Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0505/2008), presentata dall’onorevole McGuinness, a nome della commissione agricoltura e sviluppo rurale, sulla politica agricola comune e la sicurezza alimentare globale [2008/2153(INI)].
Mairead McGuinness, relatore. − (EN) Signor Presidente, quando ho iniziato a lavorare su questa relazione, la questione della sicurezza alimentare globale occupava un posto predominante nell’agenda politica, mentre ora è passata relativamente in secondo piano. Rimane tuttavia motivo di preoccupazione, dal momento che più di un miliardo di persone al mondo soffrono di fame o denutrizione; ogni giorno trenta mila bambini muoiono di malattie legate alla fame o alla povertà. Le statistiche sono terrificanti. E’ necessario quindi concentrarsi in via prioritaria sulle iniziative da intraprendere per produrre sufficienti generi alimentari e per garantirne alle persone il libero accesso.
Vorrei ringraziare la Commissione per aver collaborato con me nella stesura di questa relazione, ma anche le numerose commissioni parlamentari, in particolare la commissione sviluppo, che ovviamente sono state coinvolte nei lavori.
In quattro minuti è impossibile rendere giustizia al contenuto di questa relazione, ma vorrei comunque evidenziare alcuni punti che ritengo importanti. In primo luogo, il fatto di aver inserito la politica agricola comune e la sicurezza alimentare globale in uno stesso titolo suggerisce che la vecchia prassi di criticare aspramente la politica agricola comune accusandola di essere la causa di tutti i mali del mondo in via di sviluppo fa ormai parte del passato. Siamo ora coscienti che la politica agricola comune ha garantito la sicurezza alimentare ai cittadini europei e rappresenta un modello in grado di indicarci la strada da seguire anche nei paesi in via di sviluppo in termini di produzione alimentare.
E’ evidente che, nel corso dell’ultimo decennio, abbiamo permesso che lo sviluppo agricolo perdesse predominanza nei programmi politici e per lo sviluppo. Per un certo periodo abbiamo destinato una parte consistente dei nostri aiuti allo sviluppo alla promozione dell’agricoltura e ai progetti sulla produzione alimentare. La situazione oggi è cambiata, sebbene, data l’impennata dei prezzi dei generi alimentari, si stia a mio avviso iniziando a prestare nuovamente attenzione all’agricoltura, sia nell’Unione europea sia a livello globale.
Questo significa offrire, ai paesi che ne hanno le risorse, la possibilità di coltivare generi alimentari, nonché aiutare questi paesi e le loro piccole aziende agricole a produrre localmente in modo tale da soddisfare il proprio fabbisogno. Questo implica non di soltanto fornire gli ingredienti di base per la produzione alimentare, come semi e fertilizzanti, ma anche le conoscenze, i servizi di consulenza e di assistenza alle famiglie di agricoltori nei paesi in via di sviluppo, in modo tale da consentire loro di produrre il necessario per far fronte al proprio fabbisogno.
Possiamo riuscirci. Abbiamo gli esempi del Malawi e di altri paesi che sono stati in grado di uscire da una situazione di estrema carestia avviando attività di produzione di generi alimentari. Per riuscirci sono però necessarie iniziative di politica pubblica e soprattutto che l’Unione europea, dato il suo considerevole coinvolgimento nel mondo in via di sviluppo, spinga questi paesi ad esaminare il proprio sistema agricolo e a stimolare la produzione alimentare interna.
La questione della domanda e dell’offerta è imprescindibile e molto delicata se si pensa all’aumento della popolazione mondiale, stimata intorno pari al 40 per cento entro il 2050. Il problema della concorrenza, come abbiamo avuto modo di notare, tra produzione di generi alimentari destinati all’uomo, di mangimi animali e di carburante riveste ovviamente un’importanza fondamentale. Suppongo che, in quest’ottica, ci si debba soffermare sulla questione della ricerca e dello sviluppo.
Ritengo, infatti, che non ci siamo attivati a sufficienza in termini di ricerca e sviluppo. In Europa ci eravamo concentrati sulla necessità di produrre di meno, trascurando forse la necessità di valutare le efficienze della produzione agricola e di produrre di più in futuro.
Uno dei messaggi chiave che vorrei trasmettere nel poco tempo a mia disposizione è il seguente: gli agricoltori di tutto il mondo produrranno generi alimentari solo se tale attività sarà per loro fonte di reddito. Per cui, adesso, sono i politici ad essere sotto pressione; devono agire nel modo giusto, adottando politiche in grado di garantire agli agricoltori un reddito sicuro. Ma come? Garantendo prezzi stabili e valutando i costi della produzione alimentare. Se non riceveranno questo stimolo in termini di reddito, gli agricoltori getteranno la spugna.
Questo è un avvertimento. Un anno fa stavamo discutendo dei prezzi eccessivi delle materie prime. Oggi, per esempio, i cereali si accumulano nei magazzini senza che ci sia un mercato pronto ad assorbirli. Questi agricoltori produrranno di meno la prossima stagione, inasprendo ulteriormente il problema a più lungo termine della sicurezza alimentare globale.
Questa relazione è ricca di contenuti. Spero che i colleghi parlamentari la sostengano e vorrei ringraziare ancora tutte le persone che hanno mostrano un grande interesse nei suoi confronti.
Androulla Vassiliou, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, la Commissione accoglie con favore la relazione stilata dall’onorevole McGuinness, nonché l’intenso dibattito tenutosi all’interno delle varie commissioni parlamentari sugli aspetti correlati a questo argomento così attuale, che vanno dal commercio ai biocarburanti, dal monitoraggio dei prezzi alla politica degli investimenti, passando per la crisi finanziaria, il cambiamento climatico e l’utilizzo delle risorse idriche in agricoltura.
La Commissione condivide l’ampia analisi delle cause della crisi alimentare che ha colpito molti paesi in via di sviluppo nella prima parte del 2008. La Commissione continuerà ad analizzare la correlazione tra prezzi dei generi alimentari e prezzi dell’energia. Questo legame causa-effetto è una questione estremamente complessa, dato che implica un’interazione tra numerosi fattori dell’offerta e della domanda. I prezzi dell’energia non sono che uno solo di questi fattori, pur avendo conseguenze dirette e indirette, e per questo il tema dei biocarburanti è stato discusso in dettaglio nel corso di numerose sessioni del Parlamento europeo. Si rileva una differenza evidente tra la politica dell’Unione europea e degli Stati Uniti per quanto concerne il dirottamento della produzione di cereali verso i biocarburanti. La politica europea in materia non riduce la disponibilità di generi alimentari, poiché le quantità di materie prime utilizzate per i biocarburanti sono molto limitate su scala globale.
Anche se l’Unione europea si sta avvicinando all’obiettivo del 10 per cento, l’impatto sui prezzi dei generi alimentari sarà contenuto, in particolare per due motivi. In primo luogo, sempre più biocarburanti verranno prodotti a partire da materie prime non alimentari o da residui o scarti. In secondo luogo, l’efficienza delle tecniche di produzione dei biocarburanti migliorerà ulteriormente e le rese medie continueranno ad aumentare.
Una politica europea sostenibile in materia di biocarburanti è, in generale, una politica a favore dei meno abbienti. Offrirà nuove opportunità a due terzi dei poveri di tutto il mondo che vivono in zone rurali e dipenderà pertanto da un settore agricolo prospero. Tuttavia, non tutti i gruppi ne beneficeranno in ugual misura. La Commissione si impegna a monitorare da vicino gli effetti sulla sicurezza alimentare e sui prezzi dei generi alimentari.
L’Unione europea si è già attivata per affrontare la questione della sicurezza alimentare globale adattando la politica agricola comune ai cambiamenti del mercato e alla situazione globale. La valutazione dello stato di salute della PAC, di recente adozione, provvederà ad ammodernare, semplificare e snellire tale politica, eliminando le restrizioni che gravano sugli agricoltori e aiutandoli quindi a rispondere in maniera più efficace ai segnali provenienti dal mercato e ad affrontare nuove sfide.
L’accordo sulla valutazione dello stato di salute della PAC abolisce il ritiro dei seminativi, aumenta le quote latte per giungere gradualmente alla loro abolizione nel 2015 e converte l’intervento di mercato in un vero e proprio programma di garanzia.
Sono state prese in considerazione anche nuove sfide, quali il cambiamento climatico, la gestione delle risorse idriche, le energie rinnovabili e la biodiversità, che avranno tutte un impatto sui paesi in via di sviluppo.
La PAC non rimarrà statica dopo il 2013 ed è già stato avviato il dibattito preliminare dopo la riunione informale dei ministri dell’Agricoltura di settembre ad Annecy. La PAC del futuro dovrà essere inserita in un contesto più ampio, di cui saranno parte integrante lo sviluppo sostenibile, la competitività e gli equilibri alimentari globali.
Numerosi eventi di alto profilo hanno contribuito a collocare la sicurezza alimentare globale ai primi posti dell’agenda internazionale. Si nota, a livello internazionale, un chiaro movimento di comprensione e riconoscimento volto a conferire allo sviluppo agricolo e rurale un posto di primo piano nei programmi politici su scala nazionale, regionale e, presumibilmente, continentale. Durante l’incontro intercollegiale con l’Unione africana del mese di ottobre è stato per esempio affrontato nel dettaglio il tema dell’agricoltura e della sicurezza alimentare, dibattito che intendiamo intensificare nel corso dell’anno.
Infine, ma non per questo meno importante, la Commissione deve dare seguito alla dichiarazione dei leader del G8 sulla sicurezza alimentare globale. Nella preparazione all’adozione da parte del Consiglio dello strumento alimentare il 16 dicembre, la Commissione europea ha già avuto un fruttuoso dibattito con una task force di alto profilo delle Nazioni Unite.
La Commissione europea attende con trepidazione l’attuazione del quadro d’azione generale ed è convinta che il partenariato globale sull’agricoltura e la sicurezza alimentare, che sta gradualmente prendendo forma, svolgerà un ruolo di primo piano nell’attuazione delle varie raccomandazioni formulate in questa relazione, relative, per esempio, al modo migliore per sostenere le piccole aziende agricole e al tipo di politiche commerciali da adottare per contribuire alla sicurezza alimentare, in particolare nelle comunità più vulnerabili.
Saranno naturalmente da evitare le restrizioni e i divieti di esportazione e bisognerà prevedere una maggiore, e non una minore, liberalizzazione degli scambi. La soluzione del problema della sicurezza alimentare passa anche attraverso un potenziamento dei flussi commerciali.
La Commissione spera che l’audace passo compiuto dalle istituzioni europee volto a stanziare un miliardo di euro a complemento degli altri strumenti finanziari destinati a rispondere alla crisi alimentare, di breve, medio e lungo termine, venga seguito da altri donatori.
La riunione ad alto livello di Madrid sulla sicurezza alimentare per tutti del 26 e 27 gennaio rappresenta sicuramente un evento di primo piano per proiettare il dibattito verso una nuova dimensione, tesa a individuare le priorità chiave per affrontare il problema della fame nel mondo.
La Commissione europea continuerà a svolgere un ruolo pro-attivo nel contributo alla sicurezza alimentare globale e la relazione McGuinness si configura sicuramente come un’efficace analisi sulle possibili strade che l’Unione europea e la comunità internazionale in senso ampio potrebbero seguire.
Presidente . – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì, alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Kader Arif (PSE), per iscritto. – (FR) L’azione adottata dal Parlamento sulla scia delle sommosse per l’aumento dei prezzi dei generi alimentari ha consentito di stanziare un miliardo di euro per combattere la crisi alimentare. Al di là di questa misura di emergenza, vorrei sottolineare la necessità di una strategia internazionale a lungo termine fondata sull’agricoltura locale e di sussistenza e adeguata sia alle esigenze delle popolazioni sia al potenziale dei territori.
Effettivamente l’incremento demografico mondiale, il surriscaldamento globale, la produzione incontrollata di biocarburanti e le speculazioni aggressive sono tutti fattori che innalzano la tensione nei mercati agricoli. Tali elementi indicano che la crisi non sarà di breve durata e che le politiche pubbliche, nella loro globalità, dovranno essere ridisegnate in modo tale da migliorare i metodi di produzione e la regolamentazione dei mercati internazionali.
Ritengo che la PAC, privata dei suoi eccessi e delle sue imperfezioni, potrebbe diventare un esempio di politica efficiente, equa e responsabile, in grado di affrontare la sfida alimentare e conciliare economia, società e ambiente. Potrebbe altresì aiutare i paesi in via di sviluppo grazie alla condivisione delle tecniche, delle conoscenze e delle esperienze europee. L’Europa, tuttavia, dovrebbe innanzi tutto concentrarsi sulla riforma normativa del commercio internazionale in modo tale che stesse queste norme non siano in conflitto con il diritto dei singoli paesi di sostenere l’agricoltura nazionale per garantire la propria sicurezza alimentare.
Katerina Batzeli (PSE), per iscritto. – (EL) Gli accordi internazionali e regionali si sono dimostrati incapaci, ad oggi, di normalizzare l’offerta di mercato e il commercio e di tutelare la trasparenza e la stabilità dei prezzi per i prodotti agricoli.
La regolamentazione dei mercati agricoli dovrebbe fondarsi su una strategia a lungo termine con misure efficienti, nonché sull’organizzazione e l’informazione dei produttori sulle condizioni e sulle prospettive di mercato.
Il principio alla base di una tale politica consiste nel definire un programma di garanzia del reddito contro i rischi e le crisi derivanti da fenomeni naturali avversi o da distorsioni del mercato, nonché contro cali dei prezzi diffusi e che si protraggono eccessivamente nel tempo.
Sono necessarie politiche integrate ed efficienti, quali:
- sistemi europei ed internazionali per il monitoraggio della produzione e del mercato che fungano da sistema di allarme preventivo per individuare le tendenze della produzione;
- un inventario globale dei generi alimentari e delle riserve alimentari;
- un sistema europeo per il monitoraggio del mercato e per la registrazione delle variazioni dei prezzi dei prodotti e dei fattori di produzione agricoli, che potrebbe essere associato a un sistema internazionale simile monitorato dalla FAO.
Sarebbe inoltre una buona idea se il futuro accordo sul ciclo di Doha comprendesse anche le situazioni di emergenza che giustificano la fornitura di aiuti alimentari, dato che le sue disposizioni, ad oggi, non sono vincolanti.
Constantin Dumitriu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Le conclusioni cui è giunta l’onorevole McGuinness nella sua relazione sulla sicurezza alimentare globale sono ora ben evidenti anche in Romania. Ci troviamo di fronte a un aumento dei prezzi di tutti i generi alimentari di base a seguito della svalutazione della valuta nazionale, dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prestiti contratti dalle industrie di trasformazione.
Inoltre, a causa del surriscaldamento globale, si registrano sempre più spesso calamità naturali che distruggono i raccolti. In realtà gli agricoltori dei nuovi Stati membri sono i più svantaggiati in queste situazioni, poiché il livello di sovvenzioni ad essi concesse è inferiore rispetto agli altri Stati membri.
Per questo, in base agli emendamenti proposti, mi sono appellato alla Commissione affinché esamini la possibilità di creare dei meccanismi di intervento a livello europeo, indipendentemente dagli aiuti specifici concessi per l’assicurazione dei raccolti, in modo tale da prevenire e combattere gli effetti del surriscaldamento globale.
Gli standard europei imposti ai produttori di generi alimentari sono rigorosi e per questo motivo i prezzi dei generi alimentari nell’Unione europea sono elevati. Sono fermamente convinto, tuttavia, che l’agricoltura possa rappresentare il trampolino di lancio per la ripresa delle economie europee colpite dalla crisi globale e che lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile possa influire positivamente sul settore agro-alimentare.
Adottando le necessarie misure cautelative, è possibile incrementare la produzione di biocarburanti senza mettere in pericolo l’ambiente o le riserve alimentari necessarie a livello globale.
Roselyne Lefrançois (PSE), per iscritto. – (FR) Questa relazione sulla PAC e sulla sicurezza alimentare globale ci ha offerto un’ottima occasione per riflettere sulle possibilità per garantire che l’agricoltura europea svolga un ruolo di primo piano nel raggiungimento di un equilibrio alimentare globale. In effetti, sebbene sia necessario aumentare la produzione mondiale di generi alimentari, la proporzione degli aiuti allo sviluppo destinati all’agricoltura è in costante declino dagli anni Ottanta. Per questo ho presentato alla commissione agricoltura e sviluppo rurale una serie di emendamenti volti a rendere questa relazione ancora più ambiziosa e, in particolare, a sollecitare l’adozione da parte della Commissione europea di una strategia generale sulle questioni legate alla sicurezza alimentare, contribuendo così a una maggiore coerenza delle politiche europee nel loro insieme.
Sebbene accolga con favore l’accento posto dal testo sul ruolo cruciale della PAC per conseguire l’obiettivo della sicurezza alimentare, osservo con rammarico come la relatrice sembri a favore di un maggiore allineamento al mercato della politica agricola e ritenga le iniziative di tutela ambientale responsabili del calo della produzione agricola in Europa. Questa posizione è, a mio avviso, del tutto erronea. Ritengo invece necessario affrontare il problema del cambiamento climatico nell’ottica dello sviluppo di nuovi modelli che consentano una maggiore e migliore produzione.
Véronique Mathieu (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Oggi l’Unione europea deve migliorare urgentemente la propria sicurezza alimentare e affrontare importanti sfide. In primo luogo, vorrei sottolineare che la produzione agricola dovrà necessariamente raddoppiare entro 30 anni, poiché la popolazione mondiale conterà 9 miliardi di persone entro il 2050, mentre 860 milioni di persone continueranno a morire di fame. Tale sviluppo dovrà essere sostenibile e fondarsi soprattutto sull’agricoltura locale.
Le notevoli fluttuazioni nei prezzi globali dei generi alimentari, unitamente a una corretta gestione delle riserve mondali, rappresentano un’ulteriore sfida. Per garantire un reddito equo agli agricoltori europei, sono a favore dell’adozione sia di un sistema di polizze assicurative in grado di garantire loro una maggiore protezione contro le fluttuazioni dei prezzi, sia di iniziative tese a istituire un regime di inventario globale dei generi alimentari.
Infine, in vista dell’aumento del commercio di animali e piante, l’Unione europea ha il dovere di attuare una strategia efficiente per prevenire qualsivoglia crisi sanitaria in Europa, una strategia basata sulla prevenzione, sulla tracciabilità e sulla rapidità di reazione. In questo modo, a seguito anche della recente decisione del Consiglio dei ministri di rafforzare e armonizzare gli accordi sul controllo delle importazioni, i nostri concittadini potranno godere di una maggiore garanzia sulla qualità dei generi alimentari.
Ora come non mai l’agricoltura svolge un ruolo centrale della per la crescita e lo sviluppo. Dobbiamo pertanto tutelarla ad ogni costo!
Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) La crisi alimentare globale, imputabile al costante aumento dei prezzi del granoturco, del frumento e dell’energia, l’incremento demografico globale e il cambiamento climatico hanno portato a una serie di sommosse e rivolte che, se non vengono risolte a breve, potrebbero destabilizzare paesi e regioni di tutto il mondo. E’ particolarmente allarmante il divario che si è venuto a creare tra l’indice di incremento demografico, che potrebbe portare la popolazione mondiale a superare i 9 miliardi di persone entro il 2050, e la riduzione delle riserve alimentari mondiali. A causa di questa situazione, con tutta probabilità i conflitti per il petrolio cederanno il passo ai conflitti per l’acqua potabile e il cibo o a una lotta per la sopravvivenza. Attualmente l’Unione europea è il principale donatore di aiuti umanitari, ma le riserve alimentari stanno iniziando ad esaurirsi e i paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, necessitano di maggiore sostegno nella lotta contro la povertà e la fame cronica. Ridurre la dipendenza dell’agricoltura dalle fonti di energia di origine fossile, utilizzare prodotti organici, mantenere fertili i terreni e adattare la politica agricola comune alla situazione della crisi alimentare sono solo alcuni degli elementi chiave che devono essere presi in considerazione per uscire da questa impasse.
Csaba Sándor Tabajdi (PSE), per iscritto. – (HU) L’incognita più importante che il settore agricolo europeo deve affrontare nel 2009 riguarda gli effetti della crisi economica globale sulla produzione e sul consumo di prodotti agricoli. Questo sarà anche uno dei temi centrali della Seconda accademia agraria ungherese che sto organizzando di concerto con il viceministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale del mio paese, Zoltán Gőgös, prevista per il 17 aprile 2009 nella città di Pápa. Dal 2006 il prezzo del grano sul mercato internazionale è triplicato, mentre quello del frumento è aumentato del 180per cento; i prezzi dei generi alimentari sono aumentati in generale dell’83 per cento. Entro il 2050 la popolazione mondiale sarà aumentata toccando quota 9 milioni di persone e per soddisfare le nuove esigenze sarà necessario raddoppiare la produzione agricola. I tempi in cui i prezzi dei generi alimentari erano piuttosto bassi sono ormai passati. E’ dunque estremamente importante preservare e, laddove possibile, potenziare la capacità agricola dell’Unione europea. E’ inaccettabile pensare che la produzione agricola dell’Unione europea sarebbe dovuta diminuire a seguito delle riforme settoriali della PAC. Per citare un paio di esempi basta ricordare la riforma dello zucchero, che ha portato alla scomparsa dell’industria dello zucchero in Ungheria, o le sovvenzioni concesse per l’estirpazione delle viti nell’ambito della politica di riforma del settore vitivinicolo. Il disaccoppiamento dei finanziamenti diretti all’agricoltura dalla produzione si muove sempre in questa direzione.
Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra produzione alimentare e produzione di biocarburanti e quest’ultima non deve rappresentare una minaccia per la sicurezza alimentare globale. Il programma per il bioetanolo degli Stati Uniti ha contribuito in maniera significativa all’impennata dei prezzi dei generi alimentari nel 2008. Sulla scia di queste esperienze, l’Unione europea deve riesaminare i primi impegni presi in relazione alle proporzioni di biocarburanti. Infine, sollecito un’azione rapida a livello europeo contro la creazione di monopoli tra i grandi distributori del settore alimentare, in modo tale da tutelare i produttori.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. – (RO) L’aumento dei prezzi dell’energia, condizioni meteorologiche avverse e l’aumento della domanda di energia legata all’incremento dell’indice demografico mondiale si sono tradotti in un innalzamento dei prezzi dei generi alimentari. Chiedo con urgenza alla Commissione di studiare la relazione esistente tra l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e l’incremento dei prezzi dell’energia, in particolare per i combustibili utilizzati.
Il settore agricolo deve migliorare la propria efficienza energetica. L’incremento della proporzione di colture destinate ai biocarburanti e l’utilizzo di energie rinnovabili potrebbero sortire un impatto positivo sul settore agro-alimentare, colpito dall’aumento dei prezzi di fertilizzanti e pesticidi, nonché dei costi di trasformazione e trasporto. Invito la Commissione a monitorare da vicino gli effetti dell’incremento della produzione di biocarburanti nell’Unione europea e nei paesi terzi in termini di variazioni nell’uso dei terreni, fluttuazioni dei prezzi dei prodotti alimentari e accesso ai generi alimentari.
Gli incentivi per promuovere la coltivazione sostenibile di colture adatte alla produzione energetica non dovrebbero mettere a repentaglio la produzione di generi alimentari. Ritengo necessaria la ricerca nel settore agricolo per potenziare la produttività delle aziende agricole. Invito inoltre gli Stati membri a cogliere appieno tutte le possibilità offerte in tal senso dal settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico e ad adottare provvedimenti tesi a migliorare la produzione agricola in modo sostenibile ed efficiente sotto il profilo energetico.