11. Condizioni di ingresso e di soggiorno di cittadini di paesi terzi per l'esercizio di attività professionali altamente qualificate - Procedura unica di domanda di permesso di soggiorno e di lavoro
Presidente. – L'ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
- la relazione (A6-0432/2008) presentata dall’onorevole Klamt, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di direttiva del Consiglio sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati [COM(2007)0637 - C6-0011/2008 - 2007/0228(CNS)];
- la relazione (A6-0431/2008) presentata dall’onorevole Gaubert, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di direttiva del Consiglio relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro.
I servizi del Parlamento mi informano che il padre dell’onorevole Klamt è venuto meno, per cui la nostra collega parlamentare non può essere presente oggi. Naturalmente le porgiamo le nostre più sentite condoglianze e ringraziamo l’onorevole Weber per essersi assunto l’onere di intervenire in veste di relatore in questa discussione.
Manfred Weber, relatore – (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente, il motivo per cui prendo la parola oggi è già stato indicato. L’onorevole Klamt ha avuto una perdita in famiglia. Vorremmo porgerle le nostre più sentite condoglianze.
Vorrei iniziare esprimendo la mia gratitudine, a nome della relatrice, per l’ottima cooperazione in questo ambito. Come sapete, la relazione nasce dalla stretta cooperazione tra la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e la commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo, nell’ambito del processo finalizzato a una maggiore collaborazione. Vorrei dunque ringraziare i colleghi parlamentari coinvolti, nonché i relatori ombra della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. La relatrice vorrebbe inoltre ringraziare, in particolare, la presidenza francese, con cui è stata in stretto contatto negli ultimi mesi. Tuttavia, in quanto membro del Parlamento europeo, vorrei sottolineare ancora una volta che sarebbe stato meglio se l’accordo siglato dagli ambasciatori fosse stato raggiunto dopo le delibere del Parlamento europeo. Sarebbe stato un segnale apprezzabile dell’intensità della collaborazione.
Per giungere al nocciolo della questione, siamo in concorrenza con paesi di tutto il mondo per attirare lavoratori altamente qualificati. Con una proporzione dell’1,72 per cento della forza lavoro totale, l’Unione europea si colloca in una posizione decisamente arretrata rispetto a tutti i suoi concorrenti. L’Australia, il Canada, gli Stati Uniti e addirittura la Svizzera contano una percentuale più elevata di lavoratori altamente qualificati nella propria forza lavoro. Nella concorrenza per attirare i migliori cervelli, l’Unione europea parte da una posizione svantaggiata. Sappiamo tutti che questa questione svolge un ruolo decisivo per il nostro futuro e per la capacità delle nostre economie nazionali di creare innovazione.
Facendo tesoro di otto emendamenti di compromesso, l’onorevole Klamt è stata in grado di giungere a un accordo con gli altri gruppi parlamentari sui criteri essenziali. La relazione dell’onorevole Klamt, approvata dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, contiene i principali criteri per l’ingresso di lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi. Il primo aspetto affrontato riguarda la definizione di “lavoratori altamente qualificati” e interessa i salari che vengono corrisposti. L’ambito di applicazione della direttiva comprende, da una parte, le persone in possesso di un titolo di istruzione superiore e, dall’altra, le persone con almeno cinque anni di esperienza professionale equivalente. La Commissione, inizialmente, aveva proposto tre anni di esperienza professionale. Il Parlamento europeo si è spinto oltre, anche per quanto attiene al criterio salariale. Il limite salariale minimo dovrebbe essere pari a 1,7 volte il salario annuale lordo medio. Il Consiglio ha optato per un fattore di 1,5. Mi preme pertanto sottolineare come il Parlamento europeo richieda una definizione del concetto di “lavoratori altamente qualificati” di livello superiore.
Il secondo aspetto riguarda la fuga dei cervelli, un tema di non trascurabile portata. Come dovremmo affrontare questa sfida? Non dovremmo reclutare lavoratori altamente qualificati in paesi terzi che ne hanno un disperato bisogno. E’ possibile respingere una domanda per il rilascio della Carta blu se la fuga dei cervelli rappresenta un problema serio. Tuttavia, dobbiamo anche essere onesti con noi stessi. Per quanto prendiamo seriamente la questione della fuga dei cervelli, non dimentichiamo che concorriamo su un mercato mondiale e che, pertanto, non possiamo prescindere dall’assegnazione di un limite temporale alla Carta blu.
Naturalmente i fattori amministrativi non sono gli unici a poter accrescere di molto la nostra attrattiva agli occhi dei lavoratori altamente qualificati. Svolgono infatti un ruolo altrettanto importante anche questioni di natura culturale, quali l’apertura nei confronti dell’immigrazione e la capacità di attirare gli elementi migliori. Tuttavia non dobbiamo trascurare il valore aggiunto che la Carta blu può apportare all’Europa. Per la prima volta, siamo riusciti a creare un sistema di ingresso standardizzato che copre tutta l’Europa. Si tratta di un valore aggiunto notevole.
La votazione di domani è importante per noi anche perché abbiamo introdotto un emendamento speciale, che mette in evidenza la preferenza comunitaria: in pratica, quando i lavoratori europei sono qualificati per una determinata mansione, devono avere la precedenza ai fini dell’emissione della Carta blu. Mi preme sottolineare che eravamo tutti d’accordo su un punto e dovremmo fare in modo che i paesi di origine ne vengano informati: nonostante l’esistenza di una procedura standardizzata, non vogliamo definire quote europee. In altri termini, non vogliamo specificare quali dovrebbero essere i livelli di immigrazione. Questo aspetto deve e dovrebbe rimanere sotto l’egida nazionale. A nome della relatrice, vorrei ringraziare di nuovo tutti coloro che hanno partecipato alla stesura di questa relazione. Spero che il risultato della votazione di domani sia soddisfacente quanto quello ottenuto in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.
Patrick Gaubert, relatore. − (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono particolarmente lieto che la nostra discussione verta sull’immigrazione legale oggi. Avremo così la possibilità di partecipare a una discussione che non si concentra o non si concentra più sulla criminalizzazione dell’immigrazione clandestina, ma che sottolinea, a giusto titolo, gli aspetti positivi e il considerevole contributo dell’immigrazione legale per le aziende europee.
E’ importante, nell’attuale contesto demografico, ricordare agli europei il contributo significativo offerto dall’immigrazione alla prosperità economica e allo sviluppo dell’Unione europea. Le ultime previsioni demografiche a nostra disposizione mettono in luce rischi di non trascurabile portata in merito alla sostenibilità dei sistemi pensionistici, sanitari e previdenziali.
A fronte di questa situazione, l’Unione europea ha operato una scelta chiara: promuovere una politica di immigrazione comune tesa a incoraggiare l’immigrazione economica legale, gestita in maniera efficiente e in linea con le esigenze dei mercati nazionali. Oggi stiamo quindi discutendo due testi legislativi pragmatici e lungimiranti, che dovrebbero soddisfare il fabbisogno di manodopera chiaramente indicato dai nostri Stati membri.
Approvando questi due testi contemporaneamente, il Parlamento europeo invia un chiaro messaggio di apertura: si tratta di un’occasione da non perdere per illustrare all’opinione pubblica, ai nostri concittadini e ai paesi terzi le azioni positive che stiamo intraprendendo in materia di immigrazione. Non dobbiamo provare vergogna per le scelte operate in questo ambito e non abbiamo bisogno di lezioni da parte dei leader di paesi terzi, che non sono in grado di condurre politiche adeguate per evitare che i propri cittadini rischino la vita per cercare condizioni migliori in Europa.
Ora, per quanto concerne in maniera specifica la direttiva sulla procedura unica di cui sono relatore, vorrei sottolineare, in primo luogo, come la proposta crei un sistema di sportelli unici per i cittadini di paesi terzi che vogliano soggiornare in uno Stato membro per potervi lavorare. La direttiva prevede una procedura di domanda unica più semplice, breve e rapida sia per il datore di lavoro che per l’immigrato, nell’intento di ridurre le procedure burocratiche e semplificare le azioni amministrative. Questa procedura e il permesso unico, inoltre, agevoleranno i controlli di validità dei permessi, sia per l’amministrazione che per i datori di lavoro.
In secondo luogo, la proposta di direttiva garantirà parità di trattamento a tutti i cittadini di paesi terzi in svariati ambiti. Il riconoscimento dei diritti socioeconomici fondamentali degli immigrati legalmente presenti sul territorio dell’Unione europea e dei nuovi arrivati contribuirà alla loro integrazione e si tradurrà, pertanto, in una migliore coesione sociale.
Il regime di parità di trattamento riguarda le condizioni di lavoro, la sanità, la sicurezza sul luogo di lavoro, l’istruzione, la formazione professionale continua, il riconoscimento delle qualifiche, la previdenza sociale, la copertura sanitaria, la trasferibilità delle pensioni, l’accesso a beni e servizi e agevolazioni fiscali.
In realtà sono comunque previste delle restrizioni realistiche, ma faremo in modo che non vadano oltre quanto già pianificato per la Carta blu. Si deve tenere conto degli interessi degli immigrati e si devono tutelare i loro diritti. Dai dati emerge infatti che il tasso di disoccupazione tra gli immigrati è superiore rispetto a quello dei cittadini dell’Unione europea, che gli immigrati si trovano spesso in situazioni di precarietà lavorativa e che la padronanza della lingua del paese ospitante rappresenta spesso un grande ostacolo.
I due testi proposti dalla Commissione – e colgo l’occasione per lodare il suo buon senso – corrispondono alla nostra idea di politica d’immigrazione: una politica ragionevolmente ferma e umana. Vorrei inoltre ringraziare il Consiglio e la presidenza francese per gli sforzi profusi – rapidi ed efficaci –al fine di spianare la strada a un’approvazione rapida di questi due testi perfettamente complementari.
Jean-Pierre Jouyet, presidente in carica del Consiglio. − (FR) Signor Presidente, onorevole Weber e onorevole Gaubert, signor Vicepresidente della Commissione. Innanzitutto chiedo cortesemente all’onorevole Weber di trasmettere le nostre condoglianze e tutto il nostro affetto all’onorevole Klamt, che ovviamente non può essere qui con noi oggi.
Quasi quattro anni fa, nel mese di gennaio 2005, la Commissione europea ha annunciato un’importante discussione sulle prospettive di una politica europea proattiva in materia di immigrazione economica. All’epoca si osservò che permanevano una certa resistenza e numerose riserve, sottolineando la necessità di giungere a un consenso su questo punto. L’onorevole Gaubert lo ha osservato nella sua relazione, ponendo altresì l’accento sul sorprendente cambiamento di opinione verificatosi da allora. L’immigrazione economica è diventata il primo pilastro della politica d’immigrazione comune, che gli Stati membri hanno deciso di adottare approvando il patto europeo sull’immigrazione e l’asilo in occasione del Consiglio europeo del 16 ottobre.
Il Parlamento europeo, oggi, voterà in plenaria sui primi due testi comunitari atti a definire strumenti comuni in materia di immigrazione economica. Il primo, la Carta blu, consente l’accesso su tutto il territorio europeo a lavoratori altamente qualificati e istituirà un insieme di diritti e agevolazioni amministrative.
Il secondo, il permesso unico, che nasce dalla fusione tra un permesso di soggiorno e un permesso di lavoro, ridurrà in misura significativa le difficoltà amministrative per tutti coloro che verranno a lavorare legalmente sul territorio europeo, garantendo loro un insieme di diritti in tutta l’Unione.
Questi due testi dimostrano il reale impegno dell’Unione per la promozione dell’immigrazione legale, come sottolineato dai relatori, nonché la sua volontà di facilitare la vita dei cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente sul nostro territorio. In breve, dimostrano che l’Europa non è quella “fortezza” che alcuni vorrebbero ancora vedere.
Vorrei esprimere anch’io il mio apprezzamento per il lavoro svolto dai relatori su queste due proposte. Il loro contributo ha spianato la strada a una cooperazione molto attiva – e sono lieto di sottolinearlo – tra il Consiglio e il Parlamento per l’intera durata dei lavori.
Innanzitutto, mi soffermerò sulla questione della Carta blu. A meno di un anno dalla presentazione della proposta della Commissione, il Consiglio è riuscito a fornire un approccio comune. Non si trattava di un compito facile, data la regola dell’unanimità. Il Consiglio ha tenuto conto, grazie all’ottima cooperazione instauratasi con l’onorevole Klamt, di svariati spunti di riflessione proposti dal Parlamento europeo, tra cui la definizione dei beneficiari della Carta, le relative condizioni di rilascio, l’attenzione prestata al metodo del reclutamento etico e le possibilità di una migrazione circolare, nonché l’eliminazione della discriminazione basata sull’età e la necessaria flessibilità relativa alla validità della carta.
Vi è però un aspetto sul quale le posizioni del Parlamento europeo e del Consiglio differiscono in maniera significativa: la questione del criterio salariale. Il Consiglio ha accettato una soglia più bassa, con possibili ulteriori deroghe per i settori interessati da una carenza di manodopera, aprendo così i vantaggi della Carta blu a un numero maggiore di persone. Date le proposte che sono state avanzate, spero che il Parlamento europeo possa accettare la posizione del Consiglio e quindi ampliare l’ambito di applicazione della Carta blu.
Questo lavoro si mostra promettente, dato che ci dovrebbe consentire di conseguire un successo che invierà un triplice messaggio ai nostri concittadini europei sulla determinazione dell’Europa di organizzare un sistema di immigrazione legale, in particolare per scopi lavorativi. E’ davvero il primo testo nell’ambito di questo specifico obiettivo. E’ anche un messaggio sulla reattività dell’integrazione europea, il cui simbolo – la Carta blu –offrirà ai residenti di paesi terzi altamente qualificati e ai membri delle loro famiglie una mobilità reale in Europa, nel rispetto dei poteri di tutti gli Stati membri, che conserveranno, ovviamente, il controllo dei singoli mercati del lavoro. Il terzo messaggio riguarda l’importanza attribuita dall’Unione al rafforzamento dell’attrattiva esercitata sulle competenze e i talenti in un mondo ormai globalizzato, in linea con gli sforzi intrapresi per stimolare la competitività dell’Europa nell’ambito della strategia di Lisbona.
In tal modo, l’Unione europea concilia la volontà di rafforzare la propria attrattiva con il rispetto degli impegni assunti a favore dello sviluppo dei paesi più poveri. Il Consiglio ha fatto in modo che venisse inserita nella direttiva tutta una serie di proposte destinate a prevenire e limitare la fuga dei cervelli. Intendo dichiararlo in maniera solenne in questa sede e ritornerò, ovviamente, su questo punto nelle risposte ai diversi interventi che sicuramente formulerete, dato che sono ben cosciente dell’importanza, assolutamente legittima, da voi attribuita a una cooperazione efficace ed equa con i paesi d’origine, in particolare nord-africani.
Passo adesso alla direttiva volta a istituire un permesso unico, che nasce dalla fusione tra il permesso di soggiorno e il permesso di lavoro. Anche in questo caso si tratta di un testo importante, che agevola significativamente l’immigrazione economica in un contesto legale, trasparente, reattivo e prevedibile, in grado di ridurre le procedure amministrative che, troppo spesso, frenano il fenomeno dell’immigrazione, per quanto necessario ai fini dell’equilibrio economico e demografico dell’Unione. Questo testo, soprattutto, definisce per la prima volta un insieme comune di diritti per tutti i lavoratori di paesi terzi che lavorano e soggiornano legalmente nell’Unione.
L’accoglienza riservata inizialmente a questa direttiva non consentiva di prevedere progressi sostanziali a breve termine. Ciononostante, i lavori condotti sulla Carta blu hanno consentito di spianare poco a poco la strada a un tema così complesso. La presidenza non ha lesinato gli sforzi per progredire il più possibile nell’esame di questa proposta, tenendo naturalmente debito conto delle posizioni del Parlamento.
I lavori su questo testo si sono accelerati e siamo fiduciosi di poterne definire gli elementi principali entro la fine di dicembre. La proposta verrà esaminata per la prima volta dai ministri in occasione del Consiglio "Giustizia e affari interni" che si terrà il 27 e 28 novembre. Ovviamente, un segnale positivo da parte del Parlamento europeo sull’opportunità e il valore aggiunto di questo testo alimenterà le dinamiche che cominciano a tratteggiarsi, e che possono spianare la strada all’adozione finale di questa direttiva che semplifica, ovviamente, la vita degli immigrati.
Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione. − (FR) Signor Presidente, vorrei anch’io esprimere i miei più sentiti ringraziamenti ai relatori, l’onorevole Klamt – a cui trasmetto il mio affetto sulla scia del sottosegretario Jouyet – e naturalmente, l’onorevole Gaubert. Le loro relazioni sono di ottima qualità e ringrazio i due relatori della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, l’onorevole Jeleva e l’onorevole Masiel. Vorrei ringraziare anche l’onorevole Weber, che ha fatto le veci di relatore in sostituzione dell’onorevole Klamt.
Le due direttive proposte sono le prime di una serie annunciata dalla Commissione nel 2005 nel proprio piano d’azione sull’immigrazione legale. Sono importanti non solo per gli immigrati stessi, ma anche per i nostri Stati membri e le loro aziende. Sulla scia delle parole dell’onorevole Gaubert e del suo intervento, signor Presidente in carica del Consiglio, vorrei sottolineare come queste due direttive mettano in luce l’effettiva importanza di questo patto sull’immigrazione e l’asilo, che la presidenza francese ha accompagnato fino alla sua definizione finale. Esse dimostrano, inoltre, che il patto è davvero bilanciato e mettono in evidenza il desiderio degli europei di aprirsi ai flussi migratori, che possono rivelarsi particolarmente utili e positivi per il futuro della nostra società europea.
Questi due testi, pertanto, ci consentono di mostrare il volto di un’Unione europea aperta, che accoglie i cittadini di paesi terzi, i quali hanno quindi la possibilità di soggiornare e lavorare legalmente sul suo territorio indipendentemente dal livello di qualifica e, ovviamente, nel pieno godimento dei loro diritti. Questi testi dimostrano inoltre la capacità dell’Unione europea di trovare un accordo sugli strumenti comuni per l’immigrazione economica e un opportuno equilibrio tra le aspettative della società, i diritti degli immigrati e i bisogni dei loro paesi d’origine.
Mi soffermerò innanzitutto sullo strumento orizzontale: la direttiva sul permesso unico e i diritti dei lavoratori immigrati. Sono lieto di vedere confermate le grandi linee della proposta originale della Commissione, in particolare per quanto concerne la procedura unica, il permesso unico per i cittadini dei paesi terzi ammessi come lavoratori nonché l’insieme comune di diritti per tutti, per tutti gli immigrati che lavorano legalmente, indipendentemente dal motivo iniziale del loro soggiorno.
E’ essenziale fare in modo che tutti i cittadini di paesi terzi che lavorano legalmente si vedano riconosciuto lo stesso insieme comune di diritti in tutti gli Stati membri. Mi sembra una scelta conforme a tutti i grandi principi europei in materia di diritti fondamentali.
Inoltre, onorevole Gaubert, la sua relazione suggerisce elementi nuovi o aggiuntivi che la Commissione può appoggiare. Vorrei citare, in particolare, tre emendamenti: l’emendamento che concede un permesso di soggiorno temporaneo in caso di ritardi dell’amministrazione nell’esame di una domanda di rinnovo; gli emendamenti tesi a rafforzare i diritti procedurali e, infine, gli emendamenti che prevedono la possibilità di richiedere il permesso unico quando si risiede già legalmente in uno Stato membro.
La Commissione comprende e condivide il desiderio del Parlamento europeo di eliminare ogni restrizione dall’articolo che prevede la parità di trattamento e, rivolgendomi alla presidenza, ovviamente auspico che, nella misura del possibile, il Consiglio possa mostrarsi aperto nei confronti di questi emendamenti.
Passiamo adesso alla proposta di Carta blu europea esaminata nella relazione dell’onorevole Klamt, e ricordata dall’onorevole Weber. La Carta blu è volta a migliorare l’attrattiva dell’Unione e la sua capacità di attirare lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi affinché l’immigrazione legale contribuisca a rafforzare la competitività della nostra economia, a complemento della strategia di Lisbona.
La relazione sottoposta all’attenzione del Parlamento si pone sulla stessa linea della Commissione, sottolineando la necessità e l’urgenza di creare questo sistema comune in Europa. La Commissione, quindi, sottoscrive apertamente le conclusioni della relazione, nonostante qualche riserva. In primo luogo, la Commissione è sicuramente favorevole agli emendamenti volti ad accrescere l’attrattiva del sistema, come per esempio gli emendamenti tesi a eliminare ogni restrizione alla parità di trattamento e all’accesso al mercato del lavoro dopo due anni di titolarità di una Carta blu. In secondo luogo, l’inserimento dei rifugiati nella categoria dei soggiornanti legali che possono godere di questo regime: questa agevolazione non era presente nella proposta iniziale, ma ci sembra valida da ogni punto di vista, sia esso politico, umanitario ed economico.
Infine, il mantenimento del criterio dell’esperienza professionale per alcune professioni: nel settore delle nuove tecnologie, in particolare, l’esperienza e le capacità di una persona valgono di più di qualunque diploma.
La Commissione non può però accettare l’emendamento atto a limitare il rilascio della Carta blu solo ai cittadini di paesi con cui l’Unione ha firmato degli accordi. Chiaramente questo emendamento intende ridurre gli eventuali effetti negativi per i paesi in via sviluppo, ma la Commissione ritiene che finirebbe per limitare eccessivamente l’applicazione della direttiva. Inoltre, esso potrebbe comportare un rischio di discriminazione nei confronti degli immigrati altamente qualificati, che potrebbero quindi utilizzare i sistemi nazionali sui quali né la Commissione, né il vostro Parlamento hanno alcun potere di controllo.
Analogamente, nutro delle riserve sulla proposta di rendere facoltativa la deroga al diritto alla migrazione circolare. In realtà, è più corretto dire che me ne dissocio. La possibilità di tornare, per due anni, nel paese di origine senza perdere lo status di soggiornante di lungo periodo è essenziale se vogliamo agevolare gli scambi di personale tra università e ospedali, per esempio, o anche per incoraggiare i cittadini di paesi terzi in uscita a impegnarsi nei confronti dello sviluppo dei propri paesi di origine. L’emendamento proposto in merito limiterebbe la migrazione circolare, che vorremmo invece vedere sempre più sviluppata.
Infine, vorrei soffermarmi brevemente sull’evidente necessità di tener conto delle condizioni del mercato del lavoro. Come ha ricordato l’onorevole Weber, l’Europa è composta da mercati del lavoro distinti tra loro e spetta effettivamente a ogni Stato membro determinare il numero di immigrati che è in grado di accogliere. Ovviamente, non dobbiamo dimenticare nemmeno che, nell’ambito del mercato del lavoro, il dovere di accogliere tutti i cittadini europei degli altri Stati membri.
In conclusione, e mi rivolgo alla presidenza, nella persona del sottosegretario Jouyet, spero che i ministri che si riuniranno la settimana prossima in seno al Consiglio possano attingere, nella misura del possibile, agli emendamenti del Parlamento europeo, che apportano sicuramente un valore aggiunto. Spero inoltre che, entro la fine dell’anno, si possa dimostrare che l’Europa, ben lungi dall’essere chiusa su se stessa, intende aprirsi a questi flussi migratori, pur consapevole che intendiamo muoverci sempre più verso una gestione concertata dei flussi migratori con i paesi d’immigrazione.
(Applausi)
Danutė Budreikaitė, relatore per parere della commissione per lo sviluppo. − (LT)? Con la proposta relativa alla Carta blu, si spera di attirare nell’Unione europea manodopera qualificata che soggiorni sul suo territorio a titolo temporaneo per poi stabilirsi a lungo termine. La proposta precisa che non si assisterà al fenomeno della fuga dei cervelli, bensì a un ritorno o una circolazione dei cervelli, il che è alquanto improbabile.
Come si pone la proposta nel contesto delle politiche di cooperazione allo sviluppo?
Con l’introduzione della Carta blu, i paesi in via di sviluppo perderanno professionisti specializzati, alla cui formazione ha contribuito anche l’Unione europea, in particolare nei settori più delicati, quali l’istruzione e la sanità. La carenza di questi specialisti dovrà forse essere colmata da volontari provenienti dai nostri paesi.
Inoltre Regno Unito, Irlanda e Danimarca non partecipano al sistema della Carta blu non abbracceranno il principio di non invitare specialisti di paesi terzi operanti in settori delicati. In tal caso, le iniziative volte a sostenere i paesi in via di sviluppo sembrano false. A quanto pare, saranno gli interessi imprenditoriali a prevalere.
In realtà, la Carta blu potrebbe essere causa di un considerevole danno culturale nei paesi in via di sviluppo.
Jan Tadeusz Masiel, relatore per parere. – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, signor Ministro, la direttiva sull’ingresso nell’Unione europea di cittadini di paesi terzi qualificati rappresenta il primo passo determinante verso una politica d’immigrazione comune dell’Unione europea. E’ il primo tentativo serio di limitare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e di promuovere l’immigrazione legale in Europa.
Nel preparare il regime della Carta blu, ci siamo trovati in preda a un dilemma: da un lato, il timore che questo sistema possa essere oggetto di abuso da parte dei cittadini di paesi terzi e, dall’altro, la speranza che i nuovi arrivati possano soddisfare le esigenze dei nostri mercati del lavoro e contribuire allo sviluppo della nostra economia. La Carta blu dovrebbe diventare una sorta di scheda telefonica dell’Europa, rendendola un luogo più interessante in cui vivere e lavorare per i lavoratori specializzati di cui le nostre piccole e medie imprese hanno bisogno.
Dal punto di vista della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, che rappresento oggi, era importante garantire che i lavoratori provenienti da paesi esterni all’Unione europea venissero trattati alla pari dei nostri stessi cittadini. Per tale motivo, dovevamo prevedere la parità salariale, consentire il ricongiungimento familiare e offrire l’accesso alle prestazioni sociali di base, in modo tale da conseguire un’integrazione rapida e completa dei nuovi arrivati. In conclusione, vorrei ringraziare i relatori ombra per la loro assistenza e informare la presidenza francese che la commissione per l’occupazione e gli affari sociali ha operato con grande rapidità per assisterla nel raggiungimento dei suoi obiettivi prima della scadenza del suo mandato.
Rumiana Jeleva, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. − (BG) Vorrei complimentarmi con l’onorevole Gaubert per la sua relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio relativa al rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro. Sono stata relatrice per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali in merito a questa direttiva. In quanto parlamentare eletta in Bulgaria, uno dei dieci Stati membri che sono stati soggetti a periodi transitori, mi oppongo fermamente alle restrizioni al libero accesso al nostro mercato del lavoro per una fetta considerevole della manodopera europea. Per tale motivo accolgo con favore gli sforzi profusi dalle istituzioni europee per garantire parità di trattamento a tutti coloro che soggiornano e lavorano legalmente nell’Unione europea.
Questa direttiva dovrebbe funzionare come strumento orizzontale. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che sono già in vigore o stanno per essere approvate delle direttive specifiche: penso, per esempio, alle direttive sui lavoratori stagionali, sui soggiornanti di lungo periodo e sulla Carta blu, che stiamo discutendo oggi. Nella formulazione della nostra posizione, ho potuto contare sul sostegno delle nostre commissioni parlamentari e ritengo che i testi che abbiamo proposto definiscano i diritti dei lavoratori di paesi terzi in maniera equilibrata. Vorrei citare, in particolare, il diritto all’istruzione, il riconoscimento delle lauree e dei diplomi, le condizioni di lavoro, l’accesso al sistema di previdenza sociale, le agevolazioni fiscali e altro ancora. Questa direttiva offre ai lavoratori di paesi terzi una selezione minima generale di diritti in materia lavorativa. Di conseguenza, i diritti concessi a questi lavoratori non dovrebbero superare i diritti garantiti ai sensi delle singoli direttive dedicate ai vari temi citati. In particolare, è per questo motivo che la proposta della Commissione europea prevede condizioni particolari per l’esercizio di tali diritti. Nella versione finale della posizione, messa al voto in seno alla commissione per l’occupazione e gli affari sociali, però queste condizioni mancano. Ci siamo quindi ritrovati in una situazione caratterizzata da evidenti discrepanze, ad esempio tra la Carta blu e le condizioni stabilite da altre direttive specifiche, tra cui la direttiva sui cittadini di paesi terzi che sono soggiornanti di lungo periodo dell’Unione europea.
Onorevoli colleghi, in questo periodo di crisi economica e finanziaria, è necessario essere realisti. In veste di relatrice della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, mi appello a voi affinché adottiate un atteggiamento responsabile e votiate a favore di un documento coerente e logico.
Kinga Gál, a nome del gruppo PPE-DE. – (HU) La ringrazio, signor Presidente, di avermi dato la parola. Signor Commissario, onorevoli colleghi, nell’ambito dell’attuale pacchetto di direttive sull’immigrazione, il Parlamento è chiamato oggi a discutere e domani ad approvare relazioni importanti, con effetti sul lungo periodo.
Attualmente, all’interno dell’Unione europea, esistono 27 sistemi diversi per la regolamentazione dello status dei cittadini di paesi terzi. Le due nuove direttive garantiscono una procedura più semplice per i lavoratori altamente qualificati e contemplano la possibilità di applicare un sistema semplificato di ingresso e soggiorno. Grazie a queste due direttive, sarà possibile introdurre un sistema efficace, frutto di un compromesso, che andrà a sostituirsi alla frammentazione delle attuali normative.
I relatori per il gruppo del Partito popolare europeo hanno svolto un lavoro serio ed importante da questo punto di vista. La relazione sull’occupazione dei lavoratori altamente qualificati, nota come la relazione sulla Carta blu, è equilibrata e di buon livello. La relatrice, l’onorevole Klamt, merita un elogio particolare. Vorremmo altresì complimentarci con l’onorevole Gaubert per la sua relazione.
Al contempo, il gruppo del Partito popolare europeo intende garantire che la clausola sul trattamento preferenziale riservato ai cittadini dell’Unione europea sia una parte importante della direttiva. Vorrei pertanto segnalare ai colleghi parlamentari che si oppongono al principio del trattamento preferenziale o propongono emendamenti tesi a impedirne l’inserimento nella relazione che, in quanto cittadina ungherese e a nome dei cittadini di tutti i nuovi Stati membri, ritengo inammissibile non sostenere con convinzione il principio secondo cui i lavoratori degli Stati membri hanno la precedenza rispetto ai lavoratori provenienti da paesi terzi.
Questo approccio è particolarmente inaccettabile e ipocrita nel momento in cui i cittadini dei nuovi Stati membri – ad oggi e chissà fino a quando – sono discriminati in molti dei vecchi Stati membri in termini di accesso al mercato del lavoro. E’ una vergogna che si parli della nostra Unione in modo tale da trattare i cittadini dei nuovi Stati membri come cittadini di seconda classe da questo punto di vista. Grazie della vostra attenzione.
Javier Moreno Sánchez, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, chiedo che le mie parole iniziali non vengano prese in considerazione dal nostro infernale marchingegno per il calcolo del tempo di parola, dato che vorrei porgere anch’io le mie condoglianze all’onorevole Klamt e, in particolare, complimentarmi con i relatori.
Inizio adesso. Vorrei complimentarmi con i relatori dato che, con queste due proposte, stiamo compiendo un significativo passo avanti verso una politica d’immigrazione comune e stiamo promuovendo l’immigrazione legale, che rappresenta un elemento chiave del nostro approccio globale.
L’insieme comune di diritti e il permesso di soggiorno e di lavoro unico per gli immigrati legali devono essere estesi al maggior numero possibile di lavoratori. Di conseguenza, noi socialisti chiediamo che non venga esclusa alcuna categoria di lavoratori.
La Carta blu offre agli immigrati l’opportunità di stabilirsi con le proprie famiglie e lavorare nei nostri paesi. Apre una porta unica a 27 mercati del lavoro. Tuttavia, questa porta non può essere aperta solo per i lavoratori altamente qualificati. Signor Commissario, ci attendiamo che la Commissione presenti a breve le proprie proposte per altre categorie professionali.
Onorevoli colleghi, dobbiamo evitare una fuga di cervelli. La Carta blu non deve diventare un passaporto che spinga risorse umane indispensabili a lasciare i paesi in via di sviluppo. Per ogni professionista qualificato che viene in Europa, il gruppo socialista al Parlamento europeo chiede che l’Unione finanzi la formazione di un nuovo professionista nel paese d’origine.
Infine, l’Europa deve diventare una destinazione interessante non solo per i talenti che provengono da paesi esterni ai suoi confini, ma anche per i nostri talenti europei. Nel 2007, quasi 300 000 europei altamente qualificati hanno lasciato il proprio paese per lavorare fuori dall’Unione. Dobbiamo fare quanto nelle nostre possibilità per tenerli con noi all’interno della casa europea.
Jeanine Hennis-Plasschaert, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, sembra che i conservatori e i socialisti vadano d’amore e d’accordo sulla Carta blu, lasciando il mio gruppo a bocca aperta, a dire il vero. Da un po’ di tempo a questa parte l’Unione europea sta tentando di proporre un pacchetto completo sull’immigrazione, che comprenda provvedimenti tesi ad affrontare il problema dell’immigrazione clandestina, nonché misure per lo sviluppo della strategia europea a lungo termine sull’immigrazione legale.
Forse vi ricordate l’accesa discussione sulla direttiva sui rimpatri. All’epoca, il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa sosteneva che la politica di rimpatrio non potesse essere considerata in maniera isolata: tale politica dovrebbe essere parte integrante e necessaria di un pacchetto globale per l’immigrazione – un’affermazione ancora valida in questo momento. Oggi, in ultima analisi, abbiamo la possibilità di trasmettere un segnale forte sulla necessità di garantire migliori opportunità per l’immigrazione legale e di venire incontro alle esigenze delle imprese, che hanno urgente bisogno di lavoratori qualificati.
E’ un peccato che non ci si possa aspettare più di tanto dal gruppo del Partito popolare europeo sull’immigrazione legale, ma, in certo senso, era prevedibile. Il fatto che il gruppo socialista al Parlamento europeo sia, in generale, allegramente concorde con il Partito popolare europeo sulla Carta blu mi fa però rizzare i capelli in testa. Dopo la votazione in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, il sistema era stato significativamente impoverito. Sono state introdotte troppe restrizioni, che non sono certo d’aiuto quando si tenta di potenziare il grado di attrattiva dell’Unione europea nei confronti dei lavoratori altamente qualificati.
Deve essere chiaro che l’intento della Carta blu consiste nell’aumentare la competitività dell’economia europea. La proposta sulla Carta blu non rappresenta il bieco tentativo di prendersi il meglio e lasciare gli scarti, provocando quindi una fuga di cervelli dai paesi in via di sviluppo.
Secondo la tendenza attuale, la stragrande maggioranza dei lavoratori altamente qualificati emigra verso Stati Uniti, Canada o Australia invece che verso l’Unione europea. Se vogliamo invertire questa tendenza, dobbiamo essere ambiziosi. Quest’Aula è chiamata ad adottare una relazione che indebolirebbe ulteriormente una proposta della Commissione già di per sé molto modesta. Per essere chiari, il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa è un forte sostenitore della Carta blu. Tuttavia, riteniamo che il testo attuale non apporti il tanto agognato cambiamento per l’immigrazione legale, ma confermi invece le pratiche protezionistiche degli Stati membri.
Sappiamo tutti che il Consiglio ha svolto un ottimo lavoro formulando dichiarazioni ambiziose. Tuttavia, sappiamo anche che, troppo spesso, l’efficienza del processo decisionale viene ostacolata dalla mancata capacità degli Stati membri di collaborare davvero nell’interesse reciproco e che l’efficienza del processo decisionale in questo particolare ambito viene minata da una discussione sull’immigrazione legale molto emotiva, confusa e indefinita.
Il programma di Tampere, il programma dell’Aia, il patto francese sull’immigrazione, il prossimo programma di Stoccolma: alla fine tutto si riduce a trasporre questi impegni di base in misure concrete ed efficienti. Se vogliamo che l’Unione europea tragga vantaggio dal sistema proposto, dobbiamo essere ambiziosi. Spero quindi che domani voterete di conseguenza.
Bogusław Rogalski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, i dati disponibili sono allarmanti: l’Unione europea non rientra tra le destinazioni predilette dai lavoratori qualificati provenienti da paesi terzi, a differenza di altri paesi quali gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia. Per esempio, solo il 5,5 per cento degli immigrati qualificati provenienti dai paesi del Maghreb vengono nell’Unione europea, mentre Stati Uniti e Canada ne accolgono circa il 54 per cento. Questa differenza è dovuta alla notevole disparità dei sistemi di accoglienza degli immigrati vigenti nell’Unione europea, che rappresenta un considerevole ostacolo alla circolazione tra i paesi. Solo sei Stati membri hanno programmi occupazionali specifici dedicati ai lavoratori immigrati altamente qualificati.
E’ pertanto fondamentale che gli Stati membri adottino un approccio improntato a una maggiore coerenza nei confronti della politica d’immigrazione europea, che comprenda aspetti di carattere politico e di integrazione. Dobbiamo armonizzare le normative, in modo tale da poter controllare i flussi migratori sia verso che all’interno dell’Unione, offrendo quindi agli immigrati qualificati migliori opportunità.
Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare i relatori per l’approccio positivo assunto nei confronti di queste misure sull’immigrazione e sulla posizione dei cittadini di paesi terzi all’interno dell’Unione europea. Pur essendo parziali e attese da tempo, denotano infatti una certa positività. Accolgo inoltre con favore la maggiore apertura Commissione su alcuni emendamenti del Parlamento.
Il punto di partenza per il gruppo Verde, che rappresento, era la definizione di diritti che fossero equivalenti, per quanto possibile, a quelli dei cittadini dell’Unione europea – un insieme comune di diritti – e l’istituzione di un sistema che fosse il più aperto e ospitale possibile. Sono completamente d’accordo con le affermazioni di alcuni colleghi parlamentari, secondo cui è scandaloso che i cittadini europei, ad oggi, non vengano trattati in maniera paritaria, ma chiedo con urgenza ai miei onorevoli colleghi di non abbracciare l’approccio prudente degli Stati membri, che intendono offrire ai nostri cittadini parità di trattamento a discapito dei cittadini di paesi terzi.
E’ indubbio che l’Unione europea necessiti di lavoratori a vari livelli di competenze. Vogliamo persone disposte a venire qui per sfruttare e sviluppare le proprie competenze da un ampio ventaglio di paesi: India, Nuova Zelanda, Ghana, Cina e altri ancora. Ecco perché non appoggeremo l’emendamento 84, e nemmeno l’emendamento 24, che vorrebbe assegnare una Carta blu solo agli immigrati altamente qualificati provenienti da paesi che hanno già stipulato un accordo di partenariato con l’Unione europea. Non so bene cosa direbbero gli Stati Uniti in proposito.
E’ vero che dobbiamo prestare particolare attenzione ad alcuni settori nei paesi più poveri del mondo, ma non dobbiamo dimenticare che queste non sono le uniche persone che non riescono a sviluppare le proprie competenze nell’Unione europea. Non dobbiamo utilizzare questa particolare proposta per stilare una politica generale di sviluppo. Questa è una proposta globale, che interessa potenzialmente tutti i paesi del mondo. Ricordiamo infatti che abbiamo bisogno anche di potenziare le competenze nei nostri Stati membri ed è per questo che appoggiamo l’emendamento che richiama, per esempio, la legislazione anti-discriminazione, che speriamo sia ambizioso nella sua prossima fase.
Quindi appoggeremo tutti gli emendamenti che tutelano i diritti dei singoli e voteremo contro tutti quelli che tentano di cancellare tali diritti. Accogliamo con favore gli sforzi tesi a semplificare le procedure, ma guardiamo anche noi con rammarico al fatto che il Parlamento non sia stato più ambizioso, in particolare sulla Carta blu, e che, al contrario, abbia posto ulteriori ostacoli. E’ quindi improbabile che appoggeremo questa proposta nella sua versione attuale, sebbene siamo a favore dell’idea di per sé.
Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io a nome del mio gruppo mi associo alle condoglianze nei confronti della signora Klamt.
Vorrei entrare nel merito della discussione di oggi immediatamente, considerando che l'Unione europea continua ad assumere una politica schizofrenica rispetto all'immigrazione. Si fa nelle politiche degli Stati membri: i paesi membri hanno sottoscritto il patto sull'immigrazione e l'asilo, in cui si scrive esplicitamente che l'immigrazione zero è dannosa e irrealistica per l'Unione europea, tranne poi scoprire che il ministro degli Interni del mio paese predica la chiusura delle frontiere per i prossimi due anni.
E continua a essere schizofrenica la politica comunitaria sull'immigrazione. Ha ragione l'onorevole Gaubert quando dice che siamo davanti a una crisi demografica in Europa e abbiamo bisogno di un'ulteriore immigrazione e la Commissione ce lo spiega: abbiamo bisogno di 50 milioni di immigrati entro il 2060, però non facciamo niente per farli entrare, anzi abbiamo armonizzato prioritariamente la politica del rimpatrio.
Oggi discutiamo su un permesso unico di residenza e lavoro esclusivamente per quelli che già sono presenti nel territorio dell'Unione europea, istituiamo la Carta blu per i lavoratori altamente qualificati che incidono solo tra l'1,5 e il 3% sul tasso di immigrazione in Europa, quindi una parte minima rispetto alle esigenze reali dei lavoratori di cui c'è bisogno in Europa.
Nell'Unione europea sono presenti attualmente circa 6 milioni di lavoratori irregolari che già sono assorbiti dal mercato del lavoro e che sono tenuti in condizione irregolare perché evidentemente la clandestinità fa comodo per abbattere il costo del lavoro e limitare le tutele sociali.
Noi pensiamo che bisognerebbe partire da un processo di regolarizzazione di questi lavoratori che già sono assorbiti nel mercato del lavoro, pensiamo che la Carta blu sia un'idea sbagliata, quella di fare una selezione a monte dell'immigrazione, pensiamo che la definizione dei lavoratori altamente qualificati sia troppo restrittiva e pensiamo che la preferenza comunitaria sia assolutamente una forma di discriminazione.
Riteniamo opportuno che si cambi completamente la politica sull'immigrazione. Sappiamo leggere il fatto che la Carta blu è il primo segnale per aprire canali legali d'immigrazione, ma questo non è sufficiente per garantire il voto positivo del nostro gruppo.
Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, gli Stati membri dovrebbero continuare a decidere per se stessi in merito al diritto di ingresso degli immigrati nei propri territori e, fintantoché continueranno ad esserci persone senza lavoro nei nostri Stati membri, avrò dei dubbi in merito alla necessità di stimolare l’immigrazione legale.
La proposta della Commissione, contrariamente a quanto viene suggerito, non spiana la strada a una procedura semplice. Oltre alla proposta della Commissione, rimangono comunque in vigore le normative nazionali per i lavoratori con effettive qualifiche ed è possibile aggiungere altri requisiti. Quale valore aggiunto può quindi offrire una normativa europea? Non risponde alla questione degli istituti di formazione e delle aziende. Vogliono un sistema privo di ambiguità per lavoratori e studenti esterni all’Unione europea, che comporterà però ulteriori trafile burocratiche, mentre si era promesso di ridurle. Vorrei chiedere l’adozione di un sistema in cui la politica d’immigrazione venga lasciata nelle mani degli Stati membri. In tal modo, ogni Stato membro potrà avere il proprio insieme chiaro di procedure. Potremmo poi convenire in un contesto europeo quali persone siano autorizzate a viaggiare o trasferirsi da un paese all’altro.
Carl Lang (NI). – (FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, vi porgo i miei più sinceri ringraziamenti. Con i vostri interventi mi avete appena fornito nuove argomentazioni per le mie prossime campagne elettorali sulla questione dell’immigrazione, dato che parlate voi stessi di un’Unione europea aperta, di apertura ai flussi migratori, dei vantaggi di una Carta blu aperta al maggior numero di persone possibile, di attrarre competenze, di non frenare l’immigrazione.
Non vedo niente, non sento niente, non so niente: questo potrebbe essere il motto delle istituzioni europee nell’ambito dell’immigrazione, mentre i popoli europei, ormai da vent’anni, subiscono questo fenomeno quotidianamente, con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne derivano, in termini di identità, sicurezza, precarietà, povertà e disoccupazione
Sento parlare qui di diritti degli immigrati, ma chi parla dei diritti sociali dei lavoratori? Chi parla dei milioni e delle decine di milioni di persone in Europa che si trovano in una situazione sociale svantaggiata e che non hanno un posto di lavoro, indipendentemente dal livello gerarchico e dalle qualifiche?
D’altra parte, la politica di integrazione condotta in Europa è una vera e propria politica di disintegrazione nazionale, di cui siamo stati vittime a causa di un’eccessiva comunitarizzazione. La Carta blu che proponete non è nient’altro che uno specchietto per le allodole destinato per il resto del mondo, finalizzato ad attirare milioni di nuovi immigrati. Non è questa la politica che si dovrebbe condurre, ma una politica di rimpatrio, una politica di preferenza nazionale e comunitaria, una politica di tutela nazionale e comunitaria.
Infine vorrei dirvi che andando a saccheggiare le élite dei paesi del terzo mondo, impedirete lo sviluppo economico di quei paesi. Quei popoli e quei paesi hanno bisogno di capitali e di cervelli. E voi li private di entrambi!
Carlos Coelho (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Vicepresidente della Commissione, onorevoli colleghi, a differenza dell’oratore che mi ha preceduto, mi oppongo con vigore ad un’Europa fortezza e pertanto appoggio le politiche attive volte ad ammettere gli immigrati economici.
L’unico modo per disporre di una politica d’immigrazione equilibrata è lottare con decisione contro l’immigrazione clandestina e regolamentare coraggiosamente l’immigrazione legale. In quest’ottica, approviamo la direttiva sulla Carta blu.
Tuttavia non vogliamo limitare l’immigrazione ai soli lavoratori altamente qualificati, chiudendo quindi la porta a tutti gli altri lavoratori immigrati con qualifiche inferiori. Nei prossimi anni entrambe le categorie saranno essenziali per lo sviluppo socio-economico dell’Europa. Su questo fronte, stiamo parlando di milioni di persone.
Per questo motivo anche io appoggio la proposta di direttiva tesa a istituire una procedura di domanda unica per il permesso unico di soggiorno e di lavoro. Oltre ad offrire vantaggi chiari in termini di semplificazione, riducendo le trafile burocratiche e facilitando il controllo dello status degli immigrati, essa prevede un insieme comune di diritti che dovranno essere riconosciuti ai lavoratori immigrati che soggiornano legalmente sul territorio dell’Unione. Ad eccezione dei lavoratori stagionali e dei lavoratori altamente qualificati che saranno coperti da direttive specifiche, tutti gli immigrati godranno di una serie di diritti equivalenti a quelli di cui godono i cittadini dei paesi membri ospitanti.
Questa parità di trattamento in tutto il territorio europeo dovrebbe contribuire a combattere le situazioni di sfruttamento e a migliorare l’integrazione di questi lavoratori, traducendosi in ultima analisi in una migliore coesione sociale.
Sono d’accordo con l’onorevole Klamt quando afferma che è utile creare un sistema comune per l’ingresso di lavoratori altamente qualificati, invece di avere 27 sistemi diversi. Sono d’accordo con le proposte avanzate dall’onorevole Klamt, volte a inasprire le condizioni di ammissione e, al contempo, a prevenire la fuga di cervelli.
Pur accogliendo con favore gli sforzi profusi dall’onorevole Klamt e dall’onorevole Gaubert, vorrei concludere, signor Presidente, osservando con rammarico come il parere di questo Parlamento non sembri contare in modo particolare. Tutto sta ad indicare che il Consiglio ha già preso una decisione politica senza attendere il voto del Parlamento e me ne rammarico.
Wolfgang Kreissl-Dörfler, (PSE). – (DE) Signor Presidente, innanzitutto vorrei porgere le mie più sentite condoglianze all’onorevole Klamt e complimentarmi con lei per la sua relazione.
Abbiamo bisogno di lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi sui nostri mercati del lavoro, in parte perché abbiamo investito troppo poco in istruzione e formazione e siamo la causa della disoccupazione in cui versano troppi lavoratori qualificati, che adesso non sono più disponibili sul mercato del lavoro. Dobbiamo quindi fare di più per l’istruzione e la formazione in Europa e aprire i nostri mercati del lavoro agli immigrati altamente qualificati.
La Carta blu è il primo passo nella giusta direzione e rappresenta una soluzione vincente da tre punti di vista. In primo luogo, a medio termine, le aziende possono occupare alcuni dei posti che risultano vacanti ricorrendo a lavoratori altamente qualificati e trarre vantaggio dalle nuove esperienze internazionali che essi portano con sé. In secondo luogo, i lavoratori altamente qualificati e i loro familiari più stretti possono maturare esperienze che non avrebbero vissuto nei propri paesi d’origine. In terzo luogo, quando ritornano nel proprio paese di origine, a titolo temporaneo o permanente, i lavoratori immigrati possono fornire un contributo significativo alla sua crescita economica.
La preoccupazione che tutto ciò possa comportare una fuga di cervelli è fondata. Raccomandiamo pertanto di non pubblicizzare attivamente questa iniziativa nei settori dell’istruzione e della sanità, in particolare in quei paesi che sono stati interessati dal fenomeno dell’emigrazione e si trovano ad affrontare una penuria di lavoratori, indipendentemente dalle qualifiche. Tuttavia, si tratta di una questione di politica dello sviluppo che non potremo risolvere in questa sede. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che i singoli cittadini non sono proprietà degli Stati. Proprio come i nostri cittadini possono andare a cercar lavoro in altri paesi o lasciare il proprio paese di origine senza dover affrontare eccessivi ostacoli, le persone provenienti da altri paesi dovrebbero avere la possibilità di lavorare nell’Unione europea.
Il principio della parità salariale ci sta, ovviamente, molto a cuore. E’ vero che si possono sempre migliorare le cose e i miglioramenti sono sempre necessari. Tuttavia, ritengo che questo sia il primo passo nella giusta direzione.
PRESIDENZA DELL’ON. McMILLAN-SCOTT Vicepresidente
Gérard Deprez (ALDE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzi tutto mi unisco ai numerosi parlamentari che si sono congratulati con i nostri due relatori, l’onorevole Klamt, alla quale esprimo le condoglianze del mio gruppo, e l’onorevole Gaubert.
Tuttavia, signor Presidente Jouyet, vorrei anche includere la presidenza francese perché, almeno per quanto riguarda la Carta blu, essa ha dato prova di un alto grado di impegno, che ha già consentito di giungere a un accordo in seno al Consiglio. Non mi sembra, tuttavia, che vi sia stata pari determinazione circa la relazione presentata dall’onorevole Gaubert.
Come hanno sottolineato gli onorevoli colleghi, con queste due relazioni l’Unione europea sta segnando una tappa importante della sua politica in materia di immigrazione. Sappiamo tutti - e del resto ce ne siamo anche lamentati nel corso degli ultimi anni – di aver dedicato la maggior parte del nostro tempo e delle nostre risorse a combattere, necessariamente, l’immigrazione clandestina. Oggi, tuttavia, con questi due testi, l’Unione europea consacra la necessità e l’importanza di una politica attiva di immigrazione economica legale. Siamo tutti consapevoli che l’immigrazione economica legale è una necessità per il continente europeo e non sarà l’oscurantismo di pochi fascisti che potrà farci cambiare opinione.
Introducendo l’obbligo per gli Stati membri di rilasciare un permesso di soggiorno e di lavoro unico, la relazione Gaubert mira altresì a garantire il diritto dei lavoratori migranti alla parità di trattamento in quanti più settori possibili. Vorrei rivolgermi all’amico Giusto Catania. Giusto, purtroppo ti sei sbagliato. Il permesso unico non si applica soltanto ai lavoratori che già si trovano sul territorio dell’Unione europea. La parità dei diritti vale anche per coloro che arriveranno in futuro, non soltanto per coloro che si trovano già qui. Perciò, se sollevi una critica tanto per avere delle argomentazioni per respingere una relazione, scusami, ma dovresti almeno cercare di leggerla correttamente.
Da parte sua, la relazione presentata dall’onorevole Klamt mira a definire le condizioni di ingresso nel territorio europeo per i cittadini altamente qualificati di paesi terzi, dei quali vi è urgente bisogno. Un’ultima osservazione su questo argomento, visto che alcuni eurodeputati del mio gruppo si sono espressi in materia. Condivido con loro il rammarico per certi aspetti. Il sistema – e qui non sto parlando di principi –, il sistema è un po’ troppo cauto, a tratti troppo protezionista, ma fondamentalmente esso rappresenta un passo avanti necessario, ed è per questo che io, personalmente e in qualità di presidente della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, voterò a favore di entrambe le relazioni.
Mario Borghezio (UEN). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo sentito per molti anni, in tema d'immigrazione, una serie di inviti accompagnati da tabelle, secondo i quali ci veniva ammannita la favola bella della necessità - anche rapporti dell'ONU - per l'espansione continua dell'economia occidentale, in particolare dei paesi europei sulla necessità di decine, forse centinaia di milioni di nuovi lavoratori per l'Europa.
Adesso, purtroppo per tutti, la crisi finanziaria costringe tutti, nel nostro paese, persino il più importante sindacato, la CGL, almeno attraverso alcuni esponenti nelle zone del Veneto, dice: "Onestamente, i nostri lavoratori corrono il rischio di perdere il posto di lavoro, bisogna che cominciamo a occuparci seriamente del loro posto di lavoro". Allora fa bene la Commissione a rinnegare tutte queste favole belle del passato e a occuparsi di quel 3% dell'immigrazione che può essere utile ancora, la cui entrata può avere motivi di giustificazione. Cioè all'Europa certamente occorrono e possono essere utili immigrati qualificati, ma c'è un grosso ostacolo rappresentato dai diritti di questi paesi a non vedersi espropriare dei loro cervelli migliori.
Allora questa proposta in sé è buona, manca del suo sviluppo finale, quello di favorire e agevolare il rientro di questi lavoratori specializzati nei loro paesi per salvarli dagli effetti della mondializzazione.
Hélène Flautre (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, sei mesi dopo il voto della vergogna riguardo alla direttiva sui rimpatri, in seguito derisa e aspramente criticata a livello internazionale, dubito veramente che l’Unione europea possa, adottando questi due testi riguardanti la Carta blu e il permesso unico, riscattarsi sulla scena internazionale. Perché? Perché si è annunciata, con grande enfasi, l’applicazione di una vera politica europea in materia di immigrazione legale e ora ci ritroviamo con un declassamento dei lavoratori, che non offre loro alcun sostegno sociale, che prevede la perdita del permesso di soggiorno qualora restino disoccupati, limitato l’accesso ai sindacati e la libertà di movimento. Ciò non è segno di grande ambizione e l’Unione europea è lontana dal poter competere con gli Stati Uniti o il Canada con questa Carta blu, sempre che questo sia un obiettivo lodevole, tra l’altro.
E’ davvero troppo chiedere di concedere vere garanzie in materia di protezione sociale, nonché un trattamento pari a quello concesso ai lavoratori nazionali? Preferiamo forse lasciare che questi lavoratori siano sottoposti a corvée? La ratifica della Convenzione dell’ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie ha forse garantito loro troppi diritti?
Infine, mi chiedo e chiedo a tutti voi quale sia la logica del voler attirare lavoratori migranti nell’Unione europea mentre ci si sta rifiutando di regolarizzare le persone che già lavorano nel nostro territorio, legalmente e senza permesso di soggiorno? L’Unione europea si accinge a introdurre una politica di immigrazione legale, nonostante le proteste, e vi è il rischio che prevalgano logiche utilitariste e deroghe alla parità dei diritti decise da ciascuno Stato membro. Quando capiremo – e soprattutto accetteremo – che l’immigrazione è una chance, un’opportunità in termini di sviluppo umano, economico e sociale, in termini di sviluppo persino dei paesi del Sud e in termini di dialogo interculturale, di cui si è parlato tanto nel corso dell’anno?
Eva-Britt Svensson (GUE/NGL). – (SV) Signor Presidente, attraverso Frontex, si respingono dall’Unione europea persone estremamente vulnerabili. L’UE sta innalzando muri che molte persone bisognose di protezione trovano difficile valicare. Allo stesso tempo, ora si sta proponendo, attraverso la Carta blu, di concedere un accesso speciale a talune persone. Sarebbe previsto un accesso speciale per lavoratori altamente qualificati, definendo requisiti severissimi in termini di grado di istruzione ed esperienza professionale, nonché un salario minimo che, in Svezia per esempio, dovrebbe ammontare ad almeno 43 000 corone o 4 300 euro al mese. Quindi, i lavoratori non specializzati o le persone bisognose di protezione non devono neppure pensarci, mentre chi ha un’ottima cultura – ovvero proprio le persone di cui il mondo in via di sviluppo ha bisogno affinché i suoi paesi riescano a migliorare le proprie situazioni interne – invece è benvenuto. Io, per esempio, sono favorevole all’apertura e all’immigrazione, ma a condizione che non sia discriminato nessuno sulla base del paese di provenienza o del grado di istruzione.
Gerard Batten (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, l’Unione europea preferisce importare altra manodopera migrante invece di cercare di affrontare il problema degli europei che sono già disoccupati negli Stati membri. I richiedenti che riusciranno a ottenere il permesso di lavoro, la cosiddetta Carta blu, e che avranno accesso a uno Stato membro, dopo 18 mesi avranno il permesso di trasferirsi in un altro Stato membro. Lo stesso sarà consentito alla loro famiglia e alle persone a carico. Tali provvedimenti si inseriscono nel quadro dell’emergente politica di immigrazione comune dell’Unione europea, che stabilirà chi potrà migrare verso gli Stati membri e in base a quali condizioni.
Il Regno Unito afferma di godere dell’opzione di non partecipazione per questa politica, tuttavia la regina ha dato l’assenso reale al trattato di Lisbona e già si intravede la prospettiva di una completa ratifica di quest’ultimo da parte degli altri Stati membri. Se e quando il trattato di Lisbona sarà ratificato del tutto, l’opzione di non partecipazione del Regno Unito decadrà ed è quasi certo che saremmo obbligati a conformarci a questa direttiva.
Roberto Fiore (NI). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che vi sia un errore strategico da parte dell'Europa nel pensare che dobbiamo importare personale qualificato da altre nazioni, da altri continenti, quando dovrebbero essere i nostri istituti, le nostre scuole, le nostre università a formare secondo un nuovo indirizzo strategico i lavoratori altamente qualificati. Quindi, manca proprio un'idea di quello che sarà il futuro d'Europa e pertanto nessuno pensa chi dovremo chiamare nei prossimi dieci, quindici anni a condurre le nostre fabbriche o gli impianti di alto livello.
Poi, dobbiamo anche dire che questo comporterà sicuramente un abbassamento delle garanzie sociali per coloro che in Italia e negli altri paesi europei svolgono questi lavori. Ci sarà un dumping delle paghe e questo è tipico di alcune politiche sull'immigrazione. E poi, in un momento di crisi drammatica dovuto al crollo finanziario, noi non possiamo pensare che oltre ai nostri disoccupati avremo il problema di disoccupati extracomunitari, che per forza di cose comporteranno un problema all'ordine civile e alla sicurezza dei nostri popoli.
Dumitru Oprea (PPE-DE) . – (RO) “Non siamo la fortezza Europa”, ha affermato il presidente Jouyet. E’ proprio vero, in quanto le due relazioni che esaminiamo oggi pomeriggio dimostrano l’apertura dell’Europa e il fatto che essa accetta e sostiene il processo di globalizzazione. Ritengo che questo permesso di lavoro europeo risolverà l’intera serie di problemi connessi all’immigrazione clandestina che l’Europa sta affrontando. Gli Stati Uniti lo hanno dimostrato con la Green Card, già da tempo in vigore.
L’Europa deve dimostrare di essere a favore dell’apertura, tanto più che, in base alla relazione, soltanto il 5,5 per cento degli immigrati si è diretto verso l’Unione europea, mentre il 50 per cento degli immigrati altamente qualificati si è indirizzato invece verso gli Stati Uniti o il Canada. Perché non siamo una meta appetibile? Perché esiste un enorme divario tra i salari europei e quelli di Stati Uniti e Canada, che rende ancora più evidente la nostra ridotta attrattiva?
Nel contesto della crisi attuale, è un gesto di fair play, un gesto normale da parte dell’Europa, che va bilanciato con un’apertura verso i lavoratori dei paesi terzi. Ciononostante, questa politica sulla Carta blu europea dev’essere attuata secondo una certa logica, in modo da non causare gravi squilibri né scatenare grandi problemi nei paesi di origine dei lavoratori qualificati.
Claudio Fava (PSE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro gruppo è abbastanza soddisfatto di queste due proposte. Abbastanza e non del tutto, lo dimostra la quantità di emendamenti con cui abbiamo tentato di contribuire al miglioramento di questi testi, e abbastanza soddisfatto per un difetto di ambizione, pensiamo che si sarebbe potuto fare meglio e di più.
Ci sono segnali di apertura, di civiltà ai quali subito seguono, anche a volte nel dibattito all'interno di questo Parlamento, segnali di rigidità soprattutto dal Consiglio, di grande e forte protezionismo. Questo riguarda anche la Carta blu: c'è una resistenza su alcuni principi centrali, "uguale lavoro, uguale salario", che è un principio sacrosanto e naturale, ma anche su questo abbiamo trovato qualche punta di asprezza.
Crediamo che sia fondamentale superare il principio della preferenza comunitaria, superare l’idea che ci sia un’Europa che viaggia a due velocità, ragion per cui occorre far prevalere il principio della preferenza comunitaria. Crediamo che sia importante il richiamo al mercato del lavoro, ma il mercato del lavoro non può essere l'unico principio regolatore. Ci sono altri principi inclusivi di civiltà politica e sociale che devono essere dentro le politiche dell'immigrazione. Immigrazione legale vuol dire pari dignità e opportunità oppure torniamo all'immigrazione "choisie", selezionata, parziale, discriminatoria. Vorremmo evitarlo.
Anche per questo a nome del gruppo appoggio la proposta del collega Moreno rivolta alla Commissione: proviamo a pensare a una Carta blu che non sia legata soltanto a quel 3% di immigrati altamente qualificati, ma che cerchi di trovare strumenti legali e concreti di apertura del mercato all'immigrazione. L'immigrazione deve essere inclusione, se diventa scelta non è più una politica positiva.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, le proposte di direttiva e le due relazioni rendono operativa la politica di immigrazione complessiva dell’Unione europea, il cui obiettivo è assicurarsi manodopera a basso prezzo affinché il capitale europeo possa incrementare i propri utili.
La direttiva sulla concessione di una Carta blu per soggiornare e lavorare nell’Unione europea a immigrati altamente qualificati consente di sottrarre i lavoratori più brillanti ai paesi più poveri, di modo che i monopoli europei possano rafforzare la propria posizione nei confronti della concorrenza globale, specialmente con gli Stati Uniti d’America. Essa non offre particolari diritti o benefici ai titolari della Carta, in quanto si richiede la preesistenza di un contratto di lavoro. Anche il loro salario sarà istituzionalmente più basso.
La seconda direttiva e la relazione sul permesso di soggiorno e di lavoro unico vanno nella stessa direzione. Solo coloro che si saranno assicurati un posto di lavoro potranno fare ingresso nell’Unione europea e ottenere un permesso. In tal modo, gli immigrati saranno alla mercé dei datori di lavoro. Il licenziamento sarà equivalente alla deportazione. Sugli immigrati clandestini scenderà l’ascia del patto europeo sull’immigrazione, che prevede una detenzione di 18 mesi, la deportazione e il divieto di ingresso per 5 anni.
La politica complessiva dell’Unione europea legalizza lo sfruttamento brutale e selvaggio degli immigrati e di tutti i lavoratori nell’Unione europea.
Sosteniamo la lotta degli immigrati per la parità di accesso all’occupazione e i diritti sociali, sosteniamo la lotta volta a difendere ed estendere i diritti dei lavoratori in tutta l’Unione europea.
Hélène Goudin (IND/DEM). – (SV) Una delle argomentazioni avanzate per spiegare perché l’Unione europea non sia una meta appetibile per i lavoratori altamente qualificati consiste nelle differenze tra le normative dei vari Stati membri in materia di ingresso e soggiorno. La motivazione della relazione prosegue affermando che tale diversità tra le leggi degli Stati membri in effetti dà adito a una concorrenza tra gli Stati membri stessi, che viene presentata come un fenomeno negativo. Ritengo che il successo dell’Europa risieda proprio nel fatto che non sia stato imposto un unico formato come una camicia di forza, consentendo invece la coesistenza di soluzioni diverse.
Risulta evidente che alcuni paesi hanno avuto maggiore successo. La Svezia, per esempio, è uno di questi. La Svezia ha investito nell’istruzione e nell’insegnamento delle lingue, tra le altre cose, che l’hanno consacrata come uno dei paesi più competitivi grazie a società come Ericsson, Volvo e Ikea. Il problema della mancanza di competitività di molti Stati membri è da ricondursi al fatto che l’Unione è pervasa dal protezionismo e dall’uso dei sussidi per industrie ben lontane dall’essere competitive. Abbiamo scelto di far sopravvivere alcune imprese invece di concentrarci sui cambiamenti strutturali.
Luca Romagnoli (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, un'altra assurda iniziativa dell'Unione: introdurre la Carta blu che favorirà l'ingresso ai lavoratori immigrati, impropriamente definiti altamente qualificati.
Secondo la relatrice, questo serve a far fronte al calo demografico. Dice: "in Germania ad esempio c'è bisogno di 95.000 ingegneri", se li pagassero bene stia tranquillo che dall'Italia potremmo mandarne noi diverse migliaia. Questa iniziativa assurda non solo strappa personale qualificato ai paesi in via di sviluppo, ma ignora quanta disoccupazione qualificata abbiamo in Europa, quanti giusti timori abbiano i nostri giovani laureati e diplomati e invece che favorirne l'avvio alla professione, potenziarne la capacità di studi e ricerca, garantirne un futuro di lavoro e qualificazione professionale, introduciamo un ulteriore fattore di dubbia concorrenza e indubbio sfruttamento.
Il limite tra demenzialità e criminalità nell'agire umano è spesso labile, mi sembra che l'Unione ne dia oggi un altro esempio.
Simon Busuttil (PPE-DE). – (MT) Accolgo con favore la relazione presentata dagli onorevoli Klamt e Gaubert sulla Carta blu e la procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico. E’ la prima volta che apriamo una finestra, per così dire, sulla politica in materia di migrazione legale. Le due relazioni sono, pertanto, assai pertinenti, perché grazie ad esse possiamo costruire le future politiche in una materia di estrema rilevanza. Inoltre, per la prima volta, si offrirà agli immigrati uno strumento legale per fare ingresso nel territorio dell’Unione europea, al fine di poter lavorare qui da noi.
Tuttavia, tali iniziative vanno collocate nel contesto della nostra chiara politica. A mio avviso, la politica di immigrazione a cui dobbiamo allinearci deve basarsi sul diritto degli Stati membri dell’Unione europea di mantenere totale controllo sul numero di lavoratori a cui si concede il diritto di ingresso. Come già menzionato, occorre conformarsi al principio della preferenza comunitaria, in base al quale si dà preferenza ai cittadini dell’Unione europea sui cittadini extracomunitari.
Su tale base, ritengo non solo che possiamo elaborare una politica di migrazione legale che preveda la concessione della Carta blu ai lavoratori altamente qualificati, ma anche che, sulla sua scia, possiamo avviare la preparazione di altre proposte che, a quanto so, la Commissione presenterà nei prossimi mesi e che affronteranno la possibilità di occupazione per i lavoratori meno qualificati.
Anche il nostro dibattito di oggi va visto alla luce delle nostre politiche in materia di immigrazione legale e clandestina. Lo dico perché se smettiamo di essere credibili circa la nostra politica di immigrazione, non possiamo aspettarci che i cittadini ci diano fiducia in merito all’apertura dei nostri mercati all’immigrazione legale. Io credo che i due aspetti siano legati tra loro e che dovrebbero procedere congiuntamente, altrimenti non saremo in grado di compiere progressi. La politica a contrasto dell’immigrazione clandestina pone una serie di questioni in sospeso che dobbiamo ancora considerare, come la legge sulle sanzioni per i datori di lavoro che assumano illegalmente cittadini di paesi terzi o gli stessi immigrati clandestini. E’ necessario approntare questa legge se desideriamo sanzionare adeguatamente questi datori di lavoro, creando inoltre un deterrente al flusso in arrivo degli immigrati clandestini.
Esiste un’altra proposta la cui presentazione è già stata annunciata dalla Commissione europea per le prossime settimane. Essa riguarda il riesame della convenzione di Dublino sulla responsabilità che i paesi devono assumersi nella gestione delle domande di asilo da parte di immigrati che abbiano già fatto ingresso nel loro territorio. Aspettiamo con interesse la presentazione di tale proposta.
Per concludere, vale la pena notare che, se il trattato di Lisbona fosse già in vigore oggi, la base giuridica di queste proposte sarebbe diversa da quella attuale. Il trattato di Lisbona avrebbe dato un nuovo impulso all’Unione europea per trovare una soluzione in materia di immigrazione. Ritengo che i detrattori del trattato di Lisbona non abbiano alcuna ragione di rallegrarsi del fatto che l’attuale politica europea in materia di immigrazione non sia solida come dovrebbe.
Martine Roure (PSE). – (FR) Signor Presidente, a livello europeo, dobbiamo dotarci di strumenti efficaci in materia di immigrazione e il nostro mondo ha bisogno di sistemi di protezione per andare in soccorso di coloro che soffrono, sin dall’inizio.
La comunità internazionale, in generale, e l’Europa, in particolare, sono purtroppo impreparate, pur vivendo in un secolo che, grazie alla globalizzazione, sarà inevitabilmente caratterizzato da movimenti di popolazioni. Occorre assolutamente tenere conto di questa realtà in tutte le nostre prospettive.
Per quanto riguarda la Carta blu, dobbiamo poter accogliere i lavoratori migranti, assicurandoci al contempo di non saccheggiare altri paesi trattenendo in Europa i potenziali artefici del loro sviluppo. E’ per questa ragione che desideriamo contribuire alla formazione dei lavoratori altamente qualificati in settori fondamentali, nei paesi di origine, e dobbiamo promuovere la migrazione circolare.
Vorrei concludere il mio breve intervento ricordando che abbiamo bisogno di una solidarietà europea estesa ai paesi in via di sviluppo. Parlando in termini di fattibilità – la capacità di reagire all’attuale crisi finanziaria ne è testimonianza –, se abbiamo la volontà politica, abbiamo le risorse materiali.
Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, rappresentanti del Consiglio, le discussioni intercorse tra i colleghi parlamentari sono chiaramente polarizzate. La destra teme un’immigrazione clandestina su vasta scala. L’onorevole Romagnoli non è più presente per poter proseguire la discussione. La sinistra è preoccupata che gli immigrati clandestini non siano in grado di trovare un’occupazione. Non vogliamo nessuna di queste due alternative: né un’immigrazione clandestina su vasta scala, né l’assunzione di immigrati clandestini al fine di regolarizzarli. Ciò che vogliamo davvero ottenere con la Carta blu è un passo verso l’immigrazione controllata di lavoratori altamente qualificati nei singoli Stati membri dell’Unione europea.
Le normative sulla Carta blu e il permesso di soggiorno e di lavoro unico rappresentano esattamente lo strumento che consentirà agli Stati membri di reagire e di portare lavoratori altamente qualificati nel paese proprio quando ce n’è bisogno. Inoltre, stiamo introducendo norme standardizzate per il rilascio della Carta blu e il relativo controllo in tutta Europa. Sono lieto che il Consiglio abbia incluso nelle disposizioni di attuazione la mia proposta di contrassegnare la Carta blu con il simbolo dello Stato che l’ha rilasciata e per il quale valgono i permessi di lavoro e di soggiorno. Ciò significa che per l’Austria esisterà una Carta blu di colore rosso, bianco e rosso e, allo stesso modo, gli altri paesi avranno i rispettivi colori.
Ritengo che l’incentivo che permette di cominciare a lavorare in un altro Stato membro dopo tre anni, a condizione che siano stati soddisfatti i requisiti e che se ne sia riconosciuta la necessità, sia un’ottima mossa. Un’altra regola importante è quella che prevede che la Carta blu scada quando risulti evidente che non vi è più bisogno del lavoratore, ossia quando il lavoratore è stato disoccupato per un periodo continuativo di almeno sei mesi. A questo punto, risulta ovvio che non vi è più bisogno di quel lavoratore e che la Carta blu perde la sua validità. Vorrei proporre al Consiglio che, una volta perso il posto di lavoro, i lavoratori debbano registrarsi presso le autorità nazionali, altrimenti non sarà possibile controllare la scadenza del periodo di sei mesi.
Infine, vorrei solo aggiungere che la Carta blu è uno strumento che consente agli Stati membri di reagire con flessibilità. Essa rappresenta un’opportunità per l’Unione europea affinché diventi o resti una meta appetibile per le attività economiche. E’ un incentivo per i lavoratori altamente qualificati, che potranno recarsi non negli Stati Uniti, in Canada o in Australia, ma scegliere invece l’Unione europea come luogo in cui vivere e lavorare, almeno per un certo periodo di tempo. Credo che la Carta blu costituisca un passo positivo nella direzione di un’immigrazione controllata e basata sui requisiti, le opportunità e le necessità degli Stati membri.
Stavros Lambrinidis (PSE). – (EL) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, da oltre un decennio ormai, non vi è stato alcun dibattito sostanziale su come gli Stati membri possano collaborare allo scopo di rendere l’Europa una meta più appetibile per gli immigrati regolari di cui le nostre comunità hanno bisogno, nonché un luogo più umano per coloro che già vivono tra di noi.
La recente direttiva sui rimpatri, che, com’è noto, tratta molti poveri immigrati come se fossero criminali comuni, è indicativa del modo quasi monomaniacale in cui l’Europa sta affrontando la politica dell’immigrazione attraverso misure di polizia.
La ragione fondamentale è la seguente: la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea non è ancora riuscita, in primo luogo, ad attuare programmi efficaci volti all’integrazione degli immigrati e, in seconda battuta, a persuadere un’ampia parte dell’opinione pubblica che l’inevitabile aumento delle comunità multiculturali costituisce uno sviluppo auspicabile, che promuove la nostra crescita economica e sociale.
In tale contesto, non possiamo far altro che accogliere con favore le iniziative legislative oggetto della discussione di oggi. Questo è forse il primo serio sforzo inteso a creare una politica comune in materia di immigrazione regolare, nonostante la relativa timidezza di alcune proposte e i conseguenti problemi, alcuni dei quali sono stati affrontati dagli emendamenti, come il rischio di sottrarre lavoratori qualificati ai paesi poveri, come molti hanno già giustamente osservato.
Al contempo, tuttavia, queste singole norme riguardano un numero minimo di coloro che potremmo definire immigrati regolari privilegiati. Ora occorrono iniziative legislative coraggiose, volte a introdurre regole europee sul lavoro regolarizzato e dirette agli altri milioni di lavoratori di cui le nostre economie e comunità hanno bisogno.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, signor Vicepresidente, signor Presidente in carica del Consiglio, l’Unione europea è ancora vista come un luogo di scarsa attrattiva da parte dei lavoratori altamente qualificati dei paesi terzi, mentre gli immigrati non specializzati arrivano a migliaia. La politica europea in materia di immigrazione, pertanto, ha bisogno di un’impostazione ampia e coerente nei confronti della pace e della sicurezza, della politica europea di sviluppo e delle politiche in materia di integrazione e occupazione.
La proposta legislativa rappresenta uno sforzo per definire criteri comuni per una procedura di immigrazione con iter accelerato, rivolta agli immigrati altamente qualificati. Servono definizioni comuni e uniformi per l’accesso a 27 mercati del lavoro.
Tutti riconoscono che l’Unione europea abbia bisogno di questo strumento al fine di avvalersi di manodopera specializzata proveniente da paesi terzi per lunghi periodi, per migliorare la propria competitività e promuovere la crescita economica. Ciononostante, occorrono alcune condizioni di base. In qualità di membro della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, ritengo che il primo requisito sia il riconoscimento dei titoli universitari dei lavoratori altamente qualificati oppure un’esperienza di tre anni.
La politica per lo sviluppo deve garantire la disponibilità di manodopera proveniente da paesi terzi. La relatrice, alla quale esprimo le mie condoglianze per il triste evento, sottolinea che l’immigrazione riservata ai lavoratori altamente qualificati non rappresenta una soluzione a lungo termine per i problemi economici e demografici, dato che, in genere, l’immigrazione economica si ripercuote sui mercati del lavoro nazionali degli Stati membri.
Il principio di sussidiarietà va applicato finché non avremo sistemi sociali armonizzati e leggi uniformi in materia di occupazione. Il Parlamento europeo, pertanto, raccomanda un rigoroso rispetto del principio della preferenza comunitaria. Gli Stati membri devono determinare i numeri degli immigrati provenienti da paesi terzi da accogliere nell’ambito della loro sovranità nazionale e devono altresì avere il diritto di definire una quota zero.
Le Carte blu dovrebbero essere rilasciate soltanto a discrezione di ciascuno Stato membro, anche se i requisiti sono soddisfatti; il valore aggiunto europeo consiste nella possibilità di trasferirsi in uno Stato membro dopo aver soggiornato legalmente per due anni in un altro.
Karin Jöns (PSE). – (DE) Signor Presidente, al fine di portare l’immigrazione clandestina sotto controllo, affrontare le sfide poste dal cambiamento demografico, migliorare la nostra competitività e, al tempo stesso, garantire un elevato livello di armonia sociale, occorre una politica congiunta in materia di immigrazione. Questo Parlamento concorda su questo punto. Per tale ragione, desidero ringraziare tutti e quattro i relatori per la stretta collaborazione.
Ciononostante, secondo il parere del mio gruppo, una politica comune in materia di immigrazione deve includere tutti gli immigrati, altrimenti verrebbe meno ai nostri requisiti. Ciò significa che il principio della parità di trattamento dev’essere applicato a tutti senza restrizioni, nel caso dei diritti dei lavoratori dipendenti, l’accesso all’istruzione e l’accesso ai sistemi di previdenza sociale. Vi chiedo, pertanto, di votare a favore degli emendamenti presentati dal mio gruppo domani. La direttiva quadro va applicata anche ai lavoratori stagionali, ai rifugiati o ai richiedenti asilo temporaneo.
Per quanto riguarda la Carta blu, domani vorrei cambiare il risultato del voto della commissione responsabile allo scopo di aprire il mercato del lavoro europeo non solo agli immigrati che provengono da paesi con cui abbiamo già accordi di partenariato. Non devono esistere limitazioni di questo tipo e mi compiaccio di sentire che la Commissione condivide questa opinione.
Infine, ancora una parola rivolta al Consiglio. In vista della votazione, vi invito ad adottare entrambe le direttive insieme. Se siamo seri a proposito dei principi della parità di trattamento, non possiamo adottarli ora soltanto per i lavoratori altamente qualificati e forse, in seguito, per gli altri immigrati.
Inger Segelström (PSE). – (SV) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare la relatrice, onorevole Klamt, nonché i relatori ombra, per questa relazione interessante. In qualità di socialdemocratica nordica, avevo sperato nel vostro sostegno di modo che anche gli accordi collettivi potessero essere applicati alle Carte blu dell’Unione europea. Credo che ciò sia necessario, ma non mi preoccupa particolarmente il fatto che non si sia data applicazione a tale provvedimento. Comunque, il Parlamento avrebbe dovuto prendere l’iniziativa su questo punto.
Ora, il fatto positivo è che si sia stabilito per legge di perseguire i datori di lavoro che violano le norme e non controllano se stanno assumendo lavoratori irregolari e, allo stesso tempo, di poter ritenerli responsabili di retribuzione insufficiente e altre inadempienze retroattivamente. E’, inoltre, positivo che i cittadini di paesi terzi possano ritornare in patria durante il periodo in questione per poi fare ritorno nell’Unione europea. Ciò dimostra che stiamo prendendo seriamente le preoccupazioni dei paesi terzi circa la fuga dei cervelli. Inoltre, noto con soddisfazione la decisione, che sostengo, secondo la quale gli Stati membri debbano tener conto dei mercati del lavoro nazionali e regionali. Ciò dimostra che coloro che già si trovano nei nostri paesi e che sono disoccupati saranno i primi ad avere un posto di lavoro. E’ un dato davvero importante, considerando l’attuale aumento della disoccupazione sulla scia della stretta creditizia, e specialmente quando la xenofobia rappresenta una minaccia per la democrazia in molti dei nostri Stati membri.
Roselyne Lefrançois (PSE). – (FR) Signor Presidente, vorrei in primo luogo ringraziare la relatrice e i relatori ombra per il loro spirito di collaborazione. Questa direttiva è il primo testo di rilievo in materia di immigrazione regolare. Essa mira a promuovere l’arrivo sul territorio dell’Unione europea di lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi, la grande maggioranza dei quali, attualmente, preferisce recarsi negli Stati Uniti o in Canada. Grazie alla Carta blu, questi lavoratori ora potranno godere di numerosi diritti per se stessi e le loro famiglie.
Sicuramente, corriamo il rischio di essere accusati di sostenere l’idea di un’immigrazione selettiva, ma vorrei ricordare che è il Consiglio che si è opposto sistematicamente a una direttiva trasversale da applicare a tutti i lavoratori migranti. La Commissione, pertanto, non ha avuto altra scelta, pur di compiere qualche progresso nel campo dell’immigrazione legale regolare, che cominciare dai lavoratori altamente qualificati, per i quali essa sapeva sarebbe stato più semplice ottenere l’accordo degli Stati membri. Ovviamente provo rammarico per questa impostazione settoriale, ma è da così tanto tempo che noi socialisti denunciamo il carattere esclusivamente repressivo della politica europea in materia d’immigrazione e chiediamo una politica d’immigrazione regolare degna di tale nome che mi sembra importante autorizzare questo primo passo.
Non dimentichiamo che, in effetti, altri testi sono già in via di preparazione riguardo, per esempio, sui lavoratori stagionali e sui tirocinanti.
Emine Bozkurt (PSE). – (NL) Signor Presidente, finalmente è stato fatto un passo importante. L’Europa è unanime quando si tratta di condizioni per un unico sistema di reclutamento per lavoratori di alto livello. Questo è il valore aggiunto offerto dalla Carta blu. Si tratta di passo necessario, anche se, a mio avviso, è soltanto il primo. Una volta acquisita esperienza con la Carta blu, dovremo considerare i passi successivi per il prossimo periodo.
Non dobbiamo scordare che viviamo tempi turbolenti. Vi potranno essere esuberi a breve termine come conseguenza della crisi finanziaria. Di qui l’importanza che il sistema della Carta blu, come descritto dalla relazione Klamt, lasci spazio alle politiche nazionali degli Stati membri. Questi devono essere in grado di decidere quanti immigrati provvisti di solide qualifiche siano necessari e possano cominciare a lavorare al fine di evitare una fuga di cervelli in settori sensibili, come il settore sanitario, nei paesi terzi. Ma dovremmo anche guardare avanti. L’Europa ha un disperato bisogno di immigrati altamente qualificati. Per questa ragione, la soluzione migliore per la Carta blu è quella più semplice possibile, che consenta di attirare i veri talenti. Ritengo che questa soluzione si trovi inclusa nella presente proposta, in parte grazie agli emendamenti presentati dal gruppo socialista al Parlamento europeo. Di conseguenza, è importante che coloro che già soggiornano legalmente nell’Unione europea non debbano prima ritornare nei propri paesi di origine per poter richiedere la Carta blu allo scopo di fare ingresso in uno Stato membro dell’UE, purché essi soddisfino le altre condizioni.
Harald Ettl (PSE). – (DE) Signor Presidente, nei prossimi vent’anni, l’Unione europea avrà bisogno di altri lavoratori altamente qualificati provenienti dai paesi terzi. Per anni, altri paesi hanno fatto un uso sproporzionato di questo potenziale. Le normative messe a punto dall’Unione europea sono equilibrate e mirano a prevenire la fuga dei cervelli dai paesi terzi. I requisiti saranno determinati dagli Stati membri di volta in volta. Tutto ciò sembra molto sensato, ma è anche vero che attualmente siamo minacciati dalla recessione per via della crisi economico-finanziaria.
La disoccupazione è destinata ad aumentare in tutta l’Europa e alcuni Stati membri già intendono limitare ancor più la libera circolazione dei lavoratori nell’ambito dell’Unione europea. Non avrebbe forse più senso, in una situazione in cui siamo costretti a cambiare la nostra politica industriale a causa delle problematiche ambientali, investire nell’aumento e nel miglioramento dei programmi di formazione per lavoratori altamente qualificati che abbiano potenzialità significative di innovazione? Occorre concentrare tutti i nostri sforzi su questo aspetto invece di contrabbandare lavoratori di alto livello da paesi terzi. Questa soluzione da sola non sarà sufficiente per garantire il nostro futuro a lungo termine.
Genowefa Grabowska (PSE). – (PL) Signor Presidente, tutti ricordiamo i campi di lavoro aperti nell’autunno del 2006 in diversi Stati membri dell’Unione europea. In quei campi, gli immigrati clandestini hanno lavorato in condizioni deplorevoli fianco a fianco con i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea.
Questa situazione ha dato impulso al nostro lavoro sul pacchetto immigrazione, parte del quale stiamo discutendo oggi. A mio avviso, stiamo procedendo nella direzione giusta. La proposta prevede condizioni di lavoro più civili e semplifica le norme che disciplinano l’assunzione e il soggiorno degli immigrati regolari. In quanto polacca, vorrei altresì sottolineare la nostra solidarietà nei confronti dei cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente nell’Unione europea. Non vanno accettate discriminazioni nei loro confronti.
Non ritengo neppure che la Carta blu possa porre a repentaglio gli interessi economici dei cittadini dei nuovi Stati membri, né che possa rappresentare una concorrenza nei loro confronti. Il fatto è che, ora, la maggior parte dei mercati del lavoro europei è aperta e, com’è noto, tutti i periodi di transizione si concluderanno prima dell’entrata in vigore della Carta blu.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). - (LT) Signor Ministro, signor Commissario, onorevoli colleghi, il mondo si sta aprendo sempre più, non soltanto in Europa. Le tecnologie moderne e la globalizzazione conducono in questa direzione e qualsiasi forma di opposizione è controproducente.
Mi congratulo con la Francia che, nel corso della propria presidenza, ha preso le importanti iniziative al centro del nostro dibattito di oggi.
L’interesse dell’Unione europea è chiaro: mancano lavoratori, abbiamo bisogno di lavoratori come pure di specialisti altamente qualificati, perché i nostri cittadini godono del diritto di partire, di vivere e lavorare altrove, nel paese preferito.
L’immigrazione regolare verso l’Unione europea costituisce una soluzione del tutto accettabile per il problema. Rappresenta, inoltre, la nostra risposta alle sfide della globalizzazione e l’obiettivo dell’Unione europea di diventare più competitiva.
Sono d’accordo sul fatto che le proposte vadano coordinate l’una con l’altra, nonché con altri atti legislativi, ma non vi è dubbio che dovevamo risolvere tali problemi e ancora una volta mi congratulo con entrambi i relatori e con il paese che esercita la presidenza.
Daciana Octavia Sârbu (PSE). – (RO) La proposta di risoluzione che mira a introdurre la Carta blu per gli immigrati altamente qualificati ha l’obiettivo di attirare una forza lavoro professionale altamente qualificata dall’esterno dei nostri confini, offrendo a questi immigrati la possibilità di insediarsi e di lavorare legalmente nell’Unione europea. Questa iniziativa è tanto più vantaggiosa considerando che si prevede che nei prossimi vent’anni 20 milioni di posti di lavoro rischiano di restare scoperti.
Ciononostante, vorrei ricordare che i cittadini rumeni e bulgari si trovano ancora ad affrontare restrizioni sul mercato del lavoro, e si teme che alcuni paesi intendano prorogare il periodo di transizione di altri tre anni. Per tale ragione e in questo contesto, è di vitale importanza che non si vada a incrementare la discriminazione anche contro i cittadini europei.
Marek Aleksander Czarnecki (ALDE). – (PL) Signor Presidente, i cambiamenti demografici che caratterizzano l’Unione europea e l’invecchiamento della popolazione sono circostanze che comportano una domanda di lavoratori specializzati provenienti da paesi terzi. L’immigrazione economica è una sfida che dev’essere raccolta dall’Unione europea in un mondo in rapida globalizzazione. Ritengo che gli Stati membri debbano adottare un’impostazione integrata e coerente nei confronti della politica europea in materia di immigrazione.
L’ingegneria e l’informatica sono settori che richiedono particolare attenzione nel contesto dello sviluppo e dell’occupazione. Occorre approvare normative comunitarie se vogliamo contenere l’immigrazione clandestina. Concordo con la relatrice e con il consulente, onorevole Masiel. Inoltre, sostengo l’introduzione del piano della Carta blu europea per gli immigrati specializzati, che ha lo scopo di facilitare l’impiego di lavoratori specializzati provenienti da paesi terzi.
Tomáš Zatloukal (PPE-DE). – (CS) La mobilità dei cittadini originari di paesi terzi nell’ambito del territorio degli Stati membri dell’Unione europea pone una sfida importante per l’Europa in un mondo globalizzato, dominato da un’accesa concorrenza economica. Stiamo adottando norme europee comuni che renderanno possibile la gestione dei flussi migratori verso l’Europa e il contenimento dell’immigrazione clandestina. E’ giusto sostenere la proposta della Commissione europea di accelerare il processo di accoglienza dei lavoratori e garantire loro migliori condizioni di soggiorno, al fine di accrescere l’attrattiva dell’Unione europea nei confronti dei lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi. Il fattore decisivo non si riduce soltanto a un rapido processo di accoglienza per i lavoratori, in assenza di ostacoli burocratici, ma consiste anche in condizioni di accesso comuni e unificate per tutti i 27 diversi mercati del lavoro. Nella discussione delle due relazioni, va menzionato che nell’Unione europea le barriere all’occupazione dei cittadini dei nuovi Stati membri sussistono ancora.
Toomas Savi (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la Carta blu dell’Unione europea è un’iniziativa molto apprezzata tra i paesi in via di sviluppo. Poiché la Carta blu sarà rilasciata dagli Stati membri, si potrebbe ipotizzare che uno Stato membro può scoprire fin troppo spesso, dopo aver preso in esame il proprio mercato del lavoro, che la sua situazione non consente di favorire l’impiego di lavoratori stranieri, o che la politica pubblica adottata frappone ostacoli alla piena attuazione della Carta blu. Temo che alcuni Stati membri possano mettere a repentaglio l’obiettivo della Carta blu dell’Unione europea.
La Carta blu dell’UE non è stata pensata soltanto per soddisfare la domanda di forza lavoro degli Stati membri, ma anche per mettere in moto la “circolazione di cervelli”. Da un certo punto di vista, si tratta di una misura di sostegno per la politica di cooperazione allo sviluppo dell’Unione europea, in quanto alla fine i lavoratori titolari di Carta blu ritornano ai propri paesi di origine con un’esperienza che è vitale per il progresso.
Nicolae Vlad Popa (PPE-DE). – (RO) Penso che sia estremamente importante che l’Unione europea diventi più appetibile per i lavoratori altamente qualificati, ricordando in particolare che la maggior parte degli immigrati attualmente non è qualificata. Questi lavoratori hanno bisogno di condizioni propizie, di un sistema armonizzato di regolamentazione dell’emigrazione e del movimento da un paese all’altro, nonché di salari che rispecchino le loro qualifiche.
La Carta blu europea va, inoltre, vista come uno strumento per scoraggiare l’immigrazione clandestina, come parte dell’accordo in materia di immigrazione e asilo, nonché come parte della soluzione al problema della carenza di manodopera che colpirà l’Unione europea nei prossimi decenni.
Innanzi tutto, vorrei concentrarmi sull’idea che i cittadini dei nuovi Stati membri non debbano trovarsi in una posizione di inferiorità rispetto ai cittadini provenienti da paesi terzi. Non è accettabile che alcuni Stati mantengano chiusi i propri mercati del lavoro nei confronti dei cittadini dei nuovi Stati membri, ma che, al contempo, offrano posti di lavoro che richiedono qualifiche di alto livello a lavoratori di paesi esterni all’Unione europea.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) I problemi demografici e l’invecchiamento della popolazione europea non sono le uniche ragioni per introdurre la Carta blu come strumento controllato dall’Unione europea. L’allargamento dell’Unione è stato seguito da un enorme flusso di specialisti in uscita dai nuovi Stati membri. Oggi tale fuga di lavoratori specializzati rappresenta il principale problema per i datori di lavoro, ostacolando gli investimenti e limitando così lo sviluppo economico.
Se le nostre imprese non riescono a reperire lavoratori specializzati nei propri mercati nazionali, perderanno competitività nei confronti dei concorrenti cinesi. I datori di lavoro polacchi desiderano un’apertura più ampia del mercato del lavoro e si mostrano disponibili a dare impiego ai lavoratori di paesi come l’Ucraina e la Bielorussia. Al contempo, va ricordato che tutti i benefici nell’ambito dell’Unione europea devono essere concessi in maniera uniforme. Occorre sottolineare che alcuni di coloro che verranno da noi grazie alla politica della Carta blu ritorneranno a casa, portando con sé l’esperienza acquisita nell’Unione europea. Dobbiamo lavorare insieme per rafforzare l’istruzione e i piani di formazione continua per gli specialisti di cui i mercati del lavoro degli Stati membri hanno bisogno.
Janusz Onyszkiewicz (ALDE). – (PL) Signor Presidente, desidero attirare l’attenzione su due pericoli che sono emersi nel corso della discussione e nelle normative proposte.
In primo luogo, i requisiti eccessivi imposti ai cittadini di paesi terzi che cercano occupazione nell’Unione europea. Il requisito secondo cui i cinque anni di esperienza professionale debbano comprendere almeno due anni in una posizione di responsabilità mi sembra essere francamente eccessivo. Un infermiere o un esperto informatico possono svolgere un ruolo utile nelle nostre imprese senza che ciò sia necessario.
L’altro pericolo consiste nel tentativo di definire una soglia salariale minima uniforme per i lavoratori. Una tale norma finirebbe per distruggere il principio fondamentale da applicare veramente, vale a dire quello della parità di retribuzione, dato che potrebbe far sì che un cittadino trasferitosi nell’Unione europea lavori con una retribuzione superiore a quella di un lavoratore comunitario.
Jean-Pierre Jouyet, presidente in carica del Consiglio. − (FR) Signor Presidente, la ricchezza di questa discussione dimostra la qualità delle relazioni presentate. Vorrei ringraziare ancora una volta i relatori e i relatori per parere, onorevoli Masiel, Jeleva e Panayotopoulos, e dire che, effettivamente, come dimostrato dalle nostre discussioni, questo è un grande passo avanti verso un accordo sull’immigrazione regolare. Quattro anni fa, nessuno voleva sentir parlare di strumenti comunitari. Sappiamo che potremo andare ancora oltre nel giro di qualche anno.
Mi congratulo altresì con la Commissione europea, nella persona del vicepresidente Barrot, che è riuscita ad avviare questo dibattito e a far sì che le nostre ambizioni in questo settore crescessero rapidamente. Congratulazioni anche alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Il presidente Deprez ha trovato le parole giuste, l’equilibrio e la voce della ragione; egli sostiene un’Europa aperta e ciò mi rallegra. Con toni leggermente diversi, anche l’onorevole Roure auspica un’Europa che sia pronta per un secolo di spostamenti di popolazioni ed è questo che stiamo cercando di fare. Come ha sottolineato l’onorevole Lefrançois, questi due testi rappresentano un inizio, non una fine, e lasciano spazio alle migrazioni circolari.
Circa la questione della preferenza comunitaria, sollevata dalle onorevoli Grabowska e Gál, nonché dagli onorevoli Fava e Catania, in particolare, vorrei ricordare che la Carta blu non sarà introdotta prima del 2011, quando le misure transitorie dei trattati di adesione saranno giunte a scadenza, e che essa offre uno status che non è equivalente a quello dei cittadini dell’Unione europea. Inoltre, siamo pronti e vorremmo includere nel testo il principio della preferenza comunitaria contenuto nei trattati di adesione.
Per quanto riguarda i numerosi interventi che hanno fatto riferimento alla fuga di cervelli – in particolare i commenti degli onorevoli Kreissl-Dörfler, Borghezio, Budreikaitė, Moreno, Lambert e Roure –, credo che il Parlamento europeo abbia espresso le proprie legittime preoccupazioni circa l’inclusione, nella Carta blu, di salvaguardie volte a trasformare il brain drain in brain gain, e mi sembra che vi siano tre metodi principali per farlo.
In primo luogo, la direttiva non prevale in alcun modo sugli accordi europei né su accordi tra alcuni Stati membri e i paesi di origine, che compilano elenchi di professioni da escludere dal proprio ambito per garantire un reclutamento etico nei settori più colpiti dalla mancanza di manodopera. In secondo luogo, bisogna dare agli Stati membri la possibilità di essere responsabili nel caso di un esame caso per caso: essi devono poter respingere una domanda di Carta blu al fine di garantire un reclutamento etico. Infine, la direttiva deve poter favorire la migrazione circolare di lavoratori altamente qualificati e, naturalmente, insistere, come è già stato sottolineato, sulle esigenze di formazione nei paesi d’origine.
Non mi sembra, invece, necessario impedire il rilascio delle Carte blu in modo sistematico in assenza di un accordo con un paese d’origine. Come sottolineato dal vicepresidente Barrot, ritengo che ciò creerebbe discriminazioni, che trasferirebbe le domande a livello nazionale e che, pertanto sia preferibile negoziare caso per caso.
Riguardo alla distinzione fatta tra lavoratori altamente qualificati e lavoratori non qualificati, un aspetto menzionato dagli onorevoli Busuttil e Lefrançois, in particolare, nonché dall’onorevole Lambert, credo che si debba procedere per fasi. Attualmente, purtroppo non vi è consenso in materia di migrazione legale per agire a livello comunitario su tutti i segmenti del mercato del lavoro. Stiamo comunque facendo passi avanti in quanto esiste un insieme comune di diritti per tutti i lavoratori di paesi terzi nell’Unione europea e dobbiamo cominciare dai lavoratori altamente qualificati, dagli stagionali, dai lavoratori distaccati nonché dai tirocinanti. Il programma di Stoccolma forse ci consentirà di andare oltre.
Contrariamente a quanto dichiarato dall’onorevole Flautre e da altri oratori, i diritti garantiti dalla Carta blu non comportano alcuna restrizione alla libertà sindacale né ai diritti legati al lavoro, al contrario. Inoltre, la Carta blu sarà l’unico strumento che permetterà agli immigrati di esercitare il diritto alla mobilità per svolgere un’attività professionale qualificata nell’Unione europea, cosa che oggi non è possibile in base agli ordinamenti nazionali. Questo è il maggior vantaggio offerto da questo testo.
Per rispondere anche all’onorevole Pirker riguardo al periodo dopo il quale questi vantaggi cesseranno in caso di disoccupazione – è vero che è previsto un periodo di tre mesi –, la presidenza dell’Unione Europea avrebbe voluto che questo periodo fosse più lungo di quanto proposto, ma non è stato raggiunto alcun consenso a questo riguardo. Anzi, alcuni Stati membri volevano persino che non si prevedesse alcun periodo, il che evidentemente non coincideva con il desiderio della presidenza.
Infine, per rispondere all’onorevole Fava, il considerando 16 del testo del Consiglio include il principio della parità di retribuzione tra i lavoratori dei paesi terzi e lavoratori comunitari, che viene attuata dall’articolo 15, paragrafo 1, dello stesso testo.
Jacques Barrot, membro della Commissione. − (FR) Signor Presidente, mi limiterò a completare le proposte del ministro Jouyet, che mi sembrano aver ben espresso il nostro comune interesse per il vostro lavoro questo pomeriggio. Sono grato a tutti gli oratori e ai relatori, che hanno svolto un ottimo lavoro.
Vorrei semplicemente ribadire che la proposta di direttiva rispetta pienamente la preferenza comunitaria. Inoltre, la preferenza comunitaria è contenuta nei trattati di adesione all’Unione europea, i quali dichiarano che, se uno Stato membro applica restrizioni temporanee alla libera circolazione dei lavoratori appartenenti a un altro Stato membro, esso deve dar loro la priorità in termini di accesso al mercato del lavoro rispetto ai lavoratori provenienti da paesi terzi. Lo dico in particolare ai parlamentari dei nuovi Stati membri, poiché è un aspetto che va sottolineato.
Devo, poi, rispondere a coloro che sono preoccupati dei rischi di fuga dei cervelli. Vorrei ricordare che la proposta raccomanda una clausola sul reclutamento etico allo scopo di limitare e persino vietare l’eventuale pubblicità attiva degli Stati membri nei paesi in via di sviluppo, che già si confrontano con una grave fuga dei cervelli.
La proposta contempla anche la possibilità che uno Stato membro respinga le domande per la Carta blu in base a considerazioni di reclutamento etico. Abbiamo misure volte a semplificare la migrazione circolare e abbiamo un obbligo, per gli Stati membri, di comunicare alla Commissione europea statistiche annuali sull’applicazione della direttiva affinché essa possa osservare gli effetti che ne derivano.
E’ vero che occorre evitare il reclutamento attivo nei paesi afflitti da gravi carenze, specialmente nel settore sanitario in Africa, e tutto questo troverà soluzione nello sviluppo di partenariati con i paesi d’origine.
In terzo luogo, ovviamente vorrei dire che questo testo sarà seguito da altre proposte della Commissione. Nel marzo dell’anno prossimo, presenterò un testo sulla migrazione regolare per i lavoratori stagionali, gli apprendisti retribuiti e i dipendenti impiegati in gruppi plurinazionali o multinazionali che potrebbero essere trasferiti. Anche in questo caso, come ha ricordato l’onorevole Lefrançois, si tratta di un inizio e sarà necessario procedere verso un quadro completo in materia di immigrazione regolare.
Anch’io ripeterò semplicemente quello che il ministro Jouyet ha già spiegato molto bene, vale a dire che c’è una volontà molto chiara di garantire pari diritti a tutti questi immigrati e ai nuovi arrivati nell’Unione europea, il che rispecchia, ancora una volta, l’ideale della nostra Comunità europea.
In tutti i casi, ho preso nota dei numerosi commenti e osservazioni. Nei prossimi mesi, avremo altre occasioni per discutere di questi problemi migratori. In effetti, ritengo che dobbiamo abituarci ad affrontarli spassionatamente, con grande obiettività e con un grande senso di giustizia, riconoscendo al contempo che abbiamo anche bisogno di immigrazione, ma specificamente di un’immigrazione che sia sostenuta da un quadro giuridico affidabile ed equo per tutti.
Manfred Weber, relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, onorevoli colleghi, innanzi tutto sarò lieto di porgere all’onorevole Klamt i vostri migliori auguri e le vostre condoglianze. Desidero, inoltre, ringraziarvi per il dibattito e sottolineare tre punti.
In primo luogo, vorrei dissociarmi dalla retorica nazionalista che oggi abbiamo avuto modo di ascoltare in alcuni casi. Essa non rappresenta di certo l’opinione della maggioranza dei deputati di questo Parlamento e va respinta senza esitazione.
In secondo luogo, naturalmente desidero fare riferimento alla questione dell’immigrazione regolare, di cui abbiamo bisogno al fine di garantire che le nostre economie nazionali mantengano le proprie capacità di innovazione e che si combatta l’immigrazione clandestina – due obiettivi che rappresentano due facce della stessa medaglia. I cittadini europei si aspettano che noi siamo sia aperti all’immigrazione che è utile e legale, sia preparati a combattere l’immigrazione clandestina.
In terzo luogo, erano queste le aspettative riposte nella Carta blu, ma vorrei anche dire che questo è un primo passo concreto per poter presentare un’immagine comune in tutto il mondo. Per questa ragione, credo che dovremmo fare questo passo insieme, così da poter fare ulteriori progressi. Invitiamo tutti a votare a favore di questa legislazione domani.
Patrick Gaubert, relatore. − (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato molte osservazioni...Comincerò col parlare della discussione, che è stata molto interessante. Non citerò nessuno, ma dirò che il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei non ha bisogno di lezioni in materia di rispetto dei diritti umani. Il gruppo PPE-DE si compiace del fatto che l’Europa sia in grado di raggiungere un accordo circa strumenti comuni per la gestione dei flussi migratori, come è altrettanto lieto del fatto che l’Europa non si stia ripiegando su se stessa.
Abbiamo una politica migratoria che è al contempo umana e ferma; umana perché rifiuta le condizioni di vita indegne degli immigrati clandestini che vivono nei nostri paesi – facciamo tutto il possibile per impedire che uomini e donne si imbarchino e rischino la propria vita – e ferma in quanto essa condanna i trafficanti e i loro mandanti criminali.
Per quanto riguarda la Carta blu e la procedura unica per il permesso di soggiorno, dirò all’amico Catania che abbiamo bisogno dell’elite e degli altri nei nostri paesi. Visto che stiamo parlando di questo, i diritti degli immigrati regolari saranno uguali a quelli dei cittadini comunitari, né più né meno.
L’Europa non ha bisogno di riscattarsi di fronte a nessuno in materia di politiche migratorie. L’Europa non considera gli immigrati malfattori né delinquenti né una minaccia per la nostra sicurezza o la nostra forza lavoro. Sono uomini, donne e bambini fatti di carne e ossa, che cercano una vita migliore sul nostro territorio, perché a casa loro non hanno nulla.
Il nostro obiettivo comune è di aiutarli e sostenerli, anche se questo significa incoraggiarli a restare nei loro paesi. La nostra politica di immigrazione è dignitosa, aperta, forse troppo conscia degli aspetti connessi alla sicurezza, ma per loro, come per noi, possiamo essere orgogliosi di questa politica, come potremo essere fieri domani del voto su queste due relazioni in materia di politica migratoria dell’Europa.
Presidente. − Vorrei esprimere personalmente le mie condoglianze all’onorevole Klamt per l’improvvisa scomparsa di suo padre la settimana scorsa. L’ho vista poco dopo che aveva ricevuto la notizia e le esprimo dunque tutto il mio cordoglio.
La discussione congiunta è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì, 20 novembre.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (RO) Innanzi tutto, accolgo con favore sia l’iniziativa della Commissione europea sia la posizione della relatrice poiché ritengo che siano stati fatti importanti progressi nel campo della migrazione di lavoratori altamente qualificati, il che è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona.
Ciononostante, credo che l’Unione europea debba risultare attraente non solo per i lavoratori altamente qualificati dei paesi terzi, ma anche per i giovani europei. Ricordando che in gioco c’è la competitività dell’Unione europea, non vogliamo vedere una fuga di cervelli né a favore degli Stati Uniti né a favore del Canada a svantaggio dell’Unione europea. Di conseguenza, occorre consolidare l’attuale iniziativa attraverso una politica che incoraggi i giovani europei.
Inoltre, questa misura va attuata con particolare attenzione e responsabilità, tenendo conto della situazione in termini di risorse umane in particolari settori dei paesi di origine di questi lavoratori migranti, in modo da non esacerbare ulteriormente la crisi delle risorse umane, in particolare nel settore sanitario e dell’istruzione.
Infine, sostengo la posizione dell’onorevole Klamt a proposito dell’applicazione della preferenza comunitaria durante il processo di reclutamento e dell’idea di dare priorità ai cittadini dei nuovi Stati membri che sono ancora soggetti a restrizioni riguardo all’accesso al mercato del lavoro. Se queste restrizioni dovranno essere mantenute, garantire la priorità mi pare essere una condizione minima per garantire che i cittadini di questi paesi non si sentano cittadini europei di seconda categoria.
Corina Creţu (PSE), per iscritto. – (RO) Desidero attirare la vostra attenzione su alcune disposizioni che potrebbero avere un impatto discriminatorio e, pertanto, vorrei chiedervi di considerare la possibilità di dare priorità ai cittadini dei nuovi Stati membri dell’Unione europea in termini di accesso al mercato del lavoro dell’UE, rispetto agli immigrati provenienti da paesi non UE.
L’iniziativa della Carta blu è vantaggiosa poiché in parte risolverà il problema della carenza di lavoratori altamente qualificati e potrà svolgere un ruolo importante nel porre freno all’immigrazione clandestina. Ciononostante, esistono anche disposizioni che pongono in posizione di svantaggio i cittadini dei paesi di recente adesione nell’Unione europea. In una situazione in cui l’accesso al mercato del lavoro, nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea, è ancora sottoposto a restrizione per i rumeni, totalmente o in alcuni settori, ritengo sia necessario obbligare gli Stati membri a respingere le domande di Carta blu in quei settori in cui l’accesso per i lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri dell’Unione europea è ancora limitato dalle attuali misure transitorie. Gli abitanti degli Stati membri dell’Unione europea, anche se di recente adesione, devono avere la precedenza rispetto ai cittadini di paesi terzi.
Desideravo altresì mettere in guardia dal rischio di una fuga di cervelli dai paesi meno sviluppati, che avrà un impatto negativo sui settori fondamentali di quei paesi, come il settore sanitario, l’istruzione e la ricerca, dando luogo a un effetto boomerang con complesse implicazioni a livello internazionale.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Per quanto riguarda la definizione delle “condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati” nell’Unione europea (la Carta blu) e la creazione di una “procedura di domanda unica per il permesso di soggiorno e di lavoro”, riteniamo che, tra altri aspetti preoccupanti, queste iniziative vadano viste nel contesto della politica di immigrazione dell’Unione europea nel suo complesso.
In altre parole, esse possono avere senso e manifestare tutta la loro portata soltanto se sono integrate negli altri pilastri di questa politica, come ribadito nel patto europeo sull’immigrazione e l’asilo: criminalizzazione degli immigrati, centri di identificazione ed espulsione, direttiva sui rimpatri; controllo delle frontiere, creazione di Frontex; “accordi di riammissione” come clausola degli accordi di “cooperazione”.
Introducendo una discriminazione tra gli immigrati, la Carta blu cerca di dare risposta agli obiettivi neoliberali della strategia di Lisbona nonché alle necessità di manodopera dell’Unione europea (stabilite in quote), riducendo così gli immigrati a “manodopera”, promuovendo il saccheggio di risorse umane da paesi terzi – particolarmente dei loro lavoratori più qualificati – e creando nell’Unione europea pericolosi sistemi centralizzati per l’immagazzinamento e la raccolta di dati sugli immigrati.
Ciò vale a dire che la Carta blu e la “procedura unica” formano un pilastro della disumana politica di immigrazione dell’Unione europea, che criminalizza ed espelle oppure sfrutta e scarta gli immigrati.
Magda Kósáné Kovács (PSE), per iscritto. – (HU) Da molto tempo l’immigrazione rappresenta una delle più importanti questioni economiche e sociali dell’Unione europea. In un’Europa che sta invecchiando, tutti concordano sulla necessità di potenziare la forza lavoro allo scopo di mantenere e dare impulso alla nostra competitività.
La promozione dell’immigrazione attraverso una risposta congiunta richiede non solo una regolamentazione da parte dell’Unione europea, ma anche una strategia uniforme che prenda in considerazione in ugual misura lo sviluppo sostenibile e l’equilibrio sociale.
La relazione presentata dall’onorevole Klamt sulla Carta blu europea è degna di plauso in quanto definisce condizioni di lavoro più accettabili per i lavoratori altamente qualificati provenienti dai paesi terzi, tenendo in considerazione le circostanze familiari nonché il loro eventuale ritorno in patria. Comunque, sono particolarmente lieta del fatto che stiamo affrontando questo problema insieme alla relazione Gaubert sul permesso di soggiorno e di lavoro unico, in modo da non dare neppure l’impressione di voler aprire le porte dell’Europa soltanto ai lavoratori altamente qualificati.
Per il bene dell’equilibrio sociale interno dell’Unione europea, occorre riflettere sulla portata degli effetti dell’attuale crisi economico-finanziaria sugli interessi europei. Una disoccupazione crescente comporta di per sé tensioni sociali, pertanto dobbiamo prevenire che le tensioni etniche e razziali esistenti a livello interno si acuiscano per via dell’immigrazione. Ciò potrebbe non solo alimentare la crescita dell’estrema destra, ma a lungo termine potrebbe diventare una fonte di animosità nei confronti dell’Unione europea – nonostante il fatto che l’Unione europea abbia svolto un ruolo decisamente stabilizzatore nella crisi.
Marian-Jean Marinescu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) L’introduzione della Carta blu, di cui l’Unione europea ha bisogno poiché si trova di fronte a una carenza di lavoratori altamente qualificati in alcuni settori, rappresenta un passo avanti per la migrazione economica di lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi.
Ciononostante, la Carta blu può rappresentare un passo indietro se gli Stati membri non rifiuteranno le domande di esenzione da questa procedura per quei settori del mercato del lavoro dove l’accesso per i lavoratori dei nuovi Stati membri è sottoposto a restrizioni, in base alle misure transitorie previste dai trattati di adesione.
Mi sento di dover ricordare che il Regno Unito e l’Irlanda hanno già espresso il desiderio di mantenere le restrizioni del mercato del lavoro nei confronti di Romania e Bulgaria per altri tre anni.
Vorrei sottolineare che l’applicazione della politica sulla direttiva della Carta blu porrebbe in posizione di svantaggio i cittadini europei rispetto ai cittadini di paesi terzi. Sebbene questa direttiva faccia riferimento al principio della preferenza comunitaria, è ovvio che questo non possa essere applicato ai cittadini europei soggetti a restrizioni in alcuni settori del mercato del lavoro europeo.
Dopo questo chiarimento, vi esorto a votare a favore dell’emendamento, in modo da non trovarci in una situazione in cui la migrazione economica proveniente da paesi terzi abbia la precedenza sulla libera circolazione tra gli Stati membri dell’Unione europea. Il logico desiderio dei nuovi Stati membri non è quello di sentirsi membri dell’Unione europea di seconda categoria.
Marianne Mikko (PSE) , per iscritto. – (ET) Onorevoli colleghi, la Carta blu contribuirà a ridurre diversi problemi in materia di lavoro e di immigrazione. La Carta blu rappresenta la proverbiale “carota” nella lotta contro l’immigrazione clandestina. Promuovendo e agevolando l’immigrazione regolare, l’Europa non solo contrasterà la carenza di specialisti, ma anche il traffico di esseri umani e l’immigrazione clandestina.
Sono favorevole all’idea che gli Stati membri debbano avere il diritto di decidere quante Carte blu voler rilasciare ogni anno. Allo stesso tempo, non dovremmo ricorrere al protezionismo per via dell’attuale crisi economica. Occorre essere preparati a ricevere lavoratori altamente qualificati da paesi terzi. Non dovremmo chiudere la porta a cittadini di talento di paesi terzi come conseguenza dell’attuale recessione economica.
Serve un’impostazione uniforme se si vuole restare competitivi a livello internazionale. Il sistema dell’Unione europea composto da 27 permessi diversi ostacola i “cervelli” che vengono in Europa per lavorare. Un sistema uniforme potrebbe costituire una soluzione che contribuirebbe a superare l’attuale periodo di recessione, per non menzionare il miglioramento della competitività oggi e, specialmente, in futuro.
Sirpa Pietikäinen (PPE-DE), per iscritto. – (FI) Ora, e sicuramente anche in futuro, l’Europa ha bisogno di forza lavoro, qualificata e non qualificata, proveniente da paesi terzi. Affinché l’Unione europea sia in grado di competere con gli Stati Uniti d’America per attirare gli immigrati formati e istruiti, l’Unione europea deve diventare una meta più appetibile. Favorire la mobilità dei lavoratori provenienti da paesi terzi è un passo nella direzione giusta per l’Unione europea, pertanto desidero ringraziare l’onorevole Klamt per la sua encomiabile relazione. La Carta blu migliorerebbe la mobilità dei lavoratori formati in arrivo nell’Unione europea da paesi terzi.
L’Unione europea non dovrebbe però diventare una sede di lavoro più allettante a spese dei paesi in via di sviluppo. Purtroppo, la fuga dei cervelli spesso priva quei paesi delle competenze e del know-how necessari per lo sviluppo e, in fase di adozione delle nuove norme, l’Unione europea dovrebbe prendere in seria considerazione questo problema. Inoltre, serve uno sviluppo attivo e continuo dell’istruzione superiore in Europa, sebbene sia facile acquisire lavoratori formati e preparati da altri paesi.
Le nuove regole sugli immigrati non devono comportare disuguaglianze significative tra cittadini di paesi terzi e cittadini comunitari. Le definizioni rigorose di forza lavoro professionale da parte del Parlamento europeo creeranno uno scenario di disuguaglianza qualora venissero fatte richieste irragionevoli a chi arriva da un paese terzo in termini di percorso educativo e di esperienza lavorativa.
La carenza di manodopera sta minacciando l’Unione europea nel suo complesso, non soltanto nei settori più altamente qualificati. L’Unione europea dovrebbe, pertanto, estendere il piano volto a favorire l’arrivo di forza lavoro da paesi terzi all’intera gamma dei lavoratori, invece di accaparrarsi la fetta migliore della torta.
Mihaela Popa (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Il deficit demografico e l’invecchiamento della popolazione dell’Unione europea mettono a rischio il nostro mercato del lavoro, nonché i sistemi sanitario e pensionistico.
In tale situazione, la Carta blu controbilancerà il sistema americano della Green Card, che si è dimostrato essere un vero successo, ricordando che circa il 50 per cento dei lavoratori altamente qualificati sceglie il mercato americano o quello canadese.
Ritengo sia vitale per noi avere un sistema di immigrazione uniforme per tutti i 27 Stati membri di modo che ogni Stato dell’Unione europea possa trarre beneficio dal valore aggiunto apportato da una forza lavoro altamente qualificata.
Mi sembra altrettanto importante che l’Unione europea dia a questi professionisti il riconoscimento dovuto offrendo loro salari equi e non discriminatori.
Prima di concludere, vorrei ricordare il fatto che, comunque, il mercato del lavoro comunitario non è ancora totalmente aperto ai lavoratori dei nuovi Stati membri. Dobbiamo, pertanto, prestare molta attenzione al fatto che le misure che adottiamo non discriminino i cittadini di fatto dell’Unione europea.
Katrin Saks (PSE), per iscritto. – (ET) Sono due i problemi che mi preoccupano in relazione alla Carta blu.
Da un’ottica europea, il flusso di cervelli in arrivo è una prospettiva eccellente. Rispetto all’America, all’Australia o al Canada, il numero di specialisti arrivati da noi è assai più ridotto. Tale incentivo contrasta, tuttavia, con un altro dei nostri principi, secondo il quale la questione dell’immigrazione va risolta a livello mondiale, e che lo sviluppo economico dei paesi terzi va aiutato, se si vogliono ridurre i flussi migratori, in particolare l’immigrazione clandestina. Che lo ammettiamo o no, i “cervelli” che noi sogniamo arrivino qui sono necessari nei paesi terzi per migliorare le condizioni di vita in quei luoghi.
Dal punto di vista dell’Europa, dove la concorrenza è forte, l’acquisizione di nuovi specialisti sarebbe un vantaggio, tanto più se si considera che la ricerca dimostra che la loro integrazione in una nuova società è molto più semplice e rapida. Neppure questo aspetto va sottovalutato.
Un ulteriore problema che osservo, in relazione alle difficoltà economiche e alla disoccupazione crescente, è che l’atteggiamento negativo nei confronti degli immigrati è destinato ad acuirsi. Nutro gli stessi timori anche per l’immigrazione interna all’Unione europea. Ciononostante, auspico che i sostenitori dei partiti politici dell’estrema destra non se ne approfittino e che le restrizioni oggi esistenti in alcuni Stati membri siano rimosse in futuro. Tutta l’Unione europea ne trarrebbe beneficio.