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Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 12 gennaio 2009 - Strasburgo Edizione GU

19. Prospettive di rafforzamento del dialogo civile dopo il trattato di Lisbona (breve presentazione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0475/2008), presentata dall’onorevole Grabowska, a nome della commissione affari costituzionali, sulle prospettive di rafforzamento del dialogo civile dopo il trattato di Lisbona [2008/2067(INI)].

 
  
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  Genowefa Grabowska, relatore. − (PL) Signor Presidente, signora Commissario, cambiamo argomento per discutere i contatti, a mio avviso inadeguati, tra le istituzioni dell’Unione europea e i suoi cittadini. Si riscontra un profondo divario tra l’Unione e i suoi cittadini, per quanto Jean Monnet avesse sottolineato che l’Unione nasceva per i cittadini più che per i paesi e i governi.

L’Unione europea si sta allargando, accogliendo sempre più popoli, ma le sue istituzioni hanno difficoltà ad instaurare un contatto con i cittadini. Questa situazione si è manifestata pienamente nella dolorosa esperienza del “no” francese ed olandese al trattato di Lisbona. E’ vero, tuttavia, che le istituzioni dell’Unione europea si stanno prodigando per migliorare i contatti con i cittadini. E’ in atto un processo di apertura e di chiaro riconoscimento del ruolo della società civile e si assiste all’adozione di un numero sempre maggiore di politiche europee di comunicazione. Per descrivere queste politiche è stato coniato un nuovo termine: “dialogo civile”. Ma non basta. Il Parlamento europeo si sta quindi impegnando per far fronte a questa nuova sfida, nel tentativo di creare un meccanismo adatto allo scopo e di promuovere i contatti tra le istituzioni dell’Unione europea e i suoi cittadini. Si dovrebbe in questo modo risolvere il problema del deficit democratico, dimostrando che anche i cittadini rivestono un ruolo importante nel processo decisionale all’interno dell’Unione europea.

L’articolo 10 del trattato di Lisbona recita: “Ogni cittadino ha il diritto di partecipare alla vita democratica dell'Unione. Le decisioni sono prese nella maniera il più possibile aperta e vicina ai cittadini.” Vi è inoltre un’ulteriore disposizione che consente a un milione di cittadini dell’Unione europea di intraprendere un’iniziativa legislativa. A seguito dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona, un milione di cittadini potranno rivolgersi alla Commissione europea invitandola a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono nevessario un atto giuridico.

Per questo motivo, nella mia relazione, mi soffermo sul dialogo civile che, di per sé, non è un concetto definito in diritto. E’ tuttavia essenziale e vorrei che si fondasse sui seguenti principi. In primo luogo, il principio di rappresentazione della società civile che ho introdotto in questa relazione; vorrei che la società civile venisse adeguatamente rappresentata a livello dell’Unione europea, in particolare da partner in grado di riflettere e rappresentare correttamente gli interessi in questione.

Vorrei che il dialogo civile fosse un processo reciproco e bidirezionale, ovvero che non si limiti esclusivamente ad uno scenario in cui l’Unione europea si rivolge ai cittadini e questi ultimi rispondono. L’Unione europea dovrebbe informare i cittadini quando il loro punto di vista è stato effettivamente preso in considerazione e spiegare quali ne sono state le implicazioni. Ecco perché abbiamo bisogno di un riscontro diretto da parte dell’Unione ai cittadini.

Vorrei che il dialogo civile si fondasse sui principi di chiarezza e trasparenza. Dovremmo seguire regole chiare quando invitiamo al dialogo i rappresentanti della società e pubblicare regolarmente l’elenco delle organizzazioni coinvolte nella consultazione. Sarebbe opportuno che l’Unione europea nominasse un referente responsabile per l’ambito del dialogo civile.

Non è semplice definire delle regole. La Commissione europea ha già elaborato una prima versione dei principi tesi a rafforzare la cultura della consultazione e del dialogo nel 2002 e spero pertanto che sia ora disposta a consolidare i principi più idonei in tal senso, ovvero principi comuni applicabili a tutte le istituzioni. Vorrei invitare anche gli Stati membri a promuovere il dialogo civile. Non ho avuto modo di citare ogni sezione della relazione, ma vorrei che il suo contenuto venisse valutato quanto prima, ovvero nel corso della campagna per le elezioni europee del 2009. E’ l’occasione giusta per compiere un primo passo in avanti verso i cittadini europei, comunicando loro ciò che di meglio l’Unione ha da offrire e apprendendo da loro quali sono le cause da combattere in quest’Aula.

 
  
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  Androulla Vassiliou, membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, innanzi tutto la Commissione vorrebbe ringraziare la relatrice, l’onorevole Grabowska, nonché la commissione affari costituzionali per l’ottima relazione.

Concordiamo sul fatto che la società civile svolga un ruolo importante ai fini dell’integrazione europea in quanto rappresenta uno dei principali strumenti di comunicazione tra le istituzioni, la società e i cittadini dell’Unione europea, aiutando questi ultimi ad esercitare il proprio diritto di partecipazione alla vita democratica dell’UE.

La Commissione vanta una lunga e sana tradizione di interazione con le organizzazioni della società civile. Tale cooperazione tra la Commissione e la società civile è cresciuta, andando ad abbracciare un ampio ventaglio di temi, dal dialogo politico alla gestione dei progetti, sia all’interno dell’Unione europea sia con i paesi partner.

Il trattato di Lisbona porrebbe le attuali prassi su un piano più formale, conferendo nuovo vigore alle attività tese a potenziarle ulteriormente. Aprirebbe inoltre le porte a un altro strumento a disposizione della società civile per rendere operative le proprie idee: l’“iniziativa dei cittadini”.

Per coinvolgere le parti interessate in un dialogo attivo è necessario fornire alla società civile gli strumenti adeguati affinché possa esprimere le proprie opinioni e farsi ascoltare. Anche le istituzioni dell’Unione europea necessitano di strumenti idonei volti a garantire che quanto proposto dalla società civile e dai cittadini venga effettivamente recepito e inserito a sistema. La Commissione accoglie con favore il sostegno di questa relazione a molte delle idee già attuate dalla Commissione stessa.

Nel corso del proprio mandato, la Commissione attualmente in carica ha adottato una serie di iniziative volte a coinvolgere le organizzazioni della società civile e i singoli cittadini in un dibattito pubblico sulle questioni dell’Unione europea. Uno degli esempi più innovativi sono le consultazioni dei cittadini, basate sulle pratiche del sondaggio deliberativo e delle consultazioni dirette.

Nell’intento di capire le esigenze e le aspettative delle persone, nell’arco degli ultimi 35 anni l’Eurobarometro si è trasformato in uno strumento molto valido per monitorare l’opinione pubblica in Europa. Né la Commissione né il Parlamento, tuttavia, possono organizzare da soli un dibattito pubblico di respiro europeo. Ciò sarà possibile solo con la collaborazione delle istituzioni dell’Unione europea e degli Stati membri. E’ questa la finalità delle comunicazione intitolata Insieme per comunicare l’Europa firmata dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione il 22 ottobre 2008.

In questo contesto, la Commissione e il Parlamento stanno già coordinando i propri sforzi con gli Stati membri attraverso le partnership di gestione, che comprendono campagne regionali e locali dedicate a temi specifici, in correlazione con le azioni degli enti locali e delle ONG. Undici nuove partnership di gestione nel 2009 renderanno questo approccio ancora più efficiente.

La Commissione condivide l’idea secondo cui un dialogo efficace dipende dalla partecipazione attiva di tutte le parti coinvolte: le istituzioni europee, gli Stati membri e la società civile. La Commissione spera che il trattato di Lisbona entri in vigore ed è disposta ad intraprendere ogni azione necessaria per mettere in pratica le sue disposizioni e continuare a sviluppare il dialogo civile.

 
  
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  Presidente . – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE), per iscritto. – (PL) Se l’Unione europea intende essere davvero democratica e vicina ai suoi cittadini, è necessaria una stretta cooperazione a livello locale, regionale e nazionale tra le sue istituzioni e i suoi Stati membri, da una parte, e la società civile, dall’altra.

La società civile rappresenta molte organizzazioni non governative e non a scopo di lucro create dai cittadini di propria spontanea volontà e svolge un ruolo vitale nel processo di integrazione europea che poiché trasmette alle istituzioni europee le opinioni e i desideri dei cittadini dell’Unione. E’ pertanto molto importante diffondere lo strumento del dialogo civile per fornire ai cittadini informazioni efficienti e affidabili, soprattutto per quanto riguarda la promozione e la diffusione delle azioni e delle intenzioni dell’Unione europea, per lo sviluppo di una rete europea di cooperazione e per il rafforzamento dell’identità europea tra la società civile.

Se l’Unione europea vuole tradurre in realtà i propri obiettivi e le proprie intenzioni, non potrà prescindere da una maggiore consapevolezza politica, da un dialogo civile più efficiente e da un dibattito pubblico di più ampio respiro.

Il trattato di Lisbona rafforza i diritti dei cittadini rispetto all’Unione offrendo a loro e alle associazioni che rappresentano la società civile maggiori possibilità di partecipazione ai dibattiti sulla cosiddetta Europa dei cittadini.

Le istituzioni dell’Unione europea dovrebbero collaborare più da vicino per sviluppare il dialogo civile e incoraggiare i cittadini europei a interessarsi maggiormente all’Europa. E’ essenziale promuovere una più ampia partecipazione ai dibattiti e alle discussioni europee dei cittadini, che dovrebbero venire coinvolti attivamente nelle prossime elezioni europee. Dopo tutto, come disse Jean Monnet, non stiamo creando un’Unione per i paesi e i governi, ma la stiamo creando per i cittadini.

 
  
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  Zita Gurmai (PSE), per iscritto. – (HU) L’adesione a un’organizzazione della società civile offre ai cittadini europei la possibilità di svolgere un ruolo attivo nella politica. Al fine di conseguire gli obiettivi dell’Unione europea, la partecipazione attiva dei cittadini in questo processo e la creazione di opportunità concrete e tangibili che consentano loro di promuovere iniziative, dare il loro riscontro ed esprimere critiche e pareri contrari rappresentano una vera e propria sfida. Tuttavia, la mancanza di una definizione legale precisa di organizzazione della società civile pone delle difficoltà.

Affinché i cittadini europei possano riconoscere i vantaggi che l’Unione europea offre loro, dobbiamo continuare ad espandere la democrazia, ad aumentare la trasparenza e a migliorare l’efficacia delle iniziative dell’Unione. Il deficit democratico, nella maggior parte dei casi, deriva dal fatto che i cittadini non hanno sempre accesso a informazioni essenziali; alcuni dei documenti relativi al processo decisionale dell’Unione, ad esempio, non sono ancora accessibili. Dobbiamo pertanto continuare ad aumentare l’accessibilità ai documenti di lavoro dell’Unione europea.

Il meccanismo di consultazione costituisce parte integrante delle attività delle istituzioni europee. Dobbiamo definire i principi generali e un insieme minimo di norme in materia, nonché predisporre un quadro per la consultazione che sia coerente e sufficientemente flessibile per adattarsi alle particolari aspettative delle parti interessate.

 
  
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  Jo Leinen (PSE), per iscritto. – (DE) Questa relazione è un chiaro segnale avvicinare del desiderio dell’Unione europea di avvicinarsi ai suoi cittadini e propone suggerimenti concreti per tradurre questo obiettivo in realtà.

Invitiamo le istituzioni dell’Unione europea a trasformare il dialogo con la società civile in una missione centrale della loro intera attività politica.

La gente potrà sostenere l’Unione europea solo se è informata in merito ai progetti e alle attività condotte in ambito politico e solo se è in grado di partecipare al processo decisionale, per esempio attraverso lo strumento della consultazione. Il rifiuto irlandese del trattato di Lisbona ha dimostrato le conseguenze negative che informazioni erronee diffuse deliberatamente possono avere sull’integrazione europea. In futuro si dovrà prevenire il ripetersi di una simile situazione attraverso un’informazione pro-attiva e una politica del dialogo, che spetterà in particolare al Consiglio e ai governi degli Stati membri, ai quali si richiede un impegno più attivo per fornire informazioni più precise sull’Unione europea.

E’ necessario semplificare e migliorare l’accesso ai documenti di tutte le istituzioni dell’Unione europea, in modo tale che tutti i cittadini possano rendersi conto del lavoro svolto.

Il nostro obiettivo è costruire una solida società civile europea, pre-requisito fondamentale per lo sviluppo di un’area pubblica europea. Chiediamo pertanto che vengano create le condizioni quadro necessarie attraverso l’adozione, in primo luogo, di una carta per le associazioni europee e la costituzione delle infrastrutture di base per i cittadini attivi a livello europeo.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN), per iscritto. – (PL) La relazione presentata dall’onorevole Grabowska sulle prospettive di sviluppo del dialogo civile dopo il trattato di Lisbona è un esempio di spreco di tempo e risorse. Sorge infatti spontanea una domanda: di cosa stiamo discutendo? Dopotutto il trattato di Lisbona è morto abolito; l’Irlanda lo ha rifiutato in un referendum nazionale. Questo significa che il documento non ha alcuna validità legale. Costruire qualcosa sulla base di questo trattato è come costruire sulla sabbia, senza fondamenta; costruire qualcosa su un trattato che in realtà non esiste perché è stato rifiutato rappresenta una violazione della democrazia e dell’uguaglianza dei diritti per le nazioni libere. Queste considerazioni ci portano a riflettere sulla definizione di democrazia. Secondo la mia concezione, la democrazia è una libera scelta, non una realtà imposta e irrispettosa della volontà delle persone. I popoli, non un particolare gruppo d’interesse, sono i sovrani della democrazia e la massima espressione della volontà di un popolo è il referendum, non una decisione adottata da un’élite al governo, contraria alla volontà della gente. E’ così difficile da capire?

 
  
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  Dushana Zdravkova (PPE-DE), per iscritto. – (BG) Vorrei congratularmi con l’onorevole Grabowska per l’ottima relazione, che, sono sicura, contribuirà a migliorare e sviluppare il dialogo civile. Si potrebbe dire molto sullo sviluppo del dialogo tra i cittadini dell’Unione europea e le sue istituzioni. In quanto presidente di un’associazione di cittadini in Bulgaria, credo fermamente che il dialogo civile sia una delle colonne portanti del futuro sviluppo dell’Unione europea, che dovrà essere riformata e migliorata con urgenza.

Ritengo che questa relazione consentirà al Parlamento europeo di fornire le linee guida e le raccomandazioni necessarie alle altre istituzioni, ma anche alle organizzazioni civili dato che, senza la loro cooperazione e partecipazione, non saremo in grado di conseguire l’obiettivo che ci siamo preposti.

La relazione propone un dialogo ugualitario che tenga conto sia delle differenze tra le varie associazioni sia della loro indipendenza. Questo dialogo promuoverà la partecipazione civile al processo politico per affrontare insieme le gravose sfide confrontato che si pongono sia a livello nazionale che europeo. E’ quindi fondamentale individuare un approccio differenziato al fine di produrre risultati a livello locale, dato il variegato livello di sviluppo caratteristico dei diversi paesi e settori.

Mi affido alle altre istituzioni e agli Stati membri affinché tengano conto delle nostre raccomandazioni il prima possibile, anche se il trattato di Lisbona non entrerà in vigore a breve.

 
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