Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, vorrei fosse messo agli atti che ho votato a favore della relazione dell’onorevole Foglietta, ma il mio dispositivo di voto non ha funzionato.
Dichiarazioni di voto orali
– Proposta di risoluzione: Dibattito annuale sui progressi compiuti nel 2007 nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (articoli 2 e 39 del TUE) (B6-0425/2008)
Simon Busuttil (PPE-DE) . – (MT) Naturalmente è difficile essere compresi in questa situazione caotica. Volevo alzarmi per spiegare perché ho votato a favore della risoluzione che abbiamo appena approvato e adottato sul dibattito annuale sui progressi compiuti nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Oggi, il Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari interni si riunisce per discutere ed approvare il patto europeo sull'immigrazione e l'asilo. Si tratta di un tema molto importante e la proposta al vaglio del Consiglio lo è altrettanto. Spero che nel corso dell'odierna riunione del Consiglio venga inserita nel patto una dichiarazione sulla necessità di condividere il peso dell'immigrazione in modo più obiettivo ed equo. Auspico che i ministri adottino il patto oggi stesso e che contenga un riferimento a questa comune responsabilità.
PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS Vicepresidente
− Proposta di risoluzione: Dibattito annuale sui progressi compiuti nel 2007 nello spazio di libertà, giustizia e sicurezza (articoli 2 e 39 del TUE) (B6-0425/2008)
Frank Vanhecke (NI) . – (NL) Signor Presidente, per me e sicuramente anche per il mio gruppo, la risoluzione che abbiamo appena votato è inaccettabile, per diverse ragioni. Il principale motivo è che ritengo che l'Europa non abbia assolutamente bisogno di una nuova ondata di immigrazione “clandestina”. Assolutamente no.
E’ troppo facile per i datori di lavoro del settore privato e per i governi accettare un numero sempre maggiore di stranieri da paesi non appartenenti all'Unione europea. Questo provoca una fuga di cervelli dai paesi in via di sviluppo verso l'Europa, che ultimamente non va a beneficio né dei paesi in via di sviluppo né dell'Europa, ma produce piuttosto l'effetto contrario. Dovremmo finalmente iniziare – e per questo mi rivolgo innanzitutto ai governi, alle imprese e al settore dell’industria – ad assimilare, rieducare ed integrare in un mercato del lavoro regolare l'enorme, e sottolineo enorme, numero di stranieri che già si trovano sul nostro territorio e che non sono mai stati assorbiti nella nostra società in modo adeguato.
Neena Gill (PSE) . – (EN) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Mikko perché ritengo che i media possano svolgere un ruolo fondamentale nella salvaguardia della democrazia. Con l'allargamento dell'Unione europea, è nostro compito garantire la convergenza degli standard per la tutela delle libertà fondamentali e della democrazia. Sono stata coinvolta nella formulazione del parere della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia sulla relazione Mikko e vorrei congratularmi con la relatrice perché ritengo che le nuove tecnologie abbiano permesso a nuovi canali di comunicazione di massa e a nuovi tipi di contenuti di emergere; i mezzi di informazione rimangono per sempre un importante strumento politico. In questo contesto, un sistema di comunicazione di massa pluralistico è un requisito fondamentale per il modello sociale democratico.
Se la proprietà dei media si concentra nelle mani di pochi, si favorisce la monopolizzazione del mercato pubblicitario, creando una barriera per i nuovi attori. La legislazione in materia di concorrenza ha contribuito a frenare la concentrazione dei media, ma questi problemi sussistono ancora in quegli Stati membri dove il mercato è dominato da un numero limitato di grandi operatori.
Trovo quindi encomiabile la proposta avanzata nella relazione di collegare la legislazione sui mezzi d’informazione a quella in materia di concorrenza.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN) . – (PL) Signor Presidente, pluralismo dei media significa diversità nella diffusione delle informazioni e nella natura tipica delle emittenti. Nel settore dei mezzi di informazione questi due elementi sono attualmente in pericolo. La crescente concentrazione della proprietà nelle mani di imprese mediatiche in competizione nel settore ha determinato una situazione per cui, nel dedalo di notizie facilmente accessibili e standardizzate per tutti, è difficile trovare informazioni di valore dal punto di vista sociale e culturale. La situazione peggiora ed è difficile prevederne le conseguenze, non solo per i singoli utenti, ma anche per l'intera società.
La relatrice ha ragione nel sottolineare il ruolo dei servizi pubblici di radiodiffusione quali guardiani della diversità, con il compito di diffondere informazioni di alta qualità. Ha poi ragione nel proporre un modello in cui vi siano emittenti pubbliche forti non coinvolte nel mercato della competitività tra i media, in coesistenza con imprese mediatiche private mosse dal profitto. L'importanza di un equilibrio tra questi due pilastri è indubbia. Il testo della relazione e le intenzioni della relatrice sembrano chiare e trasparenti. Il compromesso raggiunto durante le riunioni della commissione per la cultura e l’istruzione è positivo. Inoltre, sarebbe necessario definire chiaramente lo stato giuridico dei nuovi metodi di diffusione delle informazioni, quali i weblog o altri siti generati dagli utenti, affinché le persone che creano queste forme di informazione siano consapevoli dei propri diritti, delle proprie responsabilità e di eventuali sanzioni.
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Frank Vanhecke (NI) . – (NL) Signor Presidente, sono lieto di sentire il Parlamento affermare che tutti gli Stati membri devono garantire il pluralismo dei mezzi d’informazione e che i servizi pubblici di radiodiffusione svolgono sicuramente un ruolo importante in questo senso. E’ giusto e opportuno. In una società normale questo significa democrazia e libertà di informazione, e soprattutto libertà di informazione per i gruppi all'opposizione.
In base a questi criteri di valutazione, il Belgio e persino le Fiandre non sono paesi democratici. Il mio partito politico, ad esempio, un partito politico importante in questo paese viene costantemente e apertamente discriminato e boicottato dal servizio pubblico di radiodiffusione fiammingo, e questo in base a direttive ufficiali, per giunta. Perché? Perché le nostre idee e i nostri atteggiamenti non sono “politicamente corretti” o si discostano dalla linea prevalente. Non molto tempo fa, l'ex capo dell'emittente pubblica ha ammesso apertamente che il re dei Belgi lo ha nominato barone per premiare i suoi sforzi di discriminazione contro il partito dell'opposizione.
Sarebbe stato utile che questa relazione, per altri aspetti non negativa, includesse un paragrafo sul trattamento dei partiti all'opposizione che non si conformano alle linee comuni.
Koenraad Dillen (NI) . – (NL) Signor Presidente, mi sono astenuto dal votare questa relazione. Essa evidenzia giustamente diverse difficoltà riguardanti il pluralismo dei mezzi d’informazione e la concentrazione della proprietà in alcuni Stati membri.
In quanto fiammingo, vorrei spendere alcune parole sull'argomento; perché il Belgio più che qualsiasi altro Stato dell'Unione europea avrebbe bisogno, ad esempio, di un mediatore neutrale per i mezzi di comunicazione, per garantire libertà di espressione e pluralismo. Come ha già sottolineato il mio collega, qui a Bruxelles, cuore istituzionale del paese, i mezzi di informazione privati e altresì gli organi di governo boicottano in modo vergognoso il principale partito dell'opposizione, negando al pubblico il diritto di ricevere informazioni libere ed equilibrate.
Forse la carta per la libertà dei mezzi d’informazione invocata dalla relatrice potrà impedire questi abusi, altrimenti l'intera questione si ridurrà ad una mera operazione di facciata.
Mi chiedo poi perché la relatrice insista su una normativa più rigorosa riguardante il mezzo di comunicazione gratuito di più recente invenzione - Internet, e in particolare i weblog - senza menzionare una lecita preoccupazione per i diritti d'autore. Perché sono proprio gli Stati in cui non esiste un vero pluralismo dei media a chiedere con maggior insistenza un controllo più serrato su Internet. Questa relazione fornisce loro nuovi argomenti e mi rammarico per questo.
Pál Schmitt, a nome del gruppo PPE-DE. – (HU) Grazie Signor Presidente, parlerò in ungherese. La diversità dei mezzi di comunicazione è un tema particolarmente importante per il partito popolare europeo e abbiamo quindi deciso che, anziché respingere la relazione, il nostro gruppo presenterà un progetto di decisione alternativo. Mantenendo le virtù della relazione originaria, le parti che non reputiamo accettabili sono state cancellate dal testo e nel contempo sono state inserite le raccomandazioni alle quali riteniamo si debba dare rilievo.
Tra gli elementi della relazione a cui il nostro gruppo si oppone vi è la citazione specifica di singoli Stati membri. Noi siamo invece convinti che una relazione riguardante la diversità dei mezzi di comunicazione debba essere neutrale e avere applicazione generale. Il suo scopo non è quello di umiliare determinati paesi additandoli come cattivi esempi. Allo stesso modo, non abbiamo ritenuto accettabili le affermazioni secondo cui alcuni imperi mediatici sono principalmente motivati dal profitto e dagli interessi materiali: si tratta di una generalizzazione eccessiva, per noi inaccettabile.
La relazione, che ha dato vita ad un acceso dibattito politico, deve comunque attirare l'attenzione della Commissione europea sulla necessità di trattare la questione in modo congruo alla serietà dell'argomento ed esaminare quali provvedimenti comunitari o nazionali debbano essere introdotti, al fine di garantire la realizzazione della diversità. Grazie.
− Proposta di risoluzione comune – Controllo dei prezzi dell’energia (RC-B6-0428/2008)
Peter Baco (NI) . – (SK) Sono favorevole al controllo dei prezzi dell'energia. La volatilità dei prezzi registrata negli ultimi mesi va chiaramente contro gli interessi dei cittadini dell'Unione europea, mentre speculatori e intermediari ne traggono profitto. Inoltre, si sta verificando una situazione assolutamente inaccettabile, per cui i prezzi dell’energia influenzano quelli alimentari. Non possiamo accettare in silenzio la cinica spiegazione secondo cui a livello mondiale c'è cibo a sufficienza per tutti, ma non tutti hanno denaro sufficiente per acquistare prodotti alimentari costosi.
A detta degli esperti della Banca mondiale, la responsabilità dell'impennata dei prezzi alimentari sarebbe da attribuire per circa l'80 per cento all'energia da biomassa. A tale proposito in diverse occasioni ho sottolineato la necessità di aumentare le riserve alimentari e regolamentare lo sfruttamento delle fonti alimentari a scopi energetici. E’ una questione fondamentale collegata al controllo dei prezzi alimentari e come tale merita, nello specifico, molta più attenzione.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, in questo periodo assistiamo a rapidi aumenti dei prezzi dell'energia. Questo ha un impatto diretto sulla qualità della vita dei cittadini dell'Unione europea e sulla crescente inflazione e dovremmo quindi creare strumenti per proteggere i cittadini europei dalle conseguenze di tali aumenti. Sebbene si sia recentemente registrato un calo del prezzo del petrolio, credo che dovremmo prestare maggiore attenzione ai meccanismi volti ad assicurare la stabilità dei prezzi. Inoltre, i mercati energetici dovrebbero essere più trasparenti per risultare, in futuro, meno esposti alla speculazione sui mercati mondiali. Nel dibattere il tema energetico, non si può non sottolineare l'esigenza di, innanzi tutto, intensificare l'attività già in corso per aumentare la quota di energia ottenuta da fonti rinnovabili, inclusa l'energia nucleare;bisogna, in secondo luogo, introdurre nuove tecnologie a carbone ed elaborare, infine, un programma di vasta portata per migliorare l'efficienza energetica.
Renate Sommer (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Foglietta e vorrei ringraziare tutti i colleghi che mi hanno sostenuto nel respingerla.
Sebbene l'obesità rappresenti un problema sempre più diffuso, questo Libro bianco non ci avvicina ad una soluzione. Al contrario, esso riporta un guazzabuglio disordinato di raccomandazioni e richieste di normativa. Ci fa sembrare ridicoli. Mi compiaccio del fatto che almeno la proposta sui codici colore rosso, giallo e verde per l'etichettatura alimentare sia stata abbandonata. Altre proposte sono state però mantenute e alcune di queste vanificano le decisioni che si stanno adottando nel settore dell'etichettatura alimentare, per la quale io sono relatrice parlamentare.
Abbiamo deciso di chiedere la censura pubblicitaria, di bandire gli acidi grassi trans artificiali; ma nel contempo vogliamo che il contenuto di acidi grassi trans sia indicato sulle etichette alimentari, vogliamo che in futuro il nostro girovita sia ufficialmente misurato e che sia monitorato il contenuto di sale nei prodotti alimentari, il che equivale a chiedere un intervento nelle ricette alimentari. E’ stata avviata la formulazione di una nuova definizione di alimentazione sana, in cui si afferma, tra l’altro, che un'alimentazione sana è possibile solo con prodotti biologici. Questo significa discriminare quanti lavorano nel settore dell'agricoltura convenzionale.
Non devono esistere alimenti cattivi che il nostro regime giuridico bandisce dal mercato. Tutti i consumatori hanno il diritto di essere informati, ma meritano anche rispetto, e devono quindi essere liberi di compiere le proprie scelte.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Questa relazione sui media comunitari locali senza fini di lucro in Europa esamina un settore che si ritiene necessiti di ulteriori finanziamenti, nel quadro dei programmi di sostegno dell'Unione europea. Si tratta dunque un ulteriore esempio di come diversi interessi particolari in questo Parlamento cerchino di aumentare il numero dei programmi comunitari di sostegno, così come le risorse finanziarie stanziate, in modo da poter elargire stanziamenti a destra, a sinistra e al centro.
Non si comprende perché il sostegno ai media comunitari locali senza fini di lucro debba essere inquadrato come una voce di spesa da finanziare a livello europeo. Il principio di sussidiarietà porta alla lampante conclusione che si tratta di una spesa che spetta agli Stati membri o agli enti politici regionali. Questi ultimi hanno competenza sui suddetti mezzi di comunicazione e dispongono degli strumenti per stabilire se questa voce di spesa debba avere la precedenza sulla necessità di reperire fondi per settori quali la sanità, l'istruzione, la previdenza eccetera.
Nell'interesse della sussidiarietà, abbiamo respinto l’intera relazione.
Gyula Hegyi (PSE), per iscritto. − (EN) I media comunitari svolgono spesso un ruolo importante nelle comunità locali. Tra i mezzi di comunicazione locali essi rappresentano un'influente fonte di informazioni, a volte l'unica voce delle comunità locali. L'Unione europea dovrebbe rivolgere maggiore attenzione a questi mezzi di informazione, soprattutto dopo il fallimento del trattato di Lisbona, proprio perché potrebbero essere uno strumento efficace per far giungere ai cittadini le notizie dell'Unione europea.
In veste di relatore per la relazione sul dialogo con i cittadini in Europa, offro il mio pieno supporto a qualsiasi strumento di comunicazione in grado di favorire un avvicinamento dei cittadini all'Unione europea. Ciononostante, sono convinto che una premessa fondamentale per i media comunitari, così come per qualsiasi altro mezzo d’informazione locale, finanziato anche solo parzialmente da fondi pubblici, sia l'indipendenza, non solo dal potere statale ma anche da quello locale.
Sono consapevole del fatto che, a fronte della varietà delle loro forme e specializzazioni locali, i media comunitari, e in particolare il loro finanziamento, dovrebbero essere una questione primaria di competenza degli Stati membri. Il contributo che possiamo offrire a livello europeo è quello di dare maggiore visibilità alla questione. Questa relazione rappresenta il primo passo in tale direzione.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) La relazione Resetarits, da me appoggiata, fa riferimento all'importanza dei mezzi di comunicazione nel rafforzamento della diversità culturale e linguistica. Questa settimana è stato inaugurato il primo canale televisivo della storia in lingua gaelica, uno sviluppo positivo nella promozione della diversità linguistica sia della Scozia sia dell'Europa.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) I media comunitari hanno sempre svolto un ruolo importante nella nostra società: possono promuovere il dialogo interculturale combattendo stereotipi negativi. L'Unione europea riconosce pienamente questo aspetto, migliorando il riconoscimento giuridico dei media comunitari e l'accesso allo spettro delle frequenze per le trasmissioni. Ho votato a favore della relazione.
Daniel Strož (GUE/NGL), per iscritto. − (CS) Per quanto riguarda i media comunitari e quelli alternativi, ritengo che essi possano sicuramente favorire un ambiente mediatico pluralistico e la consapevolezza dei cittadini. A mio avviso, l'esperienza della maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea mostra chiaramente che la libertà di parola è ormai quasi un mito e che l'aspetto dei cosiddetti media commerciali è plasmato dai loro proprietari. Il livello di obiettività delle informazioni fornite dai mezzi di comunicazione ammessi dalla legge è spesso influenzato in modo significativo dagli interessi di quanti detengono il potere politico, senza tenere conto degli statuti e del quadro legislativo in vigore riguardo ai suddetti mezzi d’informazione. In questo senso è tanto più importante prevenire un uso distorto dei media comunitari o alternativi ed evitare che sia concesso loro di oltrepassare i limiti della missione che viene loro riconosciuta. Concordo sul fatto che tali mezzi di comunicazione meritino un riconoscimento giuridico generale nei paesi dell'Unione europea. Tuttavia, le norme volte a regolamentare la loro attività devono essere formulate, sin dall'inizio, in modo tale da evitare che i media comunitari o alternativi possano tradire la loro missione e il loro ruolo sociale.
Marian Harkin (ALDE), per iscritto. − (EN) Non posso appoggiare questa relazione. Sebbene io approvi e accolga con favore molte proposte ivi contenute, nutro dubbi circa la riduzione della portata del regime di esenzione dell’IVA per i fondi di investimento. Ritengo sia meglio mantenere lo status quo.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Il partito European Parliamentary Labour Party (EPLP) ritiene che un aggiornamento del regime IVA per i servizi finanziari sia atteso da tempo. Il relatore si è dimostrato molto attento nel dedicarsi a questo compito. Reputiamo che abbia assunto un atteggiamento di grande comprensione riguardo alla questione del trasferimento dei costi sui consumatori e che comprenda appieno i problemi che ne potrebbero derivare. Nutriamo dubbi su come alcune questioni possano essere gestite in maniera adeguata a livello pratico, in particolare per quanto riguarda la discrezionalità delle imprese nell’applicazione dell’IVA. Le nostre riserve non potevano tuttavia essere espresse negli emendamenti specifici, perché si è trattato di una votazione in blocco 1-28. Il partito EPLP sostiene il relatore, ma avrebbe votato contro gli emendamenti n. 6 e n. 21.
Personalmente vorrei ringraziare l’onorevole Muscat per il lavoro svolto in riferimento a questa e altre relazioni e per l’atteggiamento collegiale mostrato dal parlamento. Auguro all’onorevole Muscat di ottenere una lunga serie di successi e spero che potremo quanto prima accoglierlo nuovamente in questa sede in veste di futuro primo ministro di Malta.
− Proposta di risoluzione: Dibattito annuale sui progressi compiuti nello spazio di libertà, giustizia e sicurezza (articoli 2 e 39 del TUE) (B6-0425/2008)
Philip Bradbourn (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Sebbene favorevoli alla cooperazione tra Stati membri nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (AFSJ), i conservatori del Regno Unito votano contro questa risoluzione perché ci manteniamo coerentemente contrari a qualsiasi invito ad aumentare il livello di armonizzazione nel settore dell’AFSJ. In particolare ci opponiamo alle proposte contenute nella relazione per l’adozione di quelle misure del trattato di Lisbona che possono essere adottate in base ad accordi già esistenti.
Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Sono lieto per l'approvazione a larga maggioranza della risoluzione riguardante il dibattito annuale sui progressi compiuti nel 2007 nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
E’ un testo di alto profilo che necessariamente ci ricorda la necessità di approvare rapidamente il trattato di Lisbona, che rafforzerà lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia offrendo fondamentali elementi di miglioramento per quanto attiene alla legittimità e all'efficacia dell'azione europea.
La relazione invita inoltre la Commissione e il Consiglio a definire le nuove priorità per il prossimo programma pluriennale per il periodo 2010-2014 dedicato allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
In ultimo, propone una serie di provvedimenti indispensabili da adottare nell'ambito dei diritti fondamentali e della cittadinanza, in materia di protezione delle frontiere, immigrazione e asilo. Questi sono i temi prioritari appoggiati dal nostro gruppo politico, la maggior parte dei quali figura anche nel Patto europeo per l'immigrazione e l'asilo, da attuare in base ad azioni concrete.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Seppur d'accordo su diversi punti di questa relazione sul cosiddetto “Spazio di libertà, sicurezza e giustizia” – un eufemismo ad indicare il processo per attirare nel sistema comunitario questioni attinenti alla giustizia e agli affari interni, per le quali hanno poteri sovrani gli Stati membri – respingiamo fermamente una serie di obiettivi, priorità e proposte inclusi nella relazione.
In particolare perché essa non tiene conto del fatto che il cosiddetto trattato di Lisbona, pur insistendo sulla sua imposizione entro la fine del 2009 e chiedendo di proseguire il processo volto a trasferire questioni di giustizia e affari interni nel sistema comunitario è stato respinto e in questo modo la relazione attesta la mancanza di rispetto dimostrata dalla maggioranza del Parlamento europeo nei confronti della decisione democratica e sovrana del popolo irlandese.
In secondo luogo perché fissa tra i suoi obiettivi lo sviluppo del Sistema informativo Schengen (includendo decisioni relative al trattato di Prüm), di Frontex e della politica comunitaria in materia di immigrazione (selettiva, protettiva e tale da considerare l’immigrazione un atto criminale).
Sebbene si lamenti che “l'Unione europea sta creando di fatto una cooperazione di polizia e giudiziaria con paesi terzi, specialmente gli Stati Uniti, mediante accordi bilaterali su un numero di questioni, aggirando in tal modo le procedure formali di decisione democratica e il controllo parlamentare”, questo Parlamento non solleva la questione.
Tobias Pflüger (GUE/NGL), per iscritto. − (DE) 1. La proposta descrive il trattato di Lisbona come “una condizione essenziale ed urgente per garantire che l'Unione europea diventi uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia”. Il trattato di Lisbona è stato respinto in seguito al referendum irlandese. E’ tempo di accettarlo.
2. La proposta chiede la piena attuazione del Sistema informativo Schengen di seconda generazione (SIS II) e il rafforzamento di Frontex. L’agenzia per la protezione delle frontiere Frontex è responsabile dell’attuazione operativa della disumana politica volta ad impedire l’accesso nell’Unione europea a persone bisognose. Questa politica è un affronto al senso di umanità e deve quindi essere apertamente respinta.
Søren Bo Søndergaard ed Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) In linea generale siamo favorevoli all’idea di garantire a persone residenti di lungo periodo il diritto di voto alle elezioni locali ed europee. Tuttavia riteniamo sia competenza degli Stati membri decidere in merito al diritto di voto alle elezioni locali, conformemente alle convenzioni internazionali in materia.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Desidero sottolineare quanto sia importante tutelare il pluralismo dei Media (già citato nell'articolo 11 della Carta dei diritti dell'Unione europea) che assicura un processo democratico grazie al quale le informazioni arrivano in maniera trasparente ai vari cittadini europei. E' noto, infatti, che troppo spesso le pressioni politiche influenzano i Media che invece, soprattutto quelli del servizio pubblico, hanno bisogno di una quota di mercato considerevole e stabile che li renda autonomi da finanziamenti inadeguati e lobby politiche.
Voterò, quindi, convinto a favore di questa proposta di risoluzione che intende affidare a tre università europee il compito di vigilare su tale pluralismo attraverso indicatori di affidabilità e di imparzialità. E concordo con la necessità di istituire sistemi di controllo che garantiscano pure la libertà editoriale e giornalistica in ogni Paese.
I tempi sono maturi - considerata la vicina campagna elettorale per le europee 2009 - per scrivere insieme una Carta delle libertà dei Media che combatta le attuali precarie condizioni lavorative di tanti pubblicisti e giornalisti.
Infine i nuovi canali mediatici,diffusi in Europa e nel mondo, vanno sì finanziati, ma pure utilizzati in maniera responsabile (per esempio va definito lo status degli autori e degli editori dei weblog) e va incoraggiata in tutta Europa una maggiore alfabetizzazione mediatica.
Jean-Marie Cavada (ALDE), per iscritto. – (FR) Ribadisco di attribuire grande importanza alla libertà di espressione e al pluralismo dei media. I weblog sono strumenti in grado di minacciare la privacy delle persone e, se falsi o maliziosi, possono essere assimilati alle “violazioni delle leggi sulla stampa”.
Jorgo Chatzimarkakis (ALDE), per iscritto. − (DE) Un sistema mediatico pluralista è una premessa fondamentale per la sopravvivenza del modello europeo di società democratica. La concentrazione della proprietà dei media, tuttavia, crea un ambiente tale da favorire l'emergere di monopoli, ostacola l'accesso ai mercati e porta ad uniformare i contenuti mediatici.
Lo sviluppo del sistema mediatico è sempre più spesso guidato da motivazioni di profitto. Al fine di evitare conflitti di interesse tra concentrazioni di proprietà dei media e autorità politiche, la legislazione in materia di concorrenza e sui mezzi d’informazione devono collimare. Tali conflitti di interesse danneggiano infatti la libera concorrenza e il pluralismo. E per rafforzare il pluralismo è necessario garantire un equilibrio tra emittenti pubbliche e private.
Inoltre, invoco misure per aumentare la competitività dei gruppi mediatici al fine di promuovere la crescita economica. Le regole nazionali ed europee in materia di concorrenza devono essere applicate in modo coerente per garantire una concorrenza corretta e un mercato aperto. In particolare, le normative nazionali sui mezzi d’informazione devono essere trasparenti ed efficaci.
Mi rallegro in tal senso dell'intenzione espressa dalla Commissione di sviluppare indicatori per misurare la pluralità dei mezzi d’informazione. Auspico la creazione di indicatori aggiuntivi per misurare fattori quali la democrazia e i codici di condotta dei giornalisti. Inoltre, ritengo che le misure relative alla concentrazione dei media debbano regolamentare anche gli strumenti di accesso ai contenuti di Internet e alla loro diffusione.
Lena Ek (ALDE), per iscritto. – (SV) La relazione presentata dall'onorevole Mikko è un esempio lampante di quello che accade quando le buone intenzioni eccedono e finiscono per scontrarsi con l'indipendenza dei media e i principi fondamentali della libertà di espressione. La proposta iniziale dell'onorevole Mikko – che, tra l'altro,includeva anche la possibilità di registrazione dei dati, il diritto di risposta e dispositivi per perseguire gli autori dei weblog – era molto lontana dalla mia concezione di libertà di espressione e formazione di opinione. Fortunatamente questi punti sono stati modificati prima della presentazione in Aula della proposta. Tale rielaborazione non è stata, tuttavia, sufficiente a consentirmi di sostenere la relazione; poiché su molti punti la proposta si scontra ancora con l'indipendenza dei media, la libera formazione di opinione e la libertà di espressione.
L'emendamento n. 5 approvato da questo Parlamento è un'alternativa migliore della relazione. Migliore ma non buona. La questione della concentrazione dei mezzi d’informazione e della loro diversità è importante e dovrebbe essere esaminata, ma questa risoluzione non è il mezzo giusto per farlo. Le questioni riguardanti i media devono essere sempre trattate in modo responsabile e ponderato. Quando si tratta dell'indipendenza dei mezzi d’informazione, della libertà di formazione di opinione e della libertà di espressione non posso scendere a compromessi. Questi valori sono fondamentali e non ci si può giocare. Per questo motivo oggi mi sono astenuta dal votare. In questo modo cerco di manifestare il mio sostegno al dibattito, ma anche la mia preoccupazione a fronte dei reiterati tentativi di regolamentare questioni riguardanti i mezzi d’informazione e la libertà di espressione.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) A seguito delle modifiche apportate al regolamento del Parlamento europeo, che in questo caso non accetta specifiche proposte di emendamento, l'oggetto della votazione non è stata la relazione Mikko, bensì una proposta di risoluzione alternativa omnicomprensiva.
La risoluzione finale approvata è palesemente migliore della relazione e solo per questo motivo abbiamo votato a favore, benché contenga ancora alcuni aspetti che non condividiamo.
Il principale motivo del nostro disaccordo riguarda il modo in cui viene trattata la questione di uno pseudo equilibrio attraverso il collegamento della cosiddetta “legislazione sulla concorrenza” con quella sui media. A tale proposito, l'esperienza insegna che gli interessi economici contano più di tutti i diritti e le libertà, inclusa la libertà di espressione nei mezzi di comunicazione, mettendo molto spesso in discussione il pluralismo.
Sebbene in un altro punto si dichiari che “i principali obiettivi delle autorità pubbliche debbano essere quelli di creare condizioni atte a garantire un elevato livello di qualità dei mezzi di comunicazione (inclusi quelli pubblici) e di assicurare la loro diversità nonché la piena indipendenza dei giornalisti”, sappiamo che è un obiettivo difficile da conseguire se il ruolo democratico dello Stato è debole. In verità, quando i principali mezzi d’informazione sono nelle mani di gruppi finanziari ed economici, la libertà di espressione e l'indipendenza dei giornalisti non sono garantite.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Mi congratulo con la collega, l'onorevole Mikko, per la sua relazione. Voterò a favore della proposta di risoluzione comune alternativa, presentata dal mio gruppo insieme ai liberali e ai verdi, poiché meglio rispecchia la mia posizione. Non capisco perché un’azione considerata illegale nella sua forma scritta e orale debba essere invece legale su Internet. Naturalmente, l'attuazione pratica potrebbe risultare difficile, ma questo non è un motivo per rimanere inerti. D'altro canto, i limiti di velocità esistono anche su strade di campagna difficili da raggiungere; qui il controllo di polizia è arduo, ma questo non giustifica la libertà di superare i limiti.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Questa relazione e le risoluzioni alternative ad essa riferite non rientrano nella procedura legislativa e sono solo l'espressione del desiderio della maggioranza federalista del Parlamento europeo di coinvolgere sempre più l'Unione europea nel settore della cultura e della politica dei mezzi d’informazione. Nella stesura della relazione, la relatrice ha ecceduto nella sua ambizione di controllare e supervisionare l'universo dei weblog. Fortunatamente la commissione ha fatto qualche passo indietro nella proposta presentata alla plenaria e le proposte avanzate da alcuni gruppi politici sono migliori della relazione stessa. Ma rimane un interrogativo di fondo: perché questa relazione dovrebbe essere discussa dal Parlamento europeo?
La concentrazione dei media è una questione importante, al punto che si dovrebbe continuare a gestirla a livello degli Stati membri. Per questo abbiamo respinto l'intera relazione.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Voto a favore della relazione dell'onorevole Mikko sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d’informazione nell'Unione europea.
Oggigiorno l'accesso a mezzi d’informazione liberi e diversificati in tutti gli Stati membri è di vitale importanza. Il modello a due pilastri introdotto per le emittenti televisive e per i servizi mediatici audiovisivi pubblici e privati si è sviluppato in modo molto soddisfacente. Affinché questo processo evolutivo possa continuare a dare tutti i suoi frutti, è necessario destinare fondi stabili alle società pubbliche di radiodiffusione, consentendo loro di promuovere gli interessi pubblici e i valori sociali, di tutelare il pluralismo dei mezzi d’informazione e consentire al pubblico di accedere a contenuti di elevato livello qualitativo.
Sono peraltro favorevole alla creazione di una carta per la libertà dei mezzi d’informazione, poiché rappresenterebbe un caposaldo per gli sforzi volti a garantire la libertà di espressione. E’ in ogni modo necessario adottare misure per l'indipendenza dei giornalisti stabilendo garanzie sociali e giuridiche specifiche.
Anche la concentrazione della proprietà dei media è un problema, poiché favorisce l'emergere di monopoli. E’ quindi necessario creare corrispondenza tra la legislazione sulla concorrenza e quella sui mezzi d’informazione, al fine di tutelare l'accesso, la concorrenza e la qualità. La relazione tratta più o meno tutti i punti salienti e per questo motivo esprimo il mio sostegno alla relatrice.
Ramona Nicole Mănescu (ALDE), per iscritto. − (RO) Siamo tutti concordi nell'affermare che il pluralismo dovrebbe essere un elemento vitale dei mass media. E’ necessario promuovere il pluralismo e l'adozione della relazione Mikko rappresenta un passo fondamentale in questa direzione.
L'esigenza di un mercato equilibrato dei mezzi d’informazione deve essere riconosciuta e sostenuta dagli Stati membri, i quali devono impegnarsi, sia singolarmente sia collettivamente, nell'offrire ai cittadini europei la possibilità di ottenere informazioni accurate e diversificate.
La diversità culturale, la crescente necessità di integrazione per la popolazione migrante e le minoranze, nonché l'importanza di fornire alla popolazione attiva informazioni di qualità sono tra i motivi principali per la creazione di una carta per la libertà dei mezzi d’informazione. Vorrei esprimere il mio pieno sostegno a favore della raccomandazione del Parlamento europeo in cui si dichiara che i servizi pubblici di radiodiffusione dovrebbero essere incoraggiati ad agire come fonti di informazioni alternative ai servizi improntati esclusivamente su criteri commerciali.
L'esercizio attivo dei diritti e degli obblighi da parte dei cittadini europei, nonché la loro capacità di essere informati e di comprendere e criticare i mezzi di comunicazione rappresentano un'esigenza di cui tenere conto nella formulazione di ciascun provvedimento che sarà adottato in futuro, sia dalle istituzioni europee sia dai singoli Stati membri.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Le nuove tecnologie hanno portato alla nascita di nuovi canali mediatici e a cambiamenti nei contenuti dei mezzi d’informazione. Un sistema mediatico di vasta portata è fondamentale per promuovere la democrazia e il libero pensiero. Ho sostenuto appieno le raccomandazioni contenute nella relazione dell’onorevole Mikko.
Doris Pack (PPE-DE), per iscritto. − (DE) La concentrazione dei media è un male diffuso da combattere. E’ tuttavia necessario osservare che si tratta in primo luogo di un problema comune a diversi paesi dell'Unione europea ed è quindi inaccettabile che si faccia riferimento ad un solo paese. In secondo luogo, bisogna notare che in diverse occasioni la relazione invoca un’azione della Commissione europea in un ambito a cui si applica il principio di sussidiarietà.
Se questi elementi fossero stati emendati e se avessi avuto la possibilità di votare a favore di un emendamento di questo tipo, avrei approvato la relazione Mikko.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La crescente concentrazione della proprietà dei media nelle mani di pochi favorisce la creazione di monopoli sempre più forti e ostacola la fondamentale diversità di opinione.
Oggi l'accesso alle informazioni appare esente da restrizioni e al tempo stesso carente. I gruppi imprenditoriali detengono un'ampia quota dei mezzi d’informazione e dei servizi Internet e ne sono anche gli utenti meglio pubblicizzati. E’ fondamentale salvaguardare un servizio pubblico radiotelevisivo di alta qualità, pluralistico, aperto e indipendente. Per quanto riguarda la libertà di espressione su Internet, l'Unione europea dovrebbe dare maggiore rilievo al dialogo pubblico per garantire sia la libertà di espressione sia la protezione dei dati personali. Siamo solo agli inizi del dibattito e collaborando con la società civile è possibile trovare delle soluzioni.
Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) L'emendamento al regolamento che abbiamo adottato l'8 luglio 2008 ha stabilito nuovi articoli sulle relazioni di iniziativa. Nel corso di questa seconda tornata di settembre abbiamo avuto l'occasione di verificare il funzionamento di tali regole.
Durante il dibattito serale di lunedì su diverse relazioni di iniziativa è tuttavia emerso che questo cambiamento non è tra i più felici. Nel dibattito su ciascuna relazione sono stati ascoltati solo il relatore e un rappresentante della commissione. Il dibattito ha perso dinamismo perché non è stata concessa la parola nemmeno ai relatori ombra. Anche l’articolo secondo cui i deputati che hanno partecipato alla stesura della relazione possono formulare i propri commenti per iscritto si sta dimostrando problematica. Secondo le disposizioni in vigore, nel corso di una tornata ciascun deputato può intervenire per iscritto solamente una volta.
La procedura di votazione delle relazioni di iniziativa si rivela anch’essa problematica. Secondo le nuove disposizioni, non è possibile tenere conto di eventuali emendamenti durante la plenaria ed è possibile presentare soltanto una proposta di risoluzione alternativa a nome di un gruppo politico.
In pratica, i limiti della nostra decisione hanno penalizzato la relazione dell'onorevole Mikko sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d’informazione nell'Unione europea. La relazione, relativamente equilibrata, in alcuni punti faceva riferimento a singoli Stati membri. Ritengo che il contenuto di una relazione su un tema così delicato debba mantenere un carattere di neutralità. Non avevo intenzione di votare contro la relazione, ma non abbiamo avuto la possibilità di votare la proposta di risoluzione presentata dal nostro gruppo politico, il PPE-DE. Chiedo quindi che questo articolo venga modificato.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN), per iscritto. – (PL) Signor Presidente, pluralismo dei media significa diversità nella diffusione delle informazioni e nella natura tipica delle emittenti. Nel settore dei mezzi d’informazione questi due elementi sono attualmente in pericolo. La crescente concentrazione della proprietà nelle mani di imprese mediatiche in competizione nel settore ha determinato una situazione per cui, nel dedalo di notizie facilmente accessibili e standardizzate per tutti, è difficile trovare informazioni di valore dal punto di vista sociale e culturale. La situazione peggiora ed è difficile prevederne le conseguenze, non solo per i singoli utenti, ma anche per l'intera società.
La relatrice ha ragione nel sottolineare il ruolo dei servizi pubblici di radiodiffusione quali guardiani della diversità, con il compito di diffondere informazioni di alta qualità. Ha poi ragione nel proporre un modello in cui vi siano emittenti pubbliche forti non coinvolte nel mercato della competitività tra i media, in coesistenza con imprese mediatiche private mosse dal profitto. L'importanza di un equilibrio tra questi due pilastri è indubbia. Il testo della relazione e le intenzioni della relatrice sembrano chiare e trasparenti. Il compromesso raggiunto durante le riunioni della commissione per la cultura è positivo.
Inoltre, sarebbe necessario definire chiaramente lo stato giuridico dei nuovi metodi di diffusione delle informazioni, quali i weblog o altri siti generati dagli utenti, affinché le persone che creano queste forme di informazione siano consapevoli dei propri diritti, delle proprie responsabilità e di possibili sanzioni. Questo tipo di contenuti è in continuo aumento. Basare questi provvedimenti su un codice etico significa compiere un passo nella giusta direzione.
Marek Siwiec (PSE), per iscritto. − (PL) Nella risoluzione sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi di informazione nell'Unione europea che è stata approvata, i membri di questo Parlamento, me incluso, che si sono espressi a favore della tutela di un più libero accesso ai vari mezzi d’informazione di massa e alla libertà di espressione, hanno agito nel giusto.
Per quanto riguarda i weblog, tuttavia, sarebbe necessario sottolineare che la risoluzione si distacca nettamente dalla versione iniziale della relazione presentata dall'onorevole Mikko e dalla commissione per la cultura e l'istruzione. La suddetta relazione affermava che sarebbe stato chiarito lo status giuridico dei weblog e dei siti basati su contenuti generati dagli utenti, e che questi sarebbero stati soggetti a normative simili a quelle utilizzate per altri tipi di pubblicazioni. La risoluzione che è stata di fatto approvata invita, invece, ad un dibattito aperto sullo status dei weblog. Per questo motivo ho votato a favore della risoluzione.
A mio avviso, Internet e in particolare i weblog svolgono un importante ruolo nella promozione del pluralismo dei mezzi d’informazione e della libertà di espressione e, come tali, dovrebbero essere esenti da qualsiasi limitazione. Il punto 25 della relazione nella sua precedente versione, se interpretato erroneamente, costituiva una minaccia alla libertà di espressione degli autori che utilizzano questo mezzo sempre più popolare. Vorrei affermare nel modo più incisivo possibile che in futuro il Parlamento europeo dovrebbe respingere qualsiasi tentativo di regolamentazione e controllo di questo genere.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Nel corso della votazione odierna ho appoggiato la risoluzione sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d’informazione nell'Unione europea. Concordo con il principio che ha motivato la relatrice, vale a dire la necessità di creare una convergenza tra gli standard per la salvaguardia della democrazia e le libertà fondamentali.
Nel mondo odierno, i mezzi di comunicazione di massa esercitano un’influenza enorme e sempre crescente. La comparsa di mezzi di comunicazione sempre nuovi è uno sviluppo positivo che aumenta il dinamismo e la varietà nel settore. Ritengo che a tale proposito sia necessario creare un sistema di monitoraggio e attuazione basato su indicatori del pluralismo dei media, da stabilire in modo imparziale e affidabile. Dovremmo difendere il pluralismo dei mezzi di informazione in quanto aspetto importante di democrazia e libertà, al fine di garantire a tutti i cittadini dell'Unione europea l'accesso a mass media liberi e diversificati.
Inoltre, osservo che potrebbe essere interessante creare una carta per le libertà dei media mezzi d’informazione, atta a garantire non solo i diritti sociali delle emittenti e dei giornalisti, ma anche la libertà di espressione.
− Proposta di risoluzione comune – Controllo dei prezzi dell’energia (RC-B6-0428/2008)
Roberta Alma Anastase (PPE-DE), per iscritto. − (RO) I continui rincari del petrolio stanno generando forti preoccupazioni sul relativo impatto sulla crescita economica dell'Unione europea, in particolare per quanto riguarda le conseguenze negative sul potere di acquisto dei consumatori e sulla qualità della vita.
La politica estera dell'Unione europea svolge un ruolo fondamentale in questo contesto. Poiché l'economia europea dipende ancora largamente dall’importazione di energia, è necessario elaborare una politica energetica comune basata sui principi di solidarietà, sicurezza e diversificazione delle fonti e delle rotte esterne di approvvigionamento.
In qualità di relatrice per la cooperazione nella regione del Mar Nero, ho sempre sottolineato l'importanza e l'urgenza di tali azioni. Oggi esorto la Commissione e il Consiglio a promuovere misure concrete per ridurre la dipendenza energetica dell'Unione europea nell'immediato futuro. Il mio appello si riferisce non solo alle importazioni di petrolio, ma anche di gas e all'attuazione del progetto Nabucco.
Jan Andersson, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. – (SV) Abbiamo votato contro l'emendamento n. 1 sulla tassazione dei profitti eccezionali perché riteniamo che il testo proposto non sia chiaro. Nutriamo dubbi sulle modalità attuative del provvedimento e, soprattutto, sullo scopo ultimo della proposta. Abbiamo comunque votato a favore dell'emendamento in cui si richiede l’attuazione di aliquote IVA ridotte per beni e servizi a basso consumo energetico, poiché rappresenta una delle molte possibilità per incoraggiare il passaggio ad alternative più efficienti dal punto di vista energetico. Vorremmo comunque sottolineare che le imposte sono una questione nazionale e che le decisioni in merito possono essere adottate unicamente dagli Stati membri.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore di questa risoluzione perché nel sottolineare la discrepanza tra il valore del greggio sui mercati internazionali e il prezzo al consumo del carburante, essa riesce a trattare questa delicata questione evitando l'approccio emotivo adottato da alcuni governi, come ad esempio quello portoghese.
In Portogallo, il ministro Manuel Pinho ha dimostrato di trovarsi in una situazione di totale confusione (e limitato potere di intervento) ed ha agito interferendo in modo inaccettabile nell'indipendenza dell'organo di controllo. Queste sono solo velleità collegate alla corsa alle elezioni.
Respingo qualsiasi procedura amministrativa volta a fissare i prezzi o armonizzare la politica fiscale sui carburanti a livello europeo.
Sono favorevole ad un intervento fiscale (IVA e imposte sulla produzione), a condizione che si tratti di una misura temporanea e selettiva a favore delle famiglie e dei settori industriali più penalizzati.
A mio avviso, la soluzione implica fondamentalmente un rafforzamento dell'attuale normativa sui prodotti petroliferi. Anziché seguire le dichiarazioni del ministro o le lamentele dei consumatori, l'autorità garante della concorrenza dovrebbe agire in base ai poteri di iniziativa che le sono attribuiti per superare il clima di sfiducia che aleggia sulla sua capacità di supervisionare il settore petrolifero. L'opinione pubblica portoghese merita la garanzia certa che le pratiche anticoncorrenziali non influiscano sulla definizione dei prezzi. Se viene confermato il contrario, l'autorità garante della concorrenza deve intervenire in modo imparziale e imporre sanzioni esemplari.
Bairbre de Brún (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Sono lieta di sostenere le idee concrete contenute nella maggior parte del testo di questa risoluzione sull'aumento dei prezzi dell'energia. Le autorità nazionali e regionali devono quanto prima presentare piani di azione a tutela dei cittadini europei più vulnerabili.
Sul medio periodo il passaggio a fonti energetiche rinnovabili, insieme ad una maggiore efficienza energetica, contribuirà a proteggerci dalle inevitabili fluttuazioni dei prezzi dovute alla dipendenza dai combustibili fossili. Al momento attuale è però necessario adottare un’azione concreta per ridurre ed eliminare la povertà energetica.
Non condivido, tuttavia, l’idea che la liberalizzazione dei mercati energetici contribuisca a risolvere il problema dell'aumento dei prezzi.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune sul controllo dei prezzi dell'energia. Tuttavia, ho votato contro l'emendamento n. 1 riguardante un'imposta sui proventi straordinari a livello europeo. Considerando che i livelli di tassazione dell'energia cambiano da un paese all'altro dell'Unione europea, ritengo che un provvedimento di questo tipo dovrebbe e dovrà essere adottato a livello nazionale.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la risoluzione sui prezzi dell'energia. Sebbene io concordi pienamente sul fatto che il rincaro dell'energia richiede un’azione politica decisa, respingo i riferimenti all'energia a basse emissioni di carbonio contenuti nella risoluzione. Respingo l'idea che un incremento dell'energia nucleare possa avere un impatto positivo sull'ambiente e credo che l'attenzione politica debba concentrarsi sulle fonti energetiche rinnovabili e non sul nucleare.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Mi compiaccio dell'andamento positivo della votazione odierna per il riconoscimento della povertà energetica e la riduzione dell'IVA sui beni a basso consumo energetico.
Jan Andersson, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. – (SV) L'Unione europea può fare molto per ridurre il problema dell'obesità, problema al quale il nostro Parlamento dovrebbe prestare attenzione. E’ quindi positivo che quest'Aula abbia oggi votato a favore della relazione sull’alimentazione, il sovrappeso e l'obesità. Una delle conseguenze di questa decisione è che il Parlamento invoca ora la messa al bando degli acidi grassi trans.
Riteniamo tuttavia che la relazione avrebbe potuto dedicare molto meno spazio alle misure da adottare nelle scuole e ai cibi da servire nelle mense scolastiche. A nostro avviso queste decisioni vanno prese a livello nazionale o locale.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) La lotta contro le malattie correlate al sovrappeso e all'obesità, sei problemi per la salute pubblica, deve costituire una priorità fin dai primi anni di vita.
La relazione in esame chiede agli Stati membri, agli enti locali e alle autorità scolastiche di monitorare e migliorare la qualità e gli standard nutrizionali dei menù delle scuole.
Le informazioni nutrizionali sugli alimenti sono importanti. In particolare è utile distinguere tra gli acidi grassi trans naturali, presenti nella carne e nei prodotti lattierocaseari, e quelli di origine industriale (artificiali). Un’indicazione indistinta dei grassi trans potrà solo creare confusione nei consumatori e riflettere un'immagine negativa di prodotti lattiero-caseari salutari, provocando effetti indesiderati sul consumo e danneggiando la salute pubblica (ridotto apporto di sostanze importanti quali, ad esempio, il calcio e le proteine).
Indicatori europei quali la misura del girovita sono utili per monitorare i fattori di rischio a cui la popolazione è esposta in termini di malattie riconducibili all'obesità. Comprendere la distribuzione dell'obesità addominale facilita la pianificazione di misure più efficaci per ridurre simili problemi.
Sono favorevole ai codici colore sulle etichette alimentari perché i cittadini europei non hanno tanto bisogno di un’etichetta chiara e facilmente comprensibile, quanto di segni di facile interpretazione al fine di compiere scelte salutari.
Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Il sovrappeso e le malattie connesse all’alimentazione sono un serio problema in termini di salute pubblica e questo significa che la lotta all’obesità deve costituire una priorità fin dai primi anni di vita.
La relazione Foglietta rivolge un appello molto importante agli Stati membri, agli enti locali e alle autorità scolastiche per il monitoraggio e il miglioramento della qualità e degli standard nutrizionali dei menù scolastici.
Ritengo che le informazioni nutrizionali debbano essere sempre riportate sui prodotti alimentari, indicando in particolare l’eventuale contenuto di acidi grassi trans artificiali, che risultano più nocivi per la salute. Una mancata distinzione tra acidi grassi trans artificiali e naturali sarebbe fuorviante per i consumatori e contribuirebbe solo a trasmettere un'immagine negativa di alcuni alimenti di origine animale che contengono acidi grassi trans naturali, quali la carne e i prodotti lattiero-caseari.
Ho altresì votato a favore dell’elaborazione di indicatori europei quali la misura del girovita e altri fattori di rischio connessi all'obesità perché ritengo che in futuro possano essere utili per valutare sia i rischi nei quali incorre la popolazione sia il successo dei provvedimenti attuati.
Marian Harkin (ALDE), per iscritto. − (EN) Non posso sostenere questa relazione e l'emendamento n. 6 perché ritengo inappropriato includere questioni fiscali o inerenti ad aliquote IVA in una relazione di questo tipo incentrata sulla salute.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione Foglietta e accolgo con favore il Libro bianco sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità. Proprio quest’ultima è un grave problema in Europa e le condizioni correlate all’obesità e ad un’alimentazione errata hanno conseguenze gravi dal punto di vista sociale. Nel mio paese, il governo scozzese ha compiuto importanti progressi nel migliorare l'alimentazione all'interno di enti pubblici quali scuole ed ospedali. Iniziative di questo tipo devono essere incoraggiate in tutta l'Unione europea.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. − (FI) Ho votato a favore della relazione di iniziativa dell'onorevole Foglietta sull'alimentazione, il sovrappeso e l'obesità adottata dalla commissione nel quadro della nostra strategia per la salute pubblica. Plaudo all'idea di fondo secondo cui si dovrebbe concedere all'industria la possibilità di provare a ridurre i problemi di salute conseguenti al sovrappeso e all'obesità attraverso un'autoregolamentazione, ammesso che la Commissione sia investita dei poteri necessari a garantire l’effettiva attuazione, per esempio, di campagne pubblicitarie ragionevoli e responsabili (soprattutto quelle rivolte ai bambini) e la riduzione del tenore di sale, grassi e zuccheri che i cittadini assumono attraverso i prodotti alimentari.
E’ importante riportare nell'etichetta dei prodotti alimentari confezionati informazioni complete, affinché i consumatori sappiano come scegliere tra prodotti alimentari buoni, migliori e peggiori. A mio parere, e in contrasto con le prassi correnti, il contenuto di grassi trans artificiali dovrebbe essere tassativamente incluso nella descrizione del prodotto alimentare e per questo ho votato contro la linea adottata dal nostro gruppo a tale proposito.
Cionondimeno ho sostenuto il parere del nostro gruppo sull'uso dei codici colore nell'etichettatura alimentare. Le etichette riportanti codici colore, il cui scopo è inviare un messaggio chiaro sulla qualità di un prodotto in termini salutistici, hanno acceso un forte dibattito in Europa e spesso inducono in errore, risultando quindi prive di valore. Per questo motivo nel Regno Unito numerose catene di supermercati hanno voluto abolire una prassi precedentemente adottata.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Voterò a favore della relazione dell'onorevole Foglietta sul Libro bianco concernente una strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità.
Concordo con il relatore sulla necessità di rielaborare le misure riguardanti la salute, le attività sportive e l'alimentazione. Nella maggior parte dei casi, problemi quali il sovrappeso e le errate abitudini alimentari si riscontrano nelle fasce della popolazione socialmente ed economicamente meno abbienti. Una prima soluzione al problema può essere attuata nelle scuole. Tra i primi passi da compiere per uno stile di vita più salutare dovrebbe rientrare un aumento delle ore di educazione fisica, l’elaborazione di una dieta equilibrata per bambini e ragazzi e l’inserimento delle scienze della nutrizione tra le materie di studio obbligatorie in tutte le scuole europee. Inoltre, è auspicabile l'etichettatura dei prodotti alimentari, per consentire ai consumatori di confrontare i prodotti e distinguere tra alimenti buoni e alimenti di qualità inferiore.
La relazione non offre la soluzione perfetta, ma propone alcuni validi provvedimenti per migliorare alcuni aspetti della questione, verso i quali il mio giudizio è pienamente favorevole.
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) E’ lodevole che la Commissione europea si dedichi a questioni quali un’alimentazione sana e l’attività sportiva per tutti i cittadini, per evitare che incorrano in soprappeso, obesità o malattie croniche. Sono sicuramente favorevole alla volontà di far suonare il campanello di allarme a fronte dell’epidemia obesità che ha colpito tre milioni di bambini e il 20-30% degli adulti, mentre 14 milioni di bambini e la metà della popolazione adulta è in sovrappeso.
Accolgo favorevolmente il fatto che venga riconosciuta ed analizzata l’influenza che sostanze aromatizzanti, quali glutammato, guanilato e inosinato, presenti in quantità massicce in numerosi piatti pronti e prodotti alimentari industriali, possono avere sul comportamento dei consumatori.
Nel contempo mi rammarico del fatto che sia stato respinto il mio emendamento, volto a promuovere sane abitudini alimentari attraverso la consultazione di Euro-Toques, un’associazione di cuochi che aderisce ad un codice d’onore e sostiene la qualità intrinseca dei prodotti e la salvaguardia delle produzioni locali. Ritengo che potremmo trarre ispirazione dalle loro conoscenze per promuovere le prassi migliori, ad esempio nelle mense scolastiche, e per sviluppare nei giovani il gusto per prodotti di qualità e abitudini alimentari corrette.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Foglietta concernente il Libro bianco sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità. La relazione contiene diverse raccomandazioni importanti, quali la proposta della messa al bando a livello europeo degli acidi grassi trans che, secondo recenti scoperte, sono connessi all’insorgenza di malattie cardiache e all’infertilità femminile. Cionondimeno, vorrei unirmi ai miei colleghi nel promuovere misure più specifiche. Le scuole, ad esempio, non dovrebbero trovarsi nella condizione di dover valutare se accettare o meno di ospitare nei propri edifici forme pubblicitarie di prodotti alimentari dannosi. Il mio voto è la conseguenza di tali riflessioni.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il fenomeno dell’obesità ha assunto dimensioni epidemiche. Le persone più obese d’Europa si trovano in Grecia, dove 3 persone su 4 sono in soprappeso e dove si è registrato un aumento dei fast food pari al 956 per cento.
Al fine di combattere l’obesità è necessario adottare immediatamente misure drastiche, quali:
- ridurre l’aliquota IVA su frutta e verdura;
- ridurre l’aliquota IVA sui prodotti alimentari sani e tutelare i prodotti tradizionali;
- garantire un’alimentazione corretta sin dall’infanzia;
- controllare il cibo servito nelle mense scolastiche e garantire l’attività fisica;
- bandire la pubblicità e le informazioni fuorvianti su prodotti ad alto tenore di grassi, zuccheri o sale;
- rendere obbligatoria la pubblicazione di informazioni nutrizionali chiare sulle etichette, in modo che i consumatori possano compiere scelte alimentari salutari;
- bandire gli acidi grassi trans e gli aromatizzanti contenuti nei piatti pronti prodotti industrialmente.
All’inizio del 2009 entrerà in vigore il programma della Commissione per la libera distribuzione di frutta e verdura nelle scuole, finanziato dall’Unione europea per complessivi 90 milioni di euro annui, a cui si aggiungeranno ulteriori finanziamenti nazionali. Il governo greco deve immediatamente creare la disponibilità di fondi per avviare questo programma.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) L’esigenza di un’etichettatura chiara sui prodotti alimentari contribuirà alla lotta contro l’obesità. Sono rimasta molto contrariata nel rilevare che questa relazione ha respinto la proposta di rendere obbligatori i codici colore nell’etichetta frontale della confezione. Si tratta di una misura che sostengo fortemente. Accolgo con favore gli appelli per la messa al bando degli acidi grassi trans a livello europeo.
− Proposta di risoluzione comune – Pacchetto sociale (B6-0378, 0427, 0429, 0433 e 0434/2008)
Proinsias De Rossa (PSE), per iscritto. − (EN) Vi è una serie di principi basilari da applicare al diritto dei pazienti europei di cercare assistenza in uno Stato membro diverso dal proprio.
Non possiamo permettere che la Corte di giustizia europea formuli la politica in materia su base frammentaria, vagliando caso per caso. Saranno adottate decisioni basate unicamente su criteri di mercato e non sulla base dell’unicità dell’assistenza sanitaria come servizio universale non commerciale.
La salute e il benessere dei pazienti devono rappresentare il cuore pulsante della normativa da adottare in questo settore.
Fino a quando non vi sarà accordo sulla possibilità di armonizzare i servizi sanitari nazionali ai massimi livelli qualitativi, ciascuno Stato deve essere libero di pianificare, finanziare e gestire le proprie infrastrutture per erogare servizi sanitari di alta qualità all’interno dei propri confini.
La concorrenza tra servizi sanitari nazionali non deve essere un obiettivo o una conseguenza di tale normativa. Considerare la salute semplicemente come un altro bene da acquistare e vendere, non servirà a perseguire gli interessi dei pazienti. A mio avviso una concezione di questo tipo comporterebbe un abbassamento degli standard.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La risoluzione in esame formula pareri su linee programmatiche appropriate in merito ad argomenti quali la tutela dell’occupazione, la lotta alla povertà, provvedimenti sul mercato del lavoro, l’integrazione degli anziani nel mercato del lavoro, la mobilità professionale e le disparità di remunerazione. In nessun caso questioni riguardanti il mercato del lavoro di tale importanza devono essere regolamentate attraverso lezioni impartite dalle istituzioni europee. Gli Stati membri si trovano in una posizione migliore rispetto alle istituzioni europee per sviluppare politiche di successo in questi ambiti. Qualsiasi forma di coordinamento internazionale eventualmente necessaria dovrebbe essere perseguita presso le organizzazioni mondiali con vasta legittimazione democratica, quali l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO). Di conseguenza, nella votazione finale non abbiamo appoggiato questa risoluzione.
Marianne Thyssen (PPE-DE), per iscritto. – (NL) Siamo lieti che il Parlamento europeo abbia escluso i servizi sanitari dalla direttiva servizi generale. L’assistenza sanitaria è, del resto, un settore specifico che richiede un approccio altrettanto specifico.
La premessa fondamentale della proposta, in linea con la relativa giurisprudenza, deve essere che l’organizzazione e il finanziamento dell’assistenza sanitaria ricadano sotto la responsabilità degli Stati membri. significa Ciò vuol dire che, da una parte, la mobilità del paziente non può diventare un diritto assoluto e, dall’altra, che non ci sono scuse per non investire nel proprio sistema sanitario nazionale. Tale premessa implica necessariamente che gli Stati membri devono addebitare poter scaricare sul costo reale.
Deve valere il principio della solidarietà, ma anche la possibilità di un trattamento differenziato per chi, attraverso le tasse, ha contribuito al sistema di previdenza sociale del proprio paese e per i pazienti stranieri che, invece, non hanno contribuito.
Ritengo positiva la formulazione di questa direttiva, ma chiunque conosca il settore è consapevole del fatto che rimane ancora molto lavoro da fare. Secondo me la qualità, l’accessibilità e la sostenibilità finanziaria dell’assistenza sanitaria basata su una solidarietà socialmente responsabile restano criteri fondamentali.