17. Relazione speciale della Corte dei conti n. 10/2008 sull'aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana (discussione)
Presidente . – L'ordine del giorno reca la discussione sull'interrogazione orale alla Commissione sulla relazione speciale della Corte dei conti n. 10/2008 sull'aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana, presentata dall’onorevole Borrell Fontelles, a nome della commissione per lo sviluppo (O-0030/2009 - B6-0016/2009).
Anne Van Lancker, autore. − (NL) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, l’Africa è il solo paese a non aver compiuto alcun progresso nel perseguimento degli obiettivi del Millennio, in particolare nel settore della sanità, vale a dire nella mortalità materna e infantile e nella lotta contro l’HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria. Tali mancanze sono da imputarsi interamente alla debolezza del loro sistema di assistenza sanitaria e alla crisi in termini di risorse umane che sta sconvolgendo il settore. E’ pertanto evidente che gli investimenti nei sistemi sanitari sono essenziali per contrastare la povertà.
Questo è anche il parere della Commissione, eppure, secondo la relazione della Corte dei conti, benché la Commissione sostenga di star intervenendo da anni, in concreto ha fatto ben poco per cambiare le cose. La Commissione sta compiendo degli sforzi, sopratutto attraverso i fondi verticali per la lotta all’AIDS, e riteniamo che un impegno di questo tipo sia necessario, ma non deve andare a svantaggio del pacchetto generale di investimenti nell’assistenza sanitaria di base.
Signora Commissario, dal 2000 il bilancio per l’assistenza sanitaria di base non è aumentato, nemmeno proporzionalmente, nel quadro del pacchetto degli aiuti allo sviluppo ufficiali. Pertanto, sulla base della relazione della Corte dei conti, questo Parlamento ha ragioni sufficienti di formulare alcune interrogazioni alla Commissione ed esprimere alcune raccomandazioni. I punti che desidero trattare sono quattro.
In primo luogo, il bilancio per l’assistenza sanitaria deve essere incrementato. Ovviamente, è necessaria un’iniziativa congiunta dell’Unione europea insieme con i suoi partner. I paesi in via di sviluppo si sono impegnati a investire il 15 per cento del bilancio nazionale nel quadro della dichiarazione di Abuja, ma non è un obiettivo realizzabile, signora Commissario, se la Commissione e l’Europa sono disposte a impiegare soltanto il 5,5 per cento del Fondo europeo di sviluppo a tal fine. Vorrei pertanto sentire da lei in che modo la Commissione intende assicurare che, nel quadro del decimo Fondo europeo di sviluppo, ci sia un aumento degli investimenti nel settore della sanità.
Il mio secondo punto riguarda un utilizzo migliore e più efficace del sostegno di bilancio. Benché si tratti di uno dei fiori all’occhiello della Commissione, il giudizio che ne dà la relazione della Corte dei conti è scarso. Tuttavia, il sostegno di bilancio possiede un elevato potenziale per colmare le lacune dei sistemi sanitari del Sud del pianeta. Sebbene il sostegno di bilancio settoriale possa essere diretto specificamente ai servizi sanitari, esso è a malapena utilizzato nell’Africa subsahariana.
Anche il sostegno di bilancio generale può rivelarsi utile, a patto che la Commissione riesca a suscitare l’impegno e l’entusiasmo dei partner affinché assegnino la massima priorità al settore sanitario, e noi chiederemo alla Commissione di farlo. La mia domanda alla Commissione è la seguente: in quale maniera garantirete che siano intraprese azioni più valide e mirate attraverso il sostegno di bilancio settoriale e generale?
I Contratti per gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) costituiscono uno degli strumenti più promettenti della Commissione. Personalmente li sostengo appieno, tuttavia, a voler essere sinceri, essi sono in un certo senso troppo vaghi e di vedute troppo ristrette, perché sono pensati solo per chi assolve puntualmente ai propri doveri; pertanto sono assolutamente necessarie delle alternative per tutti gli altri.
In terzo luogo, occorre valorizzare le competenze professionali. Secondo la relazione, la Commissione dispone di competenze professionali troppo limitate per poter mettere in pratica le proprie proposte politiche nel settore sanitario. Ecco perché chiediamo alla Commissione di ovviare a tale mancanza, avvalendosi di un numero maggiore di esperti e lavorando in maniera più efficace con l’Organizzazione mondiale della sanità e gli Stati membri.
Il mio ultimo punto riguarda la necessità di un migliore coordinamento nel settore dell’assistenza sanitaria. Signora Commissario, è di vitale importanza che il Codice di condotta dell’Unione europea in materia di divisione dei compiti sia messo in pratica e che vi sia un migliore coordinamento tra i diversi Stati membri nei programmi e negli investimenti che riguardano l’assistenza sanitaria. Inoltre, dobbiamo fare in modo che anche i cosiddetti "orfani", tra i paesi bisognosi, siano in grado di garantire assistenza nel settore della sanità.
Vorrei concludere ringraziando l’onorevole Staes che, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sostiene le preoccupazioni espresse dalla commissione per lo sviluppo e ha chiesto alla Commissione europea di chiarire i propri piani in merito alla procedura di discarico, preferibilmente prima della fine del 2009.
Signora Commissario, onorevoli deputati, è evidente che questo Parlamento sta chiedendo alla Commissione di tradurre finalmente le proprie priorità politiche in realtà, con maggiore convinzione e strumenti migliori. Si tratta di un passo più che necessario se vogliamo avere qualche possibilità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015, perché, signora Commissario, l’assistenza sanitaria di base merita investimenti sostenibili a lungo termine.
Androulla Vassiliou, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, la Commissione accoglie favorevolmente la relazione speciale della Corte dei conti n. 10/2008 sull'aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana. La discussione su questa interrogazione orale ci offre la possibilità di affrontare con il Parlamento europeo la questione del sostegno che forniamo ai sistemi sanitari dell’Africa.
Non ripeterò in questa sede la reazione formale che la Commissione ha già espresso a seguito della relazione speciale della Corte dei conti e che è già stata pubblicata su Internet.
Purtroppo, la relazione non ha ricevuto grande attenzione da parte della stampa e, quando veniva citata, a volte le cose venivano eccessivamente semplificate dicendo che: “L’Europa non ha mantenuto le proprie promesse in Africa”. Vorrei pertanto chiarire alcuni punti essenziali prima di affrontare la discussione.
La Commissione conferma appieno il proprio impegno a favore degli obiettivi di sviluppo del Millennio, tra cui rientrano gli obiettivi nn. 4, 5 e 6, vale a dire quelli legati al settore della sanità; nel dettaglio: ridurre la mortalità infantile di due terzi, ridurre la mortalità materna di tre quarti e fermare, la diffusione dell’HIV/AIDS e invertirne la tendenza. Questo è quello a cui serve la cooperazione allo sviluppo, tuttavia, il nostro impegno non può essere misurato soltanto sulla base degli stanziamenti di bilancio destinati al settore della sanità.
Indubbiamente, sarà possibile ridurre la mortalità infantile attraverso interventi sanitari efficaci, in particolare con le vaccinazioni. Pertanto, il controllo della copertura immunologica non è soltanto parte dei nostri programmi, ma anche di molte delle nostre operazioni di sostegno di bilancio generale. Tuttavia, la mortalità infantile dipende anche da altri fattori, quali l’alimentazione, l’alloggio, l’accesso all’acqua potabile, l’igiene e l’istruzione. Pertanto, il nostro contributo può essere e sarà spesso esterno al settore dell’assistenza sanitaria in senso stretto.
Nel deliberare sugli stanziamenti settoriali e sulle modalità di assistenza allo sviluppo, a Parigi e Accra abbiamo deciso, di comune accordo, di rispettare sempre più i principi fondamentali dell’efficacia degli aiuti. Citerò due esempi, a cominciare dalla leadership dei governi partner. Ciò significa accettare, dopo un’approfondita discussione con il paese partner, i settori proposti per il sostegno, che possono non limitarsi alla sola sanità, ma comprendere anche l’istruzione, le risorse idriche e l’igiene.
Secondo esempio: l’allineamento dei sistemi nazionali, che prevede l’indirizzamento degli aiuti, preferibilmente in forma di sostegno di bilancio (a patto che vi sia il rispetto dei criteri di base). Se il paese possiede una strategia contro la povertà sufficientemente articolata, l’assistenza sarà preferibilmente erogata sotto forma di sostegno di bilancio generale.
Benché tali forme di sostegno non siano etichettate come sostegno al settore sanitario, si ricollegano a obiettivi in campo sanitario, quali i tassi di copertura immunologica o la percentuale di parti avvenuto con l’assistenza di personale sanitario qualificato. Generalmente tali obiettivi fanno parte della strategia contro la povertà e sono controllati, e lo stanziamento del sostegno di bilancio è spesso legato ai progressi nel loro perseguimento.
In aggiunta agli impegni globali sull’efficacia degli aiuti, assunti ad Accra e Parigi. noi, in veste di Unione Europea, abbiamo concordato insieme un codice di condotta che prevede, ad esempio, la riduzione del numero di settori nei quali opera ciascun donatore, per ridurre gli oneri amministrativi e gestionali per i nostri paesi partner attraverso la molteplicità dei donatori. Questo è il significato del sistema della divisione dei compiti, concordato dagli Stati membri dell’Unione europea e dalla Commissione europea. Siamo consapevoli del fatto che non sarà sempre semplice trovarsi d’accordo su questo tema a livello di singolo paese, sopratutto perché la sanità è un argomento importante per l’opinione pubblica, e sappiamo altresì che tutti i donatori e i paesi donatori vogliono essere presenti e visibili. Dovremo, a volte, resistere a questa tentazione e lasciare che siano altri donatori a intervenire.
Auspico pertanto che la nostra discussione odierna possa contribuire a chiarire ulteriormente tali questioni e che permetta di garantire che l’Europa mantenga le promesse fatte all’Africa.
John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, ringrazio la signora commissario per la sua risposta. Sono sicuro che lei ha ragione, signora Commissario, nel dire che le cifre possono voler dire molte cose e che dobbiamo esaminarle con molta attenzione. Ma oggi noi ci occupiamo della Corte dei conti, quindi dobbiamo per forza guardare le cifre. A volte mi piacerebbe che considerassimo le persone, anziché le cifre, ma siamo d’accordo: “non c’è ricchezza senza salute”. Non si tratta solo di uno slogan ma di una realtà in molti paesi a basso reddito.
Siamo d’accordo sul fatto che la Corte dei conti afferma che solo il 5,5 per cento dei finanziamenti previsti dal Fondo europeo di sviluppo sono destinati alla sanità, mentre la politica dell’Unione europea — e la politica del Parlamento — prevede che il 35 per cento sia impiegato per la sanità e l’istruzione. Una delle due cifre è sbagliata e la situazione potrebbe non essere così negativa come fanno pensare i numeri. In ogni caso, tali cifre dimostrano che dobbiamo fare molto di più e ciò implica cooperazione — se mi è permesso utilizzare tale termine — con un reale impegno del 15 per cento sancito nella dichiarazione di Abuja ad opera dei paesi stessi.
Tuttavia, signora Commissario, voglio tornare alle persone. Si rechi in Mali e osservi con i suoi occhi il diabete fuori controllo e osservi i costi che ciò comporta per le famiglie: oltre il 30 per cento del reddito familiare speso in insulina, se la devono acquistare — e la devono acquistare. Si rechi in Ciad e chieda dei servizi sanitari per l’igiene mentale e le diranno che una volta, prima della guerra civile, esistevano. Si rechi in una qualsiasi parte dell’Africa e osservi il trattamento disumano riservato ai malati di epilessia, mentre con qualche centesimo potremmo liberare la maggior parte di loro dagli attacchi. Si rechi in un qualsiasi paese dell’Africa e osservi gli orfani causati dall’AIDS e parli con quei nonni che tentano di crescere i nipoti perché i genitori sono morti.
Le statistiche sono davanti ai nostri occhi. Sappiamo che il continente americano rappresenta il 14 per cento della popolazione mondiale, afflitta dal 10 per cento delle malattie mondiali, ma assistita dal 42 per cento degli operatori sanitari. L’Africa subsahariana, invece, ospita l’11 per cento della popolazione mondiale, afflitta dal 25 per cento delle malattie globali, con a disposizione il 3 per cento degli operatori sanitari. Questi dati confermato la discussione che abbiamo avuto in precedenza, e vanno tenuti in considerazione, perché non è possibile ottenere la salute senza servizi sanitari, senza operatori sanitari e senza educazione sanitaria.
Dobbiamo anche considerare alcuni dei progetti nei quali ci stiamo imbarcando. Non si tratta di contrastare soltanto la tubercolosi, l’AIDS o la malaria, ma anche tutte le altre malattie. Sono queste le malattie dimenticate, per le quali la Commissione è orgogliosa della propria cooperazione con le case farmaceutiche, con l’iniziativa che fornisce aiuto a coloro che necessitano di quei medicinali. Dobbiamo analizzare le cause della malattia e la discussione di questa sera si è concentrata proprio su questo.
Solo se uniamo tutti questi fattori, le statistiche quadreranno — e, di conseguenza, la situazione si assesterà anche per le persone. Quello che saremo in grado di fare meglio aiuterà le persone a stare meglio, e quindi anche le loro economie a riprendersi.
Bart Staes, a nome del gruppo dei Verts/ALE. – (NL) Signora Presidente, onorevoli deputati, la relazione della Corte dei conti non sarà presentata ufficialmente alla commissione per il controllo dei bilanci sino alla prossima settimana. Pertanto, vorrei congratularmi con la commissione per lo sviluppo e con l’onorevole Van Lancker che ha permesso che questa discussione avesse luogo oggi, in questa sede, e che domani si adotti una risoluzione che illustra nel dettaglio ciò che non ha funzionato a dovere.
Dovremmo prestare molta attenzione al lungo intervento dell’onorevole Van Lancker e alle raccomandazioni che ha espresso. Signora Commissario, lo stesso vale per il discorso dell’onorevole Bowis, che è riuscito a elencare le lacune con perizia.
Chiunque legga la relazione della Corte dei conti, non può soprassedere sull’argomento. Le cifre sono davanti agli occhi di tutti e l’onorevole Van Lancken ha ragione nell’affermare che gli obiettivi del Millennio per questo settore saranno raggiunti, se mai lo saranno, con grande difficoltà. Analizzare le cifre che la Corte dei conti menziona per ciascun paese ci riporta bruscamente alla realtà.
Per quanto concerne la diffusione dell’AIDS, il 34 per cento della popolazione dello Swaziland ne è affetta, in Lesotho si parla del 23 per cento, mentre in Malawi la cifra è del 14 per cento. Nello Swaziland i casi di mortalità infantile erano 78 su 1000 nel 1997, rispetto agli 86 su 1000 di oggi. In Lesotho, l’aspettativa di vita a metà degli anni novanta era di 60 anni mentre ora è di soli 41 anni. In Kenya, più di un bambino su 10 muore prima dei cinque anni. La raccomandazione e l’analisi della Corte dei conti sull’efficienza delle politiche dell’Unione europea sono state, negli ultimi anni, dolorosamente inquietanti.
Pertanto spero, signora Commissario, che la Commissione sarà in grado di rispondere entro il 10 aprile alle interrogazioni che io, in qualità di relatore della commissione per il controllo dei bilanci, sono riuscito a fare includere nella presente risoluzione, in modo da poter incorporare le risposte nella procedura di discarico prevista per la fine di aprile.
José Ribeiro e Castro (PPE-DE) . – (PT) Signora Presidente, signora Commissario, chiunque si rechi nell’Africa subsahariana può facilmente constatare, nella maggior parte dei paesi, l’enorme debolezza dei sistemi sanitari e l’impatto estremamente negativo che tale debolezza ha sulle vite e sulla salute delle persone che dovrebbero essere aiutate da tali servizi.
Le cifre pubblicate regolarmente a livello internazionale lo ribadiscono in continuazione. A questo proposito, l’idea che anche gesti semplici e pratici, non particolarmente elaborati, né particolarmente dispendiosi, potrebbero bastare a salvare molte vite suscita in noi un profondo turbamento. Il sostegno finanziario europeo può essere fondamentale in questo senso e dobbiamo sempre ricordare che la cooperazione nel settore della sanità è davvero strategica e coinvolge direttamente non soltanto uno, ma molti degli obiettivi di sviluppo del Millennio. La Corte dei conti ha rilevato – e cito il testo della relazione – che “complessivamente, le sovvenzioni comunitarie al settore sanitario non sono cresciute dal 2000 proporzionalmente all’aiuto complessivo allo sviluppo, nonostante gli impegni assunti dalla Commissione rispetto agli OSM e alla crisi sanitaria nell’Africa subsahariana”. Ha inoltre riconosciuto che, e cito nuovamente: “La Commissione ha erogato finanziamenti cospicui per contribuire alla creazione del Fondo mondiale [per la lotta all’AIDS, la tubercolosi e la malaria], ma non ha prestato la stessa attenzione al rafforzamento generale dei sistemi sanitari, benché tale aspetto avrebbe dovuto essere prioritario”.
Secondo la Corte, ciò sarebbe successo e, cito ancora, perché: “La Commissione non ha potuto disporre di competenze sanitarie sufficienti per assicurare un utilizzo ottimale dei finanziamenti destinati al settore sanitario”.
La Corte dei conti ha dunque posto la Commissione europea davanti a una sfida immane, iniziativa che io approvo. Da parte nostra, voglio ribadire tale sfida, basata sull’oggettività dei dati della valutazione. I servizi sanitari sono già parte, ma lo devono essere di più, delle nostre priorità di aiuto allo sviluppo e meritano pertanto un incremento dei finanziamenti. Ottimizzando le modalità di erogazione degli aiuti, tenendo presenti le esigenze, apparentemente divergenti, di coordinamento della gestione e prossimità alle popolazioni beneficiarie, potremo offrire un servizio che può salvare molte vite.
La Commissione europea non può esimersi dal rispondere positivamente a tale sfida e chiedo loro di farlo. Un attimo fa abbiamo ascoltato dall’onorevole Bowis un intervento toccante, durante il quale è riuscito a farci vedere i visi delle persone al posto delle cifre sterili fornite dalla Corte dei conti. La sfida per noi, signora Commissario è fare in modo che la nostra cooperazione porti felicità e speranza su quei visi: ecco perché, signora Commissario, è fondamentale riuscire a ritoccare le cifre della nostra cooperazione nel settore sanitario.
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE) . – (FR) Signora Presidente, non desidero propriamente parlare della relazione, voglio soltanto aggiungere un punto che mi sta particolarmente a cuore e che ho già ripetutamente sollevato in occasione delle riunioni ACP. Si tratta delle condizioni igienico-sanitarie in cui versa il popolo tuareg in Niger. In questo contesto, signora Commissario, mi sento in dovere di sollevare il problema delle imprese europee che sfruttano le risorse naturali dei paesi africani, in particolare l’impresa francese Areva, che ha intenzione di sfruttare l’uranio in Niger senza fornire alcuna informazione alle comunità locali, con la conseguenza che le persone che vi risiedono utilizzano materiali o rottami metallici radioattivi, per fare un esempio, come utensili da cucina.
Attualmente le autorità in Niger non permettono lo svolgimento di studi seri sul tasso di radioattività tra gli abitanti, tuttavia sappiamo che la loro situazione è allarmante.
Nel corso di una riunione ACP, abbiamo chiesto che fosse condotto uno studio epidemiologico su queste persone e voglio reiterare questa richiesta alla Commissione.
PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS Vicepresidente
Androulla Vassiliou, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, non solo ho ascoltato con interesse gli interventi di stasera e ho prestato grande attenzione ai contenuti della relazione della Corte dei conti; ma, come ho già detto, sono anche rientrata da poco da una visita in Costa d’Avorio e Liberia, durante la quale ho potuto constatare con i miei occhi quali siano le necessità di tali paesi nel campo della sanità. Occorre intervenire sulle infrastrutture, sulla disponibilità di personale medico qualificato, di cui già abbiamo parlato, e sull’accesso ai farmaci.
Si tratta di necessità immense, e non posso che concordare con voi sul fatto che dobbiamo intensificare gli sforzi per offrire il nostro aiuto, nel settore della sanità, ai paesi poveri dell’Africa.
Posso assicurarvi che riferirò i vostri commenti al mio collega, il commissario Michel, e sono sicura che anche lui, come me, riserverà grande attenzione ai vostri suggerimenti e alle vostre osservazioni.
Presidente . – Ho ricevuto una proposta di risoluzione(1) presentata a norma dell’articolo 108, paragrafo 5, del regolamento interno.