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Procedura : 2008/2239(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0013/2009

Discussioni :

PV 02/02/2009 - 16
CRE 02/02/2009 - 16

Votazioni :

PV 03/02/2009 - 6.7
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2009)0038

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 3 febbraio 2009 - Strasburgo Edizione GU

7. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

- Relazione Hegyi (A6-0478/2008)

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Le aree naturali e la loro diversità rappresentano un dono e un tesoro che l’umanità dovrebbe preservare non soltanto nell’Unione europea. Gli sforzi dell’Unione saranno inefficaci fintantoché non la smetteremo di distruggere le foreste pluviali tropicali e di depredare le risorse idriche di Asia, Africa e America e non diffonderemo un’educazione più efficace sulla nostra comune responsabilità di tutelare la natura dall’umanità in tutto il pianeta, facendo anche di questa relazione, a favore della quale ho votato, un altro pezzo di carta inutile.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, se vogliamo arrestare il processo sempre più rapido di perdita di biodiversità, è essenziale proteggere le foreste e i corsi d’acqua europei. Affinché le nostre azioni comuni possano essere efficaci, è d’importanza vitale, in primo luogo, stabilire definizioni inequivoche delle aree naturali e fissare la loro esatta collocazione sulla carta della Comunità.

E’, poi, fondamentale elaborare una strategia fondata su analisi di esperti dei rischi e dei processi connessi con il degrado delle aree naturali, con particolare attenzione all’invasione di specie straniere, che entrano in competizione con quelle indigene, e all’impatto del cambiamento climatico in atto.

Un’altra questione chiave è il turismo, inteso nel suo senso più ampio. Mi riferisco specialmente alle implicazioni del turismo insostenibile se non addirittura aggressivo. Se vogliamo sensibilizzare maggiormente i cittadini comunitari su queste tematiche, è importante organizzare campagne informative, stanziare fondi appositi al livello delle autorità locali e sostenere iniziative di base.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE) . (EN) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Hegyi per la sua relazione e la sua accurata ricerca.

In quest’epoca di cambiamenti climatici globali e problemi ambientali, è chiaro che dobbiamo affrontare la questione delle aree naturali in Europa. Ritengo sia importante coordinare una strategia mirata alla tutela e al ripristino delle nostre preziose aree naturali. Abbiamo la responsabilità, nei confronti della natura, di usare la terra in modo adeguato.

Nel mio paese, la Slovacchia, un aumento della popolazione di coleotteri delle cortecce ha costretto i servizi di gestione del parco nazionale degli Alti Tatra a usare pesticidi per contrastare gli effetti corrosivi di tali insetti. I pesticidi, però, contengono cipermetrina, una sostanza chimica che non di rado distrugge la vegetazione sana e comporta seri rischi per la salute degli esseri umani e degli animali della regione.

Così come dobbiamo trovare una soluzione migliore alla drammatica esplosione della presenza di questi insetti in Slovacchia, altrettanto necessario è individuare, in tutta l’Europa, modalità per proteggere efficacemente le nostre aree naturali e selvagge. Invito caldamente il Parlamento europeo ad agire presto e in maniera responsabile per tutelare le aree naturali rimaste.

 
  
  

- Relazione Harbour (A6-0018/2009)

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, sono lieta di dare il mio appoggio a questa relazione sugli appalti pre-commerciali perché essa riduce grandemente i rischi degli investimenti in settori innovativi. In tempi di recessione, questo aspetto assume una rilevanza particolare. Il successo degli appalti pre-commerciali consentirà alle istituzioni pubbliche di collaborare allo sviluppo di prodotti nuovi nell’ottica di migliorare la qualità dei servizi pubblici. Noi crediamo che in questo modo aumenterà l’interesse delle PMI di proporre soluzioni innovative volte a migliorare la qualità dei trasporti pubblici e dell’assistenza sanitaria, a ridurre i consumi energetici negli edifici pubblici e a proteggere i cittadini da minacce alla loro sicurezza senza limitarne la privacy. Questo nuovo approccio aiuterà il settore pubblico europeo a svolgere compiti pubblici di importanza essenziale senza aiuti di Stato e, nel contempo, incrementerà il potenziale innovativo delle imprese europee. Con questa relazione, abbiamo dato alla Commissione europea un potente segnale affinché si affretti a introdurre alcuni cambiamenti legislativi ben precisi.

 
  
  

- Relazione Laperrouze (A6-0013/2009)

 
  
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  Jan Březina (PPE-DE) . (CS) Signor Presidente in carica, a questo punto desidero esprimere il mio parere sulla separazione tra i sistemi di produzione e quelli di trasmissione del gas in riferimento alla legislazione adottata. La procedura di certificazione che è stata proposta per i paesi terzi mi sembra una soluzione ragionevole. E’ decisamente la prima volta che l’Unione europea dedica la propria attenzione alla sicurezza energetica nel contesto del mercato del gas. In risposta alla crisi del gas che abbiamo vissuto, diventa necessario anche accelerare la costruzione di gasdotti che non dipendano dalla Russia. I più importanti progetti per la realizzazione di simili infrastrutture, come il gasdotto Nabucco, che collegherà la regione del Caspio con l’Europa, hanno assoluto bisogno di imprese integrate verticalmente su ampia scala e dei loro investimenti. In ogni caso, sarà difficile che tali imprese investano se sul loro capo pende la spada di Damocle della separazione e, quindi, di un indebolimento della loro posizione economica. La soluzione cui il Parlamento potrebbe ricorrere è quella di escludere le infrastrutture nuove dalla separazione finché non vi sarà un ritorno sugli investimenti effettuati. Non so se abbiamo sfruttato tutte le possibilità che queste norme ci mettono a disposizione.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, la politica energetica comune è attualmente una delle sfide più importanti che l’Unione europea si trova ad affrontare. La nostra risposta deve essere ispirata alla solidarietà.

Sappiamo tutti che la Russia rimane uno dei nostri partner commerciali più importanti e anche più difficili. Ma il fatto che quel paese sia la nostra principale fonte di approvvigionamento di gas non significa che abbia diritto a un trattamento speciale. La relatrice propone di allentare la politica dell’Unione verso la Federazione russa. Credo che dobbiamo perseguire una politica corretta ma severa nei confronti di un partner commerciale che usa le materie prime energetiche come un’arma per esercitare pressione politica.

E’ stato sottolineato che la diversificazione delle fonti energetiche è una delle questioni fondamentali collegate alla sicurezza energetica. Un modo per affrontarla sarebbe quello di liberarci dalla dipendenza dalle materie prime russe. La costruzione del gasdotto Nabucco e l’utilizzo di altre risorse energetiche vanno in quella direzione.

 
  
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  Jim Allister (NI) . – (EN) Signor Presidente, ancora una volta il Parlamento europeo mena vanto delle sue credenziali ambientaliste e gli oratori hanno fatto a gara per fissare sempre più in alto gli obiettivi irrealistici di sfruttare solo l’energia prodotta da fonti rinnovabili e gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 – il tutto nella convinzione che, con i nostri miseri ma costosi sforzi, salveremo il pianeta.

Sì, dovremmo usare e promuovere le risorse energetiche sostenibili, ma il perseguimento di quello che per la maggior parte delle persone è diventato un dogma, senza tener conto né dei costi né della fattibilità, deve fare i conti con la realtà, compreso il fatto che il cambiamento climatico non è un evento nuovo bensì ciclico, e compreso anche il fatto che, mentre ci imponiamo questi obiettivi, le imprese si stanno sempre più trasferendo in paesi dove non sono soggette a simili costrizioni. Un giorno, saremo chiamati a rispondere degli obiettivi nei quali l’Unione europea eccelle.

 
  
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  Johannes Lebech (ALDE) . – (DA) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Laperrouze, ma ho votato a favore anche di una serie di emendamenti che erano tutti contrari all’energia nucleare come fonte energetica del futuro. Questi emendamenti sono stati respinti. Votando a favore della relazione nel suo complesso, intendo appoggiare i molti aspetti positivi che contiene, ma riconosco anche che la maggioranza considera l’energia nucleare come un elemento del mix energetico europeo senza emissioni di CO2.

Resto tuttavia convinto del fatto che non sia questa la soluzione giusta per il futuro. La soluzione giusta per il futuro saranno massicci investimenti nelle energie rinnovabili e il loro sviluppo.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE) . – (LT) Condivido i contenuti del secondo riesame strategico della politica energetica europea, ma vorrei affrontare anche qualche aspetto della crisi del gas. La crisi del gas in atto tra Ucraina e Russia – e purtroppo non è la prima – ha colpito 15 paesi dell’Europa centrale e dei Balcani. Non conosco le cifre che indicano la portata delle perdite economiche subite dai paesi interessati, ma vorrei sottolineare le perdite morali e in termini di valori. Come dovrebbero sentirsi i cittadini comunitari se il conflitto tra Ucraina e Russia, che era chiaramente di natura politica, mette a repentaglio l’economia dell’Unione, la sua sicurezza energetica e stabilità politica, e se gli Stati membri sono incapaci di adottare misure? Mi riferisco alle intenzioni di Slovacchia e Bulgaria di rimettere in attività le centrali nucleari sicure che sono state chiuse – intenzioni che molti di noi parlamentari appoggiano. Quando discutiamo di un qualsiasi testo giuridico comunitario, compresi quelli riguardanti il settore energetico, rileviamo che la cosa più importante è il consumatore, cioè un profano. Quando ci decideremo a prestare attenzione a dei profani – ai cittadini dell’Unione europea?

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, a molti colleghi l’obiettivo di una riduzione del 95 per cento delle emissioni di CO2 entro il 2050 può sembrare esagerato, ma se accettiamo – e io le accetto – le conclusioni scientifiche sottoposte a revisione tra pari, come l’ultimo rapporto dell’IPCC, allora quel livello di riduzione sarà effettivamente necessario per raggiungere l’obiettivo di un aumento della temperatura globale di soli 2°C.

In secondo luogo, pur avendo votato contro una serie di emendamenti riguardanti l’energia nucleare, a causa dei dubbi che tuttora nutro sulla fissione nucleare, posso accettare senz’altro i riferimenti alla ricerca su questioni di sicurezza o su nuove generazioni dell’energia nucleare. Come molti altri, osservo e mi chiedo se la fusione nucleare potrà mai diventare realtà.

Il terzo punto che volevo affrontare è la mia preoccupazione per la situazione dell’Irlanda e la mancanza di trasparenza e di una reale proprietà per quanto attiene alla separazione della nostra griglia energetica, che rimane un pesante disincentivo per investimenti da parte di altri produttori, soprattutto quelli che usano combustibili alternativi, con il risultato che i costi dell’elettricità pagati dagli irlandesi sono tra i più alti in Europa.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, la questione degli alti prezzi dell’energia in Irlanda è stata affrontata da un nostro collega, ex membro di quest’Assemblea, Simon Coveney, e ci auguriamo che ottenga buoni risultati.

Ho votato per la relazione perché essa si occupa di questioni delicate quali l’efficienza e la sicurezza energetica in riferimento alle tematiche del cambiamento climatico. Nutro preoccupazioni riguardo all’energia nucleare, al pari di molti altri irlandesi, però penso che dobbiamo riconoscere che, una volta realizzate e messe in opera le interconnessioni, è probabile che utilizzeremo energia di origine nucleare. E dunque, sì, abbiamo bisogno di ricerche sullo smaltimento sicuro delle scorie nucleari e su nuovi sviluppi di questa tecnologia per aumentare la sicurezza e la protezione.

In mancanza di ciò, le mie preoccupazioni rimangono e hanno informato il mio voto sulla relazione. Deploro in particolare che sia stato respinto l’emendamento n. 37, perchè secondo me esprimeva molto correttamente tanti dubbi del Parlamento europeo.

 
  
  

- Relazione Queiró (A6-0501/2008)

 
  
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  Nirj Deva (PPE-DE) . (EN) Signor Presidente, è per me un piacere votare a favore della relazione dell’onorevole Queiró sulla proporzionalità e sussidiarietà dei piccoli aeroporti. Abbiamo sempre cercato di avere politiche comunitarie uguali per tutti; l’Unione deve tuttavia riconoscere che occorre dare soluzioni diverse ai diversi Stati membri e alle singole esigenze locali. La relazione Queiró lo ha fatto pienamente.

Esistono aeroporti piccoli, aeroporti di medie dimensioni e grandi hub internazionali. Non vogliamo che l’Unione europea abbia una struttura aeroportuale massiccia. La relazione ha trovato il giusto equilibrio e ci ha indicato il modo in cui dovremmo guardare in futuro alle nostre infrastrutture. Questo è uno dei motivi per cui, nel mio collegio elettorale nell’Inghilterra sud-orientale, sono estremamente riluttante ad appoggiare la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Heathrow, visto che potremmo avere una struttura migliore per il Kent in un nuovo aeroporto vicino all’estuario del Tamigi.

 
  
  

- Relazione Záborská (A6-0492/2008)

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE) . – (SK) In pratica, si può vedere che la procedura dell’articolo 45, paragrafo 2, presenta gravi difetti. A parte il fatto che l’unico a poter parlare di questo argomento in seduta plenaria è il relatore, la procedura lo priva della possibilità di discutere singole proposte di emendamento che sono problematiche per la relazione.

Non ho votato a favore della proposta di emendamento presentata dal gruppo dei verdi perché la nuova versione esprime, in due punti, riserve sulla proposta della presidenza ceca. Tuttavia, non essendo questa la posizione ufficiale del Consiglio, simili raccomandazioni sono premature e, spesso, controproducenti.

Per conciliare il lavoro con la vita familiare, la carriera professionale di una persona deve essere posta sullo stesso piano dell’attività non retribuita che è svolta nel contesto della solidarietà tra le generazioni. Sono convinta che la relazione introduce nuovi incentivi per eliminare la discriminazione multipla di cui soffrono le donne e gli uomini che liberamente decidono di prendersi cura dei propri cari.

Vorrei apprezzare pubblicamente il lavoro svolto dalla relatrice, l’onorevole Záborská, ma mi dispiace che, a causa delle procedure, non abbiamo potuto votare la sua proposta di relazione.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, prendo le distanze dagli emendamenti che sono stati testé annunciati alla relazione Záborská sulla non discriminazione in base al sesso e alla solidarietà tra le generazioni. Una società europea matura deve imparare a considerare l’assistenza a tempo pieno dei bambini e di altre persone non autosufficienti come un’alternativa pienamente apprezzata alla vita professionale. La proposta dei verdi, che censura questo approccio della presidenza ceca definendolo reazionario, è, a mio parere, sbagliata e immatura, anche se i colleghi deputati sfortunatamente l’hanno accolta. Ben lungi dall’essere un modo reazionario per relegare le donne in un ruolo di subordinazione rispetto agli uomini, l’approccio della presidenza ceca costituisce un’occasione per riabilitare la famiglia all’interno della società, riconoscendo parità di diritti anche agli uomini. Oggi anche gli uomini spingono le carrozzine e si occupano dei bambini in ospedale. Gli uomini e le donne che dedicano parte della loro esistenza a prendersi cura di un figlio o di un genitore infermo svolgono un lavoro socialmente rilevante che, in futuro, non dovrà essere considerato come un’occupazione di livello inferiore. Mi fa piacere che la presidenza ceca abbia inserito questo approccio tra le sue priorità. Il nostro scopo dev’essere quello di creare condizioni tali per cui un uomo o una donna che decida di fare una scelta del genere non subisca discriminazioni sul mercato del lavoro e possa godere di una serie di opzioni per trovare un equilibrio tra l’attività lavorativa e la vita familiare secondo i principi della flessicurezza. Dobbiamo rafforzare la genitorialità e, quindi, la flessicurezza tra le generazioni, invece di indebolirla con gli ostacoli frapposti dalle norme sul lavoro. I pregiudizi del secolo scorso stanno aggravando la crisi demografica. La relazione Záborská era un passo nella giusta direzione, ed io sono contraria alla sua versione emendata che è stata adottata.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE) . – (CS) Desidero anch’io esprimere il mio pieno sostegno all’onorevole Záborská, che ci ha presentato la sua relazione d’iniziativa in cui affronta e sottolinea concretamente la necessità della solidarietà tra le generazioni all’interno dei nuclei familiari. Non si tratta soltanto di assistenza alle generazioni più giovani, ai nuovi arrivati in una famiglia; in molti casi, si tratta anche di risolvere il problema di accudire i membri più anziani della stessa famiglia.

Penso che la presidenza ceca abbia giustamente colto l’urgenza dell’attuale situazione demografica – e ci sono anche vantaggi economici da tenere in considerazione. Personalmente sono contrario alla posizione dei verdi, che hanno commesso un errore presentando una proposta di emendamento che svaluta le giuste intenzioni della relazione. Sono del tutto favorevole alla relazione Záborská.

Al momento della votazione finale sulla relazione, il mio dispositivo di voto non ha funzionato. Ero a favore della posizione sostenuta dall’onorevole Záborská.

 
  
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  Ivo Strejček (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, la ringrazio per la sua pazienza e indulgenza. Desidero cogliere l’occasione per spiegare perché ho votato contro i verdi e il loro emendamento. Non voglio votare contro la presidenza ceca.

Come primo punto, vorrei dire che la presidenza ceca non chiede un cambiamento particolare dei cosiddetti obiettivi di Barcellona, bensì l’apertura di una discussione su una loro possibile e fattibile revisione. In secondo luogo, è evidente che sussistono condizioni sociali, culturali ed economiche diverse che possono rendere quasi impossibile il raggiungimento di tali obiettivi in termini generali e in maniera uguale in tutta l’Unione. In terzo luogo, la relazione non prende in considerazione altri fattori, quali la libertà di ciascuna famiglia e gli interessi dei bambini. Da ultimo, ma non meno importante, va detto che è difficile conseguire gli obiettivi di Barcellona anche perché l’assistenza all’infanzia è, giustamente, di competenza esclusiva dei governi nazionali.

 
  
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  Philip Claeys (NI) . – (NL) Anch’io volevo votare a favore della relazione Záborská perché, tutto considerato, era una relazione equilibrata che non ricadeva nei soliti schemi politicamente corretti su questioni quali la discriminazione o ciò che s’intende per discriminazione.

L’emendamento presentato dal gruppo Verde/Alleanza libera europea, contro il quale ho votato, ha in pratica completamente vanificato la relazione e contiene una serie di elementi molto discutibili, tra cui l’attacco alla presidenza ceca e l’affermazione gratuita secondo cui educare i bambini tra le mura domestiche avrebbe, in sostanza, un effetto di conferma dei ruoli. Questa è un’argomentazione assai debole, ma evidentemente tutto serve per portare acqua al proprio mulino e alimentare discussioni, per apportare contributi reali a un tema quale il compenso per i genitori che stanno a casa.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN) . – (PL) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Záborská principalmente perché essa riconosce il lavoro che le donne fanno in casa. Un lavoro che consiste nel curare, assistere, educare e istruire e che dovrebbe essere apprezzato adeguatamente. Dopo tutto, quando questo lavoro viene fatto da una persona esterna alla famiglia, è riconosciuto e compreso nel calcolo del prodotto interno lordo. Gary Becker, insignito del Premio Nobel, cita l’importanza del contributo economico delle persone che svolgono lavori casalinghi al progresso economico della società nel suo complesso. Per quanto riguarda la definizione di “famiglia”, in lingua polacca questo termine si riferisce a un’unione che può procreare e, dunque, non comprende le unioni tra persone dello stesso sesso.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, ho votato per la relazione Záborská, alla quale i verdi erano contrari e sulla quale hanno avviato una discussione alternativa. Personalmente sono del parere che in Europa dobbiamo garantire, sulla base della nostra comunità di valori condivisi, che in particolare le donne che formano una famiglia abbiano il diritto di scegliere se smettere completamente di lavorare oppure lavorare solo a tempo parziale dopo la nascita dei figli, per potersene occupare. Io sono stata molto fortunata che mia madre lo abbia potuto fare, e devo dire che ne ho tratto beneficio.

Se mia madre avesse avuto la sfortuna di divorziare dopo vent’anni di matrimonio, si sarebbe trovata in difficoltà perché non avrebbe potuto godere di alcuna previdenza sociale, soprattutto a un’età avanzata. Io combatto da quarant’anni per garantire che le donne che scelgono di dedicarsi alla famiglia e ai figli non siano discriminate e non si mettano dalla parte del torto facendo questa scelta. Non posso votare a favore di un’ideologia che vuole affidare bambini e adulti allo Stato, dalla culla alla tomba.

Mi dispiace che la relazione della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere sia stata respinta. La maggioranza dei deputati che hanno votato contro hanno reso un cattivo servizio alle donne, alle famiglie e alla società.

 
  
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  Nirj Deva (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, sono molto grato all’onorevole Záborská per la sua relazione. Anche se il mio gruppo non era del tutto d’accordo sul testo, ritengo che la relatrice abbia toccato un argomento che è d’importanza fondamentale per l’Unione europea.

La popolazione dell’UE sta declinando rapidamente. In molti Stati membri, il ruolo delle donne nella cura della famiglia non è riconosciuto come un contributo al prodotto interno lordo. Le donne e madri fanno parte integrante della vita lavorativa nella nostra società; nel mio collegio elettorale nell’Inghilterra sudorientale ci sono milioni di madri che si occupano dei figli. Il loro contributo al PIL britannico e al benessere della mia regione è di fondamentale importanza per il nostro paese.

Questa relazione riconosce tale contributo – credo, per la prima volta nell’Unione europea. Dobbiamo incoraggiare il Parlamento europeo a occuparsi in futuro di queste materie analizzandone i dettagli tecnici, in modo da garantire parità e solidarietà tra i sessi.

 
  
  

- Relazione Angelilli (A6-0012/2009)

 
  
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  Jim Allister (NI) . (EN) Signor Presidente, oggi discutiamo e condanniamo il dramma dello sfruttamento sessuale dei bambini. Praticamente tutti gli intervenuti nella discussione hanno giustamente condannato le attività pedofile e lo sfruttamento dei bambini a fini pornografici. Anche l’abuso di Internet ha attirato le ire di molti.

E’, tuttavia, deludente che, a dispetto di tale unanimità, molti Stati membri non abbiano introdotto lo stesso livello di punizioni per gli abusi contro i minori. Adescamento on line, abusi sessuali e pornografia infantile non dovrebbero esistere in nessuna parte dell’Unione europea, né noi dovremmo tollerarli. Il silenzio è il miglior alleato della pedofilia. Lo abbiamo riscontrato nelle chiese, nelle famiglie e nelle comunità, dove l’aver voltato la testa dall’altra parte ha causato alcuni degli scandali cui abbiamo assistito nei nostri Stati membri.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, è stato con piacere che ho dato il mio appoggio alla relazione proprio adesso. In aggiunta ai miei commenti precedenti vorrei dire che sette paesi non si sono ancora impegnati ad adottare la convenzione del Consiglio d’Europa o il protocollo opzionale delle Nazioni Unite, che prevede strumenti moderni per lottare contro la tratta di minori, la prostituzione minorile e la pornografia infantile. Mi dispiace dover ammettere che anche il mio paese, la Repubblica ceca, è tra essi. Il mio paese è, naturalmente, intenzionato a contrastare tali fenomeni con maggiore efficacia. ma per molto tempo è stato impegnato a introdurre nella propria legislazione la responsabilità penale delle persone giuridiche. Mi riferisco, ovviamente, alle persone giuridiche che organizzano la tratta di minori ricavandone elevati profitti. Invito pertanto la presidenza ceca a provvedere affinché questo problema nazionale sia risolto e funga da esempio per gli altri Stati membri.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

- Relazione Niebler (A6-0006/2009)

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (EN) Accordi di questo tipo sono essenziali per il processo di rafforzamento dei legami tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Con il continuo aumento della concorrenza proveniente dai nuovi mercati emergenti, è della massima importanza essere in una posizione avanzata, e credo che la relazione esprima esattamente questa sensazione.

 
  
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  Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della relazione Niebler perché la cooperazione scientifica e tecnologica tra l’Unione europea e gli Stati Uniti è una necessità assoluta. Questo accordo transatlantico deve indurre tanto gli USA quanto la Comunità europea a raccogliere i frutti dei vantaggi reciproci derivanti dal progresso scientifico e tecnico ottenuto grazie ai programmi d ricerca. L’accordo faciliterà lo scambio di idee e il trasferimento di conoscenze a beneficio della comunità scientifica, dell’industria e del comune cittadino. Vorrei sottolineare che gli Stati Uniti sono leader mondiali nel campo della scienza e della tecnologia.

Dobbiamo prendere atto del fatto che l’accordo si fonda sui principi del vantaggio reciproco, promuove la partecipazione alle attività di cooperazione, tra cui inviti coordinati alla presentazione di proposte per progetti comuni e l’accesso reciproco ai rispettivi programmi e attività. L’accordo promuove attivamente i principi su cui si basano un’efficace tutela della proprietà intellettuale e l’equa divisione dei relativi diritti. La proposta prevede altresì missioni di esperti e funzionari dell’UE e l’organizzazione di seminari specialistici, seminari e riunioni nella Comunità europea e negli Stati Uniti.

Mi auguro che l’accordo contribuisca anche al successo della strategia di Lisbona, che mira a creare un’Europa basata sulla conoscenza. Dopo aver fondato l’Istituto europeo di tecnologia, la cooperazione scientifica e tecnologica tra le due sponde dell’Atlantico creerà nuove opportunità.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) L’onorevole Niebler ha presentato la relazione sulla terza proroga dell’accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti su cui si fonda la decisione del Consiglio concernente la proroga dell’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e il governo degli Stati Uniti d’America. Trattandosi di un accordo che va a beneficio di entrambe le parti e che promuoverà la conoscenza scientifica e il progresso tecnologico, ho votato a favore di questa decisione con grande piacere.

 
  
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  Daniel Petru Funeriu (PPE-DE), per iscritto. (EN) La proroga dell’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America è indubbiamente un fatto positivo per la ricerca europea, come ha dimostrato anche l’amplissima maggioranza che lo ha approvato.

Tuttavia, l’esperienza ha dimostrato in molte occasioni che le collaborazioni più fruttuose si verificano quando due ricercatori di due istituti diversi collaborano a un progetto definito di comune accordo e finanziato congiuntamente. Per poter quindi rendere più concreta la cooperazione scientifica con gli USA, invito la Commissione a individuare esplicitamente strumenti di finanziamento semplici e orientati ai progetti per il finanziamento comune della ricerca tra ricercatori statunitensi ed europei. L’esplicito inserimento nell’accordo di settori quali la biomedicina, le nanotecnologie e la ricerca spaziale è un dato positivo. Auspicherei l’inclusione anche di altri settori all’avanguardia, come la ricerca sulle cellule staminali. L’esistenza di giustificati interrogativi di natura etica in riferimento a taluni ambiti di ricerca dovrebbe stimolare una riflessione comune su tali aspetti, non costituire una barriera al progresso scientifico comune.

Soprattutto grazie ai finanziamenti del Consiglio europeo della ricerca, l’Unione europea richiama sempre più ricercatori americani. Ora l’Unione dispone degli strumenti per incentivare una maggiore mobilità e l’arrivo di scienziati per collaborazioni a più lungo termine e deve agire in modo da attirare un gran numero di cervelli.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE), per iscritto. (RO) Il rinnovo dell’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica con gli Stati Uniti conferma la necessità della collaborazione e di scambi reciprocamente vantaggiosi tra l’Unione europea e gli USA nei settori all’avanguardia della ricerca e dell’innovazione.

L’inserimento nell’accordo dei settori della ricerca spaziale e della sicurezza rappresenta un importante passo avanti verso il consolidamento delle relazioni transatlantiche, che è un obiettivo prioritario per il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei. Tale collaborazione deve estendersi anche a forme di cooperazione in ambito civile e militare in aree di comune interesse, tra cui i settori pionieristici delle nuove tecnologie spaziali, delle nanotecnologie e della ricerca sulla difesa.

Credo fermamente che questa collaborazione contribuirà a migliorare i risultati ottenuti dalle attività svolte a bordo della stazione spaziale internazionale e nel settore delicato dei satelliti per comunicazioni. Ritengo che sia importante anche la cooperazione con paesi terzi, specialmente con la Russia, in particolare nei progetti del tipo GPS, Glonass o Galileo.

Tutte le parti interessate devono beneficiare dei preziosi risultati ottenuti da uno dei partecipanti, tanto nel settore civile quanto in quello militare con applicazioni per il settore civile, perché al giorno d’oggi la sicurezza e la protezione sono la principale preoccupazione dei cittadini di tutto il mondo. Condividere i successi raggiunti è non soltanto una prova di fiducia reciproca e di uno spirito di partenariato, ma è anche una garanzia del fatto che tali risultati saranno utilizzati esclusivamente a beneficio dell’umanità.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. (EN) Desidero dichiarare per iscritto che appoggio questa relazione riguardante la proroga dell’accordo Comunità europea-Stati Uniti sulla cooperazione scientifica.

Purtroppo, il mio dispositivo di voto non ha funzionato e intendo quindi mettere a verbale il mio voto a favore della relazione.

 
  
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  Tobias Pflüger (GUE/NGL), per iscritto. (DE) Ho votato contro la relazione dell’onorevole Niebler sulla proroga dell’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e il governo degli Stati Uniti d’America (A6-0006/2009).

Il contenuto dell’accordo prorogato differisce da quello dell’accordo precedente perché sono stati aggiunti i capitoli della ricerca spaziale e della ricerca sulla sicurezza. Dato che sia gli Stati Uniti che l’Unione europea stanno esplicitamente progettando di utilizzare lo spazio a fini militari e intendono la sicurezza principalmente in termini militari, è ragionevole supporre che l’accordo di cooperazione servirà anche a scopi militari.

La cooperazione nei settori della scienza e della ricerca è della massima importanza; deve però essere usata a fini civili. Sono contrario a qualsiasi uso di tipo militare.

 
  
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  Lydie Polfer (ALDE), per iscritto. (FR) Ho votato a favore della relazione che propone la proroga dell’accordo del dicembre 1997, già prorogato una prima volta nel 2003, che permetterà alle due parti di proseguire, migliorare e intensificare la cooperazione in aree scientifiche e tecnologiche di interesse comune.

Questa collaborazione apporterà vantaggi reciproci grazie ai progressi scientifici e tecnici che saranno ottenuti per mezzo dei nostri rispettivi programmi di ricerca. Ci sarà anche un trasferimento di conoscenze di cui profitteranno le nostre imprese e i nostri cittadini.

Tale cooperazione rientra nella politica europea per la ricerca e lo sviluppo tecnologici, la quale costituisce una parte molto importante della legislazione europea. Grazie alla collaborazione potremo rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’industria europea e accrescerne la competitività internazionale.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE), per iscritto. (CS) Oggi non ho votato a favore della relazione sulla continuazione della cooperazione scientifica e tecnologica tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America, nonostante il fatto che il livello degli investimenti effettuati dall’Unione e dagli USA sia tra i più elevati al mondo e che molti istituti scientifici tra loro collegati stiano portando avanti il progresso scientifico e tecnologico a livello mondiale, contribuendo alla risoluzione di una serie di problemi globali. In una prospettiva a lungo termine, però, deploro l’indisponibilità della Commissione e del Consiglio a trovare un accordo con gli Stati Uniti su comuni principi etici di base per la scienza e la ricerca. Mi disturba che nemmeno questa volta l’accordo contenga disposizioni in tal senso. Ciò è irresponsabile nei confronti dell’umanità e rivela una mancanza di considerazione per gli scienziati che si attengono volontariamente a specifici principi etici, mentre altri scienziati non lo fanno, specialmente nel campo delle biotecnologie.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole in merito alla relazione Niebler, riguardante la proroga dell'accordo di cooperazione scientifica e tecnologica CE/Stati Uniti. L’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica entrato in vigore poco più di 10 anni fa, ed è già stato rinnovato per una volta, dopo i primi 5 anni. Sono pienamente d'accordo sul fatto che sia necessario prorogare nuovamente il contratto per continuare a favorire la cooperazione scientifica e tecnologica con gli Stati Uniti d'America nelle aree prioritarie comuni che portano vantaggi socioeconomici ad entrambe le Parti.

Sono, inoltre, soddisfatto che i termini dell'accordo siano pressoché identici a quelli siglati precedentemente, ad eccezione di poche modifiche tecniche. Infine, plaudo all'avvenuta aggiunta, nell'accordo CE/USA, della ricerca spaziale e del settore della sicurezza.

 
  
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  Flaviu Călin Rus (PPE-DE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di decisione del Consiglio che proroga l’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e il governo degli Stati Uniti d’America, perché ritengo che qualsiasi collaborazione scientifica possa risultare in nuove scoperte che, a loro volta, possono sostenere lo sviluppo e l’evoluzione dell’umanità. Dato che gli Stati Uniti sono uno dei paesi che maggiormente portano avanti la ricerca scientifica in campo mondiale, credo che l’ampliamento della cooperazione scientifica con quel paese sarà vantaggioso per tutti gli Stati membri dell’Unione europea.

 
  
  

- Relazione Niebler (A6-0005/2009)

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. (LT) Il rinnovo dell’accordo per altri cinque anni sarebbe utile per entrambe le parti, visto che permetterebbe di proseguire la collaborazione tra la Russia e la Comunità europea in campo scientifico e tecnologico.

Considerato che il contenuto dell’accordo rinnovato sarà identico a quello dell’accordo che scade il 20 febbraio 2009, non avrebbe senso continuare i colloqui sul rinnovo di questo accordo nel solito modo.

Alla luce dei vantaggi che deriverebbero a entrambe le parti da un rapido rinnovo dell’accordo, si propone una procedura unica (una procedura e un documento, collegato alla firma e alla formazione dell’accordo). Ambedue le parti firmatarie sono impegnate a garantire la continuità della cooperazione (in particolare attuando le attività alle quali devono partecipare terze parti, in conformità dell’accordo di cooperazione). Condivido pienamente questa proposta.

 
  
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  Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della relazione Niebler perché la cooperazione scientifica e tecnologica tra l’Unione europea e la Russia è una necessità. L’accordo tra l’UE e la Russia deve indurre sia la Comunità europea che la Russia a mettere a frutto i vantaggi reciproci ottenuti grazie al progresso scientifico e tecnologico conseguito per mezzo dei programmi di ricerca.

L’accordo faciliterà lo scambio di idee e il trasferimento di conoscenze a vantaggio della comunità scientifica, dell’industria e dei comuni cittadini. Osservo che questo accordo riprende i principi analoghi che ispirano l’accordo firmato dall’Unione europea con gli Stati Uniti d’America in questi stessi campi, ossia della scienza e della tecnologia.

Dobbiamo prendere atto del fatto che l’accordo si fonda sui principi del vantaggio reciproco e promuove la partecipazione alle attività di cooperazione, tra cui “inviti coordinati alla presentazione di proposte per progetti comuni e l’accesso reciproco ai rispettivi programmi e attività”.

L’accordo promuove attivamente i principi su cui si basano un’efficace tutela della proprietà intellettuale e l’equa divisione dei relativi diritti. La proposta prevede altresì missioni di esperti e funzionari dell’UE e l’organizzazione di seminari specialistici, seminari e riunioni nella Comunità europea e in Russia. In questo Anno europeo della creatività e dell’innovazione, speriamo che l’accordo contribuisca a rendere più efficace il partenariato strategico tra l’UE e la Russia.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) L’onorevole Niebler ha presentato la relazione concernente il rinnovo dell’attuale accordo tra la Comunità europea e la Russia sulla cooperazione in campo scientifico e tecnologico. Una collaborazione e un lavoro pacifici tra la Russia e l’Unione sono vantaggiosi per entrambe le parti per far progredire la conoscenza e la ricerca in campo scientifico, e mi fa molto piacere poter appoggiare questa misura.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE), per iscritto. (RO) Il rinnovo dell’accordo di partenariato sulla cooperazione scientifica e tecnologica con la Russia è un passo importante all’interno del processo di normalizzazione e consolidamento delle relazioni tra l’Unione europea e la Federazione russa, oltre ad allentare le recenti tensioni.

Esso, però, non è sufficiente a normalizzare le relazioni di cooperazione nei settori indicati. L’Unione europea e la Russia devono prima di tutto trovare il modo di consolidare i loro rapporti di partenariato e cooperazione nelle politiche di sicurezza, principalmente nella politica per la sicurezza energetica. La recente crisi del gas ha reso evidente l’esigenza di un approccio serio e congiunto da parte nostra alla questione della dipendenza dell’Unione dai suoi fornitori di risorse.

Non dimentichiamo neppure la crisi in Georgia, che, per un certo periodo di tempo, ha messo a rischio l’intera struttura creata in Europa dopo la guerra fredda.

Alla luce delle sfide rappresentate dalla globalizzazione e dalla crisi globale, la Russia è un attore importante che non può essere né escluso né ignorato al tavolo negoziale. La Federazione russa deve però rispettare gli accordi e gli standard internazionali.

Mi appello alla Commissione europea e alla presidenza ceca affinché trovino modi idonei per risolvere questi problemi quanto prima possibile, a vantaggio loro come pure dei cittadini europei e dei partner di paesi terzi (Ucraina e Moldova).

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. (EN) Desidero dichiarare per iscritto che appoggio questa relazione riguardante l’accordo tra l’Unione europea e la Russia sulla cooperazione scientifica e tecnologica.

Purtroppo, il mio dispositivo di voto non ha funzionato e intendo quindi mettere a verbale il mio voto a favore della relazione.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE), per iscritto. − (SK) Ho votato a favore della cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e la Russia perché essa è necessaria per costruire relazioni solide e stabili in un sincero spirito di buon vicinato con la Federazione russa. Considero la collaborazione in campo scientifico e tecnologico uno strumento eccellente in tale ottica. La Comunità europea, al pari della Russia, ha ottenuto importanti progressi scientifici, che potrebbero andare a beneficio di entrambe le parti. La Comunità può certamente profittare di tale cooperazione, attuando e migliorando i propri progetti scientifici e tecnologici. Vorrei tuttavia sottolineare che, per creare veri rapporti di buon vicinato, occorrono la volontà e l’affidabilità anche dell’altra parte.

In questi ultimi giorni abbiamo avuto prova della grave inaffidabilità della Russia come partner commerciale. I comportamenti della Federazione russa hanno causato una crisi del gas in molti paesi dell’Unione europea, minacciando direttamente le loro stesse economie e rivelando gli aspetti negativi della dipendenza energetica dalla Russia. Mi auguro che, nell’interesse di una buona cooperazione in campo scientifico e tecnologico, eventi del genere non si ripetano in futuro.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE), per iscritto. (CS) Così come ho votato contro l’accordo con gli Stati Uniti, ho votato contro anche la relazione sull’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra l’Unione europea e la Russia. Il motivo è esattamente lo stesso. Mi preoccupa l’assenza di un capitolo dedicato a un accordo sui limiti etici comuni per la ricerca. Deploro che la Commissione e il Consiglio sottovalutino questo importantissimo aspetto della ricerca e non cerchino neppure di predisporre l’impianto di un accordo del genere. Sembrano non rendersi conto del fatto che in campo scientifico, più che in qualsiasi altro ambito, è doveroso fissare dei limiti, perché nella scienza la cautela preventiva è assolutamente necessaria. Quanto meno nel caso della scienza e della ricerca finanziate con fondi pubblici, un accordo internazionale sui principi etici sarebbe del tutto appropriato all’interno di questi accordi di cooperazione.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, voto favorevolmente il rapporto presentato dalla collega Niebler, riguardante il rinnovo dell'accordo di cooperazione scientifica UE/Russia. È, infatti, indispensabile rinnovare l'accordo stipulati anni fa con il governo sovietico. La cooperazione tra Unione Europea e Russia ha infatti portato ottimi risultati, e questo è dovuto al fatto che le forze si sono unite al fine di ottenere l'unico obiettivo di migliorare il benessere generale.

Mi compiaccio, quindi, dell'iniziativa mossa dalla collega Niebler e sottolineo l'importanza della continuità e costanza delle relazioni diplomatiche tra i due paesi al fine di garantire gli equilibri geopolitici internazionali.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Sono numerose le ragioni per cui questo accordo rafforza il mercato unico dell’Unione europea e la cooperazione in grande misura, oltre a garantire la tutela dei consumatori.

La prima ragione è che la scienza è una disciplina globale e i progressi che possiamo condividere vanno a incrementare il totale dell’impegno umano. I vantaggi che possiamo ottenere grazie al nostro lavoro sono positivi sia in termini specifici che in termini generali.

Che si tratti dell’impegno dell’industria automobilistica per ridurre le emissioni, o della creazione di collegamenti strategici da parte delle università, il successo derivante dalla promozione di questo accordo può essere misurato concretamente.

Anche i consumatori ne sono beneficiari indiretti, perché le menti migliori possono essere convinte a creare maggiore fiducia nelle risposte alle nostre preoccupazioni comuni.

 
  
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  Daniel Strož (GUE/NGL), per iscritto. (CS) Sebbene si possa ritenere che l’adozione della proposta di decisione del Consiglio sulla conclusione dell’accordo (che rinnova l’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e la Russia) sia, di fatto, una pura formalità di secondaria importanza, io non la penso così. Con crescente urgenza sta diventando sempre più evidente che la Russia deve diventare un partner strategico dell’Unione europea, invece di essere eternamente condannata e considerata come uno spauracchio. Dobbiamo quindi accogliere con favore qualsiasi passo in direzione di una cooperazione tra l’UE e la Russia a vari livelli e in varie forme. Inoltre, la cooperazione con la Russia può senz’altro svolgere un ruolo molto importante e sicuramente positivo nella grave crisi economica di questi tempi. La Russia non può essere separata dall’Europa: la Russia appartiene all’Europa, che ci piaccia o no, e la cooperazione con quel paese potrebbe presto diventare d’importanza vitale per l’Europa.

 
  
  

- Relazione Hegyi (A6-0478/2008)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. (EN) Quando parliamo di aree naturali, ci riferiamo in realtà a un ambiente naturale in cui non si è registrata una significativa attività umana, ossia ad aree vergini; può trattarsi di aree sia di terra che di mare.

Esistono due approcci diversi: uno fa riferimento al concetto di conservazione, l’altro a quello di preservazione. Si tratta di due nozioni distinte: la prima si può definire come “uso corretto della natura”, la seconda come “non utilizzo della natura”. A mio avviso si può distinguere tra conservazione e preservazione, ma l’applicazione dell’una o dell’altra dipende dalle particolari caratteristiche dell’area considerata. Per fare un esempio, l’Europa è troppo piccola per vietarne alcune aree ai suoi cittadini; le foreste si estendono su un terzo della sua superficie, ma solo il 5 per cento di tale estensione si può definire area naturale.

Gran parte delle aree naturali d’Europa sono salvaguardate nel quadro di Natura 2000, la rete europea che copre già le aree più preziose e ricche di biodiversità dell’Unione europea. Per tale motivo anch’io ritengo superfluo adottare nuovi provvedimenti legislativi in materia di aree naturali, in quanto esse sono in gran parte già coperte da Natura 2000. E’ importante però effettuare una mappatura delle aree naturali suddividendole in base alle diverse tipologie di habitat: foresta, acqua dolce e mare.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Il mio voto è favorevole. Esistono varie ragioni per cui l’Europa dovrebbe interessarsi alle zone a natura protetta. In primo luogo, in quanto fungono da rifugio e da riserva genetica per molte specie che non riescono a sopravvivere in condizioni anche solo leggermente alterate. Vi sono anche molte specie che non sono ancora state scoperte e descritte. La maggior parte di esse vive nel suolo o nel legno fradicio ed è molto sensibile ai cambiamenti. Queste aree incontaminate sono ideali per esaminare i cambiamenti naturali, l'evoluzione della natura. Al tempo stesso, tali aree sono estremamente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici provocati dall'uomo all'infuori dei propri confini.

Vi sono poi molte ragioni meramente etiche per preservare le zone a natura protetta in Europa. Abbiamo l'obbligo morale di garantire che le generazioni future possano trarre diletto e vantaggio dalle zone a natura protetta esistenti in Europa. Lo sviluppo del turismo sostenibile viene usato quale mezzo per attribuire un valore economico alle zone a natura protetta e per promuoverne la conservazione.

Risulta pertanto importante formulare raccomandazioni appropriate che aiutino gli Stati membri dell'UE a trovare il modo migliore per garantire la salvaguardia della zone a natura protetta presenti e potenziali nonché delle aree selvatiche e dei loro processi naturali nel quadro di Natura 2000.

 
  
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  Nicodim Bulzesc (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa relazione poiché anch’io ritengo necessario portare avanti la mappatura delle ultime aree naturali d’Europa. Com’è ovvio, un’operazione del genere non si può effettuare senza prima aver definito il concetto di area naturale; invito perciò la Commissione a prendere l’iniziativa in questo campo. Concordo anche con la proposta di promuovere il turismo sostenibile e di avviare per i gestori dei siti protetti un’attività di formazione, concernente la preservazione e la protezione delle aree naturali.

Mi unisco quindi alla richiesta avanzata dalle principali ONG attive in questo campo e invito la Commissione europea a fornire alcuni orientamenti per la preservazione delle aree naturali d’Europa.

 
  
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  Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Questa relazione dimostra che neppure i più remoti angoli d’Europa possono sfuggire ai tentacoli dell’Unione europea. Un’area naturale può definirsi tale se non è stata intaccata dal passaggio dell’uomo, e neanche dal passaggio dell’Unione europea. Tuttavia, in considerazione delle molteplici pressioni esercitate sull’ambiente, la Commissione ha proposto un’azione mirante a proteggere e curare le regioni più remote e isolate d’Europa.

Nel complesso, quindi, sono favorevole a questa relazione, purché gli Stati membri mantengano un ruolo prevalente nel gestire, indicare e proteggere le aree naturali.

Nutro qualche scetticismo sui vantaggi di una strategia dell’Unione europea per le aree naturali, in considerazione dei disastrosi risultati cui ci ha condotto la gestione comunitaria della pesca e dell’agricoltura. E’ essenziale che in questo processo l’Unione svolga la funzione di arsenale di migliori prassi, nonché di strumento per agevolare l’applicazione di tali prassi, altrimenti tutte le misure proposte perderebbero di significato.

Nonostante tali riserve, dal momento che la mia regione nell’Inghilterra nordorientale è ornata da molte aree isolate di straordinaria bellezza naturale ancora pressoché incontaminate dalla presenza umana, ho deciso di sostenere questa relazione.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (EN) Natura 2000 ha recato un importantissimo contributo alla protezione degli ambienti naturali vergini o incontaminati. Questa relazione sottolinea l’importanza di tali progetti e condivido pienamente la posizione del relatore, il quale sostiene la necessità di impiegare molteplici risorse per garantire la protezione di queste aree. E’ importante effettuare una mappatura di queste aree, poiché un ritardo potrebbe essere fatale.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) La relazione d’iniziativa dell’onorevole Hegyi ribadisce quanto sia importante, nell’applicazione delle direttive vigenti, la protezione delle aree naturali in Europa, e propone una definizione di “aree naturali” in cui rientrano sia le aree ancora incontaminate, sia “le aree in cui le attività umane sono minime”.

La relazione merita un giudizio positivo, ma su alcuni punti grava ancora qualche incertezza; per esempio, non è chiaro se siano in discussione solo le aree naturali esistenti oppure anche le potenziali future aree naturali. Gradirei anche sapere se vi siano aree naturali attualmente non elencate tra i siti Natura 2000, che potrebbero essere prese in esame da questa relazione.

Le aree degne di particolare considerazione nell’ambito di Natura 2000 ricadono sotto la competenza di varie Direzioni generali della Commissione. Apprezzo l’operato di questi differenti dipartimenti con i loro differenti mandati, ma intensificare cooperazione e coesione sarebbe assai utile per elevare il livello di protezione garantito dai siti Natura 2000. Sono lieta di schierarmi a favore della relazione dell’onorevole Hegyi, ma mi rammarico che l’applicazione dell’articolo 45, paragrafo 2, del Regolamento mi abbia tolto l’opportunità di partecipare al dibattito.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato per la relazione Hegyi, in quanto ritengo necessario migliorare la protezione e promuovere il valore delle aree naturali in Europa.

A causa delle pressioni ambientali provocate da un’attività umana plurisecolare, oggi le aree naturali coprono solo il 46 per cento della superficie terrestre.

A mio avviso spetta alla Commissione europea indirizzare agli Stati membri raccomandazioni, che devono comprendere tra l’altro l’elaborazione di una mappatura e di una strategia per le aree naturali europee.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Abbiamo votato a favore di questa relazione poiché stimiamo bensì necessario proteggere la natura, ma attraverso l’utilizzo umano. Attualmente le foreste coprono il 33 per cento della superficie dei paesi dello Spazio economico europeo, vale a dire 185 milioni di ettari. Solo 9 milioni circa di ettari di foreste (il 5 per cento della superficie boschiva totale) sono considerati “aree naturali”. Queste aree, insieme alle loro comunità indigene di piante e di animali e agli ecosistemi di cui fanno parte, si trovano appunto in uno stato essenzialmente naturale; esse dovrebbero quindi beneficiare di condizioni di protezione efficaci e specifiche, in quanto fungono da rifugio e riserva genetica per parecchie specie che non riescono a sopravvivere in condizioni anche solo leggermente alterate, in particolare grossi mammiferi come l’orso bruno, il lupo e la lince.

Abbiamo l’obbligo morale di far sì che le generazioni future possano trarre diletto e vantaggio dalle aree naturali d’Europa. Lo sviluppo del turismo sostenibile può costituire uno strumento per dare valore economico alle aree naturali e promuovere la conservazione, incoraggiando i comuni cittadini a scoprire i valori nascosti della natura senza danneggiarla; il turismo sostenibile, inoltre, contribuisce a far accettare le politiche di conservazione, poiché i turisti giungono a comprendere l’esigenza della protezione attraverso la propria personale esperienza, e contemporaneamente contribuiscono a sostenere economicamente le aree naturali, che possono offrire opportunità di lavoro alla popolazione locale.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Oggi le aree naturali d’Europa si sono ridotte a una piccola parte delle dimensioni che avevano nel passato, e quindi proteggerle è diventato una priorità.

Queste aree devono comunque costituire un elemento centrale della politica europea per la biodiversità, di cui la rete Natura 2000 deve tener conto per sfruttare al meglio i servizi ecosistemici che esse offrono.

Esprimo quindi il mio apprezzamento per la relazione Hegyi, nella speranza che le aree naturali d’Europa vengano preservate in maniera sempre migliore e le generazioni future possano goderne.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Sostengo questa relazione che sottolinea la necessità di proteggere il 46 per cento della superficie del pianeta, costituita da aree naturali non ancora alterate in maniera significativa dall’attività umana.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) Sono ormai lontani i giorni in cui la storia dell’umanità era solo la storia della lotta per la sopravvivenza in un ambiente naturale avverso e ostile. Nella nostra parte del mondo, benché sia ancora necessario proteggerci dalla natura e dai suoi attacchi, è diventato non meno indispensabile proteggere la natura dalla presenza e dal dominio dell’uomo. Dobbiamo farlo per noi stessi: è nostro interesse preservare la ricchezza della biodiversità, ed è una nostra necessità preservare il pianeta su cui ci è stato dato di vivere. Sulla base di tali principi vanno giudicati gli sforzi compiuti per preservare le aree naturali in Europa e in particolare nelle zone ultraperiferiche, dove la diversità è più importante ancora. Questi stessi principi ci impongono di analizzare ed equilibrare interventi e regolamenti; se desideriamo promuovere un nuovo criterio di utilizzo delle nostre aree rurali, non dobbiamo incrementare le attività umane in quelle aree fino a livelli insostenibili. La protezione delle aree naturali, soprattutto dove esse coesistono con l’attività umana, deve significare promozione dell’equilibrio, preservazione e sostenibilità. Non dobbiamo imporre oneri intollerabili alla vita rurale, né costringere le popolazioni ad abbandonare aree già di per sé impoverite.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, voto a favore della relazione Hegyi sulle aree naturali in Europa. Ritengo che l'Unione Europea debba interessarsi maggiormente alle zone a natura protetta, perché queste fungono da rifugio e riserva per molte specie che non riescono a sopravvivere in condizioni alterate. Inoltre, non bisogna tralasciare i motivi etici di tale scelta.

Noi cittadini europei abbiamo l'obbligo morale di garantire che le generazioni future possano trarre vantaggio dalle zone a natura protetta esistenti in Europa. Per questo, plaudo all'iniziativa della collega, volta a promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile, vero indicatore del valore economico di una zona a natura protetta.

 
  
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  Flaviu Călin Rus (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore di questa relazione perché sono convinto che l’Europa debba proteggere le proprie aree naturali e contribuire alla manutenzione dei propri parchi nazionali. Secondo la relazione “Aree naturali in Europa”, esistono oggi, in varie zone del continente, dieci parchi nazionali; la manutenzione e la protezione di tali parchi nazionali si traducono anche nella protezione degli animali e degli uccelli che li popolano.

Dal momento che alcune di queste specie corrono un grave rischio di estinzione, sono convinto che l’Unione europea debba partecipare attivamente a programmi di sviluppo miranti a rivitalizzare tali specie e a ripopolare determinate aree da cui, purtroppo, sono scomparse alcune specie di animali e piante.

Nella stessa prospettiva, giudico necessarie le seguenti misure: un’analisi più rigorosa delle attività di disboscamento nelle aree non destinate a fungere da parco nazionale e lo sviluppo di progetti specifici per la riforestazione delle zone disboscate. Da parte mia, sono decisamente favorevole a qualsiasi progetto di questo tipo e desidero congratularmi con il relatore.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) L’espressione “area naturale” indica un ambiente naturale non modificato in modo sostanziale dall’attività umana. Ancor oggi, il 46 per cento della superficie della Terra viene classificato come area naturale.

C’è differenza tra i due concetti di conservazione e protezione: il primo termine designa un utilizzo adeguato della natura, mentre il secondo allude alla protezione della natura contro lo sfruttamento. A mio avviso è certo necessario proteggere la natura, ma attraverso l’azione umana: l’Europa è troppo piccola perché si possa ragionevolmente vietare ai suoi cittadini l’ingresso in determinati territori. Tali territori rivestono un particolare ed eccezionale valore, che si può sfruttare in maniera ecocompatibile sviluppando nuovi prodotti nel settore del turismo.

Contemporaneamente, questi territori sono particolarmente vulnerabili all’impatto dei cambiamenti ambientali provocati dagli esseri umani. E’ nostro dovere morale far sì che la prossima generazione possa ancora ammirare autentiche aree naturali in Europa, e trarne una concreta esperienza. Lo sviluppo del turismo sostenibile può dimostrarsi un valido metodo per sfruttare il valore economico delle aree naturali e acquisire risorse da impiegare per la loro protezione.

In Europa è sorta un’interessante iniziativa che collega i programmi di tutela delle aree naturali e il turismo sostenibile: mi riferisco alla PAN Parks Foundation, che si prefigge l’obiettivo di sviluppare il turismo sostenibile in tali aree.

Non c’è bisogno di introdurre nuovi provvedimenti legislativi in materia di aree naturali; piuttosto, la Commissione europea deve elaborare opportune raccomandazioni per garantire che gli Stati membri dell’Unione europea ricevano assistenza in merito ai migliori metodi per proteggere le aree naturali, esistenti o potenziali, che potrebbero rientrare nella rete Natura 2000.

 
  
  

- Relazione Queiró (A6-0501/2008)

 
  
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  Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) L’aviazione generale e di affari è il segmento dell’aviazione civile che negli ultimi anni ha registrato la crescita più rapida. Nel mio collegio elettorale dell’Inghilterra nordorientale, aeroporti come quelli di Newcastle e Durham Tees Valley vengono scelti sempre più volentieri da chi vola per diporto e soprattutto per affari. Si tratta quindi di un sottosettore che necessita di sostegno e di una saggia regolamentazione.

Mi ha favorevolmente colpito il fatto che la Commissione si sia impegnata a garantire il principio di proporzionalità nella regolamentazione dell’aviazione generale e di affari. Quest’approccio segna un netto distacco da numerose precedenti proposte relative al settore dei trasporti e va apprezzato, anche se è necessario continuare a vigilare per garantire al settore una crescita sostenibile libera dal soffocante apparato burocratico che troppo spesso ha caratterizzato le proposte della Commissione.

Nel breve termine, con l’avanzare della crisi economica il settore è inevitabilmente destinato a subire un certo declino. Tuttavia, l’aviazione generale e di affari offre un notevole contributo alla crescita economica, soprattutto a livello regionale, come abbiamo potuto constatare nell’Inghilterra nordorientale.

Ho votato a favore della relazione.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Concordo con il relatore: occorre mettere in rilievo fattori come la raccolta dei dati, la regolamentazione proporzionata, la capacità degli aeroporti e dello spazio aereo e la sostenibilità ambientale, e nello stesso tempo bisogna riconoscere l’importanza di uno dei settori che, in questo periodo, hanno fatto registrare la crescita più rapida. Invitiamo a mantenere l’equilibrio tra i fattori appena citati, per non intralciare lo sviluppo del settore e insieme mantenerlo sostenibile.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. − (EN) L’onorevole Queiró ha risposto alla comunicazione della Commissione “Agenda per un futuro sostenibile nell’aviazione generale e di affari” e ha indicato parecchi settori in cui considerazioni politiche relative al trasporto aereo a fini non commerciali nell’aviazione generale e di affari possono esercitare un impatto supplementare. Rivestono particolare interesse l’allargamento delle competenze comunitarie alla sicurezza aerea, nonché l’impatto che iniziative comunitarie come Cielo unico europeo e il sistema di gestione del traffico aereo possono esercitare sul settore.

Una delle preoccupazioni essenziali è quella di garantire la sicurezza e insieme di far sì che il settore soddisfi in maniera responsabile le esigenze ambientali, riducendo sia l’inquinamento acustico che il volume di emissioni. Per il suo tasso di crescita e la sua stessa particolarità, questo settore avrà evidentemente bisogno in futuro di una regolamentazione. Questa comunicazione indica la strada per l’elaborazione di una politica futura.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato contro la relazione dell’onorevole Queiró sul futuro dell’aviazione generale e di affari.

E’ vero senza dubbio che il numero di movimenti aerei dell’aviazione generale e di affari è notevolmente aumentato, e di conseguenza si è aggravato anche l’impatto ambientale.

A mio parere, tuttavia, investire nell’espansione degli aeroporti è un approccio sbagliato, che servirà solamente a incrementare la domanda di viaggi e quindi farà aumentare il traffico aereo. Dobbiamo individuare alternative, per evitare che il livello del traffico aereo si innalzi e contenere l’inquinamento entro limiti accettabili.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) L’aviazione generale e di affari è un settore fiorente, caratterizzato da un notevole grado di adattabilità e flessibilità, caratteristiche opposte alla rigida inflessibilità tipica soprattutto dei grandi aeroporti. Per tale motivo sostengo le raccomandazioni del collega Luis Queiró in merito alla coerente applicazione in questo settore dei principi di proporzionalità e sussidiarietà, sulla base di un giudizio particolare per ogni singolo caso, a condizione che siano rispettati tutti i requisiti di sicurezza.

Invito tutti gli Stati membri a prendere in considerazione tutte le raccomandazioni formulate dalla Commissione e dal relatore, e in particolare quelle concernenti i criteri per rendere più efficiente la capacità degli aeroporti e utilizzarla nella maniera migliore, non solo per quanto riguarda i grandi aeroporti, ma specialmente gli aeroporti regionali e locali.

In effetti, nella mia veste di relatore per il pacchetto Cielo unico europeo II e per l’estensione dei poteri dell’EASA, ho tenuto conto della necessità, per questo segmento dell’aviazione, di fruire di tutte le condizioni necessarie a garantire lo sviluppo sostenibile a vantaggio dell’industria e, in ultima analisi, dei passeggeri.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole in merito alla relazione presentata dal collega Queirò riguardante l'agenda per un futuro sostenibile nell'aviazione generale e di affari. Si avverte, infatti, l'esigenza di costituire una nuova politica europea dell'aviazione generale e di affari.

Questo perché nel segmento dell'aviazione civile si sta registrando una crescita costante del fatturato complessivo da parte delle aziende; nell'aviazione di affare addirittura si stima che i passeggeri possano raddoppiare nell'arco di una decina di anni. Inoltre, vanno anche riconosciuti i vantaggi che questo genere di aviazione porta al benessere economico e sociale nella sua totalità.

 
  
  

- Relazione Harbour (A6-0018/2009)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. − (EN) I metodi tradizionali di appalto per i servizi di ricerca e sviluppo hanno spesso intralciato il funzionamento del servizio pubblico; a quest’inconveniente si può ovviare per mezzo della procedura nota come appalto pre-commerciale. Gli appalti pre-commerciali costituiscono il canale specifico per l’aggiudicazione di appalti pubblici per attività di ricerca e sviluppo.

L’Unione europea ha bisogno di una strategia di innovazione più ampia, e quelle che definiamo procedure di appalto pre-commerciali vanno inquadrate nel contesto di tale strategia. Si tratta di un elemento essenziale per il potenziamento delle capacità di innovazione dell’Unione e per il miglioramento dei servizi pubblici a vantaggio dei cittadini europei. Negli Stati Uniti, il settore pubblico spende 50 miliardi di dollari per gli appalti di ricerca e sviluppo; l’Europa ne spende due miliardi e mezzo. Sono quindi ovvi i motivi per cui gli appalti pre-commerciali costituiscono un fattore cruciale, che può aiutare il settore pubblico europeo ad affrontare le più importanti sfide pubbliche.

Uno dei problemi che attualmente affliggono l’Unione europea è la scarsa consapevolezza dei criteri da impiegare per ottimizzare gli appalti di ricerca e sviluppo. La causa di tale situazione è da ricercarsi nella pratica del cosiddetto sviluppo esclusivo: le imprese che hanno sviluppato un prodotto o un servizio per un ente pubblico non possono utilizzare i risultati per altri clienti. Gli appalti pre-commerciali porranno rimedio a tale anomalia, mediante un approccio specifico che prevede la condivisione di rischi e benefici; sarà inoltre possibile lo sviluppo efficiente sotto il profilo dei costi di soluzioni innovative.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Grazie Presidente. Voto favorevolmente. Ritengo che gli appalti pre-commerciali abbiano la potenzialità di essere notevolmente vantaggiosi per l'innovazione e che possano offrire servizi pubblici aggiornati e di elevata qualità nell'Unione europea.

Non solo. Gli appalti pre-commerciali offrono grandi opportunità alle PMI, sia per quanto concerne il settore degli appalti pubblici che per quanto riguarda il loro sviluppo e le loro esperienze globali. Infatti, sono automaticamente più accessibili per le PMI rispetto ai grandi contratti di appalto commerciale tradizionali.

Nonostante ciò, temo che esso non riuscirà ad attrarre le piccole e medie imprese (PMI) se non sarà chiaro il modo in cui tali appalti funzioneranno, soprattutto in un contesto transfrontaliero e se non verranno forniti ulteriori chiarimenti su taluni aspetti della procedura, comprese le disposizioni sugli aiuti di Stato e la proprietà intellettuale, al fine di creare un ambiente trasparente e stabile per le autorità pubbliche e le imprese.

 
  
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  Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) La lettura di questa relazione dà veramente da pensare: si fa un gran parlare dell’agenda di Lisbona, e si ripete continuamente che entro l’anno prossimo dovremo fare dell’Europa l’economia più competitiva del mondo, ma ho appreso con sgomento che il settore pubblico degli Stati Uniti spende ogni anno 50 miliardi di dollari in appalti di ricerca e sviluppo.

Questa somma – che è venti volte superiore a quella spesa in Europa – equivale all’incirca alla metà della differenza complessiva in termini di investimenti in ricerca e sviluppo tra gli Stati Uniti e l’Europa.

Apprezzo la relazione del collega Malcolm Harbour, che ci ha indicato in che modo l’Europa può cominciare ad annullare tale differenza di produttività. La chiave di questo processo sta nel titolo della relazione stessa: promuovere l’innovazione.

A mio avviso, il metodo migliore per tradurre in realtà le aspirazioni di questa relazione è quello di far sì che l’Unione europea incoraggi l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, anziché disseminare il cammino di ostacoli normativi.

Pensando all’importante ruolo che gli appalti pubblici svolgono per promuovere e sostenere le nuove tecnologie, ho votato a favore di questa relazione. Mi auguro che i principi su cui essa si fonda riescano utili alle autorità locali della mia regione, nell’Inghilterra nordorientale.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Concordo con il relatore sull’importanza dell’innovazione, soprattutto in settori importanti e complessi come la sanità, l’invecchiamento della popolazione e la sicurezza. Gli appalti pre-commerciali riducono al minimo la possibilità di errore ed è quindi opportuno utilizzarli come strumenti innovativi.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Il collega onorevole Harbour ha presentato una relazione d’iniziativa, dedicata alla promozione dell’innovazione in Europa per garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità. La possibilità di accedere a tali servizi in condizioni di uniforme equità è un elemento essenziale del buon funzionamento del libero mercato. Questa comunicazione affronta il tema della fase di ricerca e sviluppo di un prodotto pre-commerciale.

Gli appalti pre-commerciali costituiscono lo specifico approccio utilizzabile dal settore pubblico per impegnarsi in attività di ricerca e sviluppo, allo scopo di promuovere l’innovazione e garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità in Europa. Tra i servizi pubblici interessati figurano l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la sicurezza, il cambiamento climatico e l’efficienza energetica: tutti temi da cui trae vantaggio l’intera società. L’adozione di tale strategia consentirà di sviluppare soluzioni nuove e innovative, efficienti dal punto di vista dei costi e ricche di valore aggiunto; ho dato quindi il mio appoggio a questa proposta.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. (PL) In Europa, gli appalti pubblici nel settore della ricerca e dello sviluppo rappresentano una percentuale insignificante del totale degli appalti pubblici. Per l’Europa non è neppure lusinghiero il confronto con gli Stati Uniti, paese il cui settore pubblico stanzia per gli appalti pubblici di ricerca e sviluppo 50 miliardi di dollari all’anno: una somma 20 volte superiore a quella spesa in Europa. Se desideriamo veramente irrobustire il nostro potenziale innovativo, questo è un pessimo punto di partenza.

Vale la pena di notare che parecchi prodotti e servizi oggi disponibili non esisterebbero, se non vi fossero state impegnate risorse pubbliche: il sistema di navigazione satellitare GPS e la tecnologia dei semiconduttori sono solo due esempi.

L’Europa deve effettuare miglioramenti tecnici in parecchi campi, tra cui la sanità, la crescita sostenibile e la sicurezza; in molti di questi settori non sono ancora disponibili soluzioni commerciali, oppure, se queste esistono, è comunque necessaria un’ulteriore attività di ricerca e sviluppo. Gli appalti pre-commerciali sono un modo per eliminare questo divario tra domanda del settore pubblico e offerta, concedendo alle autorità pubbliche la possibilità di migliorare i servizi che esse forniscono.

Gli appalti pre-commerciali rappresentano poi un’importante occasione per le piccole e medie imprese. Il potenziale innovativo di queste ultime è immenso, e grazie allo stanziamento di risorse pubbliche esse hanno l’opportunità di sviluppare e vendere ad altri clienti le soluzioni individuate.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, accolgo favorevolmente la relazione presentata dal collega Harbour, relativa alla promozione dell'innovazione negli appalti precommerciali al fine di garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità in Europa. È di primaria importanza che l'Unione europea faccia fronte adeguatamente alle sfide sociali, in modo da poter garantire miglioramenti sensibili nel campo dell'offerta dei servizi pubblici.

Lo strumento degli appalti precommerciali, in quest'ottica, può contribuire a colmare il divario tra domanda e offerta nel suddetto settore. Concordo con il relatore quando si afferma il bisogno di formare i committenti su come affrontare l'innovazione negli appalti pubblici, perché la professione è altamente qualificata e necessita di personale ben formato.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Gli appalti pre-commerciali hanno luogo allorché il settore pubblico effettua ordini nel campo della ricerca e dello sviluppo, sostenendo in tal modo l’innovazione e garantendo la sostenibilità e l’elevata qualità dei servizi pubblici.

Gli appalti pre-commerciali sono un elemento di importanza nevralgica per irrobustire il potenziale innovativo di tutta l’Unione europea, migliorare i servizi pubblici forniti direttamente ai cittadini e colmare il divario che, nel settore pubblico, separa domanda e offerta.

Come esempio di una soluzione sviluppata sulla base di un appalto pubblico, basti pensare al sistema di navigazione GPS.

Negli Stati Uniti, i fondi stanziati per ordini di ricerca e sviluppo sono 20 volte superiori a quelli stanziati nell’Unione europea.

Per le piccole e medie imprese, gli appalti pubblici rappresentano una preziosa occasione per fare esperienza. I contratti di appalto pre-commerciale sono vantaggiosi per le imprese più piccole, che normalmente non soddisfano i requisiti dei contratti di appalto commerciale tradizionali.

L’Europa deve urgentemente elaborare soluzioni di carattere generale per perfezionare l’utilizzo degli appalti pre-commerciali, non solo da parte delle autorità nazionali, ma anche di quelle regionali e locali.

 
  
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  Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Desidero in primo luogo congratularmi con l’onorevole Harbour per la sua relazione, e in particolare per il modo in cui essa riflette il lavoro della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. Adottando questa relazione d’iniziativa elaborata dall’onorevole Harbour, contribuiremo a stimolare l’innovazione nel settore ricerca e sviluppo in tutta l’Unione europea. Dobbiamo sfruttare il vantaggio che otterremo da una politica di appalti pre-commerciali; gli appalti pubblici sono un settore che offre immense opportunità alle piccole e medie imprese, e gli appalti pre-commerciali sono più facilmente accessibili rispetto ai contratti d’appalto di grandi dimensioni.

Dobbiamo seguire l’esempio degli Stati Uniti e concentrarci in maniera più decisa sugli appalti dei servizi di ricerca e sviluppo. Dobbiamo definire un valido e positivo strumento di politica pre-commerciale, per stimolare la base innovativa dell’Unione europea. Attualmente, le imprese che hanno sviluppato un prodotto o un servizio per un ente pubblico non possono riutilizzare i risultati per altri potenziali clienti, e a questo si aggiungono le barriere finanziarie che ostacolano l’aggiudicazione di appalti per soluzioni concorrenti. Gli appalti pre-commerciali consentono lo sviluppo efficiente sotto il profilo dei costi di soluzioni innovative.

 
  
  

- Relazione Laperrouze (A6-0013/2009)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh e Inger Segelström (PSE), per iscritto. − (SV) Abbiamo deciso di votare contro la relazione dell’onorevole Laperrouze, poiché riteniamo che il testo finale sia poco equilibrato e violi il diritto degli Stati membri di decidere autonomamente se intendono utilizzare e sviluppare l’energia nucleare, ed eventualmente investire in questo settore. Siamo favorevoli alla ricerca comune nel campo della sicurezza nucleare, per esempio, ma riteniamo che in parecchi punti la relazione dimostri un entusiasmo eccessivo nei confronti dell’energia nucleare; si tratta di decisioni che andrebbero prese a livello di Stato membro.

Inoltre, noi siamo favorevoli, in linea generale, agli investimenti nelle infrastrutture energetiche, ma rimaniamo scettici sull’opportunità di sostenere tutti i progetti e gli investimenti che la relatrice amerebbe sostenere. Avremmo desiderato veder fissare criteri più precisi, così da poter sostenere una posizione come questa, in particolare alla luce del dibattito su Nord Stream.

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. − (EN) Prima di qualunque altra cosa, l’Europa deve fare ogni sforzo per aiutare i propri Stati membri nella loro ricerca di gas e petrolio. I fondali marini intorno a Malta celano probabilmente riserve di combustibili fossili, che non è possibile sfruttare completamente a causa di controversie sulla linea mediana tra Malta e i suoi vicini nordafricani. Tale questione non dovrebbe essere considerata un problema puramente bilaterale; è interesse dell’Europa cercare una soluzione a nome del proprio Stato membro.

Il nodo dell’energia nucleare ha assunto ancora una volta un rilievo particolare. Nel dibattito infinito che ferve su questo tema, vi sono ovviamente i pro e i contro, ma non è possibile evitare di prendere in considerazione questa fonte di energia.

Mi risulta che Malta stesse considerando la possibilità di importare energia generata da centrali nucleari in Francia. Quest’energia raggiungerebbe Malta sotto forma di energia elettrica e gli aspetti negativi connessi alle centrali nucleari non rappresenterebbero un problema; l’energia generata sarebbe più a buon mercato di quella prodotta tramite un gasdotto proveniente dalla Sicilia, e Malta non dovrebbe impegnare i capitali necessari per la costruzione di una centrale elettrica.

 
  
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  Liam Aylward (UEN), per iscritto. − (EN) Questa settimana accolgo con soddisfazione la notizia dello stanziamento di 100 milioni di euro, che l’Unione europea sta per concedere a sostegno della costruzione di nuove reti elettriche tra la costa orientale d’Irlanda e il Galles.

Questo nuovo progetto rientra nel pacchetto di stimoli economici da 3,5 miliardi di euro annunciato la settimana scorsa a Bruxelles dalla Commissione europea. Esso contribuirà alla costruzione di reti energetiche più moderne, che in avvenire renderanno completamente sicuro l’approvvigionamento energetico per l’Irlanda.

L’Unione europea si accinge anche a sostenere finanziariamente nuovi progetti nel campo delle energie alternative; in questo quadro rientra anche il settore dell’energia eolica.

Nella mia qualità di membro della commissione per l’ambiente del Parlamento europeo, ho assistito all’inasprirsi della controversia sull’approvvigionamento energetico.

Dobbiamo tutti riflettere sulla vicenda che si trascina ormai da parecchie settimane, in merito all’approvvigionamento energetico che giunge nell’Unione europea dalla Russia, attraversando l’Ucraina.

La realtà è che l’Unione europea deve spezzare il legame di assoluta dipendenza che la incatena agli approvvigionamenti energetici russi. E’ necessario sviluppare altri settori energetici.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Grazie Presidente. Il mio voto è favorevole. Ritengo che le energie rinnovabili, come quella eolica, solare, idraulica o geotermica, la biomassa e le risorse marine, siano la fonte potenziale di energia più importante dell'Unione europea. Queste possono contribuire a stabilizzare i prezzi dell'energia e a contenere l'aumento della dipendenza energetica.

Risulta quindi fondamentale definire una politica europea dell'energia che consenta una massiccia conversione verso tecnologie energetiche efficienti e a basse emissioni di carbonio, onde coprire il fabbisogno di energia. Se l'efficienza energetica e il risparmio di energia continueranno a essere una priorità, al pari del perseguimento dello sviluppo di energia rinnovabile, concordo che entro il 2050 sarà possibile soddisfare il fabbisogno di energia utilizzando fonti a basse emissioni. Condivido anche l'importanza di un approccio sistematico fondato su sinergie tra i diversi settori. Infine, le sfide energetiche e climatiche di lungo periodo, a livello globale ed europeo, sono un'opportunità straordinaria per incoraggiare nuovi modelli di impresa in tutti i settori economici, al fine di dare impulso a un'innovazione e a un'imprenditorialità rispettose dell'ambiente.

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. − (LT) L’Europa non ha una politica energetica unica; ogni Stato difende i propri interessi. Altri cinque miliardi di euro sono stati stanziati a favore delle interconnessioni, nell’Unione europea, nel campo dell’elettricità e di Internet a banda larga. Si tratta di un evento storico: per la prima volta nella storia dell’Unione, la Commissione europea ha ridiscusso il bilancio proponendo un progetto di questo genere. E’ un’iniziativa di particolare importanza per la Lituania, che dal punto di vista energetico è ancora un’isola, priva com’è di interconnessioni elettriche sia con la Svezia che con la Polonia. I collegamenti energetici sono investimenti scarsamente remunerativi in termini finanziari; di conseguenza, progetti di importanza così vitale si devono finanziare per mezzo dei fondi dell’Unione europea. Oggi la Lituania acquista il gas a circa 500 dollari statunitensi, mentre altri Stati membri dell’UE, più lontani dalla Russia di quanto sia la Lituania, pagano un prezzo inferiore. Sarebbe un forte vantaggio per tutti noi se, con una dimostrazione di solidarietà, riuscissimo a parlare con una voce sola a Gazprom per quanto riguarda i prezzi.

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I tre obiettivi principali – ossia la sicurezza degli approvvigionamenti e la solidarietà tra gli Stati membri; la lotta ai cambiamenti climatici, con il richiamo agli obiettivi del programma 3 X 20 entro il 2020 e della riduzione da un minimo del 50 per cento fino all’80 per cento delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2050; la crescita economica dell’UE, ossia l’ottenimento dei migliori prezzi evitando la volatilità degli stessi – rivestono importanza nevralgica nel quadro di un dibattito sulla politica energetica europea. Dobbiamo decidere in base a quale politica attuare la decentralizzazione delle fonti energetiche; sarà inoltre opportuno incoraggiare nuovi tipi di energia rinnovabile.

 
  
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  Giles Chichester (PPE-DE), per iscritto. (EN) I miei colleghi conservatori britannici e io apprezziamo l’approccio strategico con cui la relazione Laperrouze sul secondo riesame strategico della politica energetica affronta il problema dell’approvvigionamento energetico.

Abbiamo votato contro i riferimenti al trattato di Lisbona, in omaggio alla nostra tradizionale linea politica di opposizione al trattato stesso. Tuttavia, dal momento che su alcuni specifici riferimenti al trattato di Lisbona non potevamo esprimere voto contrario, abbiamo deciso di astenerci nella votazione finale.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Laperrouze sull’analisi strategica della situazione energetica dell’Unione europea, in quanto essa afferma che la futura politica energetica dell’Unione dovrebbe comprendere piani d’azione d’emergenza, e prevedere la realizzazione di progetti miranti alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento nonché nuovi obiettivi in materia di cambiamento climatico.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT) Abbiamo votato contro questa relazione in quanto disapproviamo molte delle proposte in essa formulate: proposte basate invariabilmente sulla libera concorrenza e sulla liberalizzazione dei mercati in un settore strategico in cui l’esistenza di politiche pubbliche e la proprietà pubblica dei principali mezzi di produzione dell’energia era essenziale.

Tuttavia, abbiamo votato a favore di numerose proposte. Per esempio, anche noi siamo preoccupati per la sicurezza dei combustibili fossili come il petrolio e il gas, e per l’affermazione della relatrice che giudica improbabile che la produzione mondiale possa superare i 100 milioni di barili al giorno (attualmente è di 87 milioni) mentre la domanda prevista per il 2030 è di 120 milioni di barili al giorno, con il conseguente rischio di una grave crisi durante il prossimo decennio.

Anche noi riteniamo necessario intensificare la ricerca in campo energetico, in particolare per quanto riguarda la trasmutazione delle scorie nucleari e la fusione nucleare.

Nondimeno ci opponiamo al tentativo di porre i gruppi economici dell’Unione europea in una posizione di forza rispetto alle aziende pubbliche dei paesi terzi, e deploriamo che si sia utilizzata questa relazione per difendere il trattato di Lisbona e invitare a ratificarlo.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Laperrouze sul secondo riesame strategico della politica energetica, benché – a mio avviso – essa pecchi di eccessivo entusiasmo per l’energia nucleare. Non sono un fautore della chiusura anticipata delle centrali nucleari sicure, ma considero con marcato scetticismo la costruzione di nuove centrali. Nella mia regione, l’Inghilterra sudoccidentale, abbiamo la possibilità di costruire uno sbarramento di marea sul fiume Severn che garantirebbe – con danni potenziali per l’ambiente assai più limitati – la produzione di due centrali nucleari e soddisferebbe – secondo criteri “verdi” – il cinque per cento del fabbisogno energetico della Gran Bretagna.

Ho anche votato a favore dell’emendamento n. 22, presentato dai Verdi, che sottolinea i ritardi e il lievitare dei costi del progetto di fusione controllata ITER. Ero contrario a ospitare in Europa questo progetto congiunto, dal momento che il paese ospite paga una parte sproporzionata del bilancio totale; mi sembrava più opportuno che fosse il Giappone – che lo desiderava – a ospitare quest’inutile e costosa enormità. Prima di quanto si potesse prevedere, i fatti mi stanno dando ragione.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Tutti sanno che l’energia rappresenta una sfida estremamente ardua per gli Stati membri. Risparmio energetico, miglior efficienza energetica, ricerca di forme di energia rinnovabile commercialmente remunerative, nuove tecnologie di trasporto e diversificazione dell’approvvigionamento: i criteri per ridurre la dipendenza degli Stati membri sono ben noti. Non mettiamo in dubbio la necessità di qualche forma di cooperazione, e anche di organizzazione, a livello intergovernativo, né rifiutiamo la solidarietà fra gli Stati.

Ma in realtà, a giudicare dalla relazione, sembra che il progetto di una strategia energetica e la sicurezza dell’approvvigionamento siano assai meno importanti dell’introduzione di una politica energetica unica o di reti uniche per il gas e l’elettricità, poste sotto la guida in un regolatore europeo unico per ogni settore. Ora, scelte, esigenze, opzioni e capacità dei vari Stati sono assai differenziate.

Questo delicatissimo tema riveste importanza strategica, e di conseguenza va lasciato alle decisioni sovrane degli Stati membri, in conformità dei loro interessi. Ma ancora una volta l’obiettivo è quello di ampliare i poteri della burocrazia di Bruxelles: sappiamo chi dobbiamo ringraziare per tutti i problemi che ci affliggono, dall’esplosione dei prezzi dell’elettricità fino ai ripetuti blackout.

Per questi motivi abbiamo votato contro questa relazione.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) Questa relazione propugna, per l’ennesima volta, l’opzione nucleare, benché tale forma di energia non sia competitiva e l’uranio si ottenga in condizioni pericolose, che provocano discriminazioni etniche ed esercitano un impatto intollerabile sulla salute.

In considerazione del problema del riscaldamento globale, il carbone non si può considerare una “componente provvisoria”.

Ritengo che la “diversificazione delle risorse energetiche dell’Unione europea” sia legata allo sfruttamento delle risorse fossili del mar Caspio. I giacimenti di gas e petrolio della regione di Kashagan sottopongono a forti pressioni le popolazioni e le loro risorse ambientali: l’estrazione di un petrolio ricco di solfuri minaccia la salute delle popolazioni e la biodiversità.

La diversificazione dell’approvvigionamento energetico presuppone l’esistenza di gasdotti e oleodotti che trasportino le risorse nell’Unione europea. I progetti TBC e Nabucco incidono sulla stabilità politica dei nostri vicini; abbiamo l’obbligo di evitare che le nostre esigenze energetiche minaccino la loro stabilità. Le popolazioni del Caucaso meridionale devono ricevere un vantaggio economico e sociale dall’estrazione di energia dai loro territori.

In Africa, la produzione di energia solare destinata a soddisfare le nostre esigenze dev’essere remunerata adeguatamente.

Perché non affermare che le energie rinnovabili e il risparmio energetico sono la risposta del futuro? Data la sua formulazione attuale, voterò contro la relazione.

 
  
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  Ona Juknevičienė (ALDE), per iscritto. − (LT) Per garantire la sicurezza energetica dell’Unione europea, è necessario creare un mercato energetico comune dell’Unione, in cui siano integrati tutti gli Stati membri della Comunità, e soprattutto la regione baltica. La dipendenza dei paesi di questa regione dalla Russia, che è l’unico fornitore di risorse energetiche, è un ostacolo per la sicurezza energetica non solo di questi paesi, ma dell’intera Comunità. Di conseguenza è indispensabile assicurare la connessione dei paesi baltici alle reti dell’Unione europea, mediante progetti UE prioritari e dotati di adeguati finanziamenti. La diversificazione delle fonti e dei fornitori di energia non può rimanere una questione affidata unicamente agli Stati membri; va decisa a livello di Unione europea. Mi schiero quindi con decisione a favore della relatrice, quando invita la Commissione a “preparare un piano strategico europeo che indichi investimenti a lungo termine miranti a soddisfare le esigenze della futura produzione di energia elettrica, nonché orientamenti concreti per gli investimenti nel settore dell’energia nucleare”. Dal momento che la crisi finanziaria ha colpito con particolare durezza il settore edilizio, in Lituania non meno che altrove, l’esortazione della relatrice a “intensificare gli sforzi per risolvere il problema dello smaltimento definitivo di ogni tipo di rifiuti radioattivi, in special modo quelli altamente radioattivi” acquista particolare rilievo con la chiusura della centrale nucleare di Ignalina.

Gli accordi di cooperazione e partenariato (soprattutto con la Russia) devono fungere da strumento per la salvaguardia degli interessi di tutti gli Stati membri dell’Unione; gli Stati membri, da parte loro, nelle discussioni con i fornitori energetici nei paesi terzi devono rispettare i principi della solidarietà e dell’unità. In un’epoca di rapida globalizzazione, solo un’Europa unita sarà forte e competitiva.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Quella della sicurezza energetica dell’Unione europea è una questione ricorrente e di sempre maggior rilievo, evidente indizio di problemi profondamente radicati e ancora irrisolti. La recente crisi del gas ha dimostrato l’assoluta necessità che gli Stati membri uniscano le forze a livello comunitario e diano dimostrazione di solidarietà, sia nelle situazioni di crisi che nell’elaborazione e nell’attuazione di soluzioni comuni reciprocamente vantaggiose.

Situata ai confini orientali dell’Unione, la Romania ha chiara coscienza dei rischi e dei vantaggi di questa posizione geostrategica. Per tale motivo, la Romania sostiene e promuove da un lato la costruzione di percorsi alternativi di transito energetico, tra cui in primo luogo il gasdotto Nabucco, mentre dall’altro sostiene il processo mirante a definire e irrobustire i rapporti di partenariato con la Russia, che è un importante attore della scena internazionale, e non solo nel complesso settore dell’approvvigionamento di risorse energetiche.

Alla luce di tali considerazioni, sarà opportuno prendere in considerazione e attuare al più presto le raccomandazioni formulate dalla relatrice in merito al corridoio dell’Europa meridionale (con particolare riguardo a Nabucco) e all’interconnessione delle reti del gas e dell’elettricità che percorrono l’Europa sudorientale da nord a sud.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La crisi del gas che abbiamo appena attraversato ha dimostrato una volta di più quanto sia importante, per l’Unione europea, disporre di un approvvigionamento di energia sicuro, affidabile e a buon mercato. E’ sconcertante che l’energia nucleare venga improvvisamente definita “ecocompatibile” nel quadro del dibattito sull’energia, e che reattori giunti al termine della loro vita utile, e per il cui smantellamento sono stati spesi milioni in sovvenzioni, vengano altrettanto improvvisamente riattivati. Probabilmente, tutto questo è una conseguenza del fatto che l’Unione europea ha ignorato la controversia insorta sulla questione del gas, lasciando nei guai gli Stati membri dell’Europa orientale. Ne possiamo trarre una lezione per il futuro: dobbiamo ridurre i consumi energetici, anche se i critici dubitano che l’introduzione obbligatoria delle lampadine a risparmio energetico servirà a raggiungere questo risultato, e dobbiamo promuovere l’utilizzo di forme alternative di energia. Tuttavia, finché il bilancio continuerà a imperniarsi sull’energia nucleare, questo traguardo rimarrà irraggiungibile e le nuove tecnologie energetiche resteranno emarginate.

Nonostante l’importanza delle considerazioni relative alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea, tali considerazioni non devono tradursi in un sostegno all’ingresso della Turchia nell’Unione dettato da ragioni di politica energetica. Anche se la Turchia non diverrà uno Stato membro, gli oleodotti già progettati potranno comunque attraversare il territorio di quel paese, e sarà sempre possibile realizzare i progetti infrastrutturali riguardanti il gas.

 
  
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  Antonio Mussa (UEN), per iscritto. − Ho molto apprezzato il lavoro della collega Laperrouze e quindi ho votato a favore del suo accoglimento. Spero solo che gli spunti e le indicazioni che la collega ha fornito nella sua relazione vengano adeguatamente valutati dalla Commissione e interpretati nel modo più positivo e ampio possibile.

Spero, perciò, che non si frappongano ostacoli alla più veloce definizione dei progetti circa le infrastrutture valutandoli ai fini delle priorità solo per tempi di sviluppo, struttura finanziaria, forniture disponibili e rapporto fra sostegno pubblico e impegno privato.

A questo proposito, la presentazione delle proposte della Commissione sullo European Recovery Plan, con un piano di supporto finanziario ad alcuni progetti, è carente di attenzione all'area del Mediterraneo, con l'esclusione, tra i progetti di massima priorità europea, del progetto GALSI dall'Algeria all'Italia (anche per il solo tratto interno).

Spero ancora che nell'ambito della diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento si avanzi con gradualità facendo procedere le nuove opportunità insieme con l'avvio delle infrastrutture, qualora mancanti.

Mi auguro che i meccanismi di solidarietà non consentano distorsioni del mercato o avviino processi eccessivamente onerosi. Spero che la Carta dell'energia, possa avere un ruolo fondamentale insieme all'ampliamento dell'Energy Community, in particolare ai paesi di transito, anche nel campo delle energie rinnovabili.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Il contesto in cui una strategia concepita per il lungo periodo viene presa in considerazione esercita un’influenza decisiva sul risultato dell’analisi e sul contenuto delle proposte; il dibattito sul riesame strategico della politica energetica non fa eccezione. Parecchi elementi di tale contesto fanno pensare che esso debba considerarsi permanente e non transitorio: per esempio la dipendenza energetica (sia dalla Russia che dai principali paesi produttori di petrolio) e le sue conseguenze; l’incremento dei costi energetici, conseguenza vuoi dell’aumento dei prezzi innescato dall’accresciuta domanda globale, vuoi del minor potere d’acquisto degli Stati, impoveriti da una grave crisi economica; e le conseguenze ambientali – a vari livelli – di un consumo energetico globale in costante crescita (tendenza che difficilmente la crisi economica potrà rovesciare). Nel loro insieme, questi fattori indicano l’esigenza di un approccio strategico basato sulla diminuzione della dipendenza, e quindi sull’incremento della diversità (sia dei fornitori che dell’energia consumata); su una maggiore efficienza; su un intenso sforzo di ricerca nel campo delle energie alternative; su una maggiore integrazione; e contemporaneamente sullo sviluppo di capacità produttive a livello locale (in particolare, quelle che utilizzano fonti alternative di energia). E’ una sfida immensa, ma insieme un problema strategico che non possiamo ignorare.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole in merito alla relazione presentata dalla collega Laperrouze, relativa al secondo riesame strategico della politica energetica. Concordo, infatti, con la necessità di costituire una vera e propria base per una futura politica europea dell'energia, volta a perseguire gli obiettivi della sicurezza degli approvvigionamenti, della lotta ai cambiamenti climatici e della crescita economica dell'UE.

Sottolineo, come il relatore, l'importanza di giungere all'istituzione di un fondo europeo a garanzia dei rischi non commerciali di alcuni progetti di produzione e trasporto dell'energia di interesse europeo, al fine di incoraggiare gli investimenti in tutte le reti.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) L’Unione europea concepisce piani ambiziosi, corrispondenti del resto al rischio di una crescente penuria di risorse derivante dall’incremento della domanda di energia da parte delle popolazioni di tutto il mondo. Le risposte – cioè il mantenimento dell’attuale sicurezza di approvvigionamento e lo sviluppo di efficienti forme di energia non basate sul carbonio – non si escludono a vicenda.

Garantire la sicurezza del nostro ambiente e scongiurare la povertà energetica tra le fasce di popolazione che dispongono di un reddito fisso, soprattutto nell’Inghilterra sudorientale, sono due obiettivi di pari importanza.

Per tale motivo sono favorevole ad assicurare l’approvvigionamento energetico dell’Unione europea per mezzo di una miscela di soluzioni tecnologiche. Comprendo la necessità di usare estrema cautela, per quanto riguarda la sicurezza del settore nucleare, ma ritengo altresì che esso offra un certo grado di certezza: se dovessimo rinunciare ora a tale processo, le conseguenze per molti cittadini del mio collegio elettorale, che dispongono solo di un reddito fisso, sarebbero disastrose.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. − (NL) La relazione sul secondo riesame strategico della politica energetica offre ben poco sul piano della coesione. A mio avviso, un totale impegno per la realizzazione di un’economia efficiente dal punto di vista energetico dovrebbe costituire la massima priorità della politica energetica europea. La limitazione del consumo di energia dovrebbe diventare la priorità assoluta, nel tentativo di raggiungere gli obiettivi in materia di cambiamento climatico, sviluppo sostenibile, innovazione, creazione di posti di lavoro e competitività. In effetti, un approccio di questo tipo rappresenta un metodo molto efficace e poco costoso per garantire un costante approvvigionamento energetico. Come si è già detto, si crea così un vastissimo numero di posti di lavoro per lavoratori qualificati e non qualificati.

La politica energetica europea deve guardare al futuro e tenere in debito conto l’evolversi delle modalità di produzione e consumo dell’energia. La decentralizzazione dei sistemi energetici dovrà accompagnarsi a un esteso ricorso alle fonti di energia rinnovabile. Assieme all’efficienza energetica, anche le misure di risparmio dell’energia sono di essenziale importanza; di conseguenza, nell’industria edilizia sarà necessario insistere sull’isolamento e su altre misure. La relazione sopravvaluta l’importanza dell’energia nucleare: questa può soddisfare circa un terzo della domanda totale di elettricità, ma ciò equivale appena al 6 per cento della domanda totale di energia. In tale contesto, vi rammento che non è stata ancora individuata alcuna soluzione sostenibile per il problema delle scorie (altamente) radioattive.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) L’indipendenza energetica dell’Europa deve occupare una posizione di maggior rilievo nell’agenda politica; è importante anche definire in maniera chiara, in tutta l’Unione europea, il concetto di povertà energetica. Occorre inoltre una riflessione più articolata e coordinata sui criteri con cui utilizzare l’economia verde, nell’attuale crisi finanziaria, per creare posti di lavoro e allo stesso tempo garantire all’Unione la necessaria indipendenza energetica. Infine, è indispensabile affrontare il problema degli investimenti nella rete europea.

 
  
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  Konrad Szymański (UEN), per iscritto. − (PL) Nella relazione dell’onorevole Lapperouze sul secondo riesame strategico della politica energetica figura un punto che propugna la costruzione del gasdotto South Stream. Si tratta di un progetto gemello rispetto al gasdotto Nord Stream, che mira a rendere totalmente impossibile la realizzazione del progetto Nabucco. Il gasdotto South Stream rafforza la posizione della Russia dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, e non si può quindi considerare un progetto mirante a realizzare la diversificazione in questo campo.

 
  
  

- Relazione Záborská (A6-0492/2008)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh e Inger Segelström (PSE), per iscritto. (SV) Giudichiamo in maniera assai negativa la relazione dell’onorevole Záborská e avevamo intenzione di esprimere voto contrario, poiché la relazione ci sembra estremamente ostile alle donne, che apparentemente non dovrebbero lavorare ma occuparsi unicamente della casa, dei bambini e degli anziani. Alla fine non abbiamo avuto bisogno di votare contro la relazione, perché è stata approvata la risoluzione alternativa del gruppo dei Verdi.

Anche se al tirar delle somme abbiamo deciso di sostenere la risoluzione, siamo rimasti contrari o perplessi di fronte ad alcune formulazioni; di conseguenza, eravamo dubbiosi sul modo in cui indirizzare il nostro voto.

In quanto socialdemocratici svedesi, siamo convinti che il diritto al lavoro debba valere per tutti. La società deve quindi fornire strumenti e condizioni che consentano alle donne di svolgere un lavoro, cosa che costituisce un prerequisito della loro emancipazione. Un articolato ed efficiente sistema di assistenza per i bambini e gli anziani è un altro importantissimo prerequisito, necessario per consentire alle donne di svolgere un’attività lavorativa. Ovviamente deve esistere la solidarietà fra le generazioni, ma tale solidarietà non deve costringere le donne a rimanere a casa per badare agli anziani e ai bambini.

Siamo tuttavia convinti che la risoluzione approvata dalla maggioranza costituisca un chiaro messaggio per la presidenza ceca, che dovrà così convincersi che il suo obiettivo di porre l’assistenza domestica a bambini e anziani sullo stesso piano del lavoro è non solo antiquato, ma anche estremamente ostile nei confronti delle donne.

 
  
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  Robert Atkins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I miei colleghi conservatori britannici e io siamo favorevoli a parecchi dei principi generali delineati in questa relazione, tra cui il sostegno ai/alle badanti, la conciliazione tra vita professionale e familiare e il congedo parentale.

Tuttavia, a causa di alcuni riferimenti contenuti nella relazione, concernenti in particolare la direttiva sull’orario di lavoro, abbiamo deciso di astenerci.

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. (EN) E’ un fatto che, nella strategia di Lisbona, la nozione di “lavoro” si riferisce a un lavoro retribuito formale; ma in realtà la nozione di “lavoro” va interpretata in maniera più ampia. Alcune attività, svolte sia dalle donne che dagli uomini, non costituiscono un lavoro retribuito formale, ma non si può negare che siano un lavoro. Per esempio, il lavoro nel volontariato e il lavoro domestico e familiare rappresentano diversi aspetti di questa nozione ma non rientrano nella definizione tradizionale di lavoro retribuito.

La definizione di lavoro in uso fino a oggi è troppo economica. Molte persone di entrambi i generi assistono persone non autosufficienti, ma questo lavoro è ignorato dagli esperti di statistica dell’occupazione. A mio avviso il lavoro domestico costituisce una produzione domestica e dovrebbe formare una parte significativa delle statistiche relative alla produzione economica di un paese.

Esso tuttavia non è incluso tra i beni e i servizi che costituiscono il PIL di un paese. Di conseguenza viene sottovalutato il contributo delle donne, cui si deve la parte più rilevante della produzione domestica. Se si considerano le ore di lavoro dedicate alla produzione domestica, è difficile negare che se ne debba tener conto nel calcolo della produzione totale di un paese.

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. − (PL) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Záborská. In particolare, sono convinto che le donne responsabili della gestione domestica e dell’educazione dei bambini non debbano subire discriminazioni sul mercato del lavoro. La gestione della casa e l’educazione dei figli costituiscono un lavoro in gran parte invisibile, privo di prestigio ma svolto a vantaggio dell’intera comunità; in Polonia circa sei milioni di donne sono casalinghe. Di conseguenza, la politica dell’Unione europea deve definire la nozione di lavoro in modo da prevedere una serie di concessioni a favore delle donne che pongono in secondo piano la carriera professionale, si dedicano alla famiglia, oppure si occupano della famiglia e insieme hanno un’attività lavorativa.

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. − (LT) In Europa, il tasso di occupazione delle donne con figli a carico è solo del 62,4 per cento, mentre per gli uomini è del 91,4 per cento. Inoltre, il 76,5 per cento dei lavoratori a tempo parziale è costituito da donne. Servizi inadeguati, bassi salari, ritardato ingresso nel mercato del lavoro, lunghe successioni di contratti a termine e insufficienti incentivi per le giovani coppie: ecco alcuni dei fattori che inducono i giovani a ritardare il matrimonio e la procreazione di figli. Invito gli Stati membri dell’Unione europea ad adottare misure per cui il costo del congedo di maternità non debba essere sostenuto solo dai datori di lavoro ma dall’intera società, a offrire ai genitori maggiori opportunità di lavoro flessibile e alle istituzioni di assistenza all’infanzia la possibilità di un orario più flessibile; in tal modo donne e uomini potranno conciliare con migliori risultati vita professionale e vita familiare.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE), per iscritto. (EN) Sono favorevole a questa relazione, che si concentra su svariati aspetti della discriminazione diretta e indiretta subita da donne e uomini che si prendono cura di persone non autosufficienti. La relazione argomenta che una migliore comprensione del nesso tra il lavoro retribuito e gli obblighi familiari – che costituiscono un lavoro non retribuito – è essenziale per promuovere l’indipendenza economica delle donne e di conseguenza l’uguaglianza di genere.

Ancor oggi, il lavoro non retribuito di donne e uomini che si occupano, per esempio, dell’educazione dei bambini, dell’assistenza domestica agli anziani e della solidarietà intergenerazionale, e che quindi lavorano per il bene comune, non è considerato un lavoro dal punto di vista economico.

La relazione invita gli Stati membri a prendere misure che riconoscano non solo le forme tradizionali di lavoro retribuito, ma anche varie altre tipologie, come il volontariato e il lavoro domestico e familiare, e a valutare le modalità per integrarle nei sistemi di contabilità nazionale, verificandone inoltre l’impatto sul PIL.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Nella relazione dell’onorevole Záborská si offre una definizione del termine “lavoro” in cui rientra anche il lavoro informale e non retribuito, e che riconosce anche le forme di lavoro non remunerate ed estranee ai circuiti del mercato. Benché questo tipo di lavoro sia prevalente in tutti gli Stati membri, le stime statistiche della “forza lavoro” raramente ne tengono conto; esso perciò non è adeguatamente analizzato, apprezzato e riconosciuto. Quanto meno, tutte le cure materne prestate a tempo pieno devono essere riconosciute ai fini delle pensioni contributive.

Ho votato a favore della relazione nonostante nutra alcuni dubbi e preoccupazioni in merito all’impostazione complessiva del testo.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT) Abbiamo votato a favore della posizione alternativa presentata dal gruppo dei Verdi – pur non condividendone completamente alcune parti – perché essa migliora la proposta della relatrice.

In questo settore è essenziale poter disporre di politiche pubbliche intrinsecamente connesse alla realizzazione dell’uguaglianza di genere; è essenziale che vi siano servizi pubblici, e che tutti i cittadini possano accedere a servizi di qualità, indipendentemente dal genere e dalla situazione finanziaria, senza discriminazioni di sorta. A tale scopo sono necessari servizi nazionali di sanità pubblica gratuiti o sostanzialmente gratuiti, e inoltre un’istruzione pubblica gratuita e di elevata qualità, aperta a tutti.

E’ altrettanto essenziale allestire e mantenere strutture sanitarie accessibili e di buona qualità, con orari di apertura che soddisfino le esigenze di genitori e bambini, nonché strutture di assistenza accessibili e di buona qualità per gli anziani e le persone non autosufficienti. Tutti questi elementi sono essenziali per garantire a tutti i cittadini migliori condizioni di vita e per agevolare alle donne l’accesso al mercato del lavoro e a un’occupazione retribuita, in modo da garantire loro quell’indipendenza economica che è indispensabile per l’emancipazione delle donne.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La motivazione elaborata dall’onorevole Záborská spiega che l’obiettivo della sua relazione è l’adeguato riconoscimento sociale ed economico di determinate attività che non possono rientrare nel “mercato del lavoro formale”. Per esprimerci in maniera chiara e sintetica, ciò significa essenzialmente l’educazione dei figli e, visto il progressivo invecchiamento delle nostre società, l’assistenza alle persone non autosufficienti. E’ un chiarimento necessario perché quest’aspetto non risulta immediatamente chiaro né dal titolo della relazione – che parla di discriminazione – né dalla prima lettura di un testo scritto in uno stile non sempre agevole.

Nei dettagli, il testo si diffonde giustamente sul riconoscimento da parte della società, sull’inclusione di ogni tipo di produzione di ricchezza, anche se invisibile, nelle statistiche nazionali, sulla libertà di scelta e anche sulla concessione di diritti personali alla sicurezza sociale e alla pensione a coloro che scelgono di dedicarsi alla famiglia anziché alla carriera.

Rincresce tuttavia che l’onorevole Záborská non abbia seguito sino in fondo la logica del suo ragionamento, e abbia trascurato l’unica misura che sarebbe stata realmente in grado di garantire libertà di scelta e di stimolare un incremento delle nascite eliminando gli ostacoli finanziari: il salario parentale, che il Front National invoca da anni.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. (DE) Ho votato a favore della relazione Záborská sulla non discriminazione.

Dobbiamo fare ogni sforzo per realizzare l’uguaglianza di genere.

Da un lato gli uomini devono partecipare più attivamente ai lavori domestici e all’educazione dei figli; dall’altro, le donne devono avere la possibilità di seguire una carriera completamente indipendente. In ogni caso, è importante non perdere mai di vista il benessere dei bambini e rendere disponibili strutture adeguate e accessibili per l’assistenza all’infanzia.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) L’uguaglianza e la parità di trattamento – sia nel mercato del lavoro che in qualsiasi altro contesto – dovrebbero essere elementi ovvi in una democrazia. Da questo punto di vista la relatrice ha naturalmente ragione.

Come al solito, però, sembra che le misure proposte per correggere le nostre carenze in materia di diritti umani e democrazia tendano ad ampliare il potere politico dell’Unione europea a spese degli Stati membri; tutto si conclude regolarmente con un attacco alla sussidiarietà. In pratica, questa relazione propone che l’Unione si accolli la responsabilità della politica sociale degli Stati membri e legiferi su questioni strettamente legate alla politica del mercato del lavoro; alcune formulazioni aprono la strada a una politica fiscale comune. Sono esempi di questioni politiche il cui controllo dovrebbe spettare agli Stati membri.

Nonostante le numerose buone intenzioni, ho quindi deciso di votare contro la relazione d’iniziativa e anche contro la proposta di risoluzione alternativa.

 
  
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  Thomas Mann (PPE-DE), per iscritto. (DE) La relazione Záborská illustra chiaramente che per le donne la decisione di lavorare oppure di rinunciare al lavoro rappresenta ancora una scelta fra due alternative disuguali.

Sono favorevole a un riconoscimento più dignitoso e a una migliore remunerazione del lavoro svolto in casa da uomini e donne, che comprende i lavori domestici, l’educazione dei figli e l’assistenza a parenti anziani o disabili. L’economia familiare merita un ruolo più importante di quello che le è attualmente riservato; tale impegno va rispettato, in particolare, nei settori della sicurezza sociale e delle politiche pensionistiche nazionali.

E’ stato opportuno avanzare la richiesta della “solidarietà tra le generazioni”. Siamo fautori della responsabilità sociale nei confronti degli anziani, e non consentiremo che interi gruppi siano discriminati ed esclusi. In Germania, il valore di questo lavoro di integrazione ammonta quasi a un terzo del reddito nazionale, e tale esempio dovrebbe trasformarsi nell’approccio seguito in tutta Europa.

Dobbiamo altresì riconoscere il contributo recato al bene comune dalle persone che hanno superato i cinquant’anni. I pensionati relativamente giovani si trovano spesso in una situazione difficile, in quanto hanno abbandonato il lavoro con un anticipo veramente eccessivo, e di solito non volontariamente; è necessario individuare un maggior numero di occupazioni adatte a persone non più giovani, che per esperienza, vastità di conoscenze e apertura a metodologie innovative si trovano in buona posizione sul mercato del lavoro.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Sostengo questa relazione che promuove i diritti dei lavoratori in materia di congedo parentale e per assistenza familiare, e invita a eliminare le discriminazioni contro coloro che tale assistenza forniscono, e anzi a riconoscere in maniera più adeguata il loro operato.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Anziché fissare quote, che spesso suscitano sentimenti di invidia e risentimento, sarebbe più opportuno sostenere le giovani donne nelle scelte formative e nella pianificazione della carriera, per scoraggiare un’eccessiva concentrazione sulle professioni femminili; se una donna preferisce la sicurezza di un lavoro di gruppo o in seno alla famiglia a un ruolo dirigenziale solitario e logorante, dobbiamo accettare la sua scelta. Il principio della parità di stipendio a parità di lavoro si sarebbe già dovuto realizzare da lungo tempo; fino a quando esso non sarà attuato, tutti i tentativi di concedere congedi parentali o di paternità falliranno a causa della realtà finanziaria.

Le famiglie monoparentali corrono un rischio di povertà particolarmente elevato, e da questo punto di vista la società deve dimostrarsi più solidale. Un altro problema è che il lavoro svolto dalle donne – il lavoro domestico, l’educazione dei figli o l’assistenza ai familiari – spesso non è considerato un lavoro vero e proprio; sotto questo aspetto le cose devono cambiare. Se desideriamo che la vita familiare continui, dobbiamo introdurre orari di lavoro compatibili con le esigenze delle famiglie, ma a questo l’Unione europea si oppone. Non basta elevare un appello alla solidarietà tra le generazioni, bisogna tradurlo in pratica. La relazione di oggi mi sembra un passo nella direzione giusta, e quindi l’ho sostenuta col mio voto.

 
  
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  Teresa Riera Madurell (PSE), per iscritto. − (ES) Ho votato a favore della proposta di risoluzione presentata dal gruppo dei Verdi in alternativa alla relazione dell’onorevole Záborská, poiché tale proposta di risoluzione affronta in maniera più efficace i problemi concreti che ancora impediscono di realizzare un’autentica uguaglianza tra uomini e donne, il riconoscimento dell’evoluzione del modello familiare, la conciliazione tra vita personale e professionale e le misure di azione positiva che noi socialisti abbiamo sempre sostenuto.

Non è possibile perpetuare stereotipi né risolvere le nostre difficoltà economiche obbligando le donne a rimanere in casa per prendersi cura di anziani e bambini, come si afferma nel testo dell’onorevole Záborská, che dipinge le donne come “madri potenziali” che procreano e mettono al mondo figli, allevandoli poi principalmente insieme ai padri.

Con il mio voto desidero anche inviare un chiaro messaggio alla presidenza ceca che, come ha spiegato nel suo programma per questi sei mesi, intende anche promuovere l’immagine della donna-badante e incoraggiare molte donne che lavorano ad abbandonare la carriera per prendersi cura della famiglia. Sospetto che la presidenza ceca non comprenda pienamente il significato dell’espressione “parità tra uomini e donne”; spero che in sei mesi riusciremo a spiegarglielo

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, voto a favore della relazione presentata dalla collega Záborská, inerente alla solidarietà tra le generazioni. Penso, infatti, che il concetto di "lavoro" espresso attualmente dall'Unione europea non ricopra adeguatamente tutte le categorie. La discriminazione di donne o uomini che scelgono liberamente di aiutare persone non autosufficienti oppure di formare le capacità umane delle generazioni future è ormai anacronistica e sorpassata.

Concordo con la relatrice, quindi, quando si afferma l'indispensabile bisogno di rendere sostenibile il concetto di lavoro e riconoscere il lavoro non retribuito femminile e maschile di solidarietà tra le generazioni.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Quest’oggi a Strasburgo l’Assemblea plenaria del Parlamento europeo ha adottato una relazione sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni.

La solidarietà intergenerazionale è una delle soluzioni essenziali e strutturali proposte dal modello sociale europeo. Gli Stati membri si sono impegnati ad agire per eliminare gli ostacoli che impediscono alle donne di accedere al mercato del lavoro a condizioni identiche agli uomini. In collaborazione con gli Stati membri e le parti sociali, la Commissione europea dovrebbe riesaminare le strategie politiche miranti a conciliare la vita familiare e la vita professionale.

Gli indicatori dell’occupazione femminile confermano che, in molti aspetti del lavoro, profonde differenze separano ancora gli uomini dalle donne per quanto riguarda la possibilità di conciliare la vita privata e quella professionale. Conformemente agli obiettivi della strategia di Lisbona, gli Stati membri si sono impegnanti a integrare nel mercato dell’occupazione il 60 per cento delle donne capaci di lavorare.

La Commissione dovrebbe presentare un parere in merito alla nuova direttiva sulla protezione e i diritti specifici concernenti la conciliazione della vita familiare e di quella professionale, nelle famiglie in cui alcuni membri hanno bisogno di assistenza. Penso per esempio alle famiglie con bambini, anziani o disabili.

 
  
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  Anna Záborská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) La relazione d’iniziativa propone di valorizzare meglio il ruolo delle donne nella solidarietà intergenerazionale: cura dei figli, degli anziani e delle persone non autosufficienti in famiglia. La relazione da me presentata era veramente rivoluzionaria, poiché per la prima volta un’iniziativa parlamentare invocava il riconoscimento del contributo “invisibile” recato dalle donne al sistema finanziario e al PIL.

La relazione è stata approvata all’unanimità in sede di commissione per i diritti della donna; neppure il gruppo Verde ha votato contro. Oggi, però, questi stessi colleghi hanno presentato una risoluzione alternativa senza proporre prima alcuna consultazione, e tutto il settore di sinistra del Parlamento europeo ha votato per la risoluzione alternativa. Ne traggo due conclusioni: in primo luogo, la sinistra non rispetta il lavoro della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, benché a parole ne riconosca l’importanza; in secondo luogo, la sinistra ha sollevato dei dubbi sul tema dell’uguaglianza e della non discriminazione tra uomini e donne, suscitando il sospetto di voler strumentalizzare questo tema solo a fini di risonanza mediatica.

Ho votato contro la risoluzione, che rappresenta palesemente un passo nella direzione sbagliata. Pur contenendo alcuni paragrafi della mia relazione originale, essa dimostra la mancanza di rispetto della sinistra per il lavoro di milioni di donne in tutta l’Unione europea. Gli autori della risoluzione dimostrano di essere ancora prigionieri di antiquate ideologie che hanno ormai perduto ogni validità. E infine la risoluzione, con una mossa senza precedenti, mette in questione la presidenza ceca unicamente perché quest’ultima ha proposto una discussione sugli obiettivi di Barcellona.

 
  
  

- Relazione Angelilli (A6-0012/2009)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Grazie Presidente. Il mio voto è favorevole. Sono molto preoccupato in quanto la pornografia infantile via Internet è un fenomeno che si sta diffondendo in maniera crescente e, in particolar modo, questo fenomeno coinvolge bambini sempre più piccoli. Lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia infantile costituiscono una gravissima violazione dei diritti umani.

Ritengo quindi importante intensificare, nel quadro della cooperazione internazionale, gli interventi con cui si cerca di filtrare e chiudere i siti web di contenuto pedopornografico, in modo che le aziende che forniscono l'accesso a Internet siano obbligate a bloccare tali siti criminali.

Tuttavia, nonostante gli ordinamenti degli Stati membri assicurino sanzioni e un livello di protezione abbastanza elevato contro gli abusi e lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile, bisogna aumentare la soglia di protezione dei minori, visto anche il continuo sviluppo delle nuove tecnologie, in particolare di Internet, e l'uso di nuove forme di adescamento dei minori online a scopo sessuale (il cosiddetto grooming) da parte dei pedofili.

Infine, è necessario sviluppare campagne di sensibilizzazione per genitori e adolescenti sui pericoli della pornografia infantile su Internet e soprattutto riguardo al rischio di sfruttamento sessuale nelle chat room e nei forum.

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. − (PL) Ho votato a favore della relazione in discussione e mi congratulo con l’onorevole Angelilli, che ha affrontato un problema assai arduo ma anche estremamente importante. La pornografia infantile è un problema globale, di gravità crescente, che va combattuto con tutti i mezzi a livello internazionale; le forze di polizia dei vari Stati membri devono scambiarsi informazioni e cooperare per prevenire il maggior numero possibile di reati di questo tipo. Desidero anche sottolineare la necessità di sviluppare metodi efficaci per venire in aiuto dei bambini che sono rimasti vittime della pedofilia.

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE), per iscritto. − (LT) A mio parere tutti gli Stati membri dell’Unione europea devono penalizzare i rapporti sessuali con persone di età inferiore a 18 anni, che comportino l’uso di coercizione, forza o minaccia. E’ necessario penalizzare pure il palese abuso di una riconosciuta posizione di fiducia, autorità e influenza nei confronti del bambino, anche all’interno della famiglia, nonché l’abuso di una situazione di particolare vulnerabilità del minore, specialmente a causa di una disabilità mentale o fisica.

Gli Stati membri dell’Unione europea devono inoltre obbligare i gestori di Internet a bloccare l’accesso ai siti web che promuovono attività sessuali con bambini, mentre le banche e le altre società che emettono carte di credito devono bloccare i pagamenti per i siti web di pornografia infantile.

 
  
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  Nicodim Bulzesc (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore di questa relazione perché anch’io ritengo che gli Stati membri debbano “penalizzare tutte le forme di abuso sessuale nei confronti dei minori”, compreso l’adescamento online.

Alle persone condannate per reati a sfondo sessuale dev’essere impedito di avere accesso a bambini attraverso un lavoro o attività di volontariato che comportino un contatto regolare con i bambini. Gli Stati membri devono avere l’obbligo di garantire che i candidati a determinate attività professionali attinenti alla cura dei bambini siano soggetti a controlli del casellario giudiziario, compresa la creazione di regole chiare o linee guida per i datori di lavoro quanto ai loro obblighi in tal senso.

 
  
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  Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Spesso l’Unione europea cerca di intraprendere azioni comuni in campi che sarebbe più opportuno lasciare agli Stati membri; in questo caso, però, ritengo che la nostra azione comune possa produrre un salto di qualità.

Il flagello della pornografia infantile e degli abusi sessuali contro i bambini è una tragedia per la nostra società e sconvolge completamente e irreparabilmente la vita di chi è più vulnerabile e bisognoso di protezione.

Considerata la natura dell’Unione europea e la libertà di circolazione delle persone, è di importanza vitale utilizzare i vari mezzi a nostra disposizione per combattere questi crimini ripugnanti, dovunque vengano perpetrati; in particolare, è importante coordinare e aggiornare regolarmente le informazioni sui responsabili.

Dobbiamo inoltre migliorare la cooperazione con i paesi terzi, in modo che sia possibile identificare, bloccare, perseguire ed estradare, secondo la necessità, i cittadini dell’Unione europea che si recano al di fuori dell’UE per commettere reati sessuali contro bambini. Il ruolo globale svolto dall’Unione offre un’importante opportunità per promuovere i nostri valori in paesi e regioni in cui i diritti dei bambini non sono tutelati con lo stesso rigore.

Ho quindi votato a favore di questa relazione.

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. − (SV) La delegazione dei conservatori svedesi al Parlamento europeo ha votato oggi sulla relazione (A6-0012/2009) dell’onorevole Angelilli (italiana, del gruppo Unione per l’Europa delle nazioni) sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile. La lotta contro la diffusione della pornografia infantile deve diventare una priorità, e da questo punto di vista la cooperazione europea ha un importante ruolo da svolgere sotto molti punti di vista; noi conservatori abbiamo quindi votato a favore della relazione.

Desideriamo tuttavia osservare che non condividiamo l’opinione della relatrice in merito a due tra le numerose proposte presentate. A differenza della relatrice non riteniamo opportuno compromettere il rigido segreto professionale che vincola alcune professioni – per esempio avvocati, sacerdoti e psicologi.

Inoltre non crediamo che il titolare di un sito Internet si possa ritenere strettamente responsabile di tutte le discussioni che intercorrono su un sito web, comprese le conversazioni private in chat-room chiuse. Nonostante l’importanza dell’obiettivo, è sproporzionato obbligare tutti i titolari di siti Internet a controllare tutte le conversazioni che si svolgono sui siti, allo scopo di poter garantire la legalità del sito conformemente a questa proposta. Dobbiamo piuttosto concentrarci su altri e più efficaci metodi per combattere le reti che diffondono la pornografia infantile, metodi che non hanno conseguenze così gravi per l’integrità dei normali utenti di Internet.

 
  
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  Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione Angelilli perché ritengo che la protezione dei diritti dei bambini debba rappresentare una priorità per l’Unione europea e i suoi Stati membri. La legislazione volta a combattere lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile dev’essere aggiornata per tener conto dello sviluppo di nuove tecnologie, soprattutto di Internet, nonché dell’utilizzo di nuove forme di adescamento dei bambini da parte dei pedofili.

Sono convinto che le Istituzioni dell’Unione europea e degli Stati membri debbano concentrarsi in particolare sull’incremento della capacità istituzionale di combattere questi reati.

Dal momento che tali reati non conoscono frontiere, l’Unione deve sviluppare una rete transnazionale per lottare contro questa forma di criminalità. A tale proposito sono favorevole all’idea che Europol istituisca un’unità specifica incaricata di combattere la pornografia infantile e la prostituzione dei bambini; tale unità, formata da esperti in questioni specifiche, dovrà cooperare efficacemente con le autorità di polizia degli Stati membri e dei paesi terzi dotate delle competenze pertinenti.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Approvo senza riserve la relazione d’iniziativa dell’onorevole Angelilli e la raccomandazione al Consiglio sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile. Le precedenti posizioni comuni non sono state ancora applicate in tutti gli Stati membri, mentre la minaccia che il crescente progresso tecnologico rappresenta per la sicurezza dei bambini si fa sempre più grave. Questa relazione intende aggiornare e potenziare le misure esistenti per combattere questi comportamenti disgustosi, e definirli come reati penali punibili per legge. L’attuazione della relazione dell’onorevole Angelilli comporterà un salto di qualità in risposta agli sviluppi tecnologici, con l’obiettivo, in particolare, di colpire la sinistra pratica dell’adescamento online.

Altre importanti proposte comprendono il controllo transfrontaliero delle persone che hanno subito condanne per abusi sessuali, allo scopo di impedire loro di ottenere posti di lavoro in cui potrebbero venire a diretto contatto con bambini in altri Stati membri, e una più rigorosa protezione delle vittime durante le indagini e i processi.

Internet è un elemento vitale di una società dell’informazione come la nostra, costituita da una fitta rete di interconnessioni. Oggi più che mai, i bambini hanno estrema familiarità con i computer, ma a tale disinvolta capacità di utilizzo si accompagnano i pericoli rappresentati da persone senza scrupoli, non sempre evidenti per i bambini e per i loro meno competenti genitori. Queste proposte, dettate dal buon senso, mirano a proteggere i membri più vulnerabili delle nostre società.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Angelilli sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile, in quanto giudico indispensabile aggiornare i mezzi di lotta contro tutte le forme di sfruttamento dei bambini, e garantire quindi un elevato livello di protezione dei bambini nell’Unione europea.

Per tale motivo sostengo le raccomandazioni della relazione, e specificamente la proposta di penalizzare in tutti gli Stati membri ogni tipo di reato sessuale contro i bambini, l’intensificazione della vigilanza e del monitoraggio di nuove forme di adescamento dei minori, soprattutto via Internet, e l’istituzione di un sistema di allerta per i minori scomparsi, allo scopo di migliorare la cooperazione a livello europeo.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Gli abusi sessuali contro i bambini e la pornografia infantile sono crimini particolarmente odiosi per contrastare i quali – in quest’epoca di Internet e di turismo sessuale – occorrono una legislazione più severa, una più intensa cooperazione tra polizia e sistemi giudiziari e un sostegno più deciso alle vittime. La relazione dell’onorevole Angelilli merita il nostro sostegno.

Faccio però rilevare che – a parte gli sviluppi tecnologici che offrono ai pervertiti opportunità assai maggiori di soddisfare le proprie voglie – un’altra ragione del sempre più vasto diffondersi di questo tipo di criminalità è da ricercarsi nel clima di decadenza morale e caduta dei valori.

Appena trent’anni fa, in nome di una pretesa liberalizzazione dei costumi, di una sfrenata ricerca del piacere per tutti e di una pseudo-crescita personale dell’individuo fin dalla più tenera età, una certa tendenza politica ha incoraggiato l’attività sessuale dei minori, persino sulle colonne di un megafono della sinistra alla moda come il quotidiano francese Le Monde. Possiamo sperare che questa tesi squallida sia stata definitivamente respinta, ma i suoi autori continuano a predicare e la loro parte politica continua a impartire lezioni, senza aver mai ammesso le proprie responsabilità.

Infine, vorrei sapere perché l’unico diritto di cui i bambini non godono, in quasi tutti i nostri Stati, è quello di nascere.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT) Come si ricorda in questa proposta di raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio, la convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale e gli abusi sessuali, già firmata da 20 Stati membri dell’Unione europea, è il primo strumento giuridico internazionale per classificare come reati le varie forme di abuso sessuale dei bambini, compresi gli abusi perpetrati tra l’altro con l’uso della forza, la coercizione o le minacce, anche all’interno della famiglia.

In tale contesto, il Parlamento invita tutti gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto a firmare, ratificare e applicare tutte le pertinenti convenzioni internazionali, a cominciare dalla convenzione del Consiglio d’Europa. Tra le altre raccomandazioni, il Parlamento invita gli Stati membri a perfezionare la legislazione e la collaborazione in questo campo, per far sì che i reati sessuali contro persone di età inferiore a 18 anni siano sempre classificati, in tutta l’Unione europea, come sfruttamento di minori, e a penalizzare tutti i tipi di abusi sessuali commessi sui bambini.

Indipendentemente dalla necessaria analisi e dalla decisione sovrana di ogni Stato membro su ognuna delle decisioni del Parlamento, concordiamo con l’impostazione di fondo della risoluzione, che tende a proteggere e salvaguardare i diritti dei bambini.

 
  
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  Jens Holm, Erik Meijer, Esko Seppänen e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (EN) Lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile sono crimini ripugnanti, per stroncare i quali è necessaria la cooperazione internazionale; di conseguenza, oggi abbiamo votato a favore della relazione Angelilli. Siamo però contrari ad alcuni aspetti della relazione, come l’introduzione di una legislazione penale extraterritoriale e uniforme, applicabile in tutta l’Unione europea, oppure la definizione a livello UE di ciò che si debba considerare un reato e persino delle circostanze aggravanti.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. (DE) Voterò a favore della relazione Angelilli sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile.

Oggi è più importante che mai proteggere con tutti i mezzi lo sviluppo e l’integrità dei bambini. Dal momento che in gran parte delle famiglie entrambi i genitori lavorano, i nonni non sono disponibili per badare ai bambini e Internet è spesso l’unica forma di svago, questo rischio è innegabilmente grave.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard (GUE/NGL), per iscritto. (EN) Lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile sono crimini ripugnanti, per stroncare i quali è necessaria la cooperazione internazionale; di conseguenza, oggi ho votato a favore della relazione Angelilli. Sono però contraria ad alcuni aspetti della relazione, come l’introduzione di una legislazione penale extraterritoriale e uniforme, applicabile in tutta l’Unione europea, oppure la definizione a livello UE di ciò che si debba considerare un reato e persino delle circostanze aggravanti.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) I reati sessuali contro i bambini e la pornografia infantile sono crimini tra i più orrendi di cui ci si spossa macchiare; richiedono dure pene detentive oppure, se il responsabile è affetto da malattie mentali, cure costanti e rigorose.

La relazione propone molte misure costruttive per affrontare in maniera più efficace questi terribili problemi sociali. Si invitano gli Stati membri a ratificare e applicare tutte le convenzioni internazionali vigenti in questo campo; essi vanno coadiuvati nel miglioramento della propria legislazione in materia; il turismo sessuale infantile dev’essere considerato un reato in tutti gli Stati membri. Ciò collima perfettamente con la mia concezione dell’Unione europea come unione di valori; concordo con gran parte delle tesi sostenute nella relazione e ho espresso voto favorevole in numerose singole votazioni.

La relazione, però, cerca anche di armonizzare la legislazione penale nell’ambito dell’Unione europea e di istituire un sistema di misure preventive finanziate con fondi UE, benché questo sia un problema globale, che si dovrebbe affrontare per mezzo di convenzioni e accordi a livello di Nazioni Unite. E’ difficile scacciare il sospetto che questo sia l’ennesimo esempio di cinica strumentalizzazione di un terribile problema sociale, attuato con l’unico scopo di rafforzare la posizione dell’Unione europea a spese dell’indipendenza degli Stati membri. Il diritto penale è un elemento assolutamente vitale delle competenze di uno Stato sovrano. Ho quindi votato contro la relazione nel suo complesso.

 
  
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  Adrian Manole (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Angelilli sullo sfruttamento sessuale dei bambini, perché questo tema riguarda una delle azioni più sordide e disumane, che è necessario punire con misure adottate da tutti gli Stati membri.

In Romania di questo problema si sa ancora pochissimo; disponiamo di scarsi dati sulla sua diffusione. Per tale motivo ritengo che questa relazione contribuirà a rafforzare le campagne di informazione e sensibilizzazione sugli abusi sessuali diretti contro i bambini, a incrementare il numero e la portata delle azioni miranti a individuare i minori vittime di sfruttamento sessuale, ad allestire servizi di riabilitazione e poi a effettuare controlli regolari sulla loro situazione, e infine a migliorare il sistema di registrazione e monitoraggio dei casi di abusi sessuali sui bambini.

Ritengo inoltre che le vittime minorenni del traffico debbano poter fruire di servizi specializzati nell’ambito dei centri di transito, che comprendano anche l’assistenza e la riabilitazione in tutti gli Stati membri.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Sostengo questa relazione, che invita gli ultimi tre Stati membri che non lo hanno ancora fatto ad attuare la decisione quadro del Consiglio sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini. Sostengo la proposta di incrementare il livello di protezione dei bambini, in particolare per quel che riguarda Internet e le altre nuove tecnologie in via di sviluppo.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Mentre il Parlamento europeo discute i metodi migliori per proteggere i bambini, il mondo islamico si muove nella direzione opposta. In Arabia Saudita, l’esponente più autorevole della religione islamica ha definito le ragazzine tra i 10 e i 12 anni “capaci di contrarre matrimonio”, e ha chiesto l’autorizzazione a celebrare matrimoni di bambini. A causa dell’arrivo di ondate di immigrati islamici, queste vicende si ripercuoteranno anche sull’Europa e dobbiamo quindi prepararci a tali eventualità.

Dobbiamo offrire ai nostri bambini la miglior protezione possibile. Dal momento che tra i responsabili di reati sessuali sui bambini la percentuale di recidivi è elevata, dobbiamo istituire un registro, esteso a tutta l’Unione europea, contenente i nomi di potenziali autori di reati sessuali, pedofili e persone con rilevanti problemi comportamentali. Dobbiamo combattere con maggiore efficacia la violenza e gli abusi contro i bambini, e inasprire le pene per i contatti di natura sessuale con bambini e il possesso di materiale di pornografia infantile. Ho votato a favore della relazione Angelilli in quanto essa garantirà ai nostri bambini una miglior protezione.

 
  
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  Seán Ó Neachtain (UEN), per iscritto. − (GA) La tecnologia dell’informazione si sviluppa e si diffonde in tutta l’Unione europea, e ormai viviamo nell’“era digitale”: questa tecnologia, con tutte le strutture a essa relative, reca indubbiamente grandi vantaggi dal punto di vista dell’occupazione, dell’istruzione, della vita sociale e della ricerca. Ciò tuttavia non ci autorizza a ignorare i pericoli che tale tecnologia porta con sé.

A Internet si accompagna una libertà di tipo particolare: una libertà priva di limiti fisici o pratici che assai spesso è pienamente positiva, ma che può essere utilizzata per lo sfruttamento sessuale dei bambini e per la pornografia infantile.

Nulla è più importante della salute, del benessere e del futuro dei nostri bambini; dobbiamo fare ogni sforzo per proteggerli da ogni male. In tale prospettiva, sono stato lieto di dare il mio sostegno alla relazione dell’onorevole Angelilli, che elogio per l’importante lavoro da lei svolto su questo tema.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato a favore della relazione Angelilli sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile, in quanto essa chiede a tutti gli Stati membri di rispettare – come del resto dovrebbe essere ovvio – il diritto internazionale vigente, e di rivedere inoltre la decisione quadro del Consiglio, per migliorare la protezione dei bambini a livello europeo.

Le statistiche delle Nazioni Unite disegnano un quadro drammatico: le vittime del traffico di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale sono in gran parte bambini e adolescenti. Nella lotta contro questi crimini, che deve avere carattere integrato, è necessaria la cooperazione internazionale; gli Stati membri, da parte loro, devono garantire che i responsabili siano sottoposti a procedimenti giudiziari.

 
  
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  Maria Petre (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione Angelilli perché è necessaria un’azione RAPIDA ed EFFICACE per combattere le cause e soprattutto gli effetti dello sfruttamento sessuale dei bambini e della pornografia infantile.

Noi genitori siamo sempre più occupati e i nostri bambini si ritrovano sempre più spesso da soli, e quindi possono cadere preda di pericolose tentazioni. Gli impegni presi dall’Unione europea ed espressi dal commissario Barrot ci offrono la garanzia che, a partire da marzo, potremo disporre di un eccellente quadro giuridico.

 
  
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  Lydie Polfer (ALDE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore di questa relazione, che intende adattare e rafforzare la decisione quadro del 2004, allo scopo di proteggere i bambini dallo sfruttamento sessuale e dalla violenza. Considerando in particolare gli sviluppi delle tecnologie, e soprattutto di Internet, emerge chiaramente la necessità di innalzare le soglie di protezione contenute nella decisione quadro. L’adescamento di bambini a fini sessuali dev’essere considerato un reato; occorre rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri in termini di scambio di informazioni sui precedenti penali connessi a condanne per abusi sessuali, affinché ai responsabili di tali reati sia impedito di accedere a posti di lavoro che comportino il contatto diretto con bambini. Anche la protezione delle vittime va migliorata.

 
  
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  Nicolae Vlad Popa (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione d’iniziativa presentata dall’onorevole Angelilli, che affronta il problema della lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile. Il testo sottolinea soprattutto l’importanza delle misure preventive che gli Stati membri devono prevedere nell’elaborazione dei propri quadri legislativi in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile.

La relazione lancia anche un allarme che riguarda l’inadeguata applicazione della vigente decisione quadro e dei pertinenti strumenti internazionali – soprattutto la convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale e gli abusi sessuali, cui la Romania ha aderito sin dal 2007 – richiedendo altresì l’inserimento di nuovi reati sessuali. Gli Stati membri devono incoraggiare le vittime dello sfruttamento sessuale a mettersi in contatto con la polizia e i competenti tribunali penali e civili; devono anche informare e chiamare a render conto del loro operato sia i rappresentanti legali dei minori, sia coloro che, per lavoro, vengono a diretto contatto con i minori, in merito ai pericoli derivanti dall’adescamento online di bambini.

A tutti questi pericoli si può porre rimedio mediante l’istituzione di organismi di controllo nazionali e la cooperazione con i gestori di servizi Internet per bloccare materiali o siti web connessi con la pornografia infantile.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole in merito alla relazione della collega Angelilli, riguardante la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e pornografia infantile. La condanna di queste pratiche, difatti, non è sufficiente a debellare questa gravissima violazione dei diritti umani.

È preoccupante, però, il fatto che non tutti gli Stati membri si sono conformati alle prescrizioni della decisione quadro 2004/68/GAI del Consiglio del 22 dicembre 2003. Tale decisione, tra l'altro, è necessario che sia aggiornata per aumentare la soglia di protezione dei minori, visto anche il continuo sviluppo delle nuove tecnologie, in particolare di Internet, e l'uso di nuove forme di adescamento dei minori online a scopo sessuale (il cosiddetto grooming) da parte dei pedofili.

Concordo pienamente con il relatore, che ha presentato una relazione puntuale, propositiva, connotata da un'eccellente conoscenza tecnica delle tematiche.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) La pornografia infantile è un tema delicatissimo, che dovrebbe costituire una costante preoccupazione per le autorità europee e nazionali. Gli Stati membri dell’Unione europea devono punire severamente qualsiasi tipo di abuso sessuale e qualsiasi tipo di adescamento.

Apprezzo la decisione del Parlamento europeo, che chiede agli Stati membri di impegnarsi decisamente per combattere gli abusi sessuali sui bambini, soprattutto tenendo conto della vulnerabilità agli abusi dei bambini che utilizzano chat room e forum online.

In tale contesto, è essenziale una cooperazione efficace tra le autorità nazionali e i gestori di servizi Internet, per limitare l’accesso dei bambini non solo ai siti web pornografici, ma anche a quei siti che pubblicizzano la possibilità di commettere reati sessuali. Vengono anche formulate raccomandazioni in merito all’elaborazione di piani nazionali di riabilitazione psicologica sia per i responsabili di reati sessuali che per le vittime degli abusi sessuali.

Sottolineo che ogni Stato membro deve tenere, individualmente, un registro dei responsabili di reati sessuali compiuti sui bambini, ed evitare che queste persone possano accedere a posti di lavoro in settori che comportano il diretto contatto con i bambini.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. (NL) Ho votato senza esitazioni a favore della relazione sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile. E’ indiscutibile che l’adescamento di bambini a scopi sessuali e le chat room pedofile debbano essere puniti. Inoltre, i reati contro il buon costume che coinvolgano bambini devono rientrare nella legislazione penale extraterritoriale. E’ anche necessario che l’Unione europea possa utilizzare il bilancio generale per finanziare programmi di intervento comunitari tesi a impedire la recidiva per i responsabili di tali reati. Sostengo altresì la proposta che la Commissione, d’intesa con le principali società che emettono carte di credito, esamini la possibilità tecnica di chiudere o altrimenti ostacolare i sistemi di pagamento online per i siti web coinvolti nella vendita in rete di materiale pedopornografico.

Infine, esorto i sette Stati membri dell’Unione europea che non hanno ancora firmato la convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale e gli abusi sessuali a farlo al più presto; analogo invito va rivolto agli otto Stati membri che non hanno ancora ratificato il protocollo opzionale del 2000 alla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo concernente la vendita di bambini, la prostituzione dei bambini e la pornografia rappresentante bambini.

 
  
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  Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Le forze politiche che sostengono la barbarie imperialistica, la guerra, il saccheggio delle risorse economiche e lo sfruttamento dei popoli sono anche responsabili del crimine che viene quotidianamente perpetrato contro milioni di bambini in tutto il mondo. Sono responsabili della fame di milioni di bambini malnutriti, costretti a lavorare e relegati sotto la soglia della povertà nei paesi dell’Occidente “civilizzato”; sono responsabili della sorte di milioni di bambini vittime dello sfruttamento sessuale e della fiorente industria della pornografia infantile, il cui fatturato genera profitti superiori ai tre miliardi di euro solo tramite Internet.

Le misure penali proposte nella relazione non serviranno a proteggere i bambini, in quanto non possono e non vogliono affrontare la causa principale dell’inaudito diffondersi di corruzione e perversioni: il profitto e il nero marciume del sistema capitalistico basato sullo sfruttamento. Neppure misure come l’abolizione del principio non bis in idem, il controllo delle comunicazioni e l’intervento arbitrario dei pubblici ministeri su Internet possono recare un contributo efficace alla protezione dei bambini. Al contrario, l’esperienza ci dimostra che, dove misure siffatte sono state adottate, solitamente con il pretesto dell’eccezionalità in nome della lotta contro reati che suscitano la ripugnanza generale, l’obiettivo reale è quello di legittimarle nella coscienza popolare, per utilizzarle successivamente allo scopo di limitare i diritti personali e le libertà democratiche.

 
  
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  Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. – (SV) Ho votato contro la relazione sull’armonizzazione, a livello di Unione europea, della legislazione penale relativa ai reati sessuali commessi contro i bambini. Sono favorevole a una decisa cooperazione, in ambito UE, nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile, ma ritengo che il diritto penale debba rimanere materia di competenza nazionale.

 
  
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  Anna Záborská (PPE-DE), per iscritto. – (SK) La protezione dei bambini e dei giovani dagli abusi sessuali è un problema importante, e anzi un problema dei nostri tempi.

Sono sempre stata favorevole al diritto prioritario dei genitori nell’educazione dei figli, ma in questo caso anche lo Stato deve proteggere bambini e adolescenti; questa protezione non deve limitarsi solo a Internet, ma deve valere anche per la pubblicità sui media, che deve mantenere decenza e rispetto dei valori morali e non deve violare il diritto dei giovani all’innocenza.

Ai genitori spetta un ruolo speciale nella protezione dei loro figli contro gli abusi sessuali. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo afferma, all’articolo 26, paragrafo 3, che “i genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli”. L’educazione impartita dai genitori deve insegnare anche a utilizzare i media in maniera responsabile; ma i genitori non possono svolgere adeguatamente il loro ruolo educativo, se non hanno tempo sufficiente da dedicare alla famiglia e ai bambini. Lo Stato deve concedere ai genitori questo tempo libero, e Internet non potrà mai sostituire il dialogo tra genitori e figli. Un gioco al computer non può sostituire una chiacchierata con la nonna, e il joystick non può valere un’ora passata con il nonno in garage.

La famiglia naturale è lo spazio più adatto per la protezione dei bambini, e i genitori sono i primi protettori. Per tale motivo, in Slovacchia ho avviato un progetto indirizzato prevalentemente ai genitori e intitolato “Sapete dov’è vostro figlio in questo momento?”

 
  
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  Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. (RO) In una società civilizzata, la sicurezza dei bambini viene prima di ogni altra cosa; lo sfruttamento sessuale è una violazione del diritto del bambino all’assistenza e alla protezione, segna i bambini dal punto di vista psicologico e talvolta anche da quello fisico, e riduce quindi per essi la speranza di poter condurre una vita dignitosa.

Vorrei esprimere il mio sostegno per la proposta avanzata dall’onorevole Angelilli: la decisione quadro attuale, vigente dal 2004, dev’essere aggiornata. Siamo favorevoli alla decisione, che prevede di effettuare tale aggiornamento per elevare il livello di protezione dei bambini, soprattutto per quanto riguarda le nuove minacce poste da Internet e da altri nuovi sistemi di comunicazione. Gli Stati membri dovranno garantire che la legislazione venga modificata per bloccare i siti web il cui contenuto costituisce reato penale.

Dobbiamo incoraggiare gli Stati membri a collaborare per stroncare questo tipo di reati e combattere attivamente la pornografia infantile e altre forme di sfruttamento sessuale dei bambini. Ci occorre una strategia globale e complessiva, cui deve affiancarsi la cooperazione diplomatica e amministrativa per garantire la corretta applicazione della legislazione a beneficio dei bambini; dobbiamo proteggere le vittime degli abusi, e inoltre dobbiamo porre fine al turismo sessuale.

 
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