Progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2009
Hannu Takkula (ALDE). - (FI) Signora Presidente, in primo luogo sono lieto che il pacchetto di bilancio sia stato votato e approvato. Naturalmente, in qualità di vicepresidente della commissione per la cultura e l’istruzione, ho seguito con particolare attenzione tali questioni e mi rallegro che un importante progetto, il Festival olimpico della gioventù europea di Tampere, sia stato approvato.
E’ importante garantire che il bilancio sia impiegato per portare avanti progetti vicini ai cittadini, che in tal modo potranno vedere e toccare con mano le iniziative dell’Unione nella loro regione. Il bilancio è solido, ma devo dire che sospetto di aver votato in modo errato sulla rubrica 134 – che indica l’Unione europea quale partner globale –perché stavo seguendo l’elenco di gruppo e non sono completamente d’accordo con detto punto. Vale la pena forse sottolinearlo, ma in altri ambiti posso ritenermi soddisfatto di questo progetto di bilancio e sono lieto che sia stato approvato.
Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, mi sono astenuta dalla votazione 134 sul progetto di bilancio generale per il 2009 per la disonestà intellettuale e il cinismo dei promotori di questo emendamento che fanno leva sulle reali preoccupazioni e paure di molti dei nostri cittadini insinuando che, oggi come in passato i fondi per lo sviluppo UE sono stati concessi a governi e organizzazioni per programmi che includono, cito: “aborto coatto, sterilizzazione forzata e infanticidio”, atti che – va da sé – condanneremmo apertamente. In tal modo essi giustificano la formulazione di questo delicato emendamento, il cui testo viene già utilizzato con un occhio alle prossime elezioni europee di giugno. L’emendamento viene descritto come, cito: “un tentativo di escludere questo tipo di progetti dai fondi UE previsti nel bilancio 2009”. Poiché detti fondi non sono mai stati impiegati in tal modo, ma sempre in conformità alla Conferenza internazionale del Cairo sulla popolazione e lo sviluppo, e poiché non vi è alcuna proposta in merito nel bilancio di quest’anno, tutti i commentatori imparziali e intellettualmente onesti non possono che prendere atto della scorrettezza politica dei promotori.
Marusya Ivanova Lyubcheva (PSE) - (BG) Ho appoggiato il bilancio per l'esercizio 2009 e anche la proposta di incrementarlo rispetto a quanto proposto dalla Commissione. Benché non sia sufficiente a soddisfare le enormi richieste di tutti gli Stati membri né ad attuare appieno tutte le politiche prioritarie, ritengo che sia in linea con il fondamentale principio di solidarietà dell’Unione europea.
Destinando i fondi ai paesi e alle regioni meno sviluppate, lo strumento finanziario si è imposto quale importante fattore nel conseguimento di uno sviluppo equilibrato. A questo proposito, il Fondo di coesione svolge un ruolo importante, perché è rivolto a quegli Stati membri che necessitano di colmare il divario tra diversi livelli di sviluppo economico e sociale. E’ importante soprattutto per i nuovi Stati membri, i quali hanno veramente bisogno delle risorse finanziarie della Comunità. Non ritengo che queste risorse debbano essere soggette a condizioni siano più severe rispetto alle norme e procedure approvate dall’Unione europea.
Dette risorse sono estremamente importanti per aiutare la Bulgaria a colmare il proprio ritardo in termini di sviluppo e ad eguagliare le condizioni di vita medie dell’Unione europea. Il voto contrario alla proposta di accantonare a una riserva le risorse del Fondo di coesione è una decisione saggia. La proposta era legata a criteri vaghi, soprattutto per quanto riguarda il rimborso dei fondi non erogati. A mio parere, la Commissione e il Parlamento hanno a disposizione sufficienti meccanismi di controllo per far sì che i fondi siano impiegati in modo efficace.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signora Presidente, ho espresso voto contrario al progetto di bilancio per l'esercizio 2009, e in particolare contro il bilancio della Commissione, perché desidero esprimere una dichiarazione politica non approvando in alcun modo le azioni della Commissione.
Ritengo che la Commissione sia un’istituzione che, per i suoi stessi principi, opera in modo poco democratico, perché è composta da un collegio di alti funzionari nominati puramente su basi politiche, i quali ciononostante si comportano come fossero una sorta di mandarini europei che mal tollerano essere controllati e che, in effetti, non possono neppure essere puniti.
Per quanto riguarda il bilancio dell'esercizio 2009, dal punto di vista politico mi oppongo, innanzi tutto, agli incessanti sforzi compiuti dalla Commissione per proseguire, con ogni mezzo possibile, sulla malaugurata strada dell’adesione della Turchia islamica e non europea all’Unione . Non intendo dare il mio appoggio a questa politica.
Progetto di bilancio generale dell’Unione europea – Esercizio 2009
Colm Burke (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, abbiamo votato a favore dell’emendamento n. 134 dell’onorevole Sinnott, il quale impedirebbe di concedere aiuti comunitari a qualunque governo, organizzazione o programma che appoggi o partecipi alla gestione di progetti che comportino violazioni dei diritti umani quali l’aborto coatto, la sterilizzazione forzata o l’infanticidio.
Riteniamo tuttavia importante mettere in discussione la giustificazione addotta dall’onorevole Sinnott per la presentazione di un siffatto emendamento. Questa settimana, nella sua dichiarazione alla stampa , ha citato paesi quali Cina e Vietnam che, a suo dire, impiegherebbero i finanziamenti UE, erogati tramite il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), per aborti coatti, sterilizzazioni forzate e infanticidi. Ho parlato con il direttore dell’ufficio dell’UNFPA a Bruxelles questa mattina: egli ha riferito che il Programma delle Nazioni Unite per la popolazione non sostiene la coercizione né l’aborto. Esso si conforma al mandato della Conferenza internazionale del 1994 su popolazione e sviluppo, in cui si dichiara esplicitamente che i programmi per la salute riproduttiva devono fornire la più vasta gamma di servizi senza alcuna forma di coercizione. Inoltre, la comunità mondiale ha stabilito che l’aborto non deve mai essere promosso quale metodo di pianificazione familiare. I cittadini cinesi hanno tratto beneficio dalla presenza dell’UNFPA e dalle iniziative che esso ha portato nel loro paese: nelle zone della Cina (e di altri paesi) in cui opera , le donne hanno a disposizione molteplici opzioni nelle decisioni in materia di salute riproduttiva, e dispongono inoltre di maggiori informazioni al riguardo, nonché la libertà di accedervi.
Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, quella che si è appena svolta è stata una votazione complessa su un bilancio altrettanto complesso. Mi rincresce che l’emendamento n. 133 non sia stato accolto, perché avrebbe dato maggior risalto alle esigenze dei bambini disabili curati in istituto e a noi stava a cuore la loro deistituzionalizzazione. Questo tema non è tuttavia scomparso e noi continueremo a lottare per i loro diritti. Spero che il Presidente della Commissione risponda alla mia lettera a tale riguardo.
Astrid Lulling (PPE-DE). - (FR) Signora Presidente, ho votato contro la risoluzione sul progetto di bilancio generale dell’Unione europea a causa del tentativo in extremis da parte del gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea di presentare un emendamento – che la maggior parte dei miei colleghi non ha nemmeno visto e di cui non ha valutato la portata – per interpretare il famoso pacchetto Cox, riguardante lo status futuro degli eurodeputati, in maniera tale da rendere totalmente privo di senso il loro fondo pensionistico volontario.
Tale emendamento non rispecchia quanto espressamente concordato nel pacchetto Cox, perciò privare quasi tutti i deputati di nuovi diritti è fuori discussione. Questo emendamento non può assolutamente avere alcun effetto sulle disposizioni attuative che saranno formulate in merito.
Ci assicureremo che questa situazione venga risolta, perché la votazione si è svolta all'insaputa dei deputati, e tutti stanno cercando di parlare con me, sorpresi della reale portata di questo emendamento. In qualità di vicepresidente del fondo pensioni, vigilerò affinché si ponga rimedio a tale situazione.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signora Presidente, nella votazione finale ho espresso parere contrario al progetto di bilancio generale per l'esercizio 2009 per le diverse istituzioni europee, tra cui, ovviamente, il Parlamento. L’ho fatto prima di tutto perché non sono convinto che tutte queste istituzioni , senza eccezione alcuna, gestiscano il vasto gettito fiscale in economia e responsabilmente. Francamente, penso anzi che sia vero l’opposto.
L’immagine che i nostri elettori hanno delle istituzioni europee – e dovremmo saperlo bene – è quella di un paese di bengodi dove burocrati ed eurodeputati strapagati e insufficientemente tassati formano una specie di nomenclatura in stile sovietico che prende decisioni senza consultare gli elettori e sicuramente contro la volontà e gli interessi dei cittadini.
Questa è un’immagine certamente non è sempre rispondente al vero, ma in essa temo vi siano elementi di verità applicabili a un gran numero di istituzioni europee.
A mio parere, ciascuno dovrà mettere ordine in casa propria in futuro, prima di poter dare un’immagine più positiva della nostra Europa.
Oldřich Vlasák (PPE-DE). – (CS) Permettetemi di spiegare perché ho votato a favore della relazione dell’onorevole Stockmann sulle tariffe aeree. Da un lato, vedo con favore l’obbligo di riportare chiaramente i costi aggregati , comprensivi di tasse aeroportuali, sui biglietti aerei e nelle offerte ai viaggiatori, perché ciò garantirà maggiore trasparenza per i passeggeri e incoraggerà la concorrenza . Ma, soprattutto, sono a favore del limite che unifica i diritti aeroportuali per i principali aeroporti nazionali e per quelli con maggiore traffico e permette agli aeroporti più piccoli di offrire tariffe più basse, creando quindi condizioni di concorrenza in un mercato che al momento lascia molto a desiderare in fatto di trasparenza. Si tratta di un’occasione di sviluppo per gli aeroporti regionali e di ampliamento per la gamma di servizi aerei offerti al pubblico.
Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signora Presidente, considerata la crescente minaccia della pirateria in mare al largo del Corno d’Africa, il progetto di proposta di risoluzione sulla pirateria sostiene la volontà espressa dagli Stati membri di intraprendere un'operazione navale coordinata. Purtroppo gli emendamenti sono perlopiù pie speranze oppure si limitano a sottolineare ovvietà, come lo stato di anarchia in Somalia, eventi questi di cui occorre assolutamente comprendere appieno le conseguenze.
Senza dubbio non sarà possibile lottare efficacemente contro la pirateria senza prima distruggere le basi dei pirati. Mi rincresce peraltro che questo testo non faccia menzione della principale causa dell'attuale recrudescenza della pirateria, ovvero il declino dell’influenza civilizzatrice dell’Europa in questa parte del mondo.
Infine, ritengo che sia piuttosto curioso chiedere che le forze navali degli Stati membri distinguano, per così dire, tra le azioni di contrasto alla pirateria e quelle svolte – non è molto chiaro perché – nell’ambito dell’operazione Enduring Freedom, come se Bin Laden stesse scappando dall’Afghanistan a bordo di una piroga, per cercare di arrivare fino alla Nuova Zelanda passando per il Pakistan, . Comprendo il desiderio di introdurre una tale distinzione, ma le navi che si trovano nella zona naturalmente dovranno svolgere entrambe le missioni.
Peter Skinner (PSE). - (EN) Signora Presidente, i principi contabili sono l’elemento principale del linguaggio dei servizi finanziari. Per gli investitori, le iniziative volte a far confluire i principi contabili nazionali negli International Financial Reporting Standars (IFRS) costituiscono un significativo passo avanti. Ciò consentirà alle società di pubblicare i loro bilanci secondo lo stesso modello di base, che dovrebbe essere accettato nelle principali economie di tutto il mondo. Canada, Cina, Giappone, USA – e ora, pare, anche l’India – concordano circa la necessità di far confluire i propri principi contabili verso gli IFRS.
Benché io ritenga tutto questo positivo, in qualità di relatore per la direttiva sulla trasparenza, riconosco che resta ancora molto da fare per arrivare a una vera e propria convergenza. E’ per questo motivo che io e la relatrice, l’onorevole Starkevičiūtė, abbiamo approvato gli emendamenti volti a monitorare i progressi di questo processo di convergenza. Confido che la Commissione, nelle sue discussioni con le diverse autorità nazionali, mantenga lo stesso slancio. Per quanto riguarda gli USA, sono lieto che si possa fare affidamento su una nuova amministrazione affinché essa compia i notevoli, e necessari, passi avanti . La Commissione deve continuare a esercitare pressioni in questo senso.
Per quanto concerne i principi contabili stessi, è fondamentale mantenere l’approccio di base concordato in seno all'organismo internazionale di normalizzazione contabile (IASB). L’integrità di questi principi sarà messa alla prova dai tentativi di diluirli per motivi di interesse nazionale, una tendenza che va contrastata con fermezza. A fronte di tali pressioni, è importante sostenere il metodo contabile del fair value.
Philip Claeys (NI). - (NL) Signora Presidente, mi sono astenuto dal voto sulla proposta di risoluzione Sicurezza dell’aviazione e body scanner, non perché sia contrario alle riserve espresse riguardo al diritto alla privacy dei viaggiatori, ma proprio per il motivo opposto. Anch’io ritengo che i body scanner non possano essere commissionati senza una chiara valutazione scientifica e medica dei possibili effetti di questa tecnologia sulla salute degli utenti.
Deploro che sia stata respinta la proposta di rinviare la votazione e di invitare il commissario Tajani a presentare uno studio che potrebbe consentirci di prendere una decisione meglio informata sull’impiego dei body scanner .
Si tratta di una materia molto seria, che riguarda la sicurezza dei cittadini e l'impiego di nuove tecnologie pionieristiche. questo Ecco perché mi rincresce increscioso che quest'Aula tratti questo punto con una tale leggerezza.
Zita Pleštinská, a nome del gruppo PPE-DE. - (SK) Signora Presidente, i qualità di co-autore della proposta di risoluzione del Parlamento europeo per la commemorazione dell’Holodomor ( la carestia artificiale del 1932-1933 in Ucraina), e di componente del gruppo del Partito popolare europeo e dei Democratici europei, vorrei ringraziare tutti i miei colleghi che hanno votato a favore della proposta di risoluzione.
Sotto la guida del gruppo PPE-DE, è stato raggiunto un compromesso sulla rimozione del termine“genocidio”, come richiesto del gruppo socialista al Parlamento europeo. In seguito alla discussione di ieri, tuttavia, caratterizzata da grande emozione e dalle significative parole del Commissario Tajani, non vi è dubbio sulla definizione di questo raccapricciante atto che causò la morte di dieci milioni di persone. Ora è compito degli storici porre fine al silenzio e all’occultamento di questi avvenimenti basandosi sui fatti e finché i sopravvissuti sono ancora vivi. Nelle nostre biblioteche devono esserci libri che forniscano autentiche testimonianze della carestia in Ucraina.
Con il voto favorevole alla proposta di risoluzione volta a definire carestia ucraina del 1932–1933 un orrendo crimine contro il popolo ucraino e contro l’umanità, oggi abbiamo reinserito negli annali della storia europea una pagina che Stalin aveva strappato via.
Tunne Kelam (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, ho votato a favore della risoluzione sull’Holodomor, la grande carestia ucraina. La risoluzione la definisce giustamente un orrendo crimine contro il popolo ucraino e, di fatto, contro l’umanità. Tuttavia, a causa della posizione presa da alcune fazioni, la risoluzione ha evitato di utilizzare il termine “genocidio”, il cui utilizzo sarebbe giusto e appropriato in questo caso.
Il Parlamento ucraino e 26 Stati hanno definito genocidio questo crimine, che provocò la morte di almeno quattro milioni di persone. Inoltre, il considerando B della risoluzione cita la Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio del 1948, che si può applicare senza alcun dubbio al caso dell'Ucraina. Spero ardentemente che anche il Parlamento europeo assuma presto la stessa posizione di quegli Stati.
Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signora Presidente, abbiamo commemorato l’Holodomor, la sistematica distruzione della comunità agricola ucraina con la carestia, e il nostro Parlamento ha riconosciuto – come ha fatto poco fa il nostro collega – che si trattò effettivamente di genocidio.
Vorrei soltanto sottolineare che i responsabili di questo genocidio erano tra i giudici di Norimberga, un fatto che oggi dovrebbe consentire di mettere in discussione la composizione, la procedura e le conclusioni del Processo di Norimberga. Tuttavia, gli intellettuali che oggi sostengono questo dibattito in Europa, vengono arrestati, detenuti, braccati, spinti alla rovina, perseguitati e incarcerati. Peggio: anche i loro avvocati, che presentano le stesse conclusioni, sono perseguitati allo stesso modo.
Nel paese dell’onorevole Pöttering, per esempio, sono inseguiti e arrestati con procedure che ricordano i processi stalinisti. Abbiamo assegnato il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a un dissidente cinese; avremmo potuto benissimo darlo ad alcuni europei come, per esempio, il coraggioso avvocato tedesco Sylvia Stolz.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, l’onorevole Pack ha, come sempre, presentato un testo eccellente , perché è un’esperta non soltanto dell’Europa meridionale, ma anche in materia di istruzione.
Sono lieto che l’istruzione sia un ambito su cui si pone particolare enfasi rispetto all’accordo di stabilizzazione. Dobbiamo in ogni caso ampliare le nostre strategie, in primo luogo accelerando il processo di liberalizzazione dei visti e concedendo ai giovani della Bosnia-Erzegovina l’opportunità di scoprire l’Europa attraverso viaggi e soggiorni studio.
Il secondo fattore decisivo è la creazione di un’università europea multiconfessionale a Sarajevo, sostenuta da tutte e tre le comunità religiose del paese, che costituirà un faro di tolleranza e reciproca comprensione in Europa, non basata sull’indifferenza, ma sulle radici dei popoli che affondano in ogni religione. Con il nostro forte appoggio all’università europea, tale iniziativa rappresenterà non solo un significativo passo avanti per i cittadini della Bosnia-Erzegovina, ma può anche consentire al paese di inviare un segnale a tutto il continente europeo.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signora Presidente, la relazione in esame, predisposta dalla commissione per le petizioni sulla base della relazione del Mediatore europeo per il 2007, è stata nel complesso molto positiva, e per una volta tanto sostengo questa opinione. Ho pertanto dato il mio appoggio alla relazione.
In questa dichiarazione di voto vorrei tuttavia ribadire che trovo sorprendente che il Parlamento si congratuli con il Mediatore europeo per il suo operato, volto a garantire la corretta e piena applicazione delle regole e delle normative, mentre in questo Parlamento le infrazioni alle leggi e le violazioni delle norme sono sotto gli occhi di tutti , per così dire, senza che lo stesso intervenga o addirittura con la sua stessa collaborazione, con cadenza quotidiana e su vastissima scala.
Per esempio, il modo in cui la Commissione e il Parlamento proseguono sulla strada del trattato di Lisbona, che è morto da un punto di vista politico e giuridico fin dal referendum irlandese, si fa beffe di tutte le norme giuridiche. Penso sia giunto il momento di iniziare a riportare ordine in casa nostra.
Dichiarazioni di voto scritte
− Progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2009 – RelazioneHaug (A6-0398/2008)
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. - (SV) Junilistan ritiene che il bilancio UE debba limitarsi all’1 per cento dell’RNL medio degli Stati membri. Abbiamo pertanto deciso di votare contro tutti gli aumenti proposti dal Parlamento europeo, e di appoggiare invece le poche proposte di risparmio presentate sotto forma di emendamenti dalla commissione per i bilanci o da singoli deputati.
Esistono varie rubriche poco condivisibili; Junilistan si rammarica soprattutto della grande quantità di sussidi diretti alla politica agricola , al Fondo di coesione, alla pesca e rubriche che contribuiscono a varie campagne d'informazione
Junilistan ritiene inoltre che occorra intervenire in merito ai costanti trasferimenti del Parlamento europeo tra Strasburgo e Bruxelles, nonché sciogliere il comitato economico e sociale europeo e il comitato delle regioni.
Jean-Claude Martinez (NI), per iscritto. - (FR) In condizioni normali, un bilancio europeo per ventisette paesi che ammonta a circa 130 miliardi di euro – l’equivalente del bilancio della sola Spagna – è già piuttosto strano .
Nondimeno, in un’Europa che non ha collegamenti ferroviari ad alta velocità tra la Finlandia e la Spagna, e tra la Francia e la Polonia, né attrezzature e personale per le università, per i centri di ricerca e per le case di riposo di un continente travolto dallo tsunami geriatrico, investito dalla crisi mondiale della liquidità interbancaria, dal crollo del settore immobiliare in diverse economie e dal calo di fiducia degli imprenditori e dei lavoratori, è necessario uno sforzo che vada ben oltre il solito bilancio europeo.
Chiediamo pertanto una programmazione eccezionale di bilancio per un grande piano di infrastrutture, approvato con un vasto “referendum finanziario europeo”, ossia un prestito europeo, per un importo equivalente a 1 700 miliardi di euro, emesso dal settore bancario.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici svedesi deploriamo che l’UE sovvenzioni i produttori di tabacco, mentre al contempo investe ingenti risorse in campagne per la salute e in misure antifumo .
Riteniamo altresì scandaloso che il bilancio UE sia impiegato per finanziare le corride, una tradizione che non consideriamo compatibile con i valori moderni e con i diritti degli animali.
Ci rincresce inoltre che le varie sovvenzioni all’esportazione e le quote latte assorbano parte del bilancio dell’Unione.
Noi abbiamo votato contro tutte queste proposte.
Desideriamo altresì chiarire il motivo del nostro voto contrario alla proposta di progetto pilota a favore dell’infanzia e dei suoi diritti: tale proposta non era contenuta nel compromesso tra i gruppi politici partecipanti ai progetti pilota. Poiché non volevamo mettere a repentaglio questo delicato compromesso, non potevamo, purtroppo, appoggiare la proposta il cui contenuto ci vede completamente d’accordo (emendamento n. 133).
Infine, desideriamo esprimere il nostro disappunto per la mancata adozione degli emendamenti volti a rafforzare la cooperazione e le consultazioni tra sindacati, commercio e industria in sede di plenaria.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione Haug concernente il progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l'esercizio 2009 e la lettera rettificativa 1/2009 al progetto preliminare di bilancio generale (PPB) dell’Unione europea. Come molti colleghi , deploro che il Consiglio abbia ulteriormente ridotto un bilancio già scarno: gli stanziamenti d’impegno del progetto di bilancio ammontano a un totale di 134 miliardi di euro, ovvero 469 milioni di euro in meno rispetto al PPB, benché i pagamenti siano pari a 115 miliardi di euro, con una diminuzione di 1,8 miliardi di euro. I pagamenti sono pertanto limitati allo 0,89 per cento dell’RNL, ovvero, un livello senza precedenti che sta drammaticamente ampliando il divario tra impegni e pagamenti, contrariamente alla disciplina di bilancio. Per quanto riguarda l'agricoltura, sono favorevole alla creazione di tre nuovi fondi: il fondo per la ristrutturazione del settore lattiero-caseario, il fondo “Eco-Aid” volto a sostenere l’allevamento ovino e caprino nell’UE e l’apposito strumento finanziario per l’adeguamento della flotta peschereccia alle conseguenze economiche causate dal rincaro del carburante.
Bastiaan Belder (IND/DEM), per iscritto. − (NL) La relazione Haug non può contare sul mio sostegno perché il Parlamento chiede di spendere di più . Appoggio in ogni caso le nuove priorità relative al cambiamento climatico e all’energia. Molti degli emendamenti puntano a dare maggiore risalto a queste priorità nel bilancio, che valuto positivamente. Ciò significa però che dobbiamo indicare in quali comparti desideriamo tagliare i costi. La posizione del Parlamento non menziona in alcun modo questo punto.
Vorrei inoltre dichiararmi apertamente a favore di un sostegno equilibrato ai governi del Medio Oriente. La questione dell’Autorità palestinese va seguita attentamente e costantemente. E’ consigliabile fornire aiuti, dato che sembra ora che il primo ministro Fayad stia imboccando una strada che merita il nostro appoggio.
Infine, è normale che l’Unione europea fornisca ulteriori aiuti alimentari ai paesi poveri, dato il vertiginoso rincaro dei generi alimentari. Concordo con la relatrice che questo punto non dovrebbe essere finanziato dal bilancio per l’agricoltura europea, bensì da quello per la politica estera.
Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Sosteniamo i principi fondamentali alla base del bilancio UE per l'esercizio 2009 e desideriamo sottolineare l’esigenza di impiegare proficuamente le risorse per il bene dei cittadini. Il quadro di bilancio va rispettato, e consideriamo pertanto positivo che il bilancio in questione si attenga a tale regola.
Intendiamo tagliare drasticamente i sussidi agricoli e gli aiuti regionali e ridurre il bilancio complessivo. Vogliamo investire maggiori risorse condivise nella ricerca e nello sviluppo, nella crescita, nelle infrastrutture e nella sicurezza.
Brigitte Douay (PSE), per iscritto. – (FR) Giovedì 23 ottobre il Parlamento europeo ha adottato in prima lettura il bilancio dell’Unione europea per l'esercizio 2009.
Tale bilancio (che i socialisti francesi, oltretutto, nel 2006 si rifiutarono di approvare ) si iscrive nel particolare contesto delle ristrette prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, della crisi finanziaria e dei preparativi per le elezioni europee del giugno 2009.
Un bilancio è l'espressione della politica tradotta in cifre. Il Parlamento è riuscito a ripristinare un soddisfacente livello di pagamenti, nonostante l’intento del Consiglio di operare drastici tagli alle linee che tuttavia sembrano essere prioritarie per gli eurodeputati, come la lotta ai cambiamenti climatici, gli aiuti alle PMI, la crescita e la competitività, nonché i programmi a favore della cittadinanza.
A questo proposito, sono felice che quest'Assemblea abbia ripristinato un livello soddisfacente di stanziamenti per le iniziative d’informazione riguardanti i cittadini e i media. Per prepararci alle prossime elezioni e invogliare i cittadini a partecipare al voto, è fondamentale che siano informati sulle tematiche europee. Occorre incoraggiare e stanziare sufficienti risorse per tutte le iniziative intraprese dalla Commissione e dal Parlamento e finalizzate a spiegare l’Europa e il suo valore aggiunto nella vita quotidiana con l’obiettivo di prepararsi al futuro.
Proinsias De Rossa (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato contro l’emendamento n. 134 perché un voto favorevole o l’astensione darebbero credibilità alle illazioni dell’onorevole Sinnott, secondo cui l’UE finanzierebbe l’aborto coatto, la sterilizzazione forzata e l’infanticidio.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Se nelle precedenti procedure di bilancio avevamo numerosi motivi per respingerle subito in prima lettura, possiamo dire che i motivi per respingere il progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2009, sono ancora di più.
Il Consiglio ovviamente vede il prossimo bilancio esattamente sotto la stessa luce dei precedenti. In altre parole, prevede di impiegare questo strumento per continuare ad appoggiare la politica neoliberista dell’UE. A dire il vero, non dovremmo stupirci.
Ancora una volta, questa procedura di bilancio, dimostra in che modo l’UE intenda reagire al deterioramento della crisi del capitalismo, scatenata dalla crisi finanziaria scoppiata proprio nel cuore del sistema, ovvero negli Stati Uniti. Né la Commissione, né il Parlamento europeo, né il Consiglio hanno avanzato provvedimenti da inserire nel bilancio UE che rispondano efficacemente alle esigenze e alle crescenti difficoltà dei lavoratori e dei cittadini in genere, delle micro, piccole e medie imprese e di gran parte del settore produttivo.
Nel momento in cui la crisi strutturale nell’Unione europea si sta aggravando, il Consiglio riduce i pagamenti di circa 9 miliardi di euro rispetto alle previsioni del quadro finanziario pluriennale, portandoli a un “minimo senza precedenti”.
Per tale ragione abbiamo espresso voto contrario.
Anna Hedh (PSE), per iscritto. − (SV) Mi sono astenuta dal voto perché l’esito è in gran parte deludente. E' assurdo, per esempio, che l’UE sovvenzioni i produttori di tabacco, mentre al contempo investe somme ingenti in campagne per la salute pubblica e in provvedimenti antifumo .
E’ altresì scandaloso che il bilancio UE debba essere impiegato per finanziare le corride, una tradizione che non considero compatibile con i valori moderni e con i diritti degli animali.
Mi rincresce anche constatare che il bilancio UE includa ancora i vari tipi di sussidi alle esportazioni e che il Parlamento non abbia approvato gli emendamenti volti a rafforzare la cooperazione e le consultazioni tra commercio, e industria da un lato, e organizzazioni sindacali dall’altro.
Bairbre de Brún e Mary Lou McDonald (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Desideriamo esprimere la nostra ferma opposizione all’aborto coatto, alla sterilizzazione forzata e all’infanticidio, e ribadire ancora che si tratta di violazioni dei diritti umani.
Ci siamo astenuti dal voto sull’emendamento perché i fondi UE non sono mai stati impiegati in questo modo e l’emendamento non chiarisce l’importanza del lavoro per lo sviluppo internazionale di organizzazioni credibili che sostengono le donne nella gestione della fertilità, soprattutto nell’educazione alla riproduzione, nei servizi per la salute riproduttiva e di pianificazione familiare, e che fanno campagna in difesa del diritto delle donne alle cure sanitarie.
Dal momento che stiamo votando a favore degli emendamenti nn. 612, 131, 132 e 133, vista per l’importanza della materia, riteniamo che sarebbe più appropriato creare una linea di bilancio distinta per i diritti dell’infanzia, che includa le questioni affrontate da questi emendamenti.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) La voce di bilancio 05020812 e l’emendamento n. 169 hanno conferito un’importanza improvvisa e inattesa al tema del consumo di frutta a scuola in seguito alle proposte di incrementare gli investimenti in questo campo in futuro. Attualmente vige un accordo di acquisto per cui sono stati stanziati fondi per gli anni a venire volti a sostenere i frutticoltori. Tale iniziativa conferisce alla frutta acquistata un’utilità. Esistono proposte in via di elaborazione che, a partire dal 2010, potrebbero far aumentare di 90 milioni di euro o più all’anno il bilancio destinato alla “regolamentazione dei mercati” . Il Parlamento non può che svolgere un ruolo consultivo in questo ambito: spetta al Consiglio prendere le decisioni, e il test di sussidiarietà non si applica in questo caso, perché l’UE dispone da tempo di questa facoltà, ai sensi degli articoli 36 e 37 del trattato.
Il partito socialista dei Paesi Bassi ritiene questa situazione piuttosto bizzarra. Un programma per incentivare il consumo della frutta a scuola può essere utile per impedire che i bambini diventino sempre più obesi e sempre meno sani, ma ci chiediamo: perché l’UE dovrebbe essere coinvolta in questo programma, anziché gli enti locali responsabili dell’istruzione? Attualmente vengono erogate risorse dal fondo UE agli Stati membri, i quali sono obbligati a integrare tali importi , dopodiché sta agli enti locali attuare il programma. Con un eufemismo potrei dire che questo meccanismo produce inutili procedure amministrative e grande perdita di tempo in questioni burocratiche.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto favorevole al progetto di bilancio generale dell’Unione per il 2009 redatto dalla collega On. Haug. Mi compiaccio nel constatare l'aumento delle risorse destinate alla spesa globale per i trasporti nel progetto preliminare di bilancio per il prossimo esercizio e della nuova definizione della linea di bilancio relativa alle attività di sostegno alla politica europea dei trasporti e diritti dei passeggeri. Esprimo, tuttavia, il mio disappunto riguardo alla riduzione, seppur non eccessiva, dei pagamenti relativi a tale voce.
Ritengo infine necessario rimarcare il parere espresso dalla commissione LIBE, di cui faccio parte, ed associarmi alla collega Dührkop nel notare con soddisfazione che l’aumento di bilancio per il titolo 18 “Spazio di libertà, di sicurezza e giustizia”, previsto per l’anno corrente, è stato mantenuto per il 2009. Ciò riflette la grande importanza posta sui temi relativi alla sicurezza e tutela della libertà, alla gestione dei flussi migratori e delle frontiere esterne dell’Unione, i quali divengono sempre più critici anche agli occhi dei cittadini europei.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) Come sempre, quando si vota un bilancio delle proporzioni di quello comunitario, emergono dettagli su cui si nutrono riserve. Nel caso dell’Unione europea, naturalmente, è soprattutto la politica agricola a restare indigesta. E’ perciò strano votare a favore di un bilancio in cui la rubrica predominante è quella che noi avremmo preferito fosse tra quelle più esigue, se non che addirittura scomparisse del tutto. Al contempo, occorre prendere in esame la situazione nella sua interezza; la buona notizia è la crescente consapevolezza della necessità di investire risorse molto più cospicue in quella che è effettivamente una spesa comune: in questo caso, nel clima. Il mio voto, quindi, va interpretato alla luce del fatto che il progetto di bilancio annuale contiene, per così dire, elementi di miglioramento non sufficienti però a farmelo approvare in modo acritico nella sua interezza. Per esempio, sono state introdotte due correzioni al protocollo di voto riguardanti i sussidi al tabacco.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Il Parlamento ha accolto l’emendamento n. 602. E' una delusione, perché si continuano a sovvenzionare i produttori di tabacco dell’Unione europea. Ogni anno il tabacco uccide mezzo milione di cittadini dell’Unione. E’ vergognoso che si forniscano sussidi ai coltivatori di un prodotto che uccide un numero così elevato di persone.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (EL) Il voto a favore del bilancio UE per il 2009 da parte delle forze di centro-destra e di centro-sinistra del Parlamento europeo, con la partecipazione degli eurodeputati greci di Nuova democrazia, PASOK e LAOS, dimostra l’intensità della politica diretta contro la base e contro i lavoratori.
Nel quadro della Strategia di Lisbona e in un momento di crisi del sistema capitalistico, l’Unione europea utilizza il bilancio per far pagare ai lavoratori quest’ultima crisi, per accelerare le ristrutturazioni capitalistiche, per promuovere aspre misure anti-lavoratori che mettono a repentaglio i contratti collettivi, per generalizzare l’applicazione di forme flessibili di impiego e per privatizzare i servizi previdenziali e i sistemi assicurativi.
La Commissione europea e il Parlamento europeo stanno portando avanti l’azione imperialista dell’UE e stanziando ancora più denaro per la militarizzazione dell’Unione, per spianare la strada ai monopoli europei nella loro penetrazione di paesi terzi.
Essi stanno usando la strategia politica del bastone e della carota per cercare di far deragliare il movimento operaio e stanno rafforzando i propri meccanismi repressivi per colpire la lotta di base dei lavoratori. Allo stesso tempo, stanno usando il dialogo sociale per tentare di strappare il consenso dei lavoratori, blandendoli, alla logica della strada europea verso il progresso.
Il gruppo parlamentare del Partito comunista greco ha votato contro questo bilancio profondamente classista e contro i piani imperialistici del capitale e dell’UE.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. − (RO) Nel quadro della votazione sulla relazione che approva il bilancio per l’esercizio 2009, sezione III – Commissione, ho votato a favore dei paragrafi 14 e 38 della relazione che promuovono lo sviluppo di competenze istituzionali per il progetto Nabucco.
Ho altresì votato a favore dell’emendamento n. 542, che prevede un aumento di 5 milioni di euro alla linea di bilancio 06 03 04 (Sostegno finanziario ai progetti d’interesse comune della rete transeuropea per l’energia). Benché tale importo sia esiguo se confrontato con le dimensioni di bilancio necessarie per attuare progetti in campo energetico, ritengo sia importante sviluppare le capacità istituzionali necessarie in tal senso. Le risorse supplementari vengono stanziate per lo sviluppo delle competenze amministrative del coordinatore del progetto Nabucco.
L’Europa deve diversificare le sue fonti di approvvigionamento energetico. In questo senso, il progetto Nabucco costituisce un progetto strategico per l’Unione europea. La maggioranza che ha approvato gli emendamenti in questione testimonia l’importanza attribuita dal Parlamento europeo al progetto Nabucco. Attendiamo inoltre l’adozione di misure specifiche che si concretizzeranno nell’avvio della costruzione del progetto Nabucco.
Gary Titley (PSE), per iscritto. − (EN) Gli eurodeputati laburisti britannici sostengono da tempo la riforma della PAC, in particolare quelle riforme che permettono di risparmiare denaro mentre sono contrari a misure che fanno lievitare inutilmente i costi. In particolare, gli eurodeputati del partito laburista si oppongono ai sussidi alla produzione di tabacco, alle corride, a nuovi finanziamenti per il settore lattiero-caseario, ovino e caprino, come pure ai fondi per la promozione della PAC.
Gli eurodeputati laburisti britannici accolgono con favore qualsiasi opportunità di aiutare le piccole e medie imprese, in quanto esse costituiscono l’elemento portante della nostra economia e rappresentano la maggior parte dei posti di lavoro nell’UE. Consolidare i finanziamenti in una sola linea di bilancio aiuterà a richiamare l’attenzione sulle esigenze delle PMI.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione sulle sezioni del bilancio dell’UE, ad esclusione del bilancio della Commissione europea, sulla base della relazione dell’onorevole Lewandowski. Benché nessuno dei bilanci descritti nella presente relazione sembri presentare gravi problemi, resto convinto del fatto che il Parlamento europeo non dispone delle risorse necessarie per far fronte alle responsabilità politiche che ha acquisito in virtù dello sviluppo dei trattati e del lavoro dei suoi deputati, oltreché a causa del suo ruolo volto a colmare la distanza che si è prodotta tra l’integrazione europea e i cittadini, una distanza che è stata ripetutamente confermata dai recenti referendum. Come la stragrande maggioranza dei colleghi, anch’io appoggio la proposta di rafforzare la capacità di revisione contabile della Corte dei conti europea con la creazione di 20 nuovi posti. I costi derivanti ai contribuenti dall’ampliamento della sede della Corte devono essere contenuti quanto più possibile; appare pertanto opportuno finanziare tale spesa direttamente dal bilancio nell’arco di quattro anni, anziché occultare i costi molto più elevati che deriverebbero da un’opzione di leasing della durata di 25 anni.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La relazione parte dal rafforzamento della cooperazione interistituzionale tramite un generale aumento dei servizi nell’ambito delle istituzioni dell’UE. Il relatore ritiene che in tal modo si otterrà maggiore efficienza. Per esempio, si propone di aumentare le risorse umane a disposizione dei gruppi politici di 53 servizi. Oltre ai nuovi servizi compresi nel progetto di bilancio dovranno inoltre essere creati due ulteriori servizi di livello superiore.
Junilistan è nettamente favorevole al miglioramento dell’efficienza del sistema UE, ma non crede che questo obiettivo si consegua automaticamente aumentando il numero dei servizi. In linea di principio, ci opponiamo a un aumento sia del bilancio dell’Unione europea che del numero dei servizi, perché crediamo che ciò comporterebbe un aumento della burocrazia a scapito dell’autodeterminazione nazionale. Per quanto riguarda l’aumento del numero dei servizi nei gruppi politici, a nostro avviso ciò sarebbe molto vantaggioso per i gruppi più grandi, ma complicherebbe il lavoro degli altri gruppi nella conduzione delle proprie politiche.
In passato il Parlamento europeo ha già provveduto a introdurre contributi UE destinati a specifici “partiti dell’UE” e a fondazioni di stampo politico-partitico ad essi collegati. Noi riteniamo che, in tal modo, sia stato garantito un vantaggio più che sufficiente, a spese dei contribuenti, ai partiti politici grandi e consolidati e ai loro gruppi al Parlamento europeo. Junilistan ha quindi scelto di votare contro la presente relazione.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − (IT) Egregio Presidente, Onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole al progetto di bilancio generale 2009, presentato dalla relazione del collega Lewandowski. Infatti, ritengo che l’Unione Europea debba rispettare rigorosamente il regime finanziario, affinché possa essere dato un segnale forte in questo periodo di grande incertezza sui mercati. Sottolineo il fatto che si può ancora migliorare poiché ci sono ampi margini sul quale lavorare, al fine di ottenere un rafforzamento della cooperazione interistituzionale.
Infine, penso che sia doveroso rimarcare la mia opposizione a quegli emendamenti che prevedevano consistenti tagli ai fondi europei per le regioni del Sud Italia: non è in questo modo che si giunge all'integrazione europea, sebbene in queste zone la gestione dei fondi potrebbe essere migliore. Se un rubinetto dell'acqua perde, non chiudiamo la manopola, ma ripariamo la tubatura. Il concetto è lo stesso, con le dovute proporzioni.
Hannes Swoboda (PSE), per iscritto. − (DE) Per quanto riguarda l’emendamento n. 4 alla relazione Lewandowski, desidero dichiarare che il gruppo del PSE non l’ha firmato a causa di un errore, ma lo ha appoggiato appieno e continua ad appoggiarlo.
Gary Titley (PSE), per iscritto. − (EN) Gli eurodeputati laburisti britannici sostengono il principio secondo cui il Parlamento europeo debba essere fondato sulla conoscenza, ma hanno deciso di astenersi in merito alla decisione di aumentare il numero del personale dei gruppi a causa delle attuali condizioni finanziarie e della conseguente esigenza di risparmiare denaro.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Come abbiamo ripetutamente rimarcato, lo scopo di questo esercizio è quello di amalgamare e confondere deliberatamente il termine “concorrenza” con il termine “trasparenza”.
Ovviamente è necessario stabilire i criteri relativi ai diritti aeroportuali e il loro effettivo significato.
Tuttavia, ciò non dovrebbe accadere nell’ambito di una politica volta a liberalizzare e a privatizzare un servizio pubblico strategico come il trasporto aereo, in particolare creando un “mercato aeroportuale autenticamente competitivo”, applicando il principio “chi usa paga” e introducendo il requisito della redditività in un pubblico servizio. Infatti, come abbiamo già osservato in precedenza, l’obiettivo sembra essere quello di eliminare il “ruolo di supervisione” dal controllo pubblico, trasferendolo ad enti od organismi di supervisione “indipendenti”.
Ribadiamo che le precedenti privatizzazioni in questo settore non hanno prodotto alcun valore aggiunto ai servizi erogati, ma hanno invece contribuito a distruggere posti di lavoro e a restringere i diritti dei lavoratori e, in alcuni casi, hanno prodotto problemi tecnici e operativi.
Nonostante le regioni ultraperiferiche non siano state esplicitamente escluse dall’ambito di applicazione della direttiva (riconoscendo gli svantaggi e i vincoli naturali e geografici permanenti che gravano su queste regioni e introducendo apposite deroghe al rispetto degli obblighi universali dei servizi pubblici), come abbiamo proposto, siamo lieti che l’ambito della direttiva sia stato limitato agli aeroporti con oltre 5 milioni di passeggeri all’anno.
Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Nonostante riconoscano che le tasse che gli aeroporti fanno pagare ai propri utenti meritino in alcuni casi un attento esame, i conservatori britannici si sono astenuti dalla votazione sugli emendamenti in seconda lettura relativi alla proposta di direttiva sulle tariffe aeroportuali. Questo perché essi temono ancora che la regolamentazione di alcuni aeroporti regionali sia inutile e possa ripercuotersi sulla loro competitività. I conservatori erano entusiasti del fatto che l’UE adottasse una soglia percentuale in prima lettura. L’attuale soglia è arbitraria e non tiene conto della crescita della competitività del settore.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Voterò a favore della direttiva sui diritti aeroportuali presentata dall’onorevole Stockmann.
La relazione ostacolerà gli abusi e ridurrà le distorsioni di concorrenza, al fine di impedire agli aeroporti di abusare dalla loro posizione dominante e di imporre tasse eccessive alle compagnie aeree.
Credo giusto che in futuro i livelli tariffari siano maggiormente differenziati e che il nuovo sistema produca pertanto benefici anche per i clienti. E’ importante che gli utenti degli aeroporti sappiano sempre e comunque come e su quali basi vengono calcolate le tasse aeroportuali.
E’ altresì importante che la direttiva includa norme standardizzate sul reciproco obbligo di fornire informazioni, sui requisiti di trasparenza e sul metodo di calcolo delle tariffe.
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Ho espresso voto contrario alla direttiva sui diritti aeroportuali in seconda lettura, proprio come è avvenuto in prima lettura, perché ciò che si propone provocherà inaccettabili discriminazioni ai danni dell’aeroporto del Lussemburgo. Non è così che va trattato un piccolo paese. Applicare la direttiva all’aeroporto del Lussemburgo, che conta 1,6 milioni di passeggeri all’anno, e non applicarla ai suoi diretti concorrenti (Francoforte-Hahn e Bruxelles-Charleroi), dove transitano oltre 3 milioni di passeggeri, rappresenta un’inaccettabile discriminazione nel mercato interno, dovuta esclusivamente alla presenza di un confine.
Se la direttiva mira a impedire eventuali abusi da parte degli aeroporti in posizione dominante, il fattore discriminante non deve essere rappresentato dai confini nazionali ma da criteri obiettivi.
Un piccolo aeroporto, soprattutto quando è l’unico in un paese, non corre il rischio di abusi di tal genere, anche se gli aeroporti competitivi, che ospitano anche compagnie aeree low-cost, sono poco distanti. Il Lussemburgo è così piccolo che dal paese è possibile raggiungere tre paesi confinanti in appena 30 minuti di autostrada.
Si tratta di una palese violazione del principio di proporzionalità. Per tale motivo, ancora una volta, in seconda lettura, voto per protesta contro questo testo di compromesso.
Seán Ó Neachtain (UEN), per iscritto. − (GA) Con questa relazione, il relatore e la commissione per i trasporti e il turismo, hanno agito con astuzia. L’assenza di emendamenti dimostra che il Parlamento ha adottato una posizione ferma e compatta in materia e che i suoi deputati riconoscono l’importanza di compiere progressi nella direttiva sui diritti aeroportuali.
Sono felice dell’adozione in prima lettura della clausola che aumenta la capacità aeroportuale da 1 a 5 milioni di passeggeri all’anno. E’ inoltre encomiabile che le clausole ambientali siano state incluse nella posizione comune.
Sebbene alcuni elementi fossero assenti dalla posizione comune, in seconda lettura il relatore sta correggendo questa lacuna. consentendomi di dare il mio appoggio.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) La direttiva sui diritti aeroportuali porrà fine a un conflitto e a una discussione di lunga data tra gli aeroporti e le compagnie aeree concernenti i costi e la qualità dei servizi. Le nuove disposizioni tuteleranno inoltre i passeggeri da diritti aeroportuali ingiustificatamente alti e limiteranno la pratica adottata dai grandi aeroporti di imporre prezzi gonfiati artificiosamente. Finora, i costi imposti alle compagnie aeree per l’uso degli aeroporti sono stati scaricati sui consumatori.
La direttiva mira a migliorare la trasparenza e i principi di riscossione delle tariffe aeroportuali. Essa introduce disposizioni più specifiche sugli standard qualitativi dei servizi erogati e crea altresì organismi di vigilanza indipendenti. Grazie alla nuova direttiva, i diritti aeroportuali saranno finalmente collegati ai costi effettivi, ponendo fine alla discriminazione fra talune compagnie aeree.
La direttiva in questione riguarderà i 67 maggiori aeroporti europei che gestiscono oltre cinque milioni di passeggeri all’anno. L’aeroporto Okęcie di Varsavia è uno di questi. La direttiva si applicherà anche all’aeroporto più grande di ogni singolo Stato membro dell’Unione. Entro il 2010 la direttiva coprirà altri dieci aeroporti.
Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Sono contrario alla proposta fin da quando è stata presentata al Parlamento perché ritengo che la convenzione di Chicago, che attualmente disciplina le disposizioni fondamentali relative ai diritti aeroportuali, deve continuare ad avere la stessa importanza per gli Stati membri anche in futuro. Non vi è motivo di cambiare regole generalmente accettate che possono così essere disciplinate soltanto dagli Stati membri.
La nuova legislazione UE prevede che, in caso di controversia, i prezzi possano essere interpretati in ultima istanza dalla Corte di giustizia, e questo ovviamente è uno dei motivi per cui è stata presentata la proposta. Non vedo motivo di scetticismo quando è la Corte di giustizia a interpretare il diritto comunitario vincolante. Sono preoccupato per la riluttanza a tener conto delle disposizioni nazionali quando si discute di alcune tematiche. Anche in futuro, a mio avviso, il ruolo della Corte di giustizia, soprattutto su questo tema, potrà essere messo in questione.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Voto a favore della relazione di Doris Pack sulla conclusione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall’altra, perchè sono convinto che tale passo contribuisca ad instaurare rapporti contrattuali tra le due parti che faciliteranno la transizione della Bosnia–Erzegovina verso uno Stato pienamente funzionante.
In questo modo l'economia della Bosnia subirà uno sprint, permettendo alla sua legislazione e ai suoi regolamenti di avvicinarsi gradualmente all’acquis comunitario dell’Unione europea, che va a rafforzare l'accordo di stabilizzazione di associazione (ASA), considerando che sono necessari maggiori sforzi per superare la divisione secondo logiche etniche e per procedere verso un'effettiva riconciliazione tra le parti. Sono poi particolarmente d'accordo sulla necessità che tali sforzi debbano essere rivolti in particolare alle giovani generazioni attraverso programmi di istruzione comuni nelle due entità e attraverso una comune comprensione dei recenti tragici eventi registrati nel Paese.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Il Parlamento europeo “esprime parere conforme sulla conclusione dell’accordo”…
Dietro queste poche parole si celano le 65 pagine di un “accordo” che, oltre a diversi aspetti negativi, è disciplinato dai “principi dell’economia del libero mercato”, per usare un eufemismo.
Oltre ad alcuni aspetti politici preoccupanti, il principale obiettivo dell’accordo è quello di integrare la Bosnia-Erzegovina nel mercato interno europeo, in modo da garantire che le principali imprese transnazionali dell’UE abbiano il controllo della sua economia.
L’accordo abbonda di termini come “libero scambio”, “libera circolazione dei capitali”, “liberalizzazione del diritto di stabilimento e della fornitura dei servizi” e “liberalizzazione dei trasporti” (aerei, marittimi, sulle vie di navigazione interna e via terra). Il suo scopo è quello di far sì che, entro sei anni, la Bosnia-Erzegovina “attui e applichi adeguatamente” l’acquis comunitario sulla libera concorrenza nel mercato interno e anche in “altri ambiti legati al commercio”.
Ovviamente, siamo favorevoli all’ulteriore sviluppo di relazioni amichevoli con altri paesi, ma a condizione che ciò risponda alle loro reali esigenze. Tali relazioni devono essere reciprocamente vantaggiose e contribuire al reciproco sviluppo; occorre inoltre osservare il principio della non interferenza e del rispetto della sovranità nazionale.
L’accordo in questione è contrario a tale principio.
Sebastian Valentin Bodu (PPE-DE), per iscritto. − (RO) La pirateria in mare è una questione di attualità tanto oggi, quanto duecento anni fa. Tuttavia, essa è ben diversa dalla romantica e nobile “professione” dipinta dai romanzi di avventura o dalla serie di film “Pirati dei Caraibi”.
La pirateria miete vittime e genera ingenti guadagni per chi pratica questa “professione”. Secondo alcune statistiche, soltanto lo scorso anno, i pirati hanno attaccato oltre 60 navi, catturandone 14 e prendendo in ostaggio centinaia di marinai. Gli atti di pirateria nel Golfo di Aden sono costati agli armatori tra i 18 e i 30 milioni di dollari, sotto forma di riscatti pagati per recuperare le navi e i relativi equipaggi.
Inoltre, la pirateria può produrre situazioni complicate, come quella di un’imbarcazione ucraina che trasportava oltre 30 missili caduta nelle mani dei pirati somali: quelle armi avrebbero potuto finire benissimo ai militanti islamici somali o in altre zone di guerra del continente africano. E’ difficile spiegare come mai, nel 2008, la pirateria esiste ancora proprio come nel Medioevo. La comunità internazionale in genere e l’Unione europea in particolare hanno il dovere di esaminare questa anomalia storica e delineare meccanismi che pongano fine a questo fenomeno per il bene dell’intera regione.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Sostengo appieno la risoluzione sulla pirateria in mare. Attualmente nell’area del Corno d’Africa si verificano due attacchi al giorno e i pirati stanno perturbando i flussi commerciali e impedendo agli aiuti internazionali di raggiungere la Somalia. Questa risoluzione chiede che si adotti un’azione coordinata tra l’UE, l’ONU e l’Unione africana per isolare i pirati della regione e far sì che gli aiuti raggiungano questa tormentata regione. Appoggio di conseguenza queste raccomandazioni.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Uno degli aspetti più significativi della missione EU NAVCO è il fatto che si tratta della prima missione navale dell’UE. Comunque, occorre anche sottolineare che l’UE, nella sua azione contro questa pirateria, è chiaramente consapevole che sta difendendo i propri interessi immediati. Tale consapevolezza è senza dubbio legata alle conseguenze della globalizzazione. Con l’annullamento delle distanze e la crescente globalizzazione dell’economia europea risulta chiaro che i nostri interessi vanno ben al di là dei nostri confini e che la loro tutela richiederà anche risorse che travalicano i limiti geografici dell’Europa.
Parallelamente corre l’obbligo di ricordare che tali interessi e la loro tutela sono, di regola, comuni all’Europa e ai suoi alleati. E’ per questo motivo che il ruolo svolto dalla NATO, tra gli altri, nella lotta alla pirateria è di importanza vitale deve essere enfatizzato e incluso nella nostra analisi di questa situazione in costante cambiamento.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Egregio Presidente, onorevoli colleghi, comunico il mio voto favorevole alla proposta di risoluzione sugli atti di pirateria in mare. Il libero transito delle navi è uno dei requisiti essenziali acciocché si possa sviluppare il commercio internazionale: l’Unione Europea non può accettare che avvengano atti di pirateria ai danni di pescherecci comunitari a largo delle coste somale, vera e propria terra di conquista per i predoni del mare.
Condivido l’invito rivolto al governo di transizione somalo affinché, in collaborazione con le Nazioni Unite e l’Unione africana, consideri gli atti di pirateria e le rapine a mano armata compiuti al largo della costa somala contro imbarcazioni che trasportano aiuti umanitari alla stregua di atti criminali che devono essere contrastati arrestando i responsabili nel quadro del diritto internazionale in vigore. Infine plaudo all’azione comune promossa dal Consiglio, ovvero l’estensione del diritto di inseguimento di tali pirati per via marittima o aerea alle acque territoriali degli Stati costieri, previo consenso degli Stati interessati, e di sviluppare un meccanismo di reciproca assistenza contro i casi di pirateria marittima.
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Voterò a favore di questa risoluzione e mi congratulo con i colleghi della commissione per i trasporti per aver preso l’ iniziativa in questo momento.
La pirateria marittima è un atto criminale che non solo minaccia la vita della gente di mare, ma perturba anche il commercio legittimo e persino gli aiuti umanitari.
I pirati del giorno d’oggi non sono romantici; non sono personaggi alla Johnny Depp che danzano sul sartiame. Sono criminali disperati e pericolosi che bisogna assicurare alla giustizia.
La pirateria è un problema in tutto il mondo e soprattutto al largo della costa somala, dove ha raggiunto le proporzioni di un’epidemia. E’ ora che un’azione internazionale concertata metta la parola fine a siffatte attività. La risoluzione giunge al momento opportuno, e spero che favorirà la collaborazione dei nostri governi nel quadro di uno sforzo internazionale congiunto.
Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La proposta di risoluzione, approvata da un’ampia coalizione delle forze politiche di centro-destra e di centro-sinistra al Parlamento europeo, utilizza la pirateria come pretesto per promuovere nuovi interventi imperialistici dell’UE nella regione della Somalia e del Corno d’Africa. Sfrutta i casi di pirateria in un’area in cui si scontrano le aspirazioni imperialiste dell’UE, degli USA, della Russia e di altre forze per imporre e salvaguardare la presenza delle forze militari UE che, armi alla mano, porteranno avanti i suoi piani imperialistici di conquista del controllo geostrategico.
Il Parlamento europeo accoglie con favore la decisione presa dal Consiglio UE di riunire e inviare una forza navale tutta europea, che altro non è se non una forza d’urto che agisce per conto dei monopoli europei che cercano una maggiore penetrazione e una redistribuzione dei mercati a proprio vantaggio. Questa nuova operazione imperialista sarà un ulteriore saccheggio delle ricchezze della regione, un ulteriore sfruttamento del popolo in difesa dei profitti monopolistici e un ulteriore pericolo di guerre opportunistiche fra imperialismi contrapposti.
Il popolo può respingere questi nuovi piani imperialistici e imporre il diritto inalienabile a determinare il proprio futuro e il proprio destino sulla base dei propri interessi contro l’imperialismo, i suoi piani e le sue ambizioni.
Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. − (EN) La delegazione dei conservatori britannici sostiene la necessità di una forte azione navale internazionale contro la pirateria, ma non crediamo che questo sia un ambito in cui l’UE possa, o debba, essere coinvolta. Ci siamo pertanto astenuti dal votare la risoluzione. Un gruppo navale NATO è già in fase di dispiegamento contro la pirateria nei mari al largo delle coste del Corno d’Africa. Gli Stati membri che dovrebbero mettere le loro navi da guerra a disposizione della forza navale dell’UE stanno già contribuendo alla risposta della NATO. L’UE non ha ulteriori contributi da offrire; tutto ciò non porta valore aggiunto, soltanto complessità, confusione e sovrapposizione dei ruoli, quando invece la situazione richiede coerenza, una catena di comando e controllo politico senza ambiguità un impegno forte e regolamentato. Questo è un lavoro per la NATO. Siamo inoltre contrari ai riferimenti a “pescherecci comunitari”, “pescatori dell’Unione europea”, “navi da pesca, navi mercantili e navi passeggeri comunitarie”. L’UE non possiede navi e non esistono navi battenti bandiera dell’Unione europea.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) Il numero di atti di pirateria registrati in tutto il mondo tra il 2000 e il 2006 è stato pari a 2 400. Tale cifra non comprende gli incidenti che le compagnie di trasporto non dichiarano per timore di veder aumentare i propri premi assicurativi. Il governo australiano ha calcolato che il numero effettivo degli atti di pirateria è superiore del duemila per cento. La pirateria produce perdite nell’ordine di 13-16 miliardi di dollari all’anno, e questa cifra probabilmente è destinata ad aumentare notevolmente nei prossimi anni.
La Somalia è solo la punta dell’iceberg. Fin dal 2000, le acque più pericolose al mondo sono quelle lungo la costa dell’Asia sud-orientale, assieme a quelle della Malaysia, dell’Indonesia, della Nigeria, dell’Iraq e della Tanzania.
Gli atti di pirateria in mare rappresentano una grave minaccia non soltanto per gli esseri umani, ma anche per la sicurezza marittima. L’Unione europea deve compiere ogni sforzo per contrastare questa minaccia.
Proposta di risoluzione (B6-0544/2008) – Equivalenza dei principi contabili
Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) I principi contabili finanziari internazionali (IFRS) rappresentano una solida base su cui unificare i principi contabili di tutto il mondo. L’uso generalizzato di principi contabili accettati a livello mondiale migliorerà la trasparenza e il raffronto dei rendiconti finanziari. I benefici saranno sentiti allo stesso modo dalle imprese e dagli investitori. Gli Stati Uniti riconoscono soltanto i rendiconti finanziari redatti in base agli IFRS nella versione pubblicata dal comitato sulle norme contabili internazionali (IASB). Gli Stati Uniti, tuttavia, hanno indicato che, per un periodo transitorio, sono pronti ad accettare rendiconti finanziari basati sugli IFRS nella versione adottata nel quadro del regolamento CE 1606/2002 senza necessità di rettifiche.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Voto a favore della risoluzione del Parlamento europeo sull'impatto delle misure di sicurezza aerea e dell'impiego di body scanner (ossia dispositivi che producono immagini scannerizzate delle persone come se fossero nude, il che equivale a una perquisizione fisica virtuale) sui diritti umani, la vita privata, la dignità personale e la protezione dei dati, perché sono convinto, insieme ai relatori, che tale misura di controllo, lungi dall'essere puramente tecnica, abbia un grave impatto sul diritto alla riservatezza, sulla protezione dei dati e sul rispetto della dignità personale. Per questo motivo credo che debba essere accompagnata da misure di salvaguardia severe e adeguate.
Dal momento che mancano le condizioni per una decisione, poiché mancano ancora informazioni essenziali, ribadisco la necessità di chiedere alla Commissione, prima della scadenza del termine di tre mesi, eseguendo poi una valutazione di impatto sui diritti fondamentali ed elaborando urgentemente un parere sui body scanner entro l'inizio di novembre 2008.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Sostengo la proposta di risoluzione del Parlamento europeo sull’impatto delle misure di sicurezza aerea e dell’impiego dei body scanner sui diritti umani, la vita privata, la protezione dei dati personali e la dignità personale.
Sono preoccupato per la proposta di regolamento che prevede l’inclusione dei body scanner tra i metodi consentiti per controllare i passeggeri negli aeroporti dell’Unione europea. Queste macchine visualizzano immagini scannerizzate delle persone come se fossero nude, il che equivale a una perquisizione completa virtuale con il soggetto denudato. Tale misura, lungi dall’essere meramente tecnica, si ripercuote gravemente sul diritto alla vita privata, alla protezione dei dati personali e alla dignità personale.
Ritengo che non siano state soddisfatte le condizioni di una decisione, che il Parlamento europeo non abbia ancora reperito informazioni importanti e che la Commissione europea debba condurre una valutazione di impatto sui diritti fondamentali, consultare le autorità indipendenti preposte alla protezione dei dati personali e condurre una valutazione scientifica e medica dell’eventuale impatto sulla salute di tali tecnologie.
Prendere una decisione in assenza di tali requisiti dimostrerà un’avventatezza che i cittadini europei non capiranno; sarà un ulteriore passo avanti nell’escalation di sicurezza in corso, in totale spregio delle libertà fondamentali e della dignità personale.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Mi sono astenuto dal voto su questa proposta di risoluzione perché l’Unione europea deve riflettere in modo molto più maturo sull’equilibrio tra sicurezza e libertà. E’ ovvio che sono entrambi valori fondanti per i cittadini degli Stati membri che vanno tutelati in egual misura. Dobbiamo essere consapevoli che la tecnologia usata dalle bande criminali o dai terroristi è, in moltissimi casi, più avanzata di quella di cui dispongono le nostre forze di polizia. L’UE non ha scusanti per non utilizzare le risorse tecniche più avanzate esistenti, se il loro utilizzo può contribuire a salvare vite umane.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Negli ultimi anni, l’inasprimento dei requisiti di sicurezza nel trasporto aereo hanno sollevato numerose questioni riguardo alla loro compatibilità con i diritti del singolo. Tale necessità di armonizzare gli interessi sorge tradizionalmente negli ambiti della libertà e della vita privata, in particolare. Tali timori riemergono ancora una volta e richiedono una risposta appropriata, una risposta che riteniamo sia possibile fornire. Se teniamo conto, da un lato, dell’invasività dei metodi attuali e, dall’altro, delle risposte fornite da soluzioni che comportano la registrazione di immagini e garantiscono una distanza fisica tra l’addetto alla sicurezza e il passeggero controllato, sembra che alcune di queste domande siano state superate o almeno lo possano essere.
Vi è, però, un’altra questione che ritengo non sia stata sufficientemente analizzata e che crea gravi timori. Le implicazioni per la salute di questa tecnologia non sono state ancora adeguatamente studiate. Il valore a rischio in questo caso, ovvero la salute dei cittadini, richiede di usare grande cautela. Cosa difficile da garantire se si adottano misure senza tener conto delle condizioni proposte dalla versione originale del testo messo ai voti. Ho pertanto votato contro l’emendamento che mirava a cambiare tali condizioni.
Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Voto a favore di questa proposta di risoluzione, chiedendo che, prima di prendere una decisione, si indaghi sui problemi legati ai body scanner. La risoluzione comunque si sarebbe potuta spingere oltre. Mi oppongo in linea di principio all’impiego dei body scanner, che comporta una violazione eccessiva della vita privata e non è commisurata agli obiettivi desiderati. Il sistema attuale, già ai limiti dell’invasione nella vita privata, è sufficientemente sicuro.
Georgios Τoussas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) L’inaccettabile proposta di risoluzione sull’impiego di body scanner negli aeroporti non ha nulla a che vedere con la sicurezza aerea; essa fa parte della politica reazionaria dell’Unione europea e rappresenta una palese violazione dei diritti personali e della libertà dei lavoratori, con conseguenze estremamente negative per la loro salute e sicurezza.
I riferimenti demagogici, le riserve e le obiezioni alla mancanza di garanzie dei body scanner contenuti nella proposta di risoluzione comune del Parlamento europeo spianano la strada all’applicazione di questo inaccettabile e pericolosissimo sistema.
Il provvedimento proposto, che costituisce un volgare insulto alla dignità dell’uomo e della sua persona e al contempo mette gravemente a repentaglio la salute, rivela ancora una volta il volto vero e odioso di un’Unione europea del capitale. I cittadini devono trarre ancora una volta le proprie conclusioni. Denudare elettronicamente i cittadini, con o senza “garanzie”, è assolutamente inaccettabile e va immediatamente e decisamente condannato sotto ogni aspetto. La resistenza, la disobbedienza e l’insubordinazione di fronte alla politica e ai provvedimenti dell’UE sono l’unico modo in cui i cittadini possono tutelare la propria dignità fondamentale.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) La maggioranza di tutte le nazioni dell’ex Iugoslavia desidera aderire all’UE. Questo desiderio è stato espresso non solo dagli albanesi e dai macedoni di Macedonia, che solo recentemente hanno trovato una soluzione alle loro divergenze di opinione riguardo al governo di quel paese, ma anche da serbi, montenegrini e kosovari albanesi, che hanno di recente dato l’addio a uno Stato comune, insieme a serbi, croati e bosniaci della Bosnia-Erzegovina. L’UE farebbe bene a non sopravvalutare l’importanza di tutto ciò. Il loro desiderio di collaborare nell’ambito dell’UE non dice assolutamente nulla della struttura stataĺe in cui vivono. Questo processo è prerogativa degli stessi cittadini, non dell’UE. Se devono scegliere tra l’autogoverno regionale e un trasferimento di poteri a un governo centrale, perché è questo che vuole l’Unione europea, essi sceglieranno la prima opzione. La guerra in Bosnia durata dal 1992 al 1995 scoppiò perché la maggioranza dei residenti non voleva un governo centrale, ma al massimo una forma snella di partenariato. La discussione di ieri ha dimostrato con chiarezza che un’ampia maggioranza di questo Parlamento opterebbe per un governo più centralizzato in Bosnia-Erzegovina, piuttosto che per il decentramento. Poiché questo obiettivo è irraggiungibile, l’UE si condanna a una presenza a tempo indeterminato in quel paese. E’ per questo che esprimerò voto contrario.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente proposta di risoluzione fa parte della rozza campagna di mistificazione della storia che cerca di equiparare il comunismo al fascismo, nel tentativo di edulcorare quest’ultimo e di mettere sullo stesso piano coloro che miravano a schiavizzare l’umanità con coloro che lottavano eroicamente per la libertà.
Come abbiamo evidenziato in precedenza, si tratta di una campagna profondamente anticomunista che punta a dividere le forze democratiche negando e falsificando il contributo comunista alla lotta antifascista e allo sviluppo della nostra civiltà. Non va dimenticato che l’anticomunismo è stato il cemento ideologico di diverse dittature fasciste e un fattore da queste sfruttato per dividere le forze democratiche.
La proposta di risoluzione in oggetto fa inoltre parte dei tentativi di occultare il fatto che è il capitalismo che semina miseria e fame nel mondo. Basta ascoltare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) che di recente ha riferito che altre decine di milioni di persone saranno vittime della fame, un flagello che già colpisce circa un miliardo di esseri umani nel mondo.
Occorre analizzare questa proposta di risoluzione nel contesto dell’ascesa delle forze nazionaliste in Ucraina, dei tentativi di assolvere la collaborazione dei gruppi filo-fascisti ucraini con i nazisti, delle pressioni per l’allargamento della NATO e dell’attuale campagna anti-russa.
Richard Howitt (PSE), per iscritto. − (EN) Gli eurodeputati laburisti sono fermamente convinti che la carestia del 1932-33 fu una raccapricciante tragedia umana creata dall’uomo, e ritengono sia importante promuovere la memoria e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso le carestie artificiali, e ricordare la sua importanza nella storia ucraina.
Il 15 maggio 2008 il primo ministro britannico Gordon Brown ha rilasciato una dichiarazione congiunta con il presidente dell’Ucraina in cui il Regno Unito si impegnava a collaborare nelle istituzioni internazionali per promuovere la commemorazione dell’Holodomor. Benché non riteniamo ufficialmente che gli eventi del 1932-33 rientrino nella definizione della Convenzione ONU del 1948 sul genocidio, riconosciamo che alcuni accademici sostengono questa opinione e ci impegniamo a seguire il dibattito e ad esaminare con attenzione eventuali prove che dovessero emergere.
Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) Il nostro Parlamento sta finalmente riconoscendo gli orrori dello sterminio per fame, l’Holodomor, perpetrato in Ucraina dal regime sovietico. E’ deplorevole, tuttavia, che non abbia seguito il parlamento ucraino attribuendo a tale crimine di massa il termine genocidio.
Effettivamente, la carestia, che uccise milioni di ucraini tra il 1932 e il 1933, non fu provocata soltanto dall’assurdità economica e sociale del comunismo; essa fu il frutto di un piano di sterminio che si inquadra nella definizione di genocidio, ovvero: “l’intento di distruggere, totalmente o parzialmente, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”, e ancora “infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica totale o parziale”.
In un momento in cui, soprattutto in Francia, un’ estrema sinistra comunista e borghese gode del sostegno dei media, il riconoscimento di questo genocidio consentirebbe di ricordare gli orrori del marxismo-leninismo che si rese responsabile della morte di 200 milioni di esseri umani dall’inizio della rivoluzione bolscevica del 1917 e che ancora oggi ne opprime quasi un miliardo e mezzo, a Cuba, nella Corea del Nord, in Vietnam e, soprattutto, in Cina, dove la forma più sfrenata di capitalismo si sposa molto bene con il totalitarismo comunista.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) Il mio gruppo non ha firmato questa proposta di risoluzione e la maggioranza ha votato contro in quanto ritiene che la nascita dell’Unione Sovietica in quella che all’epoca era una Russia arretrata fu un passo avanti che consentì a molte persone scarsamente istruite, poco pagate e senza diritti di vivere una vita migliore. Io condivido questa convinzione, ma ciò non giustifica tutti i mezzi che furono impiegati allora. Alcuni dei sostenitori della modernizzazione, non ultimo Stalin, il loro leader, consideravano insignificante il diritto alla vita di coloro che avevano opinioni diverse. Tale atteggiamento si inseriva nel quadro di una lunga tradizione russa di oppressione e violenza. Furono rispolverati tutti i brutali mezzi del passato, questa volta per spezzare qualsiasi opposizione al progresso. L’ideale originario di democrazia e di eguaglianza dei diritti per tutti fu messo in secondo piano. Il bene perseguito diventò la giustificazione del male che veniva commesso, secondo l’idea che la storia è sempre scritta dai vincitori. Ora sono passati 75 anni ed è assolutamente giusto e appropriato dedicare grande attenzione agli errori di quel passato e alle molte vittime che tali erorri provocarono. E’ per questo motivo che voterò a favore della presente proposta di risoluzione.
Robert Atkins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I colleghi conservatori britannici e io appoggiamo il lavoro del Mediatore europeo e pensiamo che molte delle proposte volte a migliorarne l’operato contenute in questa relazione siano meritevoli del nostro sostegno.
Riguardo al considerando B, desidero chiarire che la delegazione dei conservatori britannici si oppone al trattato di Lisbona e all’inserimento della Carta dei diritti fondamentali in quel trattato. Riteniamo che la procedura di ratifica di questo trattato debba ritenersi conclusa a seguito del voto contrario decisivo dell’Irlanda.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) questa Con la relazione in oggetto, la commissione per le petizioni incoraggia il Mediatore a continuare a perseguire il duplice obiettivo annunciato nella sua relazione annuale del 2006, ovvero quello di collaborare con le istituzioni per promuovere una buona amministrazione e intensificare lo sforzo di comunicazione in modo che tutti i cittadini che debbano ricorrere a tale istituzione siano debitamente informati sulla procedura da seguire. L’aumento del numero di denunce presentate conferma l’importanza di tali informazioni.
A seguito delle modifiche adottate dal Parlamento europeo su richiesta del Mediatore, è d’uopo ricordare che questi, attualmente, dispone di poteri più ampi. Il numero complessivo delle indagini condotte dal Mediatore nel 2007 è salito a 641. Il 64 per cento riguardava la Commissione europea, il 14 per cento l’EPSO, l’Ufficio europeo di selezione del personale, il 9 per cento il Parlamento europeo e l’1 per cento il Consiglio dell’Unione europea. I casi di presunta cattiva amministrazione sono stati così ripartiti: scarsa trasparenza, ivi incluso il diniego di fornire informazioni, mancanza di equità e abuso di potere, procedure insoddisfacenti, ritardi evitabili, discriminazioni, negligenze, errori giuridici e mancato adempimento degli obblighi. In taluni casi si è giunti ad una composizione della vertenza.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) Il 19 maggio 2008, il Mediatore europeo Diamandouros ha presentato la sua relazione alla commissione per le petizioni. Essa conteneva un resoconto dettagliato delle sue attività corredato da cifre e percentuali. Secondo la relazione, il numero di denunce ricevibili indirizzate al Mediatore è aumentato passando da 449 nel 2006 a 518 nel 2007; il numero di denunce irricevibili è sceso lo scorso anno rispetto al 2006. Fra i diversi motivi all’origine delle denunce vanno ricordati la scarsa trasparenza, procedure insoddisfacenti, ritardi evitabili, discriminazione, mancato adempimento degli obblighi ed errori di natura giuridica. La maggior parte delle denunce, il 65 per cento del totale, riguardava la Commissione europea mentre soltanto il 9 per cento delle denunce presentate al Mediatore riguardavano il Parlamento europeo. Il Mediatore europeo Diamandouros ha anche citato errori commessi dalle istituzioni europee criticando la Commissione europea per non aver requisito ottemperato all’obbligo di legge di pubblicare nel 2006 la relazione annuale 2005 sull’accesso ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione.