazione a livello comunitario, possono servire, in modo particolare, per lo sviluppo di servizi paneuropei e per la negoziazione di accordi internazionali. Non siano tuttavia d’accordo sull’idea di applicare il medesimo approccio alla politica commerciale.
Petru Filip (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Il pacchetto sulle telecomunicazioni è uno dei più importanti presentati al Parlamento europeo in questa sessione, poiché uno dei principali pilastri della globalizzazione è proprio la comunicazione in tempo reale, sia nello spazio nazionale che in quello internazionale. La grande quantità di emendamenti è quindi dovuta ai differenti approcci dei 27 Stati membri, ciascuno con le proprie realtà nazionali. Nonostante le differenze di approccio emerse nel corso della discussione, ritengo che la relazione Trautmann rappresenti un passo avanti per tutto lo spazio europeo, anche se emendamenti quali i nn. 132 o 138 hanno dato origine ad accesi dibattiti. Credo che la versione attuale approvata dal Parlamento europeo assicuri un approccio comune nello sviluppo delle comunicazioni all’interno dello spazio europeo e sia al contempo una forma costruttiva di controllo dello spazio virtuale, in relazione agli aspetti di tutela dei dati e di crimine organizzato informatico. In qualità di deputato del Parlamento europeo, ho quindi votato a favore della relazione.
Ruth Hieronymi (PPE-DE), per iscritto. − (DE) A nome dei suoi 40 firmatari, ho ritirato l’emendamento n. 132 alla relazione Trautmann in quanto, nel corso delle delibere del Parlamento europeo sulla direttiva quadro in materia di telecomunicazioni, non è stato possibile raggiungere un compromesso sul rafforzamento del diritto fondamentale alla tutela della proprietà intellettuale.
Lo scopo dell’emendamento n. 132 era sviluppare nuovi modi per ottenere un rapporto più equilibrato tra il diritto fondamentale al libero accesso alle informazioni e a Internet da un lato, e il diritto fondamentale alla tutela della proprietà intellettuale, in risposta al forte aumento della pirateria intellettuale in Internet, dall’altro.
Il gruppo PPE-DE ha ritirato il proprio sostegno all’emendamento dopo che i gruppi di sinistra (PSE, Verdi/ALE, GUE/NGL) hanno collegato a tale aspetto il loro sostegno alla relazione del Castillo Vera (creazione di un’Autorità europea per il mercato delle comunicazioni elettroniche).
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Il settore delle telecomunicazioni si sta sviluppando tanto rapidamente da rendere necessario un adattamento del quadro legislativo. E’ ovvio, tuttavia, che tale quadro deve essere chiaro e preciso e, soprattutto, non deve ostacolare gli investimenti delle società europee di telecomunicazione, che già devono far fronte alla dura concorrenza del mercato americano e di quello asiatico. Le nostre imprese devono essere in grado di programmare e di investire nelle nuove tecnologie senza ritardi.
Anche se un rafforzamento del mercato interno nel settore delle telecomunicazioni sarebbe vantaggioso per tutti, sono contenta che la Commissione non sia riuscita ad imporre la propria autorità su di noi e che il Parlamento abbia proposto l’istituzione dell’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni, un’alternativa credibile che rafforza la cooperazione tra le autorità nazionali di regolamentazione ed evita l’aumento della burocrazia che avrebbe comportato l’istituzione dell’Autorità europea per il mercato delle comunicazioni elettroniche. Il mercato delle telecomunicazioni del Lussemburgo (il 4,7 per cento della popolazione attiva lavora direttamente o indirettamente in questo settore), per esempio, richiede una forte autorità nazionale di regolamentazione che lo affianchi e conosca le sue peculiarità. In tal caso è stato giusto applicare il principio di sussidiarietà.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) L’industria delle telecomunicazioni si sta evolvendo rapidamente e di conseguenza sono necessarie nuove misure per preservare e aumentare la tutela dei consumatori e i diritti degli utenti dei servizi di telecomunicazione. La relazione dell’onorevole Trautmann sulle reti e i servizi di comunicazione elettronica mira ad incoraggiare lo sviluppo in Europa delle reti di telecomunicazione di seconda generazione. Credo che la relazione dia un contributo positivo allo sviluppo di normative in materia di telecomunicazioni, promuovendo investimenti nelle nuove infrastrutture delle comunicazioni e rafforzando i diritti dei consumatori. Il mio voto riflette questa mia opinione.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato a favore degli emendamenti proposti dal gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica in quanto garantiscono un maggior livello di libertà in Internet, una libertà di espressione tanto importante per la democrazia quanto la libertà di stampa. Pensiamo sia positivo che il Parlamento, nonostante le pressioni delle lobby, abbia espresso le proprie obiezioni a tale arbitraria esclusione da Internet e non abbia accettato la possibilità che l’accesso alla rete venga negato ad un qualsiasi utente.
Ciononostante, in ultima analisi, valutiamo negativamente la relazione; l’Unione europea dovrebbe attribuire molta importanza al dialogo pubblico in modo da garantire sia la libertà di espressione sia la tutela dei dati personali, in collaborazione con la società civile.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. – (SV) Devo ammettere che il pacchetto sulle telecomunicazioni è una delle proposte legislative più difficili che abbia mai visionato da quando sono qui, da un lato perché è reso complicato, dal punto di vista tecnico, dalla sovrapposizione con altre proposte legislative, dall’altro perché l’equilibrio tra riservatezza e sicurezza richiede, per sua propria natura, un’attenta considerazione. Sono dell’avviso che, mentre Internet non può essere lasciato interamente senza regole, i principi di una società soggetta al valore della legalità debbano essere applicati nella loro interezza. Non posso essere d’accordo con la privatizzazione dell’amministrazione giudiziaria, che si verificherebbe se si permettesse ad aziende private di intervenire e di censurare il contenuto del web prima che gli utenti possano esprimere la propria opinione. Se si pensa che la trasparenza debba essere una linea guida, allora il filtraggio è estremamente problematico.
Anche se deve essere chiaro che la sorveglianza degli utenti del web non dovrebbe mai essere consentita a fini commerciali, non voglio avere niente a che fare con una legge che, per esempio, impedirebbe alla polizia di svolgere indagini sulla pornografia infantile o che potrebbe in qualche modo comportare un rischio per la salute pubblica. E’ stato importante non dare il nostro contributo ad un quadro giuridico europeo che avrebbe ostacolato lo sviluppo della tecnologia e ristretto la portata e il potenziale democratico, sociale e professionale di Internet.
Ritengo infine sufficienti i meccanismi di protezione già in atto e per questo ho votato a favore della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, del resto così importante.
Dominique Vlasto (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Desideravo votare a favore della relazione dell’onorevole Trautmann in quanto tutela il valore sociale, culturale ed economico delle radiofrequenze, consentendo al contempo una migliore gestione dello spettro radio a vantaggio di tutti gli operatori e degli utenti.
La prima lettura ci permette anche di suggerire un’equilibrata alternativa alla proposta iniziale della Commissione, che diventa così arbitro, e non giudice, in materia di monitoraggio della concorrenza. E’ importante che le autorità nazionali di regolamentazione continuino a rivestire un ruolo di primo piano.
Mi rammarico tuttavia che l’emendamento orale dell’onorevole Trautmann sia stato approvato. Pur sembrando perfettamente accettabile, tale emendamento introduce in pratica una gerarchia di diritti fondamentali di utenti finali, vietando qualsiasi azione preventiva sprovvista di una precedente sentenza del tribunale in materia di comunicazione e distribuzione dei contenuti on line. La tragedia di ieri in una scuola finlandese dimostra perché abbiamo più che mai bisogno di introdurre meccanismi di prevenzione ben concepiti e proporzionati. Ecco qual era l’argomento dell’emendamento sulla cooperazione a cui ho dato il mio appoggio e mi rammarico quindi dell’attuale situazione all’interno del Parlamento.
Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. − (RO) In qualità di relatrice, per questo documento, della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, sono lieta di constatare che il lavoro svolto dai miei colleghi nel corso degli ultimi tre mesi si sia concretizzato in questa equilibrata relazione, contenente notevoli migliorie per il settore delle comunicazioni elettroniche. Ritengo che questi cambiamenti vadano a beneficio dei consumatori fornendo loro un’ampia scelta, e spero che possano sostenere un mercato competitivo.
Ritengo che mantenere la separazione funzionale come possibile opzione per le autorità nazionali offra la possibilità di promuovere la concorrenza in questo campo. La crescita economica europea e il benessere dei consumatori dipendono da un settore delle telecomunicazioni dinamico e competitivo. I mercati competitivi hanno una maggiore disponibilità di banda larga e i nuovi arrivati sul mercato hanno portato maggior velocità e servizi innovativi.
In questo modo gli obiettivi della nuova direttiva, vale a dire una riforma nella gestione dello spettro, maggiore uniformità delle norme che regolano il mercato delle comunicazioni elettroniche interne e un più alto livello di sicurezza e integrità, a beneficio degli utenti dei servizi, sono stati raggiunti.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Avviata nel 2001, la liberalizzazione delle telecomunicazioni ha dato libero sfogo ai mercati europei, che sono ora più competitivi, più innovativi e altamente redditizi. I consumatori europei sono stati senza dubbio i maggiori beneficiari di questo sviluppo, ottenendo servizi, forme e contenuti maggiori, migliori e sempre più accessibili: si è trattato di un’evoluzione-rivoluzione tecnologica, economica e socioculturale.
Nonostante il risultato nettamente positivo, non possiamo comunque riposare sugli allori.
Esistono ancora delle strozzature che impediscono la creazione di un mercato realmente integrato, problema sostanzialmente dovuto alle disparità con cui vengono applicate le norme europee delle quali sono responsabili le varie autorità nazionali di regolamentazione.
Sono quindi a favore della creazione dell’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni, il BERT, che costituisce una versione aggiornata e rafforzata del Gruppo regolatori europei per reti e servizi di comunicazione elettronica. Tale gruppo avrà il compito di applicare le norme in modo uniforme e potrà contare sulla partecipazione delle autorità nazionali di regolamentazione e sulla loro preziosa esperienza pratica quotidiana. Con la creazione dell’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni, in tutta l’Unione verrà seguito un approccio normativo uniforme in materia di misure correttive adottate dalle autorità nazionali di regolamentazione, in completa autonomia dal governo e dall’industria.
L’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni avrà anche il compito di aumentare la consapevolezza dei consumatori, in merito alla quale l’Unione europea ha già motivo di essere soddisfatta visto il suo ruolo nella riduzione sostanziale del prezzo del roaming.
Ona Juknevičienė (ALDE), per iscritto. – (LT) La liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni europee è una misura positiva per tutta l’Unione europea: la concorrenza più attiva all’interno del settore è diventata l’elemento trainante degli investimenti e delle innovazioni. Concordo con la Commissione sul fatto che il mercato delle telecomunicazioni avrà ancora bisogno di essere controllato finché non comincerà ad operare in linea con le leggi generali sulla concorrenza.
Tuttavia, in linea di principio, non sono d’accordo con la proposta della Commissione di istituire un altro organo per la regolamentazione di tale mercato, poiché aumenterebbe ulteriormente il carico burocratico e sarebbe distante dai mercati regolamentati degli Stati membri. Il mio voto sosterrà gli emendamenti proposti dalla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, volti ad allargare il ruolo dell’esistente Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni (BERT) e a dare poteri aggiuntivi alla Commissione europea.
Le autorità nazionali di regolamentazione del mercato delle telecomunicazioni dovrebbero cooperare più strettamente con l’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni e con la Commissione europea. A mio parere la proposta della commissione per l’industria consentirebbe agli attori del mercato di essere regolamentati in modo più efficace, garantendo un’effettiva partecipazione delle autorità nazionali di regolamentazione e l’impiego della loro esperienza a livello comunitario. In questo modo il denaro dei contribuenti non andrebbe sprecato per istituire un organo ancora più burocratico.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole del Castillo sull’Autorità europea per il mercato delle comunicazioni elettroniche. L’idea della relazione che l’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni debba fare da tramite tra la Commissione e le autorità nazionali di regolamentazione tiene conto della complessità del mercato e della sua continua tendenza ad espandersi. Il mio voto riflette questa opinione.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Lo scopo di questa proposta è promuovere un’azione coordinata a livello comunitario per garantire un utilizzo efficace del dividendo digitale.
Il passaggio dalla televisione analogica al digitale terrestre entro la fine del 2012 fornirà l’opportunità unica all’Unione europea di aprire possibilità di crescita del mercato e di aumentare la qualità e la scelta dei servizi per i consumatori, dal momento che la maggiore efficienza della tecnologia digitale libererà una notevole quantità di spettro.
E’ auspicabile quindi che gli Stati membri siano in grado di liberare i loro dividendi digitali prima possibile in modo da consentire ai cittadini europei di usufruire di un’intera nuova gamma di servizi innovativi e competitivi.
Gli Stati membri devono quindi decidere come utilizzare il dividendo digitale e garantire che tutti questi tipi di servizio di comunicazione elettronica vengano offerti su bande di radiofrequenza disponibili, in base ai rispettivi piani nazionali di assegnazione delle frequenze e alle norme dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni.
E’ tuttavia essenziale che esista un approccio coordinato a livello comunitario così da evitare pregiudizievoli interferenze tra gli Stati membri e anche tra gli Stati membri e i paesi terzi. In questo modo si otterranno i maggiori benefici possibili dall’utilizzo dello spettro, garantendone un uso ottimale in termini sociali ed economici.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Lo spettro è una risorsa limitata per l’industria delle telecomunicazioni. Entro il 2012 gli Stati membri passeranno completamente alle trasmissioni televisive digitali; allora sarà disponibile una maggior quantità di spettro radio, il cui utilizzo merita un'attenta riflessione. Credo che la relazione dell’onorevole Toia sull’approccio comune nell’uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale tenga conto della domanda competitiva di spettro e delle questioni inerenti alla neutralità del servizio e della tecnologia nell’assegnare nuove licenze. Ho quindi votato a favore delle sue raccomandazioni.
Marco Cappato (ALDE), per iscritto. − Come parlamentari europei radicali ci siamo oggi astenuti sull'approvazione della relazione Harbour, per rimarcare le occasioni perdute per incidere da subito e in modo vincolate a favore dell'inclusione dei disabili. Sebbene dei passi avanti siano stati compiuti, sono troppo pochi i provvedimenti obbligatori che ricadranno sulle autorità competenti e sui gestori di telecomunicazione a favore dell'inclusione dei disabili. Non è stato ad esempio tenuto conto delle proposte, elaborate insieme all'Associazione Luca Coscioni, per la sottotitolazione di tutti i programmi di servizio pubblico quali telegiornali e programmi di approfondimento, e i gestori di servizi non avranno l'obbligo di informare periodicamente gli utenti disabili dei servizi a loro dedicati e delle tariffe agevolate di cui possono godere.
Restano anche molte perplessità sulla garanzia della neutralità di internet e sulla salvaguardia dei diritti fondamentali dei suoi utenti. Si fa strada un controllo sempre più militarizzato della rete e, con la scusa della salvaguardia della sicurezza, si erodono ancora una volta le libertà degli utenti, le cui tutele e garanzie, di fronte alla possibilità del filtraggio sistematico del web, restano tutte da verificare.
Konstantinos Droutsas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Con questo nuovo pacchetto di proposte sulle comunicazioni elettroniche l’Unione europea sta avviando misure di polizia e di intimidazione nei confronti degli utenti di Internet e di tutte le comunicazioni elettroniche, introducendo sistemi di filtraggio con il pretesto della sicurezza pubblica e della tutela dei diritti. Al contempo sta ponendo il mercato interno per le telecomunicazioni dell’Unione, Internet, la produzione e la trasmissione audiovisiva, i mezzi radiofonici e televisivi e i collegamenti satellitari sotto il controllo di una rafforzata autorità “indipendente”, a vantaggio delle aziende monopolistiche.
La liberalizzazione e l’unificazione dei mercati a livello europeo assicurano i profitti e rafforzano la posizione dei monopoli europei nei confronti della concorrenza internazionale. Innanzi tutto, si assisterà alla completa liberalizzazione e privatizzazione a livello nazionale, quindi a una radicale ristrutturazione, a un’eccessiva concentrazione dei mezzi di comunicazione e a un accumulo di capitali, a spese dei lavoratori del settore e degli utenti.
Esistono due infrastrutture separate: da un lato vi sono i servizi pubblici finanziati dal governo, dall’altro il commercio sul libero mercato. Il governo finanzia servizi pubblici con denaro statale e, dal momento che ciò non dà profitti, i servizi vengono svenduti ad operatori privati.
Accettando queste proposte, le forze di centrodestra e centrosinistra dimostrano ancora una volta di sostenere con entusiasmo le scelte adottate nell’interesse del capitale, a conferma della necessità di modificare, attraverso una politica radicalmente diversa, gli equilibri di potere a favore dei lavoratori, che devono risultare avvantaggiati dall’utilizzo della nuova tecnologia.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) La relazione approvata sui servizi universali e sui diritti dei consumatori dei servizi di comunicazione elettronica intende migliorare la posizione del consumatore nel mercato dei servizi elettronici. I servizi universali devono garantire ai consumatori l'accesso ai servizi telefonici pubblici a prezzi ragionevoli, nonché assicurare i collegamenti nazionali ed internazionali e le chiamate di emergenza.
L’approvazione di questa relazione rafforzerà i diritti dei consumatori, che avranno il diritto di cambiare il fornitore di servizi di telecomunicazione mantenendo il proprio numero telefonico, e il trasferimento del numero dovrà essere effettuato entro un giorno. Si tratta di un aspetto molto importante, così come la fissazione a 24 mesi del periodo massimo per il quale un’azienda di telecomunicazioni potrà sottoscrivere un accordo con l’abbonato. Ciononostante un operatore deve anche fornire all’utente la possibilità di stipulare un contratto per un periodo massimo di 12 mesi, con l’inclusione di tutti i servizi e delle relative attrezzature.
Dovrà inoltre essere ampliato l’accesso al numero di emergenza 112, strumento importante in situazioni d’emergenza. Gli Stati membri devono assicurare il pieno accesso ai servizi telefonici pubblici in caso di collasso della rete a seguito di una calamità o per cause di forza maggiore. Dovrà essere migliorato anche l’accesso al numero di emergenza 116 per la denuncia di bambini scomparsi, un numero operativo su base volontaria solo in sette degli Stati membri dell’Unione.
Mieczysław Edmund Janowski (UEN), per iscritto. − (PL) Ho accolto molto favorevolmente la relazione presentata dall’onorevole Harbour sull’emendamento alle direttive sui diritti degli utenti in materia di reti di comunicazione elettronica. Si tratta di un documento equilibrato volto a migliorare sensibilmente le condizioni del mercato dei servizi elettronici. Ritengo giusta la redazione degli emendamenti di compromesso che sono stati poi approvati con larga maggioranza dai deputati europei, rendendo possibile l’approvazione della relazione nel suo complesso, nonostante il gran numero di emendamenti.
Le disposizioni giuridiche dell’Unione nel settore delle telecomunicazioni risalgono agli anni ’90 e credo che gli emendamenti alle direttive rappresentino un’ottima opportunità di adeguamento agli enormi cambiamenti tecnologici verificatisi. Si tratta di un elemento significativo dal momento che intendiamo aggiungere ai servizi universali la comunicazione mobile e l’accesso su banda larga a Internet. Occorre garantire ai titolari di licenze il diritto di essere pienamente informati su tutte le restrizioni relative all’accesso a software legale legali; i fornitori di servizi devono assicurare la sicurezza della rete, la tutela dei dati personali degli utenti e contenere il flusso del cosiddetto spam.
Ritengo fondamentale considerare le necessità dei disabili e delle persone anziane, che devono poter accedere più agevolmente ai servizi di telecomunicazione, ed è da auspicarsi che, a questo proposito, si sviluppino nuove soluzioni tecniche per le attrezzature. Confido che tali sviluppi portino ad una sensibile riduzione del costo dei servizi di telecomunicazione in tutta l’Unione; al momento infatti siamo ancora obbligati a pagare prezzi ingiustificatamente alti per la trasmissione di dati all’interno dei confini dell’Unione, nonostante esista il sistema di Schengen.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione Harbour evidenzia con enfasi l’ingiusto trattamento riservato agli utenti di Internet e telefonici. In questi tempi di crisi economica, i consumatori devono essere sicuri di spendere bene il loro denaro e per questo la relazione propone che i clienti vengano meglio informati e che i loro dati personali, siano essi on line o meno, siano tutelati. Inoltre, la condizione che gli utenti disabili possano accedere ugualmente a Internet e agli altri servizi di comunicazione è essenziale per garantire che tutti possano usufruire dei vantaggi dell’era digitale moderna. Ho quindi votato a favore della relazione.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Oggi si sta facendo un tentativo di affermare, con le buone o con le cattive, un interesse commerciale. Improvvisamente, una direttiva quadro sulla fornitura dei servizi di telecomunicazione deve includere una serie di leggi sul diritto d’autore. E’ sufficiente che l’Unione europea introduca l’obbligo per i fornitori di mettere in guardia i clienti sui rischi derivanti dai diritti di proprietà intellettuale, con multe regolamentate a livello nazionale: così tutti potranno incolparsi l’un l’altro. Nella relazione che ci è stata presentata, inoltre, i principali produttori di software hanno tentato di ostacolare i concorrenti più piccoli.
In Internet possono verificarsi violazioni della legge – la pornografia infantile ne è un esempio – dove occorre prendere delle iniziative, ma non dobbiamo sacrificare la tutela dei dati personali in favore dell’interesse economico di una manciata di grosse corporazioni e multinazionali. Il concetto originario alla base del pacchetto sulle telecomunicazioni era molto sensato, ma, dato il gran numero di emendamenti, in uno o due dei quali è forse scivolato il tipo di contenuto critico che ho appena descritto, mi sono astenuto dal voto.
Nicolae Vlad Popa (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Il successo della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni portata avanti dall’Unione europea negli ultimi dieci anni è innegabile.
La riforma del quadro normativo delle comunicazioni elettroniche fa parte della strategia globale della Commissione sul mercato interno ed è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi strategici di Lisbona, in quanto, da un punto di vista macroeconomico, le telecomunicazioni contribuiscono a rendere più efficace l’attività di altri settori.
Apprezzo il lavoro dei relatori su questa serie di misure uniformi ed efficaci che riflettono sia gli obiettivi comunitari sia il punto di vista di molti parlamentari, in un campo vitale per lo sviluppo e il rafforzamento dei legami tra istruzione, ricerca e innovazione, e in particolare per la costituzione di una società europea dell’informazione. Tale società andrà adattata all’economia globale e dovrà essere in grado di contribuire alla crescita economica tramite la creazione di posti di lavoro e la fornitura di servizi migliori, aumentando di fatto la qualità complessiva della vita dei cittadini europei.
Il voto favorevole su aspetti essenziali quali il chiarimento e l’ampliamento dei diritti degli utenti, il rafforzamento della tutela dei dati personali tramite la creazione di un gruppo di regolamentazione europeo, l’Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni (BERT), e la migliore gestione dello spettro radio, sottolineano la preoccupazione del PPE-DE di trovare un equilibrio tra il diritto fondamentale dei cittadini europei di essere integrati nella società dell’informazione e la creazione di un quadro favorevole all’innovazione e allo sviluppo economico.
Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. − (NL) Il mio voto contro il pacchetto sulle telecomunicazioni (relazione Harbour) è determinato dal fatto che, la direttiva favorisca delle scappatoie che potenzialmente potrebbero portare alla violazione delle nostre libertà. Gli Stati membri autorizzano i fornitori a seguire le attività delle persone in Internet, e spero che, applicando queste nuove norme, gli Stati membri non siano tentati di filtrare il contenuto di Internet, dal momento che tale compito spetta unicamente alla polizia.
Mi rendo conto che si debba affrontare il problema della violazione dei diritti di proprietà su Internet, ma ciò non dovrebbe intaccare la libertà del singolo utente di Internet. Sicuramente non possiamo trasformarci in un postino che apre le lettere per controllarne la legalità dei contenuti.
Gli emendamenti con i quali i verdi hanno cercato di migliorare il testo sono stati respinti e quindi non possiamo più dare il nostro appoggio alla proposta.
Avrei votato volentieri a favore dei molti vantaggi per i consumatori ma credo sia inaccettabile rendere responsabili i fornitori di servizi Internet per i contenuti del web; questa non era la finalità della legge.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Lo sfruttamento e il disboscamento illegale stanno causando gravi danni all’ambiente e si registra un consenso generale sul fatto che l’abbattimento di foreste tropicali sensibili debba essere ridotto. Junilistan è quindi ben disposto verso l’idea che i singoli Stati dovrebbero redigere codici di condotta sull’importazione di legni tropicali. Siamo anche favorevoli ad iniziative di etichettatura, per esempio tramite il consiglio per la gestione forestale, che consentirebbero ai consumatori di decidere consapevolmente sulla base ai fatti quale legname o quali prodotti del legno acquistare.
Purtroppo la caratteristica saliente della relazione è il desiderio evidente di far avanzare le posizioni del Parlamento europeo in questioni relative alla politica delle foreste nel suo complesso.
Junilistan crede fermamente che non sia auspicabile avere una politica comune delle foreste all’interno del quadro di cooperazione comunitaria; crediamo invece che la responsabilità di questioni relative o collegate alle politiche delle foreste dei singoli Stati membri debba restare a livello nazionale. Alla luce di queste considerazioni, Junilistan ha scelto di votare contro la relazione.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) E’ con piacere che ho dato il mio sostegno alla relazione sull’accordo internazionale sui legni tropicali dell’onorevole Lucas. Ogni anno vengono persi milioni di ettari di foreste tropicali e le emissioni di biossido di carbonio che ne derivano avranno un effetto catastrofico sul pianeta. In futuro l’Unione europea dovrà assicurarsi un ruolo da protagonista nel contenimento di pratiche distruttive ed inutili.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Lucas sull’accordo internazionale sui legni tropicali del 2006. Un approccio serio volto alla tutela dell’ambiente richiede un efficace quadro di consulenza, di cooperazione internazionale e di sviluppo di politiche in materia di economia mondiale del legno. L’Unione europea deve sostenere la tutela, il rimboschimento e il ripristino delle aree forestali degradate, e credo che questa relazione metta l’Unione sulla strada giusta per il raggiungimento di un’economia sostenibile del legno. Ho quindi votato a favore.
Véronique Mathieu (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Più di vent’anni dopo la stipula del primo accordo sui legni tropicali, dobbiamo ammettere che lo sfruttamento eccessivo e il disboscamento illegale continuano ad essere un problema.
Sta quindi diventando un obbligo per noi rivedere l’accordo in modo che rifletta meglio questi nuovi obiettivi.
E’ un dato di fatto: l’accordo internazionale sui legni tropicali, negoziato dalla Commissione con la conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo nel 2006, riflette le nuove preoccupazioni relative allo sfruttamento legale e sostenibile delle aree forestali, e sono decisamente favorevole all’inclusione di questi obiettivi.
Tuttavia i produttori dei paesi in causa non devono essere obbligati a sostenere gli inevitabili costi di queste nuove disposizioni: la comunità internazionale deve istituire un adeguato piano di compensazione finanziaria.
Auspicherei inoltre che la Commissione si spingesse oltre, preparando una legge dettagliata per far sì che arrivino sul mercato europeo solamente legname e prodotti del legno provenienti dalle foreste gestite nell’interesse dello sviluppo sostenibile e sfruttate legalmente.
Questo è il solo modo efficace di incoraggiare i produttori ad operare nella legalità e nel rispetto dell’ambiente: la promozione a livello mondiale dello sfruttamento sano e sostenibile delle foreste tropicali.
− Proposta di risoluzione: Accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali (B6-0422/2008)
Sylwester Chruszcz (NI), per iscritto. − (PL) Oggi ho sostenuto la risoluzione relativa all’accordo internazionale sui legni tropicali del 2006 (ITTA), perché credo il sostegno di misure finalizzate a risolvere i problemi ambientali regionali e globali a livello internazionale sia uno dei settori di attività più utili dell’Unione europea. Sono sicuro che siamo tutti consapevoli della necessità di garantire la tutela e la gestione sostenibile delle foreste tropicali e di rigenerare le aree degradate di queste foreste.
− Proposta di risoluzione del Parlamento europeo sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009 (RC B6-0420/2008)
Philip Bushill-Matthews (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Io e i miei colleghi britannici concordiamo pienamente con gran parte del contenuto nella risoluzione e sosteniamo caldamente le richieste di riduzione del carico amministrativo, il perseguimento della strategia di Lisbona sulla crescita e l’occupazione, il sostegno alle piccole e medie imprese, l’ulteriore progresso verso il completamento del mercato unico, le misure di rafforzamento dei diritti dei consumatori, le ulteriori azioni sui cambiamenti climatici, le iniziative transfrontaliere di tutela della salute e il rafforzamento delle relazioni con gli Stati Uniti.
Non possiamo tuttavia dare il nostro appoggio al testo sulla ratifica del trattato di Lisbona, alle richieste di una politica comune sull’immigrazione e alle richieste di creazione di un servizio europeo per l’azione esterna.
Sylwester Chruszcz (NI), per iscritto − (PL) Oggi ho votato contro la risoluzione del Parlamento europeo sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009. L’ambizioso programma della Commissione prevede un’ulteriore ed inutile armonizzazione nonché altre direttive da imporre l’anno venturo agli Stati membri. Vorrei inoltre esprimere la mia forte protesta contro le pressioni esercitate sull’Irlanda e su altri Stati membri affinché proseguano nel processo di ratifica del trattato di Lisbona come indicato nel primo punto della risoluzione. Il trattato di Lisbona è stato infatti respinto dal referendum che si è tenuto in Irlanda.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Deve essere sintomatico che il Parlamento europeo non sia riuscito ad approvare nessuna risoluzione sulle priorità del programma della Commissione europea. Ovviamente le elezioni del Parlamento europeo si stanno avvicinando e questo influenza le decisioni dei deputati, con particolare riferimento a chi vuole nascondere la propria condotta e le proprie responsabilità nei confronti delle politiche che hanno peggiorato la situazione sociale, aumentato la disoccupazione e il lavoro precario e mal pagato, provocato le crisi energetica, alimentare e finanziaria – tali crisi stanno incidendo in particolare sui paesi più poveri e sui settori più vulnerabili della società – e incrementato la militarizzazione delle relazioni internazionali, con tutti i pericoli che rappresenta questo comporta per la pace mondiale.
Questi deputati però non vogliono nemmeno riconoscere che è necessario interrompere le politiche che hanno portato a tutto questo, e preferiscono che la Commissione europea continui ad usare gli stessi strumenti e le stesse politiche, ma con alcuni piccoli ritocchi per salvare le apparenze.
Continuiamo quindi ad insistere sulle proposte contenute nella risoluzione del nostro gruppo, tra cui la revoca del patto di stabilità, il blocco della privatizzazione e della liberalizzazione, la priorità dell’occupazione con diritti, l’eliminazione della povertà e la giustizia sociale.
Ona Juknevičienė (ALDE), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009 e mi rammarico del fatto che non sia stata approvata. E’ essenziale che la Commissione presenti una comunicazione che valuti l’applicazione da parte degli Stati membri della direttiva e delle norme sulla coordinazione dei sistemi di previdenza sociale negli Stati membri.
Preparando la mia relazione come relatore ombra, ho sottolineato che tali documenti sono di grande importanza per tutti i cittadini dell’Unione, in quanto definiscono le procedure e affrontano i problemi quotidiani dei cittadini. Questo documento non mira ad unificare i sistemi di previdenza social , ma applica procedure che consentono l’esistenza di diversi sistemi di previdenza sociale negli Stati membri, evitando che queste diversità penalizzino proprio i cittadini. Il benessere quotidiano di tutti i cittadini dell’Unione dipende dall’applicazione di questi documenti.
Purtroppo alla Commissione non verrà data la responsabilità di valutare i risultati degli Stati membri nell’istituzione di reti energetiche transeuropee, oppure il tempo impiegato per creare un mercato comune dell’energia o per garantire la sicurezza dell’energia in tutta l’Unione europea. Si tratta di una questione di importanza vitale per Lituania, Lettonia ed Estonia e le istituzioni comunitarie, e principalmente la Commissione, devono adottare misure concrete per sollevare gli Stati membri dall’isolamento energetico e dalla dipendenza dalla Russia, il loro unico fornitore di gas e di elettricità.
Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) Ho votato contro la risoluzione sul programma legislativo della Commissione per il 2009 in quanto prevede progetti di emendamento che richiedono nuove leggi in campo sociale.
Poiché la sfera sociale è di competenza quasi esclusiva degli Stati membri, il nostro gruppo ha respinto l’emendamento alla direttiva sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, gli standard minimi relativi al licenziamento senza giusta causa di singoli lavoratori, la tutela dei lavoratori con contratti di lavoro atipico, il miglioramento delle condizioni lavorative e la riduzione del numero di incidenti sul lavoro.
Le questioni di tutela giuridica contro la discriminazione sono trattate in modo diverso nei singoli Stati membri, con particolare riguardo ai diritti di riproduzione, alla famiglia tradizionale, all’istruzione e alla religione. Il nostro gruppo politico ritiene quindi necessario mantenere il principio di sussidiarietà in questo campo, dal momento che ciascuno Stato membro ha il diritto di applicare detti principi in base alle tradizioni e alle usanze nazionali.
Anche la questione dell’accesso della Turchia nell’Unione europea è un argomento spinoso per il nostro gruppo politico poiché molti dei nostri membri sono conservatori tedeschi e francesi.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Nel 2009 le attività della Commissione saranno regolate dal calendario delle elezioni europee, e questo porterà ad una diminuzione delle possibilità di azione di una delle istituzioni comunitarie. Tale circostanza, tuttavia, non ci impedisce di istituire un piano d’azione realistico. Il mondo chiede di rivedere i paradigmi e di comprendere che la realtà è andata ben oltre gli scenari emersi nei molti dibattiti teorici sui modelli sociali ed economici e sulle molteplici polarità delle relazioni internazionali (in termini di poteri forti, di poteri economici e di rapporti tra le forze economiche). Noi vogliamo che la Commissione risponda a questa nuova realtà con una visione a lungo termine che sia flessibile ed adattabile nella sua applicazione. Chiediamo al contempo un’agenda per il 2009 che aiuti a chiarire, agli occhi degli elettori di ciascuno Stato membro, l’importanza e i vantaggi delle politiche comunitarie per le nostre economie e per le nostre società. Tale chiarimento, che deriverà molto più dalla qualità delle nostre politiche piuttosto che da questioni di comunicazione, deve costituire il punto cruciale delle nostre attività e, di conseguenza, delle attività della Commissione europea. Purtroppo la risoluzione messa ai voti non rifletteva questo approccio e per questo motivo ho votato contro.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Si sente ancora il bisogno di promuovere i diritti dell’infanzia; attualmente si sta ancora facendo troppo poco per affrontare il problema della povertà infantile a livello comunitario. Un bambino su cinque dell’Unione europea vive sull’orlo della povertà – decisamente un percentuale troppo alta. Sono lieta che il Parlamento abbia respinto il programma di lavoro della Commissione per il 2009 e ritengo che dobbiamo fare di più per promuovere la creazione di posti di lavoro accettabili in modo da affrontare il problema della povertà nell’Unione.
− Proposta di risoluzione sulla preparazione del Vertice UE-India del 29 settembre 2008 a Marsiglia (RC B6-0426/2008)
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della risoluzione comune del Parlamento europeo sulla preparazione del Vertice UE-India in quanto credo che sia essenziale adattare il nostro partenariato strategico con l’India, approvato nel 2004, alle nuove sfide che aspettano l’Unione europea, quali la crisi alimentare, la crisi energetica e i cambiamenti climatici.
Desidero sottolineare che la risoluzione incoraggia l’India a raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, con particolare riguardo al settore della parità tra i sessi. E’ inoltre importante che la risoluzione ricordi all’India i valori dell’Unione e solleciti il governo indiano ad abolire la pena di morte.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Oltre alle molte valide questioni sollevate dalla risoluzione, crediamo sia essenziale sottolineare il nostro sostegno senza riserve al rafforzamento della collaborazione e dell’amicizia autentiche ed effettive tra i paesi dell’Unione e l’India. Questa collaborazione richiede un rapporto basato sulla risposta ai bisogni delle varie popolazioni che sia di beneficio per entrambi e contribuisca allo sviluppo reciproco nel rispetto del principio della non interferenza e delle sovranità nazionali.
Tuttavia, in base a questi principi e presupposti, non possiamo essere d’accordo su molte delle proposte contenute nella risoluzione e in modo particolare sulla conclusione di un accordo di libero scambio volto ad includere, tra gli altri aspetti, un accordo sui servizi, la concorrenza, gli apparti pubblici e l’abolizione delle... attuali restrizioni nel campo degli investimenti diretti esteri tra Unione europea ed India.
Questa proposta (e questo obiettivo) cerca di dare una risposta ai desideri di espansione – desideri che non sono stati formalizzati nei negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio volti alla liberalizzazione del commercio mondiale – dei principali gruppi economici e finanziari, per i quali il bisogno di aumentare l’accumulo e l’accentramento di capitali è un aspetto preminente. Questo obiettivo è contrario ai bisogni dei lavoratori e della popolazione dell’India e dei vari paesi dell’Unione europea.
Carl Lang (NI), per iscritto. – (FR) Dobbiamo sviluppare le nostre relazioni con l’India che, con una popolazione di oltre un miliardo di persone e un’economia in forte espansione, fa da contrappeso al mondo mussulmano e alla Cina. Tuttavia, la proposta di risoluzione presentata, che riflette le opinioni del presidente Sarkozy e della Commissione, va contro gli interessi delle nazioni europee. L’accordo di libero scambio globale che la proposta richiede contribuirà a distruggere le nostre economie e i nostri sistemi sociali, obbligandoli a competere con paesi che prendono parte al dumping sociale. Inoltre la richiesta dell’India di poter avere una carica nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è una delle proposte di riforma dell’ONU che mira anche a togliere Francia e Regno Unito lo status di membro permanente del Consiglio di sicurezza assegnandolo invece a Bruxelles.
Inoltre, descrivere l’India come un “modello di pluralismo religioso” è un insulto ai cristiani massacrati in Orissa.
L’India sta difendendo i propri interessi nazionali e valori millenari. Per avere un rapporto equilibrato con l’India i nostri Stati membri devono fare lo stesso, e lo faranno solo in un’Europa diversa, in un’Europa di nazioni sovrane con radici nei valori cristiani e greco-romani della propria civiltà.
Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Come membro della delegazione UE-India sostengo la proposta di risoluzione comune sulla preparazione del vertice UE-India del 2008.
La mozione affronta la questione del fallimento dell’accordo con l’Organizzazione mondiale del commercio ed esprime il desiderio di rinnovare gli sforzi per trovare un accordo.
Il documento non riflette tuttavia il principale ostacolo a tale accordo, vale a dire il mancato accordo tra India e Stati Uniti su uno speciale meccanismo di salvaguardia dalla vendita sottocosto di prodotti sul mercato indiano, a danno della grande popolazione rurale e agricola dell’India. In mancanza di un simile meccanismo si teme addirittura per la sopravvivenza degli agricoltori di sussistenza in India. La questione chiave per la sicurezza alimentare non è affrontata in modo adeguato dall’Organizzazione mondiale del commercio e forse questo è il motivo per cui alla fine i negoziati si sono arenati. Qualsiasi nuovo tentativo di riaprire i negoziati deve garantire che siano affrontate adeguatamente le preoccupazioni dei deputati sulla sicurezza alimentare. L’aumento delle importazioni può avere un impatto molto negativo sulla produzione alimentare locale, mentre nei paesi in via di sviluppo con un’ampia base agricola danneggerebbe qualsiasi sforzo di sviluppare una base produttiva agricolo-alimentare locale.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) A volte è necessario ricordare che l’India, demograficamente parlando, è la più grande democrazia del mondo, e questo, assieme alla sua vitalità economica e al suo ruolo sempre più importante nelle relazioni internazionali, soprattutto con le nazioni confinanti, ci suggerisce di ripensare al nostro rapporto con questo importante partner. Sarebbe sicuramente un errore ignorare le debolezze della democrazia indiana, la sua struttura economica e organizzazione sociale, e per questo motivo tali aspetti dovrebbero essere in cima all’agenda nelle nostre relazioni con il paese, un’agenda che deve essere più ampia e più in linea con le nuove realtà e circostanze. Il rafforzamento dei legami politici e una maggiore vicinanza a questo gigante devono essere considerati strategici e, analogamente, dovremmo essere attenti e pronti a rafforzare il ruolo dell’India nel concerto delle nazioni, con particolare riguardo all’architettura e al quadro istituzionali. Spesso si dice che il XXI secolo sarà il secolo del Pacifico – idea che merita grande attenzione da parte dell’Europa; dovremmo aggiungere l’India a questa profezia e adattare le nostre strategie di conseguenza.