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Procedura : 2008/2119(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0435/2008

Testi presentati :

A6-0435/2008

Discussioni :

PV 03/12/2008 - 22
CRE 03/12/2008 - 22

Votazioni :

PV 04/12/2008 - 7.11
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0582

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 3 dicembre 2008 - Bruxelles Edizione GU

22. Situazione delle donne nei Balcani (breve presentazione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca una breve presentazione della relazione (A6-0435/2008) presentata dall’onorevole Gurmai, a nome della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, sulla situazione delle donne nei Balcani [2008/2119(INI)].

 
  
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  Zita Gurmai, relatore. – (HU) Signor Commissario, onorevoli colleghi, vi ringrazio per essere rimasti ad ascoltare fino a tarda ora. Sono molto lieta di potervi presentare oggi questa proposta. Mi fa piacere, perché dimostra che il Parlamento europeo ritiene importante verificare e migliorare la situazione delle donne nei Balcani. Sono convinta che sia nostro comune interesse e responsabilità, dal momento che l'Unione europea non può non occuparsene.

Sappiamo tutti che i paesi della regione hanno vissuto gravi traumi, e non molto tempo fa; stanno compiendo enormi sforzi per affrontare i loro problemi, e per questo meritano ammirazione. È mio parere, tuttavia, che non riescano a prendere in debita considerazione una risorsa molto importante, e cioè le donne.

È indubitabile che le donne abbiano sofferto particolarmente durante le guerre, ma dobbiamo tener presente che non sono solo vittime, ma svolgono un ruolo costruttivo, attivo, utile e indispensabile per la stabilizzazione democratica e per la ricostruzione.

Non sono mai stata favorevole a fare eccezioni per le donne, ma ho l'ardire di dichiarare che devono essere date loro le stesse opportunità degli uomini. Né più né meno. E questo caso non fa differenza. Le donne possono soddisfare i suddetti ruoli solo se viene data loro l'opportunità di farlo.

E qual è questa opportunità? Dal momento che le donne costituiscono la metà della popolazione, deve essere dato loro un ruolo decisionale di pari proporzione. So che, secondo molti, una quota non rappresenta la vera soluzione, ma devo dire che purtroppo non è stata ancora trovata una soluzione amministrativa più efficace.

L'emancipazione economica delle donne è uno dei primi compiti. Le donne che lavorano sono i membri più produttivi della società e sono meno asservite. E se lavorano, non possiamo permettere che vengano escluse dalle posizioni dirigenziali della vita economica. Allo stesso tempo, le donne che lavorano duramente devono avere la possibilità di conciliare la vita professionale con gli impegni familiari.

Affinché ciò accada, l'atteggiamento della società deve diventare più positivo nei confronti delle donne, e gli stereotipi negativi devono essere aboliti. In questo senso l'istruzione e i mezzi di comunicazione svolgono un ruolo centrale. Potrei continuare in questo lungo elenco, ma per amor di brevità mi limiterò a sottolineare due punti molto importanti.

In primo luogo, non possiamo mai dimenticare che la regione in questione si compone di diversi paesi, e questi non possono essere accomunati e trattati tutti allo stesso modo. Ogni paese si sta impegnando molto in ogni ambito, e quindi anche per il miglioramento della situazione delle donne. Naturalmente alcuni paesi sono più avanti di altri in questa lotta. Ho cercato di comunicare questo messaggio nella tabella allegata alla relazione.

In secondo luogo, la possibilità di un futuro ingresso nell'Unione europea è una motivazione importante perché questi paesi raggiungano i propri obiettivi. E’ importante che sia noi sia i paesi coinvolti approfittiamo di questo periodo anche a questo proposito.

L’obiettivo della mia relazione sta nell’indicare che questi paesi sono sulla strada giusta, che rendo omaggio ai loro sforzi e che auguro loro del coraggio per quello che ci aspetta.

Colgo l'occasione per esprimere i miei ringraziamenti per l'enorme aiuto che ho ricevuto nel corso di questo lavoro da Rodolfo Verdines ed Elvy Svennerstål del segretariato della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, da Effy Tsonos e Majella MacCone del segretariato del gruppo socialista al Parlamento europeo, dai miei colleghi relatori ombra, onorevole Panayotopoulos-Cassiotou, onorevole Pack, onorevole Bauer, onorevole Járóka, onorevole Hyusmenova, onorevole Bozkurt, onorevole Podimata, onorevole Lyubcheva e molti altri. Un ringraziamento speciale va al segretariato del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, del gruppo Verde/Alleanza libera europea e, naturalmente, dei Liberali per il loro lavoro instancabile e per l’inesauribile disponibilità a fare concessioni. Ultimi ma non meno importanti, vorrei ringraziare i miei colleghi più vicini.

Sono molto orgogliosa del fatto che la mozione che sto presentando oggi rifletta un ampio compromesso che, a mio parere, rende il messaggio del Parlamento europeo chiaro, inequivocabile e forte. Mi auguro che leggendo tra le righe sia chiaro che il mio obiettivo è quello di dare alla relazione un tono positivo, incoraggiante. Grazie per la vostra attenzione. E’ anche un piacere particolare, che sia qui con noi il commissario Verheugen, che era il commissario per l’allargamento al momento in cui abbiamo aderito all'Unione europea.

 
  
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  Günter Verheugen, vicepresidente della Commissione. – (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, onorevole Gurmai, sono stato responsabile per l'allargamento, ma è stato quattro anni fa. Tuttavia, ricordo ancora alcune delle conoscenze fatte in quel periodo. Sono veramente contento di essere in grado questa sera di parlare con voi di questo argomento. Ho sempre avuto un particolare interesse per questo tema ed è così anche oggi.

La sua relazione coincide con le conclusioni della Commissione: non vi sono differenze di opinione. E’ chiaramente vero che noi consideriamo la questione dei diritti delle donne e la parità tra uomini e donne una componente assolutamente indispensabile dei criteri politici che costituiscono un presupposto fondamentale per l'avvio e la conclusione dei negoziati di adesione.

Per mia esperienza personale, posso dire – e il commissario Rehn che vi sta ora lavorando lo conferma – che i negoziati per l’allargamento, anzi l'intero processo di allargamento e la semplice speranza che i negoziati di adesione possano avvenire migliorano puntualmente e in modo significativo la situazione sociale dei gruppi svantaggiati. I governi e i parlamenti dei paesi interessati sanno quello che l'Europa si aspetta da loro. A mio parere, non vi è più forte catalizzatore per un rapido cambiamento sociale nei paesi candidati o candidati potenziali della prospettiva di poter diventare un membro dell'Unione europea, e quindi di dover rispettare le norme che seguiamo in Europa.

Le relazioni che lei ha preparato, la sua e la nostra analisi, descrivono una situazione davvero scoraggiante. Le donne nei paesi di cui stiamo discutendo oggi sono in genere insufficientemente rappresentate, sia nel mercato del lavoro sia nella vita politica. La violenza domestica è molto diffusa. La situazione delle donne nelle zone rurali è estremamente preoccupante. Le ragazze e le donne di minoranze nazionali etniche – soprattutto le donne rom – soffrono, così come accade alle donne disabili, di una particolare discriminazione, e troppo spesso le donne e le ragazze cadono purtroppo vittime del traffico di esseri umani.

Per la Commissione è quindi scontato che nella sua cooperazione con i paesi candidati e i potenziali candidati debbano essere sviluppati programmi per migliorare tali condizioni. Non c'è bisogno di descriverli qui nel dettaglio. Esiste una vasta gamma di programmi che dovrebbero consentire ai governi e alle autorità dei paesi candidati di affrontare il problema in modo corretto. Tuttavia, ci sono anche progetti e programmi, basati sul principio dell’auto-aiuto, che sostengono le organizzazioni non governative e gli altri gruppi sociali.

Le posso assicurare, onorevole Gurmai, che la Commissione in futuro continuerà a fare tutto il possibile per contribuire al rafforzamento dei diritti delle donne nei paesi balcanici. Ciò chiaramente comprende – come ho già detto – il sostegno alle organizzazioni delle donne e alle organizzazioni non governative. Credo che una prospettiva credibile e seria di adesione di questi paesi rappresenti lo stimolo più forte possibile per chiedere loro di fare davvero ciò che è necessario.

Tuttavia, non dobbiamo qui farci delle illusioni. Tutti qui in quest’Aula sappiamo che simili processi sociali richiedono il loro tempo. Se posso tornare di nuovo alla mia esperienza, non possiamo accontentarci del fatto che una cosa o un’altra diventi legge. Non possiamo accontentarci del fatto che si stiano preparando meravigliosi piani d'azione che sembrano grandi sulla carta. Ne ho visti a decine e non significa assolutamente che tutto ciò accada realmente. Il vero lavoro dunque è solo agli inizi. Sono molto grato che il Parlamento europeo stia mostrando così grande interesse per questo obiettivo.

 
  
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  Presidente. - La discussione su questo punto è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì 4 dicembre 2008, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)

 
  
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  Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (EN) Nei Balcani lo sviluppo sociale, in termini di parità tra i sessi, è purtroppo noto per non aver fatto passi avanti. Anche se alcuni dei paesi balcanici hanno avuto lo status di candidato all'adesione all'Unione europea, la situazione delle donne sta diventando sempre più preoccupante e difficile da migliorare.

Per sostenere la posizione delle donne nelle società dei Balcani, l'Unione europea deve essere sempre più coinvolta nel lento processo democratico che caratterizza la maggior parte dei paesi della regione e deve favorire la promozione di strumenti giuridicamente vincolanti in materia di diritti e libertà delle donne. Inoltre, la discriminazione positiva dovrebbe essere un concetto impiegato dai governi della regione, allo stesso modo in cui è applicata negli Stati membri dell'Unione europea.

Nondimeno, al fine di ricreare un contesto sociale post-bellico stabile è indispensabile promuovere lo sviluppo di una società egualitaria, che tuteli la posizione delle donne evitando il ripristino delle istituzioni patriarcali che hanno caratterizzato gran parte del passato. La partecipazione delle donne al processo decisionale è essenziale per realizzare un cambiamento sostanziale del loro status nella società e avrà un significato concreto per i futuri miglioramenti.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. – (EN) Le pari opportunità per le donne e gli uomini sono un aspetto importante dei criteri di Copenaghen. I paesi dei Balcani hanno molto lavoro da fare in questo settore. I paesi candidati devono impegnarsi a rendere le loro leggi contro la discriminazione, e le leggi di parità tra i sessi, conformi all’acquis communautaire.

Le questioni che richiedono particolare attenzione nei Balcani comprendono: il potenziamento dell’assistenza sanitaria, l’aumento della presenza delle donne nel governo, la protezione delle donne dalla violenza domestica, l’eliminazione dei reati sessuali, e l’attuazione di strategie più incisive nella lotta alla discriminazione.

Questi problemi esistono sicuramente anche all'interno degli Stati membri dell'Unione europea. Dobbiamo cercare costantemente di migliorare la parità tra donne e uomini.

Ma gli Stati candidati devono prestare particolare attenzione a correggere questi problemi prima che diventi possibile per loro entrare a far parte dell'Unione europea.

 
  
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  Lívia Járóka (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I problemi di discriminazione con cui fanno i conti le comunità rom restano irrisolti in tutta Europa. In entrambi i vecchi e nuovi Stati membri, così come nei paesi candidati, le politiche di integrazione sono generalmente deboli, sporadiche e gestite caso per caso. Le donne rom in tutti i Balcani sono vittime di discriminazione non solo sulla base del genere, ma anche in considerazione del gruppo etnico al quale appartengono. A causa della loro emarginazione dalla società tradizionale, le donne rom vengono discriminate, il che influenza il loro accesso alle cure sanitarie, a un’istruzione di qualità, agli alloggi e all'occupazione.

E’ estremamente importante che i paesi candidati e potenziali candidati dei Balcani garantiscano l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e di pregiudizio nei confronti delle donne rom e l'introduzione di una pratica ed efficace strategia di lotta contro la discriminazione, da attuare a tutti i livelli (nazionale e locale).

E’ ovvio che il processo di allargamento dell'Unione europea, attraverso lo strumento dei criteri di Copenaghen, ha la potenzialità di cambiare radicalmente la situazione dei rom nei Balcani. Per questo motivo è fondamentale che la Commissione europea adotti un efficace sistema di monitoraggio al fine di misurare gli sforzi pratici compiuti sui diritti delle minoranze e delle donne nei Balcani: questo dimostrerà il pieno rispetto dei criteri politici di adesione.

 
  
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  Dumitru Oprea (PPE-DE), per iscritto. – (RO) La relazione sulla situazione delle donne nei Balcani affronta uno dei temi più attuali del momento: il ruolo delle donne nella società moderna. C’è un gran numero di campanelli d'allarme per la situazione delle donne nei Balcani in un momento in cui è in corso un processo di creazione di una democrazia stabile. Questa relazione non è solo globale, ma si occupa anche di temi chiave che hanno validità universale, come le donne nel mercato del lavoro, la lotta contro gli stereotipi, la salute delle donne, il coinvolgimento delle donne nel processo decisionale, la violenza contro le donne e la tratta di esseri umani. La pertinenza di questi temi è tanto più evidente negli Stati che hanno subito grandi cambiamenti negli ultimi vent’anni.

Ciò che ci interessa è come sia difficile valutare la situazione attuale in questi paesi. Le donne sono discriminate, che ciò accada intenzionalmente o meno. Un esempio di questo è il mercato del lavoro “informale” per le donne. In alcuni paesi questa situazione è considerata come la norma. Ancora più allarmante è il problema delle donne che sono dirette o “spinte” verso attività lesive della dignità umana, come la prostituzione, o che cadono preda di coloro che sono coinvolti nel traffico di esseri umani. Un'altra preoccupazione è il fatto che molte donne sono anche vittime di violenza domestica.

Inoltre, le donne hanno bisogno di venire maggiormente coinvolte nei cambiamenti delle abitudini in modo che possano occupare il posto che meritano nella società.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto. – (RO) In veste di europarlamentare di un paese nelle immediate vicinanze dei Balcani occidentali, accolgo con favore i progressi compiuti dai paesi candidati, o potenziali candidati, menzionati nella relazione. Tuttavia, abbiamo bisogno di specifiche misure politiche per eliminare la discriminazione sociale ed economica e le insicurezze che continuano a esistere nella regione.

I conflitti nella regione hanno minato l'immagine delle donne nella memoria collettiva. Essi hanno anche portato alla comparsa e al rafforzamento degli stereotipi secondo cui il ruolo delle donne nella società è fortemente ridotto, oscurato da uomini potenti.

Il punto di partenza per l'eliminazione di questi stereotipi è il livello primario dell’istruzione. I materiali educativi nelle scuole dovrebbero effettivamente promuovere un'immagine positiva delle donne come titolari degli stessi pari diritti degli uomini.

E’ nostro dovere sostenere questi programmi sia politicamente sia finanziariamente. Ciò significa che durante il processo di negoziazione i risultati ottenuti devono essere attentamente verificati.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) L'Unione europea ha bisogno di controllare più da vicino la situazione delle donne nei Balcani, in particolare nei paesi candidati all'adesione all'Unione europea.

E’ opportuno, allo stesso tempo, incoraggiare la concessione di fondi pre-adesione per sostenere gli Stati dei Balcani nella loro lotta contro la tratta di esseri umani e contro la prostituzione, in particolare per ciò che coinvolge i bambini, nonché per fornire servizi sanitari adeguati a cui possa avere accesso ogni donna, indipendentemente dalla razza, dalla religione o dalla condizione sociale. Ultimo elemento, ma non meno importante, questi fondi potrebbero anche contribuire a creare centri di accoglienza e consultori per le donne vittime della violenza domestica.

Sottolineo inoltre l'importanza di fornire sostegno alle organizzazioni non governative che lottano per i diritti delle donne nei Balcani, sostegno di cui devono farsi carico sia i governi nella regione dei Balcani che le organizzazioni non governative degli Stati membri dell'Unione europea.

Chiedo che vengano esercitate pressioni sui governi dei paesi dei Balcani perché siano adottate con urgenza misure per combattere e prevenire la tratta di esseri umani, la prostituzione che coinvolge i minori e la pornografia infantile, tenendo presente che i Balcani sono sia una regione di transito che un punto di origine del traffico degli esseri umani.

Non dobbiamo trascurare la necessità che le istituzioni competenti nei Balcani adottino misure volte ad assicurare la parità di retribuzione tra donne e uomini e neppure la necessità di educare la gente contro gli stereotipi.

 
  
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  Dushana Zdravkova (PPE-DE), per iscritto. – (BG) La settimana scorsa abbiamo celebrato la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. La Commissione europea ha sottolineato l'importanza di una battaglia senza quartiere contro questo problema incalzante. Anche il Parlamento europeo deve fare appello agli Stati candidati perché assumano misure attive per la corretta applicazione e il rispetto del quadro legislativo esistente. La legge infatti non può restare solo sulla carta, ma deve essere applicata anche nella realtà, in modo da migliorare la posizione delle donne, che sono sottoposte ogni giorno a tale tormento e che non si rendono nemmeno conto che ciò è inaccettabile. È per questo che sono d'accordo con il ricercatore sull’esigenza di intraprendere azioni finalizzate a cambiare i modi stereotipati di pensare che sono diffusi in questi paesi.

Richiamo la vostra attenzione su un altro punto fondamentale formulato nella relazione. Considerando le caratteristiche della regione e in particolare i conflitti militari di cui l'intera Europa è stata testimone negli ultimi dieci anni, vorrei sottolineare il fatto che nelle zone di conflitto, uomini e donne, ragazze e ragazzi vivono in modo diverso l'esperienza della guerra. È vero che le donne e i bambini sono più spesso vittime di questi conflitti, ma le donne devono avere le stesse possibilità e devono essere garantite loro pari opportunità, anche per metterle in grado di battersi, partecipare attivamente alla vita sociale e politica, gestire e stabilizzare la società.

 
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