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Procedura : 2008/2697(RSP)
Ciclo di vita in Aula
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Testi presentati :

RC-B6-0630/2008

Discussioni :

PV 18/12/2008 - 13.3
CRE 18/12/2008 - 13.3

Votazioni :

PV 18/12/2008 - 14.3
CRE 18/12/2008 - 14.3

Testi approvati :

P6_TA(2008)0642

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 18 dicembre 2008 - Strasburgo Edizione GU

13.3. Russia: aggressioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e processo per l’uccisione di Anna Politkovskaya
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PV
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sulla Russia(1).

 
  
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  Marios Matsakis, autore. (EN) Signora Presidente, la Russia è uno dei principali partner commerciali dell’UE. Essa approvvigiona gli Stati membri coprendo, tra l’altro, un’ampia fetta del loro fabbisogno energetico. Inoltre, la Russia di oggi non è più quella del passato. Di questo ci rallegriamo, poiché auspichiamo sinceramente che sia una nazione moderna e democratica con cui cooperare per promuovere la pace e il benessere mondiali. Purtroppo il nostro auspicio – e ora la costruzione della fiducia reciproca – sono turbati dalle violazioni dei diritti umani e dello stato di diritto che ancora si verificano in Russia, seppure in proporzioni minori. Un esempio eloquente è dato dal modo assolutamente inaccettabile in cui le autorità russe hanno gestito l’intera questione relativa alla brutale uccisione di Anna Politkovskaya nel 2006.

Con questa proposta di risoluzione, chiediamo al governo russo di fare il possibile affinché il processo di riforme democratiche intrapreso dalla Russia e la conseguente cooperazione con l’UE non siano messe a repentaglio dalle violazioni dei diritti umani che ancora si verificano in quel paese.

 
  
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  Józef Pinior , autore. – (PL) Signora Presidente, ieri ha parlato in quest’Aula Elena Bonner, in occasione della cerimonia per il conferimento del Premio Sacharov cui ha partecipato in compagnia della figlia, Tatjana Yankelevich. Le sue parole riecheggiano ancora in quest’Aula. Sono state parole assai pregnanti, con cui ha trasmesso un messaggio all’Europa e al mondo di oggi, quale sopravvissuta al regime totalitario in Russia e rappresentante della vera voce russa nel mondo d’oggi.

Come Parlamento europeo, siamo preoccupati della situazione che vige attualmente in quel grande paese. Avvocati e difensori dei diritti umani vengono perseguitati, intimiditi, minacciati con violenza e vivono temendo per la loro stessa vita. Tutto questo è parte integrante dell’attuale sistema politico russo.

Il 4 dicembre 2008, la polizia ha perquisito gli archivi negli uffici dell’organizzazione Memorial, una prestigiosa istituzione per i diritti umani impegnata a denunciare i crimini del totalitarismo. Devo ammettere di non riuscire a immaginare i motivi che hanno indotto le autorità russe a sequestrare il materiale della Memorial, compresi i computer o i fascicoli relativi al periodo dei gulag. Non riesco a spiegarmi come tale documentazione possa costituire una minaccia all’ordine pubblico nella Russia dei giorni nostri.

Anche il processo agli assassini di Anna Politkovskaya è per noi motivo di inquietudine. Ovviamente ci aspettiamo che il processo fornisca i nomi certi degli esecutori dell’omicidio, dei responsabili e dei mandanti, e che il giudice faccia luce su tutte le circostanze connesse a questa terribile uccisione. Il processo dovrebbe avvenire a porte aperte affinché i giornalisti, i media e chiunque desideri seguire il procedimento possano assistervi.

Ritengo anche che gli accordi principali tra Unione europea e Russia dovrebbero contenere una clausola sui diritti umani. La vera Russia è quella che Elena Bonner ci ha descritto qui ieri.

 
  
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  Erik Meijer, autore. (NL) Signora Presidente, dopo il 1991, la Russia è stata per un periodo un paese aperto alle differenze d’opinione politica e al dibattito politico, con un sistema multipartitico e pareri discordanti sul futuro. Purtroppo, questa parentesi democratica era accompagnata anche da una cattiva amministrazione, privatizzazioni a spaglio e corruzione. I caotici anni Novanta sotto il presidente Eltsin hanno preparato il terreno per il ritorno a un’autorità forte e centralizzata che non lascia molto spazio all’opposizione o al giornalismo critico d’inchiesta.

Sebbene oggi, a differenza di quanto avveniva durante il regime comunista, sono diversi i partiti in lizza alle elezioni, il potere è nuovamente nelle mani di uno solo, mentre gli altri partiti sono oggetto di un sabotaggio sistematico e il leader del partito al potere viene osannato. Una larga maggioranza dell’opinione pubblica sostiene questo leader e non ha tempo per un atteggiamento critico, alternative o un’opposizione. E così sarà anche in futuro, fintanto che la Russia manterrà la ricchezza e il successo che ha ottenuto all'improvviso grazie alle esportazioni di gas e petrolio. In queste condizioni, le possibilità di una democrazia effettiva si sono ristrette notevolmente.

Le voci fuori dal coro denunciano l’abisso che separa i ricchi dai poveri, il clima di evidente segretezza, l’intolleranza, i diritti limitati delle regioni autonome, il trattamento delle minoranze etniche, la situazione di conflitto nel Caucaso settentrionale, l’abbandono delle regioni economicamente marginali, il nonnismo nei confronti delle reclute, la discriminazione degli omosessuali, l’impunità di alcuni assassini, la designazione unilaterale delle forze di polizia e della magistratura ad opera del partito, la limitazione delle libertà di organizzazioni non governative e mezzi di comunicazione.

Le nostre simpatie vanno a queste voci critiche, che possiamo aiutare dando il buon esempio e sostenendo gli attivisti per i diritti umani nella loro lotta contro scomparse, intimidazioni, segretezza e uccisioni. In pratica, paesi con una democrazia parlamentare ben funzionante contribuiscono involontariamente all’opposto.

Non aiutiamo queste voci se ergiamo uno scudo antimissile o sosteniamo l’occupazione di Abkhazia e Ossezia del sud da parte della Georgia. Queste sono considerate azioni ostili che hanno come solo effetto quello di rendere il popolo più solidale con Putin. E neppure li aiutiamo chiudendo un occhio sulle violazioni dei diritti umani in Russia, stretti dal nostro bisogno di gas e petrolio. La risoluzione vuole a ragione ribadire che, nei nostri contatti con la Russia, i diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia dovrebbero essere questioni prioritarie.

 
  
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  Tunne Kelam, autore. (EN) Signora Presidente, era ora che tenessimo questa discussione. Non manchiamo mai di menzionare il termine “interdipendenza”, ma l’interdipendenza, oltre a riguardare l’energia e il commercio, deve estendersi anche a giustizia, valori, dignità umana e verità. Questi sono i valori che la Russia si è impegnata a rispettare nel momento in cui ha aderito al Consiglio d’Europa.

Questa discussione dovrebbe ricordarci che siamo corresponsabili dell’allarmante regressione della democrazia e dei diritti umani in Russia.

Il 3 dicembre 2008, 17 associazioni russe per i diritti umani hanno inviato una dichiarazione congiunta all’UE. Secondo loro, la reazione dell’Europa a quanto sta avvenendo in Russia e ai rapporti che intercorrono tra la Russia e i paesi limitrofi come Ucraina e Georgia è stata inadeguata. L’UE non ha richiamato Mosca al rispetto dei medesimi standard cui pretende che si attengano gli altri partner. E’ stata proprio questa omissione, affermano, che ha consentito alle autorità russe di infrangere con crudeltà i diritti umani e il diritto internazionale.

Ieri, Elena Bonner ci ha trasmesso l’essenza del messaggio di Andrej Sacharov: fai ciò che devi fare, fai ciò che la tua coscienza ti dice di fare. In caso contrario, rischiamo di diventare corresponsabili dell’estinzione della giustizia e dei diritti umani nei paesi vicini, presi dai nostri tentativi pragmatici di assicurarci l’approvvigionamento energetico.

Possiamo ribaltare questa situazione? Chiunque abbia vissuto sulla propria pelle la brutalità e l’apparente onnipotenza del totalitarismo sovietico vi può assicurare che siamo in grado di spostare l’ago della bilancia se crediamo seriamente nei nostri valori. Il popolo russo deve poter realizzare i suoi valori e la giustizia alla pari di noi.

 
  
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  Ewa Tomaszewska, autore. – (PL) Signora Presidente, in Russia si ricorre ancora all’omicidio e all’assassinio come mezzo per mettere a tacere gli attivisti per i diritti umani e chiunque abbia un'opinione diversa.

Il 28 ottobre sono stati uccisi a Mosca i padri gesuiti Otto Messner, capo dell’ordine dei gesuiti russi, e Victor Betancourt dell’Ecuador. Il 31 agosto era stata uccisa Magomet Yevloyev. Sono sfuggiti ad altri attentati Akhmed Kotiev, Zurab Tsechoev, Dimitri Kraiukhin, Stanislav Dmitrievsky e Karina Moskalenko. Il 4 dicembre, alcuni collaboratori del Procuratore generale hanno organizzato un raid negli uffici dell’organizzazione Memorial per sequestrare una banca dati che conteneva informazioni su migliaia di vittime del regime stalinista.

I processi per l’uccisione di Anna Politkovskaya e Alexander Litvinenko lasciano intendere che le autorità russe stanno cercando di impedire l’emanazione di una sentenza equa e la comunicazione pubblica dei nomi dei mandanti. In Russia, è normale arrestare chi manifesta in maniera pacifica e angariare le reclute.

Levo una protesta forte contro le violazioni dei diritti umani in Russia e mi appello alle autorità russe affinché smettano di perseguitare gli attivisti per i diritti umani.

 
  
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  Michael Gahler, a nome del gruppo PPE-DE.(DE) Signora Presidente, in svariate occasioni abbiamo manifestato la nostra disponibilità a collaborare con la Russia. Auspichiamo uno scambio economico e un dialogo politico con la Russia. L’Europa e la Russia hanno bisogno l’una dell’altra. Ciò incrementa ulteriormente la nostra preoccupazione per gli sviluppi dello stato di diritto e della democrazia in quel paese, dove i cittadini hanno già sofferto per decenni sotto la dittatura sovietica.

Tutti gli indicatori democratici puntano verso il basso da quando Vladimir Putin si è insediato: la libertà di stampa e dei media, la libertà di opinione, la libertà di assemblea, la libertà di costituzione – non solo per i partiti politici – l’autonomia della magistratura, il rispetto delle minoranze.

Le condanne della Russia sancite dalla Corte europea per i diritti dell’uomo qui a Strasburgo sono una triste testimonianza della situazione dei diritti civili in questo paese. L’incursione al Centro d’informazione e ricerca Memorial lo scorso 4 dicembre a San Pietroburgo dimostra purtroppo, tra l’altro, che l’attuale governo vuole evidentemente dimenticare la pesante eredità stalinista e mitigare il terrore stalinista sotto la lente del revisionismo. Questo non è affatto un buon presupposto per lo sviluppo di una società democratica da cui può partire una solida crescita economica e sociale, o per guadagnare la fiducia dei vicini europei in una Russia pacifica e affidabile.

In tutti i contatti con governo, società civile ed economia dobbiamo insistere, nell’interesse di tutti, al ripristino dello Stato di diritto e della democrazia in Russia.

 
  
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  Janusz Onyszkiewicz, a nome del gruppo ALDE. – (PL) Signora Presidente, la Russia è troppo importante per noi perché quanto avviene in quel paese possa lasciarci indifferenti. Durante l’era comunista, non era tanto la libertà di parola a mancare, quanto piuttosto la libertà personale dopo avere parlato. Oggi la situazione sembra essere addirittura peggiore. Adesso infatti non è a rischio soltanto la libertà, ma anche l’incolumità fisica delle persone.

La risoluzione menziona una lunga serie di terribili omicidi di difensori dei diritti umani o persone considerate scomode per un motivo o per l’altro dalle autorità centrali o locali. Agli esecutori di questi omicidi viene permesso di farla franca e lasciare il paese, come nel caso dei sicari di Anna Politkovskaya, oppure di arroccarsi dietro l’immunità parlamentare, come nel caso degli assassini di Alexander Litvinenko. Questa situazione allarmante rende per noi difficile credere che la Russia abbia seriamente l’intenzione di rispettare i principi fondamentali dello Stato di diritto.

 
  
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  Mikel Irujo Amezaga, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Mi scuso per la confusione precedente in merito all’ordine del mio intervento.

I diritti umani e la libertà sono i pilastri più importanti dell’Unione europea e devono costituire il fondamento anche per il nostro dialogo con la Russia.

Purtroppo l’elenco delle violazioni si allunga giorno dopo giorno, così come si complicano ogni giorno le traversie che gli attivisti per i diritti umani devono affrontare nel loro lavoro.

Negli ultimi mesi si sono verificate svariate violazioni dei diritti umani, tra le numerose altre infrazioni. E’ stata attaccata l’abitazione di Stanislav Dmitrievsky, consulente della fondazione per la promozione della tolleranza a Nizhny Novgorod. Soldati dell’esercito hanno rapito e malmenato Zurab Tsechoev, difensore dei diritti umani inguscio. Alcuni parenti di Ilyas Timishev, un avvocato per i diritti umani, sono stati arrestati, interrogati e maltrattati.

Ritengo opportuno ricordare in questa sede che la settimana scorsa, il 12 dicembre, il governo spagnolo ha deciso di estradare Murat Gasayev in Russia. Gasayev, cittadino russo di origine cecena, era stato arrestato dai servizi segreti russi nel 2004 e torturato per tre giorni, secondo Amnesty International.

Gasayev fuggì successivamente in Spagna, dove fece richiesta d’asilo politico nel 2005. La sua richiesta fu rigettata sulla base di una relazione riservata stilata dalle autorità spagnole cui né lui né il suo avvocato hanno potuto accedere.

La Spagna ha firmato la Convenzione contro la tortura e l'estradizione di Gasayev è basata sulle assicurazioni formulate dalle autorità russe affinché la procedura proseguisse.

Innumerevoli rapporti di organizzazioni per i diritti umani hanno sollevato con preoccupazione la questione del ricorso alla tortura nella Federazione russa e in particolare nelle repubbliche del Caucaso settentrionale, come la Cecenia e l’Inguscezia.

Se Murat Gasayev sarà estradato, sussiste un’elevatissima probabilità che venga sottoposto nuovamente a tortura e ad altre forme di maltrattamento quando tornerà nelle mani dei russi.

Concluderò – e qui utilizzo il minuto di parola supplementare, come convenuto – ripetendo quanto già detto dal collega Horáček del mio gruppo. Lo scorso luglio egli ha ricordato che i detenuti del caso Yukos, Mikhail Khodorkovsky e Platon Lebedev, sono nella prigione siberiana di Chita. Ma ve ne sono anche altri.

Vi invito pertanto a fare qualsiasi cosa in nostro potere per garantire il loro rilascio e incoraggiare la Russia a rendere la libertà d’opinione e di stampa una realtà e a non ostacolare il lavoro delle ONG. Tutti questi aspetti rivestono un ruolo cruciale per il nostro futuro comune in Europa.

 
  
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  Andrzej Tomasz Zapałowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, oggi per l’ennesima volta il governo russo è stato criticato per aver tollerato, o talvolta addirittura istigato, alcune attività molto lontane dai principi di cittadinanza che sono fondamentali in qualsiasi paese civilizzato. I russi sono rimasti oltraggiati dal rapimento, dall’intimidazione o perfino dall’uccisione di attivisti per i diritti umani. Nel contempo però il governo russo gode di un ampio consenso, nonostante la sua repressione esplicita di qualsiasi forma di opposizione.

La maggioranza dei russi ama una leadership forte, per non dire senza scrupoli. I russi vogliono ricostruire l’impero ricorrendo a qualsiasi mezzo disponibile. L’Europa finge di non accorgersene, poiché gli interessi economici hanno la meglio, ovviamente. E un’ampia fetta della popolazione russa desidera che le ex repubbliche sovietiche siano nuovamente riunite alla Russia, comprese quelle che oggi appartengono all’Unione europea. Ciò costituisce un problema ancora più grave delle violazioni dei diritti umani in Russia. Eppure, nonostante questo pericolo incombente, preferiamo non pronunciarci sull’argomento.

 
  
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  Kathy Sinnott, a nome del gruppo IND/DEM. (EN) Signora Presidente, la Russia è il paese confinante più grande e vicino all’Europa, oltre che uno dei più importanti in termini commerciali. Quanto accade in Russia è molto importante e ha ripercussioni forti sull’Europa. Alla luce di queste considerazioni, oltre che delle violazioni dei diritti umani denunciate, si comprende la grande importanza di questa risoluzione.

Vorrei ricordare un incontro che ho avuto con Gary Kasparov qui alla sede di Strasburgo del Parlamento quando era in lizza per la presidenza russa. Come candidato alla presidenza, è stato accolto come un ospite d’onore. Già allora Kasparov ci aveva spiegato che agli occhi del Cremlino, la sua attività politica era considerata sovversiva e criminale – come negli altri casi di cui stiamo parlando oggi – ed era costantemente a rischio di maltrattamenti e arresto, come anche i suoi sostenitori.

Talvolta questo comportamento si estende oltre i confini della Russia e raggiunge perfino l’UE. In una recente missione della commissione per le petizioni in Bulgaria, alcuni rappresentanti della Chiesa ortodossa, attualmente gravemente perseguitata in questo paese, ci hanno parlato dell’influenza della Russia anche nel loro caso.

Dobbiamo mettere da parte i nostri timori per la sicurezza energetica, che ci rendono forzatamente morbidi verso la Russia e sempre molto delicati in sua presenza, e rivolgerci alla Russia con fermezza e chiarezza, ricordandole di essere membro del Consiglio d’Europa e firmatario della Convenzione europea sui diritti umani e dell’Accordo di Strasburgo; dobbiamo insistere per il rispetto della democrazia e dei diritti umani in Russia e altrove.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, i problemi di legalità in Russia non sono dovuti a involuzioni sporadiche bensì a una sorta di tumore che si diffonde in maniera sistematica. Ci troviamo nella seconda fase dell’era Putin, dietro la facciata del presidente Medvedev, e la terza fase è in corso di preparazione.

Putin ha inaugurato la sua prima era con la seconda guerra in Cecenia, un genocidio motivato da enormi interessi coloniali per il controllo delle materie prime a spese di un piccolo popolo. Da allora si è allargata la metastasi, lo stato di diritto e la libertà di stampa sono stati erosi, i difensori dei diritti umani come la signora Moskalenko vengono perseguitati fino a qui, nella capitale europea; noi ci rendiamo conto che non sono stati compiuti progressi e, come ho detto, che non si tratta di involuzioni sporadiche, bensì della perdita sistematica delle misere spoglie dello stato di diritto e della democrazia.

E’ tempo che l’Unione europea si faccia sentire con maggiore forza. Lo dobbiamo, nell’ambito dei negoziati per un accordo, a quelle persone come Anna Politkovskaya, Aleksander Litvinenko e molte altre ancora, che sono morte per avere anche solo osato indagare su queste involuzioni o denunciarle con il loro vero nome.

Chi parla apertamente di questi problemi in Russia mette in pericolo la propria vita. E ogni volta i moventi diventano apparentemente sempre più misteriosi e meno comprensibili. Pertanto noi che viviamo qui in pace e relativa sicurezza abbiamo l’obbligo di fare in modo che sia finalmente gettata luce su questa oscurità e che nel Parlamento europeo si faccia almeno quanto è in nostro potere, ovvero ci si rivolga alla dirigenza russa con un linguaggio chiaro e franco. Essi non ne comprendono infatti nessun altro, come Elena Bonner ci ha spiegato ieri con estrema pregnanza.

Dobbiamo trarre esempio dal coraggio di Elena Bonner e Andrej Sacharov e smetterla con le finzioni e l’autoinganno. Diciamo le cose come stanno realmente. Questo è il massimo servigio che possiamo rendere al popolo russo.

 
  
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  John Bowis (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, sono trascorsi due anni dall’omicidio di Anna Politkovskaya. Le hanno sparato in casa, nell’ascensore del condominio in cui abitava. L’arma è stata abbandonata vicino al suo corpo. E’ accaduto in pieno giorno. Al tempo ci si domandava chi avesse premuto il grilletto. Oggi ci si interroga su chi manovrava i fili che hanno spinto una mano a premere il grilletto. L’agguato era d’impronta tipicamente mafiosa, ma Anna non si è mai occupata di mafia. I suoi articoli riguardavano il governo russo e il suo intervento in Cecenia. Il suo sacrificio è stato un avvertimento agli altri giornalisti indipendenti di tenersi al largo dall’autorità.

L’avvertimento sarà efficace se l’opinione pubblica internazionale e le istituzioni UE non faranno pressione per lo svolgimento di un processo regolare e un’inchiesta approfondita sui mandanti dell’omicidio. Non possiamo restituire ad Anna la vita, ma possiamo renderle giustizia. Possiamo trasformarla in un simbolo della libertà anziché un emblema della repressione. Dobbiamo essere uniti in questo intento comune.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Signora Presidente, siamo all’epilogo di un’importantissima discussione che, come è stato detto, avrebbe dovuto avere luogo già molto tempo addietro. La Russia è fondamentale per noi sotto tutti i punti di vista, ma in particolare come paese in cui i diritti umani devono essere rispettati. Tali diritti comprendono ovviamente la condanna della xenofobia e dell’omofobia e mi appello ai colleghi deputati affinché convengano di includere un riferimento esplicito a questi due grandi mali diffusi in Russia, giustamente riconosciuti tali nel progetto di risoluzione, e non si proceda pertanto ad alcuna omissione.

 
  
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  Zbigniew Zaleski (PPE-DE). – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, la risoluzione menziona esplicitamente alcuni esempi esecrabili.

Questa non deve limitarsi ad essere una risoluzione urgente, ma deve assurgere a promemoria permanente per le autorità russe, di cui noi condanniamo i metodi persecutori. Questa risoluzione è un appello al popolo russo, ai militanti e agli eroi russi che lotteranno per la libertà fino a quando nessuno dovrà più temere di essere giustiziato per avere esercitato il suo diritto alla libertà d’espressione.

Credo che dovremmo trasmettere il nostro appello in occasione delle relazioni e delle riunioni tra il governo russo e la Commissione europea.

 
  
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  Marcin Libicki (UEN). – (PL) Signora Presidente, stiamo discutendo delle violazioni dei diritti umani, tra cui l’assassinio di Anna Politkovskaya, e altri incidenti occorsi in Russia che illustrano chiaramente la politica del terrore perpetrata dallo Stato contro i suoi cittadini.

Dobbiamo renderci conto che, oltre alle violazioni dei diritti umani, la Russia sta assumendo un atteggiamento imperialista e, dopo un breve intermezzo nei primi anni Novanta, ha ricominciato a minacciare i paesi vicini. Questo accade perché il comunismo non è mai stato ritenuto formalmente responsabile e condannato. Oggi possiamo dire che la Germania è un paese democratico che rispetta i cittadini, perché è stata in grado di superare il ricordo di Hitler e il suo trascorso nazista.

Oggi dobbiamo tentare, in quest’Aula e ovunque possiamo esercitare la nostra influenza, di fare in modo che venga affrontato il passato comunista, poiché soltanto in questo modo sarà possibile mettere un freno alla politica russa del terrore in patria e alle sue ambizioni imperialistiche verso l’estero.

 
  
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  Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione. − (FR) Signora Presidente, il 5 novembre il presidente Medvedev, in occasione del suo primo discorso annuale al Consiglio della Federazione, ha fatto un riferimento esplicito alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Questa menzione simbolica in occasione dell’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani testimonia l’interesse del nuovo presidente per la riforma giudiziaria e l’impatto di tali riforme sui diritti umani. Le sue parole sono incoraggianti ma l’Unione europea dovrà seguire molto da vicino le evoluzioni in questo ambito. La realtà di queste ultime settimane ci ha ricordato per l’ennesima volta le sfide enormi con cui si devono confrontare i difensori dei diritti umani in Russia. Signora Presidente, abbiamo ascoltato naturalmente con attenzione i diversi interventi, in cui sono state denunciate a più riprese le gravi minacce ai diritti umani in Russia.

A due anni dalla morte di Anna Politkovskaya è cominciato il processo per il suo omicidio. Inizialmente aperto al pubblico, il procedimento è poi proseguito a porte chiuse e successivamente è stato di nuovo di pubblico dominio. Il processo sarà seguito con grande attenzione dai difensori della libertà d’espressione.

Come dimostrato dall’omicidio alla fine di agosto di Magomed Yevloyev, guardato a vista dalla polizia, la professione giornalistica in Russia sta diventando sempre più pericolosa.

All’inizio di dicembre Memorial, una delle più vecchie e prestigiose ONG che lavorano sul passato doloroso della Russia nel XX secolo, è stata sottoposta a una perquisizione della polizia, nel corso della quale sono stati confiscati gli archivi storici sui gulag.

Per proseguire veramente il lavoro che abbiamo cominciato lo scorso aprile in occasione della conferenza sui crimini commessi dai regimi totalitari in Europa – che ho avuto l’onore di aprire personalmente – è ovvio che gli storici devono assolutamente poter accedere a tali archivi. La perquisizione del 4 dicembre è un messaggio inquietante per chi crede nella necessità di una discussione onesta sulle ferite profonde del passato. Questa discussione è necessaria per assicurare in seguito una riconciliazione.

Le consultazioni tra le autorità russe e quelle dell’Unione europea in materia di diritti umani sono ovviamente altre occasioni in cui possiamo ribadire la necessità per la Russia di rispettare gli impegni assunti nell’ambito dei diritti umani. La Commissione prosegue il suo lavoro di sostegno alle iniziative della società civile, in particolare tramite l’iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani.

L’assistenza alla riforma giudiziaria rientra anch’essa tra le priorità dei nostri programmi di cooperazione con la Russia. In occasione dell’ultimo incontro con la Russia sono entrato in contatto con i nuovi responsabili della giustizia e sono assolutamente intenzionato a proseguire un dialogo approfondito. Unione europea e Russia stanno inoltre negoziando una nuova base contrattuale in sostituzione dell’attuale accordo di partenariato e cooperazione.

Ovviamente il rispetto dei diritti umani deve essere un elemento imprescindibile di questo nuovo accordo. Nell’accordo dovranno trovare posto anche gli impegni che le parti hanno assunto nell’ambito delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa o del Consiglio d’Europa; la Commissione si sta mobilitando in questa direzione. Il commissario Ferrero-Waldner mi ha chiesto di ringraziarvi per avere avviato questa discussione e mi ha confermato il suo impegno personale a cui aggiungo il mio poiché ho la possibilità, nell’ambito della sicurezza e della giustizia, di intrattenere un dialogo con le autorità di Mosca.

Questo è tutto ciò che posso dire in merito, signora Presidente. Spero che nel 2010 i responsabili russi potranno tenere fede ai loro impegni meglio di quanto non siano riusciti a fare nel corso di quest’anno.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà immediatamente.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)

 
  
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  Urszula Gacek (PPE-DE), per iscritto.(EN) Nell’ambito dello scandalo Yukos ancora aperto continuano a verificarsi violazioni gravi dei diritti umani. A cinque anni dall’arresto di Mikhail Khodorkovsky, lui e altri funzionari della Yukos sono ancora incarcerati in circostanze dubbie. Il caso più preoccupante riguarda l’ex consulente legale della Yukos, Vasily Alexanyan, in carcere preventivo dal 2006. Ormai prossimo a morire perché malato di AIDS, tumore linfatico e tubercolosi, Alexanyan ha dichiarato di non avere ceduto al ricatto con cui gli sarebbero state assicurate cure mediche in cambio di una falsa testimonianza contro Khodorkovsky. Le sue condizioni di salute, precedentemente tenute sotto controllo con i farmaci, sono degenerate a causa di complicazioni fatali. Sebbene i capi d’imputazione a suo carico siano caduti in prescrizione con il dicembre 2008, le autorità giudiziarie consentiranno a rilasciare Alexanyan soltanto dietro il pagamento di una cauzione spropositata di 1,4 milioni di euro. Nel frattempo a Khodorkovsky è stata rifiutata la libertà sulla parola, seppure il suo rilascio sarebbe stato conforme al diritto e alla giurisprudenza russe. Gli inquirenti hanno avanzato nuovi capi d’imputazione non plausibili a carico di Khodorkovsky e lo stanno tenendo in carcere preventivo ormai da quasi due anni.

Il modo in cui questi e numerosi altri casi sono stati gestiti evidenzia le gravi carenze del sistema giudiziario russo. Il rilascio di queste persone sarà un’indicazione che la Russia è riuscita a contrastare il proprio “nichilismo giuridico”. L’accordo di partenariato e cooperazione UE-Russia dovrebbe essere subordinato alla risoluzione delle questioni di diritto e in particolare alla questione dei prigionieri politici.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. – (FI) La Russia è membro del Consiglio d’Europa e dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e di conseguenza è, o almeno dovrebbe essere, tenuta a rispettare i diritti umani. Tuttavia la situazione dei diritti umani in Russia è alquanto grave. La xenofobia e l’omofobia sono in aumento, secondo l’Ufficio per i diritti umani di Mosca, tendenze che nel 2008 hanno provocato la morte di 100 persone per motivi di razza, nazionalità, religione e orientamento sessuale. In ottobre Otto Messmer, capo dell’ordine dei gesuiti russi, e il sacerdote ecuadoriano Victor Betancourt sono stati brutalmente trucidati nel loro appartamento di Mosca. Il problema è che le autorità russe lasciano praticamente impuniti questo tipo di crimini.

Inoltre, chi difende i diritti umani in Russia rischia di mettersi in una situazione alquanto pericolosa. La situazione degli attivisti per i diritti umani è motivo di grave preoccupazione, come lo sono le difficoltà in cui versano le ONG impegnate nella promozione dei diritti umani. Il Tribunale europeo per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha affrontato svariati casi presentati da cittadini russi. I pronunciamenti del tribunale lasciano capire che in molti casi si sono verificate violazioni gravi dei diritti umani e forme di oppressione da parte delle autorità pubbliche russe.

A questo punto dobbiamo prendere sul serio questo problema nell’ambito del negoziato per un nuovo accordo quadro che disciplinerà in senso lato i rapporti tra UE e Russia. I negoziati avviati durante il vertice UE-Russia di novembre dovranno riconoscere l’importanza fondamentale di diritti umani, stato di diritto e democrazia. Dobbiamo anche insistere affinché le autorità russe diano tempestivamente seguito alle sentenze del Tribunale europeo per i diritti dell’uomo.

Gli avvocati per i diritti umani che rappresentano le vittime di abusi e che indagano sui casi correndo enormi rischi personali meritano il massimo rispetto per il prezioso lavoro che svolgono. Essi dovrebbero ottenere la protezione dello Stato e un sostegno adeguato da parte della comunità internazionale.

 
  

(1)Cfr. Processo verbale.

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