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Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 9 marzo 2009 - Strasburgo Edizione GU

16. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, gli effetti negativi della crisi finanziaria mondiale sul commercio internazionale sono ora ben visibili a tutti . Basti osservare il tasso di crescita del commercio mondiale, sceso dall’8,5 per cento del2006 al 5,5 per cento del 2007, fino al 4 per cento scarso del 2008. E’ stato introdotto uno speciale meccanismo nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio volto a monitorare le misure che sono e saranno adottate dagli Stati membri dell’organizzazione per sostenere i settori dell’economia colpiti.

Data la particolare importanza che il commercio estero riveste per l’economia, la crescita e l’occupazione nell’Unione europea, la Commissione è chiamata, nel quadro dell’applicazione del piano di ripresa economica, ad assumere subito un ruolo di guida in un’iniziativa multilaterale per il sostegno del commercio. Ha inoltre il compito di mettere in correlazione una siffatta iniziativa con il lavoro del gruppo della Banca mondiale e di altre organizzazioni di sviluppo multilaterali.

 
  
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  Ioan Mircea Paşcu (PSE) . – (EN) Signor Presidente, l’architettura politica, militare, economica e finanziaria internazionale è messa a dura prova dall’attuale crisi. L’Unione europea rappresenta una parte centrale di questa architettura: sembrava l’unica formula che permettesse all’Europa di conservare il proprio ruolo in un mondo bipolare. L’UE si è allargata con successo riunificando il continente al termine della guerra fredda e oggi è chiamata a difendere le conquiste del passato e a proseguire l’integrazione una volta usciti dalla crisi.

Non si tratta di un compito facile, soprattutto per la presidenza attuale e per le presidenze future, che dovranno affrontare la persistente impasse istituzionale sul trattato di Lisbona e la transizione verso un nuovo Parlamento e una nuova Commissione, proseguendo la lotta alle tendenze protezionistiche, alle minacce di rinazionalizzazione delle politiche comuni e alle potenziali crisi internazionali nei paesi vicini.

L’Unione europea si trova quindi a un bivio: può avere successo oppure fallire. Il nostro successo sarà garantito se comprenderemo che la solidarietà è l’unico strumento per affrontare tutte queste grandi sfide e proseguire la nostra odissea nella scena mondiale.

 
  
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  Magor Imre Csibi (ALDE) . – (RO) A seguito delle elezioni parlamentari in Romania, i partiti politici che rappresentano l’opposizione si trovano in questo momento in una situazione difficile. I partiti al potere stanno infatti tentando di isolarli e persino di escluderli dalla vita politica e amministrativa locale.

Sostituire, per fini politici, i responsabili politici delle amministrazioni locali nel corso dell’attuale crisi economica è una prova dell’irresponsabilità del governo e comporta il rischio di un rallentamento nell’attuazione dei progetti dedicati nello specifico alle comunità locali.

E’ legittimo dubitare della credibilità democratica dell’attuale governo dopo il caso dei due consiglieri del consiglio municipale di Braşov, Vasile Bran e Iulian Mara, eletti nelle elezioni locali e la cui posizione non è stata ancora formalizzata dopo otto mesi. La vittoria di Vasile Bran è stata ingiustamente annullata da una decisione del consiglio locale, mentre Iulian Mara non ha potuto prestare giuramento perché la sentenza che convalidava la sua posizione è stata contestata mediante procedimenti legali amministrativi avviati dalla prefettura della Contea di Braşov.

Gli assidui tentativi dei rappresentanti dei politici al potere di usurpare le funzioni amministrative locali, ignorando completamente la volontà dei cittadini, erano in netta violazione della legge, ma i due consiglieri sono stati ugualmente sostituiti da persone scelte a discrezione della maggioranza.

Ritengo che l’attuale governo debba sapere che ottenere la maggioranza dei voti implica il diritto di violare la legge. Occorre porre fine a questo genere di abusi e far rispettare la legge. Il voto dei cittadini non deve essere invalidato dalla dittatura della maggioranza.

 
  
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  Jan Tadeusz Masiel (UEN).(PL) Signor Presidente, la scorsa settimana una delegazione informale di eurodeputati si è recata in Palestina e in Israele, visitando inoltre anche la Striscia di Gaza: ciò che abbiamo visto ha suscitato in me una grande indignazione e un forte senso di solidarietà nei confronti della nazione palestinese occupata. Il mio sdegno è condiviso dalle agenzie delle Nazioni Unite che operano nella regione.

Signor Presidente, ritengo che esista un’unica soluzione a questa situazione: creare uno Stato palestinese quanto prima e senza condizioni. Nel 1948, quando fu fondato il loro paese, gli ebrei non chiesero il permesso del popolo palestinese e i desideri di questo popolo non devono essere oggi ostacolati da Israele. Lo ripeto: occorre prestare aiuti urgenti e incondizionati a una nazione oppressa, per porre fine a questo lunghissimo conflitto.

Ritengo che tali misure rafforzerebbero la pace in tutto il mondo, ma sono soprattutto necessarie semplicemente perché i palestinesi meritano uno Stato proprio.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL) . – (EL) Signor Presidente, sembra che tra i suggerimenti che il Segretario di Stato USA ha dato agli israeliani nel corso della sua visita vi fosse quello di interrompere la costruzione e l’ampliamento dei insediamenti in Cisgiordania, di rimuovere i blocchi stradali, di cessare la costruzione del muro e l’espulsione dei palestinesi da Gerusalemme Est e, per quanto riguarda Gaza, di consentire l’importazione del cemento e dei materiali edili necessari per la ricostruzione.

Si tratta di ottimi consigli, ma sembrano essere caduti nel vuoto perché, mentre gli israeliani non consentono l’entrata dei materiali a Gaza, non hanno avuto alcuna esitazione a estrarre illegalmente tre quarti dei materiali che la Cisgiordania forniva al settore edilizio israeliano, distruggendo senza remore l’ambiente naturale, senza riconoscere peraltro alcun beneficio finanziario ai legittimi proprietari dei terreni.

E’ ora che gli Stati Uniti e l’Unione europea pongano fine all’impunità di Israele e vadano al di là delle parole e dei semplici consigli.

(Applausi)

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, desidero richiamare l’attenzione su un argomento che scredita questa Assemblea: il fondo pensionistico.

Secondo alcuni articoli apparsi di recente sulla rivista Stern, almeno 76 eurodeputati tedeschi sarebbero membri di questo fondo. L’articolo si riferisce però soltanto all’elenco dell’associazione, non al fondo stesso. La invito pertanto, onorevole Pöttering, in qualità di presidente del Parlamento, ad inviare l’elenco completo degli affiliati al fondo all’amministrazione della camera bassa del parlamento tedesco poiché, ai sensi delle normative vigenti nel suo Paese, potrebbe sorgere il sospetto di gravi frodi se si scoprisse che sono stati effettuati doppi pagamenti. Occorre, inoltre, svolgere indagini in questa direzione, sottolineando il diritto delle autorità tedesche di ricevere da lei questi dettagli.

Allo stesso modo, abbiamo tutti il diritto di conoscere l’ammontare del disavanzo di questo fondo. Alcune cose sono state taciute in merito e si sta correndo il rischio di salvare ancora una volta gli speculatori con milioni di euro versati dai contribuenti a fine legislatura. Non possiamo consentire che ciò accada!

 
  
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  Presidente. − L’Ufficio di presidenza del Parlamento tratterà questa questione in modo giuridicamente corretto e politicamente ragionevole, può starne certo.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, l’ultima relazione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica giunge alla conclusione che l’Iran ha prodotto una quantità di uranio a basso arricchimento sufficiente per fabbricare una bomba atomica.

Ancora più preoccupante è il ritmo dei progressi dell’Iran in questo campo. Secondo le stime dell’Agenzia, in meno di tre anni Teheran ha moltiplicato di 34 volte il numero delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Nei prossimi cinque anni, sono previste altre 45 000 centrifughe in aggiunta alle 5 600 attualmente in funzione. In questo modo l’Iran sarà in grado di produrre armi nucleari su scala industriale e di consegnare bombe atomiche, considerato anche lo sviluppo della capacità missilistica e il lancio del primo satellite iraniano.

La politica di contenimento dell’Iran condotta soltanto con blande sanzioni e mezzi diplomatici è dunque fallita. Queste misure non sono servite ad altro che dare a Teheran il tempo necessario per portare a termine il proprio programma nucleare.

E’ quindi giunto davvero il momento di abbandonare questa politica di distensione de facto e di concentrarsi su una risposta comune europea a un eventuale ricatto nucleare o a un ultimatum posto dall’Iran. Se anche in tal caso i “consueti” negoziati saranno l’unica opzione a nostra disposizione, saremo di fronte a una resa politica.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MORGANTINI
Vicepresidente

 
  
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  Hannes Swoboda (PSE).(DE) Signora Presidente, tratteremo – senza però discuterla, purtroppo – la relazione dell’onorevole Kovács concernente la questione dei rom. Vorrei cogliere questa opportunità per porre in evidenza questa tematica, data la difficilissima situazione in cui ci troviamo. Si sono registrati numerosi incidenti in Ungheria, ma il problema non si limita a quel paese, dove la crisi economica e i problemi sociali spiegano forse la nuova recrudescenza degli attacchi ai rom. Questi eventi sono particolarmente riprovevoli. Molti rom – tra cui anche alcuni austriaci – mi hanno contattato chiedendomi di sollevare la questione, perché ancora una volta la comunità rom europea è in preda al panico. Desidero invitare la Commissione a monitorare molto attentamente la situazione e a fare tutto il possibile per impedire che i rom – al centro della discussione odierna, ma il problema riguarda anche altre minoranze – vivano di nuovo nella paura; questi popoli non dovrebbero essere costretti a vivere in questa condizione, soprattutto in questo momento e in quest’epoca.

 
  
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  Marco Cappato (ALDE).(IT) Signora Presidente, onorevoli colleghi, in Italia, l’Autorità per la garanzia delle telecomunicazioni, un’autorità indipendente, ha, per la 43ª volta deliberato contro la televisione di Stato per la violazione del diritto dei cittadini italiani ad essere informati sulle iniziative dei Radicali – la 43ª delibera.

In Italia, dalle elezioni – ormai da dieci mesi a oggi – non ci sono le tribune elettorali, previste dalla legge, che sono state sospese illegalmente. In Italia, la Commissione di vigilanza parlamentare di controllo della radiotelevisione non si riunisce, anche qui contro la legge. Non è soltanto un problema di Berlusconi: è un problema di un regime di destra, di centro, di sinistra che attenta ai diritti civili e politici dei cittadini italiani.

Con il collega Pannella dovremo abbandonare i nostri lavori domani per accorrere in Italia per cercare di creare forme di resistenza non violenta contro questa nuova forma di negazione della democrazia. Invieremo un messaggio a tutti i colleghi del Parlamento per spiegare nel dettaglio la natura di queste violazioni e per chiedere il vostro sostegno e aiuto.

 
  
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  Bogusław Rogalski (UEN).(PL) Signora Presidente, sono ancora una volta costretto a parlare in quest’Aula in difesa dei diritti delle minoranze nazionali in Lituania, i quali vengono sistematicamente ignorati e violati dalle autorità e dal sistema giuridico lituani.

Nella regione di Vilnius oltre il 70 per cento della popolazione è polacca. Finora, i nomi delle strade e delle città erano bilingui, così come avviene in molti paesi dell’Unione europea che ospitano minoranze nazionali. Non molto tempo fa, però, la Corte suprema amministrativa della Lituania ha dichiarato illegali i segnali stradali con i nomi delle vie in polacco e in lituano e ne ha ordinato la rimozione. Il governo locale di Vilnius ha messo in pratica le disposizione della sentenza e nella regione in cui risiede la maggior parte della minoranza polacca i cartelli con i nomi delle vie in polacco sono stati rimossi.

Questa soluzione risulta inaccettabile per un paese che è membro dell’Unione europea da cinque anni; è sintomo di un nazionalismo estremo, dimostra mancanza di rispetto per i diritti delle minoranze nazionali e costituisce una violazione dei principi fondamentali su cui si fonda l’Unione europea.

Chiedo alle autorità lituane di ripristinare i nomi polacchi delle vie e delle città nelle regioni in cui la maggior parte dei residenti appartiene alla minoranza polacca.

 
  
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  Georgios Toussas (GUE/NGL). - (EL) Signora Presidente, il terrorismo contro i lavoratori, con la complicità dei meccanismi di repressione dello Stato, è diventato oggi una soluzione abituale nei luoghi di lavoro schiavistici. Migliaia di lavoratori vengono licenziati e i loro fondamentali diritti sociali e di impiego vengono ridotti per adattarli al letto di Procruste.

Un perfetto esempio viene dal Regno Unito, in cui si è scoperto che una società privata sta raccogliendo informazioni sulle attività sindacali, sociali e politiche dei lavoratori per rivenderle alle aziende. In Grecia le vertenze sindacali volte alla riassunzione dei lavoratori licenziati sono state definite illegali e abusive.

I lavoratori sono ovviamente determinati a difendere i propri diritti e hanno adottato quale loro motto le parole dell’operaio ventiduenne Nikos Nikopoulos riportate nella sua lettera aperta alla pubblica accusa della Corte di appello suprema greca, in cui dichiara, tra l’altro:

“Per me esistono alcune cose nella vita che non si possono comprare o vendere. Preferisco che il mio salario sia un mio diritto inalienabile, rivendicare la ricchezza che produco e che mi appartiene. Il mio fermo rifiuto ad essere corrotto o intimidito ha determinato il mio secondo licenziamento. Ho ricevuto minacce alla mia vita e a quella della mia famiglia.”

Questa dichiarazione spiega veramente la volontà e la strada intrapresa dai lavoratori.

(La Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Zsolt László Becsey (PPE-DE) . – (HU) Negli ultimi giorni, forse anche a causa della crisi, l’opinione pubblica degli Stati membri che hanno aderito all’UE negli ultimi cinque anni sta reagendo con sempre maggiore suscettibilità a qualunque atto che possa mettere in discussione o screditare lo status paritario e gli standard legati della loro appartenenza all’Unione. Per quanto riguarda la mia circoscrizione elettorale, abbiamo ascoltato accuse lanciate dalla televisione svedese, presenti anche su internet, secondo cui il modo in cui si spennano le oche nel villaggio di Harkakötöny rappresenta una crudeltà verso gli animali, mentre, in realtà, lì da anni non si allevano più oche. Sono lieto che sia stata formulata un’accusa di diffamazione sulla questione. Di recente dichiarazioni diffamatorie simili sono state mosse contro gli allevatori del mio paese riguardo all’alimentazione forzata delle oche invitando a boicottare le industrie alimentari, con conseguenti danni economici. E’ interessante notare che nessuna accusa del genere è mai stata indirizzata ai vecchi Stati membri. Queste azioni sono mosse solamente da interessi economici. Un’altra forma, squisitamente politica, di diffamazione consiste nel fare dichiarazioni su presunti attacchi su base etnica ai danni della popolazione rom ungherese, benché tali eventi non siano ancora mai stati dimostrati. Chiedo alla Commissione di esaminare attentamente queste polemiche e soprattutto di non divulgarle, dal momento che dichiarazioni di questo tipo potrebbero screditare gravemente il prestigio dell’Unione europea nel mio paese, in vista delle elezioni.

 
  
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  Thierry Cornillet (ALDE) . – (FR) Signora Presidente, in qualità di relatore permanente del Parlamento per l’azione umanitaria, sono appena ritornato da Kivu, Repubblica democratica del Congo, da cui speravo di portarvi un messaggio di ottimismo per la soluzione della situazione e per il ritorno degli sfollati alle proprie case.

Purtroppo, il mio ottimismo è stato offuscato dalla decisione presa dal presidente El Béchir riguardo alla crisi umanitaria più grave, quella del Darfur. Vero, Presidente El Béchir, è giusto rinviarla perché si tratta in effetti di una lotta all’impunità, ed è giusto garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale.

Tuttavia il presidente El Béchir ha appena aggravato la propria posizione prendendo una decisione insensata da due punti di vista: primo, perché si va ad aggiungere alle già numerose accuse presentate contro di lui e, in secondo luogo, perché questa decisione da sola potrebbe essere denunciata alla Corte penale internazionale, dato che le conseguenze per il Darfur sono pesantissime dal punto di vista umanitario.

Il mondo allora non dimenticherà, ma le parole da sole hanno scarso effetto, signora Presidente. Capisco che stavamo cambiando tema, ma alle parole devono sempre seguire i fatti.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN).(PL) Signora Presidente, il fatto che i cittadini dell’Unione europea debbano emigrare e spostarsi per trovare lavoro, perché nei loro paesi non trovano occupazione, con conseguente aumento della povertà, determina spesso una minore attenzione ai figli , che sono talvolta persino trascurati.

Queste prime fasi della crisi economica minacciano di provocare una preoccupante crescita dei tassi di disoccupazione, con un possibile conseguente aggravamento del problema dei bambini di strada. Questi bambini sono soggetti a carenze nutrizionali e sanitarie, il loro percorso educativo si interrompe e entrano talvolta in contatto con la criminalità. In un momento di crollo demografico, questo non rappresenta soltanto uno spreco delle opportunità di sviluppo dei bambini, ma anche una minaccia sociale per la prossima generazione. Riteniamo quindi indispensabile affrontare questo problema.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Ieri si è celebrata la Giornata internazionale delle donne; è stata festeggiata in un momento in cui la situazione delle donne, soprattutto delle lavoratrici, sta peggiorando sensibilmente, considerate le continue disuguaglianze e discriminazioni.

Milioni di donne e ragazze attualmente devono affrontare un grave peggioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro, pensioni da fame, esuberi, disoccupazione, lavoro precario e sottopagato, povertà ed esclusione sociale diffuse. Tali problemi colpiscono soprattutto le donne lavoratrici, le pensionate e le disabili, che si vedono negato il diritto di avere diritti su questioni così cruciali per una vita dignitosa.

Pertanto, oltre a rendere omaggio a tutte le donne dell’Unione europea e del mondo, desidero chiedere che vengano adottate misure urgenti e nuove politiche per consentire alle donne di godere appieno dei propri diritti di cittadine nel lavoro, nella vita familiare, nella società e nella politica.

Occorre creare le condizioni atte a tutelare i diritti delle donne lavoratrici, affinché possano essere madri e lavoratrici senza penalizzazioni e affinché possano guadagnare stipendi adeguati e pensioni che permettano loro di vivere dignitosamente.

 
  
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  Árpád Duka-Zólyomi (PPE-DE). – (SK) Ancora una volta siamo di fronte a un problema concernente il rispetto dei diritti delle minoranze etniche in Slovacchia, un problema sollevato dal ministro dell’Istruzione, un membro del partito di governo, estremamente nazionalista.

Egli ha emanato un’ordinanza per la quale le scuole in cui l’insegnamento viene impartito nella lingua di una minoranza etnica potranno d’ora in poi utilizzare soltanto testi di storia che siano traduzioni letterali di quelli slovacchi. Ne consegue che la storia sarà insegnata in base ai dettami del partito di governo, e non in base alla realtà dei fatti.

Questo è in netto contrasto con la prassi attuata sinora e anche con i diritti delle minoranze garantiti a livello internazionale. Nell’Unione europea ogni comunità minoritaria ha il diritto naturale di studiare la propria storia. Gli insegnanti ungheresi, per non dire l’intera comunità ungherese in Slovacchia, sono comprensibilmente indignati. E’ inaccettabile che un partito estremista metta continuamente sotto pressione le minoranze in questo modo. E’ irresponsabile che, durante una crisi economica mondiale, qualcuno senta la necessità di provocare le minoranze etniche. Comportarsi in questo modo in tempi di grave incertezza significa scherzare con il fuoco.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE) . – (SV) Signora Presidente, molti, come me, sono preoccupati per il crescente antisemitismo in Europa. Nel fine settimana, nella mia città di Malmö si è disputato un incontro di tennis della Coppa Davis tra Svezia e Israele. Ma non si è trattato della solita partita di tennis: l’incontro si è svolto senza spettatori perché i leader politici locali hanno ritenuto di non essere in grado di garantire la sicurezza, una posizione criticata da molti di noi. Vi sono state alcune manifestazioni in proposito, una delle quali molto violenta. E’ certamente legittimo criticare le politiche dello Stato di Israele, ma tali critiche non devono trasformarsi in odio per gli ebrei in genere, ovvero in antisemitismo.

Non vi è alcun bisogno che i superstiti dell’olocausto sentano scandire in Europa slogan come “assassini, assassini”, quando vi sono raduni a sostegno dello Stato di Israele. Dopo la guerra a Gaza si è registrata una serie di attentati ai danni di ebrei e delle loro proprietà, anche nella mia città. Tutte le forze democratiche devono essere molto chiare su questo punto. L’Europa ha una storia terribile che non si deve mai più ripetere.

 
  
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  Hanna Foltyn-Kubicka (UEN).(PL) Signora Presidente, dato che per me gli ideali su cui si fonda l’Unione europea sono qualcosa di più di un semplice slogan, sono lieta che il Parlamento europeo ospiti un dibattito legato al 50° anniversario della rivolta tibetana.

Allo stesso tempo, sono sorpresa e rattristata per il fatto che la data della discussione sia stata fissata al 12 marzo. Vorrei ricordare a chi lo ha dimenticato che la rivolta tibetana iniziò il 10 marzo. Quel giorno il Parlamento si dedicherà invece a tematiche quali i requisiti di omologazione per la sicurezza generale dei veicoli a motore e la tariffazione dei veicoli pesanti.

Si tratta di tematiche importanti, ma le persone e le istituzioni che si occupano dei requisiti di omologazione per la sicurezza generale dei veicoli pesanti non si offenderebbero se la data per la discussione di questi argomenti venisse spostata. Forse il 10 marzo ricorre un anniversario legato a questo tema di cui non sono a conoscenza. Forse è la “Giornata mondiale dell’omologazione dei veicoli pesanti” oppure la “Giornata degli ispettori omologatori”.

Sarebbe molto negativo per il Parlamento se si scoprisse che la data per la discussione è stata scelta allo scopo di ridurne l’importanza.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). - (EL) Signora Presidente, la proposta di direttiva della Commissione per l’abolizione delle discriminazioni ha incontrato l’opposizione di molti cittadini europei che, perciò, si trovano nella difficile posizione di dubitare della validità di una proposta come questa, che riguarda il loro diritto di decidere a livello di Stato su materie nelle quali l’Unione europea non è competente.

Ritengo che non dovremmo sollevare questioni di questo genere proprio quando ci stiamo avvicinando alle elezioni europee. L’abolizione dei simboli, l’abolizione del diritto di decidere sulla vita sono di competenza del singolo Stato. In un momento in cui il Parlamento europeo sta abolendo le strutture che permettono agli eurodeputati di esprimersi liberamente, per esempio con i gruppi interpartitici, non possiamo discutere dell’abolizione delle discriminazioni.

 
  
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  Chris Davies (ALDE). - (EN) Signora Presidente, un mese fa lei e io abbiamo compiuto la nostra seconda visita di quest’anno a Gaza. Altri hanno seguito le nostre orme: Javier Solana, Tony Blair, e infine il presidente del Parlamento per vedere con i propri occhi le condizioni in cui vivono oggi i palestinesi.

Questo Parlamento ha chiesto la revoca dell’embargo economico, che è tuttavia ancora attivo in larga misura. Passano le settimane e gli israeliani continuano a punire collettivamente il popolo palestinese. Le nostre sono belle parole, ma valgono poco se Israele si rifiuta di ascoltarle. Signora Vicepresidente, la invito a chiedere al presidente di indire una riunione dei leader dei gruppi e del suo gabinetto per trovare il modo di passare dalle parole ai fatti. I miei elettori mi pongono continuamente questa domanda: “Voi avete un accordo di associazione con Israele. Perché manteniamo questo rapporto con una parte quando essa ignora i nostri interessi e tratta le nostre parole con tale disprezzo?”

 
  
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  Presidente. – Grazie onorevole Davies, mi farò portatrice della sua richiesta.

 
  
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  Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE) . – (RO) I valori europei sono particolarmente importanti per il sistema di istruzione romeno. I nostri colleghi, gli onorevoli  Tőkés, Sógor e Winkler, a volte perdono il contatto con la realtà nei loro discorsi elettorali.

La Romania offre alle minoranze etniche una vasta istruzione nella loro lingua madre. Vorrei sottolineare l’importante ruolo che l’università statale Babeş-Bolyai di Cluj-Napoca svolge nel fornire un’istruzione in lingua magiara. Il sistema organizzativo multiculturale creato dallo statuto dell’Università di Babeş-Bolyai nel 1995 garantisce una formazione completa e indipendente in romeno, ungherese e tedesco, nonché studi ebraici, a ogni livello del percorso accademico.

All’Università di Babeş-Bolyai sono affissi una serie di cartelli e iscrizioni in ungherese e tedesco. Al momento diciassette facoltà offrono programmi di studio in romeno e ungherese, mentre undici facoltà offrono corsi in romeno e tedesco. Vi sono inoltre due facoltà, Teologia della riforma e Teologia cattolica romana, i cui programmi di studio prevedono lezioni esclusivamente in ungherese.

 
  
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  Jelko Kacin (ALDE) . – (SL) Accolgo con grande favore la decisione odierna del governo croato di reagire positivamente, almeno in linea di principio, all’iniziativa della Commissione europea per una mediazione tra Slovenia e Croazia. Purtroppo, questo riscontro comprende anche una postilla superflua, una condizione che restringe pesantemente le possibilità di mediazione.

E’ importante collaborare per creare le condizioni che consentano di avviare la mediazione il prima possibile in modo da alleggerire il clima politico in entrambi i paesi e consentire che il dialogo avvenga su basi migliori. Occorre promuovere ulteriormente il processo di allargamento dell’Unione europea ed è per questo che abbiamo bisogno del trattato di Lisbona. E’ soprattutto una questione di tempo, pertanto spero che a breve sia stilato un accordo quadro di mediazione.

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE).(GA) Signora Presidente, i produttori caseari versano in una difficilissima situazione. Il prezzo di un litro di latte è sceso a un livello compreso tra 22 e 24 centesimi e si è inoltre registrato un improvviso calo della domanda mondiale di prodotti caseari, soprattutto in Asia e in Cina, a seguito dello scandalo della melammina. I produttori caseari sono circa ventimila in Irlanda, mentre trentamila sono gli addetti diretti del settore. si è registrato un aumento della produzione negli Stati Uniti (3%) e in Brasile. Un ulteriore problema è rappresentato dal tasso di cambio tra l’euro e la sterlina. E’ chiaro che occorre fornire entro breve un sostegno agli agricoltori per aiutarli a sopravvivere attraverso un programma di intervento, come già è avvenuto in passato con ottimi risultati.

 
  
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  Filiz Hakaeva Hyusmenova (ALDE).(BG) Grazie, signora Presidente. La Giornata internazionale delle donne rappresenta un’occasione per noi per svolgere una valutazione della nostra politica di parità di genere. Molte persone ritengono che questa politica sia rivolta soltanto alle donne che mirano a godere delle stesse opportunità di cui godono gli uomini in termini di occupazione, salario e tempo libero.

Tali obiettivi sono rilevanti anche in un periodo di crisi economica, ma la politica per le pari opportunità deve occuparsi anche degli uomini. La crisi ha ripercussioni sul mercato del lavoro. Alcuni prevedono che molti uomini perderanno il proprio posto di lavoro a causa dei loro salari superiori e della contrazione delle attività ad alta intensità di manodopera nel settore finanziario. E’ sempre più probabile che gli uomini rivestano in futuro un maggiore ruolo nella vita di famiglia, segnando una svolta nella ripartizione tradizionale dei ruoli sociali. In quale misura sono preparati e se gli adeguamenti sociali potranno agevolare tale mutamento sono domande a cui occorrerà dare una risposta.

Le possibili soluzioni variano tra Stati membri, regioni e comunità. Per questo chiedo l’aggiornamento dei piani nazionali per le pari opportunità e l’introduzione di regole flessibili che soddisfino in ugual misura le esigenze di uomini e donne.

 
  
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  Iosif Matula (PPE-DE) . – (RO) Secondo le statistiche, un quarto dei bambini nell’Unione europea ha uno stile di vita sedentario e una dieta poco sana, incorrendo in un maggior rischio di pressione sanguigna elevata e di diabete, nonché di altre malattie.

Nel 2007 il Parlamento europeo ha adottato una relazione concernente il ruolo dello sport nell’istruzione, rendendo obbligatoria l’introduzione di almeno tre ore di sport alla settimana nel quadro dei programmi educativi. Sappiamo che l’educazione fisica prepara i bambini a uno stile di vita sano, trasmettendo importanti valori sociali come l’autodisciplina, la solidarietà, lo spirito di gruppo e il fair play.

Proprio per questo chiedo alla Commissione europea di seguire più attentamente il recepimento nella legislazione nazionale del requisito obbligatorio di introdurre almeno tre ore di educazione fisica alla settimana nelle scuole e la sua attuazione, nonché di aumentare il numero di palazzetti dello sport e migliorare le attrezzature di base.

 
  
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  Marco Pannella (ALDE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, nel libro di Albert Camus, la peste viene annunciata inutilmente dal sorcio che viene a morire ai nostri piedi. Non vogliamo essere inutilmente sorci che vengono ad annunciare la peste antidemocratica, violenta, antieuropea, che a Roma, a Bruxelles, a Gerusalemme, a Parigi sta ormai facendo di nuovo disastri.

Cappato ha già detto perché domani lasceremo i nostri lavori qui, per accorrere a una lotta militante di resistenza europea e di resistenza democratica nel nostro Paese. Facciamo i 30 anni di Parlamento europeo: se pensiamo a 30 anni fa, c’è da preoccuparsi. Noi lottiamo, non ci preoccupiamo.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Nel mio intervento desidero portare l’attenzione del Parlamento europeo sulla data del 15 marzo, che è stata dichiarata Giornata internazionale dei diritti del consumatore su iniziativa dell’organizzazione Consumers International. La giornata rappresenta un’eccellente opportunità per avvicinare l’Unione europea ai cittadini tramite politiche riguardanti la tutela dei consumatori.

In qualità di componente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori mi sono impegnata a fondo in questo campo e sono felicissima dell’enorme interesse dimostrato dai giovani che stanno partecipando attivamente a varie attività dedicate ai consumatori. Un esempio è il concorso internazionale “Consumo per la vita” aperto ai giovani consumatori organizzato dall’Associazione slovacca dei consumatori, che vede aumentare di anno in anno il numero di partecipanti, i quali raccontano storie interessanti sulle loro prime esperienze e sulle decisioni relative alla scelta e al consumo.

Vorrei incoraggiare i governi degli Stati membri dell’UE a rafforzare e sostenere le organizzazioni dei consumatori. Soltanto organizzazioni non governative forti, rappresentative ed efficaci possono riuscire ad accrescere nei consumatori la consapevolezza dei propri diritti.

 
  
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  Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signora Presidente, desidero unirmi a coloro che hanno condannato il brutale e vile attentato omicida contro la caserma dell’esercito britannico nell’Irlanda del Nord e desidero porgere le mie più sentite condoglianze ai parenti dei feriti e delle vittime.

Questa sera desidero sottolineare il fatto che mercoledì sera la Commissione rilascerà una dichiarazione in merito al Libro verde relativo al personale sanitario europeo, secondo il quale il segreto del mantenimento di un personale sufficiente sta nell’istruire, assumere e mantenere i giovani medici.

In Irlanda la situazione è però esattamente opposta, con un calo del 16,5 per cento delle iscrizioni ai corsi di laurea di primo livello per infermieri. Nella mia regione, presso il St Angela’s College, si registra un calo del 25 per cento per quanto riguarda gli infermieri generici e del 40 per cento per quanto riguarda gli infermieri per l’assistenza a pazienti con malattie mentali.

La Commissione deve esercitare pressioni sugli Stati membri affinché ogni paese si assuma le proprie responsabilità nella formazione degli operatori sanitari e affinché si fissi uno standard etico che ci impedisca di ricercare operatori sanitari nei paesi in via di sviluppo, danneggiando così il loro sistema sanitario, già vulnerabile.

 
  
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  Csaba Sógor (PPE-DE). - (HU) Ho parlato già diverse volte a nome delle minoranze nazionali tradizionali. Alcuni dei miei colleghi mi hanno accusato di nazionalismo. E’ strano che la maggioranza tenti spesso di celare la paura e i sentimenti di ostilità nei confronti delle minoranze dietro accuse di nazionalismo o di incitamento all’odio ai danni delle minoranze stesse. Spero che i miei colleghi non avranno nulla da ridire se ora parlerò nell’interesse di una minoranza religiosa. La chiesa greco-cattolica rumena venne vietata durante il periodo comunista. Dopo il 1990, si è riorganizzata e, al pari di altre chiese storiche, sta cercando ancora oggi di recuperare le proprietà immobiliari confiscate. In Romania, è in fase di preparazione una legge che, se adottata, esproprierebbe la chiesa di tali proprietà, attualmente in corso di restituzione. Vorrei richiamare l’attenzione di questo Parlamento sulla natura contorta della situazione, sul modo in cui vengono calpestati i diritti e sul tentativo occulto di nazionalizzazione. E’ inaccettabile che lo Stato interferisca negativamente nella vita di una chiesa.

 
  
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  Nickolay Mladenov (PPE-DE).(BG) Grazie, signora Presidente. Desidero sollevare una questione che suscita grande preoccupazione. Nel corso delle ultime due settimane ci è giunta voce che nella Repubblica di Macedonia alcune autorità ecclesiastiche hanno espresso il desiderio di riesumare i corpi dei soldati bulgari che hanno perso la vita nel paese nel corso di tutte le guerre del XX secolo. L’opinione pubblica bulgara, e sono certo anche quella europea, considera totalmente inaccettabili tali richieste. Nessuno ha il diritto di ridicolizzare la memoria dei caduti in guerra; dobbiamo invece tributare loro onore e rispetto, osservare il principio fondamentale europeo di onorare i morti e di rispettare le nostre migliori tradizioni di tolleranza.

Chiedo al Parlamento europeo di comunicare alle autorità della Repubblica di Macedonia che tali richieste non devono restare senza risposta. Intendiamo avere rassicurazioni chiare e categoriche sul fatto che nessuno in Macedonia metterà in pratica tali minacce, che rappresentano una violazione deĺle fondamentali convenzioni culturali e nazionali di qualunque paese civilizzato.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI). - (FR) Signora Presidente, abbiamo appena appreso l’incredibile verdetto con la condanna a sei anni di carcere per due avvocati tedeschi, Horst Mahler e Sylvia Stolz.

Questa terribile sentenza si basa sul fatto che la loro visione in merito alla realtà e alla portata della storia dei campi di concentramento nella seconda guerra mondiale differisce dalla versione ufficiale.

Indipendentemente da qualsiasi opinione in merito al loro punto di vista, è inaccettabile che oggi, nell’Unione europea, vi siano cittadini, per di più avvocati, a cui si infliggono pene di tale gravità per aver discusso di un evento storico.

Sembrerebbe che nell’odierna Germania, cosiddetta democratica, vi siano ancora giudici che mettono il bavaglio alla libertà di espressione con zelo pari a quello dei loro colleghi della Germania nazista o della Germania comunista.

Questo accade, sfortunatamente, anche in altri Stati dell’Unione, tra cui la Francia e si tratta di un comportamento intollerabile e gravissimo.

 
  
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  Mieczysław Edmund Janowski (UEN).(PL) Signora Presidente, oggi non intendo sollevare una questione di natura politica. Recentemente, uno dei miei elettori, un entusiasta sostenitore della standardizzazione, mi ha contattato in merito alla standardizzazione degli adattatori per i caricabatterie dei telefoni cellulari.

Questa materia sembra futile, ma sono sicuro che qualora si introducessero normative in questo campo, esse sarebbero bene accette da tutti i possessori di telefoni cellulari. Da un punto di vista tecnico la materia è molto semplice. Queste soluzioni si sono spesso rivelate positive, per esempio nel caso degli standard per i compact disc che possono infatti essere letti e utilizzati in tutti i computer. Forse vale la pena esaminare queste questioni secondarie per facilitare la vita ai nostri cittadini. Essi se lo aspettano da noi.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

 
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