Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sullo Zimbabwe(1).
Marios Matsakis, autore. − (EN) Signora Presidente, la situazione politica, economica e umanitaria dello Zimbabwe sta andando di male in peggio e le condizioni di per sé tragiche in cui versa la popolazione del paese sono aggravate dal rischio di un contagio generalizzato di colera e altre potenziali pandemie.
Ormai non vi sono dubbi che il presidente Mugabe abbia veramente poco a cuore il benessere dei suoi concittadini: la sua maggiore preoccupazione è vivere una vita all'insegna del lusso e della stravaganza. Mugabe ha dimostrato oltre qualsiasi ragionevole dubbio di essere completamente inadatto a governare il suo paese nel mondo d’oggi. Per giustificare la sua sopravvivenza politica si finge occupato a combattere gli spettri dell’ormai tramontata era coloniale britannica.
Gli europei non hanno alcuna possibilità di riportare Mugabe alla ragione. Solo un cambiamento drastico nella posizione dell’Unione africana potrebbe obbligarlo a dimettersi. E’ vergognoso che questa organizzazione non sia finora intervenuta con l’incisività e la risolutezza necessarie. Ritengo che i nostri sforzi debbano concentrarsi sull’Unione africana e i governi dei paesi aderenti. Dobbiamo spiegare loro a chiare lettere che li riteniamo interamente responsabili della deplorevole situazione dello Zimbabwe e che ci aspettiamo da loro, anche a questo stadio avanzato, un intervento adeguato e drastico volto a porre fine al regime di Mugabe, intimandogli di andarsene o altrimenti far fronte a gravi conseguenze, tra cui non si esclude un processo per crimini contro l’umanità.
Catherine Stihler, autore. − (EN) Signora Presidente, se i colleghi si soffermassero un attimo a ricordare il loro peggiore incubo, questo non si avvicinerebbe nemmeno lontanamente a quanto sta accadendo al popolo dello Zimbabwe. Quello che era un paese ricco è stato messo in ginocchio dal suo presidente. Il paese è allo sfascio – privo di governo, senza posti di lavoro, colpito da iperinflazione, senza cibo e servizi sanitari – e il degrado della rete fognaria sta causando un’epidemia di colera.
La settimana scorsa, il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe ha affermato che l’epidemia di colera era sotto controllo e che le potenze occidentali volevano utilizzare l’epidemia come pretesto per invadere lo Zimbabwe e rovesciare il suo governo. Nel frattempo, il Sud Africa ha dichiarato area calamitata la maggior parte della zona di confine con lo Zimbabwe, poiché la malattia si sta diffondendo tramite i profughi, e Oxfam ha avvertito che la situazione in Zimbabwe potrebbe peggiorare drammaticamente.
Secondo i dati odierni, le vittime del colera sono 1111 e la malattia continua ad avanzare. I casi dichiarati di colera sono 20 581. Il colera è una malattia altamente infettiva, causata da un batterio che provoca un’infezione intestinale. Tra i sintomi vi sono la dissenteria e la disidratazione. Nella sua forma più acuta, un attacco improvviso di dissenteria liquida può causare la morte a seguito di disidratazione grave e complicazioni renali. Un adulto sano può morire nel giro di poche ore.
Per dare un’idea degli effetti che questa malattia ha sulla popolazione, voglio raccontare al Parlamento il caso del figlio di Cynthia Hunde, il piccolo Munashe. Munashe è morto di colera poco prima di avere compiuto un anno di vita. Cynthia aveva cercato lavoro in Sud Africa per tentare di garantire un futuro migliore al figlio, visto che in Zimbabwe non si trova lavoro, e aveva lasciato il figlio Munashe alle cure di sua madre. Quando è ritornata a casa, ha trovato Munashe morente tra le braccia della nonna. Intervistata dalla BBC, Cynthia ha detto: “Mi sento così male... è così difficile da spiegare. Quando hai un figlio, nutri sempre per lui qualche sogno. Quando sono tornata credevo che l’avrei trovato intento a giocare attorno alla casa, ma non è stato così.”
Vi prego, colleghi, di sostenere questa risoluzione di condanna dello Zimbabwe e di aiutare vittime innocenti come Munashe.
Erik Meijer, autore. − (NL) Signora Presidente, nelle precedenti discussioni urgenti sullo Zimbabwe che abbiamo tenuto il 7 maggio 2005 e il 24 aprile 2008, ho già spiegato i motivi per cui Mugabe è riuscito a rimanere al potere così a lungo.
I cittadini dello Zimbabwe ricordano i trascorsi violenti del paese. Per molti di loro, Mugabe è ancora l’eroe che ha lottato per la libertà. Secondo questa mentalità, qualsiasi cosa egli faccia è considerata buona aprioristicamente. I suoi detrattori sono considerati, come in passato, al servizio di altri paesi oppure, all’interno del paese, della maggioranza bianca privilegiata. Se il presidente Mugabe perdesse il potere, il paese potrebbe essere nuovamente colonizzato e la maggioranza della popolazione sarebbe discriminata. La realtà è ben diversa.
L’improvviso atteggiamento radicale di Mugabe qualche anno fa, dopo che non era riuscito a portare avanti una riforma della proprietà terriera e aveva continuato a tollerare il profondo divario tra ricchi e poveri, era essenzialmente un tentativo di guadagnarsi nuovi sostenitori tra i giovani e di non perdere ulteriormente il favore dei vecchi adepti.
Questo atteggiamento può avere portato dalla sua parte alleati ancora più fanatici e violenti, ma certo non gli ha guadagnato il favore della maggioranza dei suoi concittadini. Per anni, l’Europa e l’America hanno effettuato un errore di valutazione sulla situazione in Zimbabwe e, così facendo, si sono resi sospetti di possedere altri motivi reconditi. Proprio questi sentimenti di ostilità hanno permesso a Mugabe di restare al potere.
Adesso che tutti si rendono conto della sua inettitudine e politica disastrosa, comincia a crescere la resistenza. Egli non avrebbe vinto le elezioni presidenziali se non fosse ricorso a intimidazioni e omicidi, e la risicata maggioranza parlamentare dell’opposizione sarebbe riuscita ad approdare al governo.
Adesso siamo a uno stadio più avanzato rispetto alle precedenti discussioni d’urgenza. L’approvvigionamento idrico è al collasso e il colera comincia a mietere vittime. Non vi sono motivi per trionfare di fronte al nemico agonizzante, dobbiamo aiutare il popolo dello Zimbabwe. Esso si merita un governo migliore, ma nessuno glielo può imporre dall’esterno. Quello che possiamo però fare è impedire che Mugabe riceva sostegno dall’estero.
Mikel Irujo Amezaga, autore. – (ES) Come indicato nella relazione, il Zimbabwe contava secondo le stime del 2007 una popolazione di 12 milioni di abitanti, di cui la metà soffre la fame. L’aspettativa di vita è di 36 anni. Soltanto il 40 per cento degli insegnanti lavora e solo un terzo degli studenti frequenta la scuola. Ciò dimostra che Mugabe non si limita a fare terra bruciata nel presente, ma mette a repentaglio anche il futuro.
Atti di repressione e violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno. Gli attivisti per i diritti umani in Zimbabwe sono stati sottoposti sistematicamente a detenzioni arbitrarie, arresti e tortura. Le leggi emanate dal governo hanno limitato drasticamente le libertà di espressione, assemblea, movimento e associazione.
Vorrei presentarvi alcuni esempi relativi alle leggi sempre più repressive che il governo ha introdotto e utilizzato contro gli attivisti che si battono per i diritti umani. Tra queste figura la legge in materia di accesso alle informazioni e tutela della privacy, utilizzata dal governo per imbavagliare la stampa; la legge sull’ordine pubblico e la sicurezza ha limitato drasticamente la libertà di assemblea e ha permesso la detenzione arbitraria di centinaia di difensori dei diritti umani, tra cui anche degli addetti di media indipendenti; la legge relativa alle organizzazioni private volontarie, ripresentata dal governo nel 2002 e presumibilmente utilizzata per intimidire e attaccare le ONG.
Signora Presidente, nella mia lingua madre euskera, ossia il basco – che non rientra tra le lingue ufficiali di quest’Aula – la parola “mugabe” significa “privo di limiti” e mi sembra molto azzeccata per questo personaggio.
Il dittatore africano non è semplicemente l’ennesimo nome nel lungo elenco di dittatori che abbiamo avuto la sfortuna di sopportare su questa terra; mi azzarderei addirittura ad affermare che rientra nella top ten dei peggiori. A mio avviso, l’UE deve fare tutto il possibile per ottenere la deposizione di questo individuo che dovrebbe passare il resto della sua vita di fronte a un tribunale per i diritti umani.
Pertanto auguriamo allo Zimbabwe un felice 2009 senza Mugabe.
Andrzej Tomasz Zapałowski, autore. – (PL) Signora Presidente, due mesi fa abbiamo parlato della grande carestia che colpì l’Ucraina negli anni Trenta. In tale occasione ci siamo interrogati più volte su come potesse essere accaduta tale tragedia e perché il mondo fosse rimase a guardare. Oggi, di fronte agli eventi che si stanno verificando in Zimbabwe, sorge spontanea la domanda: “com’è possibile, ai giorni nostri e di questi tempi, che a un capo di governo sia permesso distruggere il suo paese? Perché il mondo s’impegna solo marginalmente per affrontare il problema?”.
Le nostre risoluzioni da sole non porteranno alcun cambiamento ai vertici dello Zimbabwe. Dobbiamo domandarci se intendiamo restare a guardare mentre il popolo dello Zimbabwe viene condotto verso la sua fine, proprio come le forze delle Nazioni Unite assistettero inerti ai massacri in Ruanda. Forse la nostra reazione alla situazione in Zimbabwe sarebbe più incisiva se tale paese possedesse grandi ricchezze in risorse naturali. La risoluzione odierna è un documento eccellente e nulla di più. Per salvare la vita di queste persone, occorre un’azione più dinamica. Dobbiamo assistere senza tentennamenti i paesi contermini dello Zimbabwe al fine di garantire l’invio di aiuti adeguati lungo la linea di confine.
Charles Tannock, autore. − (EN) Signor Presidente, negli ultimi anni lo Zimbabwe è stato oggetto di talmente tante discussioni che potremmo essere perdonati per avere esaurito tutte le parole di condanna pronunciabili, eppure dobbiamo continuare nella nostra denuncia perché l’agonizzante popolo dello Zimbabwe è stato privato della facoltà di parola da quel despota senza scrupoli che è Robert Mugabe.
Egli ha rinunciato a qualsiasi pretesa di legittimità democratica, negando in maniera sistematica diritti umani, libertà politiche e Stato di diritto. Il recente agguato teso a Perence Shiri, che fa parte del seguito di Mugabe, è sintomo della rabbia che cova sotto la quiete apparente in Zimbabwe. Shiri si è macchiato del sangue di 20 000 persone: è stato Shiri che, con l’aiuto della Corea del Nord comunista, ha organizzato il massacro sistematico di civili innocenti nei primi anni Ottanta nel Matabeleland. Come se non bastasse, lo stato di abbandono causato da Mugabe ha portato allo scoppio di un’epidemia di colera, una malattia che fino a poco tempo fa era stata praticamente debellata in tutto lo Zimbabwe.
In risposta alle preoccupazioni internazionali, Mugabe ha la faccia tosta di affermare che il colera è una forma di genocidio perpetrato dal Regno Unito, il mio paese e precedente padrone coloniale. Forse è questa accusa infondata di neocolonialismo, combinata al nostro senso di colpa postcoloniale, a impedire all’Europa di intraprendere misure più drastiche.
E se ci rivolgiamo all’Africa stessa in cerca di una soluzione, ci scontriamo con un mare d’indifferenza e inettitudine. La condanna energica di Mugabe da parte del primo ministro del Kenya e del presidente del Botswana si pone in stridente contrasto con l’apatia della maggioranza degli altri paesi e leader africani, in particolare del Sud Africa, anche se possiamo sperare adesso che il presidente Zuma adotti una linea più severa.
Se l’Unione africana aspira ad acquisire la medesima autorità dell’Unione europea, deve affrontare il regno del terrore di Mugabe e valutare la possibilità di un intervento volto a destituire Mugabe. Un provvedimento concreto che dovremmo incoraggiare è la condanna di Mugabe da parte del Tribunale penale internazionale mediante una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che si è già dimostrata utile nel caso del presidente al-Bashir in relazione al Darfur. Mi auguro che la prossima volta che parlerò dello Zimbabwe, sarà per celebrare la sconfitta di Mugabe e la sua destituzione.
Ioannis Kasoulides, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, lo Zimbabwe sta diventando uno Stato alla deriva. Metà della popolazione è destinata o a sopravvivere grazie agli aiuti esteri o a morire di fame. I servizi fognari e idrici non sono praticamente più utilizzabili e di conseguenza è scoppiata un’epidemia devastante di colera che si sta estendendo ai paesi contermini.
E tutto questo perché Mugabe e la sua cerchia vogliono punire il loro stesso popolo per avere votato contro di lui. La mediazione del Sud Africa non ha sortito alcun esito e i paesi africani hanno deluso quanto alla loro capacità di adottare provvedimenti decisi. La situazione illustrata rappresenta una grave catastrofe umanitaria, pertanto in primo luogo Mugabe dovrebbe essere deferito al Tribunale penale internazionale che dovrebbe condannarlo per i crimini contro l’umanità da lui commessi ed emettere un mandato di arresto internazionale.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signora Presidente, lo Zimbabwe è alle prese da qualche tempo con una grave crisi umanitaria: quasi metà della popolazione soffre la fame, è praticamente impossibile accedere all’acqua corrente e le condizioni sanitarie sono gravissime. Nell’ultimo decennio, l’aspettativa media di vita in Zimbabwe è crollata dai 60 anni per entrambi i sessi a 37 anni per gli uomini e 34 per le donne. L’epidemia di colera in corso è già costata la vita a ottocento persone, mentre altre 16 000 sono state contagiate. Secondo le stime di Médecins sans Frontières (MSF), circa un milione e mezzo di persone potrebbero contrarre il colera nell’immediato futuro.
L’economia del paese è in uno stato deplorevole: il tasso d’inflazione è il più elevato al mondo da parecchio tempo e oltre l’80 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Le autorità dello Zimbabwe sembrano non accorgersi della gravità della situazione e non intervengono. Il presidente Mugabe non è stato fedele alla promessa di creare un governo per l’unità nazionale e continua la persecuzione dei politici all’opposizione.
La situazione critica in Zimbabwe richiede una reazione decisa da parte dell’Unione europea; sia il Consiglio che la Commissione dovrebbero confermare il loro impegno a questa causa garantendo un afflusso continuo di aiuti umanitari alla popolazione sofferente. Dobbiamo esercitare pressioni sul governo dello Zimbabwe affinché sospenda le limitazioni imposte alle organizzazioni umanitarie e smetta di arrestare i difensori dei diritti umani. Inoltre dobbiamo sostenere il gruppo dei Saggi e chiedere che ai suoi membri sia permesso l’ingresso nel paese.
L’introduzione di cambiamenti democratici in Zimbabwe richiederà la partecipazione di altri paesi africani, istituzioni regionali e organismi internazionali. Garantire elezioni parlamentari giuste e vigilare sulla formazione del nuovo governo ci consentirebbe di contribuire a stabilizzare la situazione. Nel contempo, la comunità internazionale dovrebbe dichiararsi disponibile a fornire un aiuto finanziario destinato alla ricostruzione di un apparato pubblico basato sullo stato di diritto.
Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, le informazioni riportate nella risoluzione sullo Zimbabwe sono sconcertanti: 5,1 milioni di persone, pari a metà della popolazione, muoiono di fame; oltre 300 000 persone sono minacciate da un’epidemia di colera; 1,7 milioni sono sieropositive e l’aspettativa media di vita è pari a 37 anni. Un governo lasciato a se stesso non è in grado di affrontare tutto questo.
Per questo motivo dovremmo sostenere appieno qualsiasi iniziativa volta a migliorare la situazione in Zimbabwe. Gli autori della risoluzione richiamano – giustamente – la nostra attenzione sulla necessità di potenziare ed estendere la portata degli aiuti umanitari e invitano il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri dell’Unione europea a intraprendere altre iniziative, comprese quelle di tipo diplomatico e di supporto finanziario e pratico allo Zimbabwe. Tali iniziative non devono concentrarsi solo sull’immediato, bensì comprendere un orizzonte temporale più ampio ed essere collegate a un programma specifico. Ho detto “giustamente”, perché l’emanazione dell’ennesima risoluzione da sola non contribuirà a sfamare nessuno. Ciò di cui abbiamo bisogno e che la popolazione dello Zimbabwe attende è un aiuto concreto.
Michael Gahler (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, stiamo assistendo agli ultimi mesi del regime di Mugabe. Purtroppo questa è l’unica notizia positiva che ci giunge da questo paese martoriato.
E’ positivo sentire che molti paesi africani stanno cominciando a ribellarsi alle condizioni in cui versano. In qualità di primo vicepresidente dell’Assemblea parlamentare ACP-UE, posso annunciarvi che per la prima volta, tre settimane fa alla riunione di Port Moresby, siamo riusciti a coinvolgere i nostri colleghi africani in un’analisi e valutazione critica della situazione in Zimbabwe. Anche in Sud Africa sono aumentate le pressioni affinché il governo smetta di proteggere il regime in Zimbabwe. La situazione è stata esacerbata dai profughi che stanno portando in Sud Africa anche alcune malattie. Auspicabilmente la situazione migliorerà prima dei mondiali di calcio; infatti è proprio per il timore che i tifosi rinuncino a venire in Sud Africa che il governo ha cambiato atteggiamento. Questo da solo è un motivo già sufficiente per negare protezione a Mugabe.
Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Signora Presidente, abbiamo discusso la situazione in Zimbabwe il 24 aprile 2008. In tale occasione abbiamo discusso il problema delle elezioni e più precisamente del Presidente Mugabe, che non rinuncia al potere nonostante i risultati della votazione. Oggi affrontiamo le conseguenze drammatiche di tali eventi. Oltre 12 500 persone affette dal colera non possono contare sull’aiuto del governo, mentre i decessi a seguito del contagio sono già 565. L’epidemia si sta diffondendo anche nella vicina Repubblica del Sud Africa.
Le cifre indicate, estrapolate dalle relazioni delle Nazioni Unite dell’inizio di dicembre, sono inferiori a quelle pubblicate oggi dalle organizzazioni umanitarie. Secondo tali fonti, il numero i decessi sono oltre mille e i contagiati dal colera dovrebbero essere oltre ventimila. Milioni di persone sono ridotte alla fame o non hanno accesso all’acqua. L’Unione africana non sta prendendo alcun provvedimento efficace per migliorare la situazione dello Zimbabwe. Il Presidente Mugabe deve essere condotto dinanzi al Tribunale penale internazionale e occorre intervenire urgentemente per arginare l’epidemia di colera e assicurare che gli aiuti alimentari e medici raggiungano effettivamente il popolo dello Zimbabwe.
Kathy Sinnott (IND/DEM). - (EN) Signora Presidente, sono anni che assistiamo alla lenta agonia dello Zimbabwe. Oltre alla violenza politica e alla povertà dilagante, l’agonia è resa sempre più acuta dall’inevitabile fame e dalle malattie che stringono in una morsa i cinque milioni di abitanti. Dobbiamo essere presenti per queste persone, nutrirle, fornire supporto medico e assecondare la loro sete di libertà.
Possiamo aiutarli isolando il Presidente Mugabe dai suoi sostenitori africani e facendo in modo che tutti i governi africani condannino il suo regime. Al di fuori del continente africano, dobbiamo impegnarci per privarlo dei suoi sostenitori internazionali, tra cui i soliti sospetti Cina e Russia, spingendoli a tagliare tutti gli aiuti e i rapporti commerciali con Mugabe. Ma dobbiamo farci anche un esame di coscienza, poiché non è trascorso molto tempo da quando l’UE stessa ha invitato Mugabe a partecipare al vertice Unione africana-UE organizzato a Lisbona.
Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione. − (FR) Signora Presidente, ringrazio tutti i parlamentari che hanno lanciato questo appello urgente per lo Zimbabwe, perché questo paese è confrontato da un crisi senza precedenti e sempre più grave che non risparmia nessun settore.
A livello politico siamo assistendo a un’escalation della violenza, confermata dalle notizie relative ad arresti arbitrari e alla scomparsa di attivisti che lottano per i diritti umani. Questa recrudescenza della violenza politica mette a rischio qualsiasi soluzione alla crisi e potrebbe spingere i partiti verso posizioni inconciliabili.
A livello umanitario, la situazione è in deterioramento, come dimostrato dall’epidemia di colera che si sta diffondendo e minaccia anche gli Stati limitrofi.
A livello economico, la situazione è disastrosa. I prezzi dei prodotti di base sono in continuo aumento; il costo del paniere alimentare medio è aumentato la settimana scorsa del 1 293 per cento.
A livello sociale, il rischio di disordini aumenta ogni giorno, con tutte le ripercussioni negative che ciò potrebbe avere sulla stabilità della regione intera.
Di fronte a questo, cosa possiamo fare? Lo Zimbabwe avrebbe bisogno di aiuti ingenti e questa necessità aumenta in maniera esponenziale, principalmente a causa della cattiva amministrazione del governo al potere.
La Commissione mantiene il proprio impegno attivo in ambito umanitario. Una missione in loco, dal 15 al 19 dicembre, valuterà la situazione umanitaria e questo ci consentirà, tra l’altro, di fare rapidamente il punto su eventuali nuovi bisogni.
Sul piano politico, la Commissione – e la comunità internazionale nel suo complesso – potrà aiutare lo Zimbabwe soltanto in stretta collaborazione con un governo legittimo e dotato di un margine di manovra sufficiente a intraprendere gli interventi politici ed economici indispensabili.
Presupposto essenziale è l’attuazione dell’accordo del 15 settembre e l’instaurazione di un governo d’unità nazionale. Un altro presupposto è anche un maggiore coinvolgimento degli altri interlocutori regionali e dell’Unione africana. Noi invochiamo con forza tale coinvolgimento in occasione di qualsiasi contatto che intratteniamo.
Posso infine assicurarvi che la Commissione segue molto da vicino gli sviluppi sul posto e continua a lavorare insieme a tutti gli Stati membri e agli interlocutori africani e internazionali alla ricerca di una soluzione equilibrata che consenta allo Zimbabwe di uscire dalla crisi attuale che tutti voi avete denunciato a gran voce.
Grazie per la vostra attenzione, specialmente in questo periodo di festività, in cui non possiamo davvero dimenticare tutti coloro che soffrono in Zimbabwe. Il popolo dello Zimbabwe è senz’altro tra quelli più segnati dalla sofferenza in questo periodo.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà al termine delle discussioni.