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Procedura : 2008/0121(CNS)
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Testi presentati :

A6-0471/2008

Discussioni :

Votazioni :

PV 16/12/2008 - 3.4
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0587

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 16 dicembre 2008 - Strasburgo Edizione GU

4. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
Processo verbale
  

Dichiarazioni orali di voto

 
  
  

– Relazione Bushill-Matthews (A6-0454/2008)

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, il comitato aziendale europeo esiste ormai da 14 anni, ed era ormai tempo che lo modificassimo. Ho votato a favore della relazione perché finalmente potremo adattare il comitato alla nuova realtà. L’Europa conta un gran numero di cosiddette aziende europee, ossia aziende che operano su base transfrontaliera. Era quindi necessario adeguare il mandato del comitato aziendale europeo per soddisfare queste nuove caratteristiche. Dobbiamo sostenere questa relazione, se non altro perché assicura che, in tutte le aziende operanti in ambito transfrontaliero, e per le quali si debba tener conto dei problemi transfrontalieri dei dipendenti, questi ultimi vengano effettivamente rappresentati nell’ambito del comitato aziendale europeo.

 
  
  

– Relazione Gargani (A6-0483/2008)

 
  
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  Daniel Hannan (NI) . (EN) Signor Presidente, in occasioni come questa, talvolta vale la pena di tornare ai principi originari e chiedersi perché dovremmo aver bisogno di un regolamento europeo in questo campo. Se lei vuole vendermi qualcosa e io voglio acquistarla da lei, e venditore e acquirente sono entrambi soddisfatti dell’unità di misura, non spetta certo a un governo nazionale, e tanto meno all’Unione europea, intervenire per dichiarare l’illegalità della transazione. Potrebbe forse sembrare un’osservazione astrusa o puramente accademica, ma nel mio paese alcune azioni legali si sono protratte per lungo tempo, con grave disagio per le parti interessate; e tutto questo soltanto perché le transazioni commerciali erano state svolte utilizzando unità di misura che erano familiari agli acquirenti. Ecco un altro esempio di come il potere sia stato sottratto agli Stati nazionali e conferito a coloro per cui noi non possiamo votare nell’ambito delle istituzioni europee.

Ripeterò la nostra richiesta di tenere un referendum sul trattato di Lisbona: Pactio Olisipiensis censenda est!

 
  
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  Martine Roure (PSE) . – (FR) Signor Presidente, questa è certamente una giornata storica per il nostro Parlamento. Abbiamo lavorato molto per arrivare dove siamo, e mi spingerei a dire che questo dossier ha ormai più di 15 anni.

Lei ne conosce bene la storia, dal momento che ha presieduto un gruppo di lavoro che, giustamente, riteneva importante lo statuto degli assistenti. Per noi, questo è il coronamento di un lungo lavoro. Come lei ha detto, gli altri presidenti che hanno preceduto il presidente Pöttering hanno offerto un significativo contributo a questa conquista. Ho già ringraziato l’onorevole Fontaine, che ho appena incontrato per le scale.

Vorrei quindi ringraziare il gruppo di lavoro di cui anche lei ha fatto parte, formato dagli onorevoli Friedrich, Lulling, Nicholson, De Vits e Wallis – spero di non aver dimenticato nessuno; grazie all’intensa solidarietà che è sempre regnata all’interno di questo gruppo di lavoro, siamo riusciti nel nostro intento. Desidero inoltre congratularmi con la commissione giuridica, che ha saputo prendere la fiaccola, raccogliere la sfida e lavorare con rapidità; per tutto questo la ringrazio molto.

 
  
  

– Relazione Busuttil (A6-0446/2008)

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE) . (EN) Signor Presidente, mi congratulo con il relatore per la sua relazione. Ho votato a favore delle sue raccomandazioni, poiché centinaia di cittadini dei collegi elettorali delle East Midlands, da Nottingham a Daventry, da Glossop a Lincoln, sono stati ingannati proprio da uno degli annuari che egli sta cercando di eliminare: la European City Guide. L’azienda in questione svolge attività fraudolenta, inviando fatture e minacciando azioni legali qualora i destinatari non paghino la pubblicità che poi non comparirà mai nel prodotto che essa finge di vendere.

La European City Guide è una delle principali cause di denunce che ho ricevuto da quando sono entrato a far parte di quest’Assemblea dieci anni fa. In effetti, le prime denunce sono arrivate con il primo mucchio di lettere che ho ricevuto subito dopo essere stato eletto, e le ultime sono giunte questa mattina. Sono quindi molto lieto di aver potuto sostenere, per una volta, un’iniziativa di quest’Assemblea.

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE) . (EN) Signor Presidente, come il collega che mi ha preceduto, anch’io vorrei elogiare il relatore per la sua relazione sul tema, giacché mi sembra piuttosto importante. Alcuni di noi hanno ricevuto lettere dai cittadini dei propri collegi elettorali che riguardano appunto questo specifico imbroglio. Ho ricevuto molte lettere nel mio collegio elettorale di Londra, anche da molte piccole imprese ubicate in diversi paesi dell’Unione europea; tutti gli scriventi temono di essere obbligati a pagare l’importo di denaro richiesto per evitare un’azione legale.

Questo è uno degli aspetti positivi dell’Unione europea. Non nego di aver criticato l’opportunità di un’ulteriore integrazione politica ed economica, ma sono pronto a riconoscere i risultati positivi raggiunti dall’Unione europea. Forse dovremmo concentrarci su ciò che sappiamo fare bene, e lasciar perdere quello che non ci riesce tanto bene, abbandonando per esempio l’approccio per cui tendiamo a standardizzare e unificare ogni cosa.

Questo è stato definito uno dei primi euro-imbrogli, ma non è certo il primo euro-imbroglio. Altri esempi di euro-imbrogli sono la Costituzione europea e il trattato di Lisbona. Ci dicono che il trattato di Lisbona è completamente diverso dalla Costituzione europea, ma in realtà è esattamente la stessa cosa; negare ai cittadini britannici il diritto di votare equivale a imbrogliarli e negar loro il diritto alla democrazia.

 
  
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  Marcin Libicki (UEN) . – (PL) Signor Presidente, nella mia veste di presidente della commissione per le petizioni, posso dire che siamo molto soddisfatti che la nostra proposta di presentare una relazione sulle pratiche ingannevoli di società responsabili degli annuari commerciali come City Guide sia stata accettata, facendo seguito alle informazioni da noi ottenute in merito a tali pratiche. La relazione è stata elaborata dall’onorevole Busuttil, con il quale desidero congratularmi per il successo ottenuto. L’intera commissione per le petizioni e la segreteria hanno lavorato per preparare la relazione. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato, in primo luogo l’onorevole Busuttil e tutti i deputati che hanno sostenuto questa risoluzione intorno alla quale, in effetti, si è raccolto un consenso quasi unanime.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN) . – (PL) Signor Presidente, non è questo l’unico settore in cui si pretenda il pagamento di servizi mai resi. Sostengo dunque con entusiasmo questa relazione e ho votato in suo favore. Purtroppo non sono riuscita a votare per le prime relazioni che sono state messe ai voti poiché era stato bloccato l’accesso al Parlamento, e di conseguenza, come altri colleghi, non sono riuscita a raggiungere l’Aula. Voglio quindi protestare formalmente contro questa situazione.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE) . (EN) Signor Presidente, sono molto lieta che la relazione su City Guide e gli annuari commerciali abbia raccolto un così ampio consenso, e mi congratulo con il relatore per l’opera svolta. Il tema è stato sollevato dal basso e ha ottenuto una risposta dal Parlamento; coinvolge gli individui, le associazioni, le scuole e le aziende derubate da imprese che prosperano grazie alla mancanza di coordinamento.

Mi auguro che grazie alla votazione odierna i nostri cittadini comprendano la necessità di essere estremamente cauti al momento di firmare, e capiscano inoltre che il Parlamento ascolta le loro preoccupazioni; la nostra Assemblea, infatti, chiederà agli Stati membri – e in generale alle autorità europee – di adottare le azioni necessarie per impedire le frodi ai danni delle imprese.

Questo è un buon giorno per l’onorevole Busuttil, il relatore, e anche per la commissione per le petizioni, che si è battuta a lungo sulla questione. Attendo con ansia il momento in cui potrò riferire ai cittadini del mio collegio elettorale – alle centinaia di persone che mi hanno contattata per questo problema – gli effettivi progressi che sono stati compiuti in questa sede.

 
  
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  Tadeusz Zwiefka (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, vorrei fare un’osservazione di carattere generale. Anch’io oggi non ho potuto partecipare alle prime votazioni, poiché l’accesso al Parlamento era bloccato. Ritengo inaccettabile che un agente di polizia francese impedisca a un veicolo, chiaramente contrassegnato come veicolo in servizio per il Parlamento, di raggiungerne la sede. Questo avviene solo a Strasburgo. Se si ripeterà, considererò l’opportunità di schierarmi con coloro che si oppongono alla sede di Strasburgo. Dopo tutto, situazioni come quella che ho descritto non si verificano a Bruxelles.

 
  
  

– Relazione Deprez (A6-0499/2008)

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE) . (EN) Signor Presidente, avevo chiesto la parola per fare una dichiarazione di voto sulla protezione dell’euro. Mi sarà concesso?

 
  
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  Presidente . – Dal momento che non c’è stata alcuna discussione, il regolamento prevede che non vi debbano essere dichiarazioni orali. Lei quindi ha due possibilità: può presentare la sua dichiarazione per iscritto oppure, visto che abbiamo ancora un po’ di tempo, può fare un intervento orale che sarà poi trascritto.

Faccia il suo intervento orale, allora.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE) . (EN) Signor Presidente, lei è veramente troppo gentile; spero che non debba pentirsi di questa sua concessione!

I conservatori britannici si sono astenuti dalle votazioni sul celebre e acclamato euro; riteniamo infatti opportuno che chiunque non voglia entrare a far parte della zona dell’euro, lasci le decisioni su tale valuta ai paesi che ne fanno parte. Negli ultimi mesi tuttavia, alcuni dei deputati che da più tempo fanno parte di quest’Assemblea hanno adottato comportamenti moralmente inopportuni e disdicevoli. Il comportamento di alcuni presidenti dei nostri gruppi parlamentari, durante la loro visita al presidente della Repubblica ceca, non è stato sufficientemente rispettoso né deferente; ci si aspetterebbe infatti un atteggiamento ben diverso in presenza del presidente di un paese democratico europeo.

Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, molti dei deputati qui presenti lamenteranno la mancanza di rispetto o di attenzione dei propri elettori. Forse dovrebbero ricordare che per guadagnarsi il rispetto altrui è necessario rispettare gli altri, soprattutto coloro che manifestano opinioni diverse. Apparentemente i vecchi rivoluzionari non muoiono mai: tendono però a dimenticare la causa per cui avevano combattuto!

 
  
  

– Relazione Gargani (A6-0483/2008)

 
  
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  Ingeborg Gräßle (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Gargani perché a mio avviso il contenuto della proposta – un regolamento del Consiglio, materia su cui abbiamo solo il diritto di esprimere il nostro parere – rappresenta una grave violazione delle libertà dei deputati. Vorrei sottolineare, senza peraltro sminuire il lavoro svolto dalla commissione giuridica, che esistono ancora molti problemi e punti irrisolti quanto agli effetti di questo regolamento del Consiglio sui nostri assistenti.

Quale membro della commissione per il controllo dei bilanci, ho sempre sostenuto la necessità di affrontare con urgenza la questione dello statuto degli assistenti. Sono sempre stata tra coloro che pagano i contributi della previdenza sociale ai propri dipendenti, garantendo loro adeguate condizioni lavorative. Quei deputati che non lo hanno fatto, ci hanno imposto questo regolamento del Consiglio. Una più tempestiva reazione da parte dei servizi amministrativi del Parlamento sarebbe stata auspicabile, e ci avrebbe consentito una migliore applicazione del modello vigente – un modello che mi sembra del tutto accettabile, e che vogliamo comunque conservare per gli assistenti locali. Questa sarebbe stata una soluzione migliore a garanzia della libertà di tutti.

 
  
  

– Relazione Busuttil (A6-0446/2008)

 
  
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  Richard Corbett (PSE) . (EN) Signor Presidente, vorrei unirmi a coloro che si sono congratulati con l’onorevole Busuttil per le sue relazioni e deplorano gli espedienti contenuti nei vari annuari.

Un aspetto ancora poco noto riguarda il modo aggressivo in cui questi annuari perseguitano le proprie “vittime” con richieste di pagamento. Coloro che hanno subito le pratiche sleali di European City Guide e di altri annuari hanno realizzato un sito, lo Stop the European City Guide, per diffondere informazioni su questi pericolosi imbrogli e aiutare le piccole imprese, le organizzazioni sportive, le associazioni di beneficenza e altre vittime a sottrarsi a simili truffe e a contrastarle. Eppure i titolari di tali annuari hanno minacciato i promotori di questa iniziativa, cercando di convincere il provider del sito a interrompere il servizio Internet. Di conseguenza adesso ospito questo sito sul mio sito web, giacché apparentemente costoro non osano attaccare un deputato al Parlamento europeo.

Invito quindi tutte le vittime, o le potenziali vittime, di questa frode a ricorrere a tale organizzazione per coordinare le proprie attività, e a collaborare con noi per promuovere soluzioni legislative che pongano fine a tutte queste truffe.

 
  
  

Dichiarazioni scritte di voto

 
  
  

– Raccomandazione: Jacek Saryusz-Wolski (A6-0458/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voto a favore di questo accordo che si inserisce all'interno di una interazione tra la nostra Europa ed il Maghreb.

Tuttavia, anche in questa occasione vorrei sottolineare la ripetuta violazione dei diritti umani ed il mancato rispetto degli obblighi internazionali da parte del Marocco sulla questione Saharawi: ciò che si chiede è semplicemente di seguire quanto stabilito dalle varie risoluzioni ONU in materia. Va ribadito il diritto del popolo Saharawi nel suo complesso a dire la sua in materia di autodeterminazione: si tratta dell'ultimo caso di colonialismo in Africa e la comunità internazionale non può continuare a rimanere silente. L'Europa, in questo contesto, si assuma le proprie responsabilità.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (MT) Sostengo senza riserve l’opportunità di dare importanza alle relazioni tra l’Unione europea e i suoi vicini, soprattutto nel Mediterraneo. Il Regno del Marocco ha sempre propugnato la necessità di rinsaldare i legami con l’Unione europea, e spetta quindi a noi far sì che questa cooperazione continui a svilupparsi e si rafforzi.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della proposta di decisione del Consiglio sulla conclusione di un Protocollo dell’accordo euromediterraneo tra le Comunità europee e i rispettivi Stati membri, da una parte, e il Regno del Marocco, dall’altra, per tener conto dell’adesione della Bulgaria e della Romania all’Unione europea, al fine di sviluppare relazioni istituzionali e commerciali con il Marocco.

 
  
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  Lena Ek (ALDE), per iscritto.(SV) Non fosse stato per le azioni condotte dal Marocco nel Sahara occidentale avrei votato a favore di questa risoluzione. Non sono affatto contraria a un rapporto di associazione e scambio tra l’Unione europea e il Marocco ma, per avere il mio sostegno, il Marocco dovrà prima rispettare i diritti umani e cessare l’oppressione a danno del popolo del Sahara occidentale.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Mi sono astenuto dalla votazione sul Protocollo dell’accordo euromediterraneo tra le Comunità europee e il Marocco, non per i dettagli tecnici della relazione Saryusz-Wolski, ma piuttosto per il suo contenuto politico. L’occupazione della Repubblica democratica araba del Sahara occidentale da parte del Marocco, la guerra che il Marocco stesso conduce contro il movimento di resistenza che cerca di liberare il paese e le violazioni dei diritti umani perpetrate contro la popolazione civile ci impongono di fare almeno dei timidi gesti di protesta. Vorrei poter fare di più.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi esprimo in favore della raccomandazione dell’onorevole Saryusz-Wolski relativa alla proposta di decisione del Consiglio sulla conclusione di un protocollo dell’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra Stati membri e Regno del Marocco. Ritengo che il Parlamento debba concedere il suo parere favorevole alla conclusione di tale accordo in seguito all'ingresso di Bulgaria e Romania nel territorio dell'Unione; è necessario effettuare un adattamento dello stesso, il quale permetterà al Marocco di proseguire nell'abolizione accelerata del regime tariffario su alcuni dei prodotti che il Paese importa.

 
  
  

– Raccomandazione: Jacek Saryusz-Wolski (A6-0496/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voto a favore di questa relazione del collega Saryusz-Wolski che prevede una maggiore sinergia con l'Albania.

Il territorio albanese geograficamente appartiene all'Europa ed è nostro dovere favorire in questa nazione, che ha affrontato tali ingenti difficoltà, un avvicinamento progressivo alle istituzioni comunitarie. Questa relazione va in tale direzione. Ho incontrato nei mesi scorsi a Tirana gli studenti universitari: sento crescere una grande voglia di Europa tra le nuove leve albanesi che comprendono la necessità di uscire dall’isolamento storico che il Paese ha sempre vissuto e l'opportunità di condividere un percorso comune con i 27 partner europei. Lavoriamo per raggiungere tale obiettivo.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (MT) Questa relazione mi sembra estremamente importante, giacché offre a paesi come l’Albania l’incoraggiamento e il sostegno necessari a realizzare i preparativi per l’adesione all’Unione europea. L’Accordo di associazione rappresenta un passo importante in questa direzione.

 
  
  

– Raccomandazione: Jacek Saryusz-Wolski (A6-0490/2008)

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (MT) In considerazione del fatto che la Croazia è un paese candidato all’adesione all’Unione europea, ritengo che l’accordo di associazione sia un passo significativo che contribuirà al rafforzamento dei legami tra quel paese e la famiglia europea.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della proposta di decisione del Consiglio e della Commissione sulla conclusione del Protocollo dell’accordo di stabilizzazione e associazione tra le Comunità europee e i rispettivi Stati membri, da un lato, e la Repubblica di Croazia, dall’altro, in considerazione dell’adesione della Bulgaria e della Romania all’Unione europea, al fine di sviluppare rapporti istituzionali e commerciali con la Croazia.

 
  
  

– Relazione Albertini (A6-0471/2008)

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. (LT) L’India registra attualmente il più rapido tasso di crescita al mondo per il mercato del traffico aereo. L’apertura del mercato e i tentativi di attrarre capitale privato e straniero nel mercato dell’aviazione indiano sono solo alcune delle misure necessarie a sviluppare e ammodernare il settore dell’aviazione indiano per soddisfare la crescente domanda e le aspettative dei consumatori. Per molto tempo il settore dell’aviazione indiano è stato caratterizzato da un approccio restrittivo, un accesso limitato e un rigido controllo dello Stato; negli ultimi anni però l’India ha adottato misure decisive per realizzare un mercato dell’aviazione più aperto e competitivo.

Grazie ai suoi straordinari tassi di crescita e alla graduale apertura del mercato, l’India offre nuove opportunità economiche e un forte potenziale di crescita anche a linee aeree, fabbricanti di aeroplani e fornitori di servizi provenienti dall’Europa.

Benché sia opportuno porsi obiettivi ambiziosi, la totale apertura del mercato dell’aviazione indiano potrebbe richiedere del tempo, e sarebbe forse auspicabile uno sviluppo graduale che consenta una transizione morbida e un’integrazione del mercato basata sulla progressiva attuazione delle nuove norme in condizioni paritarie. Sostengo quindi la conclusione di un accordo orizzontale tra la Comunità e l’India.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. – (MT) Questa relazione chiarisce alcuni aspetti ancora oscuri che avrebbero potuto risultare fuorvianti. Le nuove disposizioni garantiscono maggiore trasparenza procedurale, senza alterare l’equilibrio e il volume del traffico. Mentre in passato si sono registrate violazioni della normativa sulla concorrenza, questo accordo bilaterale contiene alcune specifiche disposizioni che regolarizzeranno il sistema.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore di questa relazione per i seguenti motivi:

- l’articolo 2 dell’accordo sostituisce le tradizionali clausole di designazione nazionali con una clausola di designazione comunitaria, che consentirà a tutti i vettori comunitari di beneficiare del diritto di stabilimento;

- l’articolo 4 adegua le disposizioni degli accordi bilaterali che sono anticoncorrenziali (per esempio gli accordi commerciali obbligatori tra linee aeree) alla normativa sulla concorrenza dell’Unione europea.

Al momento di negoziare l’accordo orizzontale con il governo della Repubblica dell’India, è stato ribadito che l’accordo non avrebbe influenzato né il volume né l’equilibrio dei diritti di traffico. A tale scopo sono stati definiti i termini di una lettera che la Comunità europea e i rispettivi Stati membri hanno indirizzato all’India.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. (PL) L’onorevole Albertini ritiene giustamente che sarebbe opportuno modificare l’accordo vigente tra la Comunità e la Repubblica dell’India. Come lui, credo che un accordo più ampio debba regolamentare questioni quali la cooperazione legislativa in materie come la sicurezza a terra e in volo, la gestione delle rotte, il monitoraggio dei voli, l’ambiente, la tecnologia e la ricerca. Tale accordo dovrà trattare anche questioni concernenti l’attività economica e la cooperazione industriale.

Credo inoltre che sarebbe opportuno fare riferimento all’accordo tra l’India e gli Stati Uniti, che potrebbe essere un utile esempio per noi. Condivido la proposta avanzata, secondo la quale la commissione per i trasporti e il turismo dev’essere la prima a emettere parere positivo sulla conclusione di un accordo orizzontale tra la Comunità e la Repubblica dell’India.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. (IT) Signor Presidente, Onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto favorevole alla relazione del collega Albertini sull'accordo tra la Comunità Europea e l’India in materia di alcuni aspetti relativi ai servizi aerei. Concordo con il relatore nel ritenere che la positiva esperienza dell’accordo bilaterale tra Stati Uniti e India firmato nel 2005 e la conseguente eliminazione delle restrizioni sulla capacità, sulle tariffe e sui controlli quantitativi di accesso al mercato sia da prendere ad esempio da parte dell’Unione, poiché un simile accordo favorirebbe non solo le imprese europee operanti nel settore aereo ma anche i fruitori del servizio aereo. Tuttavia credo sia opportuno sottolineare il fatto che tale accordo debba costituire, per ora, un punto di partenza e che, per una completa liberalizzazione nel settore del trasporto aereo con l’India si dovrà attendere l’attuazione delle misure attualmente previste, per non rischiare, come spesso succede, che la cooperazione economica corra più velocemente rispetto allo sviluppo sociale.

 
  
  

– Relazione Deprez (A6-0499/2008)

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (MT) Concordo con il relatore sulla necessità di dare importanza al problema della sicurezza e alla lotta contro la falsificazione – una lotta che dobbiamo condurre giornalmente poiché la circolazione di denaro falsificato indebolisce l’economia dell’intera Unione europea, e non soltanto quella dei paesi che hanno aderito all’euro. Purtroppo, coloro che perpetrano quotidianamente quest’attività criminosa aggiornano costantemente la propria tecnologia e possono così disporre di attrezzature e strumenti sempre nuovi. E’ quindi essenziale offrire la nostra assistenza e sfruttare le risorse disponibili per fornire alle autorità europee e a ogni singolo paese gli strumenti necessari a continuare la lotta.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1338/2001, con l’introduzione di misure miranti a proteggere l’euro contro la falsificazione; si tratta infatti di una proposta realistica ed efficace per la lotta alla falsificazione dell’euro.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Sono favorevole a entrambe le relazioni, la prima delle quali riguarda “misure necessarie alla protezione dell’euro contro la falsificazione” ed “estensione delle misure necessarie alla protezione dell’euro contro la falsificazione”. Come ho già detto in diverse occasioni, la decisione di emettere banconote da 500 e 200 euro, che hanno un valore cinque e due volte maggiore delle banconote di massimo taglio oggi in circolazione per il dollaro o lo yen, fa dell’euro la valuta d’elezione per il riciclaggio e la falsificazione. Con queste relazioni se non altro affrontiamo il problema della falsificazione, benché siano necessarie ulteriori misure per affrontare il problema del riciclaggio.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto.(SV) La relazione si propone di modificare un regolamento precedente, il regolamento (CE) n. 1338/2001, introducendo misure necessarie alla protezione dell’euro contro la falsificazione, e di accrescere i poteri per favorire e consentire il trasferimento tra gli Stati membri di denaro falsificato, da utilizzare per adeguare le relative attrezzature di controllo. La legislazione attuale infatti proibisce questo tipo di trasferimento.

Junilistan concorda sull’importanza di proteggere l’euro contro la falsificazione. Riteniamo tuttavia che la questione debba essere affrontata dai paesi che hanno adottato l’euro come valuta. La Svezia e gli altri Stati membri che non fanno parte dell’area dell’euro non devono farsi coinvolgere nella questione, che riguarda esclusivamente i paesi che hanno aderito alla zona dell’euro. Abbiamo quindi deciso di astenerci dalla votazione su questa relazione.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) A causa della sua ampia estensione, la zona dell’euro è diventata un bersaglio interessante per i falsificatori; le banconote e le monete falsificate riproducono perfino le caratteristiche di sicurezza, ed è quindi difficile per la gente comune riconoscere le banconote falsificate da 50 euro. Neanche i distributori automatici di monete e banconote sfuggono alle frodi. Le violente fluttuazioni che hanno recentemente colpito alcune valute aumenteranno probabilmente l’importanza dell’euro e le organizzazioni criminali cercheranno di approfittarne.

Se vogliamo garantire la sicurezza dell’euro, dobbiamo intensificare i nostri sforzi su diversi fronti. Da un lato, dobbiamo lavorare sulla valuta stessa e, dall’altro, dobbiamo fornire maggiori informazioni sulle caratteristiche di sicurezza, perché è inutile aumentare la sicurezza dell’euro senza informare la popolazione. Infine, dovremo impegnarci nella lotta alle organizzazioni di falsari. Da questo punto di vista, dobbiamo porre fine una volta per tutte all’attuale politica restrittiva che caratterizza l’esecutivo. Benché questa relazione rappresenti soltanto un primo passo verso un euro più sicuro, ho espresso voto favorevole.

 
  
  

– Relazione Deprez (A6-0503/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Sulla base della relazione presentata dal collega belga, onorevole Deprez, ho votato a favore della proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento del 2001 e introduce le misure necessarie a proteggere l’euro contro la falsificazione, secondo gli emendamenti introdotti dal Consiglio. Vista la necessità di adottare una legislazione vincolante, che obblighi le istituzioni creditizie a verificare l’autenticità delle banconote e delle monete in euro in circolazione – come è stato sottolineato sia dagli esperti nazionali che dalle istituzioni comunitarie – dobbiamo agire con urgenza. Sostengo questa proposta di regolamento, che impone alle istituzioni creditizie e ad altre istituzioni correlate di controllare l’autenticità delle banconote e delle monete che ricevono prima di rimetterle in circolazione, secondo le procedure stabilite dalla Banca centrale europea per le banconote in euro e dalla Commissione per le monete in euro. E’ opportuno ricordare che gli emendamenti si applicheranno automaticamente anche a quegli Stati membri che non fanno parte dell’area dell’euro – un elemento che ritengo estremamente positivo.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1339/2001 estendendo gli effetti del regolamento (CE) n. 1338/2001 e introducendo le misure necessarie a proteggere l’euro dalla falsificazione anche in quegli Stati membri che non hanno adottato l’euro come valuta unica; tale estensione infatti favorirà la lotta alla falsificazione dell’euro in tutta l’Unione europea.

 
  
  

– Relazione Wallis (A6-0465/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, complimenti alla collega Diana Wallis per l’ottimo lavoro portato avanti. Siamo in una contingenza economica particolarmente delicata in cui purtroppo la crisi partita dagli Usa, che in un primo periodo aveva investito solo la finanza, sta ora arrivando all’economia reale a livello planetario. La gravità del contesto è confermata dal fatto che per la prima volta il capitalismo invoca l’aiuto dello Stato, fino a poche settimane fa considerato il nemico storico.

Lo Stato ha semplicemente il compito di dettare le regole. Ben venga dunque l’attuale relazione che prevedere una nuova, più stringente regolamentazione relativa alle garanzie richieste alle società per tutelare gli interessi dei soci e dei terzi.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul coordinamento delle garanzie che, per tutelare gli interessi dei soci e dei terzi, gli Stati membri richiedono alle società ai sensi dell’articolo 48, secondo paragrafo, del trattato, per quanto riguarda la formazione di società a responsabilità limitata e il mantenimento e la modifica del loro capitale, al fine di assicurare la piena equipollenza di tali garanzie.

D’altro canto, dopo aver esaminato la proposta, il gruppo consultivo ha concluso, di comune accordo, che la proposta si limita a codificare con chiarezza e semplicità i testi attuali senza modificarne la sostanza in alcun modo.

 
  
  

– Relazione Wallis (A6-0466/2008)

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della proposta di direttiva del Consiglio sulle esenzioni fiscali applicabili all’introduzione definitiva di beni personali di privati provenienti da uno Stato membro perché, esaminando la proposta di direttiva del Consiglio che codifica la direttiva del Consiglio 83/183/CEE del 28 marzo 1983 – concernente le esenzioni fiscali applicabili alle importazioni definitive di beni personali di privati provenienti da uno Stato membro – il gruppo di lavoro ha stabilito, di comune accordo, che la proposta in realtà si limita a codificare con chiarezza e semplicità gli atti in questione, senza apportare sostanziali cambiamenti.

 
  
  

– Relazione Ryan (A6-0469/2008)

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. (LT) C’è il rischio che medaglie e gettoni simili alle monete metalliche in euro vengano utilizzati da truffatori: in primo luogo, i cittadini potrebbero credere che gli oggetti metallici in questione siano valuta in corso; in secondo luogo, le medaglie e i gettoni simili alle monete metalliche potrebbero essere usati a scopi fraudolenti nei distributori automatici che accettano monete, qualora le dimensioni e le proprietà dei metalli di tali oggetti siano simili a quelle delle monete in euro. E’ perciò essenziale definire più chiaramente i criteri di somiglianza tra medaglie e gettoni e monete metalliche in euro.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (MT) Concordo senza riserve con il relatore: è necessario cercare di limitare le attività di riciclaggio del denaro, con un regolamento che contenga una chiara distinzione tra le monete in corso e le altre monete per cercare di ridurre gli abusi.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Ovviamente è importante che l’Unione europea riesca a impedire la produzione di monete e medaglie simili alle monete in euro. Molti anni fa, per esempio, monete in lire turche con le caratteristiche dell’euro comparvero in Austria. Purtroppo l’Unione europea non sembra prendere sul serio i simboli. Per esempio, mentre si stavano progettando le facce nazionali delle monete in euro, l’Unione ha ritenuto di non essere responsabile del progetto sloveno di utilizzare i simboli austriaci – una vera e propria provocazione.

L’Unione europea inoltre si è ben guardata dal criticare il presidente georgiano Saakashvili, che è comparso in diverse interviste televisive davanti alla bandiera dell’Unione europea, come se il suo paese facesse parte dell’Unione. Sembra però che questa mancanza di interesse non riguardi tutti i settori; è importante che i cittadini non confondano gettoni simili alle monete metalliche in euro con gli euro veri e propri, e per questo motivo ho votato a favore della relazione Ryan.

 
  
  

– Relazione Virrankoski (A6-0487/2008)

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (MT) In considerazione dei difficili momenti che l’economia mondiale in generale e l’economia europea in particolare stanno attraversando, si devono adottare tutte le azioni più opportune per consentirci di progredire e riprenderci da questo anno negativo.

 
  
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  Nigel Farage e Jeffrey Titford (IND/DEM), per iscritto. (EN) L’UKIP ha votato a favore di questa relazione perché in questo modo 4,9 miliardi di euro, stanziati e non spesi, torneranno ai governi nazionali.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto.(SV) Riteniamo positivo che le risorse finanziarie vengano restituite agli Stati membri se il tasso di attuazione dei Fondi strutturali è basso.

La seconda parte di questo bilancio rettificativo si occupa di aiuti d’urgenza e dell’istituzione di un meccanismo di risposta rapida per affrontare l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari nei paesi in via di sviluppo. Siamo dubbiosi sull’opportunità di stanziare 262 milioni di euro, giacché la questione è assai complessa. Ci sono vari esempi di dumping dei prezzi dei prodotti alimentari nella storia dell’Unione europea, che ha ripetutamente schiacciato i produttori locali di generi alimentari nei paesi in via di sviluppo, ostacolando così l’approvvigionamento locale di prodotti alimentari in questi paesi. Adesso l’UE propone gli aiuti di urgenza come soluzione di breve periodo. Ma quello che serve è una revisione della politica agricola comune dell’Unione europea e dei sussidi all’esportazione dell’UE per i prodotti agricoli. Non possiamo quindi sostenere la parte del bilancio rettificativo che riguarda questo punto specifico.

Poiché la restituzione degli stanziamenti inutilizzati del Fondo strutturale agli Stati membri costituisce la gran parte del bilancio rettificativo n. 9/2008, abbiamo deciso di votare a favore dell’intera proposta, ma ciò non significa che sosteniamo la proposta contenuta in questo bilancio rettificativo per quanto riguarda gli aiuti d’urgenza.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La riduzione di 4,5 miliardi di euro apportata ai Fondi strutturali e di coesione del bilancio dell’Unione europea per il 2008 giustifica il nostro voto contro questa relazione.

Il quadro finanziario pluriennale 2007-2013 non è stato rispettato fin dall’inizio, soprattutto per quanto riguarda l’impiego dei fondi della politica di coesione.

Le giustificazioni addotte – come il ritardo nell’adozione e nell’attuazione dei programmi – non spiegano perché, per due anni di seguito, questi importi non sono stati inclusi nel bilancio dell’Unione europea o siano stati successivamente ridotti. Peraltro, il bilancio dell’Unione europea per il 2009 comprende stanziamenti per la politica strutturale e di coesione inferiori a quelli adottati per il 2007, e questo avviene in un anno di crisi.

Se ci sono difficoltà nell’attuazione dei programmi operativi di ogni Stato membro, queste dovrebbero essere superate (anche aumentando i tassi di cofinanziamento).

Ma è inaccettabile approfittare di queste “difficoltà” per ridurre proprio quegli importi che dovrebbero essere utilizzati per sostenere i settori produttivi e promuovere l’occupazione con diritti nei paesi di coesione, che comprendono il Portogallo.

Inoltre, si stanno accumulando stanziamenti con il rischio di non utilizzarli, a causa dell’applicazione delle norme n+2 e n+3 e in seguito alle difficoltà provocate dal fatto che essi sono in parte cofinanziati dai bilanci nazionali di questi paesi.

 
  
  

– Relazione Madeira (A6-0442/2008)

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. (LT) Se consideriamo le regioni costiere di tutti i 27 Stati membri, le coste dell’Unione europea si estendono per più di 89 000 km. Questa zona costiera europea è nota per la sua estrema diversità, giacché essa conta grandi città e capitali dei paesi europei.

Alcune regioni non potrebbero sopravvivere senza le coste che le circondano, per esempio le regioni ultraperiferiche che vivono solo di turismo e di attività connesse al mare. Esistono però anche alcune regioni le cui caratteristiche orografiche consentono uno sviluppo economico indipendente dal turismo, o in cui il turismo non è particolarmente significativo per il prodotto interno lordo. Sulla base di alcune previsioni, nel 2010 il 75 per cento circa della popolazione vivrà in regioni costiere. Questa considerevole concentrazione degli abitanti sulla costa dimostra chiaramente la necessità di analizzare pragmaticamente gli effetti del turismo sulle zone costiere – o meglio, i suoi effetti sull’economia nazionale, regionale e locale.

Per questo motivo ritengo necessario questo strumento legislativo sull’armoniosa regolamentazione del turismo costiero.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto.(PT) Il turismo è vitale per lo sviluppo socioeconomico delle regioni costiere dell’Unione europea.

Per questo motivo sono favorevole a strumenti politici che contribuiscano a strategie di sviluppo più integrate e sostenibili, riducendo la stagionalità del turismo in queste regioni, poiché solo in questo modo potremo accrescere la competitività economica e soddisfare le esigenze sociali (creazione di posti di lavoro più stabili e migliore qualità della vita). Al contempo, dobbiamo prestare particolare attenzione alla conservazione delle risorse naturali e culturali e alla promozione di modelli più responsabili di turismo.

Benché il turismo non rientri attualmente fra le competenze dell’Unione europea, è tuttavia importante evitare azioni frammentarie, settoriali e talvolta incoerenti a livello europeo. Di conseguenza, è necessario garantire un approccio generale e integrato nell’ambito delle varie politiche associate (tra cui le politiche di coesione e dell’ambiente, le politiche marittime e sociali).

Sono certo che i Fondi strutturali potranno esercitare un’influenza positiva sullo sviluppo delle regioni costiere. Purtroppo, per mancanza di informazioni, non conosciamo l’effettivo impatto di questi investimenti.

Anche l’assenza di specifici riferimenti alle aree costiere nei vari programmi operativi per il periodo 2007-2013 è deplorevole. Sostengo quindi l’intenzione della relatrice di effettuare una revisione per cambiare la situazione.

 
  
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  Lena Ek (ALDE), per iscritto.(SV) La relazione dell’onorevole Madeira sul turismo costiero in Europa è difficile e complessa e manca di obiettivi chiari e precisi, pur con un approccio decisamente paternalistico. Non capisco come il settore turistico dell’Unione europea potrebbe beneficiare della creazione di piste ciclabili (paragrafo 7) o della riduzione delle tasse aeroportuali (paragrafo 32). Le condizioni del turismo costiero in Grecia sono assai diverse, per esempio, da quelle della Svezia. Di conseguenza ho votato contro la relazione.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto.(PT) Le questioni legate allo sviluppo sostenibile delle zone costiere sono estremamente importanti per quei paesi dell’Unione europea, come il Portogallo, le cui regioni dipendono fortemente da alcune attività marittime.

L’elenco di tali attività comprende il turismo costiero – chiave di volta per raggiungere gli attuali obiettivi della strategia europea: avvicinare l’Europa al mare. In tale prospettiva, l’Unione europea dovrà includere il turismo costiero nell’elenco delle sue priorità politiche. Nonostante la loro innegabile ricchezza, le regioni costiere in Europa, e soprattutto in Portogallo, sono sottoposte a gravi limiti a causa delle diffuse carenze che caratterizzano l’approccio, la programmazione e l’attività dei centri decisionali competenti.

L’Unione europea dovrà elaborare una politica che affronti specificamente i problemi del turismo integrandoli in contesti più ampi come la politica marittima europea, la direttiva quadro di strategia marina, la strategia di gestione integrata delle zone costiere, la rete di trasporto transeuropea e la politica ambientale della rete Natura 2000.

La relazione comprende queste e altre proposte che ritengo fondamentali per lo sviluppo del turismo nelle regioni costiere dell’Unione europea. Per questo motivo ho votato a favore.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto.(SV) Junilistan si oppone a qualsiasi tentativo delle istituzioni dell’Unione europea di far rientrare il settore turistico fra le proprie competenze legislative. Il settore turistico e gli investimenti diretti a stimolare lo sviluppo del settore sono questioni di esclusiva competenza dei singoli Stati membri.

Junilistan ritiene perciò che gli investimenti finanziari nelle infrastrutture e nei collegamenti regolari di trasporto, per esempio, siano questioni da affrontare nell’ambito degli Stati membri interessati, senza imporre nuove tasse ai contribuenti di altri paesi dell’Unione europea.

Junilistan inoltre si oppone alla proposta del Parlamento europeo di promuovere il mantenimento dell’attività economica al di fuori dell’alta stagione turistica – un mero tentativo di garantire una protezione transfrontaliera all’occupazione.

A differenza della relatrice, ci opponiamo inoltre al desiderio del Comitato delle regioni di creare un fondo europeo destinato alle aree litoranee.

I deputati di Junilistan hanno votato quindi contro l’intera relazione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT) Nonostante i vari punti di disaccordo con alcuni aspetti della relazione, siamo favorevoli a gran parte del suo contenuto, e soprattutto all’inclusione di molti emendamenti che abbiamo presentato e sostenuto, come il punto seguente: “sottolinea la necessità di salvaguardare i diritti dei lavoratori del settore, promuovendo impieghi di qualità e la loro qualificazione, il che implica, tra gli altri aspetti, una formazione professionale adeguata, la maggiore diffusione di relazioni contrattuali stabili e un livello di retribuzione salariale equo e dignitoso e il miglioramento delle condizioni di lavoro”.

Constatiamo con rammarico tuttavia che altri emendamenti sono stati respinti, per esempio:

- “Ritiene che il settore turistico debba contribuire alla coesione territoriale, allo sviluppo economico e all’occupazione a livello regionale, e sottolinea la necessità di un approccio trasversale al settore in termini di politiche e fondi comunitari, in particolare realizzando uno specifico programma comunitario e integrando le azioni degli Stati membri, per promuovere il settore e incoraggiare le sinergie tra i vari attori sociali ed economici interessati”.

- “Ricorda che alcune regioni costiere legate al turismo sono state penalizzate dal cosiddetto “effetto statistico” nell’attuale quadro finanziario per il 2007-2013, e richiede quindi misure compensative a livello europeo per quelle regioni”, tra cui l’Algarve.

 
  
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  Sérgio Marques (PPE-DE), per iscritto.(PT) Questa relazione sugli aspetti di sviluppo regionale dell’impatto del turismo sulle regioni costiere mette in evidenza il fatto che il turismo è un elemento essenziale per lo sviluppo socioeconomico di queste regioni dell’Unione europea.

Si tratta di una questione di estrema importanza, dal momento che gli Stati membri dell’UE hanno oltre 89 000 km di zona costiera e, inoltre, le isole, gli Stati membri insulari e le regioni periferiche dipendono fortemente dal turismo.

Gli Stati membri costieri quindi dovranno elaborare specifiche strategie e piani integrati a livello nazionale e regionale per contrastare la natura stagionale del turismo nelle regioni costiere e garantire un’occupazione più stabile e una migliore qualità della vita alle comunità locali.

Ho votato a favore di questa relazione, che evidenzia la necessità di un approccio integrato fra turismo costiero e politiche comunitarie di coesione in materia ambientale, marittima, sociale, sanitaria della pesca, dell’energia e dei trasporti, così da creare sinergie ed evitare interventi contraddittori.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) Se pensiamo all’importanza che una strategia globale che sfrutti il potenziale marittimo riveste per l’Europa, e se pensiamo alla forza economica che il turismo può imprimere – ed effettivamente imprime – alle economie europee, e se aggiungiamo a queste considerazioni la necessità di rispondere non soltanto alle preoccupazioni sollevate dalla delocalizzazione di varie imprese, ma anche alle difficoltà generate dall’attuale crisi economica, è facile capire l’importanza di una strategia specifica per il turismo nelle regioni costiere, nell’ambito delle strategie globali per il turismo e per il mare.

Alla luce di tali considerazioni, entrambe presenti nelle due relazioni alla cui stesura ho partecipato (in qualità di relatore per quella sul futuro del turismo sostenibile e in veste di relatore ombra per quella sulla strategia marittima europea), questa relazione è decisamente apprezzabile. Dobbiamo però riconoscere che non basta disporre di una strategia per il turismo nelle regioni costiere che riunisca le due strategie globali menzionate. In termini generali, dobbiamo incoraggiare un ambiente economico che sia favorevole all’imprenditorialità e tragga profitto da questo enorme potenziale – o da questi enormi potenziali – mediante lo sfruttamento odierno e assicurandone per il futuro uno sfruttamento sostenibile e responsabile.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. (IT) Signor Presidente, Onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto in favore della relazione della collega Madeira sugli aspetti di sviluppo regionale dell'impatto del turismo nelle regioni costiere. Credo che, sebbene il turismo non sia tra le competenze dell'Unione Europea e, di conseguenza, non esistano strumenti finanziari specificamente destinati a questo settore, sia necessario provvedere alla valutazione dell'impatto di un settore tanto importante quale il turismo costiero sullo sviluppo regionale e sulla coesione economica, sociale e territoriale di tutti gli Stati membri. Concordo con la collega nel ritenere che si debba agire in maniera integrata e prevedere un approccio coerente nelle strategie delle politiche ambientale, energetica, marittima e dei trasporti affinché i vari provvedimenti a favore del turismo vadano nella stessa direzione, a beneficio della popolazione residente nelle aree costiere dell'economia europea in generale.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto.(FR) Nelle aree costiere, soprattutto nelle regioni periferiche, il turismo, che rappresenta spesso la principale attività economica, può avere effetti negativi a causa della stagionalità e dell’occupazione di manodopera poco qualificata, della scarsa integrazione fra litorale ed entroterra, della ridotta diversificazione economica e dell’impoverimento del patrimonio naturale e culturale. Le soluzioni esistono, e sono individuabili nelle seguenti attività.

La lotta al problema della stagionalità, con l’offerta di altre forme di turismo (d’affari, culturale, medico, sportivo, rurale) senza trascurare la tutela del patrimonio delle nostre coste.

La ricerca di un approccio integrato tra turismo costiero e politiche comunitarie di coesione in materia ambientale, marittima, di pesca, dell’energia e dei trasporti, così da creare sinergie ed evitare interventi contraddittori.

Il miglioramento della qualità delle infrastrutture per aumentare l’accessibilità fuori stagione, e lottare al contempo contro gli effetti del cambiamento climatico sviluppando il trasporto pubblico locale sostenibile.

Una più alta qualità dei servizi, che migliori la formazione professionale e promuova opportunità turistiche adatte all’evoluzione del mercato, per emergere rispetto ai concorrenti.

La promozione di nuove destinazioni turistiche, comprese le regioni periferiche, e la trasformazione del turismo costiero nell’evento principale della Giornata marittima europea, il 20 maggio, e del progetto “Destinazioni Europee di Eccellenza”.

 
  
  

– Relazione Prets (A6-0461/2008)

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. (LT) Nell’era della globalizzazione e del rapido sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), le nuove tecnologie e i prodotti mediatici si stanno diffondendo sempre più in ogni ambito della nostra vita. Per la prima volta nella storia la società deve seguire una rapidissima evoluzione tecnologica e imparare a gestire un fiume di informazioni. I prodotti mediatici inoltre svolgono il ruolo di guardiani, deputati a scegliere i temi più importanti, influendo così su ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Questa scelta tuttavia avviene sulla base di criteri individuali, e quindi manca della necessaria oggettività. L’alfabetizzazione mediatica deve aiutare i cittadini a superare queste difficoltà consentendo loro di diventare esperti utenti informatici.

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. (SV) Abbiamo votato contro la relazione dell’onorevole Prets (austriaca del gruppo PSE) sull’alfabetizzazione mediatica nell’ambiente digitale (A6-0461/2008). Le proposte contenute nella relazione violano il principio di sussidiarietà. Non vogliamo un’educazione ai media comune europea per tutti i bambini degli Stati membri; i singoli Stati membri devono poter organizzare i propri programmi didattici a seconda della propria situazione specifica.

Né crediamo che, in generale, genitori e persone più anziane abbiano un basso livello di alfabetizzazione mediatica.

 
  
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  Marie-Hélène Descamps (PPE-DE), per iscritto.(FR) Sia i media tradizionali che i nuovi media occupano un posto fondamentale nella nostra vita quotidiana. Di conseguenza, è importante che i cittadini europei siano in grado di comprendere, analizzare e valutare il flusso di informazioni e immagini che ricevono per poterle sfruttarle al meglio. Tali competenze sono ancora più necessarie oggi, in seguito alla diffusione di Internet, e dal momento che il consumatore mediatico non è più un semplice spettatore ma partecipa sempre più attivamente a tale processo.

La relazione che ci viene presentata, e che personalmente sostengo, si inserisce in tale contesto, e traduce la volontà politica di agire per salvaguardare i diritti e le libertà di tutti nell’ambiente digitale.

Includendo tutti i cittadini, soprattutto i più giovani, questa relazione vuole offrire un alto livello di educazione ai media. Essa intende garantire una formazione adatta a ogni tipo di media, riaffermando il diritto universale di accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Incoraggia una formazione di qualità che privilegi un atteggiamento responsabile e rispettoso nei confronti dei diritti di proprietà intellettuale. L’educazione ai media, che contribuisce alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona, costituisce un elemento indispensabile per sviluppare una cittadinanza cosciente e attiva.

 
  
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  Lena Ek (ALDE), per iscritto. (SV) La relatrice si propone di introdurre un’educazione europea ai media a vari livelli, rivolta alle famiglie, alle scuole, agli anziani e alle persone disabili. Ovviamente è una buona idea, ma non credo che dovrebbe essere realizzata a livello di Unione europea. Ritengo infatti che l’Unione europea dovrebbe limitare la gamma delle proprie competenze per concentrarsi su azioni più mirate, e credo perciò che su questa tematica ogni Stato membro dovrebbe decidere individualmente. Ho quindi votato contro la relazione.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto.(PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Prets sull’alfabetizzazione mediatica nell’ambiente digitale poiché mi sembra urgente affrontare questo problema. In quest’era di informazione digitale, l’infoesclusione può diventare una nuova forma di discriminazione e disuguaglianza. Concordo con gli obiettivi fissati dalla relazione, in particolare la necessità di favorire l’accesso a Internet a banda larga, gli sforzi volti a ridurre le differenze in questo settore tra i vari Stati membri e la necessità di investire in questo campo nei settori dell’istruzione e della formazione.

Ritengo inoltre necessario seguire attentamente e monitorare le tendenze alla concentrazione di aziende in questo settore, per evitare situazioni di oligopolio che potrebbero compromettere la trasparenza e il pluralismo dell’informazione.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Riteniamo che l’alfabetizzazione mediatica rientri fra le competenze degli Stati membri. Il progetto che ci è stato presentato in questa sede contiene indubbiamente alcuni buoni consigli (e altri meno buoni), ma riguarda esclusivamente gli Stati membri.

Le proposte contenute nella relazione inoltre riguardano i programmi didattici previsti dai sistemi educativi dei singoli Stati membri. Junilistan ha già dichiarato in questa sede – e adesso lo fa nuovamente – che soltanto gli Stati membri sono responsabili dell’organizzazione didattica e del contenuto dei sistemi educativi.

Si fanno dichiarazioni solenni sulla sussidiarietà, ma la realtà è piuttosto diversa. L’Unione europea deve contribuire alle questioni transfrontaliere ma astenersi da tutti quei problemi su cui spetta agli Stati membri decidere o che sono già regolamentati da altri trattati internazionali.

Per questo motivo, abbiamo votato contro la proposta di risoluzione.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Aumenta l’importanza dell’alfabetizzazione mediatica nell’era digitale. Mentre le nostre culture sono sempre più soggette alla globalizzazione, la relazione Prets riconosce giustamente che alle entità locali spetta un ruolo chiave nell’alfabetizzazione mediatica; anche le infrastrutture locali possono offrire un contributo importante. Accolgo con favore questa relazione.

 
  
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  Dumitru Oprea (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ero certo che la votazione sulla relazione dell’onorevole Prets si sarebbe conclusa positivamente.

Ritengo necessaria l’alfabetizzazione mediatica, affinché coloro che ricevono informazioni possano comprendere meglio tutti i prodotti mediatici disponibili e scoprire come evitare i loro possibili effetti negativi. Ma per far questo, essi hanno bisogno delle informazioni e delle conoscenze che l’alfabetizzazione mediatica mette a loro disposizione.

Tutti i membri della comunità devono avere la possibilità di cercare e utilizzare le informazioni, per poter comunicare liberamente e apertamente, senza temere di affrontare una realtà per la quale non sono preparati.

E’ necessario intervenire fin dalla scuola primaria, per garantire un’adeguata alfabetizzazione mediatica, affinché i bambini possano acquisire le competenze necessarie a partecipare attivamente alla società.

Grazie all’alfabetizzazione mediatica, i membri della comunità avranno l’opportunità di analizzare criticamente i prodotti dei mass media, e saranno quindi meno esposti alle insidie di coloro che controllano le informazioni.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. (IT) Signor Presidente, Onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto favorevole alla relazione della collega Prets sull'alfabetizzazione mediatica in un ambiente digitale. Considerando il sempre più massiccio utilizzo delle nuove tecnologie informatiche e della comunicazione, le quali pervadono anche i più basilari aspetti della vita quotidiana, e le enormi opportunità che tali strumenti incorporano, diventa necessario da parte della popolazione possedere non solo la capacità di utilizzare tali strumenti per godere dei loro potenziali vantaggi ma anche, e soprattutto, la capacità di guardarsi dai rischi di manipolazione delle informazioni e dalle omissioni e incompletezze che spesso caratterizzano le informazioni reperite sulla rete telematica in confronto a quelle fornite dai tradizionali mezzi di comunicazione. Apprezzo dunque il lavoro dell'Onorevole Pretz e auspico che i provvedimenti presi saranno coerenti con essa.

 
  
  

– Raccomandazione: Bernard Lehideux (A6-0473/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, confermo il mio voto favorevole alla relazione Lehideux che va oggi al voto dopo un lungo dibattito che ha visto il Parlamento protagonista di un tentativo di migliorare l'atto finale.

Ci troviamo in un contesto economico particolarmente complicato in cui la crisi economico-finanziaria che ci investe sembra destinata a durare per tutto l'anno 2009. Oggi l'Europa dà un segnale importante con l'istituzione di una fondazione europea per la formazione professionale, l'obiettivo è di fare in modo che questa istituzione rappresenti un valido strumento non solo per la formazione dei giovani in cerca di prima occupazione, ma anche di tutti coloro che, purtroppo numerosi, vengono espulsi dal mondo della produzione e del lavoro. Al Parlamento europeo il compito di continuare a controllare sulla efficacia e sul raggiungimento degli obiettivi.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce una Fondazione europea per la formazione professionale (ETF) perché la posizione comune comprende molti degli emendamenti della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. I principali cambiamenti apportati alla proposta della Commissione riguardano il campo di applicazione del regolamento, le funzioni dell’agenzia, le disposizioni generali, il consiglio di amministrazione e la nomina del direttore della Fondazione. Anche le questioni relative al consolidamento dei rapporti tra Parlamento europeo e agenzia e alla rappresentanza del Parlamento europeo all’interno del consiglio di amministrazione sono state risolte.

L’articolo 7 prevede che facciano parte del consiglio di amministrazione “tre esperti senza diritto di voto nominati dal Parlamento europeo”. Il Parlamento è libero di nominare personalità esterne o deputati e spetterà al Parlamento scegliere il livello di rappresentanza che preferisce al consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunga che il candidato alla direzione, scelto dal consiglio di amministrazione, è invitato a fare una dichiarazione davanti alla commissione, o alle commissioni competenti del Parlamento europeo e a rispondere a domande rivoltegli dai membri di tali commissioni prima della sua nomina (articolo 10).

 
  
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  Carl Lang (NI), per iscritto.(FR) Gli europeisti più ostinati considerano l’immigrazione per lavoro e di popolamento come la panacea di problemi quali la carenza di manodopera e il calo della natalità, di cui soffrono tutti gli Stati membri. Questo atteggiamento sconsiderato è una confessione di impotenza. L’Europa di oggi non propone niente che le consenta di affrontare le sfide contingenti.

La nuova Europa invece dovrà favorire una politica economica e sociale basata sulla protezione e sulle preferenze nazionali e comunitarie, una politica che sostenga la famiglia e stimoli la natalità, una politica estera che comporti l’aiuto allo sviluppo dei paesi terzi per consentire a questi paesi, fonte di emigrazione su vasta scala, di stabilizzare la popolazione grazie al sensibile miglioramento del proprio livello di vita.

La Fondazione europea per la formazione professionale è un’agenzia dell’Unione europea che mira a favorire lo sviluppo dei sistemi di istruzione e formazione dei paesi partner dell’Unione europea. Ciò sarebbe lodevole se essa in realtà non si proponesse di preparare i paesi non europei ad accedere al mercato del lavoro europeo. Noi non vogliamo altri immigrati dai paesi terzi, né da paesi candidati extraeuropei come la Turchia, paese asiatico e musulmano di cui non vogliamo consentire l’adesione all’Unione europea.

 
  
  

– Relazione Juknevičiené (A6-0457/2008)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto.(PT) Sono favorevole a questa proposta, volta a migliorare il funzionamento della rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale, e mi compiaccio dell’accordo raggiunto in prima lettura.

Ho sempre sostenuto l’opportunità di consolidare i rapporti tra i giudici e il meccanismo istituzionale della cooperazione giudiziaria europea, per consentire a questi professionisti di seguire ogni fase della costruzione di un’Europa giudiziaria, favorendo così il rafforzamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia e la creazione di una cultura giudiziaria europea.

Questa rete si compone di punti di contatto (i giudici) che collaborano tra loro per affrontare eventuali difficoltà nell’ambito della cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri. Essa copre tutti i settori, in materia civile e commerciale. Credo che la rete debba essere aperta alle associazioni professionali, cercando al contempo di migliorare il flusso di informazioni all’opinione pubblica.

Questi miglioramenti favoriranno il reciproco riconoscimento delle sentenze, pietra miliare della cooperazione giudiziaria.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione del Consiglio 2001/470/CE relativa all’istituzione di una rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale perché l’istituzione di tale rete tra gli Stati membri era prevista dalla decisione del Consiglio 2001/470/CE del 28 maggio 2001; tale decisione infatti nasce dall’idea che la creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nella Comunità richieda il miglioramento, la semplificazione e l’accelerazione della cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri nonché l’effettivo accesso alla giustizia per le persone coinvolte in controversie transfrontaliere.

 
  
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  Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto.(FR) Se c’è un settore in cui la cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione europea è importante, e dev’essere sostenuta con tutte le nostre forze, è proprio quello della giustizia e della polizia.

I recenti risultati ottenuti dalla squadra investigativa comune franco-belga, che dopo mesi di indagini è riuscita ad arrestare 16 fanatici giovani jihadisti e a smantellare una rete terroristica islamica con base a Bruxelles, dimostra la necessità di un’effettiva collaborazione tra le forze di polizia europee.

La criminalità organizzata, la corruzione, il traffico di droga e il terrorismo, com’è noto, non rispettano le frontiere nazionali.

Gli Stati membri dell’Unione europea collaborano ormai da anni nel quadro della cooperazione intergovernativa. Peccando d’orgoglio, l’Unione europea vuole salire sul treno in corsa e sta cercando di realizzare – sotto il proprio controllo – questo tipo di rapporto in seno a una rete giudiziaria europea articolata su punti di contatto nazionali.

Restiamo favorevoli alla cooperazione e sosteniamo questa iniziativa, a condizione che gli Stati membri non vengano privati delle legittime competenze sovrane che spettano loro, a vantaggio di un nuovo organismo burocratico europeo.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE-DE), per iscritto. (RO) Purtroppo la relazione dell’onorevole Juknevičienė non è stata discussa in Parlamento prima di essere approvata. Il gruppo PPE-DE sostiene questa relazione, ma desidera attirare l’attenzione su alcuni problemi che riscontriamo in questo settore e per i quali dobbiamo individuare soluzioni nuove: la consapevolezza dei propri diritti in materia di procedimenti transfrontalieri da parte dei cittadini europei, e le conoscenze di cui dispongono giudici e professionisti della legge – che sono estremamente vaghe.

Mi auguro che queste tematiche, che stanno suscitando diffuse preoccupazioni nella nostra Assemblea, occuperanno un posto più importante nella futura agenda della Commissione e del Consiglio.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Ho votato a favore della relazione sulla rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale. Il documento presentato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni risponde all’esigenza di semplificare e accelerare la cooperazione giudiziaria fra gli Stati membri. In pratica, si tratta di favorire l’accesso dei cittadini alla giustizia.

Il programma proposto dalla relatrice rivolge particolare attenzione alla cooperazione tra i membri delle professioni legali al fine di definire le migliori prassi. Inoltre, la relazione della Commissione sul funzionamento della rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale sottolinea che essa è ben lontana dallo sfruttare appieno il proprio potenziale, per mancanza di punti di contatto nazionali.

La creazione di questi punti intermedi, e la graduale introduzione del sistema europeo di giustizia elettronica migliorerebbero l’accesso dei cittadini europei alle informazioni generali sulla legge e sul funzionamento del sistema giudiziario.

 
  
  

– Relazione Bushill-Matthews (A6-0454/2008)

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) La versione rifusa della direttiva sull’istituzione di un comitato aziendale europeo offre la possibilità di ottenere maggiori informazioni e migliori procedure di consultazione per i lavoratori dell’Unione europea, e vorrei quindi esprimere il mio aperto sostegno. La proposta intende modificare la direttiva del Consiglio 94/95/CE del 22 settembre 1994 al fine di informare e consultare i dipendenti. Le successive discussioni con le parti sociali insieme alle versioni rifuse e rivedute offrono una struttura migliore, che favorisce il dialogo tra datori di lavoro e dipendenti – grazie ad approfondite valutazioni delle modifiche proposte – e fornisce ai rappresentanti dei lavoratori gli strumenti per promuovere i propri interessi.

Sono favorevole all’introduzione di una revisione triennale della direttiva successivamente alla sua applicazione, per garantirne la flessibilità e l’adeguatezza.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT) La votazione tenuta in seno all’Assemblea plenaria ha dimostrato, ancora una volta, la scarsa volontà politica della maggioranza del Parlamento di sviluppare l’attuale direttiva e rafforzare i diritti e il ruolo del comitato aziendale europeo. Tutti gli emendamenti del nostro gruppo sono stati respinti, anche quello che prevedeva una revisione approfondita ed esauriente dell’attuale direttiva, da avviare, al più tardi, cinque anni dopo l’entrata in vigore degli emendamenti minori che sono stati elaborati. Si è soltanto concordato che la Commissione avrebbe presentato una relazione sull’attuazione di questa direttiva. Poi si vedrà. Sappiamo già che il consolidamento dei diritti dei lavoratori dipenderà dall’evoluzione della lotta di classe.

Mentre in altri momenti il Parlamento europeo, nell’ambito di discussioni non vincolanti, aveva accettato il principio che i rappresentanti dei lavoratori devono avere il diritto di veto, come si afferma nella mia relazione sul ruolo delle donne nell’industria, questa volta si è rifiutato di includerlo nella direttiva sul comitato aziendale europeo – una decisione deplorevole. Per questo motivo abbiamo deciso di astenerci.

 
  
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  Neena Gill (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa relazione perché in momenti così difficili è importante che noi socialisti ci battiamo per proteggere i lavoratori.

Il diritto all’informazione e il diritto a essere consultati rappresentano due diritti fondamentali per i lavoratori e i comitati aziendali europei sono un’iniziativa europea di grande rilevanza. Nella mia regione però, come nel resto dell’Europa, si perdono posti di lavoro perché i non esiste una collaborazione transfrontaliera fra i comitati.

Sono quindi favorevole a tutte quelle proposte che mirano a garantire l’efficacia dei comitati aziendali e a estenderne l’applicazione; la questione riguarda molti cittadini del mio collegio elettorale. Mi auguro che il nostro voto consentirà a un maggior numero di imprese e lavoratori delle West Midlands di godere di questi diritti.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Bushill-Matthews. Il Parlamento ha votato per l’entrata in vigore di sanzioni efficaci e deterrenti contro i datori di lavori che non rispettano la normativa vigente, e questo migliorerà la situazione dei lavoratori in tutta l’Unione europea.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) In considerazione dell’incombente crisi economica globale, questa direttiva offrirà ai lavoratori la possibilità di esercitare una maggiore influenza sul futuro del proprio posto di lavoro, realizzando quella revisione dei comitati aziendali europei che si è resa necessaria. Apprezzo il parere delle parti sociali europee, che ora è stato incorporato nella direttiva; accolgo inoltre con favore l’aggiornamento della direttiva, per poter tener conto delle recenti cause giudiziarie che hanno offerto maggiore chiarezza giuridica alle due parti del mondo industriale.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) Sono favorevole a qualsiasi misura che rafforzi l’attività dei comitati aziendali europei.

 
  
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  Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. (EL) La partecipazione dei lavoratori ai comitati aziendali viene sfruttata dal padronato per controllare le attività dei lavoratori nel posto di lavoro.

I comitati aziendali europei e la responsabilità aziendale sono strumenti usati per consolidare il partenariato sociale ed egemonizzare il movimento dei lavoratori.

Per questo motivo ho votato contro la proposta della Commissione, mirante alla rifusione della direttiva sui comitati europei aziendali.

 
  
  

– Relazione Rühle (A6-0410/2008)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. (PL) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione dell’onorevole Rühle concernente la semplificazione delle modalità e delle condizioni dei trasferimenti all’interno delle Comunità di prodotti destinati alla difesa poiché contiene molte misure tese a facilitare il funzionamento del mercato degli armamenti.

Inoltre, l’emanazione di disposizioni giuridiche per il settore della difesa valide per tutta la Comunità scongiurerebbe il rischio che uno degli Stati membri venga ingiustamente accusato di traffico illegale di armi. I deputati di questo Parlamento sapranno certamente che alcuni Stati membri sono stati recentemente e ingiustamente accusati di aver venduto illegalmente armi alla Georgia. Una legislazione comune in questo settore per tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea potrebbe evitare l’insorgere di simili situazioni in futuro.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho sostenuto la proposta dell’onorevole Rühle nell’ambito del pacchetto sulla difesa adottato dalla Commissione già nel dicembre 2007. La proposta prevede la creazione di un mercato trasparente per i prodotti destinati alla difesa nell’Unione europea, in sostituzione degli attuali 27 regimi nazionali di licenza, e l’armonizzazione dei requisiti stabiliti per la licenza richiesta per il trasferimento di tali prodotti tra gli Stati membri. Questa modifica dell’attuale regime di controllo garantirà una maggiore trasparenza, rafforzando altresì le prassi e le procedure vigenti, risparmiando al contempo miliardi di euro in costi di conformità. Una riforma amministrativa di questo tipo chiarisce e semplifica le procedure settoriali, rafforzando il mercato interno e mantenendo il controllo sulle successive esportazioni al di fuori dell’Unione europea. L’introduzione di licenze generali e globali, la cui definizione rimane di competenza di ogni Stato membro, assicura un buon equilibrio tra interessi nazionali e comunitari.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT) La semplificazione dei trasferimenti all’interno della Comunità di prodotti destinati alla difesa non è un processo neutrale. Anche il rafforzamento delle norme del mercato interno in un settore che finora è stato di competenza esclusiva degli Stati membri rappresenta un ulteriore avanzamento sulla strada federalista, rafforzando l’egemonia delle maggiori potenze a danno della sovranità nazionale. In un momento di grave crisi economica internazionale, lo sviluppo del complesso militare-industriale nell’Unione europea schiude nuove prospettive di profitto per i grandi gruppi economici, e potenzia la capacità di intervento militare nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune. L’obiettivo finale è il controllo dei mercati, delle risorse energetiche limitate e di altre risorse naturali vitali per il modo di produzione capitalistico, in un contesto di maggiore competitività internazionale.

Dobbiamo intraprendere una strada diversa. In particolare, dobbiamo cercare di ridurre gli arsenali di armi nucleari e convenzionali in tutto il mondo, favorendo la soluzione pacifica dei conflitti e garantendo il rispetto del diritto internazionale e la sovranità dei paesi.

L’umanità deve procedere verso il disarmo, non verso una nuova corsa agli armamenti come quella prevista da questa proposta di direttiva. Per questo motivo abbiamo espresso voto contrario.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Junilistan è favorevole alla realizzazione di un libero mercato interno, ma crediamo che l’Unione europea non debba legiferare sul modo di controllare il commercio di prodotti destinati alla difesa all’interno delle frontiere europee; tali prodotti infatti non possono essere considerati alla stessa stregua degli altri beni e servizi. Come per la politica sull’esportazione, la normativa in questo settore deve competere esclusivamente ai singoli Stati membri. Se una cooperazione transfrontaliera è necessaria, essa dovrebbe essere istituita a livello intergovernativo.

Poiché Junilistan si oppone strenuamente a qualsiasi tentativo di creare una capacità militare nel quadro della cooperazione dell’Unione europea, valutiamo molto negativamente la proposta della Commissione. L’emendamento avanzato dalla relatrice non serve a migliorare la situazione. La decisione di Junilistan di votare contro la relazione quindi non è soltanto un “no” alla risoluzione della commissione parlamentare ma anche un chiaro rifiuto di qualsiasi forma di militarizzazione della cooperazione in ambito comunitario.

 
  
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  Jens Holm e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (SV) Riteniamo che la strategia della Commissione europea a favore di un’industria della difesa più competitiva nell’Unione si muova sul binario sbagliato; si tratta di un ulteriore passo avanti verso la cooperazione militare in ambito comunitario, con l’obiettivo di istituire una difesa comune. Siamo assolutamente contrari a un simile sviluppo; vogliamo salvaguardare infatti una politica estera indipendente, svincolata da alleanze militari.

La proposta della Commissione ignora del tutto la necessità di salvaguardare il diritto internazionale, la democrazia e i diritti umani. Crediamo che la pace, la democrazia e i diritti umani siano più importanti della creazione di un nuovo mercato di prodotti destinati alla difesa. Questo settore influisce anche sulla politica di sicurezza. Secondo il trattato che istituisce l’Unione europea, alla Svezia compete autorità decisionale. Su questo punto, crediamo che la proposta legislativa della Commissione europea violi il trattato. Per tutti questi motivi, votiamo contro la proposta.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La proposta di direttiva concernente la semplificazione dei trasferimenti all’interno delle Comunità di prodotti destinati alla difesa, facilitando le relative procedure di licenza negli Stati membri, fa parte del più generale obiettivo di militarizzare l’Unione europea per servire ai suoi piani aggressivi e antipopolari.

Questa proposta e la relazione che l’accompagna mirano a ridurre ulteriormente la capacità degli Stati membri di decidere autonomamente sulle proprie politiche di difesa, e a rafforzare le grandi industrie della difesa ubicate nell’Unione europea in modo che, riducendo ogni ostacolo amministrativo alla circolazione e alla vendita dei loro prodotti, esse divengano ancora più potenti sul mercato euro-unificante e più competitive sul mercato globale, riuscendo a espellere dal mercato le piccole e medie imprese, come si osserva anche nella relazione.

La proposta dimostra ancora una volta la vera natura guerrafondaia dell’Unione europea e la necessità di rompere con le sue politiche e la sua struttura antipopolare e continuare a combattere, per affermare il potere del popolo, in modo che il nostro paese possa decidere sul tipo e le fonti dei propri armamenti in base alle sue reali esigenze di difesa, e non seguendo i piani aggressivi dell’UE e della NATO, a vantaggio della grande industria degli armamenti europea e americana.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Sono contrario alla creazione di un mercato interno per gli armamenti. Ogni paese deve poter interrompere le importazioni e le esportazioni di armamenti, se lo desidera. Dobbiamo impedire che le armi possano essere esportate senza alcun impedimento, anche nell’Unione europea. Purtroppo, la votazione sull’emendamento per questo punto specifico si è conclusa contrariamente ai nostri desideri. Mi sono quindi astenuto nella votazione finale, poiché la relazione contiene anche alcuni aspetti positivi, come il rafforzamento dei controlli per evitare esportazioni nei paesi terzi, una maggiore trasparenza e l’accesso alle informazioni per le organizzazioni non governative e per altri.

 
  
  

– Relazione Groote (A6-0329/2008)

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Sostengo la relazione dell’onorevole Groote sul regolamento degli autoveicoli e dei loro motori per quanto riguarda la riduzione delle emissioni – un passo avanti nel miglioramento della qualità dell’aria in Europa e nella lotta al cambiamento climatico. L’introduzione di norme tecniche armonizzate a livello comunitario per autocarri e autobus fornirà strumenti efficaci per affrontare il problema dell’inquinamento. La proposta di ridurre i livelli di ossido di azoto dell’80 per cento e le emissioni di particolato del 66 per cento rappresenta un considerevole progresso e ci avvicina ai livelli fissati negli Stati Uniti. La relazione inoltre istituisce un sistema normativo più chiaro, giacché le direttive saranno sostituite da regolamenti direttamente applicabili. Nella mia veste di relatrice competente per il sistema per lo scambio di quote di emissioni intracomunitario (EU – ETS), sono ben consapevole delle misure che dobbiamo adottare per combattere i cambiamenti climatici; sostengo senza riserve l’armonizzazione e la riduzione delle emissioni proposte nella relazione.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto.(PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Groote sull’omologazione-tipo degli autoveicoli e dei loro motori, poiché ritengo che la creazione di norme comuni per limitare le emissioni di inquinanti atmosferici degli autoveicoli contribuirà considerevolmente alla protezione dell’ambiente e garantirà un adeguato funzionamento del mercato unico dell’Unione europea.

Concordo con la proposta del relatore, che raccomanda l’introduzione di valori limite più ambiziosi per le emissioni di particolato (oltre i valori proposti dalla Commissione europea) al fine di garantire alti livelli di protezione alla salute umana e all’ambiente, e soprattutto per alleviare gli effetti del cambiamento climatico.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto.(PT) Concordo sulla necessità di armonizzare le norme sulla costruzione di veicoli pesanti, per quanto riguarda le emissioni degli inquinanti atmosferici, perché credo che questo sia il modo migliore per evitare l’applicazione di standard diversi nei diversi Stati membri e per proteggere l’ambiente.

Il sistema comunitario di omologazione-tipo degli autoveicoli intende assicurare il funzionamento del mercato interno che, non dimentichiamolo, è una regione priva di confini interni e caratterizzata dalla libera circolazione di beni, persone, servizi e capitali. Dobbiamo aggiornare i relativi standard e renderli più rigorosi, affinché tutti gli Stati membri garantiscano la fabbricazione di veicoli pesanti meno inquinanti e possano accedere alle informazioni necessarie alla riparazione e alla manutenzione del veicolo attraverso un formato standardizzato.

Per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico, l’Unione europea ha dimostrato la volontà di assumere un ruolo guida. La relazione ci offre un altro strumento efficace nella lotta ai danni ambientali. L’ulteriore riduzione dei valori limite delle emissioni nocive di monossido di carbonio, idrocarburi, ossidi di azoto e particolato rappresenta l’aspetto più importante di questo regolamento e contribuirà certamente a migliorare la qualità dell’aria in Europa.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. (PL) La relazione che è stata adottata oggi introduce provvedimenti tecnici armonizzati per i veicoli pesanti, per assicurare l’efficace funzionamento del mercato interno.

In particolare, sono state introdotte alcune disposizioni che garantiscono un alto livello di protezione ambientale, grazie all’adozione di valori limite per le emissioni nocive di monossido di carbonio, ossidi di azoto e particolato.

La proposta inoltre prevede l’accesso alle informazioni necessarie alla riparazione del veicolo, esattamente sulla falsa riga prevista per Euro 5 ed Euro 6.

Questo è particolarmente importante per garantire agli operatori indipendenti del mercato l’accesso standardizzato alle informazioni necessarie alla riparazione. Le informazioni trasmesse alle officine di riparazione indipendenti devono essere identiche a quelle accessibili ai concessionari e ai meccanici autorizzati. Tali disposizioni faciliteranno le attività di riparazione per gli operatori indipendenti. Anche l’accesso a una regolare manutenzione quindi sarà più facile e i prezzi del mercato diverranno più competitivi.

Indubbiamente, grazie all’accesso alle informazioni tecniche, tutti i veicoli in strada saranno più sicuri e meno dannosi dal punto di vista ambientale, ovunque abbia luogo la manutenzione.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Groote e sono favorevole a un’azione su scala europea per limitare le emissioni dei veicoli pesanti.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Sono favorevole a questa relazione che garantisce l’armonizzazione delle norme tecniche che autocarri e autobus devono rispettare per ottenere la necessaria omologazione-tipo. Grazie alla relazione, potremo ridurre del 66 per cento il particolato e dell’80 per cento le emissioni di ossido di azoto. Sono favorevole a questa relazione poiché assicura un equilibrio tra la riduzione delle emissioni di CO2 e quella delle emissioni associate. La proposta comprende alcune misure concernenti l’accesso alle informazioni necessarie alla riparazione del veicolo per le automobili nuove, in modo da garantire un’effettiva concorrenza nel mercato delle riparazioni ed evitare che le piccole imprese siano danneggiate da questa relazione.

 
  
  

– Relazione Arnaoutakis (A6-0477/2008)

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Il mandato di Junilistan al Parlamento europeo si basa sulla promessa fatta agli elettori di garantire un maggiore controllo da parte dell’opinione pubblica e una più oculata gestione delle risorse finanziarie dell’Unione europea. Adesso il Consiglio propone che qualsiasi progetto dell’Unione europea che non superi il valore di un milione di euro e che sia cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale, dal Fondo di coesione, oppure dal Fondo sociale europeo, in futuro debba essere escluso dalle attività di monitoraggio e ispezione – una proposta assolutamente inaccettabile.

Siamo consapevoli della necessità di rendere gli oneri amministrativi proporzionati agli importi in questione, ma critichiamo il fatto che il Consiglio proponga in tal modo di lasciare campo aperto all’abuso delle risorse comunitarie. Per questi motivi, Junilistan ha deciso di votare contro la relazione.

 
  
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  Sérgio Marques (PPE-DE), per iscritto.(PT) Gli Stati membri ci hanno comunicato le loro difficoltà a garantire un’efficace applicazione dell’articolo 55; le principali difficoltà stanno negli oneri amministrativi, che sono spropositati rispetto agli importi in questione e rappresentano un significativo fattore di rischio per l’attuazione del programma.

Per questo motivo ho votato a favore della proposta, che intende modificare e semplificare questo articolo e che comprende soltanto due punti: l’esclusione delle operazioni cofinanziate dal Fondo sociale europeo dall’ambito di applicazione dell’articolo 55, e la definizione di una soglia di un milione di euro, al di sotto della quale i progetti cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale o dal Fondo di coesione sarebbero ugualmente esclusi dall’ambito di applicazione dell’articolo 55, sia ai fini del monitoraggio che del calcolo delle spese massime ammissibili. Le altre disposizioni dell’articolo 55 rimangono immutate.

 
  
  

– Relazione Gargani (A6-0483/2008)

 
  
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  Robert Atkins (PPE-DE), per iscritto. (EN) I miei colleghi britannici del partito conservatore e io sosteniamo la necessità di migliorare il regime applicato agli assistenti parlamentari accreditati che lavorano nelle sedi del Parlamento europeo di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo e, in linea di massima, comprendiamo l’opportunità di uno statuto per gli assistenti.

Ci preoccupa però la possibilità che lo statuto rimanga vago su alcuni aspetti importanti, e avremmo auspicato maggiore chiarezza per alcune disposizioni, per esempio per il reclutamento di cittadini non comunitari, i requisiti relativi alla seconda lingua e le categorie salariali proposte.

Alla luce di tali preoccupazioni, abbiamo deciso di astenerci dalla votazione finale.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo tanti anni di lavoro che hanno coinvolto questo Parlamento, andiamo oggi ad approvare, con soddisfazione unanime, un provvedimento destinato ad incidere profondamente sui lavori all'interno delle istituzioni comunitarie.

In particolare vorrei sottolineare la positività della nuova regolamentazione del regime destinato agli assistenti parlamentari, che sarà improntato a regole di trasparenza e di equilibrio, nel rispetto della scelta discrezionale che rimane in capo al deputato. È un significativo passo avanti e, al contempo, un segnale positivo che lanciamo all'esterno.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee perché per la gestione dei contratti con gli assistenti locali è istituita la figura del terzo erogatore, con la funzione di garantire la buona gestione dell’indennità d’assistenza parlamentare attribuita a ogni deputato assumendosene la responsabilità, mettendo così fine alle incertezze e ambiguità che caratterizzano il regime attuale, oggetto di varie critiche.

Al contrario, i cosiddetti assistenti parlamentari accreditati saranno oggetto di un regime particolare nel quadro dello statuto dei funzionari e più in particolare del regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee. La proposta di regolamento in esame, che è stata presentata dalla Commissione in seguito ai negoziati condotti sulla base dei risultati del gruppo di lavoro presieduto dall’onorevole Roure, in seno all’Ufficio di presidenza del Parlamento, presenta una particolarità e un’eccezionalità che la rende complessa e sotto tanti aspetti complicata, aspetti che sono stati presi in considerazione nella relazione e sono stati oggetto di un lungo e approfondito dibattito nella commissione giuridica.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Gargani sul regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee perché ritengo che la proposta di introdurre una nuova categoria di personale specifica del Parlamento europeo, riguardante gli assistenti parlamentari che lavorano in una delle tre sedi del Parlamento europeo (Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo), chiarirà e migliorerà l’attuale situazione di questi assistenti, conformemente alle specifiche caratteristiche delle loro mansioni.

Il nuovo sistema di contrattazione proposto per gli assistenti parlamentari, che prevede un accordo speciale in base al quale il lavoro di tali assistenti in futuro sarà regolato da contratti diretti con il Parlamento europeo, è essenziale per garantire il rispetto dei principi di uguaglianza, non discriminazione e trasparenza nei contratti, nonché la certezza giuridica per questi lavoratori.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Abbiamo votato contro la relazione che modifica il regime applicabile agli assistenti dei deputati al Parlamento europeo. Non siamo certo contrari a garantire loro condizioni di lavoro e stipendi ragionevoli, ma non intendiamo concedere agli assistenti del deputati al Parlamento europeo il passaggio al “paradiso fiscale dell’UE” come già eravamo contrari a concedere agli stessi deputati un sistema retributivo con agevolazioni fiscali nell’ambito dell’Unione europea.

Sia i deputati al Parlamento europeo che i loro assistenti devono fare riferimento alla realtà dei propri paesi. Stipendi e indennità devono essere conformi alle condizioni dei rispettivi Stati membri oppure, nel caso degli assistenti, alle condizioni del luogo in cui vivono e lavorano. Non possiamo permettere che i deputati o i loro assistenti vivano relegati nell’isola felice dell’Unione europea, sostenuti da alti stipendi e indennità allettanti, senza alcun rapporto con la realtà dei cittadini che dovrebbero rappresentare.

Abbiamo quindi deciso di votare contro la proposta di statuto europeo per gli assistenti. Per noi è una questione di principio, che niente ha a che fare con le condizioni finanziarie degli assistenti.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. (PL) La relazione che è stata adottata oggi contribuirà a migliorare il regime applicabile agli assistenti parlamentari accreditati che svolgono le proprie mansioni in una delle tre sedi del Parlamento. Le modifiche in essa contenute erano attese da tempo sia dagli assistenti che dai deputati di quest’Assemblea. La relazione introduce una distinzione tra assistenti locali e assistenti accreditati, in considerazione della specifica natura del lavoro degli assistenti accreditati.

Grazie allo statuto degli assistenti – un testo elaborato con estrema chiarezza – d’ora in poi gli assistenti parlamentari accreditati godranno di molti privilegi, finora riservati esclusivamente agli agenti delle altre istituzioni europee. Cosa ancora più importante, essi potranno godere di privilegi che porranno fine a inutili incertezze quali, per esempio, la località in cui pagare le tasse, l’assistenza sanitaria e la previdenza sociale. Inoltre, lo statuto porrà fine alle ambiguità concernenti la remunerazione degli assistenti. Agli assistenti saranno attribuite specifiche categorie e indici salariali chiaramente definiti.

Lo statuto inoltre favorisce gli stessi deputati di quest’Assemblea. La reciproca fiducia è un elemento fondamentale del lavoro e del rapporto dei deputati con i loro assistenti. Lo statuto non limita la libertà dei deputati nella scelta dei propri assistenti, e quindi non mette in pericolo l’indipendenza dei deputati al Parlamento europeo nell’esercizio delle loro funzioni.

 
  
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  Jens Holm e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (EN) Le nuove norme che prevedono l’armonizzazione degli assistenti parlamentari (“altri dipendenti pubblici”) non sono soddisfacenti per quanto riguarda i lavoratori dipendenti dei paesi nordici. A nostro avviso, le nuove norme abbasseranno gli standard sociali in termini di assegni familiari e prestazioni di sicurezza sociali per la cura dei bambini malati, eccetera. Nutriamo inoltre gravi perplessità sul modo in cui le nuove norme influiranno sui diritti pensionistici, sulle indennità di disoccupazione e sulla tutela dei lavoratori dipendenti dal licenziamento.

E’ necessario ricordare però le motivazioni della proposta. Gli assistenti che lavorano sulla base di contratti non regolamentati hanno gravi problemi, e talvolta operano in condizioni terribili. Il nuovo regolamento porrà fine a tale prassi. Abbiamo votato a favore della proposta per esprimere la nostra solidarietà agli assistenti che sono sfruttati da avidi datori di lavoro/deputati al Parlamento europeo.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Oggi ho votato a favore della relazione Gargani sul regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.

La relazione distingue tra assistenti locali e assistenti parlamentari accreditati.

E’ necessario chiarire che gli assistenti parlamentari accreditati che svolgono mansioni per un deputato o per vari deputati di quest’Assemblea hanno degli obblighi particolari nei confronti di questi ultimi poiché il loro rapporto è basato sulla fiducia reciproca.

E’ proprio questo che distingue gli assistenti accreditati da altri agenti delle Comunità europee, le cui condizioni di lavoro si basano su criteri di trasparenza, valutazione obiettiva e lealtà nei confronti delle istituzioni.

La situazione particolare degli assistenti non dev’essere interpretata come una fonte di privilegi, che garantisca loro accesso diretto a incarichi di funzionario o ad altre categorie di agenti delle Comunità europee.

In seguito all’approvazione della presente relazione da parte del Parlamento, nel corso della prossima legislatura che comincerà nel 2009, le condizioni sociali e fiscali di cui godono gli agenti delle Comunità si applicheranno a tutti gli assistenti parlamentari accreditati assunti dai deputati al Parlamento europeo.

 
  
  

– Relazione Busuttil (A6-0446/2008)

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Come membro della commissione per le petizioni, sostengo la relazione presentata dal collega, onorevole Busuttil sulle pratiche sleali delle società di compilazione degli annuari. Queste società sono veri e propri parassiti che operano ai danni delle piccole e medie imprese (PMI) nell’Unione europea. Scrivono lettere molto ambigue alle PMI, invitandole a completare o aggiornare i dati relativi alla propria ragione sociale e al proprio recapito, dando l’impressione erronea che in tal modo esse verranno inserite a titolo gratuito in un annuario commerciale. Di conseguenza, questo tipo di corrispondenza viene sbrigata da addetti inesperti.

Le imprese scoprono successivamente di avere in realtà involontariamente firmato un contratto, che di solito le vincola per un minimo di tre anni, al costo di circa 1.000 euro o più all’anno.

Le 400 petizioni che abbiamo ricevuto dalle PMI descrivono nei dettagli le molestie, lo stress, l’imbarazzo, le frustrazioni e le perdite finanziarie subite a causa di questi truffatori. La relazione plaude ovviamente al governo austriaco che ha deciso di rendere illegali tali prassi. La relazione chiede quindi che la Commissione e gli altri 26 Stati membri seguano l’esempio dell’Austria per sventare le frodi di questi impostori.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Abbiamo deciso di votare a favore di questa relazione del Parlamento europeo. Nutriamo però alcune riserve in merito alla proposta contenuta nel paragrafo 13 sull’estensione della portata della direttiva 2005/29/CE.

E’ positivo che la relazione indichi l’Austria e il Belgio come esempi da seguire per porre fine alle pratiche sleali delle società di compilazione degli annuari. Credo che possa essere sufficiente additare questi paesi come esempi da seguire in Europa. I legislatori degli Stati membri dispongono certamente delle competenze necessarie per fare tesoro dell’esperienza di altri paesi e varare nuove leggi che affrontino questo tipo di problemi, venendo in aiuto delle aziende dei rispettivi Stati membri. La concorrenza istituzionale tra gli Stati membri è fondamentale per risolvere problemi come quello trattato dalla relazione in oggetto.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Le aziende di tutta Europa sono rimaste vittime di imbrogli come quello dell’annuario European City Guide. Sono perciò essenziali misure giuridiche tese a scongiurare simili truffe, ed è quindi opportuno sostenere la relazione Busuttil.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa relazione in risposta alle numerose voci che, nel mio collegio elettorale, hanno manifestato preoccupazione e sconcerto per le pratiche sleali delle società di compilazione degli annuari. Molte aziende, soprattutto le piccole imprese scozzesi, hanno subito perdite finanziarie e sono state molestate e minacciate di venire citate in giudizio. Questa relazione svolgerà opera di sensibilizzazione su questo tema affinché si riduca il numero di imprese che cadono preda di queste truffe, esortando gli Stati membri dell’Unione europea a inasprire le leggi nazionali e ad assicurare l’adeguata applicazione del diritto comunitario vigente in materia di pubblicità ingannevole e pratiche commerciali sleali. Sostengo questa relazione perché sollecita la Commissione a intensificare i controlli sull’attuazione del diritto comunitario e a migliorare la vigente legislazione comunitaria laddove risulti evidente che le attuali normative non sono in grado di stroncare tali truffe una volta per sempre.

 
  
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  Nicolae Vlad Popa (PPE-DE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della relazione Busuttil perché invita la Commissione a migliorare l’attuale legislazione dell’Unione europea proteggendo le aziende e i privati cittadini dalla pubblicità ingannevole.


L’applicazione di questa relazione consentirà alle autorità degli Stati membri di agire congiuntamente per scongiurare l’ulteriore diffusione delle pratiche sleali da parte delle società di compilazione degli annuari e di introdurre misure efficaci che estromettano dal mercato tali società e puniscano i loro dirigenti. Grazie a questa relazione inoltre le vittime di tali frodi – solitamente PMI – avranno effettivamente la possibilità di annullare contratti firmati in seguito a pubblicità ingannevole e di ottenere risarcimenti per le perdite subite.


Ho ricevuto molte lettere da aziende romene che sono state vittime di simili frodi. L’approvazione della relazione Busuttil sensibilizzerà l’opinione pubblica sulla questione e, mi auguro, ridurrà il numero delle aziende colpite.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) Sono lieta che quest’oggi il Parlamento europeo si sia mosso per opporsi alle frodi perpetrate dall’annuario European City Guide. Molti cittadini del mio collegio elettorale in Scozia sono stati vittime di questa truffa e si sono trovati a dover pagare conti per servizi non richiesti. Queste tecniche di vendita ingannevoli, che coinvolgono la gente comune, sono deplorevoli e dobbiamo porvi fine. Dobbiamo congratularci con la commissione per le petizioni per aver inserito questo tema all’ordine del giorno odierno.

 
  
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  Glenis Willmott (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa relazione, che intende porre fine alla pubblicità ingannevole delle società di compilazione degli annuari come European City Guide. Negli ultimi anni sono stata contattata da numerose piccole imprese delle East Midlands, da Nottingham a Northampton. Queste imprese erano state vittime di una frode, e sono quindi favorevole alla creazione di una lista nera europea e ad azioni che pongano fine alla pubblicità ingannevole.

 
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