Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione di tre proposte di risoluzione riguardanti il Venezuela(1).
José Ribeiro e Castro, autore. - (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il Venezuela è un grande paese e il popolo venezuelano ha tradizioni e sentimenti democratici molto radicati. Da anni però il paese versa in una situazione terribile, una situazione in continuo peggioramento che vede violati i diritti fondamentali. E’ per questo motivo che l’Aula affronta ancora una volta tale discussione e sempre per lo stesso motivo dobbiamo esprimere la nostra condanna.
Condanniamo la violazione dei dati personali contenuti in elenchi usati in modo totalitaristico per persecuzioni di tipo politico, come la “lista Tascón”, la “lista Maisanta” e la “lista Russián”. Le azioni condotte per impedire a decine di cittadini di presentarsi alle prossime elezioni regionali e locali in Venezuela sono inaccettabili. E’ altresì inaccettabile l’espulsione di organizzazioni per i diritti umani, com’è avvenuto per i rappresentanti dell’ONG Human Rights Watch, che avevano espresso unicamente osservazioni pertinenti. Inoltre è scioccante che la violenza e l’intolleranza alimentate dalle autorità abbiano mietuto addirittura vittime di giovane età.
Condanniamo e deploriamo pertanto l’assassinio di un giovane leader studentesco rimasto vittima di questo clima di violenza fomentato dalle autorità. Esigiamo la verità e chiediamo che i responsabili siano processati.
Noi europei dobbiamo essere più attivi. Provate a immaginare se ciò accadesse nei nostri paesi: accetteremmo forse che ai nostri cittadini sia impedito di candidarsi alle elezioni, come avviene in Venezuela? Se la risposta è no, come possiamo chiudere gli occhi dinanzi a tutto ciò? Come possiamo fingere che non stia succedendo nulla?
Come possiamo accettare, per esempio, l’atteggiamento del governo portoghese (il mio paese, un atteggiamento di cui mi vergogno, purtroppo), che si inchina di fronte al governo venezuelano con una politica estremamente servile e che di recente è diventato il luogo deputato in cui gli europei ricevono i tiranni? E’ un atteggiamento inaccettabile.
E’ essenziale che la Commissione e il Consiglio condannino in modo più risoluto e chiaro tali violazioni dei diritti umani.
Ewa Tomaszewska, autore. − (PL) Signor Presidente, qualcuno deve fornire una spiegazione dettagliata delle circostanze della morte di Julio Soto a Maracaibo. Desidero porgere le mie condoglianze alla sua famiglia. Chiediamo che i responsabili di questo crimine siano debitamente processati e puniti. Le osservazioni e i commenti espressi da Human Righs Watch meritano la nostra attenzione, soprattutto perché si tratta di un’organizzazione indipendente che non riceve sovvenzioni da chicchessia. Desideriamo protestare contro il divieto imposto alle attività di questa organizzazione. Chiediamo il pieno rispetto della libertà di espressione nei media e della libertà di associazione. Chiediamo la piena applicazione delle normative che proteggono le donne dalla violenza. Chiediamo che le elezioni di novembre si tengano in modo tale da fugare ogni possibile dubbio sul corretto svolgimento della campagna elettorale o delle elezioni stesse. Il Venezuela deve essere un paese democratico i cui cittadini godono dello stesso grado di libertà di quelli di ogni Stato membro dell’Unione europea.
Renate Weber, autore. − (EN) Signor Presidente, da molti anni la situazione dell’opposizione in Venezuela è difficilissima, ed è stato legittimo mettere in dubbio la democrazia venezuelana.
Ma ciò che sta accadendo in questo momento è la prova che la democrazia e lo Stato di diritto sono una farsa in quel paese. E’ inaccettabile impiegare un provvedimento amministrativo per vietare ad alcuni di ricoprire cariche pubbliche o di candidarsi. Solo i tribunali dovrebbero poter prendere quel tipo di decisioni, e soltanto dopo aver condannato i responsabili di gravi crimini.
Il carattere perverso di questa misura emerge con tutta chiarezza allorché si nota che la stragrande maggioranza delle vittime di tali divieti appartiene all’opposizione politica; con tutta probabilità questa pratica non sarà utilizzata soltanto per le elezioni di novembre, ma continuerà anche Nelle elezioni successive.
Non sorprende che questa interdizione politica avvenga in un momento in cui vengono espulsi dal Venezuela i difensori dei diritti umani che criticano l’attuale governo e in cui non si indaga a fondo su presunti incidenti in cui perdono la vita individui che hanno manifestato un atteggiamento critico.
Il Parlamento europeo deve mandare un fermo messaggio all’opinione pubblica venezuelana in cui dichiara che l’interdizione politica è una pratica contraria alla democrazia e alle fondamenta stesse dello Stato di diritto. Occorre respingere con fermezza le illazioni espresse dal viceministro venezuelano per l’Europa secondo cui il Parlamento europeo si sarebbe rifiutato di votare questa risoluzione a settembre perché il voto era ritenuto contrario alla lotta anti-corruzione. Una tale manovra di manipolazione dell’opinione pubblica venezuelana non è degna di un ministro per l’Europa. Respingiamo inoltre con fermezza la sua accusa secondo cui ciò che sta avvenendo in quest’Assemblea rappresenta un attacco a un paese sovrano.
La risoluzione in oggetto esprime la nostra preoccupazione per l’evoluzione democratica e il rispetto per i diritti umani in un paese di cui ammiriamo e rispettiamo il popolo.
Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, il brutale assassinio di Julio Soto è solo una tappa del drammatico crollo della democrazia e dello Stato di diritto in Venezuela, un paese che per qualche tempo ha svolto un ruolo positivo in America Latina.
Sotto l’attuale regime vengono totalmente calpestati i diritti umani fondamentali, e non solo: un dittatore megalomane sta anche tentando di esportare questo sistema disumano di terrore in tutto il continente e, se si guarda ai suoi legami con la Bielorussia, persino in Europa. Dobbiamo quindi mettere rapidamente fine ai suoi piani, per il bene della sua popolazione, ma anche per il bene delle popolazioni di altre nazioni che egli sta tentando di comprare o ricattare con la sua ricchezza petrolifera, per imporre loro la sua ideologia.
Se dobbiamo parlare di sovranità nazionale, posso soltanto dire che esiste qualcosa di molto più importante di qualsiasi sovranità nazionale: i diritti umani fondamentali e universali.
Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, non vi è dubbio che il Venezuela negli ultimi tempi, e anche in tempi più remoti, ha avuto una storia traumatica. Non tutte le cause sono riconducibili a ragioni di tipo endogeno, anzi sono forse molto più significativi i fattori esogeni. Tuttavia, a prescindere da ogni responsabilità, a pagare è stata soprattutto la popolazione civile innocente.
L’attuale governo, guidato dal presidente Chávez, cerca ovviamente di tirar l’acqua al proprio mulino nel rapporto con gli Stati Uniti e i loro sostenitori e alleati, ma ciò non deve condurre a gravi violazioni dei diritti dei venezuelani, come l’istituzione della cosiddetta “interdizione amministrativa” dalle elezioni o la persecuzione e l’assassinio di attivisti dell’opposizione. Chávez deve capire che se vuole che il suo paese progredisca verso il benessere, deve far sì che il suo governo si muova rigorosamente entro i limiti della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Usare la violenza e la persecuzione contro il proprio popolo può soltanto portare ulteriori traumi e sofferenze al paese, e noi non dobbiamo permetterlo.
Leopold Józef Rutowicz, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la risoluzione sulle violazioni dei diritti umani in Venezuela si fonda su dati di fatto ed è un’azione che merita il nostro appoggio. Purtroppo, da molti anni la società venezuelana assiste a una polarizzazione delle forze politiche. Mi riferisco, per esempio, al colpo di Stato compiuto da una parte dell’esercito, all’intolleranza, alla stratificazione delle società in base a ciò che si possiede e alla razza cui si appartiene. La squadra del presidente Chávez è la più attiva al riguardo perché il sistema presidenziale gli permette di esercitare il controllo sull’amministrazione e sulle forze armate. A seguito di questa lotta sul processo decisionale, la struttura della società venezuelana sta diventando simile a quella di Cuba, ovvero un socialismo con tratti storici e nazionalistici. Questo potrebbe portare al cambiamento della bandiera e dell’inno nazionale del paese.
Gli attuali mutamenti non hanno avuto un forte impatto sulle condizioni di vita, perché il Venezuela è immensamente ricco di risorse naturali che attutiscono gli effetti di tali cambiamenti e permettono di condurre una politica di stampo populista. La situazione è così grave che la risoluzione da sola non basterà a fermare il processo di ulteriore restrizione dei diritti dei cittadini venezuelani. E’ necessario il sostegno concreto di tutti i paesi della regione.
Pedro Guerreiro, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Ancora una volta ci troviamo ad affrontare un inaccettabile e deplorevole tentativo di interferenza da parte del Parlamento europeo, che si dà il caso avvenga proprio prima delle elezioni regionali e locali in Venezuela. In fondo, l’inserimento della presente discussione nell’ordine del giorno e la proposta di risoluzione altro non sono che una risposta a coloro che sostengono e incoraggiano il preoccupante tentativo, in atto già da tempo, di interferire e destabilizzare uno Stato democratico e sovrano.
L’obiettivo è quello di favorire in modo manifesto l’interferenza negli affari interni del Venezuela, cercando di interferire e di esercitare pressioni dall’esterno per imporre decisioni che soltanto il popolo venezuelano ha il diritto sovrano di prendere. Invece di distorcere i fatti e cercare di dare al Venezuela lezioni di democrazia, il Parlamento europeo avrebbe dovuto mettere all’ordine del giorno una discussione sul tentativo dell’UE di imporre una bozza di trattato europeo che è già stata respinta, in totale spregio delle decisioni democratiche autonomamente prese da francesi, olandesi e irlandesi, senza dimenticare il diniego ad ulteriori referendum che avrebbero consentito ad altri di esprimere la propria opinione. Invece di immischiarsi in qualcosa che soltanto il popolo venezuelano può decidere, il Parlamento europeo avrebbe dovuto respingere la disumana direttiva sul rimpatrio che ignora e viola i diritti umani dei migranti, molti dei quali provengono dall’America Latina.
Ciò che preoccupa veramente i fautori di questa iniziativa è il fatto che il popolo venezuelano ha dato un esempio che sta causando problemi ai grandi interessi finanziari ed economici che controllano l’Unione europea. Ha dato un esempio di come affermare la propria sovranità nazionale e indipendenza, di come costruire un progetto patriottico di emancipazione, progresso e sviluppo, e di come sviluppare una solidarietà anti-imperialista. Ha dimostrato che per un popolo vale la pena lottare e che è possibile avere un paese e un mondo più equo, più democratico e più pacifico. La realtà dimostra che la migliore risposta a questi tentativi di ingerenza da parte del Parlamento europeo è costituita dall’enorme prestigio e dall’importanza che il processo bolivariano ha per i latino-americani e per il mondo intero. Pertanto, deve smetterla di arrogarsi il diritto di fare la predica al resto del mondo.
Urszula Krupa, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Oggi stiamo discutendo di violazioni dei diritti umani in Venezuela dovute al mancato rispetto dei diritti civili e politici contenuti nella costituzione venezuelana, e della negazione di tali diritti agli oppositori dell’attuale governo. Gli esponenti dell’opposizione non possono candidarsi alle elezioni, non c’è alcuna libertà di espressione, e gli osservatori appartenenti ad organizzazioni internazionali vengono espulsi. Questa discussione pertanto è una buona occasione per esprimere la nostra opposizione al deficit democratico in Venezuela e altrove.
Questa discussione è anche un’occasione per esigere la verità nella vita pubblica e politica. Il presidente del Venezuela ha ceduto alla tentazione del potere assoluto. Lo stesso hanno fatto i leader di molti altri paesi e imperi che tentano di soggiogare chi la pensa diversamente o è solo più povero. La nuova dottrina di sinistra di Chávez è nota come socialismo cristiano, ma ha ben poco a che fare con la dottrina sociale della Chiesa. E’ questo il motivo per cui i rappresentanti dei vescovi venezuelani hanno criticato la mancanza di democrazia. In questo contesto, viene spesso in mente la parabola evangelica della pagliuzza e della trave.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). - (LT) Sono trascorsi dieci anni da quando Hugo Chávez diventò presidente del Venezuela. La costituzione venezuelana del 1999 offrì un’opportunità perfetta per rafforzare lo Stato di diritto e garantire il rispetto dei diritti umani in questo paese. Oggi tuttavia, devo ammettere che questa storica opportunità non è stata colta. Sappiamo che in Venezuela – il Venezuela governato dal presidente Chávez – la discriminazione degli oppositori politici e dei dissidenti è tollerata, per non dire incoraggiata. Nel Venezuela da lui governato, i giudici non sono più indipendenti, e ben conosciamo i problemi che devono affrontare in quel paese i sindacati e la stampa. Oggi la nostra risoluzione ricorda ancora una volta al presidente Chávez che la costituzione non è soltanto un pezzo di carta: le sue regole vanno messe in pratica nella vita reale.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Quest’Aula si accinge a discutere della drammatica situazione del Congo, dove le vittime si contano a centinaia, o persino a migliaia. Rispetto ad essa, la situazione in Venezuela sembra molto meno grave. Si parla di violazioni dei diritti elettorali e di espulsioni dal paese. Tuttavia, è stato consumato il primo omicidio: quello di un leader studentesco.
Perfino in questo momento, comunque, è fondamentale affrontare la situazione in quanto, non dimentichiamolo, ogni processo di questo genere inizia con la violazione dei diritti democratici. Il primo passo è sempre quello dell’abuso di potere per mancanza di argomenti, e da qui si passa all’omicidio. La risoluzione perciò è sensata: essa segnala, o ricorda, che questo pericoloso processo è stato individuato quando ancora abbiamo la possibilità di monitorarlo e impedire il genocidio.
Georgios Toussas (GUE/NGL). - (EL) Signor Presidente, è ovvio che, alla vigilia delle elezioni in Venezuela, si sta compiendo un tentativo assolutamente inaccettabile di interferire negli avvenimenti interni di questo paese con l’ovvio obiettivo di influenzare l’esito delle elezioni.
La situazione in Venezuela rappresenta una grande e importante vittoria per i lavoratori europei e di tutto il mondo, perché sono stati compiuti passi avanti positivi nel corso dei recenti sviluppi registrati in quel paese e i problemi dei lavoratori sono in corso di risoluzione, nonostante le difficoltà, gli ostacoli e gli interventi dell’imperialismo americano.
Il tentativo in atto è inaccettabile e desideriamo cogliere questa opportunità per condannare l’azione delle forze politiche che, con questa risoluzione, intendono intervenire negli affari interni del Venezuela.
E’ impensabile, e con ciò concludo, che sette parlamentari, nel corso di una seduta del Parlamento europeo, si prendano la responsabilità politica di condannare una nazione che lotta per la libertà e che cerca di soddisfare i propri bisogni attuali. Il diritto di un popolo di determinare il proprio futuro non è negoziabile e dovremmo tutti rispettarlo.
Kathy Sinnott (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, quando si pensa alla democrazia, si pensa ai diritti dell’uomo. L’importanza di una voce e di un voto a tutti i livelli di governo è comprensibile. Da anni non è così in Venezuela, un paese dominato dalla corruzione e attualmente guidato da Chávez. Sotto il suo governo, si sono registrati diversi casi di intimidazione di esponenti dell’opposizione, di membri dei partiti di opposizione brutalmente assassinati e di allontanamento a forza di difensori dei diritti umani e di membri delle ONG. Inoltre, il Venezuela attualmente utilizza le liste di proscrizione per impedire ad alcuni cittadini di ricoprire una carica pubblica, ma anche per privarli del diritto di votare liberamente per i loro rappresentanti preferiti. Ciò che noi, in qualità di organo democratico, dovremmo chiedere al Venezuela è che si conformi agli standard internazionali di democrazia, permettendo ai cittadini venezuelani di godere dei diritti fondamentali, della libertà di criticare liberamente e apertamente il potere e la possibilità di cambiare senza timori il governo con le elezioni.
Gerard Batten (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, il presidente Chávez è stato quasi un beniamino della sinistra europea. Nella mia circoscrizione, è stato sostenuto dall’ex sindaco di Londra, Ken Livingstone. La sua immagine, piuttosto dubbia, ha così beneficiato di un’apparenza di spuria rispettabilità. Il presidente Chávez ha voluto una riduzione dei diritti e delle libertà del popolo venezuelano, ha minato la libertà politica, lo Stato di diritto, l’indipendenza dei tribunali, e la libertà dei media e delle organizzazioni dei lavoratori. Politici come l’onorevole Livingstone che sostengono personaggi del tipo del presidente Chávez insidiano la democrazia autentica e rivelano molto di sé stessi.
Andris Piebalgs, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, la Commissione sta seguendo la situazione in Venezuela con molto interesse. Il paese si sta preparando alle elezioni regionali e locali che si terranno il 23 novembre.
Vale la pena osservare che negli ultimi anni, il Venezuela ha visto svolgersi numerosi processi elettorali democratici. Alcuni sono stati monitorati dalle missioni di osservazione europee secondo cui, in linea generale, in certi casi venivano rispettati gli standard internazionali e la legislazione nazionale, mentre in altri ciò non avveniva, come nel caso dell’ultimo referendum, al quale non siamo nemmeno stati invitati.
La Commissione è conscia dei timori espressi da alcuni di voi e anche da molti settori della società venezuelana riguardo alla costituzionalità delle “interdizioni”. Alcuni ritengono che esse mirino a ostacolare la piena partecipazione dell’opposizione alle elezioni di novembre.
La Commissione ha preso atto delle spiegazioni fornite in diverse occasioni dalle autorità venezuelane sulla costituzionalità di tali “sanzioni amministrative” imposte dal controllore di Stato a una serie di funzionari pubblici.
Sottolineiamo l’importanza di garantire i diritti di tutti i cittadini che desiderano partecipare alle elezioni, in ossequio alla costituzione e allo Stato di diritto. Speriamo che le prossime elezioni rafforzeranno la democrazia in Venezuela e che i risultati rispecchieranno le opinioni di tutta la società venezuelana.
Incoraggiamo tutte le parti a partecipare al processo elettorale in uno spirito di tolleranza, di civismo e di rispetto per il pluralismo delle opinioni.
La Commissione è altresì consapevole dell’espulsione degli esponenti di Human Rights Watch dal Venezuela. Abbiamo sentito le voci che hanno condannato tale decisione considerandola una misura che ha ripercussioni negative sul diritto alla libertà di espressione e un atto di intolleranza alla critica. In questo quadro, sottolineiamo l’importanza che l’Unione europea attribuisce alla libertà di espressione e di opinione. La libertà di espressione è uno dei diritti umani fondamentali, e costituisce la pietra miliare della democrazia e dello Stato di diritto.
Voglio rassicurare il Parlamento che la Commissione continuerà a seguire da vicino gli sviluppi in Venezuela. L’impegno della Commissione per sostenere lo sviluppo della democrazia e la promozione dei diritti umani continuerà a riflettersi sulle nostre politiche di cooperazione e sulle nostre relazioni con il Venezuela.
Presidente. - La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà al termine della discussione di questo pomeriggio.