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Procedura : 2008/0140(APP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0149/2009

Testi presentati :

A6-0149/2009

Discussioni :

PV 01/04/2009 - 14
CRE 01/04/2009 - 14

Votazioni :

PV 02/04/2009 - 9.16
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2009)0211

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 1 aprile 2009 - Bruxelles Edizione GU

14. Parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente . – L’ordine del giorno reca in discussione la relazione di Kathalijne Maria Buitenweg, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale, (COM(2008)0426 – C6-0291/2008 – 2008/0140(CNS)).

 
  
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  Kathalijne Buitenweg, relatore. – (NL) Signor Presidente, lunedì la figlia di un mio amico ha ricevuto una lettera in cui le veniva comunicato che non era stata accettata all’università. E’ stata respinta non per motivi di preparazione intellettuale, ma perché ha un handicap. Nella lettera si affermava che l’università non era in grado di offrirle l’assistenza di cui lei aveva bisogno. Durante la scuola media non aveva avuto particolari problemi, ma adesso si trova tagliata fuori.

La relazione di cui discutiamo oggi tocca al cuore la nostra società. Vogliamo che le persone siano considerate cittadini di seconda classe per motivi legati all’età, all’orientamento sessuale, alla religione o alle convinzioni personali, alla disabilità o preferiamo invece una società cui tutti possano partecipare pienamente? Quando non si riesce ad affittare una casa o ad accedere ad un prestito a causa di caratteristiche personali, non solo si è trattati ingiustamente, ma la società intera si mette in cattiva luce perché esclude le persone.

Aspettavo con ansia e con entusiasmo la discussione di oggi. La posta in gioco nel voto di domani è molto alta. Il Parlamento europeo chiede direttive europee sulla parità di trattamento tra le persone dal 1995 e il trattato di Amsterdam finalmente ci ha dato la base giuridica. Nel 2000 sono state infatti varate delle direttive importanti: la direttiva che attua il principio di parità di trattamento tra persone indipendentemente dalla razza o dall’origine etnica, il cui campo d’azione investe sia il mercato del lavoro che l’approvvigionamento di merci e di servizi, e la direttiva contro le discriminazioni fondate sulla religione o sulle convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale – benché quest’ultima normativa si limiti al mercato del lavoro.

A questo punto sono sorti i problemi, poiché adesso sono diverse le sfere in cui vige il divieto di fare discriminazioni, compreso il genere. Il Parlamento, però, si è sempre opposto alla gerarchia basata sulle discriminazioni che ne è emersa. Dopo tutto, per quale motivo dovrebbe essere possibile negare un prestito a qualcuno perché è omosessuale, ma non perché è nero? La protezione deve essere la stessa. Ci siamo tutti espressi a favore di questa direttiva orizzontale, nonostante le differenze che ci dividono rispetto ai toni e talvolta anche sui contenuti precisi. Eppure la stragrande maggioranza del Parlamento finora ha dimostrato la volontà di porre rimedio all’attuale squilibrio ed è questo il messaggio che dobbiamo trasmettere domani al Consiglio, quindi spero in una maggioranza quanto più ampia possibile.

Sono molte le persone che debbo ringraziare per il contributo che hanno reso alla relazione. Prima di tutto, ringrazio i relatori per parere, in particolare l’onorevole Lynne della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. Molti dei suoi suggerimenti sono stati incorporati nel testo. Desidero ringraziare anche i relatori ombra, gli onorevoli Gaubert, Bozkurt, in ’t Veld e Kaufmann. In olandese abbiamo un proverbio che letteralmente dice: “Saltare oltre la propria ombra”, ossia superare se stessi – guardare oltre il punto cui si è sempre ambito – ed è un’espressione che si addice bene ai relatori ombra. Secondo me, siamo riusciti a guardare oltre. Sono infatti molto orgogliosa del compromesso adottato dalla grande maggioranza della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. E’ stato un miglioramento. Desidero inoltre esprimere un ringraziamento a tutti coloro che hanno dato un contributo, soprattutto all’onorevole Cashman. Lo ringrazio per tutti i consigli che mi ha dato e per tutta la sua attività di sostegno, ma anche per l’ispirazione e per l’amicizia che mi ha dimostrato in questi anni.

Passando ai contenuti, la relazione vieta le discriminazioni basate su quattro motivi. Abbiamo già emanato una disciplina attinente al mercato del lavoro, che adesso si applica anche all’approvvigionamento di beni e di servizi, alla protezione sociale – ad eccezione della previdenza e dell’assistenza sanitaria – e all’istruzione. Non tutte le distinzioni però sono considerate discriminazioni. Ad esempio, le compagnie di assicurazione potranno continuare ad operare distinzioni sulla base dell’età o della disabilità, purché possano darne una giustificazione oggettiva. Bisogna emanare dei provvedimenti a favore delle persone con disabilità, ma devono essere fissati dei limiti ragionevoli. Sono infatti previste deroghe in determinate condizioni, ma la parità di trattamento è la norma ed è questa l’essenza del voto di domani. Vediamo l’Europa come un mero mercato o la vediamo anche come fonte di civiltà?

Devo anche dire che, ad ogni modo, l’emendamento n. 81 illustra la posizione dell’onorevole Weber e di altri 41 colleghi. Non volete una normativa sulla parità di trattamento. Punto. Non vi importa che compromesso tento di raggiungere, voi semplicemente obiettate in linea di principio alla legislazione contro le discriminazioni. Infatti non sono emendamenti quelli che presentate, voi respingete la proposta in toto. A questo punto le nostre strade si dividono, non è possibile trovare un punto in mezzo. Aspettiamo domani e vedremo che direzione vuole imboccare la maggioranza del Parlamento.

 
  
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  Vladimír Špidla, membro della Commissione. (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, apprezzo il grande interesse suscitato dalla proposta, come testimoniano le numerose proposte di emendamento. E’ questa la riprova che la lotta contro le discriminazioni nella vita quotidiana è una priorità costante per la maggior parte di noi, anche nel corso di una grave crisi economica. Accolgo con favore l’eccellente relazione presentata dall’onorevole Buitenweg, che la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha approvato, nonché il rimarchevole contributo dell’onorevole Lynne e della commissione per l’occupazione e gli affari sociali.

La proposta di relazione sostiene l’ambizione e i tentativi contenuti nella proposta di direttiva presentata dalla Commissione. A mio giudizio, la relatrice è riuscita a conciliare punti di vista differenti, raggiungendo un ampio consenso tra i diversi gruppi politici. Rivolgo quindi un plauso al Parlamento per il ruolo di supporto che ha svolto nel contesto della proposta di direttiva.

Per quanto concerne le proposte di emendamento, convengo con molti dei suggerimenti migliorativi contenuti nella proposta di relazione. Tuttavia, devo dire che la bozza richiede il consenso unanime in seno al Consiglio e quindi dobbiamo rimanere realistici.

So che il problema delle discriminazioni multiple per voi riveste una fondamentale importanza. Sono del tutto consapevole delle gravi conseguenze che si ripercuotono sulle persone che le subiscono. Al contempo ritengo però che, se la direttiva si applica solo a quattro possibili cause di discriminazione, il problema non può comunque essere risolto in via definitiva a livello giuridico.

Nella comunicazione della Commissione sulla non-discriminazione del luglio 2008 ci siamo impegnati ad avviare una discussione sul tema tra i gruppi di esperti governativi che sono stati istituiti recentemente. Il dibattito è iniziato, quindi la questione della discriminazione multipla non è stata dimenticata.

Potrei convenire sul riferimento alla discriminazione multipla nei settori che rientrano in questa proposta di direttiva. In ogni caso dobbiamo definire più chiaramente la divisione dei poteri tra l’UE e gli Stati membri. La direttiva non cambierà la definizione in sé, ma il nostro obiettivo è di conseguire il maggior grado possibile di certezza giuridica.

Convengo inoltre sul fatto che la libertà di espressione deve essere tenuta in conto quando vengono esaminati casi di presunta discriminazione. Tuttavia, dobbiamo stare attenti, in quanto è necessario comprovare che la dignità umana è a repentaglio e che l’ambiente è ostile e umiliante.

Sono d’accordo ad includere il concetto di “discriminazione per associazione” nel senso indicato dalla recente sentenza sulla causa Coleman, ma questo concetto deve essere applicato solo dove sussiste una discriminazione diretta e una vittimizzazione.

In quanto ai servizi finanziari, è vero, i fornitori di tali servizi devono assicurare un certo grado di trasparenza, ma nutro dei dubbi sulla formulazione usata nella vostra proposta. Convengo invece sul fatto che la direttiva non si debba applicare solo alle transazioni private. Le posizioni della Commissione e del Parlamento sono molto simili su questo punto. Per quanto riguarda i portatori di disabilità fisiche, posso accettare il riferimento alla definizione aperta di disabilità fisica utilizzata nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

In sostanza, convengo anche con alcuni commenti espressi sul concetto di disabilità fisica che sono contenuti nelle proposte di emendamento. Tuttavia, mi preme sottolineare che la formulazione della normativa deve essere molto precisa. Condivido alcune altre idee che sono state espresse, ma, a mio avviso, è necessario garantire che l’articolo 4 sia conciso e intellegibile.

Onorevoli deputati, ora sono ansioso di sentire le vostre opinioni cui risponderò nell’ambito del dibattito.

 
  
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  Elizabeth Lynne, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare sentitamente la relatrice per il grande lavoro che ha svolto per questa relazione e per la stretta collaborazione che abbiamo instaurato. Abbiamo lavorato insieme a stretto contatto, non solo su questa relazione, ma, come lei sa, lavoriamo entrambe, anche con altri, su questo tema da molti anni ormai, per tutti i 10 anni da quando sono arrivata in Parlamento. Ricordo che partecipavamo insieme alle audizioni sull’articolo 13 tanto tempo fa. Ora infine siamo approdati alla discussione sulla direttiva contro le discriminazioni, ossia abbiamo finalmente la possibilità di promulgare una normativa contro le discriminazioni fondate su tutti i motivi non ancora previsti dalla legislazione – disabilità, età, religione o convinzioni personali e orientamento sessuale. Abbiamo aspettato molti anni per arrivare fin qui. Speriamo di riuscire ad ottenere un’ampia maggioranza.

Da anni conduco campagne sulla disabilità e sull’età, ma tempo fa mi sono convinta che non possiamo escludere nessuno. Non possiamo portare avanti solo la direttiva sulla disabilità per poi passare alla direttiva sull’età, altrimenti l’orientamento sessuale e la religione rimarrebbero fuori. Per tale ragione nella relazione d’iniziativa dell’anno scorso avevo chiesto un’unica direttiva su tutte le aree non ancora disciplinate. Sono molto lieta che tale iniziativa si sia concretizzata. Sono inoltre molto contenta dell’ampia maggioranza che avevamo ottenuto in Parlamento per quella relazione. So dalla Commissione e dal Consiglio che questa era una delle ragioni per cui hanno ritenuto opportuno portare avanti la proposta. Pertanto domani dobbiamo ottenere un’ampia maggioranza su questa relazione.

Desidero rivolgere un sentito ringraziamento anche a lei, Commissario Špidla. L’ho ringraziata altre volte, ma volevo ringraziarla in Plenaria, perché, senza il suo supporto ed il suo aiuto, onestamente non credo che saremmo riusciti a presentare questa proposta. Pertanto, signor Commissario, le esprimo un sincero ringraziamento a nome di molti di noi per aver portato avanti questa tematica. So che anche lei si impegna molto su questo fronte.

Siamo riusciti a far passare la proposta nella commissione per l’occupazione e gli affari sociali e nella commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Adesso ci serve una maggioranza ampia. Tutti devono essere trattati equamente nell’Unione europea. Una persona che usa la sedia a rotelle o che si avvale di un cane guida deve avere libero accesso ovunque nell’UE. Le persone con un orientamento sessuale diverso devono avere la possibilità di prenotare la stanza d’albergo che desiderano e di soggiornarvi quando vanno in vacanza. Tutte le persone anziane devono avere il diritto di accedere all’assistenza sanitaria a prescindere dall’età. Le persone di religioni diverse non devono subire discriminazioni.

Rivolgendomi ai colleghi che intendono votare contro, vi prego di non farlo. Questo è il fondamento dell’Unione europea. I diritti umani e la lotta alle discriminazioni sono essenziali per noi. Vi prego di votare a favore.

 
  
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  Amalia Sartori, relatrice per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, come commissione ambiente, sanità pubblica e difesa del consumatore, noi abbiamo affrontato e preso in considerazione, soprattutto, la necessità di garantire parità di trattamento per quanto attiene al tema della salute. Altri temi sono stati trattati molto bene nelle altre commissioni, e soprattutto dalla relatrice e dal Commissario, e quindi noi abbiamo deciso di illuminare il tema salute.

Una prima considerazione: l’abbiamo fatta osservando la grande disparità che ancora esiste fra gli Stati membri, per quanto riguarda l’accesso alla sanità. L’accesso alla sanità è un diritto fondamentale, sancito dall’articolo 35 della Carta dei diritti e costituisce un compito precipuo delle autorità pubbliche, degli Stati membri fornire accesso a tutti, un accesso paritario, a un sistema sanitario di qualità. E’ quindi importante – pur consapevoli delle diverse competenze fra l’Unione europea e Stati membri – che l’Unione europea faccia tutto quanto può sul piano degli indirizzi, ma anche sul piano di direttive, che via via stiamo affrontando e predisponendo, assieme anche a risoluzioni e a regolamenti e dandoli agli Stati membri – laddove ci è possibile – con questo obiettivo fondamentale.

In particolare, gli emendamenti che noi, come commissione sanità pubblica, abbiamo sottolineato sono stati quelli di favorire la promozione di programmi di alfabetizzazione sanitaria, di continuare la promozione della lotta contro la violenza sulle donne, di combattere il rifiuto di alcune cure mediche a causa dell’avanzato stato di età, ma soprattutto – torno su questo tema – di favorire parità di accesso a servizi di qualità in tutti gli Stati membri.

 
  
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  Lissy Gröner, relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione. – (DE) Signor Presidente, in qualità di relatrice della commissione per la cultura e l’istruzione sulla nuova direttiva contro le discriminazioni e per l’applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale, accolgo con grande favore la proposta della Commissione e desidero ringraziare in particolare il commissario Špidla.

I sondaggi dell’Eurobarometro indicano che all’incirca i tre quarti della popolazione dell’UE ritengono che debba essere intrapresa un’azione in questo campo. La commissione per la cultura e l’istruzione ha chiesto emendamenti e integrazioni in tre aree. La prima è l’inclusione del genere, e conveniamo con i compromessi raggiunti. Vogliamo garantire l’accesso ai mezzi di comunicazione e all’istruzione ed emanare una disciplina contro la discriminazione multipla. In questo ambito sono stati raggiunti compromessi validi.

Il gruppo PSE ha dato il proprio sostegno a questa direttiva orizzontale. Se i conservatori ed i liberali tedeschi ora bocciano in toto la direttiva, riveleranno il loro vero volto: essi vogliono continuare a discriminare gli omosessuali e diffondere la loro propaganda. Non bisogna infatti temere gli estremisti come gli adepti di Scientology con la nuova direttiva. Sarà ancora possibile rifiutare di pubblicare inserzioni pubblicitarie o rifiutarsi di riservare sale conferenze. La commissione per la cultura e l’istruzione vota all’unanimità a favore della direttiva orizzontale quadro.

 
  
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  Donata Gottardi, relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di generi. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, intervengo a testimonianza anche del buon risultato tenuto in commissione donne e non è un caso, perché la commissione donne è quello che conosce e affronta in profondità i temi della parità di trattamento, della parità di opportunità, dei divieti di discriminazione.

Nell’opinione votata abbiamo lanciato numerosi messaggi forti, che spero verranno recepiti quando verrà adottato il testo. Questa direttiva non chiude né completa un ciclo. Se fosse così, proprio l’area delle discriminazioni di genere rischierebbe di uscirne più debole. Questa direttiva dovrà diventare l’occasione per rilanciare l’intervento sulle direttive antidiscriminatorie, a partire proprio dall’aggiunta delle due nuove nozioni condivise da tutti noi: la discriminazione multipla, che è la compresenza di più fattori di rischio, e quella per associazione, che colpisce la persona vicina, collegata a quella direttamente esposta. Entrambe sono di assoluta importanza per le donne, ma non solo. Questa direttiva deve essere un impulso per migliorare le legislazioni nazionali, soprattutto nei Paesi come il mio, in cui la deriva deve trovare freno.

 
  
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  Manfred Weber, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, quasi non oso più prendere la parola in quest’Aula. Vista l’atmosfera che aleggia in Plenaria, ho quasi paura a fare delle domande. Naturalmente siamo tutti contro le discriminazioni, ma non ci si azzarda a mettere in discussione la direzione che stiamo imboccando per paura di essere messi all’angolo.

Onorevoli colleghi, siamo tutti d’accordo sulla destinazione cui vogliamo arrivare e vi pregherei tutti di astenervi dal fare implicazioni di altro genere. Noi vogliamo invece discutere la strada da prendere, che deve essere un soggetto legittimo di dibattito, anche per il PPE-DE.

Prima di tutto ho una domanda per il commissario: visto che la vecchia direttiva, la direttiva in vigore contro le discriminazioni, non è ancora stata recepita da dieci Stati membri – e contando quindi che sono in corso procedure di infrazione contro questi dieci Stati – dobbiamo seriamente chiederci perché occorre rivedere questa direttiva quando quella vecchia non è nemmeno stata recepita. Si tratta di una domanda sufficientemente legittima? E’ questo il motivo per cui il rinvio in commissione rappresenta davvero un argomento di discussione che dovremmo avere la possibilità di sviscerare in questa sede.

Anche per quanto concerne la seconda questione, non possiamo parlare dei contenuti. Ad esempio, ci si può chiedere perché le chiese, che collaboravano strettamente con la sinistra sul tema della protezione dei rifugiati, ora si stanno rivolgendo a noi. Le chieste, che un tempo lavoravano con voi, ora si stanno rivolgendo al nostro schieramento, affermando che hanno difficoltà rispetto a certe formulazioni. Quando gli esponenti dei media e gli editori si rivolgono a poi, ponendoci delle domande, noi dovremmo discuterne seriamente. Quando si parla di famiglia, il commissario afferma che non vuole imporre nulla agli Stati membri. Ciononostante, con questa direttiva si sta mettendo in atto un’armonizzazione usando la porta di servizio. E l’elenco potrebbe continuare. Vi sono vari argomenti che potrebbero essere sollevati e che sono fonte di preoccupazione per il nostro gruppo, una grande preoccupazione. Se ne può parlare, pur rimanendo impegnati nella lotta contro le discriminazioni.

La sinistra in quest’Aula è molto contenta di sé oggi, poiché sta creando per l’ennesima volta una nuova normativa su una serie di punti. Dovremmo pertanto chiederci se, in definitiva, l’approccio legislativo apporterà molti benefici nuovi alle persone che vogliamo proteggere. Vi sono altri valori elementari che vale la pena tenere in considerazione. Ad esempio, se vogliamo includere i contratti privati, come suggerisce il PSE – non solo i contratti commerciali, ma anche quelli privati – dobbiamo chiederci se la libertà contrattuale non è un importante valore di base che il Parlamento è chiamato a tutelare.

Il gruppo PPE-DE si oppone alle discriminazioni e si impegnerà sempre per contrastarle, ma dobbiamo avere la possibilità di discutere in Aula in merito alle modalità di azione.

 
  
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  Emine Bozkurt, a nome del gruppo PSE. – (NL) Domani avremo un’occasione unica per compiere uno storico passo in avanti nella lotta contro le discriminazioni, dicendo “no” a questo fenomeno. La situazione in cui ci troviamo al momento è assai strana, in quanto vi sono differenze nella protezione contro le discriminazioni. Non esiste una spiegazione ragionevole del fatto che la legge contro le discriminazioni offre una tutela al di fuori del posto di lavoro a un omosessuale nero per le discriminazioni basate sul colore della pelle, ma non per quelle basate sull’orientamento sessuale.

Domani potremo dimostrare che il Parlamento europeo non tollera più le discriminazioni fondate sull’età, sulla disabilità, sull’orientamento sessuale o sulle convinzioni religiose o personali. Dopo tutto, l’Europa è qui per tutti. E’ inaccettabile che non si possa affittare una macchina o dei locali per motivi legati alla religione. Inoltre, anche le persone in sedia a rotelle devono avere la possibilità di usare i bancomat o avere accesso ai treni e alle stazioni, come tutti gli altri. Non esiste una buona spiegazione quando le banche consentono ad un ultrasessantacinquenne di avere uno scoperto di migliaia di euro, ma poi gli negano un piccolo prestito. Invecchiamo tutti e, se ci pensiamo, sono problemi che toccheranno anche noi fra non molto.

Le differenze di opinione probabilmente non hanno reso facili i negoziati, ma possiamo essere orgogliosi del risultato conseguito dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni – un risultato che oltretutto tutti i partiti si erano impegnati a raggiungere all’epoca. La proposta è ragionevole e realistica. Possono rendersi necessari degli aggiustamenti, ad esempio, per garantire alle persone con disabilità l’accesso alle merci e ai servizi, ma ciò significa in effetti che tali persone saranno di nuovo in grado di partecipare attivamente alla società. Siffatti aggiustamenti non provocheranno un carico sproporzionato ed è stato preso in considerazione un limite di tempo giusto per l’attuazione. Gli aggiustamenti non devono essere necessariamente apportati subito. Non ci aspettiamo che gli Stati membri adattino immediatamente le stazioni. Vogliamo invece che comincino già a prendere in considerazione l’accessibilità dei portatori di handicap negli edifici di nuova costruzione e nella struttura dei trasporti.

Inoltre non riuscirò mai a sottolineare abbastanza quanto sia importante questa relazione per i cittadini europei – infatti è la gente il vero fulcro del documento. Dobbiamo tenere presente che, stando all’Eurobarometro, l’87 per cento degli europei vorrebbe che fossero messe in atto delle misure sui motivi di discriminazione nel quadro della direttiva in discussione. Questa percentuale comprende anche i suoi elettori, onorevole Weber. Il nostro gruppo, il PSE, è molto lieto per le proposte tese a contrastare il problema della discriminazione multipla che ora sono state integrate nella relazione.

Riuscite ad immaginarvi che una donna di colore in sedia a rotelle possa sentirsi discriminata? Sono molto pochi i paesi che riconoscono il concetto di discriminazione multipla. Nella maggior parte dei casi, denunciando un caso di discriminazione, questa donna sarebbe costretta a scegliere tra i diversi tipi di discriminazione. E’ più probabile invece che i diversi motivi siano collegati e che non vi sia un motivo solo di discriminazione. Questa donna deve avere la possibilità di presentare un reclamo e ottenere rimedio e giustizia. Di conseguenza, chiediamo al Parlamento di varare queste importanti disposizioni.

Onorevoli colleghi, vi chiedo di sostenere la direttiva. In questo modo, il Parlamento affermerà chiaramente e senza ambiguità che la discriminazione non è più tollerata e che considera ugualmente importanti i diritti di tutti i cittadini. Vi invito a compiere questo passo.

 
  
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  Sophia in 't Veld, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, innanzi tutto anch’io desidero esprimere i miei più sentiti complimenti e ringraziamenti alla relatrice che ha svolto un lavoro fantastico. Il mio gruppo è estremamente lieto che, a distanza di quasi cinque anni dalla promessa fatta dal Presidente Barroso, finalmente sia sul tappeto una proposta di direttiva. Le discriminazioni sono contrarie alle disposizioni dei Trattati europei, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Eppure i trattati, le convenzioni e le dichiarazioni solenni servono a poco in tribunale. Bisogna dare ai cittadini europei uno strumento per affermare i loro diritti.

E’ questa, non le quote latte o le norme sui Fondi strutturali, onorevole Weber, la ragion d’essere dell’Unione europea; l’Unione deve essere uno spazio in cui tutti sono liberi di organizzare la propria vita come meglio credono, uno spazio unico europeo in cui tutti siano uguali davanti alla legge, abbiano pari opportunità nella società e siano trattati con rispetto. Una direttiva da sola non è sufficiente per realizzare tutto questo, ma rappresenta un presupposto. La direttiva verte sull’Europa come comunità di valori e i valori non possono essere negoziati da 27 governi nel corso del solito mercanteggiamento di interessi nazionali. Siamo noi a determinare i valori insieme ai cittadini in un dibattito aperto di cui il Parlamento europeo è la sede appropriata.

Sì, onorevole Weber, alcuni settori sono molto sensibili, soprattutto in relazione all’orientamento sessuale e alla religione. Abbiamo una responsabilità verso tutti i cittadini europei, ma non possiamo permettere che l’Europa si trasformi nella Fattoria degli animali: “Tutti gli europei sono uguali, ma alcuni europei sono più uguali di altri”. La libertà di religione e di coscienza sono diritti fondamentali per cui andrei a combattere sulle barricate. In un’Europa libera tutti devono avere la libertà di avere le proprie convinzioni. E’ questa la colonna portante della democrazia. La libertà di religione, d’altro canto, non deve essere usata indebitamente come licenza per discriminare gli altri.

Ieri l’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali ha pubblicato la sua seconda relazione sull’omofobia in Europa. E’ una vergogna che nel 2009 in Europa milioni di persone temano ancora le discriminazioni, l’odio, la violenza e temano persino per la propria vita a causa dell’orientamento sessuale. Posso rassicurare l’onorevole Weber che il diritto di famiglia rimane una competenza nazionale, questa direttiva non lo cambia. Nel XXI secolo in Europa il divieto di sposarsi per motivi di religione, origine etnica od orientamento sessuale suona del tutto strano. Molti, però, pensano che sia del tutto accettabile che lo Stato vieti i matrimoni o le unioni tra persone adulte dello stesso sesso. Eppure sarebbe normale che – come è accaduto in passato – lo Stato vieti i matrimoni tra ebrei e non ebrei, cattolici e protestanti, neri e bianchi? E’ una cosa inammissibile.

Onorevoli colleghi, vi esorto a votare a favore della relazione nell’interesse dei cittadini che rappresentiamo. I compromessi non solo l’ideale per nessuno, neanche per noi; ma cerchiamo di andare oltre noi stessi, come ha detto l’onorevole Buitenweg.

Per concludere, esorto anche il Consiglio a seguire le raccomandazioni del Parlamento. E’ vero che ogni Stato membro ha le proprie questioni, ma il Parlamento europeo ha dimostrato che le differenze possono essere colmate e che possiamo trovare un accordo sui diritti per tutti i cittadini europei.

 
  
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  Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN.(PL) Signor Presidente, la Commissione europea asserisce che la proposta non è volta ad emendare la legislazione sul matrimonio e sulle adozioni negli Stati membri. La Commissione afferma inoltre che non intende modificare lo status giuridico della chiesa e degli organismi religiosi che operano nel campo dell’assistenza e dell’istruzione.

La relazione Buitenweg però calpesta bellamente siffatti limiti in tutti i loro aspetti. Sovverte le garanzie sulla legislazione in materia di matrimonio e di adozioni mediante l’emendamento n. 50. Stando agli emendamenti n. 12, 29 e 51, la relazione, si configura come un attacco contro le libertà delle istituzioni religiose che si occupano di istruzione. L’emendamento n. 52 della relazione mette a repentaglio la garanzia di libertà delle comunità religiose stesse negli Stati membri. E’ abbondantemente chiaro che la sinistra europea intende ridurre l’integrazione europea ad un’unica questione. Infatti è ossessionata dalla promozione di ogni nuova istanza degli omosessuali ed è disposta a ricorrere a qualsiasi mezzo possibile. Così facendo, sferra un attacco gravissimo contro la credibilità di questo consesso.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
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  Raül Romeva i Rueda, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Signor Presidente, desidero ribadire una considerazione fondamentale: il progetto europeo sarà credibile soltanto se l’Europa verrà vista come un luogo dove qualsiasi forma di discriminazione è dichiarata illegale. Questa è la base della discussione odierna.

Pertanto mi stupisce che alcuni colleghi, che si sono dimostrati così favorevoli all’Europa in altre discussioni, diventino tanto antieuropei quando si parla di diritti e libertà.

Un atteggiamento di questo tipo non è tollerabile; è inaccettabile che oggi una persona all’interno dell’Unione europea possa essere vittima di discriminazione, a causa di una relazione con una persona dello stesso sesso, di disabilità, dell’età o, come è già stato detto, perché professa una fede o una religione diverse dalle correnti religiose principali. Questa non è l’Europa nella quale voglio vivere, e di certo non è l’Europa per cui lavoro ogni giorno, dentro e fuori quest’Aula.

Per tale ragione, ritengo che la proposta di direttiva sia necessaria perché fondata su concetti e principi positivi. Forse non si tratta di ciò che io, o molti di noi avremmo fatto, ma è un buon punto di partenza. Mi auguro che la maggioranza domani voti, come me, a favore della relazione Buitenweg, poiché ritengo che sia la cosa giusta da fare. Spero inoltre che venga approvato anche il secondo punto, ovvero l’applicazione o riapplicazione dell’articolo 7, paragrafo 2, in modo da garantire che tutte le associazioni o organizzazioni attive nel campo della lotta alla discriminazione abbiano il permesso di rappresentare e difendere le vittime della discriminazione. Va ricordato che queste persone appartengono ai gruppi più vulnerabili e dobbiamo quindi essere certi che possano essere rappresentate e difese nella maniera più appropriata.

 
  
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  Sylvia-Yvonne Kaufmann, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, innanzi tutto desidero ringraziare la nostra relatrice, l’onorevole Buitenweg, per il lavoro svolto; la questione non poteva essere affidata a mani migliori.

Il Parlamento sta richiedendo questa direttiva da anni, ed è quindi fondamentale che venga adottata prima del termine di questa legislatura. Altrettanto importante è che la Commissione presenti, il prima possibile, una proposta per contrastare la discriminazione di genere, per porre finalmente termine all’attuale gerarchia esistente tra le diverse forme di discriminazione. In merito agli altri aspetti, mi stupisce molto che, con l’emendamento n. 96, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei stia tentando di escludere la discriminazione sulla base delle convinzioni personali dall’ambito di applicazione della direttiva. Onorevoli colleghi del PPE-DE, devo proprio ricordarvi che il fondamento giuridico sul quale poggia la proposta di direttiva – ossia l’articolo 13 del trattato CE – è in vigore dal 1999, quindi già da 10 anni fa, da quando entrò in vigore il trattato di Amsterdam? Devo proprio ricordarvi che tutti i motivi di discriminazione indicati nell’articolo 13 sono considerati alla medesima stregua e che non esistono distinzioni? Inoltre, onorevoli colleghi del PPE-DE, non può esservi sfuggito che l’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce l’uguaglianza della religione e delle convinzioni di ogni singolo individuo.

Onorevole Weber della CSU, ho ascoltato attentamente le sue argomentazioni, e mi spiace dirle che suonano antidiluviane. Il suo emendamento n. 81, che respinge l’intera direttiva, si basa su una giustificazione che francamente reputo piuttosto cinica: apparentemente, il recepimento della direttiva – e cito – “implica un’eccessiva burocrazia”. Sa, onorevole Weber, non comprendo questi tentativi di negare alle persone i loro diritti, soprattutto con una giustificazione come questa, e auspico che l’emendamento n. 81 da lei proposto venga respinto domani nella votazione in sessione plenaria. Per l’Unione europea è giunto il momento di compiere un nuovo passo nella lotta alla discriminazione nella nostra società.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, questa Camera difende a spada tratta le libertà civili, inclusa la libertà di istruzione che concede, tra l’altro, ai genitori la fondamentale libertà di scegliere liberamente la scuola per i propri figli. Nel mio paese, le scuole e le istituzioni cristiane optano deliberatamente per una politica di ammissione in linea con l’identità dell’istituto.

I Paesi Bassi lasciano spazio a una politica di ammissione in linea con i principi fondamentali della scuola. E’ possibile stabilire dei requisiti necessari per il perseguimento dell’obiettivo e di tali principi. I genitori possono scegliere una scuola che si dimostri coscienziosa in tal senso e che prenda sul serio la Bibbia. Si tratta di un’estensione della libertà di culto e rispetta le scelte dei genitori nell’interesse dell’istruzione dei propri figli.

Tuttavia, gli emendamenti nn. 29 e 51 limitano la libertà delle scuole di stabilire una politica di ammissione sulla base del principio. Inoltre, condivido l’opinione dell’onorevole Weber e di altri, secondo cui la proposta non rispetta il principio di sussidiarietà. A prescindere dai problemi amministrativi, questa per me è una ragione sufficiente per respingere la proposta della Commissione e pertanto voterò contro la relazione Buitenweg. Spero che anche altri gruppi riconoscano che si tratta di una seria violazione delle libertà dei nostri cittadini. Chiunque attribuisca un valore alla libertà di scelta dei genitori non può permetterne la restrizione.

 
  
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  Frank Vanhecke (NI).(NL) Signor Presidente, le relazioni sulle direttive contro la discriminazione portano sempre alla luce il lato peggiore di questa Assemblea e ciò è particolarmente biasimabile, giacché vengono spesso presentate numerose proposte e idee utili, ad esempio, ad aiutare le persone disabili. Questo tuttavia non cambia nulla nella sostanza delle cose.

L’emendamento n. 81 dell’onorevole Weber riassume la questione essenziale: la proposta della Commissione non è ammissibile, non soltanto perché implica un onere burocratico troppo consistente, ma soprattutto perché, in buona sostanza, viola il principio di sussidiarietà. Purtroppo, tutti sappiamo che l’emendamento in questione non ha alcuna possibilità di essere accolto, visto che questa Camera non perde mai occasione per dimostrare il suo lato più politicamente corretto e opta sempre per la maggiore burocrazia possibile e per decisioni prese senza consultare i cittadini europei.

A prescindere da queste considerazioni e dalla violazione del principio di sussidiarietà, la relazione contiene anche molte proposte contrarie ai principi basilari della democrazia e dello stato di diritto. Un esempio è l’emendamento n. 54: mentre in tutta la relazione si fa un gran parlare di non discriminazione degli individui, l’emendamento sostiene la discriminazione sulla base di convinzioni non politicamente corrette – che poi, in sostanza, è quello che cerca di fare la relazione per molti altri aspetti.

Dietro una serie di nobili principi e di pseudo buone intenzioni, si intravede il giudizio della correttezza politica. Molto spesso non si tratta di misure contro la discriminazione, ma di vere e proprie limitazioni alle leggi, per indebolire ulteriormente la libertà di espressione e rafforzare una specie di terrorismo d’opinione. La questione fondamentale è e rimane: cosa c’entra questo con l’Europa? Lasciamo agli Stati membri le questioni che sono di loro competenza!

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, quando, a volte, l’Unione europea è considerata troppo attenta i regolamenti e per questo riceve delle motivate critiche, la ragione è da ricercarsi in relazioni come quella di cui stiamo discutendo.

Benché io sostenga le misure concrete per la lotta a qualsiasi discriminazione, devo criticare le argomentazioni discusse oggi, poiché sono ingiustificate e non otterranno l’effetto desiderato.

E’ inaccettabile che, ad esempio, come già è stato detto, le scuole confessionali possano essere citate in giudizio per aver respinto insegnanti di una fede diversa o atei; o che sia possibile fare causa a una compagnia di assicurazione per aver effettuato una valutazione del rischio basata sulla distinzione dell’età o del genere; o che si rischi di dover costruire solo edifici residenziali privi di barriere architettoniche. Onorevoli colleghi, questa è la direzione nella quale ci stiamo dirigendo; finiremo con non sostenere le persone disabili, ma rendere insostenibili gli alloggi. Alloggi che nessuno si potrà permettere invece di assistenza ai disabili – certo non può essere questo il nostro obiettivo. Inoltre vi sono le critiche sull’inversione dell’onere della prova. Se penso che, come membro del Parlamento europeo, in presenza di 25 candidati a un posto di assistente, potrei trovarmi citato in giudizio per una possibile discriminazione, allora non potrei più lavorare, perché passerei tutto il tempo a districarmi tra le prove che dovrei presentare solo perché “potrei” essere accusato di discriminazione, anche se in realtà non è vero.

Inoltre, molti termini utilizzati sono estremamente vaghi. La scheda informativa pubblicata anticipa la direttiva che pone il quesito se sia ancora consentito utilizzare termini come "signorina" o "signora" o se sia il caso di abolire tutti quei termini di solito usati solo al maschile al fine di evitare qualsiasi tipo di discriminazione.

Onorevoli deputati, alcune delle richieste presentate sono semplicemente prive di senso e pertanto voterò contro la relazione.

 
  
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  Martine Roure (PSE).(FR) Signor Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare in maniera particolare la nostra relatrice per il lavoro svolto e il risultato finalmente raggiunto.

Nostro punto fermo è l’articolo 13 del trattato e mi preme sottolineare che gli Stati membri sono in grado di garantire un maggiore livello di protezione. L’oggetto sono gli standard minimi e deve essere chiaro che, sulla base della nuova direttiva, non sarà possibile ridurre l’attuale livello di protezione dei singoli Stati membri perché, per la precisione, alcuni Stati dispongono di livelli di protezione molto alti.

La libertà dalla discriminazione è un diritto fondamentale per tutti i cittadini dell’Unione europea; tuttavia, sappiamo che la discriminazione, che si basi sull’aspetto o sul cognome di una persona, è fin troppo presente.

Dobbiamo garantire che i disabili non siano più discriminati, perché l’accesso ad alcuni luoghi è ancora troppo difficoltoso per le persone sulla sedia a rotelle. Il miglioramento della legislazione europea è un requisito fondamentale per combattere la discriminazione – lo ripeto, un requisito fondamentale, e pertanto abbiamo bisogno di questa normativa.

I nostri figli subiscono discriminazioni fin dalla più tenera età e ne rimangono traumatizzati, portandone il fardello per tutta la vita. Desidero richiamare la vostra attenzione in particolare sulla discriminazione multipla che la Commissione non ha incluso nella propria proposta e pertanto noi suggeriamo una definizione precisa di questi tipi di discriminazione.

E’ fondamentale rafforzare la normativa per rendere efficace la parità di trattamento, qualunque siano le differenze. In tal senso, chiediamo agli Stati membri di intraprendere misure volte alla promozione della parità di trattamento e delle pari opportunità, indipendentemente dalla religione, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale.

In conclusione, desidero aggiungere che è nostra speranza che, entro il 2010, ci sia una proposta della Commissione che riconosca la discriminazione di genere al pari delle altre, abolendo così qualsiasi forma di gerarchia dei diritti.

 
  
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  Gérard Deprez (ALDE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, come gli oratori che mi hanno preceduto, desidero innanzi tutto ringraziare le nostre due relatrici, le onorevoli Buitenweg e Lynne, per il lavoro eccezionale che hanno svolto in quello che è stato, mi preme sottolinearlo, un contesto di cooperazione rafforzata.

Benché mi senta personalmente in profonda sintonia con la posizione dell’onorevole Lynne, ritengo doveroso elogiare l’intelligenza, l’apertura e lo spirito di conciliazione dimostrati dall’onorevole Buitenweg durante la discussione in seno alla nostra commissione, per redigere una relazione equilibrata che ottenesse un’ampia maggioranza parlamentare. Spero che la sua relazione venga approvata e che gli elementi più radicali, dell’una e a volte dell’altra fazione, non riescano a influenzare la votazione.

A tale proposito – e sottolineo che non sono un fanatico della sinistra – devo ammettere di essere rimasto sorpreso e costernato dall’emendamento presentato dall’onorevole Weber, per il quale nutro un grande rispetto, e da altri colleghi. Onorevole Weber, ho ascoltato il suo intervento e, a parer mio, nessuno degli argomenti da lei addotti è ragionevole; si tratta di fantasticherie e non di motivazioni valide.

Chiunque legga il suo emendamento non può che rimanere sconcertato dalla debolezza della giustificazione: rifiutare di combattere la discriminazione per paura di un eccessivo onere amministrativo. Se ha intenzione di trasformare questa proposta in un conflitto tra la destra e la sinistra, si sbaglia; combattere la discriminazione non è una questione di destra o sinistra, si tratta di attenzione per l’essere umano e di rispetto per i valori fondamentali.

(Applausi)

Ecco perché credo e spero che domani andrete incontro a una sconfitta.

 
  
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  Sebastiano (Nello) Musumeci (UEN). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, non può che essere condivisa ogni iniziativa finalizzata alla lotta contro qualsiasi forma di discriminazione. Il fatto che nella civilissima Europa, secondo recenti statistiche, una pur minoranza di cittadini ammetta di aver subito discriminazioni, non può lasciare assolutamente indifferenti. Tuttavia, il concetto, di per sé, resta così ampio e astratto da suggerire alcune puntualizzazioni.

Fatti salvi i diritti fondamentali dell'uomo, che restano ovunque indiscutibili, non possiamo non riconoscere ad ogni Stato membro la sovranità nel legiferare anche in ragione di millenarie tradizioni, civiltà e culture, che quasi sempre costituiscono tutela dell’identità di un popolo. Un esempio in materia di orientamento sessuale: è una mia personale opinione, ma credo che vada garantita la dignità della persona a prescindere dalle inclinazioni sessuali. L’omosessualità è una scelta che attiene alla sfera privata e non va assolutamente perseguita, ma non va neanche tutelata. La libertà di opinione: dove comincia e dove finisce la tutela della discriminazione diretta e indiretta. La libertà di religione: la mia nipotina, quest’anno a scuola per la prima volta, non ha visto realizzato il Presepe. La direttrice lo ha impedito perché in aula presenti altri bambini di altra fede religiosa. Bene, io credo che poiché il Presepe costituisce una testimonianza di civiltà prima ancora che di fede, per impedire una discriminazione se n’è compiuta un’altra. Avere rispetto per la religione degli altri non significa, signor Presidente, doversi vergognare della propria religione!

Ecco perché – e concludo – il nostro timore è che questa proposta di direttiva sia improntata ad eccessivo integralismo al contrario e il rimedio rischia di rivelarsi peggiore del male.

 
  
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  Elisabeth Schroedter (Verts/ALE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la direttiva va finalmente a colmare le lacune nella normativa contro la discriminazione e consente all’Unione europea di soddisfare i requisiti internazionali per la tutela dei diritti umani e di rispettare gli obblighi assunti nella convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Onorevoli deputati del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, le vostre argomentazioni contro la direttiva sono populiste e fuorvianti. Che diritto avete di negare alle persone con disabilità il totale accesso all’istruzione o alle persone anziane il pari trattamento nei servizi assicurativi e finanziari? Qual è la vostra idea di umanità?

La totale partecipazione alla società è un diritto umano e per tale ragione combatteremo per questa direttiva e per le pari opportunità per tutti. A mio parere è semplicemente disumano chiedere alle vittime della discriminazione di presentare le prove di ciò che hanno subito. Se voi, onorevoli deputati del PPE-DE, eliminerete l’inversione dell’onere della prova, metterete a rischio il diritto fondamentale di alcuni gruppi di difendere la propria dignità umana, e noi lo riteniamo inaccettabile. Desideriamo l’uguaglianza per tutti nella protezione dalla discriminazione, e noi verdi combatteremo per questo. Non permetteremo che i diritti umani diventino uno strumento dell’allarmismo populista. Posso prevedere la vostra sconfitta di domani; la maggioranza in quest’Aula voterà a favore del diritto umano alla protezione dalla discriminazione, ne sono certa.

 
  
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  Jim Allister (NI). (EN) Signor Presidente, voterò contro la relazione e la direttiva proposta per tre ragioni. In primo luogo, non ritengo che la legislazione su questi temi sia di competenza dell’Unione europea piuttosto che dei governi nazionali; credo invece che questi ultimi siano più idonei a valutare la necessità di un rafforzamento della normativa in materia; questo si intende con il concetto di sussidiarietà.

In secondo luogo sono convinto che il nuovo reato di molestia potrebbe, in maniera allarmante, limitare i diritti alle libertà di espressione e di culto, in particolare per chi diffonde un messaggio cristiano.

I cristiani che predicassero il vangelo, specialmente in luoghi pubblici, potrebbero ritrovarsi a infrangere questa legge poiché gli appartenenti ad altre fedi potrebbero offendersi e invocare un attacco alla loro dignità. Allo stesso modo, difendere e promuovere un approccio biblico al matrimonio eterosessuale potrebbe permettere agli attivisti gay inclini allo scontro a denunciare una molestia.

In terzo luogo, le misure incluse nella direttiva sono sproporzionate e non adeguatamente bilanciate. Un esempio è l’obbligo per un tipografo cristiano di accettare di stampare materiali che offendono la sua fede religiosa; dovrebbe invece essere libero di condurre la propria attività seguendo la propria coscienza.

In assenza di fondamentali meccanismi di bilanciamento, la direttiva diventerà uno strumento che creerà discriminazione e pertanto; a mio avviso, non è necessaria e viola i diritti fondamentali, in particolare quelli degli individui di fede e coscienza. E’ il manifesto di quanto c’è di troppo ambizioso, sbagliato e intrusivo all’interno dell’Unione europea.

 
  
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  Nicolae Popa (PPE-DE) . – (RO) L’iniziativa della Commissione di ampliare l’applicazione del principio della parità di trattamento anche ad altri settori della vita sociale, per mezzo di una direttiva generale che vieta la discriminazione al di fuori del posto di lavoro, per motivi di disabilità, età, religione, convinzioni personali e orientamento sessuale, è in linea di principio necessaria per finalizzare il pacchetto normativo antidiscriminazione. L’introduzione del concetto di discriminazione multipla e l’attenzione particolare riservata ai diritti dei disabili segnano un passo avanti.

Tuttavia, la proposta di direttiva rimane un argomento delicato e controverso. Il testo normativo deve mantenere un equilibrio tra i poteri dell’Unione europea e quelli degli Stati membri, definendo in maniera chiara l’ambito di applicazione. Gli aspetti del diritto di famiglia, tra cui lo stato civile, i diritti in materia di procreazione e di adozione non devono essere inclusi nell’ambito di applicazione della proposta di direttiva, e questa restrizione dovrebbe essere indicata esplicitamente nel testo normativo. L’istituto del matrimonio non può essere accettato in alcun senso al di fuori di quello cristiano; per altri tipi di legami deve essere stabilita e accettata legalmente un’altra definizione.

E’ altresì necessario rispettare il principio di sussidiarietà negli aspetti relativi ai contenuti didattici e all’organizzazione dei sistemi di istruzione, incluse le scuole confessionali. Il partito popolare europeo ha sempre sostenuto la promozione della diversità come un importante obiettivo dell’Unione europea e della lotta alla discriminazione. Purtroppo, il testo contiene disposizioni inaccettabili dal punto di vista della dottrina religiosa.

Paradossalmente, la sinistra intende operare questa discriminazione. In effetti, sono io a essere discriminato solo perché credo sinceramente in Dio.

 
  
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  Michael Cashman (PSE) . – (EN) Signor Presidente, è stata una discussione interessante e sarebbe stata addirittura divertente, se non fosse per la connotazione tragica. La maggior parte delle opinioni contrarie che ho ascoltato oggi pomeriggio, per quanto sono certo si tratti di argomentazioni sincere e sentite, non si basano sul testo che abbiamo di fronte. La relazione non contiene nulla che metta in pericolo la sussidiarietà o la proporzionalità, anche perché, se così fosse, il Consiglio dei ministri provvederebbe a correggerla. Vi chiedo quindi di votare a favore e permettere al Consiglio dei ministri di fare la cosa giusta per garantire che i principi di proporzionalità e sussidiarietà siano rispettati.

Onorevole Weber, l’Europa nasce dai valori della Seconda guerra mondiale, dalla determinazione a non distogliere mai più lo sguardo quando un gruppo o gruppi di persone vengono presi di mira o usati come capri espiatori e condotti nei campi di concentramento e di lavoro. La determinazione a non permettere mai più una gerarchia dell’oppressione. E’ triste constatare che l'Europa che vuole lei non è basata su quei nobili valori, non è un’Europa che rispetta e crede che tutti gli esseri umani siano uguali per nascita. Chi si schiera contro questi concetti fondamentali dovrà rispondere alla propria coscienza, alla propria fede e ai propri elettori e motivare la convinzione che alcune persone debbano essere trattate diversamente e non possano godere della parità.

Ho la fortuna di essere qui, per combattere, come gay – e come io ho scelto di essere gay, non è logico che si scelga ovviamente anche di essere eterosessuale? – in nome dell’uguaglianza, non solo per i maschi gay, per le lesbiche, per gli individui bisessuali e transgender, ma per tutte le persone che vengono discriminate sulla base della loro età, religione, convinzione, genere, o qualsiasi altro elemento che possa essere percepito come diverso. La cartina di tornasole di qualsiasi civiltà non è il modo in cui si tratta una maggioranza, peraltro composta da tante minoranze diverse; si tratta invece, come vi diranno le persone che stanno ascoltando dalla galleria dei visitatori, di come trattiamo le minoranze e in questo senso alcuni Stati membri sono tristemente carenti.

C’è una citazione di Shakespeare che trovo particolarmente brillante: “ Il male fatto dagli uomini sopravvive a loro, il bene viene seppellito con le loro ossa”. Guardatevi, immaginate di essere i diversi, immaginate di appartenere a un’altra religione convinzioni personali, avere un’altra età o un altro orientamento sessuale; riterreste giusto essere privati dei vostri diritti umani? La risposta deve essere no. Ora questa Camera ha la possibilità di fare ciò che è giusto e ciò che è bene.

 
  
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  Presidente . – A questo punto prende la parola il Commissario Špidla, che spiegherà più a fondo la ragione del suo intervento. Commissario Špidla, a lei la parola.

 
  
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  Vladimír Špidla, membro della Commissione. – (CS) Tra pochi minuti prenderò parte alle procedure di negoziazione sulla direttiva sull’orario di lavoro e certamente converrete con me che si tratta di un compito da cui non posso esimermi.

Onorevoli deputati, ho ascoltato la discussione sulla relazione e devo dire che mi ha emozionato, perché sono emersi gli elementi essenziali e l’enorme profondità del problema. La domanda fondamentale è: cosa difende questa direttiva? La direttiva difende la dignità umana. La discriminazione per motivi di disabilità, ad esempio, non può in alcun modo essere considerata un minore affronto alla dignità umana rispetto alla discriminazione per motivi di età. Qui si parla di dignità umana, che è uguale per tutti.

Devo ammettere che la direttiva, nella forma in cui è stata presentata alla Commissione, è un documento redatto in maniera organica, frutto di una attenta discussione al Parlamento e in seno alla Commissione. E’ pertanto una direttiva ben ponderata che esprime un approccio ai valori chiaro e determinato.

Nel corso della discussione è anche stato detto che la non discriminazione si basa sui valori che applichiamo e di cui abbiamo preso coscienza dopo la Seconda guerra mondiale. Che sia stato o meno il conflitto mondiale a inspirarci una maggiore consapevolezza del significato e dell’importanza costruttiva di determinati valori, questi hanno comunque radici storiche molto profonde. Nell’antichità non esisteva alcun concetto di uguaglianza umana, formulato per la prima volta dalla religione cristiana. Ricordo bene un’enciclica, o forse si trattava di una bolla papale, del IX secolo, dal titolo Oriente ian sole che affermava chiaramente: “Non è forse vero che il sole splende alla stessa maniera su tutti quanti?”. Da allora, il concetto di uguaglianza è riecheggiato lungo l’intero corso della storia.

Naturalmente la discussione ha toccato molte questioni di natura tecnica, o di ordine apparentemente inferiore rispetto agli argomenti che abbiamo appena trattato. Desidero parlare proprio di questi temi. La prima questione riguarda la creazione di inutile burocrazia aggiuntiva. Un problema che non si pone, per un semplice motivo: la direttiva non richiede nuove strutture o enti burocratici, ma si limita ad ampliare l’applicazione di qualcosa già esistente e quindi non implica in alcun modo una maggiore burocrazia.

C’è poi la questione aperta della sussidiarietà, che è stata esaminata con la massima cura, trattandosi di un aspetto fondamentale. L’articolo 13 del trattato è chiaro e fornisce una solida base giuridica; una direttiva che si fonda su questo articolo non può di certo entrare in conflitto con il principio di sussidiarietà.

Un altro principio fondamentale della direttiva è la questione dell’inversione dell’onere della prova, questione già risolta in direttive precedenti, nulla di nuovo. Tuttavia, vorrei precisare un punto in merito all’onere della prova. Lo scopo fondamentale della direttiva è il rafforzamento della capacità degli individui di difendersi e questo non sarebbe possibile senza trasferire l’onere della prova. Senza contare che, in molti sistemi giuridici, l’onere della prova viene già trasferito, per ragioni di importanza simile o addirittura molto minore. Un classico esempio, tra molti altri, è la cosiddetta ipotesi di paternità.

Nel corso della discussione è anche stato fatto notare che alcuni termini utilizzati sono troppo vaghi. Onorevoli deputati, molti termini costituzionali sono generici e richiedono una specifica interpretazione sulla base di una serie di circostanze. Ricordo ad esempio il caso della costituzione tedesca in cui è contenuta la formula “la proprietà impone degli obblighi”. Si tratta di una tipica formula aperta che assume connotazioni diverse nei singoli casi specifici.

Onorevoli deputati, si è poi parlato fin troppo di possibili costi, soprattutto in relazione ai disabili fisici. Posso affermare che la direttiva non propone casi precisi o concreti, ma fa invece riferimento alla ragionevole conformità e posso inoltre affermare che, se la ragionevole conformità sarà applicata fin dall’inizio, nella maggior parte dei casi i costi non saranno particolarmente alti. Se siamo pronti ad accettare la possibilità che vi siano costi maggiori in relazione a materie quali salute e sicurezza sul lavoro, quindi alla tutela della vita umana, allora, a mio parere, i maggiori costi necessari per la protezione della dignità umana – benché io non creda che si tratterà di importi tanto eccezionali – saranno proporzionali all’interesse protetto, giacché l’uguaglianza e la dignità umana, onorevoli deputati, sono valori inclusi nel trattato e che dobbiamo difendere con tutte le nostre forze.

A mio parere, non esiste nulla di più significativo per l’Unione europea del concetto di non discriminazione. Benché io sia un sostenitore del mercato interno e di molte altre aree della politica europea, ritengo che i concetti di pari opportunità e non discriminazione siano, tra tutti, i fondamenti più profondi.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE) . – (EN) Signor Presidente, è ovviamente giusto porre fine al complicato mosaico di leggi, per le quali persone diverse sono tutelate dalla discriminazione in situazioni diverse, per dare spazio a un unico regime di uguaglianza. Tutti – la donna a cui viene rifiutato un prestito bancario, la persona disabile che non può accedere a un edificio, il gay a cui non viene concesso alloggio, la persona di colore espulsa da un club, eccetera – tutti dovrebbero essere protetti sulla base degli stessi principi.

Le questioni che intendo affrontare sono due; innanzi tutto la protezione dalle molestie. Il testo afferma giustamente e chiaramente che si intende proibire la creazione di un ambiente ritenuto intimidatorio per un individuo; non si parla della possibile offesa percepita da un gruppo. E’ importante essere fermi sulla tutela della libertà di espressione, appropriatamente sottolineata da una specifica indicazione aggiunta dal Parlamento.

In secondo luogo, per quanto riguarda le scuole confessionali, sostengo pienamente il diritto dei genitori di istruire i propri figli secondo i principi di una determinata fede, sempre che tale fede non promuova atteggiamenti discriminatori e pregiudizievoli. Non possiamo accettare la creazione di ghetti dove solo bambini di una determinata fede vengono ammessi a scuola mentre gli altri sono respinti. Il testo della Commissione permette l’accesso su base discriminatoria e non sono convinta che l’emendamento n. 51 risolverà il problema. Probabilmente voterò contro entrambi.

 
  
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  Rihards Pīks (PPE-DE) . – (LV) Signor Presidente, onorevoli deputati, credo che nessuno all’interno di questa Camera sia favorevole alla discriminazione; sono anzi convinto che siamo tutti contrari. Benché il presente documento – la proposta di direttiva del Consiglio – contenga senza dubbio molte proposte valide, ritengo che molte di esse si basino su una prospettiva cristiana e sulla religione cristiana. Una singola direttiva non può raggiungere gli obiettivi realizzati nel corso di un lungo processo di istruzione; si tratta di una questione di etica e atteggiamento. Inoltre, benché la presente direttiva, o proposta di direttiva, contenga molti aspetti positivi, in alcuni punti si spinge troppo in là poiché, creando opportunità per un determinato gruppo di persone, limita di fatto le opportunità di un altro gruppo. Per alcuni aspetti sembra addirittura che vi sia una certa ingerenza nelle attività private e questo è in netto contrasto con i nostri valori fondamentali. Inoltre, con l’approssimarsi delle elezioni, le domande e le critiche che riceviamo da parte dei nostri elettori, come credo avvenga anche nel vostro paese, sono sempre più numerose. La critica che riceviamo più frequentemente è che da Bruxelles giungono troppi regolamenti, troppe restrizioni e troppa burocrazia. E’ pertanto nostro dovere evitare di violare la sussidiarietà o di creare eccessive restrizioni. Credo pertanto che il presente documento debba essere riconsiderato.

 
  
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  Inger Segelström (PSE) . – (SV) Signor Presidente, desidero aprire il mio discorso ringraziando le onorevoli Buitenweg e Bozkurt, l’onorevole Cashman e tutti gli altri collaboratori per l’eccellente relazione. Come molti altri, sono rimasta sorpresa e sbalordita dall’intervento del leader del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, nonché portavoce del gruppo, l’onorevole Weber, che ha proposto al Parlamento, nell’emendamento n. 81, di respingere la proposta di direttiva poiché essa viola il principio di sussidiarietà e implicherebbe un onere burocratico sproporzionato, secondo la traduzione svedese. Il commissario Špidla ha espresso la sua opinione a riguardo.

Sono certa che anche le donne disabili e tutti gli altri gruppi di cittadini che si sono affidate al Parlamento europeo affinché salvaguardasse i loro diritti, siano profondamente delusi dal fatto che i vertici del PPE-DE paragonino i diritti umani alla burocrazia. Chiedo pertanto all’Assemblea, nella sua totalità, di esprimersi contro l’emendamento n. 81 proposto dal gruppo PPE-DE nella votazione di domani. Ritengo altresì importante che le donne non siano più discriminate dalle compagnie di assicurazione sulla base del genere e dell’età, perché sono generalmente più sane e vivono più a lungo degli uomini. Spero inoltre che il Parlamento avrà il coraggio di chiarire che l’istruzione finanziata dai contribuenti deve essere accessibile a tutti. Certo, la religione è importante per molti europei, e lo rispetto, ma viviamo in una società laica.

No, onorevole Weber, la sua libertà contrattuale di mercato non è importante quanto i diritti umani fondamentali dei cittadini. Chieda ai cittadini dell’Unione europea, sono più saggi e aggiornati di voi, onorevoli membri del PPE-DE. Le loro aspettative nei nostri confronti sono alte e spero che domani tutti avranno il coraggio di votare a favore della proposta e non contro come da voi proposto.

 
  
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  Jeanine Hennis-Plasschaert (ALDE) . – (NL) Signor Presidente, desidero iniziare ringraziando la relatrice, non ci sono parole abbastanza lusinghiere per definire il suo lavoro. Non era un compito facile, dato che alcuni onorevoli colleghi sembrano offendersi piuttosto facilmente.

Il punto di partenza della direttiva è molto chiaro: parità di trattamento per tutti – omosessuali o eterosessuali, donne o uomini, giovani o anziani, neri o bianchi, disabili o altro, religiosi o umanisti, eccetera. Il diritto di un uomo è lo stesso di una donna, onorevole Weber; i nostri diritti sono i loro diritti e i suoi diritti sono i nostri diritti. Questo, onorevole Vanhecke – che come vedo ha nuovamente abbandonato la discussione – non ha nulla a che vedere con la cosiddetta correttezza politica.

I relatori ombra e la stessa relatrice hanno compiuto sforzi enormi per raggiungere questo compromesso, un compromesso che anche il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei dovrebbe sostenere. Nessuno dice che si tratti di un testo perfetto e posso soltanto sperare che, in occasione del voto di domani, una considerevole maggioranza del gruppo PPE-DE si esprimerà in maniera sensata.

Sono totalmente a favore della libertà di culto ma, onorevole Weber, lei ha una bella faccia tosta a mettersi al di sopra di tutti gli altri e definire, con la mano sulla Bibbia, le pari opportunità come inutile burocrazia.

 
  
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  Presidente . – Onorevoli deputati, il commissario Barrot sostituirà il commissario Špidla per la parte conclusiva della discussione.

 
  
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  Mario Mauro (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il cuore di una strategia di non discriminazione è riconducibile a questa affermazione: la persona viene prima di tutto. La persona, considerare che uno è una persona prima ancora che considerare il fatto che è disabile, che è omosessuale, che è in qualche modo diverso e quindi amare la persona, tutelare la persona, difenderla, questo è il cuore della strategia di non discriminazione. Se è vero questo, è vero, quindi che anche chi ha un credo religioso è una persona, perché il fatto che è una persona viene prima del fatto che ha un credo religioso.

E allora, attenzione, perché l’impostazione dell’articolo 3 nella formulazione proposta dall’emendamento 52 della relazione LIBE, introduce un principio diametralmente opposto alla dichiarazione n. 11, all’articolo 17 del trattato sul funzionamento dell’Unione. Questo emendamento 52 svuota lo stesso concetto della preservazione dello status previsto dalle legislazioni nazionali per le chiese e le organizzazioni basate sulla religione o le convinzioni personali, e allo stesso tempo, l’articolo 3 e il corrispondente considerando 18, nella formulazione proposta dagli emendamenti 51 e 29 della relazione LIBE, limitano – a mio modo di vedere – l’ambito di applicazione della competenza degli Stati membri in tema di accesso agli istituti educativi basati sulla religione e sulle convinzioni personali.

Credo, insomma, che se vogliamo difendere la persona fin dall’inizio e nel suo complesso, bisogna difendere anche quelle dimensioni che caratterizzano la persona anche nel profilo della dimensione religiosa. Credo anche che gli emendamenti 92, 89 e 95 possano essere un punto di incontro ragionevole per chi vuole che la direttiva sia approvata e credo quindi che sia un punto effettivo di dialogo potersi incontrare a questo livello.

 
  
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  Claude Moraes (PSE) . – (EN) Signor Presidente, il presidente della nostra commissione, l’onorevole Deprez, ha riportato l’opinione di moltissimi membri di questa Assemblea affermando che la relazione Buitenweg non tutela interessi di parte o di sinistra, ma si dimostra semplicemente profonda, sensibile e aperta al compromesso quando si tratta della vita delle persone. La relatrice ha prodotto un testo che non vincola gli affari, né li regolamenta eccessivamente, come abbiamo visto nel lungo viaggio delle due direttive precedenti – la direttiva per la parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica e la direttiva in materia di occupazione che, vorrei far notare all’onorevole Weber, non hanno vincolato o regolamentato eccessivamente gli affari né in Germania né nel mio paese.

La relatrice ha presentato una direttiva sui diritti fondamentali che non genera quella burocrazia di cui ha parlato il commissario Špidla. Ho proposto emendamenti sul rafforzamento degli enti per le pari opportunità già esistenti, come la Equality and Human Rights Commission (commissione per l’uguaglianza e i diritti fondamentali) britannica; questa organizzazione ha recentemente appoggiato il caso di Sharon Coleman, cittadina europea e madre di un bambino disabile, che ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro con l’accusa di discriminazione per il legame con una persona disabile, un argomento fondamentale della relazione Buitenweg. La Corte di giustizia europea ha deliberato in suo favore e, a seguito della sentenza, i diritti sono stati estesi a tutti coloro che, in Gran Bretagna, si occupano delle persone disabili.

Agli onorevoli presenti in aula, vorrei ricordare che anche loro invecchieranno, potranno diventare disabili o doversi occupare di una persona con disabilità. Questa è già la realtà per decine di milioni di cittadini europei ed è l’oggetto della relazione. Non si tratta di interessi settoriali o di preoccupazioni su chi dominerà l’una o l’altra parte della società. Voglio sottolineare che la relazione non è di sinistra o di destra; stiamo parlando di diritti fondamentali. Come già sottolineato dall’onorevole Cashman, alla vigilia delle elezioni europee, gli elettori valuteranno se siamo stati in grado di proteggere i diritti fondamentali senza danneggiare in alcun modo gli affari e la nostra economia, e proprio su questo si basa la relazione. Sosteniamola dunque, perché è pratica e giusta.

 
  
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  Marco Cappato (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, per esprimere il sostegno al lavoro della relatrice Buitenweg. Pare di comprendere che quello che doveva essere un compromesso forse non lo sarà del tutto ma non è importante: l’importante è che riusciamo a pronunciarci.

Io, semmai, su alcuni punti avrei preoccupazioni opposte a quelle del collega Mauro. La libertà religiosa? Certo, al 100%. La libertà di istituti anche di educazione religiosa? Certo, al 100%. La religione non può, mai, mai, nessuna religione, essere occasione, pretesto, protezione per realizzare un qualsiasi tipo di discriminazione. Non esiste, in prospettiva, tollerare l’eccezione per cui in quanto chiesa, o in quanto istituto religioso noi possiamo discriminare l’insegnante o l’alunno che abbia comportamenti che non sono conformi a questo o quel credo, perché quello rischia di essere l’invasione dello stato etico e delle molte religioni che possono richiamare per se stesse quella legittimità.

Non è questa la direzione: dopo di che, purtroppo, i nostri trattati e la nostra Unione europea proteggono di già, più del necessario, gli Stati nazionali per prevedere le loro lunghe liste di eccezioni alle libertà e ai diritti fondamentali. Non aggiungiamo altre eccezioni a quelle che già ci sono.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE).(PT) Signor Presidente, Commissario Barrot, onorevoli deputati, io, assieme ai miei colleghi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, ho votato a favore di questa relazione in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni alla luce dell’eccellente lavoro svolto dal relatore ombra, l’onorevole Gauber, nel raggiungimento di un compromesso equilibrato. Desidero inoltre congratularmi con la relatrice, l’onorevole Buitenweg, per il suo lavoro e unirmi alla sua richiesta di evitare posizioni troppo radicali e cercare invece un consenso il più ampio possibile.

Come accade in qualsiasi compromesso, su alcuni punti siamo riusciti a far valere la nostra opinione mentre altri sono stati per noi più difficili da accettare. Si tratta di un compromesso che deve considerare la normativa, le pratiche generalmente accettate e le tradizioni culturali dei 27 Stati membri. Vedo favorevolmente il periodo di 10 anni per l’adattamento degli edifici al fine di garantire alle persone disabili l’accesso a beni, servizi e risorse qualora si incontrino insormontabili difficoltà strutturali, sarà sempre possibile trovare soluzioni alternative.

Mi unisco inoltre a coloro che hanno espresso le proprie preoccupazioni relativamente alle compagnie assicurative – sul fatto che siano state prese in considerazione assieme ai pareri medici. Non posso accettare l’idea di eliminare il riferimento – concordato in seno alla commissione – al principio di sussidiarietà in materie che riguardano le normative sulla famiglia, il matrimonio o la procreazione. Si tratta di argomenti di esclusiva competenza degli Stati membri. Lo stesso vale per l’articolo 8, che l’emendamento n. 90 del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei vuole eliminare perché, alla luce delle tradizioni normative vigenti in alcuni Stati membri, non è possibile accettare l’inversione dell’onere della prova perché comporterebbe problemi giuridici insormontabili.

Se questi punti fondamentali saranno adottati in sessione plenaria, non mi sarà possibile votare a favore della relazione. Tuttavia, non potrei mai avere la coscienza pulita se votassi contro una direttiva che vieta la discriminazione tra gli individui, indipendentemente dalla loro religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale. In conclusione, signor Presidente, si tratta di definire quale Europa vogliamo costruire: sono pienamente a favore di un’Europa che combatte instancabilmente qualsiasi forma di discriminazione.

 
  
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  Iratxe García Pérez (PSE) . – (ES) Signor Presidente, la proposta di direttiva che stiamo discutendo oggi dipinge il principio di uguaglianza come il marchio di fabbrica del progetto europeo. Per questo, la relazione va letta con occhio ambizioso, al fine di includere tutti i cittadini comunitari, e applicata sia nelle politiche pubbliche e nelle operazioni amministrative, sia nelle relazioni interpersonali.

Dobbiamo progredire per permettere a tutti i cittadini di esercitare e godere appieno dei loro diritti, senza discriminazioni basate sulle convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale e, ovviamente, senza discriminazioni multiple.

Bisogna sottolineare che il principio di uguaglianza e il divieto di discriminazione devono essere rispettati sia nelle politiche nazionali sia in quelle comunitarie, per permetterci di tramutare questo principio in una realtà che includa tutta l’Europa. Dobbiamo inoltre raggiungere un adeguato livello di protezione da tutti i motivi di discriminazione indicati nell’articolo 13 del trattato.

Questa iniziativa deve fornirci strumenti migliori per combattere potenziali comportamenti discriminatori che sono, vergognosamente, ancora una realtà del nostro tempo, come sottolineato dalla relazione sull’omofobia presentata ieri dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali.

Onorevoli colleghi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, non infangate questa discussione con scuse vuote, perché votare contro questa relazione è la chiara espressione di un punto di vista ideologico. La lotta alla discriminazione è di importanza cruciale e rappresenta il fondamento dei valori dell’Unione europea.

Per tale ragione oggi, in questo Parlamento, abbiamo la responsabilità e l’obbligo di compiere un passo avanti verso un impegno per la tutela dell’uguaglianza in tutta Europa. Non possiamo abbandonare i nostri desideri e le nostre speranze di migliorare e lasciare che un tema di importanza così fondamentale e basato sui nostri valori rimanga solo una speranza o un sogno. I cittadini europei, in particolare quelli più vulnerabili, non ce lo perdonerebbero.

 
  
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  Csaba Sógor (PPE-DE). (HU) Ai sensi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, tutte le persone hanno devono godere di pari diritti, libertà e della stessa tutela per legge, senza alcuna distinzione, né per ragioni di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica, origine nazionale o sociale, ricchezza, condizione di nascita o sociale.

Desidero però sottolineare che serve un’azione decisiva ed efficace contro qualsiasi forma di discriminazione poiché questo problema è ancora fortemente presente in Europa e interessa diversi livelli della società. In molti casi il divieto di qualsiasi forma di discriminazione non è sufficiente, ma servono misure adeguate, come nel caso delle persone disabili. Molti paesi, tra i quali Italia, Francia, Finlandia e Spagna, hanno garantito autonomia e adottato misure fattive nell’interesse della tutela delle minoranze nazionali.

Analogamente, l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno il dovere di garantire la parità di diritti e di trattamento dei cittadini in forma istituzionale. Abbiamo bisogno di istituzioni indipendenti, che operino a livello europeo e che possano controllare e garantire che gli Stati membri si impegnino nei confronti del principio della parità di trattamento non solo in teoria, ma anche con misure concrete, affinché la direttiva sia applicata in maniera efficace.

 
  
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  Evangelia Tzampazi (PSE) . – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, vorrei chiedervi se considerate il fatto che mi rivolgo a voi da seduta, senza alzarmi in piedi come tutti gli altri colleghi, un’offesa a questa Camera.

Il Parlamento europeo era e deve continuare ad essere un sostenitore della direttiva orizzontale che garantirà la parità di trattamento e proteggerà i cittadini europei da qualsiasi forma di discriminazione. Questa direttiva deve completare l’attuale quadro normativo europeo, con particolare riferimento alle persone disabili e all’obbligo di garantire accesso effettivo e non discriminatorio.

Abbiamo incluso importanti proposte; abbiamo introdotto la protezione contro la discriminazione multipla, inserendo nella relazione l’obbligo di un accesso effettivo e non discriminatorio o di un’alternativa adeguata qualora non sia possibile garantire le stesse condizioni di accesso disponibili alle persone non disabili. La relazione stabilisce criteri più severi per valutare se le misure a tutela di un accesso effettivo e non discriminatorio implicheranno costi sproporzionati. Su alcuni punti della relazione non tutti in quest’Aula concordano pienamente e per tale ragione dobbiamo sostenere determinati emendamenti, che sono stati presentati e che rafforzano la coesione.

In ultima analisi, ritengo che dovremmo sostenere la relazione, inviando così un chiaro messaggio al Consiglio sulla necessità di disporre finalmente di una normativa europea efficace che ponga fine alla discriminazione, elemento che indebolisce la fiducia nei valori europei fondamentali quali eguaglianza e stato di diritto.

 
  
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  Martin Kastler (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, in qualità di giornalista vorrei richiamare la vostra attenzione su una modifica, contenuta in questa direttiva, che mi sta particolarmente a cuore. Nello specifico, non comprendo come sia possibile compiere un ulteriore passo avanti e aggiungere una nuova direttiva, quando 10 dei 27 Stati membri non hanno ancora recepito la direttiva precedente. Su questo punto le opinioni possono essere diverse, è legittimo, ma, come giornalista, sono davvero infastidita dal fatto che si stia danneggiando la libertà di stampa negli Stati membri. Cito due esempi: l’emendamento presentato dall’onorevole Weber, che merita il nostro sostegno, implica anche la possibilità di limitare la libertà degli organi di stampa, ad esempio se a un editore sarà richiesto di accettare un annuncio da organizzazioni neonaziste o antisemite. Credo che questa disposizione sia completamente inappropriata e che vada totalmente contro i principi dell’UE e per questo sono decisamente contrario, non possiamo permetterlo. Naturalmente, lo stesso vale per l’antidiscriminazione: le persone che noi non intendiamo incoraggiare a livello europeo, bensì contrastare attraverso azioni specifiche, avranno maggiori opportunità, ad esempio nel mercato immobiliare. Nel mio paese ci sono organizzazioni neonaziste che cercano di acquistare immobili quasi ogni settimana; se le proprietà vengono poste in vendita o in affitto, non possiamo evitare che ad acquistarle siano individui di estrema destra o estrema sinistra, che si serviranno del nuovo emendamento. Io personalmente non lo ammetto e quindi voterò contro. Sostengo pertanto il rinvio in commissione o, se questo non fosse possibile, voterò contro.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, nel corso degli anni l’Europa e il resto del mondo hanno combattuto la discriminazione a tutti i livelli e la nostra evoluzione in quanto esseri umani ragionevoli richiede che questa lotta avvenga nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà.

Come ha affermato l’onorevole Buitenweg, da oltre quattro anni la Commissione promette di avvallare una proposta ampia e completa sui diritti umani di tutti gli individui e finalmente ciò sta accadendo.

Credo fermamente che nessun individuo debba essere discriminato sulla base della religione, delle convinzioni personali, della disabilità o dell’età. Al contrario, come cristiano credente esorto il Parlamento europeo e ogni suo membro a non limitarsi a fermare la discriminazione, ma ad aiutare coloro che vengono discriminati a causa della propria disabilità.

Tale aiuto può assumere forme diverse. Ogni Stato membro ha continuato a migliorare l’accesso paritario per coloro che ne hanno maggiormente bisogno. Con l’avanzamento dell’integrazione europea è fondamentale ricordare che siamo tutti diversi, ma tutti uguali sotto tutti gli aspetti.

 
  
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  Marusya Lyubcheva (PSE) . – (BG) Signor Presidente, signor Commissario, quella che stiamo discutendo è una direttiva estremamente importante, che ci fornisce l’opportunità di risolvere questioni ancora controverse nell’ambito della non discriminazione. Ritengo che il fatto che la direttiva ribadisca il diritto e la libertà di fede religiosa e l’applicazione del principio di non discriminazione in questo ambito sia particolarmente rilevante.

Allo stesso tempo, la direttiva fa esplicito riferimento alla dichiarazione n. 11 sullo status delle chiese e delle organizzazioni non confessionali, ai sensi della quale l'Unione europea rispetta e non pregiudica lo status previsto nelle legislazioni nazionali per le chiese e le associazioni o comunità religiose degli Stati membri.

Agli Stati membri è inoltre riconosciuto il diritto di creare e applicare disposizioni specifiche in campo religioso. E’ superfluo aggiungere che il diritto europeo deve essere armonizzato con quello degli Stati membri per regolamentare le singole aree.

Si tratta di un argomento complesso; le relazioni devono essere chiare per non ledere i diritti di nessuno, inclusi coloro che appartengono alle chiese approvate dalle disposizioni legali.

 
  
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  Manfred Weber (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, signora relatrice, onorevoli deputati, dal momento che sono stato chiamato in causa molto spesso nel corso della discussione odierna, chiedo di poter intervenire nuovamente.

Sembra che qui, chi pone delle domande si trasforma nel cattivo della situazione. Tutti gli oratori che sono intervenuti tanto calorosamente contro la discriminazione hanno parlato di principio. Ancora una volta, vi sarei grato se potessimo abbandonare le questioni di principio e cominciassimo invece a lavorare per combattere la discriminazione. Anche quando discutiamo, ad esempio, di problematiche ambientali e di divieti alle emissioni di CO2, in realtà siamo in disaccordo sui mezzi per raggiungere l’obiettivo e non sull’obiettivo stesso, sostenuto da tutti. Perché dunque non possiamo avere opinioni discordanti sugli strumenti da utilizzare in materia di discriminazione e su come intendiamo combatterla? Inoltre, se gli editori dei quotidiani si presentano nei nostri uffici esprimendo le proprie preoccupazioni, per quale motivo non dovremmo riportare i loro timori in questa sede?

Onorevole Cashman, lei non rende le cose più semplici né alla causa né alle sue preoccupazioni mettendo al bando chiunque formuli delle pure e semplici domande, che è ciò che ci si limita a fare qui.

 
  
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  Richard Howitt (PSE) . – (EN) Signor Presidente, come relatore ombra della commissione per gli affari sociali e l'occupazione e a nome del gruppo socialista, vorrei congratularmi con l’onorevole  Buitenweg e con la mia collega, l’onorevole Bozkurt, per la collaborazione.

A nome dell’intergruppo Disabilità desidero esprimere la nostra soddisfazione perché si è dato ascolto alla voce di 1 300 000 persone che hanno sottoscritto la petizione per estendere anche alle persone disabili i diritti contro la discriminazione. Sono lieto inoltre di vedere i partiti concordano sulla necessità di una direttiva orizzontale e sul fatto che non deve esistere alcuna gerarchia della discriminazione — una promessa avanzata dalla presidenza portoghese dell’Unione europea nel 2000, quando venne approvata la direttiva sulla parità di trattamento indipendentemente dalla razza. Sinceramente, fare fede a questa promessa ha richiesto troppo tempo.

Condanno quindi l’atteggiamento dei conservatori, che vogliono esasperare ulteriormente questo ritardo. La discussione non vuole solo manifestare il nostro sostegno al Parlamento, ma anche a fare appello al Consiglio affinché proceda e approvi immediatamente questa direttiva. Invito quindi i colleghi tedeschi a non bloccare questo processo. Alcune questioni in materia di contratti privati vi preoccupano, ma per quanto riguarda le funzioni pubbliche siete molto avanti. Ampliamo le nostre vedute e troviamo un accordo. Sono infine lieto dell’impegno sottoscritto oggi dalla futura presidenza svedese per completare il processo al Consiglio “EPSCO” entro Natale; mi auguro vivamente che sarà così.

 
  
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  Kathalijne Buitenweg, relatore.(NL) Signor Presidente, è incredibilmente difficile per un relatore svolgere un buon lavoro quando il gruppo di maggioranza continua a cambiare le carte in tavola. In seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei ha sostenuto la relazione, perché la considerava un compromesso ragionevole. Abbiamo lavorato assieme all’onorevole Gaubert – che sembra essere sparito, o almeno io non l’ho visto. In ogni caso, abbiamo lavorato insieme al medesimo testo che ora sta osteggiando! Ho l’impressione che il coordinatore, l’onorevole Weber, stia imponendo la posizione del Partito nazionale tedesco all’intero gruppo PPE-DE.

Onorevole Weber, solo la scorsa settimana lei stesso mi ha confidato che il punto non era tanto il contenuto quanto trasmettere un segnale politico, vero? Mi ha detto così, giusto? Bene, allora non si nasconda dietro un dito, se voleva definire i dettagli della questione poteva limitarsi a presentare degli emendamenti, ma non l’ha fatto. Lei vuole che la proposta sia respinta nella sua interezza, non la vuole proprio, quindi non faccia finta di condividere l’obiettivo finale.

Sono stati posti numerosi dubbi cui è possibile dare direttamente una risposta. Molte persone hanno ad esempio chiesto le relazioni tra Europa e questo problema. Benché già da molto tempo esistano numerose direttive che sanciscono la tutela dalla discriminazione sia sul mercato del lavoro sia in altri settori sulla base di una vasta serie di motivi, la protezione di alcune persone si trova ancora in posizione di arretratezza, come nel caso di discriminazioni sulla base di disabilità, età, orientamento sessuale o religione. Non stiamo facendo quindi nulla di totalmente nuovo; stiamo soltanto colmando le lacune della normativa esistente. Non si tratta nuove competenze, ma soltanto di garantire che tutti siano trattati in maniera equa e che alcune categorie non siano considerate più importanti di altre.

L’onorevole Pirker ha parlato del mercato del lavoro, ma non è questo il punto, quella era un’altra direttiva. Non si tratta del reclutamento degli insegnanti. Per cortesia, atteniamoci ai fatti. L’onere della prova è un argomento delicato, come ha già sottolineato il commissario. Anche qui non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto contenuto nelle altre direttive. Non è assolutamente vero che ora chiunque potrà accusarvi e vi dovrete difendere, né si tratta di diritto penale. Le persone dovranno in primo luogo fornire delle prove concrete in altri campi per dimostrare di essere oggetto di discriminazione e per sostenere le proprie ragioni qualora si decida di accettare o respingere una richiesta per una proprietà immobiliare.

Per quanto riguarda i media, come dice il testo, esistono già disposizioni per il rifiutare annunci che non siano in linea con l’identità di una pubblicazione; è tutto contenuto nell’articolo 54. Le chiese, infine, non devono nemmeno essere conformi a tutti i requisiti, ad eccezione di quanto riguarda le funzioni sociali. Nei Paesi Bassi, ad esempio, le chiese si occupano di alcune forme di servizio previdenziale ed è inaccettabile che esse siano escluse dall’osservanza delle disposizioni quando svolgono funzioni sociali soltanto perché sono un istituto di culto. Questi sono tutti punti molto specifici contenuti nella relazione.

Abbiamo fatto del nostro meglio, vi abbiamo assecondato lungo tutto il processo, i vostri emendamenti sono stati inclusi e ora voi, nonostante tutto, volete votare contro il testo sulla base delle più disparate posizioni politiche di partito. Lo considero un affronto personale perché io vi avevo teso la mano. Buona parte del vostro testo è stata inclusa nella relazione e mi sembra scandaloso che ora voi ve ne laviate le mani.

 
  
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  Presidente . – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì 2 aprile 2009.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)

 
  
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  Carlo Casini (PPE-DE) , per iscritto. – Dignità umana ed euguaglianza sono i due grandi valori che stanno alla base della moderna cultura dei diritti dell´uomo. Tuttavia accade spesso che parole splendide vengano utilizzate per mascherare il loro opposto. L´Euguaglianza ad esempio, significa trattare allo stesso modo situazioni identiche ma significa anche trattare in modo diverso situazioni diverse. Le mie riserve riguardo la relazione in discussione derivano da questa preliminare considerazione. Nessuno può minimamente dubitare che il Partito Popolare non riconosca la piena dignità e l´euguaglianza dei disabili, dei vecchi, dei malati, dei poveri, dei rifugiati degli immigrati. Tuttavia mi pare che a questo treno, che è già in corsa, si vogliano attaccare vagoni, per imporre alcune discriminazioni riguardo alla famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna ed alla libertà religiosa, particolarmente con riguardo alle scuole di impronta religiosa. Non mi stancherò mai di battermi per l´eguaglianza dei più piccoli, dei più poveri degli indifesi. Proprio per questo sono addolorato perché l´Europa dei diritti umani attua nelle sue leggi e nel comportamento pratico, la più dura delle discriminazioni, tra bambini nati e non nati. Non è questo il tema, ma sarebbe bene che la coscienza europea se ne ricordasse quando riflette su euguaglianza dignità.

 
  
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  Gabriela Creţu (PSE), per iscritto.(RO) Il destino vuole che si discuta oggi della direttiva oggetto della votazione di domani, Giornata mondiale dell’autismo. Mi pare un buon auspicio.

E’ evidente che esistono sostanziali differenze nelle normative nazionali degli Stati membri in materia di diritti e interessi degli individui affetti da autismo, e tali differenze diventano ancora più evidenti se consideriamo la vita quotidiana di queste persone.

La strada verso il raggiungimento degli standard europei è lunga, ma è necessario compiere dei progressi. L’autismo deve essere riconosciuto come una malattia a sé nel campo delle disabilità mentali e c’è bisogno di strategie specifiche.

Qualcuno potrebbe considerare questa soluzione molto costosa, ma garantire il pari trattamento ai malati di autismo, come a tutti coloro che soffrono di altre disabilità, è un dovere imprescindibile per rispettare noi stessi e i valori della società europea.

 
  
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  Bairbre de Brún (GUE/NGL), per iscritto. – (GA) Questa direttiva sottolinea in modo significativo che la discriminazione non si verifica solo sul posto di lavoro. Gli obiettivi principali della raccomandazione della commissione permanente sono la discriminazione per motivi di religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale e la conseguente applicazione del principio di pari trattamento per tutte le persone anche al di fuori dell’ambiente lavorativo.

Dopo aver collaborato con gruppi che si occupano di difesa dei diritti dei disabili e con persone disabili in Irlanda, so per certo che questa normativa sarà accolta molto favorevolmente. L’onorevole Buitenweg ha pienamente ragione quando nella relazione scrive: “Al fine di trattare le persone con disabilità in modo paritario, non è sufficiente vietare la discriminazione. E’ necessaria anche un’azione positiva sulla base di misure previamente adottate e mediante l’offerta di modifiche ragionevoli”.

Vedo inoltre con favore la ferma posizione adottata dalla relatrice e dalla Commissione in merito alla prevenzione della discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Discriminazioni di questo genere non trovano posto in una società moderna e mi oppongo ai tentativi di alcuni gruppi politici di indebolire la normativa in tal senso.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE), per iscritto. (EN) Sono socialista e pertanto ritengo che tutti gli esseri umani siano uguali. Dobbiamo combattere la discriminazione ovunque essa si manifesti, non soltanto nell’ambiente lavorativo. Non può esistere una gerarchia tra le discriminazioni; siamo tutti diversi ma tutti uguali.

Lo scopo della direttiva è l’applicazione della parità di trattamento tra le persone, indipendentemente da religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale, anche al di fuori del mercato del lavoro. Essa stabilisce un quadro per vietare la discriminazione sula base di queste motivazioni e stabilisce un livello minimo uniforme di tutela, all’interno dell’Unione europea, per coloro che sono stati discriminati.

La proposta completa l’attuale quadro normativo CE, ai sensi del quale il divieto di discriminazione sulla base di religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale si applica esclusivamente al settore dell’occupazione e della formazione professionale.

 
  
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  Lidia Geringer de Oedenberg (PSE), per iscritto.(PL) La discriminazione rappresenta un serio problema dentro e fuori i confini europei. Secondo una speciale indagine dell’Eurobarometro condotta nel 2008, il 15 per cento degli europei ha dichiarato di essere stato vittima di discriminazione.

Il Parlamento europeo ha atteso per oltre quattro anni la direttiva proposta, che rappresenta un tentativo di migliorare il principio di parità di trattamento per tutti gli individui, indipendentemente da religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale. Tale principio va applicato non soltanto in materia di accesso all’occupazione, ma anche in relazione all’accesso a beni, attrezzature e servizi quali ad esempio i servizi bancari, l’alloggio, l’istruzione e l’assistenza sanitaria.

Il documento stabilisce inoltre degli standard quadro minimi per garantire la tutela contro la discriminazione. Gli Stati membri, se lo desiderano, sono liberi di incrementare il livello di protezione offerto, ma non possono comunque appellarsi alla nuova direttiva per giustificare una riduzione degli standard esistenti. La direttiva garantisce alle parti lese il diritto di compensazione e afferma inoltre che gli Stati membri non devono limitarsi a esprimere il desiderio di superare la discriminazione, ma adempiere a tale dovere.

Molti Stati membri hanno già introdotto disposizioni che garantiscono diversi livelli di protezione dalla discriminazione per motivi di religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale al di fuori dell’ambiente di lavoro. Il progetto di direttiva permetterà l’introduzione di disposizioni europee uniformi, manifestando la ferma volontà dell’Europa, nella sua totalità, di non tollerare la discriminazione. La libertà dalla discriminazione deve essere un diritto fondamentale per tutti all’interno dell’Unione Europea.

 
  
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  Zita Gurmai (PSE), per iscritto. (HU) Recentemente quello delle pari opportunità è un tema sempre più presente nel processo decisionale comunitario. L’obiettivo della proposta di direttiva sulla parità di trattamento è l’applicazione di questo principio per tutti gli individui, indipendentemente dalla religione, dalle convinzioni personali, da disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale.

La libertà dalla discriminazione è un diritto fondamentale che spetta a tutti i cittadini dell’Unione europea. Insisto sulla necessità di combattere qualsiasi forma di discriminazione; la strada da percorrere è lunga ed è evidente che possiamo compiere solo un passo alla volta. Questo implica, in primo luogo, il completamento e il consolidamento della normativa; in secondo luogo il recepimento nella legislazione nazionale della normativa contenente principi nuovi, coerenti e uniformi, e infine la sua applicazione pratica. Ciascuno di questi passi, preso singolarmente, richiede una notevole mole di lavoro e di tempo, ma il nostro obiettivo è di riuscire, in un intervallo ragionevole, a raggiungere significativi progressi per vivere in un’Europa libera dalla discriminazione.

 
  
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  Lívia Járóka (PPE-DE), per iscritto.(HU) Desidero congratularmi con la collega, l’onorevole Buitenweg, per la sua relazione, che apre la strada al completamento della struttura normativa per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione. L’articolo 13 del trattato sull'Unione europea stabilisce l’obiettivo di combattere la discriminazione per ragioni non soltanto di sesso e di origine etnica, ma anche di religione, convinzioni personali, disabilità, età e orientamento sessuale.

Nonostante l’adozione e il recepimento nelle normative nazionali delle direttive 2000/43, 2000/78 e 2004/113, ad oggi non esiste una protezione comune dalla discriminazione basata sulle ragioni elencate in precedenza al di fuori del settore dell’occupazione. L’obiettivo della direttiva è colmare tali lacune ed è mia speranza che, oltre a proibire la discriminazione, essa fornisca una soluzione giuridica a coloro che, in tutti i 27 Stati membri, vivono in condizioni svantaggiate.

L’effettiva applicazione della direttiva e la compensazione delle mancanze evidenziate nel recepimento e nell’applicazione delle direttive precedenti andrà a completare la difesa dalla discriminazione a disposizione dei cittadini dell’Unione europea. Inoltre, l’adozione della direttiva proposta non implicherà alcuna modifica sostanziale alle relative normative nazionali. Pertanto, mi auguro sinceramente che il Consiglio sarà in grado di garantire il sostegno unanime richiesto dai trattati e che ciascuno Stato membro farà la sua parte per permettere all’Unione europea di compiere un significativo passo avanti verso la realizzazione dei propri obiettivi e valori fondamentali.

 
  
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  Silvana Koch-Mehrin e Alexander Graf Lambsdorff (ALDE), per iscritto.(DE) Il fondamento giuridico utilizzato, ovvero l’articolo 13, paragrafo 1 del trattato CE, non è appropriato considerato che, secondo l’opinione del Partito liberale democratico tedesco (FDP), non viene rispettato il principio di sussidiarietà. Regolamenti come quello in questione non rientrano nelle competenze del legislatore europeo, e si andrebbe quindi a limitare seriamente l’autodeterminazione degli Stati membri.

La lotta alla discriminazione in tutte le sue forme e il sostegno alle persone disabili nella loro partecipazione alla vita pubblica sono impegni importanti. Tuttavia, la proposta di estendere le normative contro la discriminazione a tutte le aree dell’esistenza è inverosimile. L’inversione dell’onere della prova contenuta nella direttiva implica che sarà possibile avviare procedimenti legali anche sulla base di accuse non sostenute da prove sufficienti. Se non saranno in grado di dimostrare la propria innocenza, gli accusati dovranno pagare indennizzi di compensazione anche senza aver effettivamente commesso alcun atto discriminatorio. Stando a questa generica definizione, l’inversione dell’onere della prova è perciò opinabile dal punto di vista della compatibilità con l’agire di un paese soggetto allo stato di diritto. Si creerà insicurezza e sarà più semplice compiere abusi. Questa non può di certo essere la motivazione alla base di una politica progressista contro la discriminazione.

E’ infine necessario sottolineare che la Commissione sta attualmente portando avanti procedure d’infrazione contro numerosi Stati membri, in relazione al mancato recepimento delle direttive vigenti in materia di politiche contro la discriminazione. Ancora non esiste tuttavia un quadro d’insieme dei regolamenti recepiti che permetta di stabilire se vi sia davvero tanto bisogno di nuovi regolamenti. Nel caso specifico della Germania, si è andati ben oltre i precedenti accordi con Bruxelles e pertanto noi abbiamo votato contro la relazione.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE-DE), per iscritto. – (FI) Quando sarà applicata, la direttiva in materia di uguaglianza costituirà uno dei progressi più significativi di questo mandato elettorale verso un’Europa sociale e per i cittadini. Se applicata a tutti i gruppi di persone e a tutti i criteri di discriminazione, la normativa sulla discriminazione attiva e passiva avrà un enorme impatto sulle vite di molti cittadini europei. Per questo desidero ringraziare la relatrice per l’eccellente lavoro svolto.

In Finlandia così come in altre parti d’Europa, la vita quotidiana di numerosissime persone è resa difficile da diverse forme di discriminazione. Questo non dovrebbe accadere nella società odierna, dove vigono il rispetto per i diritti umani e l’uguaglianza; chiunque dovrebbe avere le stesse opportunità di partecipare alla società. La non discriminazione è il tratto distintivo di una società civilizzata.

E’ particolarmente importante che la direttiva includa tutti i criteri di discriminazione. Benché vi siano enormi differenze tra i gruppi e gli individui oggetto di discriminazione, il problema della discriminazione va affrontato in quanto fenomeno globale e non solo in relazione a uno o più gruppi specifici. Un approccio frammentario attribuirebbe inevitabilmente diverso valore ai diversi criteri di discriminazione e determinerebbe l’esclusione delle persone che soffrono di discriminazione per i motivi più disparati.

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE), per iscritto. – (ET) L’Unione europea si basa sui principi comuni di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea afferma che “è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali”. [Citazione letterale dal testo della normativa].

Il riconoscimento dell’unicità di ciascun individuo e la parità di diritto nel godere delle opportunità dalla vita sono caratteristiche proprie dell’unità nella diversità europea, elemento centrale dell’integrazione culturale, politica e sociale dell’Unione.

Benché lo sviluppo in molte aree dell’UE si sia rivelato fino ad oggi molto positivo, ci sorprende che manchino ancora delle regole comuni in materia di violenze e abusi nei confronti dei portatori di handicap o di abusi sessuali e che non tutti gli Stati membri riconoscano i diritti fondamentali di determinati cittadini. Bisogna riconoscere che il quadro normativo europeo per la lotta alla discriminazione non è ancora perfetto.

Sono pienamente a favore della nuova direttiva che istituisce un quadro comune europeo per la lotta alla discriminazione, che porterà con ogni probabilità all’applicazione del principio della parità di trattamento negli Stati membri in un ambito ben più ampio del solo mercato del lavoro.

Combattere la discriminazione significa investire nella coscienza di una società che si sviluppa attraverso l’integrazione. Per raggiungere tale integrazione, la società deve investire nella formazione, nella sensibilizzazione e nella promozione delle buone prassi, per trovare un compromesso equo che sia a vantaggio e nell’interesse di tutti i cittadini europei. Dobbiamo ancora lavorare molto per eliminare la discriminazione in Europa.

 
  
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  Daciana Sârbu (PSE), per iscritto.(RO) Il diritto alla non discriminazione è un diritto fondamentale, la cui applicabilità ai cittadini dell’Unione europea non è mai stata messa in dubbio. Il pari trattamento, indipendentemente dalla religione, da disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale, è uno dei principi fondamentali dell’integrazione Europea.

La tanto attesa direttiva, la cui storia nel corso delle consultazioni parlamentari è molto complicata, si basa sull’articolo 13 del trattato CE e regola la protezione dalla discriminazione, sottolineando la parità di trattamento, indipendentemente dalle motivazioni. Non si può dubitare della necessità di questa direttiva, considerata l’alto numero di persone a livello europeo, circa il 15 per cento, che sostiene di essere stata oggetto di discriminazione.

Desidero inoltre sottolineare l’importanza di un confronto tra questa nuova direttiva e quelle già in vigore per la lotta alla discriminazione; tale compito sarà svolto tramite la cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri. Sono lieta di citare i progressi compiuti in tal senso dalla Romania negli ultimi anni, come ha indicato l’Agenzia europea per i diritti fondamentali.

Ritengo infine che la direttiva avrà un impatto significativo, considerate le misure di protezione sociale, i benefici sociali e il migliore accesso ai beni e ai servizi che sarà in grado di garantire.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. SIWIEC
Vicepresidente

 
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