4. Regimi di sostegno a favore degli agricoltori nell’ambito della PAC – Adeguamento della politica agricola comune – Sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) – Orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale (2007–2013) (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta,
- la relazione di Luis Manuel Capoulas Santos, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell’ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori [COM(2008)0306 – C6-0240/2008 – 2008/0103(CNS)] (A6-0402/2008);
- la relazione di Luis Manuel Capoulas Santos, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 320/2006, (CE) n. 1234/2007, (CE) n. 3/2008 e (CE) n. […]/2008 al fine di adeguare la politica agricola comune [COM(2008)0306 – C6-0241/2008 – 2008/0104(CNS)] (A6-0401/2008);
- la relazione di Luis Manuel Capoulas Santos, a nome della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1698/2005 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) [COM(2008)0306 – C6-0242/2008 – 2008/0105(CNS)] (A6-0390/2008);
- la relazione di Luis Manuel Capoulas Santos, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di decisione del Consiglio che modifica la decisione 2006/144/CE relativa agli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale (periodo di programmazione 2007–2013) [COM(2008)0306 – C6-0239/2008 – 2008/0106(CNS)] (A6-0377/2008).
Luis Manuel Capoulas Santos, relatore. – (PT) Signora Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, è con estremo piacere che porgo a voi tutti il benvenuto all’inizio dell’odierno dibattito. Questo è l’atto finale di un lungo processo partecipativo di discussione e riflessione sul presente e sul futuro della politica agricola comune (PAC).
Si è rivelato un lavoro molto arduo che per parecchi mesi, di fatto più di un anno, ha richiesto grande collaborazione da parte del Parlamento, del Consiglio, della Commissione e dell’intero mondo agricolo e rurale dell’Unione europea. In tutto questo arco di tempo ho avuto modo di ascoltare tanti pareri delle organizzazioni che rappresentano il settore agricolo e il mondo rurale in vari Stati membri e dialogare con parlamentari e rappresentanti istituzionali di molti, pressoché tutti, gli Stati membri e le istituzioni comunitarie, ovviamente iniziando qui dal Parlamento.
Ho preso parte a vari seminari e convegni e ho ascoltato attentamente tutti, anche attraverso i mezzi di comunicazione, nella ricerca della migliore sintesi possibile. Devo pertanto ringraziare tutti i colleghi che hanno partecipato entusiasticamente alla discussione, così come tutti i coordinatori dei gruppi politici. In particolare, tuttavia, mi corre l’obbligo di sottolineare il ruolo svolto dall’onorevole Goepel non soltanto in veste di coordinatore del gruppo PPE-DE, ma anche in qualità di relatore per la relazione di propria iniziativa che ha preceduto le relazioni oggi in discussione.
Vorrei inoltre ringraziare il presidente Parish per il modo in cui ha condotto le attività nell’ambito della nostra commissione e per l’eccellente collaborazione del segretariato della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, che ha svolto la parte più impegnativa e tecnicamente complessa del lavoro.
Devo infine ringraziare la Commissione nella persona della signora commissario per la disponibilità a collaborare, di cui hanno dato prova anche i suoi servizi, nonché il presidente in carica del Consiglio per la maniera in cui a continuamente corrisposto con il Parlamento, anche prima dell’inizio formale della presidenza francese.
Tale esercizio di collaborazione rafforzata si è dimostrato un valido esempio anzitempo dei pregi della codecisione che spero entri in vigore con la ratifica a tutti gli effetti del trattato di Lisbona, che auspico avvenga quanto prima.
L’odierno dibattito, con tutti gli accordi e i disaccordi che comporta, rispecchia chiaramente la complessità dell’agricoltura europea in tutta la sua varietà ribadendo anche in maniera esemplare l’importanza che l’Europa, le sue istituzioni e specificamente il Parlamento attribuiscono a tale tema. I 1 170 emendamenti presentati in relazione alle proposte della Commissione, tenendo conto soprattutto del fatto che il tempo disponibile è stato interrotto dalla pausa estiva, illustrano l’ampia partecipazione dei deputati alla discussione.
Tuttavia, il compromesso raggiunto tra quattro dei principali gruppi politici al Parlamento, con quasi 400 emendamenti sugli aspetti più importanti raggruppati in sei compromessi, dimostra anche il senso di responsabilità dei parlamentari, il loro spirito di compromesso e la loro disponibilità a cedere terreno.
Quanto al contenuto della relazione, che reputo sufficientemente equilibrato e in grado di rispondere alle attuali sfide fornendo indirizzi validi per il futuro, devo dire che il Parlamento lo ritiene positivo e accetta molte delle proposte della Commissione.
Sottolineo in particolare i seguenti elementi: conferma della necessità di una politica comune quale prerequisito per un’agricoltura europea competitiva e sostenibile da un punto di vista ambientale, contributi della Commissione per garantire che la PAC sia più giusta e accettabile per la società, accento posto sulla semplificazione e la riduzione della burocrazia, conferma della proposta di concedere maggiore libertà di scelta agli agricoltori nel definire le opzioni produttive, rafforzamento finanziario dello sviluppo rurale e ampliamento del suo ambito per raccogliere nuove sfide (energia, clima, acqua, biodiversità), introduzione del principio della modulazione progressiva, ulteriore flessibilità concessa agli Stati membri per la gestione della PAC (mi riferisco all’articolo 68), creazione di un sistema di gestione dei rischi e delle crisi con cofinanziamento comunitario e direzione generale positiva assunta sia nelle discussioni sul modello post-2013 sia nella risposta dell’Unione europea ai negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio volti al conseguimento di un accordo equo e reciproco per un commercio internazionale regolamentato dei prodotti agricoli.
Le proposte della Commissione contengono però anche aspetti che il Parlamento e io personalmente, in veste di relatore, consideriamo meno positivi. Come ho già ribadito in altre occasioni, le proposte della Commissione presentano per altri versi, per esempio in riferimento agli strumenti di gestione del mercato e al settore del latte, un tono troppo liberale che può rivelarsi pericoloso in un momento di grande instabilità e volatilità dei mercati. Manca inoltre la sensibilità sociale, come si evince chiaramente dalla proposta di escludere i piccoli agricoltori.
Ritengo inoltre che la proposta della Commissione relativa alla coesione sociale e territoriale non vada nella giusta direzione, dato che suggerisce con la nuova modulazione di porre fine al meccanismo di ridistribuzione dei pagamenti. Penso infine che la Commissione non abbia tenuto nella debita considerazione alcuni settori particolarmente vulnerabili all’attuale crisi dei mercati e che devono confrontarsi con un grave rischio di abbandono, visti il calendario proposto e la percentuale di disaccoppiamento fino al 2013. Ciò vale, per esempio, per il settore ovino ed è per questo che abbiamo convenuto di chiamarle piccole OCM (organizzazioni comuni dei mercati) in quanto, sebbene di dimensioni ridotte, sono molto significative e importanti dal punto di vista politico, economico e sociale per alcune regioni europee in cui è molto difficile individuare alternative.
La relazione e il voto in sede di commissione per l’agricoltura sono in larga misura intesi a rettificare alcuni di questi aspetti meno positivi.
I cinque compromessi adottati in merito agli elementi fondamentali della modulazione sono proposte importanti del Parlamento. Più specificamente si tratta della percentuale e della natura progressiva del sostegno ai piccoli agricoltori concedendo agli Stati membri maggiore libertà nel fissare le soglie minime, della percentuale di mantenimento di cui all’articolo 68 e dell’ampliamento della sua portata, dell’ambito più vasto del sistema assicurativo, esteso al settore della pesca, della questione del cofinanziamento dello sviluppo rurale e dell’ampliamento a nuove sfide. Molte altre proposte del Parlamento rappresentano anch’esse contributi positivi. Sottolineerei, per esempio, la valutazione del fattore occupazione nel calcolo dell’assegnazione del sostegno e il rispetto per i requisiti di salute e sicurezza sul luogo di lavoro in relazione alle condizioni per ottenere assistenza.
La commissione per l’agricoltura ha inoltre adottato una posizione estremamente chiara sull’aspetto più spinoso della questione, vale a dire il settore del latte, tema importantissimo che deve essere affrontato con cautela, considerata l’attuale situazione del mercato.
Nonostante il profondo rispetto che nutro per tutti i punti di vista, alcuni dei quali in determinati ambiti diametralmente opposti al mio, ma comunque rispettabili, credo che la posizione adottata in sede di commissione sia alquanto sensata. Vorrei dunque che fosse adottata in plenaria e confermata dal Consiglio con il supporto della Commissione. Un prudente aumento della produzione nell’arco di due anni, sommandosi al 2 per cento che abbiamo deciso per il 2008, e una decisione finale all’inizio del 2010 sul futuro del settore in base all’andamento del mercato con un aumento del 4 per cento nell’arco di tre anni mi pare una posizione, come dicevo, alquanto sensata, che potrebbe forse costituire una base per il compromesso finale.
Concluderò, signora Presidente, ribadendo la mia speranza che questa discussione serva a chiarire le rispettive posizioni permettendoci di raggiungere quel consenso che l’agricoltura e gli agricoltori si aspettano da noi. Spero che tutti, Parlamento, Consiglio e Commissione, si dimostrino all’altezza della sfida che sono chiamati a raccogliere.
Michel Barnier, presidente in carica del Consiglio. – (FR) Signora Presidente, onorevoli parlamentari, sono estremamente lieto di trovarmi nuovamente di fronte a questo esimio consesso in un momento cruciale in cui Parlamento e Consiglio stanno ricercando una posizione definitiva sulla questione della valutazione dello stato di salute della politica agricola comune.
Sappiamo bene che tale valutazione non costituisce un cambiamento radicale in termini di approccio come lo è stato la riforma del 2003, bensì un adeguamento significativo della riforma a un contesto estremamente mutevole.
La valutazione consente in particolare di rispondere a una situazione che era del tutto inimmaginabile qualche anno fa. Chi infatti avrebbe potuto ipotizzare un andamento del mercato dal 2008 che ha comportato un netto aumento dei prezzi agricoli causando, come tutti sappiamo, un po’ ovunque nel mondo rivolte per la fame?
La situazione ha dimostrato in che misura l’agricoltura resti un bene strategico per il nostro continente europeo e quanto il concetto di sovranità alimentare abbia senso in un contesto di maggiore volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli.
Tuttavia, malgrado il fatto che la valutazione dello stato di salute della PAC comporti soltanto modifiche, tali modifiche sono nondimeno numerose e complesse e per noi tutti costituiscono un pacchetto difficile da completare.
Il Consiglio si è già molto adoperato a tutti i livelli per risolvere tante questioni. In proposito vorrei esprimere i miei più sinceri ringraziamenti per il prezioso intervento della presidenza slovena che ha consentito di intraprendere il lavoro in maniera molto costruttiva, specialmente per quanto concerne la comunicazione della Commissione sulle proposte legislative, lavoro, onorevoli deputati, che per conto del Parlamento è stato svolto dai vostri relatori Goepel e Capoulas Santos. Ad ambedue porgo i miei più sentiti ringraziamenti per la qualità delle rispettive relazioni, estremamente approfondite e ricche di spunti.
Come sapete, ho voluto collaborare sin dall’inizio con il Parlamento europeo. Era mia consuetudine peraltro quando ho avuto l’onore per cinque anni di essere commissario europeo responsabile per la politica regionale e le istituzioni e, come ho detto, era mia intenzione collaborare sulla questione nello spirito della futura codecisione.
Ho seguito con estremo interesse il lavoro condotto successivamente dal Parlamento in parallelo a quello del Consiglio e abbiamo intrattenuto tra noi quello che potremmo definire un dialogo rafforzato.
In tale contesto ho avuto colloqui sistematici molto proficui sullo stato di avanzamento dei negoziati con i membri della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e all’interno del Parlamento, quasi 50 ore di riunioni con il Parlamento europeo o tra colleghi, e in ogni fase decisiva della negoziazione ci siamo incontrati con il Consiglio, il 27 settembre e il 22 ottobre dopo il voto in commissione per l’agricoltura e il 4 novembre per analizzare la fase finale della negoziazione e ciò che era emerso in occasione del Consiglio di ottobre.
Vorrei pertanto espressamente ringraziare, onorevoli parlamentari, il presidente della vostra commissione, onorevole Parish, per l’attiva collaborazione prestata in tutto il processo, così come tutti i vostri presidenti di gruppo, onorevoli Goepel, Capoulas Santos, Busk, Graefe zu Baringdorf, Aita e Berlato.
Poiché assicuriamo la presidenza, abbiamo tenuto il Consiglio regolarmente informato a livello ministeriale e tecnico in merito all’avanzamento del lavoro parlamentare. Per esempio, in occasione dell’ultima riunione del Consiglio dei ministri a Lussemburgo, ho consegnato personalmente a ogni ministro, per iscritto, la posizione del Parlamento su ciascun punto che dovevamo discutere in Consiglio.
Domani, dopo che avrete espresso la vostra posizione, assieme alla signora commissario Fischer Boel, all’interno del Consiglio ricercheremo un accordo politico. Comunicherò ai ministri l’esito del vostro voto sulla valutazione dello stato di salute prima, e ribadisco prima, di intraprendere l’ultima fase negoziale.
Come sempre, onorevoli parlamentari, raggiungere un compromesso non è semplice perché vi sono ancora tanti elementi sostanziali in sospeso, elementi sui quali siamo divisi, ma per i quali siamo determinati, e la presidenza è determinata, a ricercare insieme alla Commissione e alla luce del vostro voto il miglior compromesso dinamico possibile.
Le attività all’interno del Consiglio hanno dimostrato che per molti aspetti noi ministri nutriamo preoccupazioni simili a quelle del Parlamento. Citerò due esempi: in primo luogo, la ricerca di una maggiore flessibilità per l’articolo 68; in secondo luogo, il mantenimento delle misure eccezionali di mercato in caso di crisi sanitarie, l’articolo 44 dell’OCM unica che sarà ripreso nel compromesso finale.
Posso assicuravi, signora Presidente, onorevoli parlamentari, che tra i temi più delicati ve ne sono perlomeno due estremamente complessi: la questione del latte e quella della modulazione. I dibattiti in sede di Consiglio sono stati ricchi, intensi e animati tanto quanto quelli a cui ho partecipato o assistito qui, in Parlamento. Le medesime preoccupazioni sono state espresse in ambedue i consessi.
La discussione di questa mattina e il voto di domani sulla valutazione dello stato di salute sono dunque passi estremamente importanti che provano, ancora una volta, il ruolo fondamentale che il Parlamento deve continuare a ricoprire. In ogni caso è esattamente in tale spirito, quello del dialogo rafforzato e della codecisione, che per diversi mesi ho voluto collaborare per conto della presidenza.
Per questo sono molto lieto, come sicuramente lo sarà anche la signora commissario, di avere questa mattina l’opportunità di ascoltarvi, rispondere ad alcuni vostri quesiti e prendere parte con voi alla discussione finale.
Mariann Fischer Boel, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, innanzi tutto, prima di soffermarmi sul contenuto più dettagliato della discussione, vorrei ringraziare l’onorevole Capoulas Santos per tutto il lavoro svolto in merito alla relazione. Non sottovaluto in alcun modo la difficoltà di tale compito e, come ha sottolineato lo stesso relatore, il numero degli emendamenti sicuramente non ha reso in alcun modo più agevole la ricerca di un terreno comune per pervenire a un accordo di compromesso.
Abbiamo dedicato più di un anno a discutere insieme la valutazione dello stato di salute della PAC, talvolta in modo estremamente approfondito, inizialmente sulla base della relazione Goepel, ora infine sulla base della relazione Capoulas Santos. Superfluo esprimere la mia gratitudine per lo spirito positivo di collaborazione sempre dimostrato dal Parlamento che abbiamo sempre cercato di ascoltare in vista di un compromesso mai troppo lontano tra noi.
Poiché il tempo di parola a mia disposizione è limitato, mi sarebbe assolutamente impossibile analizzare specificamente tutti gli aspetti, per cui mi concentrerò sui più importanti, iniziando dal settore del latte.
Il 2007 è stato un anno forse anomalo, ma sicuramente istruttivo. Una lezione che abbiamo appreso è stata infatti che il nostro sistema di quote non consentiva all’offerta di rispondere alla domanda. Di conseguenza abbiamo assistito a un’impennata dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari. Alcuni agricoltori mi hanno detto che è stato bello finché è durato, ma il risultato è stato che, a seguito dell’aumento della produzione dovuto, come è ovvio, all’aumento dei prezzi, i prezzi sono successivamente crollati.
Penso che oggi tutti concordiamo nell’affermare che il settore lattiero-caseario sta di fatto combattendo per riconquistare alcuni clienti che l’hanno abbandonato reputando i prezzi troppo elevati. Vedo infatti che il Parlamento propone un aumento dell’1 per cento, ma soltanto per due anni, per cui un aumento del 2 per cento fino al 2010.
Credo che sia importante esaminare le conseguenze delle decisioni che prenderemo nel settore lattiero-caseario, ma sarà prematuro farlo nel 2010, per cui dovremmo attenerci alla data del 2011 precedentemente suggerita, pur indicando con chiarezza quell’anno che saremo aperti a ridiscutere tutto. Non va però dimenticato che il sistema delle quote scade nel 2015.
Dalle discussioni è anche emerso che vi sono forti pressioni per istituire un fondo per il latte. Concordo con la necessità di adeguare o adottare alcune misure accompagnatorie e sono persuasa che molto potrà essere fatto con il nuovo articolo 68.
Riconosco che l’attuale articolo 69 è troppo limitato e restrittivo per essere utilizzabile in maniera lungimirante, ragion per cui stiamo creando opportunità con il nuovo articolo 68. Se riusciremo a giungere a un valido abbinamento tra l’articolo 68 e le nuove possibilità di sviluppo rurale, sono certa che troveremo soluzioni ai problemi specifici che affliggono alcune regioni.
In merito al regime di pagamento unico, per quel che riguarda il disaccoppiamento la Commissione propone la possibilità di accoppiare il pagamento in due o tre ambiti – vacche nutrici, ovini e caprini – perché in essi riconosciamo l’esistenza di problemi particolari. La vostra intenzione è anche mantenere pagamenti accoppiati per il premio per il bovino maschio, le piante proteiche e il foraggio essiccato. Fondamentalmente penso che sia importante disaccoppiare il sistema – questo è di fatto un elemento essenziale di tutte le riforme intraprese – e dobbiamo nuovamente valutare se sia possibile procedere a una semplificazione in maniera da cogliere ogni opportunità per snellire il sistema. Sono tuttavia aperta a ogni soluzione meno complicata di quelle da noi suggerite.
Noi abbiamo proposto un approccio al disaccoppiamento in due fasi, ma di concerto alla presidenza potrei essere disposta a realizzarlo in una fase posticipandone la conclusione al 2012 – ultimo anno di applicazione – in maniera che gli effetti si sentano nell’esercizio 2013. Mi è stato chiesto perché dovremmo rendere le cose più complicate del necessario. Come ho detto, l’articolo 68 va usato come strumento per una maggiore flessibilità, sempre però entro determinati limiti perché il Parlamento vuole una situazione in cui sia possibile accoppiare il 10 per cento. A mio parere è necessario prestare attenzione a non creare una situazione in cui sia possibile disaccoppiare passando per la porta posteriore, ossia l’articolo 68.
Da ultimo, ma non meno importante, per quanto concerne la modulazione, lo sviluppo rurale e le nuove sfide, penso che tutti concordiamo sul fatto che per affrontare le nuove sfide occorre più denaro. Il cambiamento climatico è in cima alla nostra lista. Dopodiché dobbiamo trovare nuovi modi per gestire le risorse idriche. L’acqua scarseggia, ma è estremamente importante per l’agricoltura, specialmente in alcune regioni meridionali, per cui dobbiamo avvalerci delle nuove tecnologie per usare l’acqua nella maniera più intelligente possibile evitando sprechi. Tutto ciò può essere realizzato, ma richiede sicuramente denaro.
Per questo ho proposto uno storno dal primo al secondo pilastro: un 8 per cento da effettuarsi progressivamente negli anni. So che domani potremmo tornare su un compromesso in merito, ma vorrei sottolineare che sicuramente occorrerà denaro, come ne occorrerà per la biodiversità e gli indirizzi per il latte che abbiamo introdotto nel sistema.
Non mi soffermerò oltre sulla modulazione progressiva. Conosco il vostro punto di vista e so che dite ora “1, 2, 3”. Sono sicura che saremo nuovamente in grado di pervenire a un compromesso onorevole in merito.
Qui concludo dopo aver affrontato brevemente alcuni dei principali aspetti certa che avrò modo di rispondere dopo il dibattito ai quesiti che vorrete pormi. Ribadisco però il mio impegno per giungere, assieme alla presidenza, a un compromesso ragionevole. Tutti sappiamo che non si può mai ottenere esattamente quello che si vuole, per cui penso che tutti dovremo “mandar giù qualche rospo” per sottoscrivere un compromesso che vada a vantaggio del settore agricolo europeo in un mondo più globalizzato.
Kathalijne Maria Buitenweg, relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. − (NL) Signora Presidente, sebbene la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare meriti grande considerazione per la sua autorevolezza, ciò non significa che non si possano operare cambiamenti radicali; è tuttavia necessario annunciarli con debito anticipo proponendo anche alternative.
Lo scorso anno, la Commissione europea ha presentato una comunicazione sullo stato di salute della politica agricola comune, che ha bisogno di una riforma radicale. L’intenzione era operare drastici tagli alle sovvenzioni dirette e migliorare i risultati in termini di occupazione e salvaguardia ambientale. Siamo sostanzialmente delusi dal modo in cui le proposte sono state sviluppate apportando, come fanno, una serie di tagli irrilevanti alle sovvenzioni dirette. Gli agricoltori non dovrebbero essere sovvenzionati in base alle rese passate o alla terra che possiedono. La commissione per l’ambiente vorrebbe che il sovvenzionamento avvenisse sulla base dei servizi pubblici che essi offrono, come il miglioramento della biodiversità e della gestione delle acque, nonché le attività svolte a beneficio dell’ambiente, del benessere animale e della sicurezza alimentare al di là degli obblighi di legge. E vorremmo che tale sistema fosse istituito a partire dal 2020.
Questo pomeriggio parleremo del calo degli sciami di api. Per migliorare la situazione, sarà necessario ridurre l’uso degli spray e promuovere la biodiversità introducendo zone cuscinetto. La tecnologia genetica e l’agricoltura unilaterale intensiva sono un problema al riguardo. Spero che questo pomeriggio, come stamattina, ci impegneremo per un tipo di agricoltura in cui la campicoltura e la natura si rafforzino reciprocamente.
Markus Pieper, relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. − (DE) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, abbiamo compiuto qualche progresso verso i liberi mercati agricoli sia in termini di apertura delle regolamentazioni di mercato sia in termini di ammortizzatori economici e sociali nelle politiche europee.
Apprezzo espressamente il fatto che la Commissione abbia già assunto una posizione positiva rispetto a diverse proposte del Parlamento. Vorrei inoltre ringraziare il relatore che ha fatto proprie molte proposte della commissione per lo sviluppo regionale per quanto concerne la modulazione e lo sviluppo rurale. Tuttavia, per noi una preoccupazione permane: vogliamo esentare più aziende agricole di piccole dimensioni dagli ulteriori tagli di risorse. La commissione per lo sviluppo regionale e molti altri colleghi ritengono che il limite di esenzione debba essere portato a un massimo di 10 000 euro.
Signora Commissario, contrariamente al parere espresso da altri, che tutti conosciamo, la nostra non è una proposta ridicola. E’ viceversa molto seria perché intende consentire alle aziende agricole di pianificare con certezza nel momento in cui entrano a far parte dell’economia di mercato, oltre a mantenere le promesse fatte con le riforme agricole del 2003. Le aziende agricole più piccole sono state particolarmente colpite dalle turbolenze del mercato degli ultimi mesi. Per questo dovremmo offrire loro sostegno politico. Ovviamente il programma potrebbe limitare i programmi speciali a settori specifici. Nondimeno, dobbiamo essere consapevoli delle lacune del sistema. Non possiamo tagliare i premi agli allevatori del settore lattiero-caseario da un lato e dall’altro indicare il fondo per il latte finanziato in tal modo come possibile ancora di salvezza.
Se occorre denaro per questi cambiamenti strutturali, è necessario attingerlo dai fondi strutturali e agricoli inutilizzati. La politica agricola resterà contraddittoria e imponderabile fintantoché continuerà ad avere un’evoluzione altalenante. Pertanto, noi della commissione per lo sviluppo regionale chiediamo che si possa pianificare in sicurezza i programmi di sviluppo rurale e il reddito degli agricoltori, il che sarà attuabile soltanto se in futuro sapremo separare in maniera rigorosa l’approccio operativo ai pagamenti compensativi dai programmi regionali. Ora vorremmo che la Commissione formulasse proposte in tal senso.
Lutz Goepel, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, Dio sa che due minuti sono veramente pochi per riassumere il coscienzioso lavoro svolto nell’arco di un intero anno per questa valutazione dello stato di salute della PAC. Mi soffermo soltanto su alcuni aspetti. A titolo di promemoria, nel novembre 2007, la Commissione ha indicato una modulazione dell’8 per cento più una riduzione progressiva del 45 per cento. Per la modulazione progressiva, vale a dire una modulazione calcolata secondo la relazione Goepel in base alle dimensioni dell’azienda, si è citato un 4 per cento. Si è poi parlato di una modulazione di base dell’8 per cento e una modulazione progressiva del 9 per cento per un totale del 17 per cento come offerta proposta dalla Commissione. Recentemente si è giunti durante il voto in commissione a un valore del 5 per cento. Era importante per noi che tutte le risorse della modulazione restassero nella regione e venissero utilizzate, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda agricola o dalla sua forma giuridica.
Signora Commissario, lei ha chiesto maggiore flessibilità per gli Stati membri durante la trasformazione del sistema. Ciò significherebbe più opportunità di introdurre un ulteriore disaccoppiamento allontanandosi dai valori di riferimento storici, scelta con la quale, in linea di principio, concordo. Le discussioni in sede di commissione hanno però dimostrato che questo non è auspicabile in tutti gli ambiti, come per esempio quello dei seminativi, soprattutto abbandonando le organizzazioni di mercato più piccole. Nuove sfide e una maggiore mobilità globale sui mercati richiedono meccanismi nuovi e flessibili e nel settore lattiero-caseario siamo riusciti a ridefinire l’articolo 68 anche in maniera da sostenere le regioni svantaggiate.
Giungiamo infine al latte, il capitolo più difficile della valutazione. Vista la sua complessità, avrei preferito affrontare tutte le questioni legate al settore lattiero-caseario con opzioni e misure integrative nell’ambito di una relazione più articolata nel momento in cui le quote saranno abolite nel 2010 o nel 2011. Il fondo per il latte è tuttavia considerevole e fornirà ulteriore sostegno agli allevatori del settore, specialmente nelle aree sfavorite. La promozione degli investimenti per gli allevatori del settore lattiero-caseario senza una quota vincolata per tutta l’Unione non dovrebbe essere denigrato in quanto ridurrebbe la pressione di acquisto esercitata sulle imprese.
Un’ultima considerazione di carattere personale: vorrei ringraziare i miei collaboratori per aver portato a buon fine questo pacchetto entro il termine del mio periodo di attività parlamentare sotto la presidenza francese.
(Applausi)
Stéphane Le Foll, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevole Capoulas Santos, procedo con il mio intervento anche se, come ha detto il collega Goebbels, due minuti per una relazione così importante sono assai pochi.
Ciò che volevo dire è molto semplice. Innanzi tutto vorrei difendere l’equilibrio della relazione oggi proposta dall’onorevole Capoulas Santos. Era necessario aggiornare la politica agricola comune, il che è lo scopo della valutazione del suo stato di salute, ma nel contempo era parimenti necessario mantenere l’unità di tale politica a livello europeo consentendole di continuare a essere una politica che fissa obiettivi agricoli per tutta l’Europa. Questo è l’equilibrio che intendo difendere citando quattro esempi.
Il primo è quello delle quote latte, motivo di animate discussioni. Francamente, è mio parere che la posizione assunta sia quella giusta. Dobbiamo restare cauti in tale ambito. Tutti coloro che vogliono agire rapidamente per aumentare le quantità prodotte e liberarsi di meccanismi basati sul mercato corrono il rischio notevole di assistere a una caduta del prezzo del latte, il che richiederebbe un intervento di ristrutturazione estremamente impegnativo.
Quanto al disaccoppiamento del sostegno, anche in questo caso abbiamo trovato una posizione a mio giudizio equilibrata. Il totale disaccoppiamento mette a repentaglio molti tipi di produzione in Europa e noi dobbiamo tutelarli tutti: ovini, bovini, caprini e piccole produzioni vegetali.
In merito ai meccanismi di regolamentazione, possiamo seguire la via dell’assicurazione, ma dobbiamo anche mantenere in essere meccanismi pubblici che permettano prevenzione e regolamentazione; questo afferma la relazione e secondo me è estremamente importante.
Infine, per quanto concerne lo sviluppo complessivo degli aiuti e il modo in cui ci accostiamo a esso, vorrei dire che, nel modulare e limitare l’articolo 68, si sono compiuti passi importanti nella giusta direzione a una condizione, fare in modo che la nostra agricoltura cambi il suo modello globale di produzione verso la sostenibilità. Il nostro scopo deve consistere nel mantenere in essere un modello di funzionamento basato su singoli o gruppi che tenga conto di tre obiettivi: economia, ecologia e sociale.
Niels Busk, a nome del gruppo ALDE. – (DA) Signora Presidente, la valutazione dello stato di salute della PAC è stata commercializzata come modo per procedere a una semplificazione e deburocratizzazione. Queste erano le parole chiave nel momento in cui abbiamo iniziato il dibattito. Si è anche detto che avremmo preparato l’agricoltura europea a un maggiore libero scambio, specialmente per il periodo successivo al 2013, quando è previsto che scada l’accordo attualmente in vigore. Nel contempo, è stato anche molto importante per noi in Europa assumerci la nostra parte di responsabilità nel produrre alimenti di qualità, non soltanto per i consumatori europei, ma per l’intero mondo, specialmente quella parte crescente della popolazione mondiale che ha bisogno di cibo.
Il settore del latte era quello in cui di fatto avremmo verificato se in Europa siamo pronti ad attenerci ai requisiti di una maggiore produzione. In tal senso penso che sia deludente partecipare alla discussione sull’eventuale inizio del cosiddetto “atterraggio morbido” concedendo ai produttori di latte che lo desiderino l’opportunità di incrementare la produzione. Per me questo è un segnale del fatto che in Europa non siamo del tutto pronti al cambiamento che il futuro e soprattutto il periodo dopo il 2013 richiederà.
Per quanto concerne la semplificazione e la deburocratizzazione, il cui scopo sarebbe agevolare l’attività di un agricoltore, devo dire che sicuramente non è facile trovare esempi chiari o abbondanti di modi in cui si è semplificata la situazione o si è ridotta la burocrazia. Tutto il problema della condizionalità ambientale, con le notevoli differenze attualmente esistenti tra Stati membri, è un ambito in cui a mio parere abbiamo evidentemente bisogno di un miglioramento. L’aspetto più importante è che tale revisione della politica agricola secondo me dovrebbe indicare più chiaramente la direzione che intendiamo imprimere all’agricoltura nel momento in cui nel 2013 scadrà l’accordo ora in vigore.
Un fattore positivo è rappresentato dalla politica del distretto rurale, ambito nel quale naturalmente è importante che le risorse modulate restino nei distretti rurali in maniera che possano realmente avvantaggiarsene. Infine, avrei apprezzato che il Parlamento si fosse maggiormente attenuto alla proposta formulata dalla Commissione un po’ di tempo fa e penso che l’agricoltura europea ne avrebbe beneficiato.
Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, due fratellini hanno ricevuto un sacchetto di caramelle dai loro genitori. “Dividiamole in maniera corretta”, dice il più grande. Il più piccolo risponde: “Preferirei dividerle in maniera equa”. Questo aneddoto descrive i rapporti tra i vecchi e i nuovi Stati membri rispetto all’agricoltura. I vecchi Stati membri ricevono di più, i nuovi parecchio di meno.
Capiamo che si tratta di un periodo di transizione, ma perché questa situazione dovrebbe perdurare dopo il 2013? Perché i nuovi Stati membri dovrebbero continuare a ricevere in proporzione due o tre volte meno dei vecchi? Continuano a dirci che è corretto e che alla base vi sono ragioni storiche. Noi, però, non vogliamo correttezza. Vogliamo equità. Le disparità erano in qualche modo giustificate nel sistema di sovvenzioni alla produzione, il quale favoriva gli agricoltori che producevano di più. Tuttavia, ora che ci siamo orientati verso le sovvenzioni per ambito, questa discriminazione è assolutamente ingiustificata. Deve dunque scomparire dopo il 2013 e non deve più sussistere alcuna divisione tra vecchi e nuovi Stati membri. Anche noi, nuovi Stati membri, vogliamo diventare vecchi!
(Applausi)
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, signora Commissario, le nostre discussioni si svolgono in circostanze sfavorevoli. Se gli irlandesi avessero votato in maniera sensata, avremmo potuto esprimere la nostra posizione sulle questioni agricole e le finanze agricole già dal 1° gennaio 2009.
Attualmente avvengono ancora sotto la vecchia dispensa, anche se il presidente in carica del Consiglio Barnier ha accettato la nostra partecipazione, offerta cortese, che però resta sempre un pio desiderio perché la situazione è quella che è. Lo si evince chiaramente anche dai progetti di documenti della Commissione. Il primo progetto modificato dall’onorevole Goepel in veste di relatore – qualche minuto fa ne ha ripercorso l’iter citando alcune cifre – prevedeva un’importante riduzione progressiva: 10, 25, 45. Noi in Parlamento abbiamo assimilato questi dati e vi abbiamo aggiunto i costi del lavoro tenuto conto dei contributi per l’assicurazione sociale. Ciò avrebbe comportato una ridistribuzione che avrebbe rappresentato un esempio per il 2013.
Il nostro timore ora è che nel 2013 dovremo confrontarci con un decremento lineare. Rispetto alle cifre attualmente indicate dalla Commissione va detto che la montagna ha partorito un topolino. La proposta può definirsi al massimo tiepida e non ha nulla a che vedere con la diagnosi da lei correttamente formulata e con la quale concordo. Poc’anzi, ne ha ribaditi gli elementi principali: acqua, clima, diversità genetica, energie rinnovabili e produzione lattiero-casearia. Tutti questi ambiti vanno considerati, ma l’azione proposta è decisamente risibile.
Consentitemi di soffermarmi per un attimo sul settore lattiero-caseario. Siete sicuramente al corrente della situazione del settore. Esiste un’eccedenza di latte e i prezzi sono scesi a livelli tragicamente bassi. La proposta formulata consiste nell’accelerare le cose e incrementare le opportunità di produzione. Tuttavia, un’economia di mercato impone di produrre in funzione della domanda. Ciò che viene proposto equivarrebbe a una situazione in cui l’industria automobilistica riduce o abolisce la pausa natalizia organizzando un turno extra per aumentare le scorte di autovetture. L’approccio è mal formulato e io sostengo quanto affermato prima dall’onorevole Goepel, vale a dire che sarebbe sensato non regolamentare adesso la produzione lattiero-casearia nel quadro della valutazione dello stato di salute della PAC, bensì quando disporremo finalmente delle analisi di mercato che ci sono state promesse da tempo, ma che non si sono ancora materializzate, in maniera da giungere per il settore a una conclusione ragionevole che risponda al mercato e alle esigenze degli agricoltori.
Vincenzo Aita, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che la discussione di oggi, e il voto che seguirà, è una fase importante per la politica comunitaria in agricoltura.
Io credo che c’è bisogno, per le cose che sono successe in questi anni, soprattutto negli ultimi due anni, di una PAC ancora più forte in Europa. Invece noi, con questo lavoro anche lungo e con il lavoro che ha svolto l’on. Capoulas Santos, abbiamo affrontato alcune questioni, ma dentro uno schema vecchio. I temi che sono stati posti al centro di questi ultimi due anni sono per l’Europa due questioni che vorrei sottolineare. Noi siamo partiti dal verificare lo stato di salute della PAC, quella fatta nel 2003.
Alcuni dati ci devono far riflettere, se siamo sulla strada giusta del lavoro, anche eccellente che è stato fatto in questo anno e mezzo. Noi perdiamo posti di lavoro enormi nel lavoro dipendente, circa – dai dati Eurostat fermi al 2005, quindi non sappiamo nel 2007 e 2008 che è successo – due milioni di addetti, che abbiamo perso nel settore di lavoro stabile, stagionale e familiare. Il numero di aziende che abbiamo perso dal 2003 al 2005 – sempre dati Eurostat – è di 611.000 aziende. In una fase come questa di crisi economica, accade che gli Stati intervengono fortemente sulle banche e sulle industrie, ma in nessun paese c’è una discussione sullo stato dell’agricoltura, perché demandano tutto alla politica comunitaria e alla PAC.
Nell’intervento che noi stiamo realizzando, credo che andiamo contro tendenza rispetto a quelle che sarebbero le esigenze degli agricoltori e degli interventi di cui avrebbero bisogno: cioè come aiutare queste imprese a uscire da una situazione di subalternità della trasformazione e della commercializzazione, perché l’altro dato – e chiudo – è quello che le imprese agricole hanno perso quote di reddito in questi ultimi due, tre anni a vantaggio della trasformazione dell’industria della commercializzazione.
Ora, questi erano i temi che dovevamo affrontare, su questo c’è una valutazione molto negativa rispetto a quello che noi andremo a votare in Aula dopodomani.
Witold Tomczak, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signora Presidente, la discriminazione finanziaria nei confronti delle aziende agricole a conduzione familiare e i nuovi Stati membri sono due meccanismi fondamentali della politica agricola comune che indeboliscono l’Unione e contraddicono i suoi scopi principali. Le modifiche proposte non li aboliscono. Come possiamo riformare l’agricoltura europea in maniera corretta se ignoriamo il 95 per cento di tutte le aziende agricole? Questo 95 per cento è costituito da aziende a conduzione familiare con superfici non superiori a 50 ettari, che però ricevono soltanto gli avanzi del piatto di sovvenzioni dell’Unione. Gli agricoltori più ricchi, che rappresentano soltanto l’1 per cento, ricevono oltre 9 miliardi di euro, vale a dire più del 90 per cento di tutte le aziende. Una siffatta politica colpisce le strutture a conduzione familiare, che sono la spina dorsale dell’agricoltura europea. L’esito della politica agricola corrente e proposta sarà un continuo esodo dalla campagna, degrado ambientale e perdita della sicurezza alimentare per regioni, Stati e Unione nel suo complesso.
Peter Baco (NI). – (SK) Signora Presidente, le proposte della Commissione per sorvegliare lo stato di salute della politica agricola comune (PAC) sono state formulate in condizioni alquanto diverse da quelle in cui attualmente ci troviamo. Oggi dobbiamo prestare maggiore attenzione soprattutto a stabilizzare la crescente volatilità dei mercati agricoli, accelerare il processo di allineamento ai prezzi mondiali, sottolineare il ruolo insostituibile dell’agricoltura nella società, rafforzare i sistemi della PAC e, soprattutto, fare un uso migliore del potenziale dell’agricoltura discriminata dei nuovi Stati membri.
Gli emendamenti presentati dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale purtroppo hanno rettificato solo parzialmente la risposta inadeguata della Commissione alle gravi necessità con cui oggi dobbiamo confrontarci. Per esempio, la Commissione ha spinto per l’attuazione di una modulazione progressiva nel tentativo di dimostrare ai cittadini europei la sua capacità di eliminare gli alti livelli di sostegno all’agricoltura.
Questo è contrario al crescente bisogno di una maggiore intensità di concentrazione dei fattori di produzione. E’ tuttavia totalmente assurdo non essere disposti ad accettare proposte per trattare le aziende agricole come se non fossero appannaggio esclusivo dei latifondisti, bensì federazioni razionali e redditizie di piccoli proprietari terrieri non in grado di competere gli uni con gli altri, da cui ogni singolo socio dovrebbe essere accettato come un agricoltore.
Mi rivolgo pertanto al presidente in carica del Consiglio Barnier affinché vi sia spazio nelle discussioni del Consiglio per una proposta di soluzione al problema.
Neil Parish (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, vorrei esordire porgendo i miei ringraziamenti alla signora commissario Fischer Boel, al presidente in carica del Consiglio Barnier, al relatore Capoulas Santos e all’onorevole Goepel per la collaborazione offerta, nonché a tutti i membri della commissione per l’arduo lavoro svolto, perché siamo 27 Stati membri e, benché non siano 27 le posizioni in merito all’odierna relazione, nonostante le divergenze di opinione notevoli, ci siamo accordati in commissione per giungere a quello che reputo essere un compromesso ragionevole. Vorrei inoltre ringraziare la signora commissario per la collaborazione e l’aiuto, nonché specificamente il presidente in carica del Consiglio Barnier per la possibilità offertaci di una collaborazione rafforzata, se non di una codecisione.
Ora dobbiamo procedere adottando una relazione per giungere a un compromesso e una posizione in maniera che gli agricoltori europei sappiano esattamente quale futuro li attende.
E’ necessario produrre cibo – lo abbiamo visto con chiarezza lo scorso anno – e dobbiamo sollevare gli agricoltori dalla burocrazia, per cui dobbiamo semplificare, ma dobbiamo anche consentire loro di diventare indipendenti nelle decisioni commerciali. Dobbiamo pertanto procedere. E’ vero che abbiamo bisogno di meccanismi di gestione delle crisi, ma non dobbiamo tornare ai giorni dell’intervento: l’equilibrio deve essere corretto.
Molti di noi usano aerei per spostarsi in Europa e all’arrivo tutti gradiscono un atterraggio morbido. Lo stesso vale per le quote latte. Dobbiamo liberare il mercato. La signora commissario ha affermato che lo scorso anno esisteva una domanda di prodotti lattiero-caseari. Quest’anno non è così, ma il prossimo anno la domanda potrebbe essere nuovamente maggiore e ci occorre flessibilità per soddisfarla.
Agricoltura e sviluppo rurale sono indissolubilmente legati ed è necessario avanzare per essere certi di poter affrontare il cambiamento climatico e la gestione delle risorse idriche, prendere in esame biocombustibili e biogas e porre realmente l’Europa in una posizione di forza. Non dobbiamo retrocedere perché abbiamo raggiunto una buona posizione per quel che riguarda l’OMC. Avanziamo e riformiamo concretamente la politica agricola!
Brian Simpson (PSE). - (EN) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei unirmi al coro dei ringraziamenti formulati al relatore per tutto il difficile lavoro svolto su questo delicato tema.
Tuttavia, nonostante il grande impegno da lui profuso, temo che la mia delegazione nazionale e io non potremo sostenere la sua relazione. Ritengo che la PAC abbia bisogno di una riforma radicale abbandonando la vecchia via delle sovvenzioni dirette a favore di un sistema orientato al mercato che attribuisca il giusto valore alla sostenibilità rurale e all’ambiente, ossia riconoscendo l’agricoltura efficiente anziché sostenere l’agricoltura inefficiente. Nondimeno, pur non essendo in sé un documento propriamente riformista, la relazione indica il tono delle future riforme che si dovranno attuare dopo il 2013. Per questo sono deluso dall’esito della votazione in sede di commissione per l’agricoltura che ancora una volta, perlomeno mi pare, dimostra come la commissione abbia voltato le spalle a una riforma fondamentale di un sistema ormai screditato.
Mi riferisco in particolare alla modulazione obbligatoria. Non posso appoggiare una posizione che farà sì che allo sviluppo rurale vada meno denaro sollevando altresì gli Stati membri dall’obbligo di cofinanziare nuovi fondi per la modulazione, così come non posso sostenere la posizione della commissione secondo cui dovremmo anche retrocedere dal totale disaccoppiamento, ma riservo il mio più grande timore alla Commissione. Signora Commissario, la vostra posizione per quanto concerne la modulazione obbligatoria è giusta. La vostra visione del disaccoppiamento è corretta. Per una volta abbiamo una Commissione che vuole riformare seriamente la PAC, ma si trova di fronte a un Parlamento che sul tema continua a nicchiare e crede che le sfide che siamo chiamati a raccogliere possano essere risolte restando abbarbicati a un vecchio sistema screditato. Tenga duro, signora Commissario, lei ha ragione e, purtroppo, sospetto che la Camera avrà torto.
Jan Mulder (ALDE). - (NL) Signora Presidente, come sapete, sono tutt’altro che entusiasta di tutte le proposte derivanti dalla valutazione dello stato di salute della PAC. Se fossi un agricoltore e avessi calcolato nel 2005 che cosa attendermi fino al 2013, potrei aspettarmi – sempre che abbiate un attimo di pazienza – un taglio dell’8 per cento dovuto alla modulazione, un taglio del 10 per cento dovuto alla riserva nazionale e potenzialmente un taglio del 9 per cento dovuto al tetto imposto agli aiuti compensativi elevati, per cui un taglio complessivo del 27 per cento. Come in futuro un agricoltore medio potrà confidare nel fatto che un governo europeo tenga fede alla sua promessa? L’onorevole Buitenweg ha detto che il 27 per cento è insignificante, ma io credo che sia una bella fetta di quanto promesso. Anch’io sono contrario a questa modulazione, per cui preferirei che il tetto fissato per i bonus totali fosse molto più limitato.
Quanto alla riserva nazionale, penso che dovremmo cogliere l’unica opportunità offertaci sviluppando un regime assicurativo che fornisca una copertura contro malattie di animali e piante non appena possibile in tutta Europa. Prima o poi, poiché la gente viaggia molto, l’Europa dovrà affrontare un’altra patologia animale contagiosa e i nostri bilanci non sono pronti per farlo. Se ciò dovesse accadere nuovamente non so dove la Commissione si procurerebbe il denaro. In tale contesto interverrebbe un regime assicurativo.
Per quel che riguarda le quote latte, possiamo soltanto osservare che a livello internazionale si sta sviluppando un numero crescente di mercati. A mio parere non sarebbe positivo per l’Europa dire, per esempio, agli americani o ai brasiliani che un mercato è loro se lo vogliono. Anche noi dovremmo prendervi parte e per questo è necessario un atterraggio morbido delle quote latte.
Potremmo adottare tre misure: riduzione del prelievo supplementare, graduale aumento delle quote e compensazione annuale tra chi non ha raggiunto la piena capacità di mungitura e chi l’ha raggiunta o addirittura superata.
Gintaras Didžiokas (UEN). - (LT) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno lavorato duramente su progetti di legge complessi e importanti, a mio parere i più importanti dell’anno, primo tra tutti il relatore Capoulas Santos. Non è molto il tempo a mia disposizione, ragion per cui mi soffermerò soltanto sugli elementi più importanti che riguardano gli agricoltori nel mio paese.
In primo luogo, vi è la questione della perequazione dei pagamenti diretti dopo 13 anni. Ciò è molto importante e se parliamo di solidarietà, concorrenza leale e mercato comune, dobbiamo comportarci di conseguenza garantendo che il sostegno sia assegnato giustamente.
Il secondo elemento estremamente importante è la necessità di abolire le limitazioni imposte alla superficie dei terreni in base alla condizione del 30 giugno 2003. Se parliamo di carenze alimentari, fame nel mondo e infine biocombustibili, permettiamo agli agricoltori di sfruttare le opportunità offerte dalle risorse esistenti.
Aspetto più importante, dobbiamo proteggere i fondi della politica agricola comune dell’Unione e non consentire la frammentazione del bilancio agricolo a beneficio di ogni sorta di idee opinabili.
Alyn Smith (Verts/ALE). - (EN) Signora Presidente, mi complimento con tutti i colleghi e li ringrazio per averci condotti oggi a una conclusione positiva. Darei tuttavia nuovamente voce alla delusione dei colleghi per il fatto che avremmo potuto spingerci ancora un po’ oltre ed essere un po’ più ambiziosi, pur ricordando che la valutazione dello stato di salute non è mai stata altro che una valutazione: la riforma fondamentale verrà successivamente ed è su questo che oggi dobbiamo concentrarci.
Guardando al 2013 vi è certamente molto da fare perché abbiamo una politica agricola comune che, come qualunque compromesso che si rispetti, non lascia nessuno particolarmente entusiasta. Mi rifaccio dunque ai commenti degli onorevoli Parish e Pieper secondo cui dobbiamo guardare al futuro per stabilire ciò che la politica agricola comune è chiamata a realizzare. Nell’odierna discussione dobbiamo chiamare soprattutto in causa la riforma dei fondi strutturali perché la PAC così come è formulata è troppo complicata e contorta e difficilmente ottiene sostegno da parte del pubblico, mentre i fondi strutturali costituirebbero un modo più economico ed efficace per offrire al pubblico prodotti ambientali. Non dobbiamo dimenticare che la PAC riguarda l’erogazione di sostegno diretto ai produttori di alimenti locali di qualità. Se teniamo presente tale aspetto, non potremo sbagliare di molto. Questo è il premio in palio e oggi abbiamo compiuto un passo per ottenerlo.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signora Presidente, partecipiamo all’odierno dibattito sulle ulteriori modifiche da apportare alla politica agricola comune (PAC) non senza una certa preoccupazione in quanto, in buona sostanza, sono volte ad assicurare una maggiore liberalizzazione e subordinazione ai mercati internazionali dimenticando che l’agricoltura è un settore strategico e la sicurezza e la sovranità alimentare sono fondamentali per garantire cibo di qualità ai cittadini dei nostri paesi.
Analogamente, la mancanza di sensibilità sociale con la quale l’intera riforma viene perseguita, senza tener presente l’attuale grave disoccupazione, è inaccettabile. Si rischia di distruggere ciò che resta di un’agricoltura a conduzione familiare riducendo il sostegno ai piccoli agricoltori, annunciando la fine del sistema delle quote latte, rinazionalizzando la PAC e perpetuando ingiustizie particolarmente gravi nell’assegnazione del sostegno.
Insistiamo pertanto sulle proposte presentate per garantire il sostegno agli agricoltori che producono, combattere l’instabilità nei settori produttivi causata dalle oscillazioni di prezzo ed evitare il declino nel mondo rurale e la desertificazione di molte regioni.
Georgios Georgiou (IND/DEM). - (EL) Signora Presidente, innanzi tutto abbiamo un debito di gratitudine nei confronti del collega Capoulas Santos e di chiunque abbia partecipato alla stesura di questa lodevole relazione.
Le zone rurali greche in cui vive chi lavora con il tabacco sono le più povere della Grecia e temo che in termini assoluti siano anche le più povere dell’intera Europa. I cittadini che vi abitano non hanno altre risorse lavorative oltre al tabacco e non domandano altro se non che il regime per il tabacco venga prorogato almeno fino al 2013, oltre a chiedere, se possibile, che l’ingiustizia del 2004 venga riparata e la sovvenzione del 50 per cento al tabacco prosegua nell’ambito del primo pilastro, ma solo fino al 2010, per sostenerne il reddito, richieste che definirei umanitarie anziché tecniche.
Jim Allister (NI). - (EN) Signora Presidente, nel tempo a mia disposizione mi concentrerò sul settore del latte perché – come la signora commissario sa dalla nostra riunione della scorsa settimana – nella mia circoscrizione versa in gravi difficoltà a seguito di un drastico calo del prezzo, calo che rafforza la mia convinzione che abolire le quote latte sia prematuro e imprudente, oltre che inutile per stabilizzare il mercato.
Analogamente, ridurre la gamma di misure disponibili per la gestione del mercato mi pare inutile e stolto vista l’instabilità che al momento colpisce il mercato. Abbiamo bisogno di opportunità di gestione del mercato significative se vogliamo che su tale mercato venga posto un limite e tale limite venga rispettato. In caso contrario, tutto potrà accadere fuorché un atterraggio morbido per il latte.
Mi rammarico pertanto per il fatto che in un momento in cui alcuni Stati membri stanno dando prova di flessibilità – con la Francia che sta convogliando il denaro inutilizzato verso il settore ovino e la Germania che parla di un fondo per il latte – la Commissione intenda vincolarsi riducendo il suo margine di azione con misure di gestione del mercato inutilmente abrogative.
PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS Vicepresidente
Agnes Schierhuber (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, innanzi tutto vorrei ringraziare il relatore per la proposta legislativa e il relatore per la relazione di propria iniziativa. Le riforme del 2003 e del 2004 sono state fasi importanti del processo di trasformazione della politica agricola comune (PAC). Un esame attento della PAC non è in sé una riforma radicale, bensì un altro importante passo per garantire una politica agricola comune moderna, multifunzione e competitiva. Nulla è cambiato per quanto concerne le priorità. La prima preoccupazione riguarda la produzione alimentare, seguita dal foraggio e dall’approvvigionamento energetico.
Si è già rammentato il significato della produzione lattiera, specialmente nelle zone montuose in cui la pastorizia è spesso l’ultima alternativa possibile. In questo caso, preserviamo posti di lavoro, non soltanto l’ambiente, aspetto a mio giudizio parimenti importante. Credo che prepararsi a un atterraggio morbido dopo il 2015 sia un elemento importante. Attualmente sono contraria un generale aumento della quota latte. Credo infatti che dovremmo agire con prudenza in un momento in cui abbiamo una notevole eccedenza. Chiunque citi i prezzi dei prodotti alimentari come motivo per aumentare le quote latte non riconosce che un allevatore del settore lattiero-caseario riceve meno del 30 per cento del prezzo di vendita, mentre il prezzo di vendita nei supermercati, anche nel mio Stato membro, ora è lo stesso di 25 anni fa.
E’ importante stabilizzare il secondo pilastro senza erodere il primo. Apprezziamo la rivalutazione dell’articolo 68 per l’autonomia decisionale degli Stati membri. Sono inoltre lieta che si sia pervenuti a un accordo sul fondo per il latte, anche in riferimento alla produzione nelle zone montane e nelle regioni svantaggiate.
Vorrei infine esprimere il mio più sincero auspicio che Consiglio e Commissione giungano nei prossimi giorni a un compromesso. Sono certa che la politica agricola comune sarà sviluppata in maniera da garantire in futuro una produzione agricola multifunzione sostenibile in tutte le regioni dell’Unione europea.
Rosa Miguélez Ramos (PSE). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, concordiamo con le finalità della valutazione dello stato di salute della PAC, ma non con tutte le misure proposte.
Le minacce poste dai nuovi rischi climatici, finanziari, sanitari e di altra natura lasciano intendere che la politica agricola comune, lungi dall’essere obsoleta, è necessaria per svolgere un ruolo fondamentale nell’ambito della sicurezza alimentare globale e della conservazione delle nostre comunità rurali.
Abbiamo ingenuamente creduto all’epoca della riforma MacSharry del 1992 che l’autosufficienza alimentare fosse definitivamente assicurata e il mercato avrebbe collocato chiunque saldamente al suo posto. Ci siamo però resi conto che il mercato sempre più globalizzato non sta rispondendo al sogno di una produzione agricola costante con prezzi ragionevoli in tutta Europa.
L’aumento dei prezzi delle materie prime, ora nuovamente in calo, è stato una lezione salutare per tutti noi, accompagnato come è stato dall’aumento dei costi di produzione di mangimi e fertilizzati, e ha trascinato diversi settori, per esempio quello ovino e bovino, in una crisi profonda.
Signora Commissario, questo effetto altalenante pare proseguire. Mi riferisco in particolare al settore ovino e lattiero-caseario. Il settore ovino è in declino e ha bisogno del sostegno comunitario, come ha chiesto il Parlamento lo scorso giugno; l’articolo 68 non basterà.
Quanto al settore lattiero-caseario, un atterraggio morbido richiede un periodo di transizione in maniera che il comparto possa adeguarsi e adattarsi senza la rigidità attualmente causata dall’esiguità delle quote. Inoltre, signora Commissario, la situazione non è identica né simile in tutti gli Stati membri.
Donato Tommaso Veraldi (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare il relatore per l’ottimo, positivo e intelligente lavoro svolto. Il tema dello stato di salute della PAC è infatti un argomento molto importante perché ha lo scopo di migliorare la competitività delle produzioni europee.
Ritengo opportuno sottolineare solo due questioni: l’aumento delle quote latte, prevedendo una crescita maggiore per i paesi deficitari e per quelli ove si registra il superamento della quota nazionale, e la proroga fino al 2012 del sostegno accoppiato alla coltivazione del tabacco.
Riguardo a quest’ultimo, nonostante le forti resistenze sulla possibilità di riaprire l’accordo del 2004, dato che un largo fronte di paesi considera moralmente inaccettabile sovvenzionare tale prodotto per i riflessi sulla salute pubblica, vorrei ricordare che la produzione di tabacco greggio in Europa non supera il 4% della produzione mondiale e che l’Unione europea è il principale importatore mondiale di tabacco greggio da paesi terzi, per oltre il 70% del proprio fabbisogno.
Pertanto, ritengo doveroso trovare una giusta soluzione per evitare ulteriori ripercussioni dal punto di vista economico ed occupazionale, provocando l’abbandono totale della produzione del tabacco.
Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, uno dei compiti più importanti che la politica agricola comune era ed è chiamata ad assolvere è garantire l’autosufficienza agricola nei singoli Stati dell’Unione europea. Leggendo le conclusioni dell’analisi, vedo che le modifiche proposte includono la maggior parte dei meccanismi intesi a migliorare la situazione della produzione sui singoli mercati, il che è positivo. Mi preoccupa nondimeno l’assenza di un accordo in merito a un cambiamento generale di approccio nei confronti dell’allineamento delle sovvenzioni per tutti gli Stati dell’Unione allo stesso livello, che promuoverebbe una sana concorrenza all’interno della Comunità e al suo esterno.
In realtà, l’analisi ha confermato il fatto che ancora perdurano atteggiamenti protezionistici nei confronti dell’agricoltura nazionale da parte dei cosiddetti vecchi Stati membri dell’Unione rispetto ai nuovi. Il fatto che non sia l’unico ad aver sollevato la questione nel proprio intervento indica la gravità del problema, costantemente ignorato dalla Commissione. E’ molto importante che il Parlamento abbia notato inoltre l’iniquità dell’assegnazione iniziale delle quote latte. E’ positivo che, per quanto timidamente, ora si stia cercando di affrontare il problema.
Marie-Hélène Aubert (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, nelle giornate europee dello sviluppo organizzate negli ultimi tre giorni spesso si è fatto riferimento alla crisi alimentare che colpisce gravemente i paesi più poveri. Tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità impellente dei paesi in via di sviluppo di promuovere una propria agricoltura utilizzando in maniera ottimale le proprie terre e risorse naturali.
Per inciso, gli accessi di lirismo di coloro che ieri e oggi chiedevano una riduzione dell’intervento statale e della spesa pubblica, una totale liberalizzazione, la privatizzazione e la relegazione dell’agricoltura al ruolo di attività pressoché preistorica, per poi esprimersi a favore di consistenti investimenti pubblici nella produzione agricola e nella sovranità alimentare, sono parsi al tempo stesso risibili e scandalosi.
Il futuro dell’agricoltura nei paesi in via di sviluppo è direttamente legato alla nostra discussione odierna. Purtroppo non credo che questa valutazione dello stato di salute della politica agricola comune (PAC), iniziato prima del parossismo delle rivolte per la fame e dei disordini disastrosi dei mercati, tenga conto della situazione della comunità agricola nel sud né tragga le dovute conclusioni dalle gravi crisi con le quali ora dobbiamo confrontarci a livello ecologico, sociale, economico e finanziario.
Mi rammarico dunque profondamente per il fatto che il rapporto forte tra agricoltura settentrionale e meridionale sia oggetto di un’attenzione così scarsa, sia nelle proposte della Commissione sia nella relazione del Parlamento, e la rimessa in discussione del miliardo di euro impegnato dimostra che la strada da percorrere è ancora lunga.
Sylwester Chruszcz (NI). – (PL) Signor Presidente, gli agricoltori polacchi e quelli di paesi dell’Europa centrale e orientale che hanno aderito all’Unione europea sono stati trattati come cittadini di seconda classe e questo vale, tra l’altro, anche per le sovvenzioni e le quote latte. Ora assistiamo a una crescente tendenza a mantenere in essere tale discriminazione e trattamento iniquo dopo il 2013. Vi prego di ricordare che una percentuale notevole delle aziende agricole nella parte orientale dell’Unione europea è rappresentata da aziende a conduzione familiare. Sono le famiglie su cui gravano le decisioni prese a Bruxelles e Strasburgo. Sono gli agricoltori che hanno votato per l’adesione all’Unione ai quali era stato promesso un pari trattamento dal 2013. Stiamo dicendo loro che li abbiamo ingannati?
Mi rivolgo ai colleghi affinché si assicuri che la politica agricola comune non sia comune soltanto nel nome. Espressioni di nobili sentimenti si accompagnano ad azioni che potrebbero nuocere all’agricoltura polacca ed europea e non possiamo accettarlo.
Oggi gli agricoltori di Solidarnosc stanno protestando a Bruxelles. Desiderano richiamare l’attenzione delle autorità comunitarie sulla difficile situazione dei produttori di latte e cereali. Li appoggio e penso che le proteste a Bruxelles siano la dimostrazione migliore del fatto che non va tutto bene in agricoltura. Dobbiamo porre fine una volta per tutte al trattamento impari tra vecchi e nuovi Stati membri.
Esther Herranz García (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, una vasta maggioranza di agricoltori e allevatori attende ansiosamente decisioni e accordi che il Consiglio “agricoltura e pesca” adotterà tra oggi e giovedì in merito alla valutazione dello stato di salute della politica agricola comune (PAC). Attende perché non si tratta di una semplice revisione, visto che comporterà cambiamenti profondi come la scomparsa di molte aziende agricole se i tagli del sostegno diretto proposti dalla Commissione europea dovessero essere operati.
La modulazione è il tema fondamentale della presente relazione parlamentare e potrebbe essere uno dei pochi elementi del parere del Parlamento che produrrà un certo impatto sui negoziati in corso tra i ministri dell’agricoltura dell’Unione.
Per anni ci siamo opposti a qualunque aumento di quella che eufemisticamente chiamiamo “modulazione” perché se alla politica per lo sviluppo rurale mancano fondi sufficienti, ciò non dipende da una mancanza di risorse nel bilancio della PAC, bensì da una totale mancanza di volontà politica di prevedere un bilancio comunitario adeguato per questo pilastro essenziale.
Vogliamo liberalizzare i mercati? Ovviamente sì, ma a parità di requisiti e condizioni per tutti i produttori, sia all’interno sia all’esterno dell’Unione.
Al momento, l’Unione europea sta giocando con il futuro di molti agricoltori e allevatori. Mi riferisco in particolare a settori fragili come quello ovino, bovino e tabacchiero, la cui sopravvivenza in molte zone di produzione dipenderà da questa valutazione dello stato di salute della PAC.
Alcuni produttori, come quelli di ovini, non chiedono assistenza. Chiedono invece soltanto che venga consentito loro di ritirarsi dal mercato con dignità perché hanno fatto i conti e l’unico modo per sopravvivere consiste nel ridurre i volumi prodotti. L’abbandono della produzione è dunque l’unica possibilità che abbiamo lasciato a molti produttori il cui posto sarà sicuramente occupato da importazioni da paesi terzi perché i consumatori non smetteranno di consumare e il numero di consumatori nel mondo non smetterà di aumentare a un ritmo incalzante.
Il Parlamento dovrebbe formulare un parere prudente e il Consiglio dovrebbe ascoltarlo. Non posso esimermi dal ringraziare il presidente della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, onorevole Parish, per i passi intrapresi allo scopo di garantire che il Parlamento sia ascoltato e non ignorato come Consiglio e Commissione hanno palesemente fatto sino a oggi.
Csaba Sándor Tabajdi (PSE). – (FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, spero che l’eccellente relazione del collega Capoulas Santos possa costituire una base solida per un compromesso in sede di Consiglio sotto la presidenza francese e spero che Parlamento europeo e Consiglio riescano insieme ad addomesticare la Commissione.
Avendo già citato Saint-Exupéry, mi riferisco al Piccolo principe che addomestica la volpe. Spero dunque che domani riusciremo nel nostro intento. Abbandonare completamente il meccanismo di intervento è estremamente pericoloso per l’Europa e la sua sicurezza alimentare.
Punire i grandi agricoltori è molto dannoso per la competitività europea e, nel caso dell’allevamento, è importante aiutare i produttori che non possiedono terre.
Anne Laperrouze (ALDE). – (FR) Signor Presidente, all’inizio degli anni Duemila abbiamo stabilito il quadro finanziario per la politica agricola comune (PAC) fino al 2013. Sulla base di tali dati, gli agricoltori hanno effettuato investimenti. Adesso decideremo a metà della campagna di ridurre i pagamenti che hanno il diritto di aspettarsi? Non è giusto.
Sono contraria alla modulazione raccomandata dalla Commissione europea o dalla relazione Capoulas Santos. Lo scopo della PAC è sostenere e strutturare l’agricoltura. A titolo esemplificativo, assistiamo a una recessione generalizzata dell’allevamento a favore di importazioni di ovini da paesi terzi. Gli allevatori hanno bisogno di una PAC che li appoggi. I premi per pecora sono dunque necessari come bonus ambientali per preservare pascoli e riserve nazionali allo scopo di affrontare le devastazioni causate dall’insorgenza di malattie, soprattutto la febbre catarrale.
Signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, onorevoli colleghi, gli agricoltori e gli allevatori contano su di noi!
Liam Aylward (UEN). - (EN) Signor Presidente, sono certo che la signora commissario e il presidente in carica del Consiglio si aspetterebbero che io chieda l’attuazione delle raccomandazioni fondamentali contenute nella relazione sugli ovini adottata in Parlamento da una maggioranza schiacciante.
In sintesi, per quel che riguarda la modulazione, sono contrario al 13 per cento entro il 2012. Penso inoltre che non dovrebbe essere obbligatoria e ogni Stato membro dovrebbe poter decidere in maniera flessibile. Quanto alle quote latte, vorrei vedere un aumento del 2 per cento anziché dell’1 per cento proposto e i paesi che hanno la capacità di produrre latte dovrebbero essere autorizzati a farlo per giungere a un atterraggio morbido nel 2015.
Ciò che mi preme tuttavia sottolineare è che in occasione dell’ultima riforma della PAC ci è stata promessa una notevole semplificazione e se vi è un aspetto che disturba enormemente gli agricoltori è proprio la burocrazia con le sue lungaggini. Attualmente vi sono più funzionari in rappresentanza della Commissione, dei dipartimenti dell’agricoltura degli Stati membri e delle autorità locali a controllare gli agricoltori di quanti siano i poliziotti per le strade a combattere il crimine. E’ ridicolo: gli agricoltori dovrebbero avere la libertà di svolgere il proprio lavoro e produrre il cibo necessario per una popolazione in continua crescita.
Lasciatemi dire da un punto di vista personale che nel mio paese non vi sarà alcuna Lisbona II se la questione non sarà affrontata.
Véronique Mathieu (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, la relazione sulla quale voteremo domani rappresenta la conclusione di un anno di lavoro e negoziati dedicati alla politica agricola comune e ai nostri agricoltori. La signora commissario Fischer Boel è infatti giunta da noi con le sue proposte sulla valutazione dello stato di salute della PAC il 20 novembre dello scorso anno.
Adesso, a seguito della relazione Goepel sullo stato di avanzamento, abbiamo la relazione Capoulas Santos sulla proposta della Commissione. Ad ambedue i colleghi vanno i nostri complimenti per l’eccellente lavoro svolto. La commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo è riuscita ad assumere una posizione ferma di fronte alle proposte iniziali della Commissione, ritenute troppo liberali.
Resterò vigile per quanto concerne il settore del latte e, soprattutto, le misure che precedono l’abbandono delle quote. Penso in particolare ai produttori di latte di montagna che non devono restare i cugini poveri della riforma, per cui dovremo garantire che non vengano lasciati fuori in quanto avranno bisogno di essere sostenuti più degli altri.
Non vorrei fare la Cassandra, ma come possiamo immaginare l’industria lattiero-casearia francese raggruppata in una sola regione? Apprezzo dunque sinceramente la proposta di istituire un “fondo per il latte”, nonché quella di valutare dal 2010 l’aumento delle quote latte in funzione dell’andamento del mercato.
Il calcolo eseguito dalla commissione per l’agricoltura per quanto concerne la modulazione progressiva è a mio parere corretto e ci consentirebbe di rafforzare lo sviluppo regionale e la ruralità preservando la biodiversità in maniera sostenibile.
Apprezzo inoltre la chiarificazione della condizionalità ambientale, la cui attuazione sinora è stata realmente un rompicapo per gli agricoltori.
Spero inoltre che manterremmo in essere il “fondo per il tabacco” che ci consente di preservare le nostre piccole aziende agricole in Europa, nonché un numero notevole di posti di lavoro in una regione in cui non è possibile coltivare altro, evitando dunque l’importazione di prodotti.
Infine, signor presidente in carica del Consiglio, abbiamo molto apprezzato il suo coinvolgimento in tutti i negoziati. Lei ha dato prova di grande pazienza e determinazione senza affrettare le cose, anzi! E’ stato un vero piacere lavorare con lei. La sua collaborazione con noi è stata inestimabile e so che potremo contare su di lei.
Lily Jacobs (PSE). - (NL) Signor Presidente, negli anni Sessanta Sicco Mansholt, membro di spicco del mio partito nei Paesi Bassi, ha creato la politica agricola europea e ne siamo fieri. La sua idea era garantire che vi fosse abbastanza cibo sicuro per tutti gli europei e redditi dignitosi per gli agricoltori. Sono gli ideali che oggi propugno qui, nuovamente, dal profondo del cuore. Molto però è cambiato negli ultimi cinquant’anni. La popolazione mondiale è in rapida crescita e dobbiamo confrontarci con fenomeni quali il cambiamento climatico, la globalizzazione, il commercio sleale e la speculazione sui prezzi degli alimenti, per non parlare della recente crisi alimentare.
La discussione in merito alla valutazione dello stato di salute della PAC riguarda essenzialmente risorse, strumenti ed esenzioni intelligenti. Mi rammarico per il fatto che, nell’imminenza del 2013, la visione più ampia si stia perdendo sullo sfondo. E’ tempo di un aggiornamento intelligente della nostra politica agricola tenendo fede agli ideali di Mansholt, ma eliminando gli elementi obsoleti quali, per esempio, le sovvenzioni alle esportazioni e le sovvenzioni ai prodotti, così come è tempo di un commercio leale e una maggiore attenzione alla sostenibilità, alla salute e alle soluzioni innovative per le sfide che siamo chiamati a raccogliere. Lo dobbiamo al resto del mondo, alle future generazioni e ai contribuenti europei.
Kyösti Virrankoski (ALDE). - (FI) Signor Presidente, gli obiettivi della politica agricola secondo il trattato sono sviluppo dell’agricoltura, salvaguardia dei livelli di reddito degli agricoltori e di prezzi al consumo ragionevoli, stabilizzazione dei mercati e garanzia dell’approvvigionamento.
La valutazione dello stato di salute dell’agricoltura, a parte tutto, contraddice il primo obiettivo e per questo in realtà comporterebbe una modifica del trattato. L’assistenza agli agricoltori sarebbe tagliata, non tenendo dunque fede alle promesse fatte in precedenza. I prezzi al consumo potrebbero aumentare. Una limitazione degli acquisti di intervento e l’eliminazione delle quote latte aumenterebbero le fluttuazioni di mercato. Lo scorso anno abbiamo speso più di 500 milioni di euro per sovvenzioni alle esportazioni di latte. Disaccoppiare il sostegno dalla produzione ridurrebbe la produzione, mentre la sua accettabilità diventerebbe più incerta.
Alla valutazione dello stato di salute manca più di ogni altra cosa la solidarietà. La proposta della Commissione non rispecchia in alcun modo il principio secondo cui i nostri cittadini devono poter intraprendere un’attività agricola sostenibile anche nelle aree più disagiate in termini di condizioni naturali, sebbene il Consiglio europeo lo abbia ribadito tre volte. L’azienda agricola a conduzione familiare è una parte negoziale troppo debole di fronte ai colossi multinazionali dell’alimentazione e alle forze di mercato globali. Per questo abbiamo bisogno di una politica agricola.
Sergio Berlato (UEN). - Signor Presidente, signora Commissaria, onorevoli colleghi, il nostro obiettivo primario è quello di assicurare in Europa una politica agricola comune anche dopo il 2013. Noi crediamo che questo sia fondamentale, non soltanto per tutelare il comparto agricolo e il tessuto socioeconomico nei paesi membri, ma anche perché all’alba del terzo millennio è quanto mai strategicamente necessario assicurare all’Europa la sicurezza nell’approvvigionamento alimentare.
Signora Commissaria, noi teniamo a sottolineare che occorre continuare ad attuare politiche di sostegno alle singole OCM, laddove questo sia necessario ed in particolare riteniamo che:
a) nel settore del tabacco il disaccoppiamento degli aiuti debba prevedere la possibilità di mantenere un aiuto accoppiato parziale fino al 2013, al fine di evitare l’abbandono totale della produzione, perché questo metterebbe a rischio intere filiere, creando disoccupazione nonché svariati problemi economici ed ambientali in zone particolarmente svantaggiate. Voglio ricordare alla Commissaria e al Presidente che il Parlamento europeo si è già espresso favorevolmente a larga maggioranza su questo tema.
b) Nel settore latte, al fine di riequilibrare il mercato nel breve periodo e di consentire un’uscita morbida dal sistema delle quote a lungo periodo, sarebbe opportuno aumentare del 2% le quote ad ogni campagna di commercializzazione nel 2009- 2010 e 2014-2015.
Sebastiano Sanzarello (PPE-DE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io mi congratulo con il relatore Capoulas Santos e con l’onorevole Goepel per il lavoro eccezionale che hanno prodotto.
Stiamo discutendo di una PAC che è nata alla fine degli anni ‘90 e partorita nel 2003, in un mondo globalizzato, in cui c’era eccesso di produzione, in cui inneggiavamo all’eccesso di contribuzione all’agricoltura e abbiamo immaginato disaccoppiamenti, modulazioni, condizionalità, un’eccessiva burocratizzazione del sistema di erogazione di contributi e abbiamo ottenuto nel giro di pochi anni un’evoluzione immaginabile, diceva il ministro Barnier. Un’evoluzione immaginabile: siamo entrati in carenza di produzione, abbiamo avuto un problema di fornitura soprattutto di cereali, siamo diventati deficitari in Europa nella produzione di carne e stiamo assistendo a una perdita di posti di lavoro inimmaginabile.
Allora ritengo che questa sensibilità che la Commissaria ha avuto nel modificare l’impostazione del 2003 debba concludersi nei prossimi giorni assieme alla Presidenza francese, rivedendo la posizione su questi temi, sulla modulazione che sembra eccessiva. Levare risorse dai produttori per trasferirli al secondo pilastro: noi leviamo risorse da chi investe e produce tutti i giorni in agricoltura, da coloro a cui chiediamo il rispetto del territorio, la salubrità degli alimenti, a cui chiediamo la sicurezza sul lavoro, a cui chiediamo il benessere animale, a cui chiediamo l’alto valore nutritivo e sicuro dei nostri alimenti, noi leviamo loro il sostegno in un mondo sempre più concorrente e globalizzato.
Allora va ripensato, va ripensato soprattutto nelle quote latte, in paesi, come l’Italia, che scontano oramai da venti anni questo dramma di deficienza di produzione avendo un potenziale notevole. Va mantenuto l’accoppiamento – e mi associo ai colleghi che l’hanno detto sul tabacco – perché in Europa ci sono 500.000 famiglie che vivono di questo settore, levando l’accoppiamento certamente andrebbero sul lastrico senza avere contribuito, se questo è il tema, alla riduzione dei fumatori.
Vincenzo Lavarra (PSE). - Signor Presidente, signora Commissaria, onorevoli colleghi, sono molto lieto di cogliere come molto positiva la prova della codecisione in materia agricola, che si è data attraverso la collaborazione rafforzata fra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo. È un buon auspicio e mi consentiranno anche di congratularmi, naturalmente, con l’on. Capoulas Santos per la sua equilibrata relazione sulla modulazione, sui giovani agricoltori, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, così come di fronte alle nuove sfide.
Siamo in una transizione difficile, sappiamo l’approdo e il disaccoppiamento, altre misure innovative, dobbiamo proteggere in questa transizione gli allevatori in vista dell’abbandono delle quote latte, così come le zone svantaggiate come quelle dei settori del tabacco e dobbiamo approfittare di questo passaggio per avviare una riflessione seria dopo il 2013 per attualizzare i fini e le nuove missioni della PAC e per cominciare a discutere di un superamento della dicotomia tra primo e secondo pilastro.
Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, porgo i miei ringraziamenti al Consiglio, alla Commissione e al relatore per tutto l’arduo lavoro svolto al riguardo. L’unico aspetto “semplice” della politica agricola comune, ignorato nell’odierna discussione, è che il bilancio, fisso, è in calo, eppure le richieste che formuliamo rispetto a tale politica aumentano. Basti pensare al cambiamento climatico, alla biodiversità e alla gestione delle risorse idriche. Una gestione intelligente delle risorse idriche è un’idea eccellente e le autorità locali devono eliminare le perdite. Non sarebbe forse intelligente?
Pensiamo al latte. Che cosa c’è di sbagliato nel prevedere un aumento del 2 per cento della quota e nell’aver fiducia negli allevatori che possono produrre per il mercato al fine di conseguire tale obiettivo? Non è obbligatorio. Lasciamo che decidano gli allevatori. In merito agli ovini, la relazione Aylward ha alimentato grandi aspettative che noi in Parlamento sosteniamo. Non potranno essere disattese quando il Consiglio giungerà alle decisioni finali.
Quanto alla modulazione e all’articolo 68, si parla di riciclare fondi dall’agricoltura per destinarli a queste nuove sfide. Non è possibile agire in tal senso e se così si agirà si dovranno attenuare le norme anziché rafforzarle, come pare si vorrebbe.
Il rischio più grande per la PAC e gli agricoltori europei sta nella revisione del bilancio, eredità di Tony Blair per questa istituzione, che potrebbe mettere a repentaglio il finanziamento dell’agricoltura. In risposta al commento sul trattato di Lisbona del collega Aylward, vorrei dire che di fatto le ispezioni hanno causato un problema. Aggiungerei che gli agricoltori irlandesi ora paiono maggiormente a favore del trattato di Lisbona in quanto temono che gli Stati membri abbiano un controllo maggiore sulla politica agricola e sono consapevoli dei pericoli che ciò comporta perché hanno visto come per il bilancio del 2009 il governo irlandese ha ridotto il sostegno all’agricoltura: hanno dunque più fiducia nell’Europa di quanta ne abbiano nel loro Stato membro, elemento che non dobbiamo trascurare.
Il problema più grave per gli agricoltori europei è la volatilità dei redditi e dei prezzi. Occorrono misure di sostegno del mercato, misure che devono essere più flessibili e intelligenti, oltre a essere utilizzate quando servono, altrimenti abbandoneremo l’agricoltura a conduzione familiare e distruggeremo ciò che abbiamo creato in Europa, vale a dire un’offerta di cibo sicuro di buona qualità. Buona fortuna, dunque, per le vostre delibere.
Bogdan Golik (PSE). – (PL) Signor Presidente, signora Commissario, vorrei estendere un ringraziamento particolare al relatore, onorevole Capoulas Santos, per tutto il lavoro svolto negli ultimi mesi e la sua grande capacità di trovare una soluzione di compromesso.
La politica agricola comune deve mantenere il suo carattere comunitario assicurando che l’intera Unione allargata possa competere in condizioni di parità. I requisiti necessari per il conseguimento di tale obiettivo includono la ricerca di percentuali di sovvenzionamento uniformi in tutta l’Unione. Ritengo che ciò accadrà nel 2013 e nessuno vorrà escogitare metodi per un ulteriore rinvio.
Poiché il tempo a mia disposizione non è molto, mi limiterò all’esame di un solo aspetto. I nuovi Stati membri saranno sempre più coinvolti nelle disposizioni in materia di salvaguardia ambientale, sicurezza alimentare e benessere animale. Il rispetto di tali requisiti comporta una spesa notevole da sostenere in un breve lasso di tempo e per tali Stati significherà un calo di redditività della produzione agricola. Per questo la piena introduzione di tali principi dovrà essere posticipata fino all’avvenuta perequazione di ogni pagamento e sovvenzione.
Ioannis Kasoulides (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, signora Commissario, vorrei complimentarmi con l’onorevole Capoulas Santos per l’eccellente relazione e ringraziare il coordinatore e relatore ombra onorevole Goepel.
Formulerò alcune brevi osservazioni su tre punti: in primo luogo, per quanto ci riguarda, l’attuale regime di sostegno del tabacco dovrebbe essere mantenuto fino al 2013 e il 50 per cento del finanziamento dovrebbe restare nell’ambito del primo pilastro senza essere stornato al secondo poiché ritengo che un siffatto storno sarebbe scorretto e ingiusto. Perché lo penso? Perché vogliamo applicarlo soltanto al tabacco. Credo inoltre che sarebbe catastrofico per più di mezzo milione di famiglie, specialmente nel mio paese, in cui operano per la maggior parte piccoli coltivatori di tabacco che abbandonerebbero l’azienda per trasferirsi nei grandi centri urbani, il che sarebbe estremamente pericoloso per l’ambiente e la campagna.
Vorrei chiarire un aspetto al riguardo. Tutti siamo contro il fumo, ma non dobbiamo confondere le due cose: fintantoché gli europei consumeranno sigarette e l’industria europea avrà bisogno di tabacco, è più sensato per noi produrlo anziché importarlo.
In secondo luogo, è anche sensato mantenere in essere l’attuale regime di benefici speciali, soprattutto per quanto concerne i diritti speciali concessi al foraggio.
In terzo luogo, sono contro le soglie minime per la concessione di sostegno diretto proposte dalla Commissione, la quale prevede che chiunque riceva meno di 250 euro all’anno o coltivi meno di un ettaro all’anno non debba essere finanziato. Per l’amor del cielo, l’Unione europea vuole sostenere sia i grandi sia i piccoli produttori. Abbiamo bisogno di tutti loro, ma soprattutto abbiamo bisogno dei piccoli agricoltori. Chiedo pertanto una revisione e la concessione degli aiuti agli agricoltori a prescindere dalle dimensioni dell’azienda.
Katerina Batzeli (PSE). - (EL) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto complimentarmi con l’onorevole Capoulas Santos per la relazione. Signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, indipendentemente dalle scuole di pensiero che dimostrano come ciascuno di voi abbia un diverso approccio nei confronti della politica agricola comune e del suo ruolo nello sviluppo dell’Unione europea, abbiamo raggiunto l’irraggiungibile; in altre parole, si sta producendo una mancanza di fiducia e un sentimento di delusione tra produttori sia grandi sia piccoli. Con questo taglio generalizzato, con la prospettiva di ulteriori tagli del valore dei benefici in un momento in cui il costo della produzione è aumentato, abbiamo deluso sia le grandi aziende lattiero-casearie sia i piccoli produttori nelle zone remote e montane.
Una proposta per il tabacco nella quale la Commissione ventila una scandalosa riduzione del 50 per cento senza giustificazione alcuna sulla base del trattato o persino gli interventi orizzontali della politica agricola comune non ispirano certo fiducia. Un’altra distinzione è operata con l’esenzione delle piccole aziende di 10 ettari, che nel caso specifico della Grecia comporterebbe l’esclusione delle zone insulari.
Signora Commissario, conosco la sua politica di comunicazione e nutro il massimo rispetto per lei. Lei parla di atterraggio morbido. Ebbene attenzione all’aeroporto che scegliamo. Anche Guantanamo ne ha uno.
Esther de Lange (PPE-DE). - (NL) Signor Presidente, molto si è già detto nel corso della lunga discussione di questa mattina. Fortunatamente, se mi consentite un riferimento al nostro ordine del giorno, sono riuscita a dare alla signora commissario un frutto prima di iniziare, per cui auspicabilmente, grazie allo spuntino, potremo proseguire la discussione di questo importante argomento ancora per un po’.
Torniamo però dalla frutta al latte. Prescindendo dalla discussione in merito a tutti i tipi di strumenti tecnici, per me è impossibile spiegare al cittadino europeo che abbiamo pagato 340 milioni di euro di prelievo supplementare restando sempre quasi l’1 per cento al di sotto della quota europea. Questa mancanza di logica dovrà essere in ogni caso affrontata in sede di Consiglio.
Inoltre, come ho detto in precedenza, la proposta della Commissione di un aumento annuale della quota dell’1 per cento è a mio parere molto “scremata” e potrebbe facilmente diventare “parzialmente scremata” in sede di Consiglio. Dopo tutto, con un 1 per cento, non stiamo cogliendo tutte le opportunità sul mercato comunitario e mondiale. L’argomentazione addotta poc’anzi nel corso del dibattito, ossia che il nostro sistema di quote darebbe automaticamente un prezzo corretto, è decisamente miope. Lo si evince chiaramente anche dall’andamento dei prezzi dal 1984. Inutile aggiungere che scorte gigantesche come quelle statunitensi sono impensabili nella nostra regione. Dobbiamo introdurre reti di sicurezza per gli anni di grande scarsità e circostanze impreviste come le malattie animali.
Inoltre, e penso che sia altrettanto importante, chiederei alla Commissione di analizzare come sono suddivisi i ritorni nella catena di produzione alimentare. Mentre i supermercati attualmente lavorano con margini economici grossomodo del 20 per cento e la distribuzione con margini quasi del 10 per cento, molti produttori primari – gli agricoltori – senza i quali non disporremmo di cibo – attualmente operano con ritorni negativi.
Ma torniamo all’argomento principale. Come ho detto qui parliamo del pane quotidiano. La sicurezza alimentare deve dunque occupare il primo posto nella nostra discussione, ma soprattutto nel dibattito sulla politica agricola dopo il 2013 perché penso che l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è renderci conto alla fine che per il pane quotidiano siamo diventati dipendenti da paesi lontani tanto quanto lo siamo per l’energia.
Giovanna Corda (PSE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, sono particolarmente grata al collega, onolrevole Capoulas Santos, per il lavoro svolto con straordinaria dedizione e grande buonumore, aspetto che non va certo trascurato.
Il compito della politica agricola comune (PAC) è stato sempre garantire l’offerta di cibo a chiunque, scopo ancora più giustificabile oggi, perché la crisi che stiamo vivendo rende vulnerabili sia consumatori sia agricoltori. E’ essenziale garantire l’accesso dei consumatori ai prodotti alimentari, ma anche assicurare agli agricoltori un reddito dignitoso. Dobbiamo pertanto incoraggiare e aiutare i giovani agricoltori a stabilirsi e sviluppare le proprie attività perché sono loro che aiuteranno in futuro il pianeta a nutrirsi.
Vorrei ribadire le difficoltà incontrate nel settore degli ovini e dei caprini, in merito alle quali l’onorevole Capoulas Santos si è dimostrato molto sensibile. E’ essenziale sostenerli non soltanto a livello di carne, ma anche a livello di latte, ambito che in Sardegna conosco molto bene.
Jean-Paul Denanot (PSE). – (FR) Signor Presidente, ringrazio tutti per il lavoro svolto e per le conclusioni e gli orientamenti emersi dalla valutazione dello stato di salute della politica agricola comune (PAC) e dalla relazione del collega, onorevole Capoulas Santos.
L’agricoltura è infatti un settore economico che non può rispondere unicamente a segnali di mercato. L’attività agricola indubbiamente incide sull’autosufficienza alimentare, ma anche, come abbiamo visto fin troppo spesso, sulle regioni e l’occupazione.
Abbandonare gli strumenti di mercato sarebbe un duro colpo per la nostra agricoltura. Il disaccoppiamento, per esempio, pone problemi reali per alcuni ambiti dell’allevamento, come le vacche nutrici e gli ovini, e sono particolarmente lieto di aver udito la signora commissario soffermarsi espressamente poc’anzi proprio su questo argomento.
Per di più, è chiaro che rispettare rigorosamente riferimenti storici frappone un notevole ostacolo a qualunque possibile riforma. Tuttora credo però che la questione del secondo pilastro della PAC sia essenziale perché le zone rurali hanno bisogno di fare affidamento sull’attività agricola per svilupparvi occupazione. Dobbiamo pertanto riflettere sulla questione del secondo pilastro senza, ovviamente, escludere il primo.
María Isabel Salinas García (PSE). - (EL) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei anch’io complimentarmi con l’onorevole Capoulas Santos per lo straordinario lavoro svolto. Penso che la sua relazione dia prova di equilibrio e moderazione.
In questa fase della discussione reputo essenziale trasmettere un messaggio di stabilità ai nostri agricoltori. Gli agricoltori europei hanno bisogno più che mai di stabilità e soluzioni. Hanno bisogno di periodi di transizione sufficientemente lunghi, nonché della prosecuzione di misure specifiche per i settori in difficoltà.
Signora Commissario, non è possibile applicare le medesime soluzioni a tutti i settori. Non dobbiamo dimenticare che alcuni settori versano in una situazione realmente difficile. La politica agricola comune non deve essere il problema, bensì la soluzione e per questo abbiamo bisogno di un primo pilastro forte.
Crediamo fiduciosi nello sviluppo rurale, ma non riteniamo che la modulazione proposta dalla Commissione possa essere la risposta. Lo sviluppo rurale non deve essere rafforzato a discapito del primo pilastro. Concordiamo con il principio che il regime di pagamento unico debba essere semplificato rivedendo gli strumenti di mercato. Questo, però, non significa smantellarli.
Se agiremo in maniera corretta, getteremo le fondamenta per una politica agricola comune in grado di proseguire oltre il 2013. Se invece agiremo in maniera non corretta, condanneremo all’inattività molti agricoltori europei.
Alessandro Battilocchio (PSE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, apprezzo i grandi sforzi del nostro relatore Capoulas Santos per mantenere la PAC più vicina agli agricoltori e ai cittadini europei, piuttosto che alle esigenze di mercato, e per conciliare le diverse preoccupazioni di fronte alle tante sfide in gioco.
È indispensabile quindi un approccio comune dei 27 Stati sul settore, ma è importante mantenere gli strumenti di sostegno e di gestione dei mercati per le principali produzioni. Penso, ad esempio, al settore caseario o agli aiuti al tabacco, la cui soppressione non contribuirebbe certo alla diminuzione del tabagismo, ma piuttosto all’eliminazione di un’importante produzione europea e del tessuto sociale che vi è allegato.
Tali strumenti debbono tuttavia sempre tenere in considerazione la realtà estremamente variegata del panorama europeo. Il sistema delle quote latte attualmente in vigore, ad esempio, risponde a criteri ormai obsoleti. L’aumento dell’1% proposto dal compromesso non è sufficiente a rispondere alla domanda interna di gran parte degli Stati membri. Occorre quindi un sistema più flessibile che offra ad ogni singolo Stato membro la possibilità di rispondere alle proprie esigenze, cosa che favorirebbe altresì la competitività europea del settore sul mercato internazionale.
Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, concordo totalmente con il presidente in carica del Consiglio quando parla di sovranità alimentare e della sua importanza, così come con la signora commissario nel momento in cui ribadisce l’importanza del cambiamento climatico sull’odierna agenda per l’agricoltura. Possiamo abbinare i due concetti?
Si prevede che la crescente domanda mondiale di prodotti lattiero-caseari – che registrerà un aumento ben del 35 per cento entro il 2020 – comporterà una certa intensificazione della produzione irlandese, per cui con tutta probabilità il nostro gregge di lattifere sarà colpito se si dovrà prendere in esame una riduzione del numero di capi di bestiame per rispettare gli obiettivi comunitari in materia di cambiamento climatico nell’ambito della proposta di condivisione dell’impegno. Il sistema di produzione alimentare irlandese è considerato uno dei più efficienti al mondo in termini di emissioni per unità di cibo prodotta. Qualunque carenza sui mercati alimentari mondiali, se l’Irlanda dovesse ridurre il numero dei propri capi di bestiame, sarebbe probabilmente colmata da paesi con sistemi agricoli meno sostenibili che generano livelli nettamente superiori di emissioni a causa di una gestione meno efficiente del gregge o della sua età media e della deforestazione.
Paulo Casaca (PSE). – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, una valutazione dello stato di salute dovrebbe servire per rettificare gli aspetti non propriamente corretti. Nella legislazione sull’agricoltura nelle regioni ultraperiferiche, un aspetto non è corretto. Si tratta della regolamentazione dello zucchero nella regione autonoma delle Azzorre.
Vorrei chiedere alla signora commissario e al presidente in carica del Consiglio, come anche a tutti i colleghi, di esaminare gli emendamenti da me presentati per valutare ciò che è in gioco, perché è semplice e facile risolvere il problema. Se invece non verrà risolto, comporterà disoccupazione e crollo di un settore con conseguenze estremamente gravi per la regione autonoma delle Azzorre.
Insisto nuovamente sulla necessità che prestiate alla questione la massima attenzione.
Francesco Ferrari (ALDE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la situazione che si è creata in questo periodo meriti da parte nostra un ringraziamento sia alla Commissaria sia al relatore. Ringrazio il relatore per il lavoro svolto, quando si parla di agricoltura si parla di alimentazione e quindi la questione è estremamente delicata.
Mi voglio soffermare su due punti essenziali: il primo riguarda il problema delle quote latte. Accolgo con favore l’accordo che è stato trovato all’1% – si potrebbe portarlo anche al 2% – ma il problema più forte è dopo il 2014 dove, se non c’è un atterraggio più morbido, il problema di chi ha fatto investimenti in questi anni è enorme, ed è enorme il danno alle aziende agricole su questo aspetto. L’altro aspetto, la seconda questione riguarda i controlli dei prezzi agricoli. Un anno fa, vi è stato il problema alimentare legato ai cereali, oggi i prezzi di mais e di frumento sono calati della metà dall’anno scorso, ma i prezzi al consumo di pasta, pane e alimenti restano sempre cari. Eventualmente c’è stato un errore di programmazione oppure scarso controllo (...).
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). – (PL) Signor Presidente, la Commissione europea ha proposto per i vari Stati membri limiti di spesa per la politica agricola comune fino al 2013 e oltre. Se convertiamo tali somme in importi per ettaro di terra coltivabile, ne emerge una profonda disparità nel sostegno per ettaro tra i diversi Stati: per il Belgio abbiamo grossomodo 490 euro, per la Danimarca 390 euro, per la Germania 340 euro e per la Francia 260 euro, mentre nei nuovi Stati membri i valori sono di gran lunga inferiori: 210 euro per la Repubblica ceca, 200 euro per la Slovacchia e soltanto 190 euro per la Polonia.
In una situazione in cui i costi di produzione dei vecchi e nuovi Stati membri stanno rapidamente convergendo e la Commissione europea sta proponendo il disaccoppiamento del sostegno finanziario dalla produzione, il perdurare di tali differenze non soltanto non ha più alcuna giustificazione di fatto, ma opera anche una discriminazione nei confronti degli agricoltori dei nuovi Stati membri. Se la posizione della Commissione e del Consiglio sulla questione non dovesse cambiare, avremo per sempre due politiche agricole comuni: una politica più ricca riservata ai vecchi Stati membri e una politica più povera riservata ai nuovi.
Elisabeth Jeggle (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, sarò breve nel mio intervento e mi concentrerò unicamente sul fatto che siamo in primo luogo responsabili di 500 milioni di consumatori nell’Unione europea e in secondo luogo degli agricoltori della Comunità che producono cibo per tali consumatori, ma siamo parimenti responsabili delle piccole e delle grandi aziende agricole, così come di quelle ubicate nelle zone sfavorite, nelle regioni prative e, soprattutto, in tutte le zone legate alla produzione di carne e latte.
Signora Commissario, desidero ringraziarla per aver considerato in maniera positiva il fondo per il latte, soluzione che chiediamo da due anni, segnatamente dal dibattito sul minipacchetto latte e l’abolizione delle misure di sostegno in tale ambito. Sono persuasa che tale meccanismo di consentirà di prestare assistenza senza prima prelevare denaro da altri agricoltori, bensì sfruttando le risorse liberate dall’abolizione delle misure di sostegno del mercato.
Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signor Presidente, nell’odierno dibattito dobbiamo parlare di sicurezza degli alimenti, rintracciabilità degli alimenti e, soprattutto, sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. Non possiamo scindere tali questioni dalle discussioni che oggi conduciamo in questa sede e non possiamo ignorare il fatto che il numero degli agricoltori continua a diminuire in maniera molto significativa di anno in anno.
Un aumento della modulazione obbligatoria significa soltanto mettere mano al portafoglio degli agricoltori europei. Il valore del pagamento unico all’azienda agricola è calato grossomodo del 15 per cento dal 2005 a causa dell’inflazione e altri fattori, eppure la proposta ventila un’ulteriore riduzione.
Semplificazione pare essere la parola di moda. Tuttavia, perlomeno in Irlanda, le cifre relative ai controlli degli agricoltori hanno subito un’escalation. Nelle ultime settimane una schiera di elicotteri affiancati da 61 ispettori a terra hanno contato gli ovini sulle colline di Connemara, una piccola area in cui il prezzo degli animali non ripagherebbe nemmeno l’investimento degli allevatori. Ad alcuni è parsa più l’invasione dell’Iraq che la mano benevola dell’Europa. Tutto questo rappresenta uno spreco e trasmette l’immagine di un’Europa troppo burocratizzata che agisce in maniera totalmente sproporzionata.
Astrid Lulling (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, sebbene il compromesso non mi soddisfi affatto, posso tollerarlo perché se non tagliamo i pagamenti diretti come la Commissione disastrosamente propone, possiamo evitare di infliggere un danno più grave ai nostri agricoltori.
E se tale denaro sarà destinato al fondo per il latte, il taglio sarà ancor meno dannoso. Purtroppo stamattina ho letto che la signora commissario si è nuovamente trincerata dietro le barricate opponendosi al fondo per il latte. Non cambia nulla per gli agricoltori lussemburghesi se non tagliamo i pagamenti diretti fino a 10 000 euro perché tutti gli agricoltori a tempo pieno si situano al di sopra di tale soglia. La priorità deve essere invece quella di evitare i tagli o ridurli il più possibile, altrimenti per loro non vi sarà futuro.
Giovanni Robusti (UEN). - Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, io penso che non sia questo né il luogo né il momento per entrare nel merito. Al Parlamento europeo è concesso di esprimere solamente un parere sull’unica materia nella quale l’Unione ha potere di vita e di morte, dove si spende metà del bilancio.
Il mio parere è che l’Health check sia conservativo; la globalizzazione, voluta anche dall’Unione, viene pagata dall’agricoltura, vittima della perenne ricerca di un’impossibile mediazione. Ma il mio ruolo di parlamentare evidenzia invece la mancanza di trasparenza sull’applicazione della PAC. Il Commissario ha firmato il regolamento 250 nel 2008, ma i paesi membri lo stanno ignorando e sarà così anche dopo il 30 giugno del 2009.
Ritengo che l’unica strada che resta da percorrere sia quella di sollecitare gli organi di controllo preposti, ma dobbiamo ricordarci che dobbiamo trasferire il dibattito sulla politica agricola verso i cittadini che devono essere informati, se si vuole attivare un percorso corretto. Viceversa metteremmo sempre più a rischio il mondo agricolo, vittima del suo perdurante isolamento.
James Nicholson (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, in primo luogo vorrei soffermarmi sul latte. Non sono favorevole a un aumento del 2 per cento. Sosterrei invece un aumento dell’1 per cento perché, nonostante si sia detto molto in merito agli atterraggi morbidi, io non credo che siano possibili. Mentre sediamo qui il mondo cambia. Negli ultimi mesi l’industria del latte, che 12 mesi fa sicuramente rappresentava una parte riuscita della nostra produzione, si trova in una situazione completamente diversa per i cambiamenti intervenuti sui mercati mondiali.
Vorrei inoltre manifestare alla signora commissario le mie preoccupazioni per gli articoli 68 e 69. Penso infatti che lei possa eliminare per sempre l’aggettivo “comune” dalla nostra PAC. Io sarei molto cauto al riguardo per esser certi di non attribuire troppa responsabilità restituendo il denaro e permettendo agli Stati membri di creare condizioni impari.
Quanto alla modulazione, ritengo opportuno attenersi alle singole cifre. Tuttavia, qualunque intervento si scelga in materia di modulazione dovrà essere obbligatorio. Vorrei infatti che tutti in Europa pagassero lo stesso livello di modulazione dal secondo pilastro.
Katerina Batzeli (PSE). - (EL) Signor Presidente, vorrei aggiungere una serie di osservazioni. In primo luogo, ci occorre un primo pilastro rafforzato nell’ambito della politica agricola comune (PAC) in maniera che i produttori possano rispondere agli attuali problemi e bisogni del mercato. In secondo luogo, qualunque ulteriore differenziazione creerà insicurezza a livello di reddito nei produttori. In terzo luogo, la raccomandazione formulata circa nuovi meccanismi di sostegno, come il fondo di reciproca garanzia per la produzione, non può essere finanziata con un’ulteriore spesa. In quarto luogo, il cofinanziamento del primo pilastro della PAC apre la porta a un futuro cofinanziamento della politica agricola comune.
Colm Burke (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, desidero complimentarmi con i relatori per il lavoro svolto in merito alla valutazione dello stato di salute della PAC perché è importante sottolineare il maggiore impegno profuso dal Parlamento in tale processo e apprezzo anche l’atteggiamento assunto nei negoziati dal Consiglio e dalla Commissione. Credo che questo lasci ben sperare per i futuri negoziati quando il Parlamento beneficerà della piena codecisione con il Consiglio sulle questioni agricole.
Poiché provengo da una zona agricola dell’Irlanda, mi rattrista vedere come negli ultimi tempi gli agricoltori si siano rivoltati contro il progetto europeo per varie ragioni, una delle quali è la percezione di una mancanza di trasparenza a livello negoziale in sede di Consiglio. Tuttavia, se e quando il trattato di Lisbona sarà adottato, il Parlamento svolgerà un ruolo centrale e, pertanto, potrà esercitare maggiori pressioni per un dibattito aperto e trasparente sui temi della PAC, il che porterà a una maggiore legittimazione presso la comunità di agricoltori.
Il futuro dell’Europa vede il Parlamento pienamente partecipe del processo decisionale, obiettivo che potrà essere finalmente conseguito soltanto quando avremo la codecisione.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, la relazione in esame è valida. Che cosa manca, che cosa occorre modificare? La revisione della politica agricola comune non tiene sufficientemente conto della nuova situazione venutasi a creare nel mondo nel suo complesso e in Europa a seguito della crisi alimentare. Troppo è accaduto perché non vi venga attribuita la dovuta attenzione.
Molti aspetti contenuti nelle proposte della Commissione disattendono le aspettative dei nuovi Stati membri che chiedono un sistema di sovvenzioni dirette più corretto. Sono convinto che la perequazione dei livelli di sovvenzionamento tra Stati membri sia inevitabile. Signora Commissario, la riunione del Consiglio dei ministri sarà accompagnata da una dimostrazione di 8 000 coltivatori di tabacco. Spero che alle loro richieste venga dato ascolto.
Per il resto, innanzi tutto dobbiamo assumere un approccio cauto in merito all’abbandono del sistema delle quote latte nel 2015. Occorre sviluppare un modo per accostarsi alla situazione. Il mercato del latte è instabile e pertanto va monitorato. In secondo luogo, dobbiamo mantenere in essere strumenti di intervento sul mercato come l’ammasso...
(Il presidente interrompe l’oratore)
Michel Barnier, presidente in carica del Consiglio. – (FR) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, vi ringrazio per l’attenzione e i quesiti formulati. Affronterò uno per uno i diversi punti.
Esordirei con la modulazione, argomento citato dagli onorevoli Goepel, Baco, Sanzarello e Lulling un attimo fa. La questione della percentuale di modulazione sarà, posso assicurarvelo, un elemento fondamentale di qualunque compromesso. Ho preso atto del desiderio del Parlamento che si giunga a una soluzione di compromesso. Aggiungerei che una modulazione progressiva troppo elevata potrebbe creare indubbiamente difficoltà a diversi Stati membri, ma dobbiamo essere ben consapevoli del fatto che il principio stesso della modulazione progressiva risponde a un’esigenza sociale fortemente mediatizzata. Pertanto, insieme alla signora commissario Fischer Boel, dobbiamo giungere a un compromesso e, in tal senso, ritengo che la posizione proposta dal vostro relatore farà luce al riguardo. A proposito di modulazione, un elemento aggiuntivo che occorre tenere presente è la percentuale di cofinanziamento di un’ulteriore modulazione. Voi avete proposto il 100 per cento, il che significa nessun cofinanziamento nazionale. L’idea è molto ambiziosa, ma ritengo che sia la giusta via da percorrere.
Ciò detto, passerei alla questione delle nuove sfide. Comprendo appieno la posizione della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale che considera il sostegno di fatto al settore lattiero-caseario come una delle nuove sfide finanziate dalla modulazione. Ritengo che questo sia uno degli assi lungo i quali lavoreremo con la signora commissario Fischer Boel.
Un altro tema fondamentale, onorevoli parlamentari, tema ad ampio spettro e molto problematico, è quello citato dal relatore, onorelvole Capoulas Santos, il quale chiede un approccio prudente e moderato, richiesta espressa anche dagli onorevoli Goepel, Mathieu e, poc’anzi, Le Foll. Ho citato solo alcuni nomi, ma molti di voi hanno richiamato la questione, quella delle quote latte. Sono due i problemi da risolvere: da un lato aumento delle quote e percentuale di aumento, dall’altro misure di sostegno.
In merito all’aumento delle quote, ho rilevato che dai dibattiti in Parlamento sono emerse posizioni molto divergenti. A essere franchi, la situazione è la stessa all’interno del Consiglio dei ministri. La soluzione da voi consigliata – 1 per cento all’anno tra il 2009 e il 2010 – e poi una decisione da prendere sulla base di una relazione concernente la prosecuzione dell’aumento esprime un approccio cauto, in linea con i desideri del vostro relatore, onorevole Capoulas Santos. Nel contempo, vi è la questione della visibilità a medio termine delle aziende agricole, come delle imprese in generale. Ciò richiederebbe un itinerario fino al 2015 e, in buona sostanza, penso che la proposta della Commissione sia vicina all’equilibrio. Lavoreremo su tale proposta, così come specificamente sulle misure di sostegno, perché tutti concordiamo sulla necessità di supportare le regioni sensibili. La soluzione raccomandata per l’uso dell’articolo 68 al fine di attuare più misure strutturali ci offrirebbe, io credo, un’utile serie di strumenti per sostenere il settore. In merito al funzionamento degli strumenti finanziari da attuare, sono del parere che occorra discutere per trovare una soluzione accettabile per tutti. Penso ovviamente al “fondo per il latte”.
Vorrei aggiungere qualche parola, signor Presidente, sugli strumenti per regolamentare il mercato. Ho preso atto delle richieste formulate per mantenere in essere strumenti per regolamentare il mercato e strumenti efficaci. Come voi io credo che, in questo nuovo contesto globalizzato al quale molti di noi hanno fatto riferimento, per l’agricoltura e il cibo, questo settore di produzione, questa economia reale che riguarda l’alimentazione della gente, abbia bisogno di strumenti di intervento in caso di grave instabilità del mercato e, da questo punto di vista, l’intervento è un aspetto importante da un punto di vista negoziale.
Molti Stati membri, come tanti deputati, desiderano ritornare sulle proposte iniziali della Commissione per discuterle nuovamente. Ricercheremo anche un compromesso che ci consenta di mantenere una rete di sicurezza vera ed efficace.
Da ultimo, affronterei il tema dell’articolo 68. Si è detto molto in Parlamento, come in Consiglio, chiedendo a gran voce che si prevedano ulteriori possibilità di applicazione dell’articolo, pur preservandone la natura comune, il che ha destato grande interesse. Estendere le possibilità di applicazione dell’articolo forse – a mio parere sicuramente – ci consentirebbe di iniziare a sostenere alcuni tipi di produzione come quello del settore ovino, citato a più riprese e che ha bisogno di essere supportato.
Anche in questo caso stiamo collaborando con la signora commissario lungo gli orientamenti appena enunciati, così come stiamo ricercando soluzioni per migliorare le condizioni di finanziamento. Penso in particolare alle richieste formulate da molti rappresentanti dei nuovi Stati membri in merito a una maggiore correttezza ed equità.
Signor Presidente, onorevoli parlamentari, ho prestato grande attenzione a tutti i numerosi interventi dettagliati che ho trovato estremamente interessanti. Sulla base del parere che esprimerete, e ringrazio ancora una volta il presidente Parish, l’intera commissione e il relatore per il lavoro svolto, il mio compito sarà assicurare un compromesso politico dinamico che ci permetta di adeguare la politica agricola comune salvaguardandola nel nuovo contesto globale in cui operiamo. Questo è il compito al quale ci dedicheremo insieme alla signora commissario Fischer Boel e ai suoi colleghi che ringrazio per lo spirito di collaborazione che abbiamo promosso tra noi negli ultimi mesi.
Concluderei con una breve osservazione sul commento formulato poc’anzi dall’onorevole Aubert in merito all’insicurezza alimentare. La presidenza è pienamente consapevole del fatto che non è possibile parlare della politica agricola comune come se fossimo in una fortezza, ripiegandoci sull’Europa. Proprio in questo spirito il 3 luglio abbiamo organizzato, presso il Parlamento europeo, una conferenza con il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, il direttore generale della Banca mondiale, il direttore generale dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, molti eurodeputati e il commissario Michel sul tema: “Chi nutrirà il mondo?”. Nello medesimo spirito organizzeremo il 28 novembre una riunione di lavoro, sempre con il commissario Michel, in merito al legame tra agricoltura e sviluppo.
Come la presidenza, anch’io personalmente presto pertanto grande attenzione a quanto viene detto in merito all’agricoltura per preservare il modello alimentare agricolo e regionale dell’Unione che ha sostenuto la politica agricola comune per 50 anni, ma con uno sguardo aperto e solidale su ciò che accade in altre regioni del mondo.
Mariann Fischer Boel, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, ho ascoltato con estrema attenzione e penso che i risultati della procedura catch the eye dimostrino chiaramente il grande interesse del Parlamento per il settore agricolo e le conseguenze delle decisioni che saranno prese.
Vorrei ritornare su alcuni aspetti menzionati. In primo luogo, sottolineo che solo un equivoco o una mancanza di informazione vi ha potuto indurre a tentare di convincermi che modulazione significa sottrarre denaro agli agricoltori. Non è così! Abbiamo bisogno della modulazione perché ci troviamo di fronte a nuove sfide e dobbiamo rafforzare le possibilità degli agricoltori di compiere investimenti per raccoglierle. Penso dunque, al contrario, che con la modulazione di fatto aumentino i fondi a disposizione del settore agricolo perché entra in gioco il cofinanziamento. Di questo si tratta. Se si continua ad affermare che si sottrae denaro agli agricoltori, sicuramente chi ha scelto di sostenere tale argomentazione ha in qualche modo equivocato.
Oggi il tema centrale pare essere il latte. L’onorevole Parish ha asserito nel suo primo intervento che in commissione avete 27 Stati membri o per meglio dire 27 clienti. Tuttavia, avendo partecipato all’odierna discussione, sarei portata a pensare che ne avete molti di più perché, a dare ascolto alle vostre parole, si potrebbe optare per un incremento dallo 0 al 10 per cento. E’ compito della presidenza e della Commissione trovare il giusto equilibrio.
A quanti hanno parlato di un fondo per il latte replico che è strano perché ancora ricordo i negoziati del 2003 con i quali abbiamo compensato i produttori di latte in tutta Europa. Prendiamo per esempio la Germania: i produttori di latte tedeschi hanno avuto una compensazione pari a 1 miliardo di euro all’anno, denaro trasferito dal loro pagamento per il latte al regime di pagamento unico. In quel momento, però, nessuno ha parlato di un fondo per il latte ed è per questo che, sapendo che il settore lattiero-caseario versa in una situazione difficile, abbiamo aggiunto alle nuove sfide una linea per il latte. Sono certa che riusciremo a elaborare un pacchetto apprezzabile per i produttori di latte delle zone attualmente in difficoltà.
Devo dire che mi sorprende la resistenza opposta all’aumento della quota latte sapendo che lo scorso anno abbiamo riscosso 338 milioni di euro di prelievo supplementare dai produttori di latte europei. Per me questa non è assolutamente la maniera di procedere. Io intendo dare agli agricoltori la possibilità di rispondere ai mercati. Aumentare le quote non comporta un obbligo di produzione: è soltanto una possibilità per chi è forte sui mercati interni o esterni. Va ricordato infatti che alcuni tra i più competitivi pagano 338 milioni di euro all’anno per restare in attività.
Quanto alla ridistribuzione, è ovvio che vi sia stato un ampio consenso in merito al fatto che questa valutazione dello stato di salute della PAC non sarebbe stata una nuova riforma e, pertanto, si sarebbe consolidata la riforma del 2003. Penso che sia la presidenza sia la Commissione non abbiano alcuna difficoltà ad ammettere che i nuovi Stati membri stanno esercitando forti pressioni per ottenere un pagamento più equo e so che questo è un aspetto che sarà fortemente difeso nella riforma del 2013. Possiamo trovare alcune soluzioni sin da ora nel compromesso per i nuovi Stati membri e spero che resterete sorpresi in senso positivo.
Concluderei infine parlando del tabacco, tema sollevato a più riprese, per dire che mi ha molto colpita l’intervento dell’onorevole Gklavakis, il quale cerca sempre di convincerci che il tabacco è importante, come noi crediamo che sia nella sua regione. Il tabacco non fa parte della valutazione dello stato di salute. La riforma del tabacco è stata attuata nel 2004 con il sostegno di tutti i paesi, compresi gli Stati membri che lo producono. Come ho ribadito parecchie volte, sicuramente non intendo riaprire la questione della riforma del tabacco. Sarò tuttavia pronta ad aiutare tutti gli Stati membri e le regioni che incontrano problemi perché la politica di sviluppo rurale offre varie possibilità. Sono certa che si possano elaborare soluzioni in grado di attenuare le conseguenze delle decisioni già prese per i produttori di tabacco.
Il tempo a mia disposizione non è molto, per cui termino qui con le mie osservazioni. La conclusione che ho tratto dall’odierna discussione è che oggi più che mai abbiamo bisogno di una politica agricola comune. Concordo con l’onorevole McGuinness nell’affermare che una situazione in cui la rinazionalizzazione fosse l’unica risposta metterebbe sicuramente a repentaglio il settore agricolo europeo.
Manteniamo la nostra politica agricola comune con la flessibilità che abbiamo previsto nelle diverse scelte operate all’interno della politica per lo sviluppo rurale. Abbiamo però bisogno di una politica agricola europea comune. Questa per me è la sintesi del dibattito di oggi. Ringrazio tutti per l’attenzione dedicata al tema.
PRESIDENZA DELL’ON. BIELAN Vicepresidente
Luis Manuel Capoulas Santos, relatore. – (PT) Signor Presidente, il lungo elenco di interventi e il modo risoluto e appassionato con il quale hanno espresso le loro idee conferma ancora una volta il significato di tale argomento per il Parlamento europeo e l’importanza che si dovrebbe attribuire all’agricoltura, agli agricoltori e al mondo rurale in Europa.
Il dibattito non ha riservato sorprese perché, in sostanza, ha confermato le posizioni ribadite durante i vari dibattiti di questo lungo processo di discussione durato oltre un anno, e nella fattispecie del mio gruppo politico anche i sei mesi antecedenti.
Ritengo però che si sia anche chiaramente dimostrato come non vi siano alternative alle posizioni che rappresentano una bisettrice possibile per un compromesso responsabile accettabile dalla maggioranza.
La Commissione e il Consiglio hanno anch’essi confermato le proprie posizioni, ma sono lieto di notare i segni di flessibilità e apertura manifestati.
Confido pertanto nel vostro realismo politico, signor Presidente in carica del consiglio e signora Commissario, nonché nello spirito di compromesso, per pervenire a una soluzione finale molto prossima a quella propostavi dal Parlamento su questi temi fondamentali.
Ribadisco l’importanza simbolica di tale approccio alla vigilia dell’assunzione dei poteri di codecisione da parte del Parlamento perché spero che il problema della ratifica del trattato di Lisbona venga presto risolto, visto che l’Europa ha bisogno di tale trattato.
Signor Presidente in carica del Consiglio, ho detto ripetutamente che non stiamo ancora avvalendoci della codecisione, ma siamo già entrati nel suo spirito. Spero pertanto che i difficili negoziati previsti oggi e domani si rivelino molto positivi. Sono certo che saremo in grado di giungere a una soluzione consensuale che risponda alle preoccupazioni dell’agricoltura e degli agricoltori europei che ci stanno osservando attentamente. Siamo tutti persuasi, ed è la conclusione migliore di tale discussione, che in Europa occorre un politica agricola comune in maniera che l’agricoltura europea possa essere competitiva e sostenibile dal punto di vista ambientale.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì, 19 novembre 2008.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Gerard Batten (IND/DEM), per iscritto. – (EN) La politica agricola comune costringe i consumatori britannici ad acquistare prodotti alimentari a prezzi gonfiati dagli agricoltori continentali anziché quelli a prezzi inferiori disponibili sul mercato mondiale. Si calcola che a causa della PAC i prezzi siano superiori almeno del 23 per cento a quelli prevalenti sul mercato mondiale.
Gli economisti stimano inoltre che il costo della PAC per i consumatori britannici corrisponda almeno all’1,2 per cento del PIL, ora sorprendentemente pari a 16,8 miliardi di sterline all’anno.
Rappresento molti londinesi che lottano per pagare i conti, continuamente posti di fronte ad aumenti di tasse e prezzi. Non hanno alcun obbligo di garantire la sopravvivenza degli agricoltori continentali. Se alcuni paesi vogliono sovvenzionare la propria industria agricola, sono liberissimi di farlo, a spese però dei propri contribuenti.
La politica agricola comune è pagata da quanti sono meno in grado di permetterselo: pensionati e persone a basso reddito, ossia coloro che pagano una quota superiore del loro reddito utile per gli alimenti. La PAC non è che una delle ragioni per le quali la Gran Bretagna dovrebbe abbandonare l’Unione europea.
Constantin Dumitriu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Sono lieto di notare che, a distanza di un anno dall’avvio del processo di consultazione per adeguare la politica agricola comune alle attuali necessità degli allevatori e dei produttori agricoli da parte della Commissione europea, abbiamo raggiunto un consenso su alcune proposte specifiche.
Ritengo che il compromesso al quale siamo pervenuti in merito all’articolo 68 sia appropriato, specialmente l’aumento dal 10 al 15 per cento del tetto allo scopo di creare i fondi necessari per qualunque nuova misura strategica di politica pubblica negli Stati membri e l’introduzione di un tetto chiaro per il loro uso sotto forma di aiuti specifici.
Vorrei tornare alla questione del termine per la completa applicazione del pacchetto relativo alla condizionalità ambientale nel caso della Romania e della Bulgaria. Ambedue i paesi raggiungeranno il tetto del 100 per cento per i pagamenti diretti entro il 1° gennaio 2016. E’ giusto pertanto che il termine per la completa attuazione del pacchetto relativo alla condizionalità ambientale nei due paesi sia fissato in concomitanza con tale data. Noto con costernazione che l’emendamento da noi sostenuto in tal senso non è stato adottato. Vista l’importanza della questione per i nuovi Stati membri, chiedo ai colleghi di tenerne conto nelle successive discussioni in maniera da trovare una soluzione vantaggiosa per ambedue gli Stati e approvata dai rappresentanti di tutti gli Stati membri dell’Unione.
Béla Glattfelder (PPE-DE), per iscritto. – (HU) Valutare la situazione non significa semplicemente rivedere la politica agricola comune (PAC). In realtà, parliamo della riforma della PAC e di una riduzione notevole del sostegno all’agricoltura, il che è inaccettabile dal punto di vista dell’Ungheria e degli agricoltori ungheresi.
A oggi le riforme hanno soltanto nuociuto all’agricoltura del paese.
In Ungheria la modulazione interesserebbe addirittura le aziende più piccole con superfici di 20 ettari. Ciò che occorre a tali aziende non è una riduzione, bensì un aumento del sostegno diretto. Inoltre, applicare la modulazione ai nuovi Stati membri prima del 2013 sarebbe anche contrario all’accordo di adesione.
Nell’interesse della sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, continuiamo ad aver bisogno di sostegno in termini di aiuti alla produzione e regolamentazioni del mercato, tra cui interventi nel settore cerealicolo. Troviamo inaccettabile che il prezzo di intervento debba essere legato al prezzo nel porto di Rouen perché in ragione dei costi di trasporto i prezzi sono inferiori a una maggiore distanza, specialmente nei nuovi Stati membri, il che costituisce una discriminazione.
Siamo altresì contrari a un aumento della quota latte. L’aumento di primavera si è dimostrato una decisione sbagliata, che ha comportato un calo dei prezzi del latte in vari Stati membri. Aumentare la quota latte è particolarmente contrario agli interessi dell’Ungheria perché abbiamo un livello significativo di quota latte inutilizzata. Un passo del genere impedirebbe ai produttori ungheresi di aumentare la produzione.
Concordiamo invece con il mantenimento del sostegno a favore dei produttori di tabacco. Diverse migliaia di famiglie si assicurano la sussistenza grazie alla produzione di tabacco, soprattutto nelle regioni nord-orientali più sfavorite del paese.
Roselyne Lefrançois (PSE), per iscritto. – (FR) Innanzi tutto vorrei elogiare l’eccellente lavoro svolto dal nostro relatore, onorevole Capoulas Santos, che ha sempre cercato di giungere a un compromesso equilibrato e stabile per consentire al Parlamento europeo di parlare all’unisono di fronte a un Consiglio diviso e incerto.
La valutazione dello stato di salute della PAC in merito alla quale voteremo oggi rappresenta un’opportunità straordinaria per riflettere sostanzialmente sul modo in cui possiamo liberare la politica agricola comune dall’insoddisfazione che la sta compromettendo volgendo lo sguardo al notevole lavoro da compiere per riformarla, come previsto dopo il 2013.
La PAC innegabilmente ha bisogno di una ventata di aria fresca, soprattutto in termini sociali e ambientali. In proposito, mi compiaccio per il fatto che siamo riusciti a modificare il testo della Commissione nel senso di una maggiore sensibilità sociale proponendo, in particolare, un aumento degli aiuti ai piccoli agricoltori e l’introduzione dei fattori lavoro e occupazione nelle norme per l’assegnazione degli aiuti. Mi rammarico tuttavia, e questa è la mia unica riserva, per il fatto che ai criteri economici e sociali non si accompagnino considerazioni di tipo ecologico, poiché la “sostenibilità” deve diventare il segno distintivo della nostra politica agricola.
Lasse Lehtinen (PSE), per iscritto. – (FI) Si dovrebbe fare di più per garantire che gli aiuti agricoli siano assegnati in maniera da orientare l’agricoltura verso uno sviluppo sostenibile. Le sovvenzioni esistenti sono generalmente considerate soltanto un modo per integrare il reddito degli agricoltori.
L’agricoltura nei paesi lungo la costa baltica è la più grande inquinatrice del mare della regione. Se paghiamo sovvenzioni agricole, di fatto aumentiamo le emissioni nelle acque sotterranee e in mare.
Qualunque tipo di attività, agricoltura compresa, deve partecipare al lavoro ambientale volontario e ai relativi progetti. Solo così l’agricoltura potrà rivendicare il diritto a una propria esistenza in futuro. Perché i contribuenti dovrebbero continuare a sostenere un’occupazione che nuoce alle zone circostanti se l’inquinamento può essere esternalizzato acquistando alimenti importati?
Ora l’acqua potabile è un prodotto di base che scarseggia. E’ dunque più che ragionevole che sia la gente a pagare per sporcarla: l’inquinamento non deve essere causato dal denaro pubblico.
L’agricoltura deve fare un uso corretto delle innumerevoli misure ambientali esistenti. Il recupero del fosforo e dell’azoto è tecnicamente possibile e presto sarà anche finanziariamente remunerativo. Queste preziose risorse naturali e materie prime devono essere riciclate come disposto per altre risorse naturali.
Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Come previsto, la valutazione dello stato di salute ha creato un’opportunità per approfondire maggiormente i principi della politica agricola comune rispetto a quanto avviene per altri ambiti della politica e del bilancio dell’Unione europea.
La politica agricola, che a un dato momento assorbiva la maggior parte della spesa di bilancio e ne costituirà un terzo entro la fine del 2013, è stata fortemente criticata. L’argomentazione principale riguardava la sproporzione tra il ruolo svolto dall’agricoltura nell’economia e l’occupazione e la sua quota del bilancio comunitario. Questo è un equivoco.
La PAC nel suo complesso è una politica comunitaria e la sua quota della spesa pubblica complessiva dell’Unione, sia nazionale sia comune, non supera lo 0,3 per cento del PIL. Inoltre, le realtà internazionali sono mutate e il disastro della fame nei paesi in via di sviluppo deve farci ripensare ai principi del sostegno all’agricoltura in Europa.
Il Parlamento europeo ha discusso il problema attentamente, come dimostrano i numerosi emendamenti. Dal punto di vista di uno Stato in cui l’agricoltura contribuisce in maniera relativamente consistente all’occupazione, come avviene in Polonia, sarebbe legittimo aumentare le quote latte ed erogare sostegno nazionale ai settori più sfavoriti. Parlando di modulazione, che si è rivelata l’argomento più controverso, vale la pena di ricordare che i “nuovi” Stati membri raggiungeranno il livello del 100 per cento di sovvenzioni dirette soltanto nel 2013 e la modulazione potrebbe essere percepita come un segno precursore di una rinazionalizzazione della politica agricola, il che sarebbe uno svantaggio.
Cătălin-Ioan Nechifor (PSE), per iscritto. – (RO) In quanto rappresentante di una regione con un settore agricolo significativo in Romania, uno dei nuovi Stati membri, non ritengo che le disparità di trattamento tra gli agricoltori di questi paesi e quelli dei vecchi Stati membri dell’Unione possano ridursi alla luce delle considerazioni emerse nel corso della valutazione dello stato di salute della politica agricola comune. E’ nondimeno utile che le quote latte nazionali per la Romania non siano state modificate, così come utile è il fatto che gli Stati membri abbiano la possibilità di aumentare le proprie quote per un certo lasso di tempo se tali quote risultano sottoutilizzate da altri. Tenendo presente la crisi che attualmente colpisce anche questo settore, è importante proporre la creazione di un fondo per il latte volto a sostenerne la ristrutturazione.
Penso inoltre che prima di applicare i nuovi regolamenti sulle quote per il settore lattiero-caseario dal 2015, i produttori debbano avere l’opportunità di adeguarsi ai cambiamenti del mercato e investire in base alle sue esigenze, visto soprattutto che i termini per le domande di aiuto all’investimento sono relativamente lunghi. Infine, per consentire ai produttori di investire in base alle esigenze del mercato, è necessario eliminare il limite imposto alla fissazione della quota.
Maria Petre (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho sentito un collega raccontare l’aneddoto della spartizione di un sacchetto di caramelle tra due fratellini. Proseguendo con la stessa analogia, vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che se uno dei due fosse in futuro un agricoltore rumeno o bulgaro, direi che riceverebbe ciò che gli spetta dopo otto anni. La mia domanda è: dopo otto anni sarebbe ancora un bambino?
Quando sono entrata a far parte della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale come parlamentare rumena, mi ha incuriosita la frase “atterraggio morbido”, utilizzata spesso in riferimento, per esempio, alle quote latte. Ho chiesto allora e ancora oggi chiedo: come gli agricoltori rumeni e bulgari possono conciliare la procedura di “decollo” con la procedura di “atterraggio morbido”? Poco dopo che la Romania aveva iniziato le procedure di adesione, un partner danese mi aveva detto che, durante il processo, il capitolo più spinoso sarebbe stato l’agricoltura. Spero che oggi, trascorsi due anni dall’adesione, l’agricoltura rumena offra un’opportunità per un’Europa unita.
Dushana Zdravkova (PPE-DE), per iscritto. – (BG) Proseguire la riforma della politica agricola comune (PAC) è importante per consentire all’Europa di mantenere il suo ruolo di guida nel settore. Ciò, come è ovvio, non deve però avvenire a spese dei produttori o dei consumatori finali. E’ noto che l’Unione europea si è trasformata da esportatrice in importatrice di prodotti agricoli. Ciò dimostra che l’esito dell’odierna discussione deve essere equilibrato in maniera da essere certi che gli interessi di tutti i cittadini siano stati protetti.
Ritengo che buona parte delle proposte della Commissione sia positiva per gli agricoltori bulgari, soprattutto perché la cattiva gestione da parte del governo bulgaro in tale ambito e gli abusi commessi non hanno consentito di raggiungere i risultati previsti nei meccanismi di preadesione. Per questo negli ultimi mesi abbiamo assistito a proteste da parte dei produttori agricoltori, soprattutto del settore lattiero-caseario e cerealicolo. Di conseguenza, senza rimettere in discussione la piena liberalizzazione del mercato per i prodotti lattiero-caseari, è importare garantire sicurezza alle regioni fortemente dipendenti da tale settore per la loro sussistenza.
In Bulgaria, vi sono molti produttori lattiero-caseari nelle zone alpine e altre aree con difficoltà specifiche. Sostengo pertanto l’idea che si debbano assegnare maggiori fondi al loro sviluppo e si debba costituire un fondo specializzato per i produttori di latte.