Presidente . − L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.
Georgios Papastamkos (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, mi permetta di informare il Parlamento circa il comportamento offensivo della Turchia nei confronti della Grecia.
Le costanti infrazioni e violazioni dello spazio aereo greco, i caccia che volano a bassa quota sulle isole greche abitate, gli ostacoli ad una navigazione sicura nelle acque territoriali greche, l’interferenza nelle operazioni di ricerca e soccorso nell’Egeo, delle quali soltanto la Grecia è responsabile, e l’ampia assistenza fornita a immigrati illegali da parte della Turchia depongono a sfavore della stabilità dell’area, nel suo complesso.
Dobbiamo condannare questo comportamento spiacevole, la continua sfida strategica da parte della Turchia ai diritti sovrani di uno Stato membro dell’Unione europea, la Grecia, e dire chiaramente che questo comportamento sta mettendo a rischio le ambizioni europee della Turchia.
Csaba Sándor Tabajdi (PSE) . – (HU) Dopo le misure discriminatorie introdotte nel 2004 riguardanti i cittadini dei nuovi Stati membri che lavorano presso le istituzioni europee, giudicate illegittime da una sentenza della Corte di giustizia europea nel 2008, vorrei attirare la vostra attenzione su una nuova decisione discriminatoria.
Sono passati quattro anni e mezzo e i cittadini dei nuovi Stati membri si sentono ancora cittadini di serie B. L’anno scorso, signor Presidente, è stato indetto un concorso per l’incarico di capo dell’unità degli interpreti di lingua ungherese che lavorano al Parlamento europeo, un incarico per il quale qualsiasi cittadino europeo poteva presentare la propria candidatura. Il capo unità del servizio di interpretazione è responsabile non soltanto dei compiti amministrativi, ma anche della sorveglianza della trasposizione della terminologia dell’Unione europea in ungherese.
Signor Presidente, è sconvolgente che, fra un candidato britannico e un candidato ungherese, sia stato selezionato il candidato britannico. Immagina un posto del servizio di lingua francese coperto da un inglese o da uno spagnolo? Signor Presidente, questa è una discriminazione inaccettabile, che sta compromettendo seriamente la traduzione dei documenti dell’Unione europea. A nome di ogni nuovo Stato membro, vorrei esprimere la mia protesta.
Presidente . − Certamente riceverà una risposta su questo punto.
Marian Harkin (ALDE) . – (EN) Signor Presidente, questo pomeriggio abbiamo ascoltato lei e altri colleghi sulla terribile situazione a Gaza e sulla necessità di un cessate il fuoco immediato e di un ritiro delle forze armate israeliane da Gaza. Devo dire che, in tale contesto, concordo con l’onorevole Cohn-Bendit: il Parlamento deve prendere posizione, non possiamo stare a guardare.
Tuttavia, in un certo senso, è piuttosto banale parlare dei soliti problemi dopo aver ascoltato tutto ciò che è stato detto, ma i soliti problemi riguardano tutti i cittadini. Lo scorso fine settimana, in Irlanda, l’annuncio della Dell di trasferire duemila posti di lavoro è stato un colpo allo stomaco per la comunità dell’Irlanda occidentale e centro-occidentale. In un momento di crisi finanziaria globale, la situazione è particolarmente difficile per i lavoratori assunti direttamente dalla Dell, per l’indotto, eccetera.
In questo contesto, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione potrebbe dimostrarsi particolarmente importante per assicurare una formazione, trasmettere nuove abilità ai lavoratori e assistere la promozione delle attività imprenditoriali autonome. E’ essenziale che il governo irlandese inoltri un’istanza immediata al Fondo di adeguamento alla globalizzazione, in modo che i lavoratori possano riconquistare fiducia nel futuro e vedere che l’Unione europea si sta adoperando per assistere i lavoratori e, nello specifico, quelli dell’Irlanda occidentale e centro-occidentale.
Ryszard Czarnecki (UEN) . – (PL) Signor Presidente, abbiamo appena raggiunto un accordo in base al quale il flusso di gas russo sarà ripristinato in molti Stati membri dell’Unione europea, verso i quali era stata tagliata la fornitura. E’ utile sottolineare la solidarietà fra Stati membri in questa vicenda, benché non sia stata visibile fin dall’inizio, purtroppo. I vari paesi hanno espresso opinioni molto diverse su questo argomento. Fortunatamente, però, ci siamo impegnati per creare un fronte comune, alla fine.
Poiché quest’argomento sarà oggetto di discussione fra due giorni, vorrei sottolineare due punti. Questa vicenda dimostra, in primo luogo, in modo abbastanza chiaro che la Russia tratta le questioni puramente economiche come se fossero meri strumenti politici. In secondo luogo, ci dimostra che, come Unione europea, dobbiamo sviluppare una politica energetica comune. Abbiamo bisogno di questo piuttosto che di politiche energetiche individuali per i paesi più grandi, come quelli che stanno costruendo di propria iniziativa dei gasdotti sotto il mar Baltico.
László Tőkés (Verts/ALE) . – (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un’epoca globale dominata da cibi e bevande poco salutari, vorrei alzare la mia voce in difesa dell’uva e del vino ungheresi di rilievo internazionale, prodotti nel bacino dei Carpazi. In seguito a un’interpretazione inesatta delle direttive europee, oggi i fondi europei sostengono coloro che sradicano i vigneti e, non raramente, vanno a svantaggio di coloro che piantano nuove varietà di uva di qualità.
Il bacino dei Carpazi, sul territorio dell’Ungheria storica, è stato un tempo una delle più vaste aree d’Europa per la coltivazione della vigna, con un’estensione di circa 600 000 ettari. Nel 1948 in Ungheria esistevano ancora 260 000 ettari di vigneti con uve da vino, ma oggi quel territorio si è ridotto a 40 000 ettari. Per quanto ancora le cantine, i vinai e l’ambiente naturale del bacino dei Carpazi continueranno a essere distrutti in questo modo?
Vino, pane e pace! Vorrei ricordare questo saluto popolare ungherese per augurarvi un felice anno nuovo.
Mary Lou McDonald (GUE/NGL) . – (EN) Signor Presidente, intervengo sulla questione della Palestina. Noto che nell’intervento iniziale è stato alquanto timido nell’assumere una posizione su Israele: novecento palestinesi sono morti, un terzo dei quali sono bambini, eppure non riusciamo in questo Parlamento a condannare pienamente la brutalità di Israele.
Questo assalto furibondo non solo è sproporzionato, ma è anche del tutto ingiustificato. Non è dettato dal bisogno di sicurezza di Israele; di fatto, è un attacco cinico e chirurgico non ad Hamas, ma alla popolazione palestinese. Penso che gli Stati membri abbiano adesso il dovere morale di dispiegare tutte le proprie forze diplomatiche e politiche con Israele per fermare questa violenza.
Muoversi in punta di piedi attorno all’amministrazione israeliana non funzionerà. Israele deve capire che le sue azioni hanno delle conseguenze. Pertanto invito tutti i membri del Parlamento a chiedere l’immediata sospensione dell’accordo euromediterraneo e di tutti gli accordi di scambio preferenziale tra Unione europea e Israele. Parimenti, dobbiamo resistere a qualsiasi tentativo di potenziamento delle relazioni fra l’UE e lo Stato di Israele che tiene Gaza sotto assedio e strazia il popolo palestinese.
La retorica dei diritti umani, che spesso riecheggia in questa sede, deve essere onorata adesso con le parole e con i fatti. E’ questa l’unica prospettiva per un processo di pace fruttuoso in Medio Oriente.
Presidente . − Si denota la complessità di questo argomento proprio dalla lunghezza del suo discorso. Ha superato il suo tempo di parola del 50 per cento circa. Il dibattito si terrà mercoledì pomeriggio.
Kathy Sinnott (IND/DEM) . – (EN) Signor Presidente, la settimana scorsa il mio collegio elettorale è stato devastato dalla notizia, come ha già detto l’onorevole Harkin, della perdita di circa duemila posti di lavoro dell’azienda Dell. Ciò vuol dire anche la perdita di altri duemila posti di lavoro circa dell’indotto della Dell in Irlanda. L’azienda sta spostando la produzione a Łódź, in Polonia, con un aiuto di stato di circa 52 milioni di euro.
La Commissione può garantirmi che gli aiuti di stato che la Polonia sta usando rispettano le regole della concorrenza dell’Unione europea e può garantirmi che sarà disponibile un aiuto sufficiente del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per preparare la forza lavoro licenziata ad una nuova occupazione?
Dimitar Stoyanov (NI) . – (BG) Onorevoli colleghi, due giorni fa i muri di quattro scuole della città di Burgas sono stati imbrattati con scritte razziste come: “Trasformiamo i bulgari in sapone” e “Morte ai giaurri”. Giaurro è un termine turco denigratorio, usato durante l’impero ottomano per riferirsi alle persone non musulmane e di origine non turca. Nella mentalità turca, il giaurro è considerato un essere inferiore, cosa che fa di questo termine l’insulto razzista più offensivo in turco. E’ anche lo stesso termine utilizzato dall’ex ministro dell’Agricoltura Nihat Kabil e dai funzionari del ministero dell’Agricoltura per riferirsi ai bulgari che lavorano al ministero, indicando che ai turchi viene riservato un trattamento preferenziale.
Onorevoli colleghi, che questo incidente vi metta in allerta su quale sia la mentalità turca nel XXI secolo. Questo esempio ci dimostra, da solo, che non c’è posto per la Turchia nell’Unione europea, perché è un paese razzista e xenofobo che sostiene e promuove il razzismo e la xenofobia nei paesi vicini. Dimostra anche che i bulgari non sono soltanto la fonte dell’odio, ma anche le vittime dell’odio e dell’intolleranza etnica.
Il Parlamento europeo si è sempre scagliato con vigore contro il razzismo e l’intolleranza etnica. Mi appello a voi, in quanto membri di questa Assemblea, affinché lo facciate ancora, sostenendo la nostra dichiarazione scritta di condanna del razzismo turco contro i bulgari.
Tunne Kelam (PPE-DE) . – (EN) Grazie, signor Presidente. Apprezzo gli sforzi profusi dalla presidenza ceca nella gestione dell’attuale crisi del gas, ma la semplice mediazione, una crisi dopo l’altra, non è la soluzione. L’Unione europea non può fare da balia a un enfant terrible. E’ chiaro l’errore strategico di contare su un’alleanza strategica reciprocamente vantaggiosa con la Russia, come fornitore affidabile di energia. La causa prima della crisi attuale non è l’Ucraina, ma la crisi interna di Gazprom stessa, che non è riuscita a rispettare gli impegni presi.
Per otto anni consecutivi la produzione di gas da parte di Gazprom è stata ferma agli stessi livelli. Questo è il tipico risultato di un controllo politico, statale sulla produzione. L’incapacità di fornire gas contemporaneamente ai clienti russi e a quelli esteri ha portato probabilmente il presidente Putin ad aprire una crisi politica e a prendere l’Ucraina come capro espiatorio. Tutto questo rende la ricerca di nuove fonti di energia estremamente importante per noi.
Magda Kósáné Kovács (PSE) . – (HU) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, la crisi economica che molti, all’inizio, interpretavano come una tattica dei media per generare il panico, ha raggiunto ora l’Europa ed affligge ora paesi, regioni, comunità locali, aziende e, insieme con loro, le famiglie e i lavoratori. Due colleghi hanno già affrontato quest’argomento. Le conseguenze della recessione non si ripercuotono in modo equo sulla popolazione europea, come la Commissione ci ha ricordato nella sua comunicazione. L’impatto negativo si moltiplica esponenzialmente ai margini dell’Europa e della società.
Affinché questa situazione non trasformi il principio del lavoro dignitoso in parole vuote e al fine di evitare un’esplosione della povertà, dobbiamo raccogliere i nostri sforzi e le nostre risorse. Per questo accolgo con favore la comunicazione della Commissione, così come l’impegno del commissario Špidla per aumentare la consapevolezza e spingere l’Europa a fare degli sforzi per proteggere le fasce sociali più vulnerabili in questo momento di declino dell’attività economica.
L’approccio differenziato della Commissione è indice della speranza che un’Europa unita non significhi uniformità forzata, soprattutto non in questo periodo di crisi. Spero e mi aspetto che questo approccio riceva il sostegno del Parlamento europeo in tal senso.
Magor Imre Csibi (ALDE) . – (EN) Signor Presidente, oggi ci troviamo di fronte a un paradosso. Benché la maggioranza dei consumatori europei abbia affermato a più riprese di essere contrario agli OGM, le indagini di mercato dimostrano che comprano ugualmente cibi geneticamente modificati, se presenti nei supermercati.
Molti consumatori non sono a conoscenza, in sostanza, del fatto che in Europa si venda cibo geneticamente modificato o, semplicemente, cadono nella trappola di etichette illeggibili e finiscono per non sapere cosa stanno comprando.
Una possibile soluzione sarebbe permettere di indicare nelle etichette l’assenza di OGM. Attualmente non ci sono però disposizioni comuni sull’etichettatura di cibi non geneticamente modificati, situazione che lascia gli Stati membri liberi di scegliere. Questa situazione genera confusione presso i consumatori e una distorsione del mercato interno, dato che, mentre alcuni paesi hanno introdotto disposizioni sull’etichettatura dei cibi non geneticamente modificati, altri rifiutano il consenso a dare questo tipo di informazione.
Le persone vogliono scegliere il cibo sulla base dei propri valori e non secondo studi di valutazione della sicurezza. Se ci interessano le preoccupazioni dei consumatori, dobbiamo essere trasparenti su tutta la linea e dar loro davvero la possibilità di scegliere. Pertanto, chiedo alla Commissione di predisporre un quadro giuridico per l’etichettatura volontaria di cibi non geneticamente modificati a livello europeo.
Bogusław Rogalski (UEN) . – (PL) Signor Presidente, vorrei cogliere questa opportunità per chiedere al Consiglio di intraprendere un’azione appropriata, ai sensi dell’articolo 13 del trattato sull’Unione europea, per combattere la discriminazione basata sull’origine etnica in Lituania.
Tre politici della minoranza polacca sono stati eletti durante le recenti elezioni parlamentari in Lituania e le autorità lituane hanno cercato di sottrarre loro il seggio parlamentare. La motivazione è che queste persone hanno la Karta Polaka, ovvero un documento che attesta che il titolare appartiene alla più vasta nazione polacca. E’ un documento che mira a facilitare la preservazione della cultura polacca e l’identità nazionale di persone di origine polacca in tutto il mondo. Le autorità lituane, tuttavia, ritengono che attesti invece la fedeltà a un paese straniero. Si tratta ovviamente di una convinzione ridicola e oltraggiosa, che equivale a una discriminazione per motivi di origine etnica e ad una violazione dei diritti di una minoranza etnica, comportamento indegno per uno Stato membro dell’Unione europea. Confido nel fatto che le autorità lituane riflettano su questa vicenda.
Daniel Strož (GUE/NGL) . – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’onorevole Posselt, che rappresenta il partito bavarese CSU qui in Parlamento, leader dell’Associazione dei tedeschi dei Sudeti, ha proposto che la Repubblica ceca abolisca i cosiddetti decreti Benes per il periodo della sua presidenza. Si tratta di una richiesta oltraggiosa che non può essere raccolta dalla Repubblica ceca. Tutti sappiamo che questi decreti entrarono in vigore dopo la Seconda guerra mondiale, in ottemperanza alle posizioni delle potenze vincitrici, e hanno sostituito le norme giuridiche prima che fosse eletto un parlamento. Non si tratta, quindi, di una specie di escrescenza cancerosa dell’ordine parlamentare europeo, come l’onorevole Posselt ha affermato. A mio avviso, è invece l’organizzazione dell’onorevole Posselt ad assomigliare a un’escrescenza cancerosa, poiché si oppone in modo diretto agli obiettivi della moderna integrazione europea, perseguiti dall’Unione europea. Mentre l’onorevole Posselt attacca la Repubblica ceca, migliaia di cittadini tedeschi vivono e lavorano serenamente nella Repubblica ceca e tanti ex tedeschi dei Sudeti vi sono tornati una volta in pensione. Io stesso sono un esempio di come nella Repubblica ceca di oggi non vi sia alcuna aggressione anti-tedesca, visto che sono un cittadino tedesco eletto come rappresentante della Repubblica ceca in seno a questo Parlamento.
Nicodim Bulzesc (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, la crisi del gas ha lasciato senza riscaldamento centinaia di migliaia di famiglie in 17 paesi europei proprio nelle giornate più rigide. I paesi dell’Europa centrale e orientale sono stati quelli maggiormente coinvolti in questa disputa, che ha portato alla chiusura di aziende e scuole.
Anche se Kiev e Mosca firmeranno l’accordo mediato dall’Unione europea dopo ore di trattative con i funzionari europei, Gazprom dirà che l’accordo di riapertura della fornitura di gas verso l’Europa attraverso l’Ucraina sarà comunque posticipato perché non ha ricevuto copia dell’accordo.
Il gruppo di tecnici inviati dalla Commissione europea controllerà i flussi di gas dalla Russia verso i gasdotti ucraini e, anche se il gas cominciasse ad arrivare in Ucraina, potrebbero essere necessarie ancora 36 ore circa prima che raggiunga gli Stati membri europei. Ne consegue che l’Europa ha bisogno di una politica unitaria sulla sicurezza energetica per evitare futuri conflitti e di una diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico.
Apprezzo l’intervento del Parlamento in questa disputa e spero che si giunga ad un accordo il prima possibile, in modo da evitare un inasprimento del conflitto.
Aurelio Juri (PSE) . – (SL) Lo scorso anno abbiamo celebrato il quarantesimo anniversario del trattato di non proliferazione nucleare e l’anno prima questo Parlamento ha adottato la risoluzione che chiedeva all’ufficio di presidenza, al Consiglio e alla Commissione di rafforzare il proprio impegno verso un multilateralismo più efficace e una più rigida applicazione di questo trattato, che sappiamo aver frenato la proliferazione di arsenali nucleari senza però riuscire a ridurne il numero. La risoluzione chiedeva anche agli Stati Uniti d’America di ritirare le proprie testate nucleari dal territorio europeo e di interrompere i propri programmi nucleari e missilistici nel Regno Unito e in Francia.
Poiché sono entrato a far parte di questo prestigioso Parlamento soltanto nel novembre dello scorso anno, posso chiedere fino a che punto e in che direzione sono state fornite delle risposte o, piuttosto, quanto questi sforzi siano stati fruttuosi? Lo domando poiché è stato ripreso un nuovo progetto per il dispiegamento di uno scudo anti-missilistico statunitense nella Repubblica ceca e in Polonia e proprio questo progetto, come anticipato, sta generando tensioni fra l’Occidente e la Russia, nonché immagini e minacce di una rinnovata e pericolosa corsa agli armamenti nucleari.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE-DE) . – (RO) Il dibattito sulla crisi del gas è stato appassionato anche nella sessione di stasera.
Ogni oratore sta sottolineando quanto serio e pericoloso sia il livello di dipendenza energetica dell’Unione europea e tutti sostengono la stessa cosa: la soluzione è continuare a ridurre la nostra dipendenza dalle singole fonti energetiche.
Non dobbiamo però dimenticare un’altra necessità: risparmiare energia.
E’ difficile dire quale sia, al momento, il livello di spreco energetico nell’Unione europea. Alcuni analisti parlano addirittura di un terzo del consumo totale. Per esempio, se la Romania importa annualmente gas russo pari a circa 14 milioni di tonnellate di petrolio, l’equivalente di un milione circa di tonnellate di petrolio viene sprecato ogni anno a causa del cattivo isolamento dei condomini.
Sfortunatamente, la legislazione comunitaria non è adatta a supportare la soluzione di questo problema, perché limita, senza motivo apparente, i fondi europei che possono essere destinati ai progetti di ristrutturazione dei sistemi di riscaldamento.
Penso che, ogni giorno, dobbiamo porci questa domanda: cosa è più facile? Cercare nuove fonti energetiche e nuove vie di transito o ricordare che possiamo usare semplici metodi per risparmiare gran parte dell’energia che viene sprecata?
Miloš Koterec (PSE) . – (SK) Quest’anno si celebra il decimo anniversario dell’euro e il 1° gennaio 2009 la Slovacchia è diventata il sedicesimo membro della zona euro.
Il mio paese ha ceduto una parte della sua identità, ma l’ha fatto con orgoglio. Avevamo molto a cuore la nostra moneta, ma con la stessa affezione abbiamo iniziato a usare l’euro e la maggioranza della popolazione slovacca lo sta rapidamente considerando come la sua valuta. Abbiamo adottato l’euro dopo soli cinque anni di appartenenza all’Unione europea e, come ha detto il primo ministro Fico a capodanno, possiamo considerare l’euro come un talismano portafortuna che fornirà la stabilità e il potenziale necessari per uno sviluppo ancor più vigoroso della Slovacchia, in questo periodo di crisi economica. Vorrei elogiare tutti coloro che hanno contribuito all’adozione dell’euro in Slovacchia ed esprimere la mia gratitudine per l’atteggiamento positivo che i cittadini slovacchi hanno riservato alla nuova moneta.
Auguro a tutti gli slovacchi buona fortuna con l’euro, come simbolo di un’Europea integrata e prospera.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, poiché il Parlamento non ha tenuto alcun dibattito in materia, vorrei sottolineare l’importanza per l’Unione europea della proposta di direttiva del Consiglio di applicazione dell’accordo concluso fra l'Associazione armatori della Comunità europea e la Federazione europea dei lavoratori dei trasporti.
Questa direttiva riguardante il lavoro dei marittimi regolato dalla convenzione sul lavoro marittimo garantirà ai marittimi dell’Unione europea condizioni di lavoro dignitose.
Questo settore deve essere promosso, perché contribuisce allo sviluppo e alla produttività. I mari che bagnano le coste dell’Unione europea sono molto importanti per il commercio internazionale e i giovani devono vedere un futuro nelle professioni del mare e aiutare il settore marittimo.
Jörg Leichtfried (PSE) . – (DE) Signor Presidente, il punto di partenza del mio discorso è il trasporto illegale di cuccioli scoperto in Austria all’inizio di ottobre 2008 e da allora cerco di avere la parola durante i momenti riservati agli interventi di un minuto; sono lieto di esserci finalmente riuscito. E’ interessante notare che, nel frattempo, all’onorevole Rogalski sia stata concessa la parola per tre volte.
Tuttavia, passiamo adesso al problema. La polizia austriaca ha fermato un camion con 137 cuccioli. Il veicolo manifestava seri difetti e i passaporti degli animali erano contraffatti, perché i cani non avevano raggiunto l’età prescritta dalla legge per il trasporto. Il viaggio è iniziato in Slovacchia e si sarebbe dovuto concludere in Spagna. Questo caso non è unico e dimostra, ancora una volta, che organizzazioni criminali violano costantemente le disposizioni vigenti in materia di protezione animale in Europa a fini di lucro. In Europa abbiamo davvero bisogno di ispezioni accurate sul trasporto animale e di relative sanzioni in caso di mancato rispetto della normativa. L’Unione deve adottare standard minimi comuni di protezione degli animali, che devono essere applicati e monitorati da tutti i governi. Ciò obbligherebbe anche quei paesi che finora sono stati totalmente inattivi nel settore della protezione animale a introdurre specifici standard.
Jelko Kacin (ALDE) . – (SL) Il massacro sanguinoso e inesorabile dei palestinesi a Gaza è il simbolo dell’impotenza e dell’iniquità umana, è un’ingiustizia che grida vendetta al cielo. La quantità di morti palestinesi deve davvero arrivare ad un numero a quattro cifre prima che le forze internazionali attivino i meccanismi di mediazione a loro disposizione sin dal primo giorno del conflitto?
L’Unione europea si immagina come una forza attiva nelle relazioni internazionali e come un protagonista politico a livello mondiale. Ma è davvero così? Possiamo davvero considerarci una forza attiva, quando l’esercito israeliano, a dispetto di tutti i suoi sofisticati strumenti di intelligence, colpisce una scuola fondata dall’Unione europea, piena di civili? Possiamo davvero affermare che esiste una legge umanitaria internazionale quando l’esercito israeliano sposta con la forza i palestinesi verso un edificio che bombarda con intensità il giorno seguente?
Sono stato in Israele molte volte, anche a Sderot, e conosco bene cosa sta accadendo in quei luoghi, ma quest’azione di Israele è sproporzionata, eccessiva e disumana. E’ un’azione immorale, perversa e bizzarra, perché costituisce essenzialmente una campagna pre-elettorale. E’ una sanguinosa campagna pre-elettorale.
Liam Aylward (UEN) . – Signor Presidente, vorrei cogliere l’occasione per ritornare a discutere del finanziamento europeo a sostegno dei giochi olimpici speciali europei che si terranno a Varsavia nel 2010 e i giochi olimpici speciali mondiali, organizzati ad Atene nel 2011.
La Commissione ha destinato 5 milioni di euro a sostegno dei giochi olimpici speciali mondiali del 2003 in Irlanda; fu una splendida manifestazione e un piacere per tanti di noi che erano presenti. Noi dell’Unione europea dobbiamo essere in prima linea nel sostegno del volontariato nello sport.
Permettetemi di aggiungere che questa settimana i membri del Parlamento possono firmare una dichiarazione scritta su questo argomento fuori dall’aula: vorrei invitare tutti i colleghi a mettere la loro firma a sostegno del finanziamento europeo per questi importantissimi giochi olimpici speciali.
Jaromír Kohlíček (GUE/NGL) . – (CS) Buon anno, signor Presidente. Onorevoli colleghi, vorrei esprimere il mio sincero stupore sull’ironia della sorte, per cui il governo ceco, ben noto per il suo specifico approccio alla questione dei negoziati con la Russia, non si sia tolto il velo per coprirsi il capo di cenere. Ha anzi posticipato i negoziati con la Russia sulla sicurezza energetica. E sono ancora più stupito della posizione della Commissione europea, che sta minacciando di sanzioni la Slovacchia e la Bulgaria. Abbiamo sentito l’onorevole Cohn-Bendit suggerire delle sanzioni qualora le centrali nucleari smantellate venissero rimesse in funzione. Vorrei consigliare ai Commissari e ai portavoce della Commissione europea di munirsi di vestiti pesanti, di spegnere il riscaldamento a casa e spiegare alle loro famiglie che stanno dimostrando solidarietà agli slovacchi e ai bulgari. O forse questo è stato soltanto un brutto scherzo di capodanno?
Emmanouil Angelas (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, vorrei anch’io commentare la questione del gas naturale, dato che negli ultimi dieci giorni siamo stati testimoni del conflitto che circonda questo problema, un conflitto in cui sono stati coinvolti molti Stati membri dell’Unione europea che dipendono energeticamente dal gas naturale e che ha causato problemi ai cittadini, al commercio e all’industria.
Dalle discussioni fra le due parti opposte, piene di sospetto, diffidenza e annunci contrastanti, e dagli interventi della presidenza europea e della Commissione, sembrerebbe che si sia finalmente giunti a una soluzione.
E’ chiaro che, indipendentemente dalle intenzioni e dalle ripartizioni, il problema può sorgere ancora se non si adottano misure specifiche. Dobbiamo quindi capire come riformulare la cultura energetica europea introducendo nuove fonti di energia.
Il Parlamento europeo deve anche inviare un messaggio chiaro: l’Unione europea non sarà tenuta in ostaggio e deve partecipare al dibattito per la pianificazione di percorsi alternativi per una fornitura sicura e continua di gas naturale. L’obiettivo di ridurre i bisogni energetici del 20 per cento entro il 2020 non potrà essere raggiunto in condizioni di instabilità e di insicurezza.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE) . – (RO) La creazione di una strategia comune per l’energia e di un piano d’azione che migliori la sicurezza energetica dell’Unione europea deve diventare una priorità.
Il taglio da parte dell’Ucraina delle forniture di gas naturale agli Stati membri dell’Unione europea ha sottolineato la dipendenza di quest’ultima dai suoi fornitori tradizionali. Inoltre, le temperature rigide di questo inverno hanno causato seri problemi operativi ai fornitori di energia elettrica facendo registrare un record dei livelli di consumo.
L’Unione europea deve mettere a punto una strategia europea per la modernizzazione della rete energetica, incrementando l’efficienza e diversificando le fonti di approvvigionamento. L’attuazione del progetto Nabucco, la costruzione di terminali di gas liquido nei porti europei, gli investimenti in centrali nucleari sicure, l’incremento dell’efficienza energetica e l’aumento dell’utilizzo di energie rinnovabili sono misure da includere nelle azioni prioritarie comuni che mirano ad aumentare la sicurezza energetica dell’Unione.
La Commissione europea, insieme alla Banca europea per gli investimenti e ai governi degli Stati membri deve riconoscere e garantire il finanziamento di questi progetti prioritari.
Gay Mitchell (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, vorrei sollevare la questione dello Zimbabwe. Mi sembra che, poiché questo argomento non viene trattato sui nostri schermi televisivi, non ci preoccupiamo veramente dei problemi paese dello Zimbabwe. Recentemente Jestina Mukoko, direttore dello Zimbabwe Peace Project e membro del direttivo della ONG Zimbabwe Human Rights Forum, è stata sequestrata e tenuta in isolamento per ventuno giorni prima di comparire di fronte alla corte dei giudici di Harare con i segni, si dice, di torture e maltrattamenti, accusata di essere un’attivista per la difesa dei diritti umani.
Jestina Mukoko è tuttora in isolamento in un carcere di massima sicurezza e il suo futuro, come quello di molti attivisti, cooperanti e normali cittadini prima di lei, è a repentaglio, nelle mani del regime di Mugabe.
Molte espressioni di preoccupazione e condanna sono state formulate in quest’Aula e in altre, come i parlamenti nazionali, ma l’incubo per i normali cittadini dello Zimbabwe continua implacabile. Credo che sia giunto il momento di riaffermare il nostro interesse per questa causa e chiedere al Consiglio e alla Commissione che sia intrapresa un’azione, una volta per tutte, per mettere fine all’attività criminale perpetrata ai danni di coloro che si battono per i diritti umani in Zimbabwe.
Proinsias De Rossa (PSE) . – (EN) Signora Presidente, apprezzo la dichiarazione su Gaza pronunciata dal presidente questa sera ed anche la decisione del Parlamento di una risoluzione per chiedere un cessate il fuoco immediato e unilaterale alle parti del conflitto di Gaza. Con oltre novecento morti ad oggi, è dolorosamente evidente l’inutilità del fare politica attraverso la guerra. Dovete insistere affinché Israele fermi le uccisioni. Gaza è la più grande prigione del mondo, con un milione e mezzo di prigionieri; è anche un mattatoio, purtroppo, con uomini, donne e bambini che muoiono soltanto perché sono palestinesi.
Di quale crimine potranno mai essere colpevoli i bambini palestinesi che stanno morendo in questo conflitto? Quali possibili pretesti possono addurre gli europei per concludere ancora affari con Israele che continua cinicamente a massacrare persone innocenti? Il Consiglio europeo deve smettere di giustificarsi, deve smettere di litigare e deve unirsi invece in un’azione concertata che metta fine a questo massacro. Non si può parlare di un miglioramento delle relazioni dell’Europa con Israele finché quest’ultimo non instaura un dialogo costruttivo con tutti i rappresentanti del popolo palestinese.
Hanna Foltyn-Kubicka (UEN) . – (PL) Nella veste di organizzazione di paesi legati da valori comuni, l’Unione europea deve usare tutte le risorse a sua disposizione per evitare il diffondersi dell’odio. L’operatore francese Eutelsat, tuttavia, ha ritenuto opportuno trasmettere un programma del canale Al-Aqsa, che ha legami con Hamas e che parla apertamente della necessità di attaccare la popolazione civile di Israele.
In questo modo Eutelsat dimostra, ancora una volta, che il commercio etico è un concetto estraneo ai responsabili della gestione di questa azienda, soprattutto se consideriamo che, per mesi, è stato impedito di andare in onda alla rete televisiva cinese indipendente NTD TV. Nonostante i numerosi appelli, la direzione di Eutelsat non vuole revocare la sua decisione, presa, in ogni caso, dietro pressioni del governo cinese. Le scelte totalmente amorali e sorprendenti della direzione di Eutelsat sollevano qualche dubbio sul fatto che le intenzioni della dirigenza siano di natura puramente economica.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL) . – (PT) Signora Presidente, gli attacchi di Israele contro Gaza sono un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità. E’ in atto una tragedia: novecento palestinesi, fra cui moltissimi bambini, sono morti e migliaia sono rimasti feriti.
Dobbiamo chiedere che si metta fine all’attacco contro Gaza. Dobbiamo chiedere che si metta fine al blocco di Israele, che sta trasformando Gaza in un campo di concentramento. E’ per questo che ci uniamo a tutte quelle persone di vari paesi e continenti che manifestano contro i massacri, che sono arrabbiate e scendono in strada per gridare: “Mai più crimini!”. Per il Parlamento europeo e gli altri organismi dell’Unione europea è essenziale la richiesta di mettere immediatamente fine all’attacco contro Gaza e al blocco di Israele.
Jaroslav Zvěřina (PPE-DE) . – (CS) Grazie, signora Presidente. Recentemente sono stato colpito dal fatto che molte compagnie assicurative ceche hanno sospeso l’assegnazione di agevolazioni alle donne che sottoscrivono una polizza obbligatoria di assicurazione per l’automobile. Questa azione è giustificata dalla nuova legge anti-discriminazione entrata in vigore. Vediamo ancora una volta come alcuni politici e alcune organizzazioni non governative adottino una posizione piuttosto esagerata sulla questione dell’uguaglianza dei generi. Tale esagerazione costituisce una negazione della matematica attuariale che dimostra, giorno dopo giorno, che uomini e donne si comportano in modo diverso in vari aspetti della vita e hanno quindi diversi livelli di assicurazione e di rischio. Negare queste differenze non significa lottare per gli stessi diritti, ma per la conformità e l’identicità dei due sessi. Tale battaglia sarebbe inutile e ridicola. Uomini e donne si differenziano proprio perché i due sessi sono complementari in modo utile e benefico nella vita di ogni giorno, nelle associazioni e nella società.
Gerard Batten (IND/DEM) . – (EN) Signora Presidente, sono da poco stati pubblicati i risultati di un nuovo sondaggio commissionato dal partito britannico Campaign for an Indipendent Britain. La maggior parte degli intervistati sostiene che l’Unione europea è staccata dalla realtà, corrotta e non vale quello che costa; l’83 per cento degli intervistati vorrebbe che la legislazione britannica avesse fondamentale importanza e, quindi, revocare la supremazia delle leggi europee; il 71 per cento chiede un referendum per decidere se il Regno Unito debba restare nell’Unione europea. Purtroppo, per questo non ci sono molte possibilità, dato che il governo laburista non indirà neanche un referendum sul trattato di Lisbona, come promesso invece nel suo manifesto elettorale.
I cittadini britannici desiderano il libero commercio, rapporti di amicizia e di cooperazione con l’Europa e il mondo, ma non vogliono essere governati dall’Unione europea. Se venisse indetto un referendum autentico e onesto per chiedere ai cittadini britannici se vogliano un’integrazione politica ed economica sempre più stretta con l’Unione europea, una stragrande maggioranza voterebbe per uscire dall’UE.
Avril Doyle (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, vorrei manifestare la mia preoccupazione circa la crescente mancanza di rigore scientifico dei progetti di proposta presentati dalla Commissione a questo Parlamento e anche di alcune relazioni ed emendamenti di cui noi parlamentari siamo responsabili. La buona scienza lascia sempre più il posto a reazioni populiste ed emotive, spesso mascherate dal principio di precauzione.
Prendiamo i prodotti fitosanitari. Abbiamo abbandonato il principio scientifico della valutazione del rischio. Non c’è un’analisi di impatto dettagliata da parte dell’UE, manca una definizione scientifica di disgregatore endocrino e c’è un’incoerenza di trattamento fra questo tema e la direttiva REACH.
Stiamo portando la legislazione comunitaria a essere discreditata a livello internazionale e stiamo minando la sua credibilità con questa crescente mancanza di rigore scientifico e di buona scienza.
Slavi Binev (NI) . – (BG) Signora Presidente, onorevoli colleghi, la crisi del gas in cui si trova l’Europa all’inizio del 2009 sta prendendo velocemente le proporzioni di un disastro per la Bulgaria, la quale non ha alternative per risollevare gli approvvigionamenti di gas. Non discuterò la decisione miope e vergognosa presa dal governo bulgaro che ha reso il mio paese ostaggio del conflitto fra Russia e Ucraina, come è chiaro a tutti.
Ciò che è più importante adesso per noi, è decidere quali misure adottare per superare la crisi. Questo potrebbe significare che la Bulgaria debba trovare un’alternativa, in modo da rompere la sua dipendenza dall’esterno. Per questo motivo penso che sia essenziale per l’Europa e i paesi balcanici, come la Bulgaria, seguire l’esempio della Slovacchia e rimettere in funzione le unità I, II, III e IV della centrale nucleare di Kozloduy. Al momento, per la Bulgaria questa è l’unica opzione per ottenere un minimo di indipendenza e per ridurre sia i danni diretti, sia i danni che saranno provocati dall’uso temporaneo dell’olio combustibile come sostituto del gas.
Maria Petre (PPE-DE) . – (RO) Siamo appena all’inizio del 2009 e vorrei spiegarvi perché, a mio avviso, questo non sia un anno normale.
Il 2009 segna i vent’anni dalla fine della guerra fredda e dal momento in cui furono abbattuti tutti i muri che dividevano i paesi e l’Europa stessa fra est e ovest, con la libertà e la democrazia da una parte e i regimi totalitari dall’altra.
Come parlamentare europea rumena, ma anche come cittadina rumena che ha conosciuto la dittatura, credo che questi vent’anni abbiamo segnato una transizione per alcuni di noi e un’accettazione per altri.
Parimenti, credo che, nonostante il clima attuale, il 2009 dovrebbe essere l’anno in cui le nostre azioni e quelle della Commissione europea siano mirate a un’Europa unica per tutti gli europei, un’Europa in cui ognuno dei 500 milioni di cittadini senta che i suoi diritti sono garantiti, che c’è un vero senso di solidarietà, che nessuno può essere più discriminato, che nessuno si sentirà più emarginato o appena tollerato in un’Europa unita, che siamo tutti cittadini europei che si sentono tali, indipendentemente da ciò che ciascuno di noi era prima del 1989.
Mieczysław Edmund Janowski (UEN) . – (PL) Signora Presidente, il Parlamento europeo si è occupato più volte di problemi riguardanti l’ambiente. Vorrei sottolineare un tema riguardante l’ambiente naturale, portato alla mia attenzione da alcuni alunni. Le tariffe pagate per la ferraglia, la carta e le bottiglie di materiale sintetico stanno precipitando. Sta diventando poco conveniente raccogliere questo materiale. Inoltre, molte città hanno abolito i relativi cassonetti di raccolta oppure hanno smesso di svuotarli.
Di recente il riciclaggio della carta ha interessato molto la stampa. La situazione attuale in Polonia su questo argomento può essere così riassunta: chi si occupa della raccolta della carta sostiene che i prezzi sono troppo bassi e che non conviene occuparsene; chi invece produce carta usando la carta riciclata dice che quest’ultima è troppo costosa e che i prezzi attuali non giustificano un investimento negli strumenti per la lavorazione della carta riciclata. Pertanto, chiedo un’azione di coscienza ambientale per risolvere questo problema. Per come stanno le cose oggi, i bambini delle scuole raccolgono la carta da riciclare perché questa attività ha un valore educativo, ma poi la carta viene smaltita nelle discariche comunali.
Presidente . –Onorevoli parlamentari, ho fatto il possibile per assicurare la parola al maggior numero di oratori.