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 Testo integrale 
Procedura : 2008/2234(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0182/2009

Testi presentati :

A6-0182/2009

Discussioni :

PV 01/04/2009 - 24
CRE 01/04/2009 - 24

Votazioni :

PV 02/04/2009 - 9.9
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2009)0204

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 1 aprile 2009 - Bruxelles Edizione GU

24. Problemi e prospettive della cittadinanza europea (breve presentazione)
Video degli interventi
PV
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  Presidente . – L’ordine del giorno reca una breve presentazione della relazione (A6-0182/2009) presentata dall’onorevole Gacek, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sui problemi e le prospettive concernenti la cittadinanza europea [2008/2234(INI)].

 
  
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  Urszula Gacek, relatore. − (EN) Signor Presidente, ho il piacere di presentare la relazione su problemi e prospettive della cittadinanza europea, che il mese scorso è stata adottata all’unanimità dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

La cittadinanza europea non sostituisce la cittadinanza nazionale; è un titolo supplementare, che garantisce ai cittadini dell’Unione europea diritti unici, e in particolare il diritto alla libera circolazione, il diritto alla protezione consolare e il diritto di presentare petizioni al Parlamento e al Mediatore europeo. La relazione del Parlamento prende in considerazione la quinta relazione della Commissione sulla cittadinanza dell’Unione, che riguarda il periodo tra il 1° maggio 2004 e il 30 giugno 2007. Si tratta di un periodo senza paragoni: cinque anni fa, il 1° maggio 2004, dieci nuovi Stati membri hanno aderito all’Unione europea, e tale adesione ha innescato, soprattutto dagli Stati dell’Europa centrale e orientale, una migrazione interna all’Unione di proporzioni fino ad allora sconosciute. I nuovi cittadini dell’Unione europea hanno esercitato i diritti loro concessi, e in particolare il diritto alla libera circolazione; hanno colto l’opportunità di studiare all’estero e, in quei paesi che hanno aperto il proprio mercato del lavoro, hanno intrapreso un lavoro legale.

Le dimensioni di questa migrazione pongono però i paesi ospiti di fronte a difficili sfide, che investono sia le autorità centrali sia quelle locali; le autorità locali, in particolare, ove siano responsabili della fornitura di servizi come l’alloggio, l’assistenza sanitaria e l’istruzione primaria e secondaria, devono spesso confrontarsi con i problemi quotidiani dei nuovi immigrati.

Molto lavoro è già stato fatto per favorire l’integrazione, come pure per aiutare i nuovi arrivati a fruire degli stessi diritti di cui godono i cittadini dei paesi ospiti. Si registrano però ancora casi di discriminazione, che in qualche caso dipendono da trabocchetti giuridici e talvolta da una scarsa conoscenza delle modalità di applicazione della legge.

La commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha adottato nel proprio lavoro un approccio estremamente costruttivo e pratico. In seguito a un accordo trasversale tra i vari partiti, abbiamo deciso che la nostra priorità era individuare i nodi problematici e adottare le opportune misure per risolverli, fornendo alle autorità centrali e locali degli Stati membri il sostegno e le risorse occorrenti. La nostra prima preoccupazione è stata quella di evitare che i singoli cittadini venissero in qualsiasi modo ostacolati nel godimento dei propri diritti.

L’attuazione del secondo diritto che ho menzionato, quello alla protezione consolare, è purtroppo ancora assai carente. Tale carenza è venuta brutalmente alla luce, allorché i nostri colleghi sono rimasti coinvolti nel dramma degli attentati terroristici a Mumbai. Se gli stessi deputati al Parlamento europeo hanno avuto difficoltà ad esercitare il proprio diritto alla protezione consolare in una situazione così estrema, quali possibilità avrebbe un cittadino medio in circostanze più normali?

La sensibilizzazione dei cittadini in merito ai propri diritti è un tema fondamentale, che percorre la relazione come un filo rosso, e per intensificare tale opera di sensibilizzazione è stata suggerita tutta una serie di misure. Se appena il 31 per cento dei cittadini si considera ben informato riguardo ai propri diritti, è evidente che abbiamo ancora molto lavoro da fare.

Confido che la Commissione voglia tener conto delle raccomandazioni formulate dal Parlamento e intenda poi riferire, nella sua sesta relazione, sui progressi compiuti. Desidero ringraziare i miei relatori ombra, il personale dei gruppi politici e la segreteria della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, per l’intenso lavoro che hanno svolto. Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno partecipato all’audizione pubblica sulla relazione, e in particolare ai rappresentanti delle ONG: è giusto che, in una relazione sulla cittadinanza, la voce dei cittadini abbia trovato spazio, tramite le ONG, nell’elaborazione della relazione finale.

 
  
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  Günter Verheugen, vicepresidente della Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevole Gacek, a quanto sembra siamo rimasti proprio soli in Aula; a nome della Commissione, desidero ringraziarla per quest’importante e notevolissima relazione e congratularmi con lei.

Il problema sul tappeto è di importanza estrema: la cittadinanza europea. Per molti la “cittadinanza europea” è una vuota espressione, priva di qualsiasi significato, ma la sua relazione prova in maniera convincente che le cose non stanno così. La cittadinanza europea acquista realtà e concretezza grazie a diritti sanciti con precisione nel trattato, ossia il diritto alla libertà di circolazione e di soggiorno, il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni amministrative ed europee, il diritto alla protezione consolare, il diritto di presentare petizioni al Parlamento europeo e denunce al Mediatore europeo, nonché di rivolgersi per iscritto alle Istituzioni europee.

La Commissione ritiene che sia ormai giunto il momento di varare uno specifico programma politico sulla cittadinanza europea. A tal fine intendiamo svolgere un processo di consultazione ampio ed esauriente, che consenta di raccogliere informazioni specifiche sui problemi della cittadinanza europea; ne potrebbero scaturire nuove proposte su cui basare la sesta relazione della Commissione sulla cittadinanza dell’Unione, prevista per il 2010.

Oltre a tale iniziativa, la Commissione sta svolgendo e continuerà a svolgere un lavoro quotidiano per mettere i cittadini in grado di esercitare quotidianamente i propri diritti civili. Onorevole Gacek, in molti dei settori in cui la sua relazione invita la Commissione ad agire, noi stiamo già agendo per potenziare ed estendere tali diritti; posso fare l’esempio del piano d’azione della Commissione per la protezione consolare, e aggiungo che sono pienamente d’accordo con lei: è un settore in cui è necessario fare qualcosa. Dopo tutto, appena poche settimane fa, in questa stessa Aula abbiano tenuto un dibattito interessantissimo su tale tema, che ha chiaramente indicato quanto sia profonda, proprio nel caso dei diritti consolari, la frattura tra aspirazioni e realtà.

Per mezzo di campagne informative, la Commissione ha fatto in modo che i cittadini venissero informati dei propri diritti, e sta ora cercando di mettere a punto garanzie per l’effettivo esercizio di tali diritti: in particolare, adotteremo una relazione sull’applicazione, da parte degli Stati membri, della direttiva sulla libera circolazione.

Nel quadro delle pubbliche relazioni interistituzionali, le prossime elezioni europee costituiscono una priorità. La Commissione sostiene e integra la campagna di misure informative varata dal Parlamento per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a queste elezioni e invitare i cittadini a esercitare i propri diritti elettorali.

Si tratta di una scelta estremamente opportuna da parte nostra, e desidero sottolineare che l’impegno della Commissione per concretizzare la cittadinanza europea nella vita quotidiana non è isolato. Anche altri soggetti – il vostro Parlamento, tutti i 27 Stati membri, le autorità regionali, i parlamenti nazionali, le autorità locali e ogni comune dell’Unione europea – svolgono un ruolo essenziale per lo sviluppo effettivo della cittadinanza europea.

Mi rallegro che la relazione dell’onorevole Gacek, opportunamente pubblicata prima delle elezioni europee del 2009, coinvolga alcuni di questi importantissimi soggetti, che devono tutti appropriarsi del tema della cittadinanza europea per rendere l’Europa reale agli occhi di milioni dei suoi cittadini. Tutti, credo, siamo consci della nostra responsabilità: dobbiamo evitare che la cittadinanza europea si inaridisca a mero simbolo, e dobbiamo invece farne un diritto specifico, ricco di sostanza nella vita quotidiana.

 
  
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  Presidente . – Dichiaro concluso questo punto all’ordine del giorno.

La votazione si svolgerà domani.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)

 
  
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  Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Trasparenza e relazioni democratiche tra cittadini e istituzioni costituiscono principi essenziali per l’Europa, oltre che diritti fondamentali dei cittadini europei. Si tratta per l’appunto dei principi su cui si fondano le elezioni parlamentari. Il problema della compravendita dei voti in Bulgaria è però il sintomo di una situazione opposta.

Dopo l’esperienza delle precedenti elezioni amministrative, ripetutamente compromesse dal plateale acquisto di voti da parte di GERB (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria), DPS (Movimento per i diritti e le libertà) e BSP (Partito socialista bulgaro), i cittadini hanno l’amara sensazione di essere stati defraudati del diritto di scegliere, e di conseguenza sono assai meno inclini a recarsi a votare.

Nonostante il codice penale vigente e i molteplici indizi di violazioni della legge, nessuna delle persone indicate dalla relazione della Commissione è stata condannata per questi reati, poiché le autorità competenti sono palesemente tutt’altro che desiderose di stroncare la compravendita di voti. In Bulgaria il potere giudiziario si mostra ancora indeciso, mentre i responsabili – noti a tutti – stanno preparando le campagne preelettorali e coloro che hanno già venduto il proprio voto attendono che nuovi acquirenti presentino le proprie offerte.

Faccio notare che fino a quando in Bulgaria saranno consentite siffatte violazioni della legge e lo Stato continuerà a non agire in merito, gli elettori onesti saranno defraudati di un proprio fondamentale diritto umano: il diritto di scegliere! E’un sopruso inaccettabile nei confronti di cittadini europei; esorto il Parlamento a non rimanere in uno stato di passiva inerzia.

 
  
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  Magda Kósáné Kovács (PSE), per iscritto.(HU) Il trattato che istituisce l’Unione europea sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini dell’Unione; purtroppo, però, nella realtà questo principio non viene sempre rispettato. Le ragioni di tale disuguaglianza stanno nella povertà estrema, nell’esclusione sociale o nell’esclusione deliberata, nell’esistenza di regioni afflitte da svantaggi multipli che sono rimaste tagliate fuori dalla società dell’informazione e nella cui popolazione non ci si può certo attendere una diffusa coscienza europea. Apprezzo il fatto che la relazione menzioni specificamente i rom: in conseguenza della svalutazione della propria cittadinanza, questa minoranza di 10-12 milioni di persone vive segregata ed è afflitta da gravi svantaggi in fatto di istruzione nonché da una sconfortante situazione occupazionale.

Si può temere che questo collasso sociale incida pure sulle elezioni per il Parlamento europeo. Gli strati più svantaggiati sono sempre meno disposti a recarsi a votare, sia per la loro disinformazione sia perché ai margini della società è meno chiara la consapevolezza del fatto che, fra tutte le Istituzioni dell’Unione, il Parlamento europeo è l’unica la cui composizione essi possono direttamente influenzare. Purtroppo, tale indifferenza è particolarmente diffusa nei paesi dell’Europa centrale e orientale: le radici di tale fenomeno sono da ricercarsi, ancora una volta, nell’inadeguatezza dell’informazione, ma anche nel fatto che, dopo la grande ondata dell’allargamento, il ritmo della rincorsa ai paesi più avanzati è rallentato nella delusione generale.

Ci auguriamo che la libera circolazione di cittadini, lavoratori e fornitori di servizi abbatta ogni confine anche nella mente e nel pensiero dei cittadini. Se diverrà naturale capire che spostarsi entro i confini di una casa più grande significa realizzare una più ampia libertà, allora finalmente quest’Europa multiforme e multicolore potrà riunire un vasto numero di cittadini europei diversi, ma coesi e tolleranti.

 
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