Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0409/2008), presentata dall’onorevole Stauner, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sul futuro dei regimi previdenziali e pensionistici: finanziamento e tendenza all’individualizzazione [2007/2290(INI)].
Gabriele Stauner, relatore. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, elaborare una relazione d’iniziativa sul tema del futuro dei regimi previdenziali e pensionistici è un compito affascinante, in quanto si tratta di un argomento attuale e complesso. Sussiste tuttavia il rischio non trascurabile che la relazione si trasformi in un lungo elenco di desideri o in un catalogo di richieste per le anime giuste.
Non abbiamo ceduto a questa tentazione, come si evince sin dall’inizio dal testo relativamente breve e molto tecnico, che evita con accuratezza formulazioni verbose. Vorrei pertanto ringraziare tutti i miei onorevoli colleghi, e in particolare i relatori ombra e l’onorevole Lulling, in qualità di relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, per l’autodisciplina di cui hanno dato prova.
Il mio obiettivo era produrre una relazione che fornisse a tutti i responsabili delle decisioni e ai soggetti interessati una descrizione degli sviluppi dei prossimi 3 o 4 decenni, e che offrisse spunti di riflessione e raccomandazioni pratiche relativamente alle singole aree di politica sociale. Per tradizione i regimi previdenziali e pensionistici degli Stati membri sono stati approntati, sviluppati e finanziati in modi molto diversi; per tale ragione non sarà possibile procedere a un’armonizzazione a livello comunitario.
Ciononostante, tutti i sistemi sono in difficoltà a causa degli sviluppi demografici e dei cambiamenti intervenuti sul mercato del lavoro in seguito alla globalizzazione. Di conseguenza, le riforme sono ineludibili in ogni caso. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che un proseguimento delle politiche passate non è sostenibile per nessuno dei sistemi esistenti: è il primo risultato importante.
La tipologia di riforme necessarie in ogni Stato membro varia naturalmente a seconda della struttura del sistema vigente. A nostro parere, tutti i sistemi necessitano comunque, tra le altre cose, di misure più numerose ed efficaci per garantire un equilibrio migliore tra attività lavorativa e vita familiare, per prevenire il calo del tasso di occupazione e impedire l’acuirsi dei problemi sociali causati dall’immigrazione di lavoratori su vasta scala.
In secondo luogo, malgrado l’introduzione dei cosiddetti contratti atipici, dobbiamo salvaguardare il modello tradizionale di occupazione a tempo pieno e indeterminato, perché rappresenta l’unico modo per garantire la stabilità del tenore di vita e dei sistemi previdenziali.
Il terzo aspetto prevede che, oltre ad assicurarci che la spesa sociale sia coperta finanziariamente grazie all’impiego di soluzioni ibride composte da contributi e capitale, dobbiamo porre l’accento sugli investimenti sociali.
In quarto luogo, occorre migliorare la produttività e potenziare la capacità di innovazione, visto che in Europa dipendiamo dal capitale umano.
Dobbiamo inoltre garantire un’assistenza qualitativamente elevata a tutti, in cui il progresso della medicina e il ridimensionamento dei contributi permettano di offrire a tutti i cittadini un’assistenza di base.
In sesto luogo, vanno introdotte misure speciali per tutelare le donne dai rischi specifici a cui sono esposte, in particolare la povertà in età avanzata, ad esempio accantonando fondi specifici destinati alla cura dei figli e all’assistenza familiare nelle assicurazioni pensionistiche.
Tutti i nostri sforzi futuri devono comunque essere ispirati da un senso di solidarietà tra le generazioni e i gruppi sociali, tanto più in un mondo caratterizzato dai cambiamenti dovuti alla globalizzazione, e che sta diventando sempre più spersonalizzato e anonimo. La solidarietà e la sussidiarietà sono i principi di base del modello sociale europeo. Con questi principi ben chiari in mente, dobbiamo dotare la globalizzazione di un volto sociale, per permettere ai lavoratori qualificati e flessibili di provvedere dignitosamente a se stessi e alle loro famiglie, di ricevere assistenza sanitaria di alta qualità in caso di malattia e di poter godere di una stabilità finanziaria in età avanzata.
Janez Potočnik, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, benché sia stata elaborata prima che le attuali turbolenze si abbattessero sui nostri mercati finanziari e la crisi economica emergesse in tutta la sua chiarezza, la relazione in oggetto è incredibilmente attuale e pertinente. Desidero congratularmi con la relatrice per l’ottimo lavoro svolto.
Il documento mette in luce i cambiamenti a lungo termine di natura sociodemografica ed economica che sono alla base della modernizzazione e della riforma dei nostri sistemi previdenziali. Sottolinea l’importanza dei nostri valori condivisi nel campo della protezione sociale, mostrando anche la loro utilità nel rendere sostenibili i nostri sistemi pensionistici e sanitari.
Un numero maggiore di cittadini che lavorano di più e più a lungo è la chiave per garantire l’adeguatezza e la sostenibilità a lungo termine della protezione sociale. E’ anche una strategia che soddisfa tutti i soggetti coinvolti. La relazione crea un nesso tra la protezione sociale sostenibile e adeguata da una parte, e la strategia di Lisbona e il nostro impegno a garantire finanze pubbliche sostenibili dall’altra. L’agenda sociale rinnovata proposta dalla Commissione corrobora tale nesso perorando un approccio ampio e olistico alle politiche e alle priorità sociali del futuro.
Accolgo con favore l’accento posto sulla promozione della piena integrazione delle donne nei nostri mercati del lavoro e sulla lotta contro tutte le forme di discriminazione per garantire a tutti una previdenza adeguata e in particolare il diritto alla pensione.
La relazione enfatizza la necessità di coniugare in molti Stati membri il passaggio al finanziamento delle pensioni con quadri regolamentari solidi a livello nazionale e comunitario, al fine di garantire una supervisione efficace e un monitoraggio attento dei risultati per i cittadini.
E’ un messaggio quanto mai opportuno. L’accesso a trattamenti medici di qualità e all’assistenza sanitaria preventiva rappresenta una pietra miliare dei modelli sociali comunitari. E’ un obiettivo che va conseguito per se stesso e, al contempo, un requisito necessario per garantire una forza lavoro produttiva in una fase caratterizzata dal rapido invecchiamento della popolazione.
La Commissione condivide le vostre preoccupazioni circa le disuguaglianze nel campo della salute e la necessità di assicurare assistenza sanitaria qualitativamente elevata a tutti, nonché finanziamenti per la solidarietà di cui possa beneficiare l’intera popolazione. Tali punti verranno ripresi in una comunicazione della Commissione sulle ineguaglianze sanitarie che verrà pubblicata il prossimo anno.
La relazione rivolge un forte appello a tutti noi, invitandoci non soltanto a proseguire gli sforzi per conseguire i nostri obiettivi di base dell’accesso per tutti, della solidarietà, dell’adeguatezza e della sostenibilità, ma anche a impegnarci per rafforzarli mediante la modernizzazione.
La Commissione renderà nota la sua posizione sulla crisi finanziaria e la recessione dell’economia reale in una comunicazione che verrà pubblicata il 26 novembre.
Nella relazione congiunta sulla protezione e inclusione sociale del 2009, esaminerà inoltre il ruolo sociale ed economico costruttivo svolto dalla protezione sociale.
Mi preme rassicurarvi sulla disponibilità della Commissione a rivedere i vari aspetti della relazione in stretta collaborazione con il Parlamento.
Presidente . – La discussione su questo punto è chiusa
La votazione si svolgerà giovedì 20 novembre 2008.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Bogusław Rogalski (UEN), per iscritto. – (PL) Purtroppo, l’invecchiamento e la contrazione demografica rappresentano il futuro ineludibile dell’Europa. Secondo i demografi, il tasso di natalità non riuscirà a garantire il ricambio generazionale, mentre l’aspettativa di vita media aumenterà. Un tasso di natalità ridotto comporta la difficoltà di conciliare la vita professionale con quella familiare, poiché non disponiamo di un numero sufficiente di asili nido e scuole materne, e manca il sostegno economico alle famiglie. Entro la fine del 2030 il rapporto tra popolazione attiva e non attiva sarà probabilmente pari a 2:1.
Ricorrere all’immigrazione per mitigare le conseguenze della diminuzione della popolazione attiva rappresenta soltanto una delle soluzioni possibili, che porterà anche a una maggiore diversità etnica, culturale e religiosa. Dobbiamo pertanto aumentare i livelli di occupazione tra i disabili e gli anziani (organizzando corsi di formazione e di aggiornamento). Anche la pensione deve essere resa più flessibile mediante l’introduzione della pensione volontaria, del cambio di posto di lavoro e dell’impiego delle nuove tecnologie.
Inoltre, gli Stati membri devono condurre una politica finanziaria equilibrata, ripartendo equamente l’onere fiscale tra lavoratori, consumatori e imprese.
I cambiamenti demografici incideranno notevolmente sulla spesa pubblica per le pensioni ordinarie e di anzianità, effetti che potranno essere mitigati con finanziamenti privati parziali. Anche la spesa sanitaria è destinata a salire.
Viste le circostanze, fornire ai cittadini dei paesi membri livelli adeguati di assistenza sanitaria e sussidi appropriati è un compito che richiede interventi immediati su molti versanti sociali e governativi.