Presidente . – L’ordine del giorno reca una breve presentazione della relazione (A6-0478/2008), presentata dall’onorevole Hegyi, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulle aree naturali in Europa [2008/2210(INI)].
Gyula Hegyi, relatore. – (HU) Il 46 per cento circa dei terreni del mondo possono essere considerati un ambiente naturale, un habitat inviolato dalla civiltà umana. In Europa, tuttavia, le aree naturali rappresentano appena l’1 per cento del suo intero territorio. Occorre fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire che almeno le aree naturali che rimangono, questo 1 per cento, vengano conservate per il bene delle generazioni future. Questo è l’obiettivo della mia relazione, e spero che una maggiore protezione delle aree incontaminate sia integrata prima o poi nella legislazione europea. Esiste una doppia percezione delle aree naturali nella cultura europea: da un lato, sono considerati luoghi da temere e da evitare, dove mostri e pericoli ignoti sono in agguato, come rievocato in molti racconti popolari. Dall’altro lato, sono viste come luoghi attraenti e piacevoli che ci offrono un momentaneo rifugio dallo stress della civiltà urbana e industriale.
La letteratura inglese sull’argomento opera una distinzione tra il concetto di conservazione, ovvero il corretto utilizzo della natura, e di salvaguardia, in altre parole la protezione della natura da ogni uso umano. Questi dibattiti filosofici esulano dall’ambito della mia relazione, ma per informazione, vorrei sottolineare che ritengo che lo sviluppo sostenibile costituisca la soluzione ideale. Le aree naturali non possono essere rinchiuse in una cassetta di sicurezza in banca, come una collana o un pacchetto di certificati azionari. Abbiamo il diritto di scoprire i suoi valori e il dovere di proteggere la natura, ma attraverso l’uso umano.
Il territorio europeo è troppo piccolo per avere zone vietate ai suoi cittadini. Scoprire la natura e ritrovare le condizioni ambientali in cui l’umanità si trovava prima dell’alba della civiltà ci insegna il rispetto verso la natura e può costituire il fondamento di un turismo di qualità. Al contempo, queste zone sono assai vulnerabili ai mutamenti ambientali provocati dagli esseri umani, per esempio a causa della motorizzazione, delle sostanze chimiche e dei cambiamenti climatici, e alla comparsa di specie vegetali e animali esotiche. Dobbiamo fare attenzione che i visitatori non mettano a repentaglio le aree selvagge, pertanto ogni forma di turismo deve essere posta sotto la supervisione di esperti in materia di conservazione dell’ambiente. Lo sviluppo del turismo sostenibile si deve unire alla protezione di queste aree, e tutti i proventi devono essere impiegati per la proteggere le aree naturali.
Le aree naturali sono un rifugio per molte specie, quali l’orso bruno, il lupo e la lince, che non riescono a sopravvivere nemmeno a un lieve mutamento delle condizioni ambientali. Esistono ancora molte specie in Europa che attendono di essere scoperte e descritte, la maggior parte delle quali vivono nel terreno o nel legname marcio e sono molto sensibili ai mutamenti. Queste zone indisturbate sono adatte allo studio dell’evoluzione, dei mutamenti naturali che avvengono in natura. Le zone naturali fanno generalmente parte della rete Natura 2000, ma richiedono una protezione più severa. La mia relazione invita la Commissione europea a collaborare con gli Stati membri per tracciare una mappa delle regioni selvagge rimaste in Europa e per delineare una strategia volta a migliorarne la protezione. Occorre stabilire i valori naturali delle aree ancora vergini e le caratteristiche degli habitat, inoltre occorre garantirne una maggiore tutela. Gli esperti mi hanno consigliato di non pensare in termini di nuove leggi, ma di introdurre piuttosto una tutela più specifica e rigorosa delle zone naturali comprese nell’ambito delle normative Natura 2000. Poiché il finanziamento di Natura 2000 è comunque contraddittorio e fonte di numerose critiche legittime, dovremo comunque apportare cambiamenti alle normative in materia nel corso del prossimo ciclo parlamentare, al più tardi nel nuovo bilancio. Questa potrebbe anche essere una buona occasione per una definizione giuridica e per una migliore protezione delle zone naturali.
Anche una zona del mio paese, la grotta calcarea di Aggtelek, rientra tra le aree naturali. Una parte di quel sito si trova nel territorio della vicina Slovacchia. Sarei molto lieto se gli ambientalisti magiari e slovacchi riuscissero a collaborare alla creazione di un parco appartenente alla rete protetta (PAN), dal momento che la rete di parchi PAN ha creato un sistema di protezione delle aree naturali a livello europeo.
Viviane Reding, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, arrestare la distruzione della biodiversità costituisce una priorità per l’Unione e per la Commissione. Si tratta letteralmente di una questione riguardante il futuro della vita sulla Terra. Tuttavia, nonostante la fondamentale importanza della tutela della biodiversità, i passi avanti sono stati sinora limitati.
A dicembre 2008, la Commissione ha adottato la prima valutazione completa dei progressi registrati sia a livello di Comunità europea, sia a livello di Stati membri. Nonostante i positivi sviluppi degli ultimi anni, quali ad esempio la rete Natura 2000, la biodiversità dell’Unione europea è ancora soggetta a continue pressioni dovute alla distruzione degli habitat naturali, all’inquinamento, al cambiamento climatico e all’impatto delle specie invasive. La conclusione della Commissione indicava che sarà molto improbabile che riusciremo a rispettare il nostro impegno di arrestare la riduzione della biodiversità entro il 2010, e che saranno necessari intensi sforzi ulteriori, sia a livello di Stati membri, sia a livello di Unione europea.
In questo contesto, la Commissione accoglie positivamente il costante aiuto del Parlamento agli sforzi volti a proteggere il patrimonio naturale europeo, caratterizzato da grande ricchezza e varietà. Vediamo molto favorevolmente l’iniziativa dell’onorevole Hegyi, che ha portato a questa importante risoluzione sulle aree naturali europee.
Vorrei iniziare osservando, in generale, che molte delle questioni poste in evidenza nella relazione sono già monitorate dalla Commissione.
Per esempio, nel dicembre del 2008, la Commissione ha adottato una comunicazione intitolata “Verso una strategia comunitaria per le specie invasive”. Stiamo inoltre avviando una riflessione complessiva sul futuro della politica per la biodiversità a livello europeo e attendiamo il contributo del Parlamento europeo su queste tematiche. Questioni quali il miglioramento dell’attuazione e il rapporto tra la biodiversità e i cambiamenti climatici devono essere considerate esplicitamente.
E’ importante inoltre chiarire un altro punto nella relazione. E’ in corso una costante valutazione dell’efficacia della nostra legislazione in materia di natura – le cosiddette relazioni sull’articolo 17 – ma al momento non si prevede di modificare la legislazione, e l’obiettivo principale su cui ci si sta concentrando è una sua più efficace attuazione.
Volgendo l’attenzione alle aree naturali, l’Europa è densamente popolata e appena l’1-2 per cento del suo territorio non è stato toccato dall’intervento umano. Ma nonostante queste aree naturali si estendano su una superficie ridotta, sono comunque di alto valore scientifico e culturale. Possono persino essere un simbolo della cooperazione e dell’integrazione europea, come è il caso del Parco nazionale comune transfrontaliero delle foreste bavaresi e boeme, situato tra Germania e Repubblica ceca.
La maggior parte di queste aree fanno già parte della rete Natura 2000. Tuttavia, questa relazione fornisce l’ispirazione necessaria per riesaminare le zone selvagge o quasi dell’Unione europea e per stabilire se esistono esempi di ulteriori azioni europee che possano contribuire a proteggere questi luoghi particolari. La Commissione ha ordinato di condurre una serie di studi e sta collaborando con la presidenza ceca dell’Unione europea. Nel maggio del 2009 si terrà una conferenza a Praga che servirà da piattaforma per prendere in considerazione le tematiche legate alle aree naturali in Europa e per individuare le misure da adottare per garantirne la conservazione.
Permettetemi di concludere confermando che la Commissione riconosce che il paesaggio europeo è il prodotto di un lungo processo di intervento umano. Il concetto di paesaggio vivente che concilia i bisogni della natura con quelli dell’uomo forma il fondamento del modo di pensare che sottende a Natura 2000. Chiaramente non abbiamo intenzione di riportare i nostri paesaggi allo stato brado, ma dobbiamo impegnarci pubblicamente per tutelare le ultime aree naturali restanti in Europa.
Per tale motivo, la Commissione ritiene che la risoluzione del Parlamento europeo giunga al momento giusto, rappresenta un contributo alquanto gradito per la conferenza di Praga. Ringrazio calorosamente il relatore.
Avril Doyle (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, richiamando il regolamento, desidero protestare contro l’uso eccessivo e sempre più intenso dell’articolo 45, paragrafo 2, ai sensi del quale vengono condotte queste importantissime discussioni.
Prendo la parola a questo punto perché desidero parlare dell’eccellente lavoro della relazione dell’onorevole Hegyi; alcuni miei colleghi parleranno di argomenti che non vengono discussi né nella mia commissione di merito né in quella di altri colleghi; mi è stato pertanto negato il diritto di intervenire in merito in plenaria.
Nel gruppo del PPE-DE, la scorsa settimana abbiamo avuto una controversia molto difficile e intensa sia a livello di gruppo di lavoro, sia a livello di gruppo riguardo al numero di punti relativi all’articolo 45, paragrafo 2 all’ordine del giorno questa settimana. Ritengo che occorre veramente rivedere tale articolo. So che si tratta di un articolo voluto dal Parlamento e approvato dai deputati stessi, ma si sta abusando della nostra buona volontà, a mio parere, dato il gran numero di punti all’ordine del giorno – i punti più importanti del nostro ordine del giorno – che ci viene impedito sempre più spesso di discutere.
Presidente . – Onorevole Doyle, ovviamente prenderemo atto con piacere della sua dichiarazione, ma vorrei ricordarle che il ricorso all’articolo 45 spetta alla Conferenza dei presidenti e che, in tale consesso, i voti sono ponderati, ovvero i gruppi più numerosi, e il suo in particolare, hanno un grande potere decisionale per stabilire cosa debba essere consentito in plenaria ai sensi di tale o talaltro articolo.
La penso un po’ come lei; devo ammettere che forse siamo passati da una fase di eccessiva tolleranza, a una di troppa severità e che la verità sta effettivamente nel mezzo.
Non tema, comunque: faremo studiare da vicino la materia agli interessati.
Vi prego di rivolgervi, onorevoli colleghi, ai vostri presidenti di gruppo. Ritengo che sia quello l’ambito in cui il vostro messaggio possa essere meglio compreso.
La discussione su questo punto è conclusa.
La votazione si svolgerà domani.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Nicodim Bulzesc (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Sono stato relatore ombra di questa relazione sulle aree naturali in Europa e desidero congratularmi con il mio collega, l’onorevole Hegyi, per il suo lavoro.
Desidero qui sottolineare due aspetti:
Prima di tutto, occorre assolutamente procedere a una mappatura delle ultime aree naturali rimaste in Europa. Naturalmente, non è possibile farlo senza definire il concetto di “area naturale”; invito pertanto la Commissione europea a prendere provvedimenti in tal senso.
In secondo luogo, vorrei parlare dell’aspetto chiave di questa relazione, ovvero la presenza umana e il turismo. La presenza dell’uomo non va eliminata; al contrario, occorre far conoscere alla gente le bellezze naturali del proprio paese per poterle meglio conservare.
In queste zone è necessario creare un turismo sostenibile e insegnare ai responsabili della gestione di quei siti come conservare e proteggere le aree naturali.
Mi associo quindi alla richiesta delle principali ONG campo del settore e chiedo alla Commissione europea di fornire orientamenti per la conservazione delle aree naturali europee.
Magor Imre Csibi (ALDE), per iscritto. – (EN) Area naturale può avere diversi significati per persone diverse. Personalmente, per aree naturali intendo zone non contaminate dalle attività umane, in cui dominano i processi naturali. Pertanto, per me, promuovere il turismo nelle aree naturali è in palese contraddizione con il termine “aree naturali”. D’altro canto, concordo sul fatto che il turismo sostenibile, a certe condizioni, può rivelarsi un incentivo economico per le comunità locali affinché conservino il loro patrimonio naturale e culturale.
Ma l’aumento della domanda di turismo nelle aree naturali mette sotto pressione gli stessi valori di cui i turisti sono alla ricerca e può accelerare la distruzione di fragili ecosistemi. Una soluzione sarebbe l’apertura di una parte limitata di aree naturali a un turismo sostenibile di alta qualità, che non si ripercuota negativamente sugli obiettivi di conservazione dei siti. Le attività turistiche vanno consentite, ma a rigide condizioni, quali un limitato numero di turisti al giorno, e sulla base di un solido piano di turismo sostenibile che sostenga le iniziative di conservazione e promuova un’esperienza responsabile delle aree naturali. I piani e le attività turistiche degli operatori vanno valutate mediante meccanismi di valutazione esaurienti, ideati in particolare per le aree naturali. L’obiettivo è rendere i turisti e gli operatori consapevoli del fatto che la natura selvaggia non comporta soltanto libertà, ma anche responsabilità.
Vasilica Viorica Dăncilă (PSE), per iscritto. – (RO) Il patrimonio naturale deve essere tutelato per le generazioni future. A questo proposito, la Romania è un paese che possiede una notevole quantità e varietà di flora e di fauna. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, l’Unione europea deve ampliare l’utilizzo dei fondi comunitari stanziati per il finanziamento di attività di conservazione delle aree naturali. La Commissione, tramite il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, deve aumentare i fondi stanziati per progetti di tutela ambientale nel settore agricolo europeo, con il chiaro obiettivo di finanziare le attività di conservazione delle aree naturali.
D’altro canto, la Commissione europea deve introdurre una serie di regole chiare relative alla fornitura di contributi finanziari a progetti comunitari locali in prossimità di quelle aree, che permettano forme controllate di turismo nelle aree da conservare e creino vantaggi economici a favore dalle comunità locali di riferimento.
Inoltre, la Commissione deve incoraggiare la cooperazione transfrontaliera tra gli Stati membri in progetti di conservazione che si riferiscano ad aree naturali situate sul territorio di due o più paesi.
Daniel Petru Funeriu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) La biodiversità europea è l’eredità più preziosa che possiamo lasciare alle generazioni future. Considero favorevolmente e appoggio questa relazione sulle aree naturali europee. Desidero richiamare l’attenzione sul preoccupante stato dell’area contenente la biodiversità più ricca d’Europa: il delta del Danubio, costantemente oggetto di atti di aggressione da parte di bracconieri, interessi economici illegali e infine, ma non meno importante, turismo incontrollato. Una delle maggiori fonti di aggressione ai danni di quest’area è da ricercarsi nella scarsa sensibilità al problema delle popolazioni del delta e delle popolazioni rurali che vivono lungo gli affluenti del Danubio in territorio romeno.
Vorrei cogliere questa occasione per chiedere alla Commissione e al Consiglio, sulla base di questa relazione, di prendere in considerazione il prima possibile eventuali misure specifiche volte a creare un gruppo di lavoro che esamini la situazione del delta del Danubio, elabori efficaci programmi educativi sull’ambiente rivolti alle popolazioni con un impatto diretto sulla biodiversità della zona, e che definisca standard di protezione della biodiversità.
Al contempo, è impossibile conservare le aree naturali dell’Unione europea, soprattutto del delta del Danubio, senza applicare provvedimenti simili nei paesi che confinano con l'UE. Chiedo pertanto alla Commissione e al Consiglio di intensificare il dialogo e l’applicazione di misure specifiche nel quadro delle loro relazioni con questi paesi.
Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) Tenendo presente che non sarà possibile onorare gli impegni presi nel 2007 adottando la risoluzione volta ad arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010, la protezione delle aree naturali tramite attività di promozione, sviluppo e finanziamento sta diventando prioritaria alla luce del cambiamento climatico e del negativo impatto del turismo.
La proposta di creare un sistema per la mappatura delle aree naturali europee contribuirebbe a individuare la biodiversità e le zone intatte che richiederanno maggiore attenzione e un notevole sforzo da parte degli Stati membri per proteggerle. Le campagne informative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti delle aree naturali, l’attuazione di un turismo sostenibile di alta qualità e l’applicazione delle direttive Uccelli e Habitat sono solo alcuni degli strumenti che ci aiuteranno a proteggere tali aree.
Esistono già otto parchi nazionali in Europa, tra cui il Parco nazionale di Retezat in Romania. Tali parchi fanno parte della rete delle aree protette (PAN), che ha il compito di amministrare le aree naturali e che raggruppa tutte le autorità nazionali e gli enti turistici locali coinvolti nel garantire uno sviluppo sostenibile del turismo. La Commissione europea deve sostenere questa iniziativa e collaborare con questa rete al fine di scambiare informazioni e buone prassi.