Presidente. –L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sulla situazione della Guinea.(1)
Marios Matsakis, autore. − (EN) Signor Presidente, la Guinea ha avuto un passato molto turbolento che ha visto il coinvolgimento in un modo o nell’altro di vari paesi europei nella sua tragica storia. E’ stata conquistata dai portoghesi nel XV secolo e i suoi cittadini sono stati vittime della tratta degli schiavi in atto in Europa nel XVI secolo e anche oltre. Nel 1890, è stata colonizzata dalla Francia. Dopo l’indipendenza, ottenuta nel 1958, la Guinea ha costruito solidi legami con l’Unione sovietica. Il periodo postcoloniale della Guinea è stato ampiamente dominato dal totalitarismo presidenziale, con i suoi governanti appoggiati da un esercito dichiaratamente piuttosto primitivo.
La Guinea, sebbene dotata di ricchissime risorse minerarie, compresi ferro, alluminio, oro, diamanti ed uranio, rimane comunque uno dei più poveri paesi del mondo. I minerali sono sfruttati da società russe, ucraine, francesi, britanniche, australiane e canadesi.
E’ noto che esistono gravi casi di corruzione di funzionari e i governi dei paesi a cui appartengono queste società sembrano curarsi ben poco del benessere del popolo della Guinea, ed iniziano a lamentarsi dell’insostenibile situazione dei diritti umani solo quando vengono lesi o minacciati i loro interessi finanziari.
Sia quel che sia, a capo della Guinea c’è ora l’ennesimo dittatore, il capitano Camara, un ufficiale dell’esercito di grado non elevato. E’ a capo di una giunta militare che ha promesso di liberare il paese dalla corruzione e di migliorare il tenore di vita dei suoi 10 milioni di abitanti. A tale fine, è stato costituito, per governare il paese, un consiglio nazionale per la democrazia e lo sviluppo, composto da 32 membri.
No so assolutamente se il capitano Camara sia sincero nei suoi sforzi o se riuscirà a migliorare la situazione in Guinea. Una cosa è tuttavia certa: le cose non possono sicuramente andare peggio di quanto siano andate in questi ultimi decenni, durante i quali l’Europa ed il resto del mondo si sono accontentati di stare a guardare e di godere degli utili dello sfruttamento minerario della Guinea. Quindi, sebbene sia contrario a priori alle dittature militari, non posso fare altro che sperare che, dopo un breve periodo di tempo, si possa assistere alla transizione alla democrazia.
Jean-Pierre Audy, autore. − (FR) Signor Presidente, Commissario Špidla, onorevoli colleghi, il 22 dicembre 2008, il presidente della Repubblica di Guinea, Lanzana Conté, è morto all’età di 74 anni. Nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, i suoi parenti più stretti erano occupatissimi ad organizzare un governo ad interim, tra voci di un colpo di stato.
In quel momento, erano sinceri quegli uomini che erano a capo di un paese classificato da Transparency International come uno dei più corrotti al mondo e facevano riferimento ad uno Stato di diritto e una democrazia che non erano effettivamente mai esistiti? In quel momento, si ricordavano di come, 24 anni fa, nel 1984, il generale Lanzana Conté assunse il potere alla morte del padre dell’indipendenza del 1958, il presidente marxista Sékou Touré? In quel momento, pensavano che un semplice ufficiale responsabile degli approvvigionamenti di carburante per l’esercito sarebbe stato in grado di impadronirsi del potere? In quel momento, si sono pentiti di non essersi impegnati a sufficienza per instaurare lo Stato di diritto e una democrazia reale che avrebbero consentito di organizzare entro 60 giorni le preziose elezioni previste dalla costituzione?
Se effettivamente c’erano dei rimpianti, i sentimenti del capitano Moussa Dadis Camara erano destinati a trasformarsi in rimorsi nel giro di qualche ora. Mercoledì 24 dicembre, lo sconosciuto capitano si è proclamato presidente della repubblica, acclamato da migliaia di guineani e, il 25 dicembre, ha ostentato la devozione del governo civile che ha accettato il suo ultimatum. Il capitano Camara ha promesso di combattere la corruzione e di organizzare elezioni entro il 2010. Ha nominato primo ministro un uomo rispettabile, un funzionario pubblico internazionale con sede in Egitto. Ha preso nota con soddisfazione che nessuno in Guinea esprimeva nei suoi confronti una condanna, che i partiti politici dell’opposizione, la società civile, hanno accettato la situazione.
Il colpo di Stato deve essere condannato in queste circostanze? Sì, onorevoli colleghi, dobbiamo condannarlo! Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, a nome del quale ho l’onore di parlare, condanna questo colpo di Stato, anche se non siamo ingenui; sappiamo che le soluzioni politiche non sono mai di facile attuazione quando un paese sta uscendo da una dittatura. Vi esortiamo a votare a favore della risoluzione comune dei sei gruppi politici.
Erik Meijer, autore. − (NL) Signor Presidente, il 15 febbraio 2007, abbiamo discusso della violenza di Stato del dittatore Lansana Conté in Guinea come questione urgente. Quel dittatore era giunto al potere a seguito di un colpo di Stato nel 1984 e da allora era stato alla guida del paese che considerava una proprietà privata particolarmente importante in ragione delle sue riserve naturali di oro, ferro e bauxite. La maggior parte dei partiti non ha partecipato alle elezioni che sono state organizzate sotto il suo controllo e l’opposizione ufficiale, che era stata per un certo periodo rappresentata in parlamento, è stata successivamente costretta ad andarsene.
Conseguentemente, le confederazioni sindacali CNTG e USTG sono diventate le forze principali nella lotta per la democrazia. Le guardie di sicurezza presidenziale, guidate dal figlio del dittatore, hanno reagito alla loro manifestazione di protesta il 22 gennaio 2007 uccidendo 59 persone e ferendone altre 150.
Questo tremendo regime si è inaspettatamente concluso quando, nel dicembre dello scorso anno, il dittatore è morto. La giunta militare ha candidato un banchiere alla carica di primo ministro. Si tratta ora di capire che cosa esattamente ha in mente la giunta militare che ha poi preso il potere. Stiamo assistendo ad un passo verso la democrazia e l’uguaglianza per tutti i residenti, oppure questo nuovo colpo di Stato spianerà la strada all’avvento di un ennesimo dittatore che, ancora una volta, sarà soprattutto interessato alle risorse naturali del paese e alla prospettiva di riempirsi per bene le tasche?
Il mondo esterno reagisce con confusione. Il blocco degli Stati dell’Africa occidentale, la CEDEAO, ha condannato l’ultimo colpo di Stato. Il presidente nigeriano elogia il defunto dittatore ma, fortunatamente, chiede un rapido passaggio di potere ad un governo eletto democraticamente. Anche Francia e Senegal esercitano pressione perché le elezioni siano organizzate entro un anno.
Il mio gruppo, nel corso degli anni, ha sempre appoggiato le richieste dell’opposizione democratica della Guinea che sembra rimanere ancora fuori gioco. Non condanniamo il passaggio di testimone alla guida del paese, ma non vogliamo che nel prossimo futuro la democrazia continui a latitare. Per ora non ci sono ragioni per penalizzare o isolare la Guinea, ma dovremmo ricordare ai nuovi leader che il loro momento di celebrità sotto le luci della ribalta è destinato ad essere molto breve. La Guinea non ha bisogno di un altro dittatore, ma del ripristino della democrazia.
Filip Kaczmarek, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, fortunatamente è passata l’epoca in cui l’unico modo noto per rovesciare un governo in Africa occidentale era il ricorso ad un colpo di Stato militare. Mentre in alcuni paesi confinanti con la Guinea, ossia Sierra Leone, Costa d’Avorio, Senegal o Liberia, stiamo assistendo ad un disgelo politico, i regimi militari sono crollati e sta emergendo una democrazia giovane, la Guinea rimane legata al passato. Il defunto presidente Conté stesso aveva assunto il potere con un colpo di Stato militare, e ora si ha un’impressione di déjà vu. Ventiquattro ore dopo l’annuncio della morte del presidente, in Guinea l’esercito si è impadronito del potere e ha sospeso la costituzione.
L’unica buona notizia è che il colpo di Stato è stato condannato da altri Stati africani e dall’Unione Africana. Ulteriori aiuti dell’Unione europea alla Guinea devono assolutamente essere subordinati al ripristino dell’ordine costituzionale e all’organizzazione, al più presto, di elezioni presidenziali. Organizzazioni internazionali indipendenti dovrebbero osservare lo svolgimento delle elezioni e controllarne la regolarità. Se il capitano Camara vuole, anche in minima misura, essere l’Obama della Guinea, corruzione e povertà devono essere drasticamente ridotte.
Ewa Tomaszewska, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, il giorno successivo alla morte del presidente Lansana Conté, il 23 dicembre 2008, una giunta militare guidata dal capitano Camara si è impadronita del potere in Guinea, sospendendo la costituzione e il diritto all’attività politica e sciogliendo il governo. La giunta ha dichiarato guerra alla corruzione ed intende organizzare le elezioni presidenziali entro il mese di dicembre 2010, sebbene la legislazione precedentemente in vigore avesse stabilito che le elezioni si devono tenere 60 giorni dopo la fine di un mandato.
Tuttavia, non si può fare a meno di osservare che la popolazione della Guinea appoggia il nuovo governo. Il 29 dicembre, l’Unione Africana ha sospeso la partecipazione della Guinea alle proprie attività, concedendo al paese sei mesi di tempo per ripristinare l’ordine costituzionale. Il Parlamento europeo dovrebbe chiedere al governo della Guinea di ripristinare la legge civile e di organizzare elezioni presidenziali democratiche il più presto possibile. Spero che la Commissione europea garantisca la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile e avvii un processo di dialogo con il governo della Guinea.
Charles Tannock (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, il presidente Lansana Conté era l’archetipo dell’uomo forte africano, un dittatore corrotto che ha governato il popolo della Guinea con il pugno di ferro. In realtà la Guinea, nel suo mezzo secolo di indipendenza, non ha mai goduto di una vera democrazia.
La morte di Lansana Conté ha offerto alla Guinea la possibilità di voltare pagina, ma ogni speranza di transizione ad una vera democrazia è stata vanificata dal colpo di Stato militare. Come prevedibile, la risposta dell’Unione africana al colpo di Stato è stata deplorevolmente debole. L’Unione africana non può aspettarsi di essere presa sul serio a livello internazionale se continua a prevaricare e a procrastinare. Perché noi in Occidente dovremmo affrontare con tale vigore questo problema, se i governi africani appaiono così indifferenti?
L’Unione europea dovrebbe riflettere sull’opportunità di invocare le disposizioni sanzionatorie dell’accordo di Cotonou. Il capitano Camara e i leader del colpo di Stato devono capire che l’Unione europea si aspetta che siano rispettate certe norme fondamentali in termini di buon governo in cambio di un rapporto basato su scambi commerciali e aiuti. L’unica via verso la prosperità percorribile dalla Guinea è quella che passa attraverso un governo civile democratico.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, siamo di fronte ad un altro caso in cui un gruppo di ufficiali si è impadronito del potere. Le giunte militari si comportano in modo simile: prima ci sono gli arresti, poi la sospensione della costituzione, e infine l’annuncio di elezioni democratiche. In questo caso, le elezioni si prevede che si tengano nel giro di due anni. Tuttavia, poi nella pratica, gli ufficiali iniziano ad esercitare il potere e ci prendono gusto. E questo conduce all’oppressione sociale e alle rivolte, nonché a violazioni dei diritti umani e dei principi democratici. Abbiamo validi motivi per sospettare che lo stesso possa accadere in Guinea, anche se speriamo tutti che questa volta le cose possano andare diversamente, che gli eventi possano prendere una piega migliore e che l’esito possa essere più positivo.
Credo che la decisione annunciata dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale e dall’Unione Africana di sospendere la partecipazione della Guinea alle loro attività eserciti una certa pressione e faccia appello al buon senso. Ritengo che, tenuto conto del contesto sociale, caratterizzato da un costante calo del reddito pro capite, anche l’Unione europea, e conseguentemente la Commissione europea, intraprenderanno opportune azioni, ponderate, ma anche coraggiose, per garantire che, non appena possibile, in questo paese torni la normalità, per il bene della sua popolazione e per evitare il genocidio e la violazione dei diritti umani.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Oggi stiamo discutendo del colpo di Stato in Guinea, uno dei paesi africani più corrotti. Inoltre, la situazione sociale ed economica in Guinea è poco invidiabile, le condizioni di vita della popolazione sono estremamente dure, mancano gli alimenti di base, i diritti umani sono palesemente violati e tutto questo crea un clima propizio a prese di potere con mezzi illegali.
Dall’altra parte, sappiamo molto bene che i colpi di Stato militari organizzati per impadronirsi del potere sono diventati una consuetudine in Guinea. Quando, due anni fa, la legislatura dell’assemblea nazionale è giunta al termine non sono state convocate elezioni parlamentari. Tutto questo è senza ombra di dubbio fonte di preoccupazione per la comunità internazionale. In qualsiasi paese, una situazione di questo tipo prima o poi conduce a rivolte, instabilità e spesso a spargimenti di sangue.
Concordo pertanto con la risoluzione di cui stiamo discutendo e che sollecita l’organizzazione di elezioni parlamentari e presidenziali, il rispetto delle norme internazionali e aiuti da parte dell’Unione africana e della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Inoltre, la libertà di stampa, espressione e riunione devono essere garantite prima delle elezioni che altrimenti si trasformeranno in una farsa.
Leopold Józef Rutowicz (UEN). – (PL) Signor Presidente, il colpo di Stato in Guinea ha seguito lo stesso schema della maggior parte di colpi di Stato in Africa e in altri continenti. Si è svolto immediatamente dopo la morte del presidente Conté anche lui giunto al potere con un colpo di Stato 24 anni prima. La situazione economica e politica in questo paese estremamente povero incita il popolo alla protesta. Queste proteste sono poi messe a tacere dalle forze armate che consolidano un governo corrotto e la divisione del paese tra cittadini ricchissimi e altri che muoiono di fame.
Il fatto che l’Unione Africana e la Comunità economica Africana abbiano sospeso le relazioni con la giunta militare è in questo caso un passo positivo. Una pressione esterna potrebbe costringere la giunta ad indire elezioni democratiche. L’insegnamento da trarre da questa situazione è il seguente: per sostenere la democrazia in Africa, l’Unione Africana ha bisogno di un piano d’azione in grado di evitare i colpi di Stato che causano gravissime perdite per i cittadini di questa povera regione del mondo. Appoggio questa risoluzione.
Vladimír Špidla, membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, la notizia della morte del presidente della Guinea, Lansana Conté, giunta la mattina del 23 novembre 2008, è stata seguita, alcune ore dopo, da un colpo di Stato militare organizzato da una giunta che ha costituito un consiglio nazionale per la democrazia e lo sviluppo e che ha proclamato la sospensione della costituzione e lo scioglimento delle istituzioni governative.
La Commissione europea appoggia senza riserve la dichiarazione della presidenza dell’Unione europea che condanna questa violenta presa di potere e chiede alle autorità guineane di ripristinare al più presto un governo civile, costituzionale e democratico. L’accoglienza positiva riservata al regime militare da parte del popolo guineano, soprattutto da parte dei partiti politici e dei sindacati, mostra chiaramente che il tenore di vita del popolo guineano si è talmente deteriorato che anche un colpo di Stato militare è considerato come un cambiamento per il meglio, in grado di suscitare ottimismo per il futuro. Dimostra anche che il popolo aveva ormai talmente perso la fiducia nel vecchio regime che ha preferito che il governo fosse assunto dall’esercito piuttosto che dai successori ufficiali.
In questa situazione estremamente confusa, è importante accogliere con favore le iniziative rapide ed efficienti intraprese dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO) e dal suo presidente, Chambas, nonché la determinatezza e la risolutezza della Comunità degli Stati dell’Unione africana che ha sospeso la Guinea dalla partecipazione alle proprie attività e ha condannato la violenta presa di potere. La Commissione è determinata a sostenere gli sforzi della CEDEAO e dell’Unione africana e ad appoggiare il loro impegno teso a favorire il ritorno più rapido possibile ad un governo civile, costituzionale e democratico attraverso elezioni libere e trasparenti.
La sfida a cui è confrontata la comunità internazionale nei prossimi mesi è quella di sostenere la Guinea nella processo di transizione alla democrazia e nell’organizzazione di elezioni presidenziali e legislative libere e democratiche.
Onorevoli deputati, come sapete, nel marzo 2004, a seguito di elezioni che non avevano rispettato i principi democratici e che avevano violato i principi fondamentali dell’accordo di Cotonou, abbiamo deciso di avviare delle consultazioni tra la Guinea e l’Unione europea, ai sensi dell’articolo 96 dell’accordo. Sono stati realizzati progressi negli ambiti seguenti: organizzazione di elezioni politiche nel 2006, liberalizzazione dei mezzi di informazione, attuazione congiunta da parte del governo e dell’opposizione di riforme del sistema elettorale e miglioramenti del contesto macroeconomico.
Non stiamo perdendo le speranze. Crediamo fermamente che il processo elettorale avviato nell’ottobre dello scorso anno possa essere ripreso con successo. Una missione congiunta della presidenza e della Commissione partirà mercoledì alla volta della Guinea. La missione comprende gruppi della CEDEAO e dell’Unione Africana e il suo obiettivo sarà quello di valutare la situazione nel paese e di proporre misure adeguate per sostenere la Guinea nella sua transizione verso la democrazia.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alla fine della discussione.