Presidente. − L'ordine del giorno reca la relazione presentata dall’onorevole Lambrinidis a nome della commissione libertà civili, giustizia e affari interni su un proposta di raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio sul rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet [2008/2160(INI)] (A6-0103/2009).
Stavros Lambrinidis, relatore. − (EL) Signor Presidente, viviamo in un’epoca in cui tutti – governi, società private e persino criminali – tentano di accedere, nella maniera più ampia possibile, ai nostri dati elettronici, alla nostra vita privata.
Internet, in particolare, fornisce dettagli in merito alle nostre vite private, una realtà inimmaginabile qualche anno fa. Allo stesso tempo è evidente come questo strumento ci consenta di esercitare con maggiore facilità i nostri diritti fondamentali, quali la libertà di parola, la libertà di azione politica, la libertà di conoscenza e di educazione, nonché il diritto alla libera associazione.
Ad essere meno evidente è il pericolo di violazione cui sono soggette queste libertà nell’utilizzo di Internet, con particolare riferimento ai controlli segreti da parte dei governi, delle società e persino dei criminali sulle attività che svolgiamo in rete o sui siti che visitiamo. Risulta pertanto essere ancora meno evidente come poter raggiungere una situazione di equilibrio in questo ambito, come disciplinare l’uso di Internet in modo tale da consentirci di trarvi il massimo vantaggio limitandone al contempo i suoi ovvi pericoli.
La mia relazione intende tentare di fornire una risposta a questi interrogativi. Tra le altre cose:
- richiede, in primo luogo, l’adozione di un’iniziativa europea volta a creare una carta dei diritti su Internet;
- in secondo luogo, segnala la necessità di una lotta efficace ma proporzionata contro forme vecchie e nuove di cybercriminalitภquali il furto di identità e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, sottolineando tuttavia che la legislazione non si debba tradurre in una sorveglianza sistematica, sia essa giustificata o meno, di tutti i cittadini, sospetti o meno, dato che comporterebbe, ovviamente, un’evidente invasione della loro privacy;
- in terzo luogo, per quanto concerne il diritto dei cittadini di accedere ad Internet, si appella ai governi affinché garantiscano tale accesso anche ai cittadini meno abbienti nelle regioni più remote;
- in quarto luogo, sottolinea come l’analfabetismo informatico corrisponda al nuovo analfabetismo del XXI secolo, proprio come non saper leggere o scrivere era l’analfabetismo del XX secolo e come l’accesso ad Internet rappresenti pertanto un diritto fondamentale, equivalente al diritto di accesso alla scolarizzazione;
- in quinto luogo, richiede l’adozione di misure tese a limitare il consenso degli utenti, una questione di particolare rilevanza su cui mi soffermerò ora.
La questione del consenso è estremamente complicata e, se non viene risolta adesso, tornerà ad assillarci. Vorrei portarvi un esempio: qualche decennio fa, nessuno sapeva quale quotidiano leggessi: solo la mia famiglia e forse qualcuno dei miei amici. Era un’informazione preziosa, in particolare in tempi di dittatura, che i servizi segreti tentavano di acquisire per potermi inserire nei loro archivi. Venendo a conoscenza del quotidiano che ero solito leggere, potevano affermare che fossi comunista o filoamericano. Oggi, ogni volta che leggo un quotidiano, lascio una traccia. Ciò significa che le società private possono compilare “archivi” simili, creare un mio profilo, specificando le politiche in cui credo, le mie abitudini alimentari e anche le mie condizioni di salute. Il fatto di visitare determinati siti web equivale ad acconsentire a un ritorno della società a 40 anni fa?
Dobbiamo adottare con urgenza leggi adeguate in grado di garantire un equilibrio tra la lotta alla criminalità e la tutela dei diritti nell’era elettronica. Questo equilibrio sembra essere difficile da conseguire, ma in realtà non lo è. E’ realizzabile. Dobbiamo smettere di considere il cyberspazio come una realtà al di fuori della nostra vita quotidiana, distina da essa. E’ la nostra vita. Ciò significa che qualunque diritto o barriera che si applichi alla polizia e alle società private in Internet deve applicarsi anche all’esterno; altrimenti corriamo il rischio di abolire le libertà a favore della sicurezza e, in ultima analisi, di non avere né libertà né vera sicurezza.
Per concludere, i miei più sentiti ringraziamenti ai relatori ombra di tutti i gruppi politici che vedo in questo Emiciclo per il loro encomiabile sostegno. Vorrei ringraziare in particolare tutti i parlamentari membri della commissione libertà civili, giustizia e affari interni per il supporto unanime mostrato nei confronti di questa relazione. Spero che venga approvata in plenaria.
Ján Figeľ, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare non solo il Parlamento in generale ma l’onorevole Lambrinidis in particolare per la sua importante relazione, che fornisce spunti sulla promozione delle libertà fondamentali e della sicurezza in Internet al momento opportuno.
Mentre Internet ha assunto un peso sempre maggiore nelle società e nelle economie moderne, con un impatto in svariati ambiti della nostra vita, il ritmo smisurato che caratterizza gli sviluppi tecnologici porta con sé sfide significative che devono essere debitamente affrontate se vogliamo sfruttare appieno le opportunità offerte da Internet e dalla società dell’informazione.
Convidiamo, in particolare, le preoccupazioni dell’onorevole Lambrinidis relative alla tutela dei dati personali, una questione della massima importanza per gli utenti della rete. Vorrei rassicuravi sul fatto che la Commissione non lesina sforzi per rafforzare i diritti fondamentali e le libertà fondamentali dei cittadini e, in particolare, per garantire un elevato grado di tutela della privacy e dei dati personali, sia in Internt che in altri contesti.
Credo fermamente che perseguire un’adeguata tutela della privacy non si opponga, di per sé, alla necessità di garantire una maggiore sicurezza. Al contrario, questi due obiettivi dovrebbero essere perseguiti in un’ottica sinergica.
La stabilità e la sicurezza di Internet sono state una priorità per noi in occasione del Vertice mondiale sulla società dell’informazione del 2005 e continuano ad esserlo. Queste questioni verranno presentate a breve tramite una nuova strategia per la tutela delle infrastrutture critiche dell’informazione, nonché per preparare meglio l’Europa contro attacchi informatici su ampia scala e interruzioni della connettività. Questa strategia comprende un piano d’azione volto a definire una tabella di marcia per la promozione dei principi e delle linee guida per la stabilità e la solidità di Internet.
Nell’ambito di questa strategia verrà sviluppata una cooperazione strategica con paesi terzi, in particolare nei colloqui sulla società dell’informazione, intesa come un veicolo per costruire un consenso globale in materia. Al contempo la Commissione è convinta che sia necessario garantire il rispetto delle libertà fondamentali come la libertà di espressione su Internet.
Ripeto: questi due obiettivi non si escludono a vicenda. La relazione si sofferma sulla possibilità di lavorare su standard globali, sulla tutela dei dati e sulla libertà di parola. La Commissione partecipa alle conferenze internazionali annuali delle Autorità nazionali per la protezione dei dati personali e segue i lavori in corso sull’eventuale adozione, in futuro, di standard internazionali in materia di privacy e di tutela dei dati personali. Il nostro impegno nei confronti della promozione degli elevati standard di protezione di cui godono oggi i cittadini europei è solido.
Per quanto concerne la libertà di parola, la Commissione continuerà a promuovere questo diritto fondamentale nei forum internazionali. Per ora non si dovrebbe considerare l’adozione di nuove leggi nel tentativo di compiere dai passi avanti in questo ambito. Esistono già svariati strumenti internazionali vincolanti in materia. In questo momento, ritengo che sarebbe utile, invece, avviare un’efficace riflessione sulle modalità più opportune per applicare la legislazione esistente. E’ quindi una questione di implementazione. Questa riflessione dovrebbe inoltre coinvolgere e aiutare gli attori commerciali internazionali a definire meglio i propri ruoli e responsabilità nella promozione e nel rafforzamento della libertà fondamentale di espressione nell’ambiente on line di Internet su scala globale.
Vorrei concludere con un commento di natura generale. Penso che dovremmo affrontare le sfide serie che questa relazione mette in luce e garantire che l’esercizio concreto delle libertà e dei diritti non venga indebitamente limitato su Internet.
Per esempio, un elemento essenziale della strategia della Commissione per una società dell’informazione sicura, dal 2006, è rappresentato da un approccio di carattere olistico, in grado di garantire un’azione di coordinamento tra i vari soggetti interessati, nonché di garantire che ognuno di essi abbia un ruolo e una responsabilità specifici. Abbiamo tutti una responsabilità nel garantire che le nostre azioni su Internet non limitino indebitamente, ma invece, ove possibile, promuovano, la sicurezza degli altri in rete.
E’ pertanto in uno spirito di cooperazione che la Commissione accoglie con favore e sostiene questa relazione.
Manolis Mavrommatis, relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione. − (EL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto vorrei ringraziare il relatore, l’onorevole Lambrinidis, per questa importante relazione e per l’obiettivo promosso di tutela dei dati personali, un principio rispettato dalla maggior parte di noi, tra cui dal sottoscritto a titolo personale.
In veste di relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione, posso affermare che ritengo Internet una piattaforma straordinaria per la diffusione della cultura e della conoscenza. Sottolineo questo aspetto per complimentarmi con e ringraziare tutti gli onorevoli colleghi e amici della commissione cultura che hanno votato a favore del mio parere.
Documenti quali gli archivi digitali dei musei, i libri elettronici, il materiale musicale e audiovisivo sono liberamente accessibili a tutti in tutto il mondo. Sfortunatamente, però, nel vasto mondo del cyberspazio, il materiale culturale non è adeguatamente tutelato. La pirateria tende ormai ad essere la regola piuttosto che l’eccezione e sono gli autori a perderci a fronte della distribuzione illegale della loro proprietà intellettuale. In altre parole, poeti, cantautori, compositori, produttori e tutto coloro che svolgono attività creative in generale.
Sono tre gli elementi che contribuiscono alla diffusione della pirateria: i dispositivi tecnologici e il costo più che sostenibile delle copie, le condizioni economiche avverse e la penetrazione di Internet.
L’emendamento n. 4 riprende la raccomandazione della commissione cultura a favore di un giusto equilibrio tra i diritti e le libertà di tutte le parti interessate e a favore della salvaguardia e della protezione dei diritti fondamentali delle persone in base alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, a fronte dell’ampio uso di Internet.
Ecco perché appoggiamo questo emendamento, che conferma che i diritti fondamentali sono tutti di pari valore e devono essere tutelati nello stesso modo.
Nicolae Vlad Popa, a nome del gruppo PPE-DE . – (RO) Questa relazione è il frutto della collaborazione tra i membri di quest’Aula. Ecco perché vorrei ringraziare i miei colleghi parlamentari, in particolare l’onorevole Lambrinidis, ma anche gli onorevoli Gacek, Alvaro, Segelström e Mavrommatis, con cui ho avuto il piacere di collaborare, anche in veste di relatore ombra.
Penso che la relazione copra i principali temi di interesse relativamente al rafforzamento della sicurezza e dei diritti umani fondamentali su Internet, in particolare per quanto concerne la tutela dei diritti disciplinata dalle specifiche normative vigenti, tra cui gli aspetti digitali, e il riconoscimento e lo sviluppo di nuovi principi per il controllo di Internet.
Il testo mantiene un buon equilibrio tra la tutela della libertà di espressione e della privacy e la necessità di continuare a lottare contro la cybercriminalità, mettendo in evidenza inoltre un problema di considerevole portata, vale a dire un eccessivo monitoraggio delle attività su Internet, che potrebbe degenerare in una nuova forma di censura.
La relazione tratta anche le questioni relative all’aspetto educativo di Internet, l’e-learning, la definizione dell’identità digitale e il riconoscimento dei diritti degli utenti sui contenuti che hanno postato su Internet, nonché la tutela dei dati di carattere personale, offrendo l’opportunità agli utenti di poter cancellare a titolo definitivo i contenuti postati in rete.
Si tratta di argomenti delicati nell’attuale clima in cui i social network sono sempre più diffusi tra i giovani, ma non solo. Ecco perché mi appello a questo Parlamento affinché appoggi pienamente questa relazione.
Inger Segelström, a nome del gruppo PSE. – (SV) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare l’onorevole Lambrinidis e tutti gli altri membri della commissione libertà civili, giustizia e affari interni che hanno stilato questa relazione costruttiva e ben ponderata. Vorrei inoltre ringraziare per il sostegno ricevuto per i miei emendamenti, che va a favore proprio del rafforzamento dei diritti degli utenti e dei consumatori.
La sezione dedicata alle applicazioni della tecnologia – il monitoraggio del traffico Internet, per esempio – è molto importante. E’ positivo il fatto che il Parlamento europeo stia affermando con vigore che la privacy e i diritti umani dei cittadini hanno la precedenza.
La relazione afferma con chiarezza che il traffico Internet può essere monitorato solo laddove esista il sospetto di un reato e nell’ambito del processo legale che segue la sentenza di un tribunale. Questo aspetto rappresenta una base importante per il monitoraggio dei diritti civili. La relazione propone le misure necessarie al momento giusto.
Rimango sorpresa di fronte agli emendamenti presentati dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei e dal gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa. Le loro proposte indeboliscono i diritti civili e la privacy dei cittadini. Non hanno valutato con occhio critico quali conseguenze potrebbe avere il progresso tecnico se non prestiamo la dovuta attenzione.
Naturalmente i crimini commessi su Internet e i reati di sfruttamento dei bambini e dei minori devono essere combattutti. Tuttavia, le questioni principali in questo ambito sono, per esempio, il fatto che il governo conservatore svedese abbia adottato la cosiddetta legge FRA, relativa ai controlli sui cittadini che non sono annoverati tra i criminali e che non hanno commesso alcun crimine, quando invece dovrebbero essere i cittadini a controllare noi. La relazione rappresenta un’aspra critica nei confronti del governo conservatore svedese, che ha sfidato ogni critica adottando la legge FRA. Le autorità svedesi hanno ora il diritto di monitorare il traffico Internet senza che vi sia sospetto di reato o rischio per la sicurezza dei singoli o della società.
Dopo la decisione di domani, suppongo che il governo svedese rivedrà e modificherà questa legge. Altrimenti si troverà in una posizione che lo oppone al Parlamento europeo e ai rappresentanti eletti dei 27 paesi dell’Unione europea.
Alexander Alvaro, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, vorrei iniziare complimentadomi con l’onorevole Lambrinidis per l’ottimo lavoro svolto. Ha coinvolto appieno tutti i relatori ombra nel corso della stesura della relazione, facendo del proprio meglio per agevolare il raggiungimento di compromessi.
Questa relazione, che si sofferma su problematiche importanti relative alla società dell’informazione, rappresenta un importante passo avanti verso la creazione di una rete in grado di garantire la sicurezza per i nostri cittadini e le loro libertà fondamentali. I confini tra libertà e sicurezza non si fermano ai confini del mondo virtuale. L’onorevole Lambrinidis ha saputo tener conto, nella propria relazione, della lotta contro i crimini informatici, la pedopornografia, il furto di identità e la frode, nonché le violazioni dei diritti d’autore. Ha tentato di coinvolgere l’Europol e ha affermato in modo chiaro che le attuali leggi del mondo “fisico” dovrebbero applicarsi altresì al mondo virtuale.
Al contempo ha tentato di trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti civili, la libertà di espressione, la tutela dei dati e il diritto di completa cancellazione dei dati su Internet. Fino ad oggi, Internet non dimentica. Alcuni possono anche rallegrarsi del fatto che Internet non esistesse quando avevamo ancora 13, 14, 15 o 16 anni, quando abbiamo commesso i nostri peccati di gioventù, che non vogliamo certo ritrovare su Facebook o Youtube.
Il relatore ha sottolineato la necessità dell’accesso alle informazioni e, ancora più importante, dell’accesso ad Internet e il rispetto della proprietà intellettuale. Sono cosciente che per molti parlamentari la relazione non risulta essere sufficientemente ambiziosa ai fini della tutela della proprietà intellettuale e dei diritti d’autore. Affrontiamo quindi la questione con la direttiva sulla proprietà intellettuale mettendo in evidenza questi punti al suo interno.
Questa relazione afferma con grande chiarezza che la censura su Internet o il blocco dell’accesso alla rete – misure già previste o adottate in alcuni degli Stati membri – non sono atti degni della nostra società illuminata. La relazione afferma inoltre con grande chiarezza che l’Unione europea non segue l’esempio degli stati totalitaristi tagliando fuori i propri cittadini dal mondo dell’informazione o fornendo loro solo le informazioni che ritiene accessibili
Sono lieto di trovarmi di fronte una relazione equilibrata, che tiene conto delle esigenze della società dell’informazione e sarei felice, domani, se il mio e gli altri gruppi politici offrissero a questa relazione l’appoggio più ampio possibile, in modo tale da offrirci l’opportunità di sviluppare una rete negli interessi della società.
Roberta Angelilli, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'hanno già detto altri colleghi prima di me, ma lo voglio ribadire, la rete non va criminalizzata né censurata perché è una fonte di opportunità di comunicazione, di socializzazione, d'informazione e di conoscenza, ma occorre comunque sviluppare una strategia globale di lotta contro la cybercriminalità.
In particolare, bisogna proteggere i bambini ed educare e informare i genitori e gli insegnanti sui nuovi pericoli che si possono sviluppare su Internet. Sono obiettivi sui quali l'Europa deve poter agire efficacemente e mi voglio per questo complimentare con il relatore per l'ottimo lavoro svolto.
Però, nonostante gli ordinamenti degli Stati membri assicurino sanzioni e un livello di protezione abbastanza elevato contro gli abusi e lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia on line, occorre aumentare la soglia di protezione dei minori, visto anche il continuo sviluppo delle nuove tecnologie e in particolare di Internet e l'uso anche di nuove forme di adescamento dei minori on line a scopo sessuale da parte dei pedofili.
Proprio per questo ho ritenuto opportuno presentare un emendamento alla relazione, in cui si esortano esplicitamente gli Stati membri ad aggiornare la legislazione a tutela dei minori che utilizzano Internet, in particolare introducendo il reato di grooming, così come definito nella Convenzione del Consiglio d'Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali dell'ottobre 2007.
Eva-Britt Svensson, a nome del gruppo GUE/NGL . – (SV) Signor Presidente, vorrei porgere i miei più sentiti ringraziamenti all’onorevole Lambrinidis per essere riuscito, nella sua relazione, a rispettare la sicurezza su Internet tutelando e rispettando, al contempo, gli inestimabili diritti fondamentali dell’uomo. Suppongo che la tutela dei nostri diritti fondamentali, così come viene articolata in questa relazione, potrà essere tenuta in debita considerazione anche quando delibereremo in merito al pacchetto telecomunicazioni. Si osserva infatti una chiara correlazione tra questa relazione e il pacchetto telecomunicazioni. Spero che saremo d’accordo, anche in quell’occasione, sull’importanza di proteggere le libertà civili.
Come già sottolineato da svariati membri di questo Parlamento, Internet ci offre nuove opportunità di esercitare la nostra libertà di espressione. I cittadini che, di norma, non hanno accesso ai forum di discussione dei media operanti su ampia scala possono servirsi della rete per esprimere pareri e affrontare tematiche a loro care. Internet è una nuova arena per lo scambio di opinioni, fondamentale per la mobilitazione politica. Offre maggiori opportunità ai cittadini di tenere sotto controllo i decisori. E’ importante garantire ai cittadini la possibilità di esaminare l’operato dei legislatori e di chi detiene il potere politico. Internet è un mezzo in grado di arricchire il bagaglio di conoscenze delle persone. E, soprattutto, è uno strumento che ci offre la possibilità di scambiare idee e rimanere in contatto con persone di culture diverse provenienti da diverse parti del mondo.
Nel discutere questo tema è altresì importante assicurarci di disporre di una libertà di espressione reale e di garanzie reali contro la censura e la limitazione, per esempio, della libertà di parola, di informazione e di opinione. I diritti fondamentali dell’uomo, la libertà di espressione e la privacy sono tutti elementi importanti della democrazia e devono essere protetti e rispettati in ogni momento. Internet rappresenta, pertanto, un fattore importante nella nostra società democratica di oggi e tale dovrebbe rimanere.
Vi chiedo pertanto di votare contro l’emendamento n. 5, che vorrebbe eliminare la seguente porzione di testo: “garantire che l'espressione di convinzioni politiche controverse su Internet non sia perseguita penalmente.” Se questo emendamento dovesse passare, rappresenterebbe un duro colpo per la democrazia. Chi decide cosa si intende per convinzioni politiche controverse? E’ un diritto democratico poter esprimere diverse opinioni politiche.
E’ altresì importante il diritto degli utenti della rete di poter cancellare a titolo permanente i dati personali reperibili sui vari siti web. Ovviamente dobbiamo combattere la criminalità su Internet, come ogni attività criminale, ma si deve procedere in tal senso entro i limiti della legalità, nel rispetto del diritto penale, come per ogni altro reato.
I crimini commessi in rete contro i bambini sono particolarmente gravi. Da questo punto di vista ci atteniamo alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale e l'abuso sessuale. Ma sono coinvolti anche altri gruppi. Mi riferisco, in particolare, alle donne vittime della tratta delle schiave del sesso. Oggi l’industria del sesso sfrutta Internet e le violenze sessuali subite da molte donne e bambini. Da questo punto di vista vorrei ricordare agli onorevoli parlamentari di quest’Aula che possono appoggiare una dichiarazione scritta che sta tentando di mettere fine a questa violenza. Si tratta della dichiarazione scritta numero 94.
Infine, vorrei attirare la vostra attenzione sul pericolo emergente con la cosiddetta guerra al terrorismo, che si è tradotta, in alcuni casi, in irragionevoli restrizioni da parte dei governi della libertà di espressione e della privacy dei singoli. Tali restrizioni hanno comportato un rischio per i cittadini. I servizi di sicurezza di diversi paesi, infatti, si sono scambiati dati personali su privati cittadini ottenuti monitorando Internet. Tale azione ha messo a rischio le vite di molte persone, in particolar modo nel caso in cui qualcuno sia costretto a fuggire dal proprio paese d’origine a causa di un’oppressione politica. Vi chiedo, domani, di appoggiare questa relazione.
Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Signor Presidente, rimango affascinata tutti i giorni pensando a quanto Internet sia uno strumento a dir poco fantastico, ma, per quanto l’Unione europea possa non essere d’accordo, una rete globale di computer non è una rete europea. Pensare che un decreto proveniente da Bruxelles o Strasburgo possa cambiare questa situazione è improponibile e lontano dalla realtà. Si potrebbe ragionevolmente sostenere che l’Unione europea non rappresenti il forum più adatto per risolvere il tipo di problemi evidenziati da questa relazione. Vorrei illustrare un paio di esempi. La relazione confronta il diritto ad accedere ad Internet con il diritto di scolarizzazione. E’ un’ipotesi di lavoro un po’ azzardata quando sappiamo che il diritto o l’opportunità di ricevere un’istruzione non è così evidente in molti paesi dell’Unione.
La tutela e la promozione dei diritti dei singoli su Internet e l’equilibrio che si dovrebbe ottenere tra privacy e sicurezza è estremamente importante, ma non si tratta, anche in questo caso, di questioni da risolvere a livello europeo. Siamo di fronte a un problema internazionale, che deve essere gestito a livello internazionale.
Un altro tema cui tengo particolarmente è il file sharing. In questo ambito dobbiamo applicare con urgenza le ordinarie misure penali per tutelare i diritti di proprietà intellettuale. Sono fermamente convinta che spetti agli Stati membri decidere cosa costituisca un crimine e quali eventuali conseguenze possa avere. Per l’Unione europea è assolutamente inaccettabile seguire la linea adottata dal settore musicale e cinematografico, in particolare considerando che stiamo tentando di criminalizzare un’intera generazione.
Infine, vorrei sottolineare come ogni tentativo di legiferare in questi ambiti non sarà certo impresa facile, dato che la tecnologia cambia a una velocità ben più sostenuta della politica.
Urszula Gacek (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore per aver accolto il mio suggerimento, incoraggiando i produttori di software ad adottare ulteriori provvedimenti per bloccare l’accesso a siti pornografici e violenti.
Si tratta di una questione particolarmente preoccupante per i genitori. E’ evidente ormai che i nostri figli spesso sanno usare il computer meglio di noi. I genitori possono essere vagamente al corrente della possibilità di attivare filtri nei browser per navigare in Internet, ma per attivare questi dispositivi è necessario avere un minimo di conoscenza del software del browser e prendere una decisione cosciente di procedere in tal senso.
Se un filtro fosse preinstallato in posizione attivata, è probabile che molti più bambini, tra cui i più piccoli che navigano sempre più in rete senza la supervisione di un adulto, sarebbero maggiormente protetti contro la possibilità di finire, senza volere, su siti che possono avere un’influenza dannosa su di loro. Mi appello ai produttori affinché accolgano il nostro suggerimento. Non dovrebbero vederlo come un’imposizione o una restrizione, bensì come un’opportunità commerciale. Se avessi la possibilità di scegliere tra due computer simili e uno dei due riportasse l’etichetta a tutela di un uso improprio da parte dei bambini, a conferma della presenza del filtro preinstallato, in quanto genitore opterei per questo secondo prodotto. Con il tempo, se sempre più genitori faranno questa scelta, questa opzione diventerà uno standard del settore. Spero davvero che potremo ottenerlo con la cooperazione dei produttori.
Alin Lucian Antochi (PSE) . – (RO) Internet è entrato in una nuova fase e non viene più considerato solo come uno strumento vitale per le aziende, ma anche come un forum globale per l’espressione di opinioni diverse.
Tuttavia, questo sviluppo ha dato adito ad atteggiamenti ambivalenti. Da una parte, Internet continua ad offrire fantastiche opportunità fungendo da catalizzatore per lo sviluppo culturale, economico, sociale ed educativo. Dall’altra, però, viene percepito come una piattaforma che può essere utilizzata per promuovere comportamenti violenti che hanno un impatto sulla libertà e la sicurezza delle persone.
Inoltre, data la sua natura globale, Internet è diventato un pericolo per la privacy, dal momento che le attività svolte dai cittadini in rete vengono spesso monitorate dai governi, dai corpi di polizia, dalle società e persino dai criminali e dai terroristi, talvolta sfociando in furti di identità.
In questa situazione, è necessario individuare una linea legale in grado di operare una distinzione tra la tutela della sicurezza e delle libertà fondamentali dei cittadini su Internet e il monitoraggio illimitato delle loro attività da parte delle autorità, in modo tale per cui la legislazione risulti efficace senza essere eccessiva nelle misure adottate per contrastare la criminalità. Per tale motivo è necessario definire standard globali per la tutela dei dati, la sicurezza e la libertà di espressione grazie a una cooperazione costante tra gli operatori e gli utenti della rete.
E’ inoltre importante, e da questo punto di vista appoggio pienamente il relatore, esaminare e stabilire i limiti del consenso richiesto agli utenti dai governi o dalle società private, da intendersi come una parziale rinuncia alla loro privacy in cambio di determinati servizi o privilegi su Internet.
E infine, ma non per questo meno importante, signor Presidente, ritengo che gli Stati membri debbano adoperarsi al fine di allineare le proprie legislazioni in materia di tutela dei diritti fondamentali su Internet, dato che potrebbe contribuire a definire una strategia comune di lotta alla cybercriminalità o al terrorismo.
Vorrei estendere i miei complimenti all’onorevole Lambrinidis e a tutta l’équipe che ha contributo alla stesura di questa relazione.
Sophia in 't Veld (ALDE). – (NL) Signor Presidente, vorrei anch’io complimentarmi con il relatore per la sua ottima relazione. Vorrei soffermarmi brevemente su un paio di punti.
In primo luogo, di recente abbiamo visto aumentare in misura significativa lo stoccaggio di dati personali da parte di aziende e governi. I governi utilizzano le banche dati delle società, ma esistono ancora diversi livelli di protezione applicabili al primo e al terzo pilastro, che trovo estremamente preoccupanti.
Il secondo punto – e sono lieta che il mio emendamento a proposito sia stato approvato – riguarda il fatto che anche i criminali, ovviamente, utilizzano Internet a proprio vantaggio nei modi più svariati. Il furto di identità è un fenomeno in preoccupante crescita. Chiediamo quindi alla Commissione europea di creare un punti di contatto per questo tipo di furti, non solo ai fini di uno scambio di informazioni ma anche per venire in aiuto alle vittime.
In terzo luogo, sono necessari standard globali. Ci si sta già attivando in questo senso, ma tali standard devono essere redatti nell’ambito di un processo democratico aperto e non da funzionari della Commissione europea intenti a negoziare con funzionari degli Stati Uniti.
Infine, mentre la Commissione europea si esprime sempre a favore della libertà e dei diritti civili, ho notato che, sotto l’egida del commissario Frattini e anche con l’aiuto del Consiglio, di recente sono state adottate innumerevoli misure volte a consentire di spiare i cittadini 24 ore su 24 e di limitare le loro libertà. E’ giunto il momento di valutare la situazione e il tipo di conseguenze prodotte. Pertanto, vorrei concludere con un suggerimento alla Commissione: chiederei con urgenza di introdurre, nel corso del prossimo mandato, una figura distinta all’interno dell’esecutivo europeo che sia responsabile per i diritti civili e le libertà.
Presidente. − Ho dato all’onorevole in’t Veld un po’ di tempo in più perché ha 400 contatti su Twitter. Io ne ho solo nove. 450 adesso.
Jean-Paul Gauzès (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, parlo a nome del nostro collega, l’onorevole Toubon.
Vorrei innanzi tutto ringraziare l’onorevole Popa per l’ottimo lavoro svolto nel tentativo di raggiungere un compromesso accettabile per tutti noi, nonostante le posizioni estreme adottate sulla questione da alcuni membri del gruppo Socialista al Parlamento europeo e del gruppo Verde/Alleanza libera europea.
La relazione mette in luce una questione importante: trovare un equilibrio tra la sicurezza e le libertà fondamentali su Internet. Infatti, mentre per molti di noi questa nuova tecnologia è sinonimo di progresso e opportunità, non dobbiamo dimenticare che non è priva di rischi. Per esempio, è essenziale garantire la libertà di espressione e di informazione su questo nuovo mezzo di comunicazione, garantendo al contempo il rispetto per le altre libertà fondamentali, come la tutela della privacy e dei dati personali, nonché della proprietà intellettuale.
Il relatore, l’onorevole Lambrinidis, che ha svolto un ottimo lavoro, ha preso quindi in considerazione i nuovi tipi di crimini informatici e i pericoli che pongono, in particolare per i bambini. Sfortunatamente la relazione rimane più ambigua se non addirittura pericolosa su altri punti.
Gli emendamenti presentati dagli onorevoli Hieronymi, Mavrommatis e Toubon sono volti a chiarire che non dovrebbero essere appoggiati attacchi alle libertà fondamentali in nome della libertà di espressione e di informazione.
Gli Stati membri e gli operatori di Internet dovrebbero tenere uno spazio di manovra in modo tale da identificare le migliori soluzioni tese a garantire che i diritti di alcuni non impediscano l’esercizio dei diritti di altri. Le leggi si devono applicare ad Internet come si applicano in ogni altro ambito. Internet non può essere uno spazio virtuale in cui un atto che costituisce un reato nel mondo reale sia ammissibile e addirittura venga tutelato semplicemente per effetto della tecnologia e del modo in cui viene utilizzata Ad essere in gioco è il diritto vigente nelle nostre società democratiche.
Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signor Presidente, vorrei complimentarmi con il mio collega e amico, l’onorevole Lambrinidis, per la relazione stilata, nonché per l’equilibrata illustrazione orale che ha fornito in merito al suo intento.
Ho qui con me un libro, dal titolo Trattato che adotta una costituzione per l’Europa. Questo libro è stato approvato dal 90 per cento degli elettori spagnoli e dalla maggioranza dei parlamenti nazionali dei paesi da cui provengono i parlamenti europei.
Non è entrato in vigore a causa di alcune difficoltà di natura politica, ma questo testo è cruciale, dato che incorpora – e personalmente lo considero un mandato da parte dei miei elettori – la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Penso che nella carta si ritrovino i principi illustrati dall’onorevole Lambrinidis nella sua relazione.
In primo luogo Internet è uno spazio di libertà, modernità e pari opportunità, in cui le persone comunicano tra di loro, si forniscono informazioni a vicenda, scambiano idee e condividono conoscenze. Questo diritto è riconosciuto nell’articolo II-71 del Trattato che adotta una costituzione per l’Europa.
In secondo luogo, Internet dovrebbe tutelare la libertà e lo sviluppo della società dell’informazione in un modo che sia compatibile con il rispetto della proprietà intellettuale e della tutela della privacy degli utenti. In particolare il diritto alla proprietà intellettuale e i diritti degli utenti alla privacy vengono riconosciuti nell’articolo II-77 della bozza della costituzione europea.
In terzo luogo, dobbiamo cercare un opportuno equilibrio tra la tutela dei diritti, la promozione dei contenuti offerti in rete e il mercato legale per i contenuti digitali su Internet e uno sviluppo aperto ai nuovi modelli societari che fanno la loro comparsa su Internet. Dobbiamo anche occuparci della protezione dei dati personali, riconosciuta dall’articolo II-68 della bozza di costituzione.
Ritengo che la relazione Lambrinidis copra tutti questi aspetti. Chiaramente non si sofferma a lungo sui dettagli delle condizioni, dei requisiti, delle conseguenze e delle sanzioni derivanti da un uso improprio di Internet, ma penso che tale dovizia di dettagli si presterebbe più che altro a un documento legislativo e, al momento, non è quanto stiamo discutendo.
Claire Gibault (ALDE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in quanto artista sono addolorata e scioccata dalla mancanza di interesse mostrata nei confronti del settore culturale nella relazione dell’onorevole Lambrinidis.
Vorrei sottolineare che dovremmo tutelare e proteggere sempre i diritti degli individui nel loro insieme, nel rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e dovremmo garantire i diritti e le libertà di tutte le parti interessate. La società dell’informazione rappresenta un settore economico sempre più importante, ma anche una fondamentale fonte di innovazione e creatività soggiacente all’economia dell’era moderna.
Ciò significa,tra le altre cose, che l’accesso per tutti a una cultura diversa e all’istruzione deve essere garantito nell’ambito del rispetto del diritto comunitario e che il valore del lavoro creativo di autori ed interpreti, anche nell’economia digitale, deve essere debitamente riconosciuto. Tuttavia, tale riconoscimento passa attraverso la remunerazione di questi soggetti per tutti i modi in cui viene utilizzato il loro contributo creativo, in modo tale che possano guadagnarsi da vivere con la loro professione e possano essere completamente liberi di dedicarsi al loro lavoro.
In questo contesto, i diritti di proprietà intellettuale non devono essere visti come un ostacolo, bensì come un motore delle attività creative, in particolare nell’ambito dello sviluppo di nuovi servizi on line.
D’altro canto, ritengo che, anche su Internet, discorsi razzisti, alimentati dall’odio o revisionisti debbano essere perseguiti penalmente. La libertà di espressione deve essere esercitata con responsabilità. Si deve trovare il giusto equilibrio tra privacy e tutela della proprietà intellettuale. Mi appello pertanto a voi, onorevoli colleghi, affinché appoggiate i miei emendamenti da 2 a 6.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, è quasi diventata un’abitudine per noi esaminare una relazione dedicata a Internet ad ogni plenaria. Si tratta di per sé di un fatto positivo, dato che offre agli Stati membri e all’Unione europea l’opportunità, finalmente, di affrontare in maniera efficace questioni di fondamentale importanza relative all’uso della rete. Mi complimento con il mio amico, l’onorevole Lambrinidis, per aver accettato di inserire gli emendamenti dei parlamentari nella sua approfondita relazione, aggiungendo quindi svariati aspetti nuovi aspetti al tema della discussione.
L’ultima volta il Parlamento si è soffermato sul tema dei videogiochi in Internet e dei pericoli per i minori, nonché sul meccanismo di finanziamento dell’Unione europea per una rete sicuro per i minori. La discussione di oggi mi sta convincendo sempre di più che, in ultima analisi, tutto si riduce a una questione di approccio legale.
Per tale motivo ritengo che dovremmo limitarci a richiedere uno studio dei molteplici problemi derivanti dall’uso di Internet sul piano legale. La relazione potrà pertanto fungere da catalogo da sottoporre a un approfondito esame da parte degli esperti legali, che poi implementeranno il lavoro di ricerca in modo tale da fornire a tutti i soggetti interessati citati nella relazione gli strumenti adatti per redigere un testo di legge volto a tutelare i principi del diritto in materia di un uso democratico di Internet. Naturalmente non possiamo parlare di democrazia quando non tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione finanziaria, non hanno possibilità di utilizzare Internet. La situazione non è questa oggi, ma speriamo che lo sia un giorno.
Katrin Saks (PSE). – (ET) Onorevoli colleghi, riuscireste ad immaginarvi un mondo senza Internet? Per me, personalmente, è ormai impossibile. Vengo dall’Estonia, un paese leader mondiale per la disponibilità della rete. Ecco perché, probabilmente, abbiamo una maggiore esperienza dei pericoli che comporta: dalla guerra informatica di cui è stato vittima il mio paese due anni fa al fatto che, secondo la ricerca internazionale, i nostri bambini sono stati preda della cybercriminalità più dei bambini di molti altri paesi.
Nelle svariate relazioni che ha adottato negli ultimi anni, il Parlamento europeo ha effettivamente tentato di rispondere alla domanda: “che cos’è Internet?”. Oggi, in maniera più pertinente, ci si dovrebbe chiedere invece se Internet sia uno spazio separato, un mondo virtuale distinto dalla vita reale oppure se non sia parte integrante della sfera pubblica. E’ un aspetto trattato anche dall’onorevole Lambrinidis nella sua relazione, in cui sostiene che il nostro principale compito consiste nel trovare un equilibrio adeguato tra privacy e sicurezza.
La libertà di espressione è un concetto che fa immediatamente capolino ogni qual volta si citi la possibilità di porre dei vincoli alla libertà su Internet. La libertà di espressione è il diritto di diffondere idee, opinioni, convinzioni e altre informazioni, ma porta anche con sé una responsabilità. Vorrei ringraziare il relatore e spero che avremo tutti la forza di trovare la risposta a queste domande: cos’è Internet, può essere regolamentato e, in caso di risposta affermativa, come? Dato che Internet rappresenta uno dei segni più chiari della globalizzazione, anche il nostro approccio alla questione deve essere di natura internazionale.
Filiz Hakaeva Hyusmenova (ALDE). – (BG) Onorevoli colleghi, il contenuto di questa relazione è assolutamente in linea con il suo titolo. Riguarda i diritti della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dell’infanzia. Complimenti al relatore.
Internet è un mondo in cui alcuni eventi non vengono definiti esplicitamente come violazioni dei diritti e delle libertà o come reati contro di essi. Le opportunità di espressione, il reperimento di informazioni e i contatti sociali sono spesso sostituiti dal loro esatto contrario. Internet offre terreno fertile raggirando i regolamenti ed essendo privo di vincoli alla libertà di espressione.
In condizioni che offrono l’anonimato e senza alcun controllo, non ci si assume alcuna responsabilità al momento di scegliere e utilizzare determinate parole o espressioni linguistiche. Queste parole sono spesso intrise di slang, cinismo e persino volgarità e possono deviare verso un linguaggio improntato alla diffidenza e all’odio, entrando nell’uso comune, diventando un modello da imitare e definendo un determinato atteggiamento.
Questo linguaggio non contribuisce al benessere sociale, spirituale e morale dei bambini e non è foriero di cultura e valori. Per tale motivo vorrei sottolineare la necessità di effettuare un’analisi specifica sul linguaggio utilizzato in Internet e sulla sua influenza sullo sviluppo personale del bambino.
Csaba Sógor (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, sono una di quelle persone che vorrebbero garantire la sopravvivenza della libertà in Internet. I creatori della rete avevano una grande fiducia nei confronti della bontà innata degli essere umani e io tendo a condividere questa fiducia. Sfortunatamente, molto spesso con Internet, come in qualunque società umana, dobbiamo fare i conti con una triste realtà: sono necessarie delle regole per garantire che chi non si può proteggere da solo sia comunque protetto. La sicurezza di un individuo è un diritto fondamentale, proprio come il diritto di parola e di espressione.
Dobbiamo mettere fine ad abominazioni come la pedopornografia e la pedofilia, ma anche alle frodi su Internet. Non possiamo tollerare i predatori della rete di alcun tipo e mentre discutiamo di questo tema di grande interesse, vorrei attirare la vostra attenzione su un fatto molto meno discusso: la rete è anche ricolma di siti che incitano all’odio, alla violenza e all’intolleranza nei confronti di ogni tipo di minoranza, tra cui le minoranze etniche. E’ un aspetto di Internet che richiede la nostra attenzione. Dobbiamo garantire che anche le minoranze si sentano protette. E’ inaccettabile che molti gruppi estremisti utilizzino Internet per istigare alla violenza e alla xenofobia.
Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Signor Presidente, vorrei attirare la vostra attenzione su diversi problemi correlati ad Internet.
In primo luogo, vorrei soffermarmi sulla tutela dei dati personali e della riservatezza in relazione alle votazioni elettroniche, che consentono a persone affette da disabilità di esercitare i propri diritti di cittadini. In secondo luogo, vorrei citare la tutela della proprietà intellettuale in relazione ai materiali artistici che possono essere trasmessi con tanta facilità su Internet. Un’altra questione riguarda la protezione dei bambini da contenuti dannosi, come scene di brutalità e pornografia, attraverso adeguati filtri e l’educazione dei genitori. Il quarto punto è il problema della protezione dei bambini da pedofili e rapitori, nonché la possibilità di risalire ai criminali utilizzando le tracce da loro lasciate in rete, come l’indirizzo di un pedofilo, o le registrazioni di crimini con telefoni cellulari poi caricate su Internet. Se le dichiarazioni rilasciate su Internet da un giovane tedesco non fossero state trascurate, le sue vittime sarebbero ancora vive, in particolare gli studenti e gli insegnamenti a cui ha sparato. La questione successiva, la più importante in realtà, riguarda il rispetto della libertà di parola; in questo caso, la legge dovrebbe essere rispettata come in ogni altro ambito. Alcuni di questi problemi necessitano nuove soluzioni tecniche. Mi complimento con il relatore.
Ján Figeľ, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti gli oratori per i contributi forniti, segno di grande interesse e impegno. Vorrei aggiungere solamente due punti a quanto affermato all’inizio della discussione. Condividiamo, per esempio, le preoccupazioni inerenti ai diritti di proprietà intellettuale e la necessità di adottare un approccio equilibrato in questo ambito. E’ importante per l’evoluzione, o lo sviluppo, generale della società dell’informazione. L’applicazione di questi diritti di proprietà deve essere opportunamente bilanciata con i diritti o le libertà fondamentali citati nella relazione, tra cui il diritto alla privacy, la tutela dei dati personali e il diritto di partecipare alla società dell’informazione.
Molti di voi hanno citato la protezione di bambini e minori, coloro che si trovano nella situazione più difficile, passando ore davanti al computer ogni giorno. In questa sede non mi limiterei solamente a formulare una raccomandazione, ma inviterei caldamente i partner, gli Stati membri e le istituzioni a cooperare con il Programma Internet sicuro 2009-2013. Il budget previsto è significativo. Sono già state approntate alcune azioni in merito a contenuti indebiti o illegali, ma anche contro comportamenti o condotte dannose quali il bullismo e l’adescamento di minorenni, che sono stati citati.
Sono molti i temi coinvolti, ma vorrei esprimermi, in particolare, a favore dell’adozione di politiche serie sugli impegni sia a livello nazionale che internazionale. Abbiamo una direttiva sulla privacy e sulla comunicazione elettronica, molte azioni o piani d’azione concreti, un programma europeo sulla protezione delle infrastrutture critiche. Ecco perché ho affermato che non abbiamo bisogno di più leggi. Dovremmo invece applicarle in maniera appropriata e debita, senza prescindere, naturalmente, da un’ulteriore evoluzione e altri miglioramenti. Qualcuno ha citato, giustamente, il pacchetto telecomunicazioni. Il dialogo a tre di ieri ha infuso molta speranza per un accordo finale.
Vorrei concludere sottolineando che quest’anno è stato proclamato Anno europeo per la creatività e l’innovazione e il motto è: immaginare, creare, innovare. Quindi, se forse non siamo in grado di immaginare un mondo senza Internet, è importante immaginare, creare e innovare per renderlo più sicuro e più vicino all’uomo e alla responsabilità umana.
Stavros Lambrinidis, relatore − (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare la Commissione. Per semplificare la vita degli interpreti, dato che sto parlando a braccio, mi esprimerò, a titolo eccezionale, in inglese.
Rispetto le sensibilità di tutti coloro che sono preoccupati per la tutela della proprietà intellettuale. Ma ho l’impressione che stiano combattendo una battaglia sulla relazione sbagliata. La mia relazione non riguarda un solo tema, ma parla, in generale, della protezione dei diritti fondamentali e della sicurezza su Internet e, tra l’altro, è proprio per questo che ha potuto contare su un appoggio unanime.
Tuttavia, nella misura in cui non tratta i diritti di proprietà intellettuale, si penserebbe, ascoltando alcuni degli interventi odierni, che li ignora. Vorrei leggere, in particolare, un passaggio che dimostra l’approccio equilibrato che abbiamo tentato di adottare in questa relazione. Nel paragrafo 1, lettera (k) chiediamo al Consiglio di “procedere all'adozione della direttiva sulle misure penali finalizzate al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, dopo aver valutato, alla luce delle attuali ricerche sull'innovazione, fino a che punto sia necessario e proporzionato”. Questo è quanto afferma la relazione.
Gli emendamenti, tuttavia, sono tutto meno che equilibrati. Emendamenti che eliminano quanto richiesto dalla relazione – vale a dire il divieto di una sorveglianza sistematica di tutti gli utenti, siano essi sospetti o meno, colpevoli o meno, per proteggere ogni diritto alla sicurezza – sono tutto meno che equilibrati. Ci chiedono di abbandonare del tutto i diritti fondamentali per tutelare qualcos’altro.
In secondo luogo, gli emendamenti che cancellano o annacquano un riferimento molto preciso e specifico della relazione – il fatto che discorsi politici controversi non dovrebbero essere criminalizzati – sono emendamenti a cui mi oppongo e sono lieto di apprendere che molti altra in quest’Aula sono d’accordo con me.
I discorsi politici devono essere tutelati, soprattutto quando sono controversi. Se tutti in questo Emiciclo fossero d’accordo tra di loro, non avremmo la legislazione sulla libertà di parola. E’ quando non siamo d’accordo – e, in particolare, proprio per tutelare discorsi che possono essere fastidiosi per me o per altri – che abbiamo queste leggi. Il riferimento nella relazione non parla di discorsi “criminali”. Parla di discorsi “politici controversi”. Pertanto chiedo a tutti di appoggiare questo specifico paragrafo e di appoggiare la relazione nel suo complesso.
Sono profondamente grato a tutti coloro che sono qui questa sera, anche a chi non è d’accordo con me. So che non è facile. Grazie per il vostro sostegno durante tutti questi mesi che hanno preceduto la presentazione di questa relazione. Attendo con impazienza di poter lavorare con voi su altre relazioni in futuro e di mostrarvi simile comprensione e appoggio.
Presidente. − Grazie, onorevoli colleghi, e grazie all’onorevole Mavrommatis, per il suo parere. Un particolare ringraziamento va al relatore, l’onorevole Lambrinidis, per il suo successo e per una relazione importante ed interessante.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì 26 marzo 2009.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Neena Gill (PSE), per iscritto. – (EN) Mi complimento con il relatore per la sua relazione. Ritengo che Internet abbia migliorato la vita degli europei in innumerevoli modi. Ci garantisce un accesso più ampio alla conoscenza, ci aiuta a capire meglio il mondo che ci circonda e rafforza i rapporti sociali con gli altri.
Ma gli elettori mi dicono di essere preoccupati dai pericoli di Internet. Abbiamo a disposizione una tecnologia straordinaria, ma la libertà che ci offre ha anche regalato ai criminali la possibilità di abusarne. Questa relazione, concentrandosi sui diritti fondamentali, è particolarmente ambiziosa nel tentativo di garantire una maggiore sicurezza su Internet. Durante l’ultima sessione abbiamo discusso della necessità di affrontare il problema della pedopornografia. Grazie a un giusto equilibrio tra libertà e sicurezza, le proposte che abbiamo votato oggi rappresenteranno uno strumento vitale nella lotta contro questa minaccia.
La relazione non manca di sottolineare qualche preoccupazione rispetto all’alfabetizzazione informatica. Non possiamo progredire come società insieme se, promuovendo nuove libertà per alcuni, poniamo dei vincoli ai diritti di coloro che conoscono meno Internet. Abbiamo accolto con favore i profondi cambiamenti che Internet ha portato con sé. Per progredire ancora di più, ora dovremmo concentrarci sugli aspetti negativi di questa rivoluzione con altrettanto vigore.
Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) Sappiamo tutti che Internet è sempre più difficile da controllare, ma la tutela del diritto fondamentale alla privacy in rete e la garanzia di una maggiore sicurezza on line devono rientrare tra le priorità degli Stati membri.
L’utilizzo di Internet offre innumerevoli vantaggi, ma non dobbiamo dimenticare il pericolo di abuso cui sono esposti alcuni utenti della rete.
Per tale motivo, al fine di limitare tali abusi, è un nostro dovere definire opportuni standard per la protezione dei dati, la sicurezza e a libertà di espressione, sia a livello europeo che nazionale.
D’altro canto, devono essere adottate misure urgenti volte a combattere la criminalità informatica e, sotto questo profilo, vorrei sottolineare l’importanza di definire una strategia globale.
Insisto sul fatto che, nella lotta contro la cybercriminalità, si debba garantire una cooperazione attiva tra le forze di polizia, gli Internet provider, gli utenti e gli altri operatori coinvolti.
Vorrei concludere mettendo in evidenza la necessità di garantire il diritto all’educazione e all’accesso ad Internet, nonché la sicurezza e la tutela dei diritti degli utenti della rete.