Presidente. – L'ordine del giorno reca la commemorazione dell'Holodomor, la grande carestia in Ucraina (1932-1933).
Colgo l'occasione per porgere il benvenuto al Parlamento a una delegazione ucraina guidata dall'Ambasciatore.
(Applausi)
Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. – Signora Presidente, onorevoli parlamentari, sono lieto di poter intervenire in questo dibattito che ha come obiettivo quello di commemorare la grande carestia del 1932 e 1933, che è stata una delle grandi tragedie del XX secolo. Dopo molti anni di silenzio, le testimonianze di quella sofferenza si impongono alla nostra attenzione accanto ai racconti di tanti sopravvissuti che in quel terribile evento si sono trovati coinvolti.
È fondamentale che non si dimentichi ciò che è accaduto nell'Holodomor. La storia della grande carestia illustra non soltanto la tragedia del popolo ucraino ma ci rammenta ancora una volta di cosa gli esseri umani siano capaciti. L'Holodomor ci insegna però anche qualche cosa di importante: il sacrificio di tanti morti non è stato vano. Quel sacrificio ci ricorda che non bisogna mai accettare che alcuno Stato assoggetti singoli individui, quale che sia la causa o la finalità per cui ciò accade. Questa funesta carestia ha messo in evidenza la superiorità di uno Stato costituzionale rispetto a uno in cui non sia ammessa alcuna forma di dissenso. Tragedie come l'Holodomor avvengono solo in quelle società umane che calpestano i diritti dei cittadini, lo stato di diritto e i principi democratici.
L'Unione europea è sorta sulle ceneri della guerra e di varie esperienze totalitarie, di quelle dittature che hanno ferito profondamente la storia dell'Europa e del mondo intero. Però da quelle stesse tragedie e catastrofi sono scaturite, hanno preso forma le democrazie dell'Europa e, negli ultimi cinquant'anni, si è costruita su quelle rovine una stagione di pace che abbiamo il dovere di difendere, di trasportare al di là dei confini dell'Unione: cinquant'anni di pace che sono stati il successo più importante di un'Europa unita.
Oggi l'Ucraina è cambiata a sua volta. In questo paese indipendente, membro del Consiglio d'Europa e firmatario della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, nonché di numerosi altri strumenti internazionali per la salvaguardia di questi diritti fondamentali, l'Ucraina ha un'opportunità straordinaria per attestarsi, per rinforzarsi come Stato democratico che rispetti i diritti dell'uomo e lo stato di diritto. Si tratta certamente di un compito ambizioso e difficile. Abbiamo visto quante traversie, quante lotte politiche hanno segnato gli ultimi anni della storia di questo paese, che si è rafforzato nella sua democrazia.
Occorre in questo momento storico che tutti quanti sosteniamo, incoraggiamo, con il nostro appoggio politico, l'indipendenza della magistratura. È importante che si continui a contrastare la corruzione e a tener conto dell'esito delle recenti consultazioni elettorali affinché siano rispettati i principi democratici. Né va tralasciata in quel paese la salvaguardia dei più deboli e degli emarginati quali che siano le loro razze, etnia o religione o ancora il loro orientamento sessuale o lo stato di salute.
L'Unione europea continuerà a sostenere l'Ucraina in questi importanti sforzi. Al tempo stesso continueremo a lavorare al fianco dei nostri partner ucraini per incrementare la prosperità di tutti i cittadini di quella nazione, aprendo nuovi mercati e accrescendo le prospettive per le attività economiche e per gli investimenti, oltre ad intensificare i contatti tra i nostri cittadini.
Voglio aggiungere, come Commissario ai trasporti, che anche per quanto riguarda le reti transeuropee, noi dobbiamo ricordare che esse non possono servire soltanto a rinforzare il nostro mercato interno ma sono anche uno strumento per allargare i confini dell'Europa, per aprire l'Europa verso nuovi orizzonti, per rinforzare il collegamento tra paesi confinanti con l'Unione europea, tra pesi vicini e amici, qual è l'Ucraina.
Per le vittime dell'Holodomor non può esistere tributo migliore della creazione di un'Ucraina prospera, stabile e democratica, fondata su solide istituzioni e su una società civile impegnata. Soltanto se si raggiungerà questo obiettivo il sacrificio di quelle tante vittime innocenti non sarà stato vano.
Charles Tannock, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, l'Unione europea è fondata sulla riconciliazione, sull'idea che, riconoscendo il nostro passato in tutta la sua brutalità, sia possibile un futuro migliore.
La Germania ha giustamente affrontato e tentato di espiare gli inenarrabili orrori del nazismo e dell'Olocausto. I più recenti Stati membri della nostra Unione sono in cerca di strade proprie verso la verità e la riconciliazione, tramite una franca, impietosa analisi del loro passato totalitario comunista. Ma alcuni Paesi tentano ancora di nascondersi la loro stessa storia. Per esempio la Turchia, che a mio avviso ancora nega il genocidio perpetrato contro armeni e assiri sotto la copertura della Prima guerra mondiale. Anche la Russia ha tentato di fare i conti con la brutalità della dittatura comunista di Stalin.
Scopo della risoluzione di stasera è manifestare tutto il nostro orrore per l'Holodomor, il periodo di carestia provocata deliberatamente tra il 1932 e il 1933. La risoluzione riflette la nostra determinazione a non dimenticare i milioni di persone che ne furono colpite, alcune delle quali sono vive ancor oggi per raccontarci quell'orrore. Le loro testimonianze sono di vitale importanza, perché presto costoro non ci saranno più. Solo non dimenticando crimini tanto odiosi contro l'umanità potremo tentare di garantire che non abbiano a ripetersi mai più. La risoluzione non parla di "genocidio" perché altri gruppi politici del Parlamento non ritengono che l'Holodomor possa essere definito con questo termine. Dopotutto la Convenzione sul Genocidio ha visto la luce solo dopo la Seconda guerra mondiale; ma forse – e lo troverei più deplorevole – è solo per timore di urtare la Russia d'oggi.
Ma nessuno di noi ha inteso minimizzare quell'indicibile calvario inflitto all'Ucraina. Non vi sono parole per descrivere le atrocità dell’Holodomor. A contare non è tanto la lettera del testo, quanto il messaggio che si tenta di veicolare con la risoluzione – solidarietà con l'Ucraina nel 75° anniversario dei massacri perpetrati su quel popolo a lungo martoriato.
E' la Storia a insegnarci l'importanza di strutture giudiziarie e di un diritto internazionale solidi, quali quelli odierni, per assicurare alla giustizia i colpevoli di simili orrori. Un lento, lungo processo che ha preso il via a Norimberga. E il tribunale sui crimini di guerra nella ex Iugoslavia, che ben presto giudicherà Radovan Karadzić, dimostra che questi principi sono oggi più importanti che mai. Ieri il Parlamento ha manifestato il proprio fermo sostegno al processo del capo dell'Esercito di resistenza del Signore, Joseph Kony, in Uganda, dinanzi alla Corte penale internazionale. I tiranni dediti alla distruzione e ai massacri, ovunque nel mondo – e questa sera, in questa sede, stiamo discutendo di Stalin -, non devono avere santuari in cui rifugiarsi.
L'Ucraina ha patito molto in tutta la sua storia e io spero davvero che la prossima fase del suo glorioso cammino le riconosca giustamente un posto, in un futuro non troppo lontano, fra i membri dell'Unione europea. Dopo la crisi georgiana è evidente che a tanti nazionalisti russi non vada a genio la sovranità dell'Ucraina sulla Crimea, per citare un esempio. Ma sono certo che, mostrando una solidarietà compatta con il popolo ucraino, un giorno occuperà il suo posto nella famiglia delle nazioni europee.
Adrian Severin, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signora Presidente, questa è una discussione molto particolare. Sul piano politico, il Parlamento europeo ha il compito di legiferare e di fornire ai decisori orientamenti politici che consentano di far fronte adeguatamente alle sfide, le opportunità e i rischi del nostro tempo. Insomma, noi facciamo la Storia, ma non siamo storiografi. Non ci viene chiesto di giudicare il passato, ma di costruire il presente, e a giudicarci sarà il futuro.
Il gruppo socialista ha quindi accettato con riluttanza di firmare una risoluzione che, in apparenza, mira a ristabilire la verità storica su un tragico evento occorso in Ucraina nel passato.
Ma l'abbiamo firmata perché sappiamo che la solidarietà con gli ucraini e con le loro sofferenze può mobilitarli nel loro impegno a favore dell'unità nazionale, della democratizzazione e della modernizzazione del Paese, ricongiungendolo alla sua naturale famiglia, l'Unione europea. Al contempo, sappiamo bene che, dimenticando crimini e tragedie del passato, il rischio che abbiano a ripetersi è fortissimo. La condanna storica dei crimini non risarcisce né le vittime, né i loro eredi, ma li indennizza sul piano morale e costituisce una garanzia intellettuale e politica contro il loro ripetersi, contro il riemergere dei bassi istinti che li hanno resi possibili.
Condannando i crimini totalitari del passato, noi svergogniamo non solo i loro autori, ma chiunque potesse pensare di ricorrere agli stessi metodi anche in futuro. Sapere che non vi è impunità possibile è un deterrente efficacissimo.
Dobbiamo proclamare oggi che non v'è ragion di Stato, né obiettivo sociale o principio ideologico che possano giustificare un crimine come l'Holodomor, la carestia artificiale che causò tante sofferenze a così tanti innocenti nel folle tentativo di distruggere la dignità morale, l'orgoglio nazionale e l'esistenza biologica del grande popolo ucraino.
Tuttavia, pur condannando quei crimini e manifestando la nostra solidarietà alle vittime, e denunciando il tentativo di annientare un intero popolo, non possiamo addossarne la colpa a un altro popolo.
L'Holodomor è stato il frutto di un regime politico totalitario. Tutti i popoli soggetti a quel regime sono stati vittime di privazioni e atrocità paragonabili. Il dibattito d'oggi deve ricordarci non solo la necessità di fare quadrato contro ogni totalitarismo, ma anche che gli ucraini d'oggi, in memoria e per conto delle vittime dell'Holodomor, debbono cancellare dal loro Paese e dalla sua storia ogni istinto, inclinazione o prassi in odore di totalitarismo. Debbono consolidare l'unità nazionale e dare compimento ai loro ideali democratici insieme.
Analogamente, la nostra solidarietà deve spingere gli ucraini all'unità e alla riconciliazione entro e fuori i confini del Paese. All'interno, fra ucraini di diversa appartenenza etnico-culturale; all'esterno, con i nostri vicini.
E' uno dei metodi migliori per poter divenire membri dell'Unione e, se sceglieranno proprio questa strada, allora la discussione di questa sera avrà avuto un senso. L'adesione dell'Ucraina all'UE rappresenterebbe la miglior riparazione che gli ucraini stessi possano offrire alle vittime dell'Holodomor.
Grażyna Staniszewska, a nome del gruppo ALDE. - (PL) Signora Presidente, l'Holodomor, la carestia provocata artificialmente in Ucraina, è uno dei crimini a più vasta scala commessi in Europa nel Novecento. Per dimostrare la validità della collettivizzazione in economia, ma anche per distruggere la principale minaccia per l'Unione Sovietica comunista rappresentata dai coltivatori diretti dell'Ucraina, il regime di Stalin ha provocato artificialmente una carestia costata la vita a milioni di ucraini. Gli alimenti venivano confiscati in toto e la fame spingeva frotte di contadini verso i centri urbani, fenomeno bloccato dalle autorità con l'istituzione di lasciapassare interni e con il divieto di viaggiare in treno. Chi rimaneva nei villaggi era costretto a procacciarsi il cibo clandestinamente, nei campi o nei kolchoz, a rischio di finire incarcerato o anche giustiziato. Non era consentito il possesso neppure di una manciata di grano. Venne imposto un limite al possesso di frumento: cinque spighe, e raccoglierne di più significava il plotone d'esecuzione.
Purtroppo la grande carestia dell'Holodomor è un evento storico di cui non si sa nulla in tanti Paesi occidentali. Sino a poco fa, era recisamente negato dalla storiografia sovietica e sino all'implosione dell'URSS anche solo menzionare l'Holodomor costituiva reato di "propaganda antisovietica". Contro i giornalisti occidentali vigeva una deliberata disinformazione. Solo da poco, i registri della popolazione hanno svelato al mondo i veri numeri della carestia deliberata.
L'Holodomor è riconosciuto come genocidio da governi o parlamenti di 26 Paesi, inclusa la Polonia e sono certa che il Parlamento europeo non resterà a guardare. Dobbiamo riconoscere che l'Holodomor fu un crimine contro il popolo ucraino ma anche contro l'umanità, condannando senza riserve l'operato del regime di Stalin contro i contadini ucraini.
Credo inoltre che sia finalmente tempo di rendere pubbliche tutte le informazioni in merito. Gli Stati dell'ex Unione Sovietica devono aprire i loro archivi agli studiosi per consentire studi imparziali sull'Holodomor ucraino del '32-'33.
Ricorre quest'anno il 75° anniversario di tale crimine raccapricciante. Colgo l'occasione per manifestare tutta la mia partecipazione al popolo ucraino, costretto a subire una tragedia tanto immane.
Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, il mio intervento si apre con parole molto simili a quelle dell'onorevole Tannock, e non capita spesso. Non a caso, all'ingresso dell'Archivio Nazionale di Washington ci si imbatte nella scritta "Il passato è il prologo del futuro". Una frase che racchiude la speranza che dalla Storia si possa imparare. A volte sì, a volte no, ma almeno proviamoci.
Ho già notato più volte – e la risoluzione sull'Holodomor ne dà la riprova – che, nella storia del Novecento, non tutte le pagine sono ugualmente note a Est come a Ovest. Quando i gruppi politici hanno discusso se presentare o meno questa risoluzione, la prima reazione generale è stata di scetticismo: interpellati, tanti deputati hanno ammesso di non saper neppure che cosa sia l'Holodomor e che cosa significhi. E' forse l'inizio di un percorso d'apprendimento congiunto su quello che fu un momento storico terribile proprio nel cuore dell'Europa nemmeno un secolo fa, anzi mezzo o poco più; un momento che, grazie all'aiuto dei sopravvissuti, fornisce l'occasione di scriverne accuratamente la storia.
Per il nostro gruppo politico, la commemorazione delle vittime di tale tragedia va posta al centro del messaggio lanciato con la firma della risoluzione. Una commemorazione adeguata presuppone un'adeguata conoscenza di questo dramma, di questo crimine di massa perpetrato dal regime sovietico.
In secondo luogo, noi speriamo che la relativa storiografia sarà frutto del lavoro congiunto di Russia e Ucraina. L'ultima cosa che vogliamo – e lo dico da tedesca nata negli anni Cinquanta – è che riscrivere la Storia in senso più obiettivo serva ad approfondire il fossato tra le nazioni. Non lo vogliamo né in seno all'Ucraina, né tra Ucraina e Russia.
Ecco perché reputo essenziale, anzitutto, l'apertura degli archivi. E' una requisito irrinunciabile. Sarebbe bene che ne discutesse anche il Consiglio d'Europa, affinché Mosca si risolva ad aprire gli archivi.
Sono lieta che il Parlamento europeo sia riuscito a trovare una posizione unitaria e confido che l'Ucraina badi soprattutto all'aspetto storiografico e commemorativo, anziché manipolare una simile tragedia a fini politici. Sarebbe un importante passo verso il compimento di un sogno: imparare davvero dalla storia.
Adam Bielan, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, quest'anno ricorre il 75° anniversario della grande carestia del 1932-33 in Ucraina, che non fu una calamità naturale, ma un genocidio pianificato da Stalin che, dopo essersi occupato dell'intellighenzia ucraina, voleva annichilire anche la popolazione rurale del Paese. Fu un genocidio in cui persero la vita 10 milioni di uomini, donne e bambini. Fu uno sterminio condotto dalle autorità sovietiche in modo deliberato e sistematico. L'intento criminoso dei comunisti era chiaro: mentre in Ucraina si crepava di fame, i sovietici esportavano milioni di tonnellate di cereali, sigillando però la frontiera con l'Ucraina per impedire che la popolazione stremata fuggisse in Russia. E rifiutavano ogni aiuto umanitario internazionale, sostenendo che la carestia non c'era.
Nell'odierna Federazione Russa, sulla storia dei crimini comunisti regna l'ipocrisia e Stalin viene presentato come un bravo amministratore. Mentre questa immane sciagura si abbatteva sul popolo ucraino, diversi Paesi occidentali tacevano, nell'intento di stabilire rapporti diplomatici con l'URSS per renderla dipendente dalla cooperazione economica. Oggi, però, non si può più tacere: onorare la memoria delle vittime dell’Holodomor è nostro preciso dovere.
Helmuth Markov, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, Commissario, parlo da persona che ha vissuto molti anni in Ucraina e che, pertanto, si sente emotivamente molto coinvolta.
Non vi sono né ragioni né scuse che possano spiegare o giustificare la carestia del 1932-33, che colpì l'Ucraina, la Russia -specie le regioni attorno al Volga, al Don e al Kuban -, la Siberia occidentale, gli Urali Meridionali e il Kazakhstan settentrionale. Milioni di esseri umani di varie nazionalità – ucraini, russi, kazachi, ebrei, tedeschi, bielorussi, tartari e altre ancora – morirono di stenti. Queste vittime vanno commemorate affermando a chiare lettere che quella carestia fu l'espressione e il risultato di una politica disumana: esportare cereali mentre la popolazione crepa letteralmente di fame.
Ma allora, perché dissento dalla risoluzione? Anzitutto perché lega questa tragedia, questo crimine alla sola Ucraina e ai soli ucraini. Come ho già detto, la verità storica è un'altra. Chiunque non consideri le altre repubbliche dell'URSS e le molte altre nazionalità colpite si macchia sia di razzismo, sia di disprezzo per le sofferenze di tutte le popolazioni colpite.
In secondo luogo, la risoluzione riconosce l'Holodomor come genocidio. Ma il genocidio è lo sterminio in base a criteri etnici. Ciò fu particolarmente vero per l'Olocausto, ma equipararli tra loro significa sminuire l'unicità del crimine nazista – la volontà di cancellare gli ebrei dall'Europa -; unicità, a tutt'oggi, oggetto di un vasto consenso democratico.
Non occorre una simile equiparazione per condannare senza appello gli eventi occorsi in URSS. Credo sia proprio questa la principale ragione delle parole dell'ambasciatrice israeliana in Ucraina, Kalay-Kleitman, che in un'intervista rilasciata a Serkalo Nedeli ha dichiarato che Israele non può riconoscere l'Holodomor come un atto di genocidio su base etnica.
In terzo luogo, il 10 dicembre 2008 ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che sono universali e indivisibili. Non ne è ammissibile una visione selettiva, relativizzata o di comodo. Il Novecento è stato il secolo di una moltitudine devastante di crimini agghiaccianti, non certo paragonabili, ma che sono comunque costati la vita a milioni di innocenti: la Prima guerra mondiale, l'invasione fascista, l'aggressione del Giappone a Cina e Corea, le bombe atomiche sganciate dagli USA su Hiroshima e Nagasaki, la politica di Stalin contro il suo stesso popolo, il disastro compiuto dalle varie potenze coloniali nella loro sfera d'influenza, il terrore dei Khmer rossi, la carneficina di Tutsi e Hutu. Una lista dell'orrore che quasi non ha fine e il Parlamento ha interesse a fustigare tali bestialità in ogni loro mutazione.
Infine, nessuno dovrebbe mai più morire di fame, né per ragioni politiche, né economiche. Davanti ai miliardi elargiti alla banche in aiuti, Ingeborg Schäuble, presidente uscente di Welthungerhilfe, ha chiesto un pacchetto di salvataggio contro la fame nel mondo. Per centrare gli obiettivi del Millennio e dimezzare il numero di affamati entro il 2015 – 923 milioni nel 2007 -, l'agricoltura dei Paesi in via di sviluppo necessita di 14 miliardi di euro l'anno.
Bisogna fare di tutto perché la fame sia debellata come è stata debellata la peste.
Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signora Presidente, il termine holodomor deriva dalla crasi tra le parole ucraine holod (fame) e moryty (mandare a morire) e significa pertanto "morte per fame": quella di 6-7 milioni di persone, 3 milioni e mezzo in Ucraina, 2 in Kazakstan, centinaia di migliaia nel Caucaso settentrionale, lungo il Volga e in Siberia occidentale, nel 1932 e nel 1933.
L'Holodomor ha comportato la spoliazione forzosa della popolazione rurale ucraina dei raccolti di cereali per mano di Stalin e dei suoi accoliti, quale efficace sistema bolscevico per educare la popolazione del Paese allo spirito della collettivizzazione forzata dell'agricoltura.
L'Holodomor ha significato la negazione deliberata della gravissima carestia provocata in Ucraina e altrove in URSS dagli stalinisti, così da escludere milioni di vittime da ogni forma di aiuti, interni o esteri.
L'Holodomor ha significato l'esportazione sistematica di cereali da parte del regime sovietico negli anni della carestia, 1932 e 1933, nonostante questi sarebbero bastati a sfamare un milione e mezzo di bocche per un anno intero.
L'Holodomor ha significato il genocidio della popolazione rurale ucraina, con una politica di riduzione alla fame sotto forma di embargo economico totale nelle campagne ucraine, con tanto di sanzioni in natura, blocco degli approvvigionamenti e liste nere in base al decreto del 18 novembre 1932 voluto da Molotov, l'allora inviato di Stalin a Charkov.
Holodomor è sinonimo dell'ossessione di Stalin verso il nazionalismo ucraino, ritenuto dal líder máximo come la principale causa di quello che riteneva un approvvigionamento insufficiente dal granaio d'Europa.
Ed è sinonimo della volontà di Stalin di stroncare ogni sogno di autonomia dell'Ucraina, o di indipendenza, per sempre.
Ma oggi sappiamo che il suo piano satanico fallì.
Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signora Presidente, dalla Russia sovietica di Lenin all'odierna Corea del Nord di Kim-Il-Sung, senza dimenticare la Cina di Mao, l'Etiopia di Mengistu e la Cambogia di Pol Pot – e la lista, purtroppo, potrebbe continuare – possiamo affermare che carestia e comunismo sono indissociabili.
Ma la carestia che uccise quasi 10 milioni di ucraini tra il 1932 e il 1933 non fu solo il risultato di quell'absurdum economico e sociale che è il comunismo, o dell'odio che nutre verso le comunità rurali: fu un atto pianificato a tavolino dalle autorità sovietiche, che requisirono tutte le scorte alimentari in possesso dei contadini – grano incluso – facendo al contempo ricorso alla polizia per impedire con ogni mezzo l'esodo in massa dall'Ucraina per sfuggire alla morte che sarebbe derivata da quella politica. E' quanto sta accadendo ancor oggi in Corea del Nord.
L'articolo 6 dello Statuto della Corte penale internazionale definisce come genocidio gli atti commessi nell'intento di distruggere, del tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale, ma anche – e cito – "sottoporre deliberatamente persone appartenenti al gruppo a condizioni di vita tali da comportare la distruzione fisica, totale o parziale, del gruppo stesso". Lo sterminio per fame, l'Holodomor, deciso dai comunisti sovietici nel 1932 rientra in questa definizione, con buona pace del collega Markov.
Il 28 novembre 2006, il parlamento ucraino ha definito l'Holodomor come genocidio. E' deplorevole che le Nazioni Unite, mercé il veto russo e la codardia dei governi di Francia e Gran Bretagna, abbiano rifiutato tale definizione. Che peraltro non chiama minimamente in causa l'onorabilità del popolo russo, vittima a sua volta del comunismo, ma che si limita a denunciare l'orrore di questa forma di totalitarismo, che ha fatto 200 milioni di morti in tutto il mondo e che noi stiamo denunciando – va riconosciuto – solo con uno spaventoso ritardo.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE-DE). – (ES) Signora Presidente, la discussione d'oggi vuole commemorare (ossia tenere vivo nella nostra memoria) il sacrificio di milioni di esseri umani caduti vittime di un disastro demografico senza precedenti imputabile alle politiche di Stalin.
Signora Presidente, ritengo che la carestia inflitta a quelle persone fu un attacco deliberato alla popolazione rurale dell'Ucraina, rea di opporsi strenuamente alla collettivizzazione forzata.
Come già ricordato in Aula, particolarmente dall'onorevole Bielan, si trattò di un atto deliberato perché il raccolto del 1932, seppur al di sotto della media, sarebbe bastato a sfamare l'intera popolazione come dimostrato dal fatto stesso che, proprio quell'anno, l'URSS esportò in Europa occidentale oltre un milione di tonnellate di cereali.
Come ricordato da tutti gli intervenuti, ciò comportò la morte di 6-8 milioni di persone in tutta l'URSS, di cui 5-6 in Ucraina. La gravità di un tale evento non sta solo nel gran numero di vittime, ma anche nel silenzio, nel suo occultamento.
Ecco perché, signora Presidente, trovo essenziale che anche il Parlamento europeo, come altre istituzioni quali l'ONU o l'Assemblea parlamentare dell'OCSE hanno già fatto, faccia sentire oggi la propria voce, tributando il suo omaggio e tenendo vivo nella memoria di tutti noi il sacrificio di quanti caddero vittime di un'ideologia totalitaria e criminosa.
Tuttavia, signora Presidente, e anche questo è già stato detto in Aula, ciò che più conta è guardare al futuro, garantendo che i bambini nati oggi in quel grande Paese che è l'Ucraina debbano andare in biblioteca o aprire un giornale, o un libro di storia per scoprire l'orrore vissuto dai loro avi con l'Holodomor.
Józef Pinior (PSE). – (PL) Signora Presidente, oggi il Parlamento europeo commemora il 75° anniversario della carestia in Ucraina, uno dei più gravi crimini contro l'umanità di tutto il Novecento. La carestia in Ucraina, regione del Volga, Kazachistan e altre aree dell'URSS nel 1932-33 non fu dovuta a cause naturali, ma al sistema di potere voluto da Stalin. Collettivizzazione forzata dell'agricoltura, guerra alla proprietà privata nelle campagne, distruzione della classe media e dell'impresa privata sotto un regime dittatoriale, violenza dello Stato contro i contadini: tutto ciò comportò per milioni di persone distruzione, fame e morte in condizioni agghiaccianti. L'Unione europea onora le vittime di quel crimine e si inchina davanti a coloro che riuscirono a sopravvivere, ultimi testimoni viventi di quella tragedia.
Ma la grande carestia si è abbattuta in particolare sulla popolazione dell'Ucraina. La politica di Stalin verso il Paese comportò, da un lato, la collettivizzazione con le sue condizioni disumane, dall'altro la distruzione della cultura nazionale, delle chiese e la repressione dell'intellighenzia. Negli anni Trenta, numerosi scrittori ucraini vennero giustiziati, incarcerati o internati in campi di lavoro. Nel 1932, i circoli di scrittori esistenti furono sciolti. Tanti esponenti della cultura nazionale persero la vita e la "Rinascita giustiziata" (Rozstriliane Vidrodzenniya) è assurta a simbolo dell'Ucraina del XX secolo.
La carestia in Ucraina e in altre regioni dell'URSS rappresenta un campo di ricerca d'obbligo per gli storici, i politologi e gli studiosi dei totalitarismi. Non può essere oggetto di manipolazioni ideologiche o di altri disegni nazionalisti. Tutti gli archivi dello stalinismo vanno resi pubblici e studiati meticolosamente per appurare il numero di vittime, con una descrizione accademica circostanziata delle cause, del decorso e delle conseguenze della carestia. Conoscere la verità sul passato gioverà all'unità e al radicamento di una cultura della democrazia quale fondamento permanente dell'Europa.
Colgo l'occasione per ricordare la grande opera dell'espatriato polacco Jerzy Giedroyc, che con il suo mensile Kultura pubblicato a Parigi contribuì alla reciproca comprensione tra Polonia e Ucraina. Desidero soffermarmi sull'antologia in lingua ucraina pubblicata su Kultura nel 1957 sulla persecuzione degli scrittori ucraini o Rozstriliane Vidrodzenniya, antologia curata da Lavrinenko; o ancora, le cronache polono-ucraine del Professor Bohdan Osadchuk, apparse sulla stessa testata nel 1952. Li porto al Parlamento come esempi di un'Europa che lavora insieme contro il fatalismo storico e per la creazione di un consenso tra le nazioni su un futuro comune fondato sulla democrazia.
Šarūnas Birutis (ALDE). – (LT) Onorevoli, la grande carestia dell'Holodomor che colpì l'Ucraina costituisce un episodio della storia europea che non va dimenticato. Resto dell'idea che quella carestia vada riconosciuta come genocidio perpetrato dall'URSS contro la nazione ucraina. Fu uno dei peggiori crimini contro l'umanità commessi in era sovietica, ma la tragedia del popolo dell'Ucraina fu anche un segreto gelosamente custodito, dato che persino in Europa erano in pochissimi a sapere che uno dei crimini più raccapriccianti di tutto il Novecento non fu commesso in qualche terra lontana, ma qui da noi, in Europa, e in tempo di pace. Milioni di ucraini furono vittime della carestia provocata artificialmente dalle autorità sovietiche. Lo sterminio dei contadini da parte del totalitarismo sovietico comporta anche, per l'Ucraina, un problema identitario. Pertanto, occorre anzitutto condannare i paladini di quel regime che, nelle repubbliche ex sovietiche, si ostinano a negare questo e altri crimini dell'era comunista; in secondo luogo, sostenere le ambizioni dell'Ucraina – probabile futuro Stato membro – di veder riconosciuto internazionalmente il genocidio della nazione ucraina. In terzo luogo, l'Holodomor fu solo uno tra i crimini del comunismo. Crimini che restano tuttora in attesa di una seconda Norimberga.
Milan Horáček (Verts/ALE). – (DE) Signora Presidente, insieme a molti altri Paesi, l'UE ha riconosciuto la catastrofe nota come Holodomor che colpì l'Ucraina nel 1932-33 come un crimine contro la popolazione del Paese. Persino l'ONU, all'Assemblea Generale del 2007, ha adottato una risoluzione di commemorazione delle vittime e di condanna del regime.
Il regime sovietico stalinista provocò deliberatamente una penuria di alimenti che costringesse l'Ucraina – e non solo – a piegarsi alla pianificazione delle attività agricole. Agli occhi dei governanti dell'epoca, questo obiettivo contava di più che preservare la vita umana, senza alcuna considerazione per l'essere umano e per i milioni di persone morte di stenti. L'Holodomor non fu una calamità naturale: fu pianificato a tavolino ed eseguito a sangue freddo.
Accolgo con favore questa discussione. Ristabilire la verità e rendere noti i crimini è l'unico modo per fare i conti con il passato. L'apertura degli archivi è un primo passo nella giusta direzione e questo vale non solo per l'Ucraina, ma anche per tutti gli altri Paesi che furono sottoposti al regime comunista sovietico, Russia inclusa.
Ma come l'esperienza in fatto di archivi insegna, l'accesso pubblico e generalizzato in sé non basta. Occorre fornire assistenza nella ricerca di informazioni, per esempio aprendo centri di documentazione o ingaggiando degli storici.
I crimini non possono essere disfatti e non vanno dimenticati – né, ciò che più conta, vanno dimenticate le vittime. Riconoscere a livello mondiale l'Holodomor come omicidio di massa perpetrato in Ucraina e altrove avrà un enorme impatto politico, perché stabilirà un precedente per tante altre nazioni che in passato furono teatro di omicidi di massa.
Ad ogni buon conto, ricordando quel crimine e condannandolo senza riserve l'UE lancia alla Russia un messaggio inequivocabile: per il futuro partenariato e per i negoziati di associazione, il rispetto dei diritti umani – uno dei pilastri su cui si regge l'Unione – non è negoziabile.
Wojciech Roszkowski (UEN). – (PL) Signora Presidente, nel 1932-33 le autorità sovietiche diedero il via alla confisca degli alimenti dal kolchoz ucraini, riducendo gli agricoltori alla fame. Fu l'inizio della carestia nota come Holodomor, con la morte di milioni di abitanti in un Paese che sino a quel momento era stato un granaio. Poiché l'operazione, voluta da Stalin e dai suoi scagnozzi, aveva come bersaglio i contadini ucraini – come gruppo sociale, ma anche come nazionalità – l'Holodomor rientra appieno nella definizione di genocidio di cui alla Convenzione ONU del 1948.
La risoluzione stilata per il 75° anniversario dell'Holodomor è un compromesso in cui la verità di tale crimine è largamente riconosciuta, ma non lo definisce apertamente come genocidio. Ciò a causa di diversi gruppi politici di questo Parlamento. Nei negoziati sul compromesso, ho potuto constatare che il gruppo socialista in generale è contrario a dibattiti storici. Bella coerenza, visto che i socialisti europei non stanno nella pelle all'idea di condannare il nazismo o il Generale Franco, per poi non riuscire, sul piano emotivo, a fare altrettanto con le autorità sovietiche o con i repubblicani spagnoli.
In quei negoziati ho anche sentito dire che commemorare significa rispettare e che pertanto termini come "genocidio" sono da evitare. Simili moralismi, questa memoria selettiva tra i socialisti europei mostrano come il materialismo storico abbia lasciato posto a un relativismo isterico. Continuo a sperare, tuttavia, che ciò non valga per tutti i colleghi di sinistra.
Un'altra argomentazione ascoltata è che i socialisti sarebbero contrari a votare sulla verità storica. Cioè sulla verità vera. Ma qui non è in causa la verità dell'Holodomor, quanto piuttosto la verità su di noi. Una risoluzione di argomento storico è sempre un riconoscimento di valori e non prendere posizione è già in sé una posizione. Significa che le parole divengono vacue. In che modo esprimere il proprio rapporto con i valori, se non valutando gli eventi del passato? Un genocidio è un genocidio, a prescindere dal fatto che l'abbia commesso Hitler o Stalin, o da ciò che ne pensi l'attuale governo russo. Se oggi qualcuno affermasse che le vittime dell'Olocausto meritano meno attenzione delle camere a gas, si giocherebbe la propria credibilità. Ma davanti alla legge e alla verità siamo tutti uguali.
Georgios Toussas (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, ecco che dalla faretra dell'anticomunismo ora salta fuori la freccia della carestia in Ucraina, pur di servire gli interessi della campagna anticomunista, riscrivere la Storia, criminalizzare l'ideologia comunista e mettere al bando i comunisti. Potrei citare più esempi di Paesi in cui i simboli e i partiti comunisti sono ancora proibiti, e sono Paesi membri dell'UE.
E' uno spudorato tentativo di distorcere fatti storici e di interpretarli in modo arbitrario e non scientifico, dal momento che l'obiettivo ultimo è prestar sostegno alla strategia di diffamazione del socialismo e del comunismo.
All'anticomunismo si sono sempre accompagnati i più brutali ed efferati attacchi contro il popolo. Mentre divengono più intensi gli attacchi antipopolari che l'Unione europea perpetra ai danni dei diritti fondamentali acquisiti dai lavoratori a prezzo di dure lotte e sacrifici, mentre lo sfruttamento da parte del capitale diviene più selvaggio e barbaro, mentre la politica imperialistica dell'Unione contro Paesi e nazioni si fa più aggressiva e criminosa, ecco intensificarsi anche l'anticomunismo, la denigrazione reazionaria del socialismo già vista nel XX secolo e gli attacchi all'avanguardia operaia o ai partiti comunisti perseguitati.
Questa becera propaganda si iscrive in una politica di spudorata menzogna e calunnia al solo scopo di screditare, specie agli occhi dei giovani, l'enorme contributo dato dal sistema socialista alla sconfitta del fascismo e alla costruzione, per la prima volta nella storia dell'umanità, di una società libera dal giogo dello sfruttamento tra gli individui. E' in atto il tentativo di equiparare il socialismo, ossia tutto ciò che di progressivo la mete umana abbia partorito, al fascismo disumano e reazionario, che è il vero frutto del barbaro sistema capitalista.
La carestia in Ucraina, come ogni storico obiettivo conviene, si dovette ai sabotaggi messi in atto dagli agricoltori più ricchi che, in risposta al nuovo potere sovietico e alla collettivizzazione delle terre, dapprima provocarono una guerra civile, poi procedettero a distruggere i macchinari, uccidere il bestiame, appiccare il fuoco ai kolchoz e, in generale, a sabotare semine e raccolti con ogni mezzo. E si dovette a una grave siccità e all'epidemia di tifo scoppiata all'epoca in Ucraina.
Ovviamente non è questo il modo di tenere un dibattito volto ad accertare una realtà storica. Se ritenete davvero di avere delle argomentazioni, organizzate un dibattito basato su dati scientifici che permettano di far emergere la verità.
Zbigniew Zaleski (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, l'Holodomor è un dato incontestabile e simboleggia uno dei metodi più disumani per perpetrare un massacro. Un'ideologia teoricamente al servizio degli umili assunse forme oggi al di là dell'immaginabile. Fu un metodo molto semplice, senza bisogno di uomini, armamenti o camere a gas. Bastava solo confiscare tutto ciò che la terra produceva ed ecco che la popolazione "disobbediente", non incasellabile nel sistema, sarebbe scomparsa dai suoi villaggi. Veniva imposta a viva forza un'utopia che, malgrado gli orrori e il prezzo pagato, sono ancora in tanti a ritenere allettante e che viene difesa anche da alcuni deputati della sinistra di questo Parlamento. L'ideologia bolscevica faceva ricorso a metodi per i quali non vi è giustificazione possibile. Il mio dottorato sull'Ucraina ha avuto per oggetto proprio i traumi di coloro che sono sopravvissuti a tale orrore socialista, anche se sopravvivere era l'eccezione. E i loro racconti rivelano che la fame portò al cannibalismo; è noto il caso di una madre che mandò il figlio di sei anni nella foresta in pieno inverno, perché restando nel villaggio non sarebbe sopravvissuto e sarebbe stato divorato.
Da un lato abbiamo gli anni Trenta, con Stalin, il saggio padre e amico di cotanti fautori della rivoluzione planetaria; dall'altro, milioni di esseri umani morti di fame e di stenti in mezzo a una strada. Doveva trattarsi di uno spettacolo agghiacciante anche per i commissari politici al servizio delle autorità. Ecco come stavano le cose nell'Ucraina orientale. Dieci anni dopo, tuttavia, una tragedia della stessa natura si abbatté sui polacchi in quella che era allora la Polonia orientale, anche se non alla stessa scala. L'ideologia nazionalista dell'UPA ucraino, colluso con i nazisti, portò alla pulizia etnica contro i polacchi e con metodi non meno barbari: persone bruciate vive, donne incinte sventrate, bambini decapitati a colpi d'ascia. All'epoca, gli uomini erano al fronte. Oggi il Calvario dell'Est, come lo chiamano coloro che gli sopravvissero, è avvolto dal tabù in un silenzio imbarazzato; ironia della Storia, vengono addirittura erette statue per ricordare i leader nazionalisti dell'epoca. Forse è questa l'occasione – abbiamo qui con noi osservatori giunti dall'Ucraina – di onorare le vittime dell'Holodomor ma anche tutti i polacchi e gli ucraini che furono massacrati perché non condividevano quell'ideologia. Sono fatti difficili da ammettere, ma non farlo significherà complicare il ravvicinamento tra i popoli e l'ammissione dell'Ucraina nella sfera valoriale europea, per la quale tanto ci battiamo in questo Parlamento.
Posso capire le rimostranze della Russia verso l'UE. Se bisogna parlare dell'Holodomor, è la loro argomentazione, allora perché non degli amerindi sterminati nel Nuovo Mondo dai colonizzatori? L'Holodomor merita certo una condanna particolare, ma non dimentichiamo coloro che furono inviati a milioni nei campi di lavoro – cioè di sterminio – in Siberia durante la seconda guerra mondiale: ucraini, polacchi, tartari. A beneficio dell'Aula, aggiungo che dei 100.000 prigionieri di guerra dell'esercito del generale Paulus inviati in Siberia dopo Stalingrado, nel 1955 ne erano vivi soltanto 5000. Per il bene dell'Europa, questo Parlamento non può minimizzare le tragedie del Novecento.
Csaba Sándor Tabajdi (PSE). – (HU) Il più grande poeta ungherese del Novecento scriveva: "Il proprio passato va confessato!". Certo, ma non allo scopo di fomentare le tensioni tra popoli e Paesi. Ogni popolo ha i suoi peccati e il modo in cui i tedeschi hanno fatto i conti con il loro ruolo durante la Seconda guerra mondiale è esemplare. Da polacco, l'onorevole Zaleski ha ricordato che sono in tanti ad avere peccati da confessare e che l'Holodomor non è certo l'unico. Parlo da rappresentante di un Paese il cui parlamento, nel 2003, è stato il primo a condannare l'Holodomor: e, al contempo, mi auguro che il dibattito non prenda una piega antirussa, perché i presenti in Aula, coloro che sono intervenuti, avranno certo dimestichezza con la cartina etnica dell'Ucraina, sapranno certamente quali Paesi furono colpiti dall'orrore stalinista con cui la dittatura comunista si è sforzata di sterminare i contadini – gran parte delle vittime furono ucraini, ma non in via esclusiva. In centri come Donetsk, Dnepropetrovsk o Odessa fra le vittime vi erano anche romeni, russi, ebrei e altri gruppi etnici. In quei luoghi, il bersaglio da sterminare erano i contadini.
Dobbiamo riconoscere che si trattò di un genocidio, ma non su basi etniche. In base alle idee di un'inaccettabile dittatura stalinista e comunista di stampo novecentesco, peraltro fallita, si volle sterminare un intero ceto e un intero mondo, i contadini. Le vittime di tale campagna furono soprattutto ucraine, ma è d'obbligo onorare tutte le vittime, senza distinzioni di nazionalità. Non risponde a verità quanto affermato dall'onorevole Roszkowski, ossia che il gruppo socialista starebbe tentando di occultare qualcosa. No, noi stiamo solo rendendo giustizia ai fatti storici e su di questi insistiamo, perché prendendo posizione sull'Holodomor non intendiamo però prestarci a una requisitoria contro la Russia – che pure deve farsi un serio esame di coscienza sul tema dello stalinismo e delle fosse di Katyn, senza però dimenticare che anche il popolo russo ebbe a soffrire altrettanto dalla dittatura di Stalin, con un numero di vittime simile ad altri popoli.
Insomma, dobbiamo certamente tributare un omaggio, ma in discussioni come questa sforziamoci di rispettare i fatti storici. Inchiniamoci davanti alle vittime dell'Holodomor, ma non facciamo il gioco del nazionalismo ucraino; anzi, adoperiamoci perché Russia, Ucraina e ogni altro Paese facciano i conti con il proprio passato e si rappacifichino.
István Szent-Iványi (ALDE). – (HU) Signora Presidente, dopo anni di negazionismo e di silenzio, oggi nessuno contesta più che l'Holodomor fu uno dei più gravi stermini di massa deliberati e perpetrati a fini politici di tutto il Novecento. Chinando il capo davanti alle vittime, il Parlamento europeo dà compimento a un obbligo aperto da tempo. L'alleato più stretto del peccato è l'indifferenza, è l'oblio. Noi non dobbiamo dimenticare! Perché Stalin potesse realizzare i suoi piani di dittatore, milioni di persone persero la vita. L'intento non era solo quello di collettivizzare l'agricoltura con la forza – era questo solo uno degli obiettivi – ma anche di stroncare ogni coscienza nazionale ucraina, di cancellare i fondamenti dell'identità nazionale. Negli anni dell'Holodomor, e in tutti gli anni Trenta, l'80 per cento degli intellettuali ucraini fu sterminato. La chiesa indipendente ucraina fu abolita, la lingua ucraina venne bandita dalla vita pubblica. L'Holodomor è parte indelebile della memoria collettiva e dell'identità nazionale ucraina.
Non possiamo misconoscere il sacrificio compiuto dai cittadini ucraini pur di vivere in libertà e di poter decidere del proprio futuro. Questo Parlamento riconosce le ambizioni europee dell'Ucraina. Adottando questa risoluzione, lanciamo il messaggio che non solo il passato, ma anche il futuro dell'Ucraina sono indissolubilmente legati a quelli dell'Europa. Grazie per la parola.
Inese Vaidere (UEN). – (LV) Onorevoli parlamentari, la carestia provocata artificialmente in Ucraina, o carestia genocida, è uno dei più gravi crimini contro l'umanità di tutta la Storia. In base a ogni criterio, rientra nella definizione di genocidio. Anzitutto ebbe natura etnica, visto che mirava a colpire il popolo ucraino in rivolta, che si era più volte mostrato insofferente alla russificazione. In secundis, fu un genocidio sociale contro i prosperi agricoltori ucraini, anche se la carestia sterminava chiunque a prescindere dal censo. Fu un crimine di totale cinismo. Il regime totalitario comunista di Stalin trovò il modo meno costoso per far fuori il massimo numero di persone. In Ucraina, lenta e inesorabile, la carestia uccise milioni di persone. Oggi sono disponibili nuove prove documentali che dimostrano come persino i Nazisti, negli anni Trenta, andassero a Mosca per studiare come pianificare gli stermini di massa. All'epoca, le decisioni sulla confisca degli alimenti venivano prese a Mosca. Ma anche la decisione sulla guerra del gas tra Ucraina e Russia, nel 2006, ancora una volta è stata presa a Mosca. Data la sua concezione della politica estera, la Russia contemporanea sta dimostrando chiaramente l'intenzione di riprendersi la propria posizione nella sua sfera di influenza. A Mosca, gli storici di corte non hanno alcuna vergogna ad affermare che la carestia in Ucraina fu esclusivamente artificiale. C'è da sperare che l'Ucraina non sarà la prossima, dopo la Georgia, a vedersi brutalmente aggredita dalla Russia. Lo si dica chiaramente: in Ucraina vi fu un genocidio. Il mio Paese, la Lettonia, l'ha già fatto, come tanti altri Stati, con una risoluzione parlamentare. Ribadisco ancora una volta che i crimini del totalitarismo comunista vanno condannati alla stessa stregua di quelli del nazismo. Occorre un'altra Norimberga, perché le vittime innocenti sono vittime, a prescindere da chi sia il carnefice. Pur con tutte le nostre diverse esperienze, è assolutamente necessaria una visione omogenea degli eventi storici nell'Unione europea. Anzi, è il fondamento del nostro comune futuro. Grazie.
Tunne Kelam (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, i regimi totalitari comunisti hanno fatto sistematicamente ricorso alla carestia artificiale. 75 anni fa, Stalin decise di cancellare l'identità nazionale e la resistenza ucraina provocandone una proprio nel granaio d'Europa.
Alle aree colpite non fu solo negato ogni aiuto: ad aggravare le cose, attorno a centinaia di villaggi l'Armata Rossa impose un cordone sanitario. A chi moriva di fame venne negato il più basilare dei diritti umani: quello di fuggire da morte certa. Chi cercava di scappare veniva braccato come un animale e abbattuto. Solo oggi si inizia a reagire a uno dei crimini più raccapriccianti della dittatura comunista. Un crimine che attende ormai da troppo tempo un giudizio autorevole.
Alle vittime di tutti i crimini contro l'umanità va riconosciuta pari dignità. Non possono esservi le vittime di serie A del nazismo e quelle di serie B del comunismo solo perché l'Europa non si è ancora saputa dare un approccio uniforme a tutti i totalitarismi ed esita a prendere posizione sui crimini commessi nell'Est del continente.
Abbiamo il dovere di sapere che cosa accadde sotto Stalin esattamente come sotto Hitler. Dobbiamo estendere la nostra solidarietà non solo alla nazione ucraina e, naturalmente, a tutte le nazioni che hanno dovuto subire i crimini del totalitarismo, ma dobbiamo emettere anche un verdetto morale. Solo così potrà dirsi assolto lo scopo di dibattiti come questo: garantire che quel colossale, devastante disprezzo per la vita e la dignità umana non si ripeta mai più in nessun luogo d'Europa.
Occorre una riconciliazione paneuropea, che può scaturire solo dalla verità e dalla giustizia. E' nostro dovere garantire che il celebre motto "mai più" valga anche per la nazione ucraina.
Janusz Onyszkiewicz (ALDE). – (PL) Alla domanda se avesse senso rischiare un conflitto nucleare pur di rovesciare il capitalismo, Mao Tse Tung rispose che valeva la pena di sacrificare anche cento milioni di vite pur di far vivere felice il resto dell'umanità nel comunismo. Anche Stalin era animato dalla stessa logica criminosa e spietata. Quando tra i contadini prese a montare la resistenza alla collettivizzazione, decise di eliminare fisicamente la popolazione delle regioni più riottose. Che erano popolate di ucraini. La loro eliminazione avrebbe risolto anche il problema della nazionalità: come Stalin disse in un'altra occasione, "la questione della nazionalità è in realtà un problema di contadini".
In conseguenza di una campagna criminosa studiata a tavolino, in Ucraina persero la vita milioni di persone. Sono illuminanti le statistiche demografiche: la popolazione dell'Ucraina, oltre 31 milioni di abitanti nel 1926, malgrado il naturale incremento demografico nel 1939 era scesa a 28 milioni.
Non fu sterminata solo la popolazione dell'Ucraina sovietica. Le confische di alimenti, abbinate al divieto di importare alimentari da altre aree, provocarono la carestia anche nella regione del Volga, nel Kuban e nel Caucaso settentrionale. Aree popolate prevalentemente da ucraini, ma anche da russi. Se oggi solleviamo la questione della carestia in Ucraina, è anche nella convinzione che quel frammento della drammatica storia d'Europa non sia ancora sufficientemente conosciuto.
(Applausi)
Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN). – (PL) Signora Presidente, il secolo scorso è stato teatro di massacri tremendi. Alcuni eseguiti a colpi d'arma da fuoco, con il gas, a colpi d'ascia o di forcone, altri con l'arma della fame. Nel territorio dell'allora Ucraina sovietica il massacro fu condannare alla morte per fame milioni di persone in una terra tra le più fertili del Pianeta. Fu un atto deliberato, non una calamità naturale o meteorologica.
E' inquietante che, per anni, il genocidio perpetrato su ucraini, polacchi e russi non sia stato chiamato con il suo nome; e lo è pure, oggi, che non sia chiamato con il suo nome il genocidio di centinaia di migliaia di polacchi, ebrei e ucraini che durante la Seconda guerra mondiale si opposero al fascismo dei nazionalisti ucraini nei territori della Polonia attuale e dell'epoca. Ma è ancor più preoccupante che la mancata condanna giustifichi ora, e legittimi, organizzazioni che si rifanno all'eredità di quegli assassini. Organizzazioni che operano in Europa alla luce le sole. Non vi sono genocidi giustificabili politicamente: vanno chiamati per ciò che sono e condannati.
Ari Vatanen (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, se stiamo discutendo ora, 75 anni dopo, di questa carestia provocata è perché, non discutendone, rischieremmo la nera mezzanotte della giustizia. Mancano due ore a mezzanotte, ma noi stiamo costruendo il futuro. Che non può poggiare su fondamenta instabili, ma solide: quelle della verità. Non si può costruire il futuro sulle bugie, perché sarebbe costruire sulla sabbia.
L'esatto numero di morti nel Paese non conta. Conta invece che la vittima della carestia artificiale – la popolazione ucraina – si veda resa giustizia, perché è essenziale ristabilire la fede nella giustizia. Altrimenti sarà impossibile costruire una società giusta e non vi sarà fiducia nel futuro. Occorre prestare ascolto al grido di tutte le vittime, siano esse vittime del nazismo, dell'apartheid, della schiavitù o del comunismo.
Il Parlamento europeo, che difende i valori fondamentali dell'umanità, non può permettersi l'ambiguità. Ecco perché si impone la massima obiettività, anche se politicamente fa male. In caso contrario, si rinuncia a difendere la dignità umana. E' allarmante che oggi, in Russia, la storia venga riscritta: come pensare di costruire un futuro comune? E' un momento ideale per discutere dell'Ucraina, perché proprio ora, nel 2008, l'Ucraina ha bisogna di aiuto, della speranza di un futuro migliore: poter aderire, un giorno, all'Unione europea.
Jana Hybášková (PPE-DE). – (CS) La carestia fu frutto di una politica sistematica studiata a tavolino da Stalin con obiettivi ben precisi: la rinuncia alla proprietà terriera, la creazione dei kolchoz, l'uso di tutte le scorte di sementi e dei prodotti agricoli per sfamare l'esercito russo, la riduzione dei centri urbani dell'Ucraina alla fame. Scopo ultimo: cancellare l'Ucraina come nazione. E' stato un genocidio, con la persecuzione dei civili nel Paese per ragioni politiche e razziali: rientra quindi nella definizione giuridica di crimine contro l'umanità. Non è in gioco soltanto la commemorazione della carestia: qui si tratta di risarcire le vittime sul piano simbolico, di studiare attentamente, analizzare, conoscere e accettare le responsabilità di ognuno, di saldare insieme, a livello europeo, un conto in sospeso. Il comunismo è un crimine contro l'umanità, paragonabile nelle sue conseguenze al fascismo e al nazismo.
Si proceda a creare l'Istituto della memoria e della coscienza europee. Si festeggi il 23 agosto come Giornata delle vittime di tutti i sistemi totalitari. Si riconosca il comunismo come capitolo tremendo della nostra comune storia europea. Solo riconoscendo insieme le responsabilità del passato potremo trovare la via per il futuro. Situazioni come quelle vissute dalla società irachena, o altrove nel mondo d'oggi, per esempio, dimostrano che quanto più è profondo il danno al tessuto sociale, tanto più doloroso, costoso e umanamente difficile sarà ripararlo. L'Ucraina ne porta ancora le cicatrici: non neghiamole il nostro aiuto.
Urszula Gacek (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, oggi il Parlamento europeo commemora le vittime di uno dei peggiori crimini di Stalin, la carestia provocata artificialmente dal dispotico regime bolscevico al potere in URSS nell'intento di indebolire e annientare la nazione ucraina, stroncandone così il desiderio di libertà e di indipendenza come Stato autonomo. L'Ucraina, così come alcune regioni della Russia meridionale, il Caucaso settentrionale e il Kazakstan, furono teatro di strazio, orrore, disperazione e sofferenze per intere famiglie che morivano tra gli stenti.
Oggi intendiamo tributare un omaggio a tutti coloro che perirono nella grande carestia in Ucraina. Ma va ugualmente onorata la memoria delle vittime di stragi, massacri compiuti dai militari e operazioni di pulizia etnica: simili misfatti non possono cadere nell'oblio. A prescindere dalle cause che li motivarono o dal fine ideologico che intendevano servire, in tutti questi misfatti vi è una costante: la sofferenza di chi ne fu vittima.
Mostriamoci solidali con il popolo ucraino, ma chiediamo all'Ucraina di fare i conti con le pagine nere della sua storia. Tra il '39 e il '45, i nazionalisti dell'Esercito Nazionale Ucraino massacrarono 150 mila polacchi, perlopiù donne e anziani. Mariti e padri esiliati in Siberia vivevano in un inferno, ma nutrivano la speranza che le loro famiglie, presso la frontiera orientale, fossero al sicuro. Purtroppo, quelle stesse famiglie caddero vittime dei nazionalisti: nel nuovo Stato ucraino non vi era posto per i loro vicini polacchi. Le vittime dei massacri compiuti lungo la frontiera orientale attendono ancora di veder scolpita la loro storia nella comune coscienza europea, come avviene ora con le vittime della grande carestia.
Colm Burke (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, venendo dall'Irlanda – paese devastato da una tragica carestia 150 anni fa, comprendo l'aspirazione degli ucraini a veder onorata la memoria delle vittime della carestia artificiale del 1932-33.
La risoluzione è in linea con altre già adottate in sedi internazionali quali UNESCO e OSCE. Alla 34esima sessione della Conferenza generale dell'UNESCO, con il sostegno anche dell'Irlanda veniva adottata una risoluzione sulle vittime dell'Holodomor in Ucraina.
Al Consiglio ministeriale dell'OSCE di Madrid del novembre 2007, 30 Paesi si sono associati alla dichiarazione in cui l'Ucraina commemorava il 75° anniversario dell'Holodomor.
L'integrazione europea non può prescindere dalla disponibilità a fare i conti con la tragica storia del Novecento. La presente risoluzione lancia agli stati dell'ex Unione Sovietica un importante appello: aprire gli archivi su questa tragedia per consentirne lo studio approfondito così da far piena luce sulle cause e gli effetti di quella carestia.
Ancor oggi, i familiari delle vittime attendono giustizia: va riconosciuto loro il diritto d'accesso alle informazioni contenute negli archivi, così da rimuovere il velo su una delle più gravi catastrofi di tutta la storia moderna dell'Ucraina.
Sommo la mia voce a questa manifestazione di solidarietà ai milioni di ucraini rimasti vittime di quella tragedia e, in particolare, ai familiari di coloro che vi persero la vita.
Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Mio padre, Štefan Kányai,che trascorse oltre dieci terribili anni nei gulag russi – tra Urali, Karaganda e Kazachistan – mi diceva spesso: "Ci sono testimoni ancora vivi che hanno visto e ricordano il genocidio di Stalin, un massacro commesso senz'armi. Il regime di Stalin ha fatto sparire intere pagine dagli annali della storia d'Europa e voi avete il dovere di far aprire gli archivi dell'ex Unione Sovietica per reinserircele. La memoria delle vittime è sacra e voi dovete agire!".
Sono profondamente commossa che il mio nome, accanto a quello dei colleghi del gruppo PPE-DE e di altri gruppi politici, figuri in capo a una risoluzione in cui si ribadisce che l'integrazione europea si fonda sulla disponibilità a fare i conti con la tragica storia del Novecento. Che questa risoluzione, proprio nel 2008 quando ricorre il 75° anniversario dell'Holodomor, possa dare il segno della nostra umana comprensione al popolo ucraino e ai sopravvissuti alla carestia in particolare, nonché alle famiglie e ai parenti delle vittime.
Possa questa risoluzione essere di monito a una generazione che non ha vissuto persecuzioni. La libertà è preziosa e non va data per scontata. Il male esiste ancora e va combattuto.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, solo dopo il crollo del blocco dell'Est ha iniziato a emergere la tremenda verità su quanto accaduto in Ucraina, e in altre regioni dell'URSS, sotto Stalin. Il totalitarismo aveva impedito al mondo di venire a conoscenza di simili ripugnanti crimini contro l'umanità. La grande carestia ucraina del '32-'33 è un fatto storico che, per tutta l'esistenza dell'URSS, le autorità comuniste hanno sempre negato. Oggi sappiamo che un numero infinito di esseri umani innocenti fu condannato a morte lenta per fame. Sono passati decenni dall'Holodomor, ma siamo ancora ben lungi dal sapere esattamente quante vittime fecero le politiche di Stalin.
Tengo a porre in risalto che riconoscere la grande carestia come genocidio o denunciare il totalitarismo di Stalin non è un atto contro il Cremlino, come spesso alcuni fanno credere. E' solo un gesto di rispetto verso le vittime di un sistema totalitario. L'UE, organo internazionale così impegnato sul fronte dei diritti umani, deve prendere una posizione chiara, senza ambiguità. Se vogliamo onorare la memoria delle vittime in modo dignitoso e adeguato, dobbiamo adottare una risoluzione che mostri chiaramente la verità storica ed esprima la solidarietà e la partecipazione dell'Unione europea.
Mieczysław Edmund Janowski (UEN). – (PL) Signora Presidente, oggi fatichiamo a immaginare che cosa significhi morire di fame in massa, o che siano potuti morire di stenti milioni di persone proprio in Ucraina, terra in grado di nutrire tutta Europa. E' stato il portato del totalitarismo comunista, con la morte di uomini, donne e bambini, ucraini o di altre nazionalità residenti nell'allora Unione Sovietica. Come chiamare questo crimine perpetrato 75 anni fa? Vi è solo una parola: genocidio. Bastava rubare cinque spighe di grano da un kolchoz per finire giustiziati, o in un campo di prigionia per anni.
Parlare oggi di quei fatti non significa attaccare la Russia, ma onorare le vittime del comunismo, dicendo con voce forte e chiara: mai più simili crimini.
Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. - Signora Presidente, onorevoli deputati, non credo che servano altre parole per condannare un crimine così feroce come quello perpetrato dalla dittatura stalinista, una delle due criminali dittature del secolo passato che hanno funestato l'Europa. Non servono altre parole perché i parlamentari che sono intervenuti lo hanno fatto in maniera autorevole e degna.
Vorrei concludere, signor Presidente, questo dibattito, leggendo poche parole del grande scrittore Vasilij Grossman, che nel suo romanzo "Tutto scorre" ha descritto i momenti più tragici della vicenda dell'Holomodor. La leggo come se fosse una sorta di preghiera laica, un ricordo per milioni di vittime, al quale associamo il ricordo di tante altre vittime innocenti il cui sacrificio, ripeto, non deve essere vano per l'Europa.
La morte di milioni di persone nel secolo passato provocato da dittature disumane deve essere il seme dal quale deve continuare a germogliare democrazia, devono avere l'effetto contrario di quello che volevano avere criminali dittatori. L'Unione europea, l'ho detto in apertura, è nata per costruire la pace e garantire la pace. Noi non possiamo però dimenticare il sacrificio di tante vittime innocenti.
Vi leggo le parole con le quali Grossman ha raccontato sinteticamente la tragedia di tanti anni fa: "L'inedia rase al suolo il paese. Prima toccò ai bambini, poi agli anziani e successivamente alla gente di mezza età. All'inizio scavarono le fosse nelle quali seppellire i morti; poi smisero di farlo quando non ne ebbero più la forza. I morti giacevano nei cortili e alla fine rimasero lì nello loro capanne. Tutto sprofondò nel silenzio e l'intero paese venne decimato. Non so chi morì per ultimo."
Nous n'oublierons jamais. We will never forget. Non dimenticheremo mai queste vittime innocenti, sulle quali noi vogliamo costruire un futuro diverso.
Presidente. – Ho ricevuto quattro proposte di risoluzione(1) ai sensi dell'articolo 103, paragrafo 2 del Regolamento.
Questa toccante discussione è chiusa.
La votazione si volgerà domani, giovedì 23 ottobre.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
András Gyürk (PPE-DE), per iscritto. – (HU) E' mia convinzione che, oltre ad approfondire l'integrazione, il Parlamento europeo debba sforzarsi sistematicamente di fare i conti con le ere più buie della nostra comune storia. Per questa ragione, mi compiaccio che la seduta odierna dia l'occasione di richiamare l'attenzione sulla carestia in Ucraina, una delle pagine più tragiche, e inspiegabilmente dimenticate, delle dittature comuniste del XX secolo.
Le divergenze attorno a una carestia che mieté circa 3 milioni di vite dimostrano chiaramente come, a tutt'oggi, quel periodo storico non sia stato ancora affrontato appieno. Noi non condividiamo la tesi di chi la attribuisce meramente a raccolti peggiori del solito, all'ostilità della popolazione ucraina o a errate decisioni di politica economica.
Dobbiamo dire a chiare lettere che la tragedia ucraina fu la diretta conseguenza del terrore assurto a politica di Stato. Mettendo fine alla collettivizzazione forzata e alla confisca delle scorte alimentari, i leader sovietici avrebbero potuto salvare milioni di vite, ma non lo fecero. E' proprio per questa ragione che gli eventi dei primi anni Trenta in Ucraina non differiscono dai più tremendi genocidi della storia.
A mio avviso tutte le dittature, che si parli delle atrocità del nazismo o di quelle dei sistemi comunisti, sgorgano dalla stessa fonte. Occorre far uso di ogni possibile strumento per rafforzare nelle nuove generazioni la coscienza dei crimini orrendi del comunismo. La creazione di un istituto europeo di ricerca e della memoria sulla storia dei totalitarismi può svolgere, al riguardo, un ruolo importante.
José Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Settantacinque anni fa, l'apparato stalinista mise in atto uno dei peggiori crimini di tutta la storia europea: l'Holodomor, la grande carestia che costò la vita a oltre tre milioni di ucraini.
Dopo essere stati privati, come sono tuttora, di importanti elementi costitutivi della loro identità collettiva, gli ucraini furono deliberatamente privati del cibo, in una crudele dimostrazione del "socialismo reale" e in un contesto di collettivizzazione forzata e campagne di sovietizzazione condotte da uno dei regimi più sanguinari della storia.
Gli ucraini, e con loro tutti gli europei, ricordano oggi la brutalità, la tirannia e la violenza del comunismo abbattutesi sul loro capo in ciò che fu, ai sensi del diritto internazionale, un chiaro caso di genocidio. L'intenzione di "sottoporre deliberatamente persone appartenenti al gruppo a condizioni di vita tali da comportare la distruzione fisica, totale o parziale, del gruppo stesso", per riprendere alla lettera la Convenzione per la repressione e la punizione del delitto di genocidio del 1948, è assolutamente evidente.
Un anno fa, il Presidente del Parlamento ha descritto l'Holodomor come un "crimine tremendo contro l'umanità". Tesi che condivido appieno, inchinandomi alla memoria delle vittime. Saluto tutti gli ucraini, e in special modo coloro che vivono e lavorano nel mio Paese, il Portogallo.