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Procedura : 2008/2211(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B6-0076/2009

Discussioni :

PV 05/02/2009 - 11.3
CRE 05/02/2009 - 11.3

Votazioni :

PV 05/02/2009 - 12.3

Testi approvati :

P6_TA(2009)0056

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 5 febbraio 2009 - Strasburgo Edizione GU

11.3. Rifiuto dell’estradizione dal Brasile di Cesare Battisti
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente . – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione riguardanti il rifiuto dell’estradizione dal Brasile di Cesare Battisti.(1)

 
  
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  Mario Mauro , autore. − Signora Presidente, onorevoli colleghi, Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, Lino Sabadin, macellaio, Pierluigi Torregiani, gioielliere, Andrea Campagna, agente della polizia di Stato: questi sono i nomi di quattro cittadini che, insieme a molti altri, hanno perso la vita tra il 6 giugno 1978 e il 19 aprile 1979, uccisi dalla follia omicida di organizzazioni terroristiche che hanno tentato di sovvertire l'ordine democratico in Italia. E il nome di uno degli assassini è quello di Cesare Battisti.

Vorrei innanzitutto condividere il rammarico del Presidente della Repubblica italiana Napolitano per la decisione del Presidente brasiliano Lula di concedere lo status di rifugiato politico al terrorista italiano Cesare Battisti, che è stato condannato all'ergastolo con sentenze passate in giudicato per aver commesso i quattro omicidi sopracitati durante i cosiddetti "Anni di piombo".

Mi permetto di ricordare che Battisti è stato riconosciuto colpevole non solo dalla magistratura italiana, ma anche da quella francese e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Siamo di fronte a un atto inspiegabile e gravissimo che non può e non deve passare inosservato nelle istituzioni europee. E' un dovere nei confronti dei parenti delle vittime di Battisti, ma è un dovere anche e soprattutto perché l'Unione europea ha da molti anni definito una strategia contro il terrorismo per garantire la sicurezza dei cittadini e per salvaguardare le istituzioni democratiche. Restare a guardare sarebbe quindi vanificare gli sforzi prodotti in questi anni per combattere insieme una minaccia sempre presente.

Anche il Partito popolare europeo auspica un ripensamento e una riflessione approfondita da parte brasiliana rispetto a una richiesta molto delicata ma assolutamente doverosa e legittima. Il Brasile è un grande paese democratico, da sempre in ottimi rapporti con l'Europa e con l'Italia. Ed è proprio per questo che questa porta sbattuta in faccia ci coglie di sorpresa. Proprio per l'amicizia e il rispetto che lega i nostri paesi, per l'amicizia e gli accordi di cooperazione e di partenariato che legano Brasile e Unione europea, sia dal punto di vista politico sia da quello economico, la reazione deve essere decisa ed efficace da parte di tutti.

L'Europa deve essere solidale con l'azione del governo italiano, che sta utilizzando ogni forma legittima di pressione politica e diplomatica e di ricorso legale affinché si faccia giustizia. La decisione presa dai brasiliani contrasta in maniera deprecabile con l'immagine dell'Unione europea, perché sembra presumere che all'interno di uno Stato membro dell'Unione si pratichi la persecuzione politica e la tortura. Siamo di fronte, insomma, ad un fatto inaccettabile che oltretutto non ha alcun fondamento nella realtà.

 
  
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  Manuel Medina Ortega, autore. − (ES) Signora Presidente, credo che l’onorevole Mauro abbia descritto i fatti perfettamente. Quest’uomo è un assassino: ha ucciso quattro persone. Inoltre, è stato dichiarato colpevole dai tribunali italiani di altri reati, tra cui appartenenza a gruppo armato, detenzione di armi da fuoco – un reato grave nella maggior parte dei paesi europei – nonché atti di violenza.

Quest’uomo è stato condannato da un tribunale italiano. Ciononostante, è successo che, il 17 dicembre, il governo brasiliano, un governo democratico, gli abbia riconosciuto lo statuto di rifugiato politico.

Come ha detto l’onorevole Mauro, l’Unione europea deve esprimere la propria solidarietà al governo italiano e segnalare al Brasile, un paese democratico e amico, che è stato commesso un errore.

Le autorità brasiliane ci comunicano che la questione è ancora in attesa di appello dinanzi alla Corte suprema federale, ma è deplorevole che si sia proceduto in questi termini.

Va ricordato altresì che il Tribunale europeo per i diritti umani ha rifiutato la richiesta di protezione di Cesare Battisti e che l’Unione europea ora basa la propria azione sul rispetto dei diritti umani fondamentali, che è un elemento essenziale della Costituzione europea.

Pertanto, considerati i legami di amicizia tra l’Unione europea e il Brasile, è opportuno ricordare alle autorità brasiliane che l’UE è un buon alleato e un buon amico, tuttavia auspichiamo che lo stesso valga per loro e che non agiscano così, come hanno fatto in passato.

 
  
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  Carl Schlyter, autore. − (SV) Avrei preferito discutere delle Filippine, un paese al quale l’Unione europea avrebbe potuto dare un vero contributo in termini di numero di vite salvate. Ci troviamo, invece, a discutere di un singolo caso giudiziario che è attualmente all’attenzione dei giudici, riguardo al quale abbiamo il fegato di dire che vogliamo rivendicare il principio dello stato di diritto. Nel mio paese, uno dei principi più fondamentali dello stato di diritto consiste nel fatto che un parlamento non si intromette nei singoli casi giudiziari.

Il mio gruppo ed io riteniamo che sia del tutto sbagliato discutere in Parlamento una causa attualmente in corso. Purtroppo, questa non è né la prima né l’ultima volta, perché presto esprimeremo un voto sulla relazione Medina, che fa esattamente la stessa cosa. In una causa sui diritti d’autore contro Pirate Bay avviata dinanzi un tribunale svedese, il Parlamento si espresse sulla questione della colpevolezza mentre il processo era ancora in corso. Spero davvero che ciò non diventi un’abitudine perché, se così fosse, saremmo noi qui in Europa che ci opporremo e faremo resistenza ai nostri stessi principi dello stato di diritto e ciò sarebbe realmente grave. Grazie.

Chiedo scusa, ho dimenticato una cosa importante.

Se non ci soddisfa il modo in cui il Brasile e l’Europa stanno gestendo le estradizioni e se non ci piace come vengono interpretate le nostre leggi presso i tribunali nazionali, dovremmo modificare tali leggi di modo che siano uguali per tutti. Non dovremmo intrometterci per cercare di esercitare il nostro influsso su un singolo caso giudiziario. Questo compito spetta ai giudici, ai pubblici ministeri e agli avvocati della difesa, non certo al Parlamento. Noi approviamo le leggi e, secondo i principi dello stato di diritto, sono i tribunali che poi le devono interpretare.

 
  
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  Cristiana Muscardini, autore. Signora Presidente, onorevoli colleghi, è veramente deplorevole che un deputato venga in Aula a parlare senza neanche avere letto il testo di una risoluzione scritta e firmata da tutti i maggiori gruppi, per cui dica delle cose false. I processi sono chiusi da moltissimi anni.

Torno al nostro problema. Le farneticazioni di un terrorista e pluriomicida, condannato più volte, non possono trovare sponda nel governo di un paese amico con il quale collaboriamo. Sottolineiamo la necessità, già espressa con una lettera al Presidente dell'Unione, di un dibattito interno al Consiglio che, partendo da questa incredibile vicenda e tenendo conto del nuovo terrorismo internazionalizzato, affronti e decida una regola condivisa per l'estradizione sia all'interno dei 27 paesi dell'Unione che tra l'Unione ed i paesi terzi.

Nessuno può consentire a chi ha ucciso persone inermi e si è sottratto con ogni mezzo al confronto con la giustizia e con i parenti delle vittime di atteggiarsi a perseguitato e di creare pericolosi precedenti a danno del diritto e della comunità dei cittadini.

 
  
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  Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, coloro che sono dichiarati colpevoli dai nostri tribunali devono affrontarne le conseguenze e non ricevere asilo da uno dei tanti paesi del mondo.

Cesare Battisti è stato condannato per omicidio in Italia, per cui la posizione adottata dalle autorità brasiliane di proteggerlo affinché egli non possa essere raggiunto dalla giustizia dell’Unione europea è non solo inaccettabile, ma va anche condannata e deplorata senza mezzi termini e noi, insieme a qualsiasi altra autorità e organismo dell’UE, abbiamo ogni diritto di dirlo. E’ mia speranza che il governo brasiliano ritorni in sé e, riesaminando il caso, faccia quanto ci si aspetta e decida di estradare Battisti in Italia al più presto, prima che questa storia cominci ad avere serie conseguenze sulle relazioni tra l’Unione europea e il Brasile che sono, altrimenti, buone. Il Brasile non deve diventare un rifugio sicuro per i condannati in giudizio e l’Unione europea non deve permettere mai che gli assassini sfuggano alla pena loro comminata.

 
  
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  Roberta Angelilli, a nome del gruppo UEN. Signora Presidente, onorevoli colleghi, con questa proposta di risoluzione comune questo Parlamento farà sentire la sua voce autorevole, a livello internazionale, per il riesame dell'estradizione di Cesare Battisti e soprattutto renderà omaggio alla memoria delle vittime e farà sentire la sua vicinanza ai loro familiari che, da più di vent'anni, aspettano che il loro diritto fondamentale alla giustizia, così a lungo calpestato, possa finalmente essere affermato. Altre parole sarebbero superflue. Ecco perché, signora Presidente e cari colleghi, chiedo di dedicare il tempo, i pochi secondi che mi rimangono del mio intervento per osservare qualche momento di silenzioso raccoglimento.

 
  
 

(Il Parlamento, in piedi, osserva un minuto di silenzio.)

 
  
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  Mario Borghezio (UEN). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie onorevole Angelilli per questo gesto importante che segna un atteggiamento diverso di questo Parlamento rispetto all'Unione europea, che ipocritamente se ne lava le mani, secondo la nota "dottrina Ponzio Pilato", quando invece in questo caso sono coinvolti due paesi: l'Italia, che ha pagato un prezzo altissimo per il terrorismo con le sue vittime e anni durissimi, e la Francia, che vi è coinvolta fino al collo grazie all'interessamento penoso della nota lobby della sinistra "caviar", che già si è distinta nel caso Petrella e probabilmente anche nel ruolo dei servizi segreti.

Così facendo l'Europa contraddice le sue direttive antiterrorismo e perde ogni autorevolezza nella strategia mondiale di contrasto al terrorismo. Vorrei vedere se sarebbe capitata la stessa cosa se magari si trattasse di un terrorista tedesco della RAF. L'Europa dica invece al Brasile che non estradando un delinquente comune, e tra l'altro comunista, come Battisti, che oggi persino in carcere osa sbeffeggiare le sue vittime, si autodeclasserebbe a paese rifugio dei peggiori criminali e terroristi.

Con un simile comportamento c'è da rivedere ogni accordo sul partenariato ed io penso anche la partecipazione al G8. Bisogna ribadire molto chiaramente che con i terroristi non si viene a patti. I terroristi, condannati secondo processi regolari – perché il nostro paese è di grande civiltà giuridica, nel quale non si tortura nessuno e i processi sono regolari – poi scontano la pena fino all'ultimo giorno. Terroristi, assassini e comunisti!

 
  
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  Albert Deß (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, ho chiesto la facoltà di parlare perché sono stato presidente del gruppo parlamentare tedesco-brasiliano alla camera bassa del parlamento tedesco per 10 anni e conosco il Brasile molto bene. Mi ha alquanto sorpreso che l’amministrazione di Lula si sia rifiutata di estradare verso uno Stato dell’Unione europea un uomo condannato per omicidio. Spero che il procedimento in Brasile trovi una rapida conclusione.

L’amministrazione Lula ha assunto un particolare impegno nei confronti dei diritti dell’uomo. Un aspetto dei diritti umani riguarda il fatto che coloro che siano stati condannati per omicidio siano assicurati alla giustizia. Spero, pertanto, che questa proposta di risoluzione riceva forte sostegno. Personalmente mi avvarrò dei miei contatti con i parlamentari brasiliani per far sì che si esercitino pressioni sul governo anche a livello nazionale di modo che la richiesta di estradizione sia ascoltata.

 
  
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  Janusz Onyszkiewicz (ALDE) . – (PL) Signora Presidente, dopo la fine della Seconda guerra mondiale in Europa, molti criminali nazisti sono fuggiti in America Latina per eludere la giustizia. I tentativi di riportarli in Europa e di assicurarli alla giustizia sono stati estremamente difficili finora. Ciò ha avuto come conseguenza azioni disperate come quelle degli agenti segreti israeliani che hanno semplicemente rapito Eichmann in America Latina per poterlo consegnare alla giustizia.

E’ evidente che la tradizione delle fughe in America Latina non sta scomparendo, né scompare la convinzione che lì sia possibile trovare rifugio e che si possa vivere il resto della vita in pace e nell’impunità nonostante i crimini commessi. Azioni di questo tipo, come quelle del governo brasiliano, corroborano tale convinzione e possono, purtroppo, diffondere una sensazione di garanzia di impunità. E’ estremamente importante, pertanto, che questa proposta sull’estradizione sia adottata.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, la Commissione è consapevole della recente decisione presa dal ministro della Giustizia brasiliano di garantire asilo politico a un cittadino italiano, Cesare Battisti, condannato all’ergastolo in contumacia dai magistrati italiani.

Abbiamo considerato attentamente il ruolo della Commissione in questa situazione, specialmente dopo che il ministro degli Affari esteri italiano, Andrea Ronchi, ha fatto appello al vicepresidente Barrot la settimana scorsa affinché l’Unione europea sostenesse la richiesta di estradizione dell’Italia al governo brasiliano.

Com’è stato spiegato anche al governo italiano, non vi è spazio per un coinvolgimento della Commissione in questo caso. Il trattato dell’Unione europea è molto chiaro in questo senso: i poteri legali dell’UE e della Commissione nell’ambito della cooperazione in materia di questioni penali si limitano allo spazio giuridico dell’Unione europea a 27. L’UE può agevolare l’estradizione tra Stati membri, tuttavia non ha competenze sulle relazioni tra Stati membri e paesi terzi su questioni di cooperazione in materia penale. Le relazioni bilaterali tra Italia e Brasile in questa materia sono disciplinate da un accordo bilaterale sottoscritto nel 1989.

 
  
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  Presidente . – La discussione è chiusa.

Procediamo ora alla votazione.

 
  

(1) Vedasi processo verbale.

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