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Procedura : 2008/0051(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0417/2008

Testi presentati :

A6-0417/2008

Discussioni :

PV 17/11/2008 - 23
CRE 17/11/2008 - 23

Votazioni :

PV 18/11/2008 - 7.14
CRE 18/11/2008 - 7.14
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0541

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 17 novembre 2008 - Strasburgo Edizione GU

23. Regime generale delle accise (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0417/2008), presentata dall’onorevole Astrid Lulling, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di direttiva del Consiglio relativa al regime generale delle accise [COM(2008)0078 – C6-0099/2008 – 2008/0051(CNS)].

 
  
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  Astrid Lulling, relatore. − (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questa proposta di direttiva, volta a sostituire la direttiva del 1992, mira soprattutto a introdurre il 1o aprile 2009, in conformità della legislazione, il sistema di controllo elettronico dei movimenti di merci soggetti ad accisa, il famoso EMCS.

Si tratta pertanto di un provvedimento tecnico, ma nel contempo anche di una misura volta a ridurre la burocrazia e le frodi e a promuovere la rapidità.

A eccezione di alcuni emendamenti che ho presentato e che sono stati accolti, tesi a rendere più coerente il funzionamento del nuovo sistema, siamo concordi su questa parte della proposta della Commissione europea.

Nel suo parere, la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia ha ulteriormente appesantito, e di molto, la relazione della commissione per i problemi economici e monetati copiando gran parte degli emendamenti negoziati in seno al Consiglio. Di fatto, con questa mossa non si ottiene nulla di concreto per quanto ci riguarda.

La discussione politica avviene altrove e concerne le condizioni per la circolazione e la tassazione di merci soggette ad accise, in particolare alcol e tabacco acquistati da consumatori privati. Per una volta, la Commissione europea è stata abbastanza saggia da sottoporre un testo fondato sulla giurisprudenza recente, cioè su sentenze che autorizzano gli europei a trasportare senza restrizioni quantitative merci soggette ad accise acquistate in uno Stato membro diverso da quello di residenza, purché tali merci siano state comperate per finalità di consumo privato.

La mia proposta e la mia posizione in qualità di relatrice sono inequivocabili: sono completamente favorevole al testo della Commissione, che è chiaro, preciso e basato sui principi che regolano il mercato interno. Ma alcuni colleghi, in particolare socialisti e liberali, si sono sentiti obbligati a presentare emendamenti che, imponendo nuovamente limiti indicativi, reintrodurrebbero le tasse alle frontiere, come quelle in vigore fino al 1992.

Il fatto è che quelli che, in teoria, sono limiti indicativi diventano, nella pratica, restrizioni quantitative. A causa delle assenze, e profittando dell’ignoranza di taluni colleghi, i presentatori di questi emendamenti hanno potuto contare in commissione su una maggioranza favorevole. Il mio gruppo ha preso all’unanimità la decisione di presentare emendamenti volti a ripristinare le proposte iniziali della Commissione europea. Né, per correttezza, avremmo potuto fare altrimenti. Noi non vogliamo il ritorno delle frontiere e di prassi come quelle che erano diffuse prima dell’istituzione del mercato interno.

Al contrario: vogliamo soluzioni adatte ai nostri tempi, comprese quelle connesse con il commercio elettronico. Il nostro messaggio al Consiglio deve essere chiaro: non proponete ai nostri concittadini passi indietro nell’acquis communautaire.

Altrettanto incomprensibile appare l’atteggiamento di certi socialisti e liberali che vogliono abolire gli ultimi negozi duty-free sopravvissuti ai confini terrestri dell’Unione europea. Anche la Commissione lo vuole, purtroppo, sebbene quei negozi non perturbino in alcun modo il funzionamento del mercato interno. Per contro, la loro chiusura significherebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro, specialmente lungo le frontiere della Grecia. Abbiamo scelto proprio il momento giusto per fare simili proposte!

Ma il peggio deve ancora venire. L’accidentale maggioranza della commissione per i problemi economici e monetari ha persino respinto il mio emendamento che mirava a garantire la possibilità di fare acquisti nei negozi duty-free ai viaggiatori la cui destinazione finale sia un paese terzo, per tener conto della situazione dei voli di collegamento.

Perché, se mi sto recando in aereo a Singapore da Lussemburgo via Francoforte o Parigi, non posso fare acquisti al duty-free dell’aeroporto di partenza? Devo dire, signor Presidente, che la situazione è molto deprimente. Le comunico che ho sei minuti a disposizione, ma non li userò tutti. Confido, ora, nel buon senso della maggior parte dei nostri colleghi – ed è un peccato che non siano qui -, che spero adotteranno una soluzione che è anche nell’interesse dei consumatori e non introduce nuove tasse né nuove barriere burocratiche.

Coloro che hanno votato contro le nostre ragionevoli proposte domani si troveranno in difficoltà a spiegare i motivi di questo passo indietro ai loro connazionali. Se i cittadini vorranno denunciare l’impostazione retrograda di quei deputati, potranno contare su di me e sui miei colleghi.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. VIDAL-QUADRAS
Vicepresidente

 
  
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  László Kovács, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, consentitemi anzitutto di ringraziare la relatrice onorevole Lulling e la commissione per i problemi economici e monetari per la relazione e la celerità con cui si sono occupate di questa proposta, che fornisce la base giuridica per l’informatizzazione delle procedure relative al sistema delle accise a far data dall’aprile 2010.

Gli Stati membri e la Commissione hanno investito molto in questo sistema, denominato Excise Movement Control System, in sigla EMCS. Esso sostituisce con un nuovo sistema computerizzato l’attuale sistema di controllo della circolazione delle merci basato su documenti cartacei.

Il maggior ricorso alle reti transeuropee per la comunicazione tra i commercianti e le autorità competenti per le accise, e tra le stesse autorità, consentirà di ridurre i tempi necessari per lo scarico della responsabilità fiscale dei movimenti di merci soggette ad accisa.

In tal modo le autorità responsabili delle accise avranno a disposizione uno strumento essenziale per poter affrontare efficacemente i casi di frode e, quindi, per tutelare i commerci legali. Nel contempo miglioreranno anche i servizi ai contribuenti, che beneficeranno di una maggiore certezza del diritto e di scambi di informazioni in tempo reale con le autorità fiscali dei rispettivi paesi.

In aggiunta a queste nuove disposizioni, la direttiva proposta riorganizzerà completamente e aggiornerà la vecchia direttiva orizzontale sulle accise del 1992. La proposta semplificherà e ammodernerà le procedure per le accise allo scopo di ridurre i relativi obblighi a carico dei commercianti, in particolare di quelli con attività transfrontaliere, senza tuttavia compromettere i controlli.

E’ evidente che, avendo la Commissione proposto per le accise un quadro giuridico nuovo e aggiornato, si è reso necessario ridiscutere alcuni degli aspetti più prettamente politici di questa normativa.

Mi riferisco a questioni quali i negozi duty-free sulla terraferma, la posizione degli aeroporti di transito e il mantenimento di livelli indicativi per distinguere i movimenti di merci soggette ad accise a fini commerciali dai movimenti di merci per uso personale.

Molti emendamenti presentati dal Parlamento sono già conformi al testo dell’orientamento generale concordato nella riunione del Consiglio Ecofin del 4 novembre 2008, o vanno nella stessa direzione, e possono essere accolti anche dalla Commissione.

Confido pertanto in un’adozione rapida della proposta e in una puntuale applicazione dell’EMCS.

 
  
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  Manuel António dos Santos, relatore per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia.(PT) Nel primo dei due minuti di parola che mi sono concessi desidero evidenziare i principi più importanti del mio parere, che è stato adottato all’unanimità dalla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia.

Tali principi sono i seguenti: aumentare l’efficienza della produzione e distribuzione di beni e servizi, principalmente riducendo la burocrazia; migliorare le norme vigenti e adeguarle alle circostanze attuali, specialmente per facilitare alle amministrazioni nazionali l’attuazione delle procedure di controllo basate sul rischio; semplificare le procedure e aumentare la trasparenza del commercio intra-comunitario, garantendo maggiore certezza del diritto e norme eque. Infine, il sistema di raccolta e rimborso dei dazi non dovrebbe dare adito a criteri discriminatori e si dovrebbe evitare una doppia tassazione.

Questi sono stati i principi ispiratori del parere che ho presentato alla commissione per i problemi economici e monetari a nome della commissione per l’industria. Voglio ribadire che in quest’ultima il parere è stato accolto da un ampio consenso.

Ecco perché nel mio secondo minuto di parola devo dire, in quanto appartenente al gruppo socialista al Parlamento europeo, che non comprendo l’osservazione dell’onorevole Lulling secondo cui il gruppo socialista e il gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa – e soltanto loro – avrebbero introdotto limiti quantitativi. Non sono stati soltanto il gruppo socialista e il gruppo ALDE, bensì tutti quanti, perlomeno nella commissione per l’industria, visto che il mio parere è stato approvato all’unanimità, come ho già ricordato.

Ritengo che sia assolutamente straordinario che non siano stati inseriti limiti quantitativi, perché sappiamo che questo tipo di imposte ha finalità diverse. La prima è, ovviamente, quella di ottenere un gettito fiscale, ma c’è anche la finalità di tutelare la salute pubblica. Peraltro, ciascun paese attribuisce, naturalmente, un diverso grado d’importanza a ciascuno di questi due obiettivi.

Penso dunque che la soluzione che abbiamo trovato, cioè fissare limiti quantitativi, sia equa ed equilibrata e non avvantaggi in misura eccessiva nessun paese in particolare. Questa soluzione, inoltre, non penalizza nessuno dei paesi che hanno, com’è ovvio, una posizione diversa da quella del paese rappresentato dall’onorevole Lulling, che io naturalmente rispetto. Ma i desideri di quel paese non possono ovviamente essere privilegiati rispetto ai desideri complessivi degli altri Stati membri dell’Unione europea.

Concludo con un commento finale di soli dieci secondi: il gruppo socialista appoggia, naturalmente, il mercato interno e la sua espansione e non crede che le proposte adottate dalla commissione per l’industria o dalla commissione per i problemi economici possano metterlo in pericolo.

 
  
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  Bill Newton Dunn, relatore per parere della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. − (EN) Signor Presidente, il Parlamento difende i singoli e le piccole organizzazioni, le piccole imprese, a differenza dei governi, che vogliono cancellare le cose sgradevoli. La commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori è convinta del fatto che dovremmo permettere ai negozi posti ai confini terrestri esterni dell’Unione di continuare a esistere. Dovrebbero essere presidiati meglio – così come, del resto, dovrebbe essere migliorata parecchio l’intera attività di vigilanza sulla criminalità che passa attraverso le frontiere europee -, ma questo non è un motivo per abolirli.

In secondo luogo, per quanto attiene ai viaggi aerei e via mare, la commissione per il mercato interno ritiene fermamente che, tenendo conto della destinazione finale e non della destinazione di transito, ai viaggiatori dovrebbe essere permesso di acquistare beni esentasse, perché in tal modo si aiuterebbero i piccoli aeroporti regionali a procurarsi entrate. Tale proposta può non essere gradita ai governi, ma noi la sosteniamo con grande fermezza.

Il terzo e ultimo punto che volevo sollevare – ed è assai deplorevole che la Commissione non lo abbia incluso nelle sue consultazioni del 2006 su questa normativa – è la proposta di revocare queste esenzioni. Perché non l’ha inclusa? Perché, prima di proporla, non ha effettuato una valutazione del suo impatto?

 
  
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  Zsolt László Becsey, a nome del gruppo PPE-DE.(HU) Grazie, signor Presidente. Mi congratulo sia con la Commissione che con i relatori per il lavoro che hanno compiuto, e credo che questo sistema di aggiornamento elettronico avrà un effetto tempestivo e molto positivo.

Vorrei fare due osservazioni. In primo luogo, permettiamo al mercato interno di funzionare. Se il sistema di registrazione delle imposte e lo scambio di informazioni funzionano bene, credo che i movimenti per uso personale da parte di privati cittadini non arrecheranno gravi danni. Se qualcuno, avendo acquistato beni per uso personale, paga l’accisa da qualche parte, i prezzi all’ingrosso e, in parte, le differenti aliquote IVA saranno in ogni caso in competizione tra loro.

Non è necessario porre limiti a tutto, ed è perfettamente inutile mandare messaggi negativi al fine di proteggere le casse pubbliche dei paesi dove il livello dei prezzi è elevato. Sarebbe molto strano, specialmente nell’area Schengen, se ci dovessimo preoccupare di ispezioni doganali o di polizia, dato che sappiamo che esistono molti altri metodi per controllare il contenuto degli autocarri più grandi. Non vedo pertanto l’utilità di un elenco indicativo.

Come mia seconda osservazione vorrei dire che anch’io sostengo il diritto dei cittadini che escono dal mercato interno di acquistare queste merci nel momento in cui lasciano il mercato interno. Per quanto riguarda i viaggi via terra, non penso che nascerebbe un contrabbando di vaste proporzioni, né che gli Stati membri confinanti subirebbero grandi perdite, dato che i prezzi nei paesi terzi confinanti sono molto più bassi che negli Stati membri dell’Unione europea. Non credo, quindi, che ci sarebbe un’esportazione di merci in scala industriale.

Presumo che queste stesse considerazioni valgano anche per gli aeroporti, dato che non è possibile portare nel bagaglio consegnato o nel bagaglio a mano quantità di merce talmente grandi da costringerci a vietare il trasporto di questi beni per uso personale in paesi terzi, non appartenenti all’unione doganale. La ringrazio molto, signor Presidente, per avermi dato l’opportunità di intervenire.

 
  
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  Elisa Ferreira, a nome del gruppo PSE.(PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei iniziare complimentandomi con la relatrice principale, l’onorevole Lulling, e con i relatori ombra, gli onorevoli Hamon e Schmidt. Per cause indipendenti dalla sua volontà, l’onorevole Hamon non può essere qui oggi; pertanto, mi proverò a illustrare la sua posizione, che è la posizione del nostro gruppo, su una questione che merita tutta la nostra attenzione. Infatti, la tassazione sotto forma di accise è un tema molto delicato.

Quando si parla di accise, non dobbiamo dimenticare che esse vengono imposte su servizi e beni di consumo ben precisi: tabacco, alcol e prodotti energetici.

La proposta della Commissione emenda un testo che risale al 1992. Da allora, il mercato interno di questi prodotti è cambiato moltissimo. Va altresì rilevato che il nuovo sistema elettronico per la gestione e il controllo delle transazioni rappresenta un gradito cambiamento, che dovrebbe semplificare il funzionamento del sistema sia per gli operatori che per le autorità fiscali, come ha testé detto il Commissario.

Per quanto riguarda gli aspetti tecnici – compresi i limiti temporali per la trasmissione dei documenti, le norme per la costituzione di garanzie finanziarie da parte degli operatori e altro ancora – la proposta della Commissione e la relazione della relatrice principale meritano ogni apprezzamento e vanno accolte, perché rappresentano progressi reali e utili.

Ma, in merito a queste accise, il contenuto politico non dovrebbe arrestarsi di fronte agli aspetti tecnici, come ha detto l’onorevole dos Santos. Le merci interessate dalla proposta sono delicate e la loro vendita non dovrebbe essere soggetta soltanto al gioco della concorrenza. A tale proposito, vorrei concentrarmi su due esempi molto chiari: i limiti orientativi per il trasporto personale di queste merci e le norme applicabili alle vendite in Internet.

Su questi due punti siamo decisamente in disaccordo con la relatrice.

Riguardo all’alcol, al tabacco e anche ai carburanti, le differenze di tassazione tra gli Stati membri sono enormi e, di conseguenza, anche i prezzi variano molto. Basti pensare che nell’Unione europea il prezzo di un pacchetto di tabacco oscilla tra uno e sette euro, proprio a causa delle forti differenze di tassazione.

Di norma, le imposte vanno pagate nel paese di consumo, tranne nel caso delle merci trasportate all’interno dell’Unione europea. Secondo le regole vigenti, è necessario rispettare determinati limiti quantitativi, perché altrimenti è lecito presumere che le merci siano trasportate a fini commerciali.

La proposta della Commissione mira ad abolire tali limiti quantitativi, e su questo punto specifico è d’accordo anche la nostra relatrice, l’onorevole Lulling. Non era tuttavia questo l’intendimento della commissione per i problemi economici e monetari. Al contrario: noi abbiamo deciso di abbassare i limiti, seguendo le iniziative dei relatori ombra, gli onorevoli Hamon e Schmidt, e anche mie.

La liberalizzazione permette effettivamente ad alcuni consumatori di acquistare le merci in questione a prezzi più bassi. Questo però non va bene se tale pratica può penalizzare le finanze pubbliche degli Stati membri o gli obiettivi di salute pubblica che gli Stati membri hanno il diritto di salvaguardare. Né può andar bene nel caso in cui a beneficiarne sia il mercato grigio – cosa che dovremmo tutti evitare.

Pertanto, l’accordo finale raggiunto in commissione prevedeva di mantenere i limiti a un livello ragionevole, cioè 400 sigarette o 45 litri di vino per persona. Sono queste le quantità ritenute congrue con il consumo personale. Quindi, i viaggiatori che acquistano questi beni in quantità inferiori ai limiti che ho appena citato non saranno interessati dalle norme in discussione.

Per gli stessi motivi siamo contrari all’emendamento n. 68 presentato dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, in cui si propone di tassare le vendite a distanza, soprattutto quelle tramite Internet, nel paese del venditore e non in quello del consumatore. Tale proposta costituisce un ingiustificato rovesciamento del principio generale della tassazione. Questo emendamento aprirebbe inoltre la porta a un mercato grigio di vaste dimensioni e pertanto va assolutamente respinto.

Infine, devo citare ancora la questione dei negozi duty-free. Il principio riconosciuto a livello internazionale è che questi negozi possono stare soltanto nei porti e negli aeroporti, in modo da garantire un controllo ottimale e prevenire qualsiasi rischio di frodi o abusi. Dobbiamo perciò concedere alle persone un periodo di tempo sufficiente per adeguarsi, ed è per tale motivo che proponiamo, a nome del gruppo socialista al Parlamento europeo, di prevedere un periodo di transizione per quegli Stati membri in cui ci sono ancora negozi duty-free, onde consentire loro di adattarsi un po’ alla volta alla nuova situazione. Proponiamo quindi di fissare una data lontana, il 1o gennaio 2017, per permettere una graduale convergenza verso la norma di validità comune.

Crediamo che tale tipo di approccio sia quello giusto. E’ un approccio che è emerso dal consenso, non un consenso totale ma comunque un consenso maggioritario in seno alla commissione per i problemi economici e monetari. Mi auguro che il nostro approccio sia approvato anche nella votazione in plenaria di domani.

 
  
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  Olle Schmidt, a nome del gruppo ALDE. (SV) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Lulling, ci troviamo nuovamente ad affrontare questo argomento. Non è di certo la prima volta che l’onorevole Lulling e io siamo in disaccordo sulle caratteristiche che il regime delle accise dovrebbe avere in Europa. Ma è probabilmente la prima volta che ho l’impressione di essere io quello che può contare su una maggioranza. E’ pericoloso anticipare gli eventi, ma staremo in ogni modo a vedere come andrà a finire.

Sulla questione del nuovo sistema tecnico, l’EMCS, siamo pienamente concordi. E’ sul punto delicato delle quote d’importazione che le nostre posizioni divergono profondamente.

Approvando l’approccio proposto dalla commissione, il Parlamento esprimerà sia il proprio impegno a favore della libertà di circolazione in Europa sia il proprio impegno di promuovere una ragionevole politica sanitaria pubblica. Come sempre succede quando si tratta di questioni di carattere fiscale, è necessario trovare un punto di equilibrio tra ciò che dovrebbe restare di competenza degli Stati membri e ciò che è considerato di nostra comune responsabilità. Accogliendo la proposta della commissione, il Parlamento europeo stabilirà che tabacco e alcol non sono uguali alle altre merci, proprio come è stato detto poco fa in quest’aula, e vanno pertanto sottoposti a un trattamento diverso. Ovviamente, in ciò non vi è nulla di rivoluzionario, come molti vanno sostenendo da lungo tempo.

Decidendo di dimezzare i livelli indicativi di importazione e mantenendo, allo stesso tempo, il principio del limite, diamo agli Stati membri ampia facoltà di praticare una loro propria politica, mentre, nel contempo, la legislazione comunitaria faciliterà alle imprese e ai singoli le attività commerciali transfrontaliere. In parole più semplici, ciò significa che la Svezia avrà la possibilità dare la priorità alle questioni di sanità pubblica, mentre il Lussemburgo dell’onorevole Lulling potrà continuare la sua politica fondata su pacchetti fiscali a bassa tassazione. Il mercato interno non può essere costruito avendo come modello il cosiddetto “turismo dell’alcol”.

L’alcolismo e le sue conseguenze non sono un problema soltanto della Svezia, come talvolta sento dire. Di recente, è stata invocata l’adozione di misure coercitive per contrastare l’alcolismo nel Regno Unito, e forse anche i deputati britannici dovrebbero tenerne conto. Credo che sia ormai urgente che il Parlamento europeo adotti una posizione più ragionevole su tali questioni e dia agli Stati membri l’opportunità di attivarsi a favore della salute pubblica.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, signor Commissario, parlando a nome del gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni" desidero attirare la vostra attenzione su tre punti. Primo, i cambiamenti in ambito fiscale a livello di Unione europea dovrebbero andare in direzione di un incremento della produzione e distribuzione di beni e servizi, soprattutto riducendo gli oneri burocratici ma anche facilitando alle amministrazioni nazionali l’applicazione di procedure di controllo basate su analisi del rischio.

In secondo luogo, le soluzioni proposte nella direttiva soddisfano questi requisiti. La semplificazione delle procedure amministrative e l’introduzione di un sistema elettronico per lo scambio d’informazioni si trasformeranno, per le autorità fiscali degli Stati membri, in uno strumento capace di potenziare e gestire meglio i controlli. In terzo luogo, dobbiamo appoggiare la soluzione proposta dalla relatrice di includere nell’ambito di applicazione della direttiva le vendite a distanza di beni soggetti ad accise e anche, nell’accordo sull’esenzione, l’applicazione di garanzie limitate per chi soddisfa i requisiti di buona condotta e fa uso regolare del sistema delle garanzie.

 
  
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  Trevor Colman, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, la proposta della Commissione sulla procedura 2008/0051(CNS) prevede, all’articolo 10, che “gli Stati membri possano […] consentire che l’accisa su prodotti soggetti ad accisa immessi in consumo sia oggetto di rimborso”. Su questa base, l’onorevole Lulling ci dice che, per quanto attiene alle condizioni di rimborso dell’accisa, la proposta prevede come principio di validità generale che spetti agli Stati membri stabilire dette condizioni.

Ma lo stesso articolo 10 così prosegue: “a condizione che tale rimborso [...] non dia luogo ad esenzioni diverse da quelle di cui all’articolo 11”. L’articolo 11, dal canto suo, fa riferimento a esenzioni per motivi riguardanti relazioni diplomatiche, per finalità di finanziamento di organizzazioni internazionali, per aiuti alle forze armate della NATO e in caso di accordi speciali con paesi non appartenenti all’Unione europea. Tutti questi casi di esenzione, però, e credo sarete d’accordo con me, sono alquanto specifici, diversamente da quanto asserito dall’onorevole Lulling, e quindi non conformi al principio generale secondo cui spetta agli Stati membri stabilire le condizioni del rimborso.

Questa proposta non contiene alcuna esenzione per gli Stati membri; per tale motivo invito i colleghi a votare a favore dell’emendamento n. 54, che cerca di porre rimedio a un errore madornale della proposta.

 
  
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  Margaritis Schinas (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, abbiamo nuovamente a che fare con un’altra eccentrica proposta della Commissione. Praticando quella che non può essere definita altrimenti che una “politica del rullo compressore”, la Commissione propone di abolire tutti i negozi duty-free posti ai confini terrestri tra l’Unione europea e paesi terzi.

Il grande interrogativo è: perché? Perché, signor Commissario, avete avuto questa idea e, dopo averla avuta, non l’avete sottoposta alla consultazione che avete organizzato nel 2006? E perché non l’avete inclusa in una valutazione d’impatto che eravate tenuti ad eseguire nel quadro del nuovo principio di legiferare meglio?

Deve dunque spiegarci perché dovremmo andare a dire a centinaia di lavoratori che perderanno il loro posto, soprattutto in questi tempi difficili. Ci deve spiegare quale sarà l’impatto di tutto questo sul mercato interno, che è talmente grande da costringervi a eliminare, di punto in bianco, tutti i negozi ai confini terrestri con paesi terzi, negozi che, come nel caso del mio paese, la Grecia, lavorano benissimo e senza alcun problema di frodi e senza conseguenze per il mercato interno. Il parlamento e i gruppi che condividono questa opinione devono anche assumersi la responsabilità politica di spiegare ai lavoratori perché mai vogliamo abolire questi negozi che hanno tanto successo.

Per quanto mi riguarda – come hanno detto molto chiaramente sia l’onorevole Lulling sia la commissione per il mercato interno nella sua relazione – non abbiamo ricevuto una risposta convincente, e questo ci fa ritenere che, da parte della Commissione, si sia trattato di un capriccio. Non ci è stata data una risposta convincente.

Lancio pertanto un ultimo, estremo appello: domani votiamo a favore degli emendamenti nn. 63, 64 e 65 per evitare che questa politica del rullo compressore possa abbattersi ancora una volta su tutto quello che funziona bene nell’Unione europea.

 
  
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  Katerina Batzeli (PSE). - (EL) Signor Presidente, signor Commissario, farò una proposta precisa per il regime di esenzione dei negozi duty-free alle frontiere terrestri.

Signor Commissario, la Commissione sta introducendo per questi negozi un’esenzione generale che costituisce una discriminazione nei loro confronti e ha pesanti conseguenze sul loro funzionamento; si tratta, peraltro, di negozi che lavorano molto bene e forniscono un importante contributo alle comunità nazionali e all’occupazione a livello locale.

In Stati membri come la Grecia, che hanno lunghi confini terrestri con paesi terzi, i duty-free hanno lavorato senza problemi e con profitto per molto tempo. Per quanto riguarda le accuse di sistematica violazione del criterio di acquisto per uso personale o di abusi sistematici ed evasione fiscale, queste questioni sono chiaramente oggetto di controlli da parte delle autorità nazionali. Ritengo che permettere ai negozi duty-free di continuare a fare il proprio lavoro ai confini terrestri sarebbe una soluzione conforme anche alle stesse proposte della Commissione, mentre il controllo delle loro modalità di funzionamento e la lotta contro l’evasione fiscale sarebbe di competenza, come nel caso di tutti gli altri negozi, dei porti e degli aeroporti.

Ritengo pertanto che dovremmo votare a favore degli emendamenti nn. 57, 63, 64 e 65 e, nell’ipotesi peggiore, dell’emendamento n. 69, che proroga il periodo di operatività di tali negozi fino al 2012.

 
  
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  Colm Burke (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione sul regime generale delle accise. Vorrei sottolineare i progressi compiuti nel campo delle accise sugli acquisti. La proposta originaria, se attuata, avrebbe consentito ai viaggiatori di acquistare prodotti in esenzione doganale soltanto nell’aeroporto finale di partenza prima di lasciare l’Unione europea. In pratica, ciò avrebbe significato che, se una persona si recava da Cork, in Irlanda, a Dubai via Parigi, avrebbe potuto effettuare tali acquisti soltanto a Parigi. La conseguenza sarebbe stato un drastico taglio della redditività degli aeroporti regionali irlandesi, dato che attualmente per molti di essi le attività commerciali costituiscono una parte molto rilevante delle entrate, oltre alla sicura perdita di posti di lavoro. Ma questa proposta è stata modificata e quindi mi congratulo con la relatrice per essersi attivata al fine di dare risposta alle nostre preoccupazioni.

Si è trattato di un fatto molto positivo in un momento in cui il governo irlandese ha introdotto una nuova tassa aeroportuale che discriminerà gli aeroporti regionali, più piccoli e in gravi difficoltà, a vantaggio dell’aeroporto di Dublino, già congestionato. In tale ottica, invito la Commissione ad accertare la legittimità di questa misura sotto il profilo delle norme comunitarie in materia di concorrenza. Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Lulling e della Commissione.

 
  
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  Peter Skinner (PSE). - (EN) Signor Presidente, forse, se fossi l’onorevole Lulling e vivessi in Lussemburgo, sarei anch’io così fermamente contrario ai limiti indicativi.

Purtroppo per lei, vivo su un’isola dove il contrabbando è ancora molto attivo e dove gran parte dell’alcol e del tabacco che la gente pensa di poter usare a fini personali viene poi di fatto rivenduto a condizioni commerciali ad altre persone. Temo che qualsiasi cosa faremo per cancellare i limiti indicativi rappresenterà un segnale e un messaggio ai contrabbandieri che praticano la rivendita di alcol e sigarette.

I limiti indicativi possono anche non sembrare una guida sicura per i consumatori, però sono una guida sicura per i bambini, perché spesso sono proprio i giovani a comprare l’alcol e le sigarette vendute dai distillatori di frodo e dai contrabbandieri, che li trasportano nelle regioni del sud-est del mio paese e li vendono per strada, nei vicoli e nei quartieri per pochi spiccioli, anche una o due sigarette alla volta, ma abbastanza per avviare i ragazzini al vizio.

Ed è appunto questo tipo di commercio che va controllato, e può essere controllato soltanto fissando limiti indicativi, per poter arrivare alla fonte del problema, cioè alle persone che praticano questa forma di contrabbando cercando di gabbare la polizia e i doganieri.

Ecco perché credo che sia necessario mantenere i limiti indicativi. In tal modo, come ho detto, non porremo fine all’integrazione dei singoli mercati, ma diffonderemo invece un’idea migliore di coesione sociale e di comportamento sociale, che è stata peraltro invocata dalle autorità doganali, fiscali e di polizia del Regno Unito, perché così diamo un orientamento giusto su ciò che le persone si aspettano di poter portare a casa per uso personale.

Il tabacco si conserva per solo sei mesi; quindi, quando si scoprono autocarri pieni zeppi di pacchetti di sigarette, ci si deve chiedere se esse siano realmente destinate all’uso personale o se andranno da qualche altra parte, per essere rivendute, magari, spesso, ai bambini.

 
  
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  Gabriela Creţu (PSE). – (RO) Onorevoli colleghi, il regime delle accise e i sistemi di tassazione elettronici in generale sembrano essere questioni di natura tecnica, però sono anche finalizzati a determinati e potenti obiettivi di natura politica. Tuttavia, per poterli utilizzare dobbiamo tener conto delle specifiche situazioni degli Stati membri, oltre che di teorie astratte. Allo stesso tempo, dobbiamo restare coerenti con i principi più generali delle politiche che applichiamo; ad esempio, con il principio della parità di trattamento.

La relazione in esame potrebbe soddisfare entrambe condizioni se venisse accolta una proposta. Mi riferisco nello specifico all’emendamento n. 69, sul mantenimento fino al 2017 dei negozi duty-free nei posti di controllo doganali dell’Unione europea diversi dai porti e dagli aeroporti. Se approvato, l’emendamento eliminerebbe la discriminazione tra chi viaggia via mare o in aereo e chi viaggia via terra, una discriminazione del tutto ingiustificata non solo sotto il profilo economico e teorico ma anche in una prospettiva pratica. Allo stesso tempo, il mantenimento di questi negozi comporterebbe un certo vantaggio per chi vive nelle regioni di confine, come è già stato osservato. Di solito si tratta di persone economicamente svantaggiate a causa della loro condizione periferica, e l’eventuale perdita del posto di lavoro le penalizzerebbe ancora di più.

Onorevoli colleghi, ci sono validi motivi perché come Parlamento approviamo questo emendamento durante la votazione di domani. Rispetto all’enorme spesa che siamo pronti a sostenere, senza alcuna obiezione, per salvare le società, questa esenzione comporterebbe ripercussioni finanziarie di piccola entità.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, la libera circolazione delle persone e dei beni è una delle grandi conquiste dell’Unione europea, però non funziona bene nel caso delle merci soggette a livelli elevati di imposte sul consumo, diversi da uno Stato membro all’altro. I pareri divergenti della Commissione europea, della commissione del Parlamento, della Corte di giustizia europea e dei relatori sulle politiche quantitative hanno rivelato che non riusciremo a trovare una soluzione valida fintantoché queste differenze di tassazione permarranno. Mi preoccupa che la Commissione non abbia effettuato una valutazione d’impatto per metterci in condizione di accertare l’importanza economica del mercato parallelo e l’importanza sociale, che limita i nostri concittadini e che forse noi tutti riconosciamo. Vorrei che questa discussione portasse al coordinamento delle politiche di tassazione sul consumo di alcol e tabacco, e ciò per motivi di salute, oltre che per altre ragioni. E’ un dato di fatto che i paesi con livelli di tassazione elevati non possono vantare risultati concreti nella lotta contro l’alcolismo.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE). – (RO) Signor Presidente, signor Commissario, il capitolo 4 contiene le disposizioni e le procedure di base che sono applicate come parte del sistema di controllo dei movimenti soggetti ad accise, l’EMCS. L’aspetto nuovo è l’introduzione della documentazione amministrativa e di sistema in formato elettronico.

Per garantire un funzionamento efficiente del sistema computerizzato, gli Stati membri dovrebbero inserire nelle loro applicazioni nazionali un set di dati e una struttura uniformi, per mettere a disposizione degli operatori economici un’interfaccia affidabile.

Il periodo di transizione previsto per l’adozione dell’EMCS, in sospensione di accise, va fissato tenendo nel debito conto la fattibilità dell’introduzione del sistema computerizzato in ciascuno Stato membro. Avendo presente tale esigenza, gli Stati membri e la Commissione stanno adottando le misure necessarie per implementare le essenziali strutture pubbliche a livello nazionale e per assicurarne l’interoperabilità.

Signor Commissario, in considerazione della citata crisi alimentare e dell’importanza sociale ed economica dell’agricoltura europea, credo che dobbiamo valutare attentamente la possibilità di abolire le accise sui carburanti destinati alle attività agricole e sull’energia impiegata per pompare acqua per l’irrigazione dei campi.

 
  
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  László Kovács, membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, posso constatare che dalla discussione è emerso un sostegno generalizzato a quello che è l’obiettivo principale della proposta della Commissione, ossia creare la base giuridica per la computerizzazione delle procedure relative alle accise entro aprile 2010.

Voglio sottolineare e confermare che la proposta mira a semplificare e ammodernare la procedura delle accise e a migliorare il controllo dei movimenti di beni soggetti ad accise, riducendo nel contempo gli adempimenti burocratici connessi con le accise in capo ai commercianti e limitando gli oneri a carico dei viaggiatori privati. Questi sono stati i principi ispiratori delle proposte.

Vorrei fare alcune osservazioni sugli emendamenti riguardanti alcune delle questioni più delicate contenute nella proposta.

Per quanto riguarda i livelli indicativi, la Commissione può accettare di mantenerli, a titolo di strumento, anche se non intende né introdurre né proporre livelli indicativi. Devono tuttavia restare gli attuali valori quantitativi di riferimento. Non possiamo approvare una riduzione di tali valori, perché significherebbe un passo indietro rispetto alla direttiva del 1993.

Sull’abolizione dei negozi duty-free ai confini terrestri, che è un altro punto delicato, voglio ricordarvi che tale proposta risale originariamente addirittura al 1960, quando l’Organizzazione doganale mondiale raccomandò l’abolizione di simili negozi, e anche che nel 2002, dopo la conclusione dei colloqui di adesione con dieci nuovi paesi candidati, alcuni di essi, come la Slovenia, l’Ungheria e qualche altro, furono costretti ad abolire i duty-free posti ai confini terrestri. Ritengo pertanto che la soluzione proposta, che prevede un lunghissimo periodo di transizione per Grecia e Romania, sia piuttosto equa rispetto alla posizione assunta nei confronti degli ex nuovi Stati membri.

Sul rimborso delle accise ai piccoli distributori di carburanti, la Commissione ribadisce il principio secondo cui l’insolvenza del consumatore finale non può essere un motivo valido per non applicare l’accisa. Allo stesso tempo, in considerazione della crisi economica in atto e dei prezzi talvolta elevati dei carburanti, nonché al fine di garantire la fornitura di carburante ai consumatori finali, gli Stati membri dovrebbero essere in grado di salvaguardare in altro modo gli interessi dei piccoli distributori, purché le misure adottate a quel fine non influenzino la concorrenza.

In merito alla valutazione dell’impatto – un punto che è stato sollevato da molti oratori – voglio rammentarvi che una valutazione del genere era già stata effettuata nel 2004; pertanto, abbiamo ritenuto che semplicemente non fosse necessario rifarla a soli due anni di distanza.

In conclusione, desidero ringraziare il Parlamento per il suo sostegno e il suo approccio costruttivo. Grazie alla definizione della base giuridica del nuovo sistema di controllo dei movimenti di merci soggetti ad accise, gli Stati membri potranno accelerare la loro preparazione all’introduzione del sistema, prevista per aprile 2010. La Commissione compirà tutti i passi necessari a garantire che tutti i sistemi centrali siano operativi entro quella data e fornirà aiuto per permettere un passaggio indolore al nuovo ambiente senza carta.

 
  
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  Astrid Lulling, relatore. − (FR) Signor Commissario, noi vogliamo veramente che l’EMCS sostituisca il sistema cartaceo nell’aprile 2009 e ci auguriamo che tutta la spiacevole discussione sui limiti indicativi non ritardi l’adozione della direttiva.

Vorrei dire all’onorevole Dos Santos che i limiti indicativi non hanno nulla a che fare né con la salute né con il Lussemburgo. All’onorevole Ferreira desidero far presente che nel 2005 il Parlamento ha approvato la relazione dell’onorevole Rosati, deputato del gruppo socialista al Parlamento europeo, con la quale abbiamo già approvato l’abolizione dei limiti indicativi. Inoltre, l’onorevole Hamon, che adesso ha altre preoccupazioni, aveva proposto nel suo emendamento di fissare limiti molto più alti di quelli previsti dallo scellerato compromesso social-liberale architettato alle mie spalle. All’onorevole Schmidt voglio dire che dobbiamo evitare di mettere insieme cose diverse e di parlare contemporaneamente di tasse e di salute. Inoltre, la piaga dell’alcolismo è, purtroppo, direttamente proporzionale al livello delle accise: quanto più alta è l’imposta, tanto più diffusa è la piaga dell’alcolismo in un paese. Ovviamente gli Stati sono liberi di imporre le aliquote che vogliono, perché abbiamo soltanto aliquote minime, non aliquote massime; però, per favore, non ci si venga a parlare di politica sanitaria con aliquote come queste.

All’onorevole Skinner voglio dire che, in realtà, ai contrabbandieri non importa un fico secco di livelli e limiti indicativi. Per di più, la proposta della Commissione fissa criteri per definire le merci acquistate per uso personale, e tali criteri sono una salvaguardia migliore dei limiti indicativi, anche nella lotta contro il contrabbando. Spero che domani riusciremo a trovare la soluzione giusta, cioè quella che vi sto proponendo.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 12.

 
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