4. Agenzie di rating del credito - Obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e scissioni - Accesso alle attività di assicurazione e di riassicurazione e al loro esercizio (rifusione) (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
- la relazione (A6-0191/2009) presentata dall’onorevole Gauzès, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle agenzie di rating del credito [COM(2008)0704 - C6-0397/2008 - 2008/0217(COD)],
- la relazione (A6-0247/2009) presentata dall’onorevole Weber, a nome della commissione giuridica, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 77/91/CEE, 78/855/CEE e 82/891/CEE del Consiglio e la direttiva 2005/56/CE per quanto riguarda gli obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e scissioni [COM(2008)0576 - C6-0330/2008 - 2008/0182(COD)], e
- la relazione (A6-0413/2008) presentata dall’onorevole Skinner, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta modificata di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'accesso alle attività di assicurazione e di riassicurazione e al loro esercizio (rifusione) [COM(2008)0119 - C6-0231/2007 - 2007/0143(COD)].
Jean-Paul Gauzès, relatore. − (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la redazione della relazione sulle agenzie di rating del credito di cui sono stato incaricato è stata ricca di spunti e sono lieto, soprattutto, del fatto che si sia trovato un accordo con il Consiglio e con la Commissione, in modo da adottarla in prima lettura.
L’analisi delle diverse cause della crisi finanziaria ha dimostrato che è necessario e urgente emanare una normativa sulle agenzie di rating. La proposta di regolamento avanzata dalla Commissione è stata oggetto di un esame molto attento da parte del Parlamento, per far sì che la regolamentazione europea sia esemplare, efficace e pragmatica al tempo stesso.
Le recenti conclusioni del vertice del G20 hanno rafforzato ulteriormente questa determinazione. Il compromesso al quale sono giunti la Commissione, la presidenza dell’Unione e il Parlamento risponde agli orientamenti indicati dal Parlamento stesso sui punti essenziali di questo regolamento: l’ambito di applicazione, i rating dei paesi terzi e la prevenzione dei conflitti di interesse.
Tuttavia, sono soprattutto lieto del fatto che, attraverso questo testo, si siano gettate le fondamenta di una vigilanza europea, nello spirito dei dati forniti dalla relazione del gruppo de Larosière. Il Parlamento, infatti, ha voluto che il comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari (CESR) fosse l’unico punto di accesso per la registrazione delle agenzie. Sapevamo che, ai sensi delle norme vigenti, non sarebbe stato possibile agire in modo più incisivo ma, così facendo, abbiamo posto le basi per la vigilanza europea.
Nei prossimi mesi, la Commissione proporrà un’iniziativa legislativa che permetterà di attuare gli orientamenti della relazione de Larosière, in modo da creare una vigilanza europea efficace e coordinata.
Temporaneamente, nell’attesa dell’iniziativa legislativa della Commissione, la regolamentazione sarà garantita da un collegio composto dai rappresentanti delle autorità competenti degli Stati membri, con il coordinamento del CESR; l’autorità competente per il luogo di registrazione dell’agenzia assicurerà che le decisioni abbiano forza di legge.
Oggi vorrei inoltre sottolineare quanto il Parlamento abbia apprezzato, nella seconda fase dei negoziati, l’atteggiamento molto costruttivo e cooperativo della presidenza ceca. Grazie ad un’intelligente opera di riflessione, siamo riusciti a mettere a punto alcune regole che dovrebbero permetterci di garantire la trasparenza necessaria e di rimediare alle difficoltà e alle lacune derivati dall’assenza di norme sulle agenzie di rating.
Il risultato è, dunque, pienamente soddisfacente ed è il motivo per il quale domani, al Parlamento, sarà presentato un emendamento globale che riprende il testo sul quale hanno trovato un accordo la Commissione, il Parlamento e la presidenza ceca, nonché gli Stati membri.
Credo che, in questo modo, il Parlamento europeo, la Commissione e la presidenza abbiano dimostrato che, di fronte a una crisi dalle dimensioni senza precedenti, le istituzioni europee sono state molto incisive. Spero che, con lo stesso spirito, si adottino altre disposizioni di questo pacchetto finanziario, soprattutto la rifusione della direttiva sui requisiti patrimoniali delle banche, chiamata anche Basilea II.
In un momento in cui gli europei si interrogano sull’incisività dell’Europa, mi sembra essenziale dimostrare che l’Europa è capace di affrontare la crisi.
Renate Weber, relatore. – (RO) Credo che, in questo momento, si debba fare tutto il possibile per preservare la vitalità delle società commerciali europee e, in particolare, trovare degli incentivi perché le aziende di successo possano offrire quanti più posti di lavoro è possibile. Tale iniziativa è ancor più importante nel periodo di crisi che stiamo attraversando. Accolgo con favore la proposta di direttiva della Commissione, volta a semplificare le procedure in materia di relazione in caso di fusioni e scissioni, perché l’obiettivo della proposta è tagliare i costi amministrativi delle società europee del 25 per cento entro il 2012, con l’obiettivo specifico di accrescerne la competitività.
La relazione che ho stilato e che voteremo domani riflette il pensiero della Commissione e si basa, nello specifico, sui seguenti fattori. Innanzi tutto, devono essere ridotti gli obblighi in materia di relazione in caso di fusioni e scissioni, in modo da offrire agli Stati membri e alle società maggiore flessibilità nel decidere quando le relazioni siano davvero necessarie, verificandone l’opportunità caso per caso. Al tempo stesso, devono essere eliminate le disposizioni che portano, attualmente, a redigere doppie relazioni, generando costi inutili. In terzo luogo, le regole sulla pubblicazione e l’informazione devono essere adattate alla nuova realtà, che prevede l’uso di Internet, in modo che si sfruttino pienamente questi nuovi mezzi di comunicazione, veicolando anche un messaggio di tutela ambientale. Non dobbiamo altresì dimenticare che le misure introdotte dalle direttive attualmente in vigore in materia di informazione agli azionisti sono state pensate trent’anni fa e non sono mai state riadattate alle attuali soluzioni tecnologiche. Vorrei porgere i miei più sinceri ringraziamenti ai relatori ombra per la stretta collaborazione e per il sostegno offerto durante il processo di stesura della relazione. Vorrei altresì ringraziare i rappresentanti del Consiglio e della Commissione per essersi messi a disposizione nel corso degli ultimi mesi.
Il 7 aprile il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) ha raggiunto un accordo su tutto il pacchetto di compromesso negoziato con il Parlamento, allo scopo di adottare una direttiva sulle fusioni e le scissioni in prima lettura. Vorremmo che tale scadenziario venisse rispettato, ed è proprio questa la ragione per cui molti emendamenti saranno sottoposti al voto della seduta plenaria di domani, con l’adozione del compromesso raggiunto durante il dialogo a tre informale. Sono state risolte le questioni che preoccupavano maggiormente alcuni Stati membri, come la pubblicazione sui giornali locali o la presentazione di copie su supporto cartaceo e l’uso di Internet, e i rappresentanti dei gruppi politici hanno dato il proprio consenso a questi emendamenti. Quanto alla pubblicazione delle informazioni sui giornali locali, tale prassi potrà ancora essere attuata negli Stati membri che lo riterranno necessario. Quanto alle copie cartacee, la nuova norma stabilisce che non saranno più necessarie se gli azionisti avranno l’opportunità di scaricare e stampare i documenti, ma che gli Stati membri possono stabilire che le società commerciali mettano a disposizione una copia di questi documenti nei propri uffici per la consultazione.
Un altro compromesso importante riguarda la data di attuazione della direttiva, che sarà il 30 giugno 2011, come specificato nella proposta della Commissione. Gli Stati membri avranno anche la facoltà di decidere quali siano le ripercussioni di un’interruzione temporanea dell’accesso a Internet a seguito di problemi tecnici. Un emendamento sostanziale riguarda le fusioni e le scissioni semplificate, per le quali non sarà più necessaria l’approvazione dell’assemblea generale. Con l’applicazione di queste procedure semplificate, si stima che si risparmieranno circa 154 milioni di euro ogni anno, un aspetto che persuade ad adottare questa direttiva meritevole in prima lettura.
Peter Skinner, relatore. − (EN) Signora Presidente, mi coglie alla sprovvista, poiché non avevo visto il completo cambiamento del programma di oggi, ma ringrazio per l’occasione offertami di rivolgermi all’Aula e affrontare una questione fondamentale per il settore dei servizi finanziari, ovvero il ramo delle assicurazioni e delle riassicurazioni, l’esito della relazione sul regime solvibilità II e le modalità di presentazione della stessa al Parlamento, per stabilire quella che ritengo sarà una base molto concreta per la regolamentazione nell’Unione europea.
Naturalmente, è un argomento sul quale stiamo tornando. C’è stata la direttiva "Solvibilità I", e sono grato all’onorevole Ettl per averne discusso abbastanza a lungo in Parlamento e per essere riusciti a mettere a punto una base. Ma adesso dobbiamo ammodernarla, e il settore assicurativo è uno dei rami dei servizi finanziari che devono svolgere il ruolo di capofila del cambiamento. E’ chiaro che, con la crisi finanziaria e con tutte le sue ricadute, il settore delle assicurazioni non può essere abbandonato a se stesso.
La direttiva Solvibilità II contiene molte misure -che ritengo abbiano contribuito a rendere questa una delle relazioni di punta, anche a livello globale. Tra queste, la questione della gestione del rischio. Penso che non sia sufficiente adesso che le autorità di vigilanza semplicemente spuntino delle voci da una lista per stabilire se il settore sul quale devono vigilare e che devono tutelare per conto dei consumatori si stia comportando correttamente. E’ essenziale che l’attività quotidiana delle imprese di assicurazione e riassicurazione sia effettivamente osservata, gestita e sorvegliata dalle autorità di vigilanza per un certo lasso di tempo.
E’ attraverso questo processo, e soltanto questo processo, che saremo in grado di definire forme adeguate e opportune di regolamentazione. Parlo delle relazioni da parte delle imprese: certo, dovranno stilare relazioni periodiche per informare le autorità di vigilanza delle attività svolte, ma le autorità di vigilanza dovranno essere coinvolte. Questo varrà per tutti e ventisette gli Stati membri: non ogni Stato membro con le proprie regole, disposto ad applicare solo la propria normativa, ma in tutta l’Unione europea troverà applicazione un solo standard normativo, che porterà, francamente, al miglioramento auspicato nella tutela del consumatore.
Allo stesso modo, le imprese riusciranno a ottenere delle economie di scala da questa normativa, perché adesso dovranno presentare relazioni redatte in un unico modo ad ogni organo di vigilanza. La produzione, le informazioni da fornire, le attività di indicare e le modalità di stesura delle relazioni saranno validi soltanto per un organismo di vigilanza, ma potrebbe esserlo per un collegio di organismi di vigilanza, soprattutto per i gruppi, perché le compagnie assicurative superano i confini nazionali ed è importante che le autorità di vigilanza facciano squadra e lavorino insieme per assicurare che siano rispettati livelli adeguati in materia di relazioni, di cifre e di selezione delle informazioni fornite, al fine di garantire una protezione dei mercati ottimale.
E’ stato durante le discussioni con il Consiglio che il Parlamento ha osservato manovre interessanti, e forse, a volte, anche premeditate, per orientare l’industria nazionale verso una direzione o l’altra, quindi non posso fingere che questo non sia stato un argomento difficile da negoziare con il Consiglio: lo è stato. Il Parlamento ha dovuto insistere molto con il Consiglio, spingendolo, a mio avviso, oltre i limiti che il Consiglio stesso si era prefissato e intendeva effettivamente raggiungere durante le due ultime presidenze; pertanto, sono molto orgoglioso e lieto di aver lavorato con la mia équipe per riuscire a spingere il Consiglio all’azione.
Purtroppo non avremo il genere di supporto di gruppo che avevamo inizialmente previsto, ma poiché siamo in grado di introdurre una clausola di riesame in questa direttiva, riusciremo a tornarvi e, tre anni dopo l’introduzione di questa particolare direttiva – mi aspetto che il commissario mi dica che prevede di fare anche questo – spero di riuscire a riportare il supporto di gruppo in un modo o nell’altro, in particolare per andare incontro al lato economico di questo particolare approccio.
Vogliamo una normativa basata sul rischio e sui principi, ma che sia anche capace di sostenere il volume del settore e di innescare un circolo virtuoso tra le autorità di vigilanza comunitarie e non. Concluderò con questo concetto: dobbiamo mettere alla prova gli organismi di vigilanza di altre parti del mondo e riconoscere soltanto regimi bilaterali. Spero che il commissario sia d’accordo con me su questo punto.
Charlie McCreevy, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, la discussione di oggi ha luogo in un momento in cui stiamo affrontando la più grande sfida che si sia posta all’economia europea in epoca contemporanea. Urge un intervento vigoroso, mirato ed esaustivo, in modo da ripristinare la fiducia, la crescita e i posti di lavoro e riparare il sistema finanziario, per ricreare stabilità per il futuro, promuovere il commercio e gli investimenti e proteggere meglio i nostri cittadini – in breve, per creare un sistema finanziario stabile ed efficace.
Sulla base della comunicazione della Commissione dell’inizio di marzo, il Consiglio europeo di primavera ha messo a punto un possente piano di azione europeo per il futuro – una strategia volta a colmare le lacune nella regolamentazione del settore finanziario, ripristinare gli incentivi e riformare il sistema di vigilanza per adeguarlo al mercato finanziario unico europeo. Tra qualche settimana la Commissione presenterà il proprio parere sul cammino da intraprendersi per creare un sistema di vigilanza all’avanguardia in Europa. Se ne discuterà durante il vertice dei capi di Stato e di governo in giugno. La Commissione è pronta ad avanzare proposte concrete in autunno.
Chiaramente, problemi globali necessitano di soluzioni globali. L’iniziativa europea di concordare una risposta globale coordinata alla crisi finanziaria ha avuto molto successo. Al vertice di Londra, i leader del G20 hanno assunto impegni dettagliati per fronteggiare i punti deboli del sistema finanziario in modo coordinato e costruire una nuova architettura finanziaria, difendendo al contempo un’economia aperta e globale.
La situazione del settore finanziario europeo è seria. Ma sono stati già compiuti notevoli sforzi e sono lieto di notare come la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio abbiano reagito velocemente e abbiamo instaurato una stretta collaborazione per fronteggiare la crisi. Stiamo per procedere con successo all’adozione di tre misure fondamentali: innanzi tutto, il regolamento sulle agenzie di rating del credito; secondariamente, la rifusione della direttiva Solvibilità II, così come, in terzo luogo, la revisione della terza e della sesta direttiva in materia di diritto societario sulle fusioni e scissioni nazionali.
Innanzi tutto, l’accordo sancito sul regolamento relativo alle agenzie di rating ci aiuterà ad affrontare uno dei problemi che hanno contribuito alla crisi e ci offrirà, pertanto, l’opportunità di ripristinare la fiducia del mercato. La proposta adottata dalla Commissione a novembre scorso pone obiettivi chiari per il miglioramento dell’integrità, della trasparenza, della responsabilità e del buongoverno delle agenzie di rating. Il regolamento preserva tutto lo slancio della proposta iniziale, garantendo, in particolare, l’autonomia di analisi delle agenzie di rating del credito, l’integrità del processo di rating creditizio e una gestione adeguata dei conflitti di interesse che esistevano precedentemente nel processo di rating. Inoltre, sarà messo in atto un regime di vigilanza completo. Le autorità di vigilanza europee sorveglieranno la condotta delle agenzie di rating e adotteranno misure coercitive laddove necessarie.
Quanto alla vigilanza, sono stato categorico circa il bisogno di rafforzare la cooperazione in materia di vigilanza. Pertanto, non ho alcuna difficoltà a concordare sulla necessità di compiere progressi in questo settore cruciale. Per assicurare coerenza e coesione tra tutte le normative pertinenti al settore finanziario, sulla base delle raccomandazioni della relazione de Larosière, la Commissione acconsente, pertanto, a prendere in esame la necessità di rafforzare le disposizioni di questo regolamento quanto alla struttura della vigilanza.
Quanto al trattamento dei rating formulati nei paesi terzi, il risultato del vertice dei G20 ha cambiato la situazione globale. Tutti i membri del G20 hanno acconsentito a regolamentare le agenzie di rating del credito attraverso l’introduzione dell’obbligo di registrazione e di un regime di sorveglianza. E’ per questo che convengo con la soluzione concordata durante i negoziati tra il Consiglio e il Parlamento sul trattamento dei rating formulati nei paesi terzi.
Sono lieto di notare che sono stati mantenuti gli obiettivi ambiziosi fissati dalla proposta della Commissione. La Commissione è molto soddisfatta del risultato del processo di codecisione.
Permettetemi di passare al regime Solvibilità II. Vorrei ringraziare il relatore, onorevole Skinner, e il Parlamento per il lavoro e la volontà di trovare un compromesso e giungere a un accordo su questo importante argomento in una sola lettura. Un risultato simile sarà accolto con ampio favore dal settore assicurativo europeo, dagli organi preposti alla vigilanza e dagli azionisti, in generale.
Tuttavia, devo anche ammettere che sono deluso da alcuni aspetti del compromesso. L’abolizione del regime del supporto di gruppo, che considero uno degli aspetti più innovativi della proposta della Commissione, significa che non saremo in grado di ammodernare quanto avremmo voluto le disposizioni di vigilanza per gli assicuratori e i riassicuratori che operano su base transfrontaliera.
Permane la mia preoccupazione per alcuni degli emendamenti che riguardano il trattamento del rischio per strumenti di capitale, che potrebbero condurre a un regime poco prudente di investimenti nel capitale basato sul rischio. Si tratta, in particolare, degli emendamenti che introducono il cosiddetto duration approach come facoltà di ogni Stato membro. La Commissione presterà molta attenzione per garantire che le misure di attuazione adottate in materia siano solide e prudenti.
Tuttavia, la Commissione sosterrà l’accordo tra il Parlamento e il Consiglio, se è appoggiato dal vostro voto. L’attuale regime di solvibilità ha ormai trent’anni. Solvibilità II introdurrà un regime economico basato sul rischio, che potenzierà l’integrazione del mercato europeo delle assicurazioni, rafforzerà la tutela degli assicurati e aumenterà la competitività degli assicuratori europei.
Come confermato di recente dal comitato delle autorità europee di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (CEIOPS), nella relazione sugli insegnamenti tratti dalla crisi finanziaria, abbiamo più che mai bisogno di Solvibilità II, come prima reazione all’attuale crisi finanziaria. Abbiamo bisogno di una regolamentazione che obblighi le imprese a gestire il rischio in modo corretto, che aumenti la trasparenza e garantisca la cooperazione delle autorità di vigilanza e un coordinamento più efficace delle loro attività. Solvibilità II fisserà un regime per il settore delle assicurazioni che servirà da modello per simili riforme a livello internazionale.
L’introduzione di una clausola di riesame che si riferisca, nello specifico, al supporto di gruppo permetterà alla Commissione di ritornare su questo argomento. Spero che i progressi compiuti in diversi settori, insieme alle raccomandazioni della relazione de Larosière, abbiano creato un ambiente più favorevole per le riforme riguardanti la cooperazione transfrontaliera tra l'autorità di vigilanza dello Stato di origine e quella dello Stato ospitante.
Passo adesso alla relazione Weber. Grazie all’efficace lavoro dell’onorevole Weber, è stato possibile individuare un compromesso sulla semplificazione degli obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e scissioni di società per azioni, che manterrà una parte molto significativa del potenziale di risparmio della proposta originale della Commissione, pari a 172 milioni di euro all’anno.
Le misurazioni e gli studi condotti nell’ambito della riduzione degli oneri amministrativi mostrano che il diritto societario è uno dei campi più gravosi dell’acquis comunitario. Per diversi motivi, gli oneri amministrativi colpiscono più duramente le piccole e medie imprese rispetto alle grandi società. Una perizia del 2007 stima che le piccole imprese spendono dieci volte la somma che spendono invece le grandi aziende per ottemperare agli obblighi in materia di informazione imposti dalla legge. Dieci volte tanto, ripeto. Al tempo stesso, le piccole imprese sono la colonna dorsale dell’economia europea e stanno vivendo un momento economico particolarmente difficile.
Nell’attuale situazione economica, difficile e impegnativa, non possiamo permetterci intoppi simili. Piuttosto dobbiamo impegnarci di più per alleviare gli oneri che gravano sulle nostre imprese. Nella risoluzione del 12 dicembre 2007, il Parlamento europeo ha accolto con favore la decisione della Commissione di raggiungere l’obiettivo di ridurre del 25 per cento gli oneri amministrativi per le imprese a livello europeo e a livello nazionale entro il 2012 e ha sottolineato che avrebbe esaminato le proposte legislative alla luce di questa decisione. Oggi, soltanto sette mesi dopo la proposta avanzata dalla Commissione, sono lieto di questo compromesso, anche se la Commissione era andata ancora più avanti con la sua proposta di partenza. Spero che il Parlamento sostenga questo compromesso, che porterà rapidamente dei benefici significativi alle aziende, specialmente alle piccole e medie imprese. E non dovremmo fermarci qui. La semplificazione e la riduzione della burocrazia resteranno al centro dei programmi della Commissione.
Gay Mitchell, relatore per parere della commissione per i problemi economici e monetari. − (EN) Signora Presidente, non mi rivolgo a nessuno in particolare. Penso che Solvibilità II, la regolamentazione e le agenzie di rating del credito siano molto attinenti e molto importanti, ma abbiamo bisogno sia di costruire una centrale antincendio, sia di domare le fiamme. Penso che abbiamo parlato troppo a lungo di quando, in un futuro non meglio identificato, costruiremo questa centrale.
Non posso credere che, se il presidente Sarkozy fosse ancora presidente del Consiglio europeo, andremmo ancora lenti come lumache come stiamo facendo adesso. La presidenza ceca è una grande delusione, e il presidente della Repubblica ceca, in particolare, è una grande delusione.
Vorrei dirvi che se la presidenza ceca, o i suoi successori, non sono capaci di fare il loro lavoro, si dimostrerà che davvero abbiamo bisogno del trattato di Lisbona: abbiamo davvero bisogno di un’autorità stabile per conferire una leadership all’Unione europea.
Le persone cercano la speranza; cercano notizie sulla ripresa. Qualcuno in quest’Aula crede davvero che, se Jacques Delors fosse presidente della Commissione, andremmo a passo di lumaca? E’ giunto il momento dell’azione e della leadership, e noi non abbiamo né l’azione, né la leadership, e questo è un argomento da sollevare qui, stamattina.
La Banca europea per gli investimenti potrebbe agire molto di più. L’Unione europea e le sue istituzioni, unitamente a paesi come la Cina, potrebbero fare molto di più. Non è il 1937. Allora non avevamo le istituzioni o la capacità di affrontare gli eventi che abbiamo ora. Adesso queste istituzioni esistono, all’interno e all’esterno dell’Unione europea – poche istituzioni che possono collaborare. Ci manca però la leadership. Ridateci il presidente Sarkozy, o qualcuno come Sarkozy, e permetteteci di avere una Commissione guidata come si deve, per dare speranza alle persone e per permetterci di iniziare a parlare di ripresa. Non vedo questa esigenza da parte del Consiglio europeo e sarebbe ora che se ne occupasse.
Sharon Bowles, relatore per parere della commissione giuridica. − (EN) Signora Presidente, accolgo con favore l’accordo su Solvibilità II e, come altri, mi dispiace che il supporto di gruppo sia stato relegato a un futuro riesame e che il Consiglio non sia stata in grado di studiare con noi possibili strategie per renderlo operativo, tenendo conto di preoccupazioni fondate. Sia in seno alla commissione giuridica che alla commissione per i problemi economici e monetari, ho esaminato le ripercussioni dei periodi di criticità collettiva sulla circolazione di capitali, ovvero la quasi insolvenza, e certamente la situazione non è così semplice come viene dipinta dalla proposta della Commissione o dai rappresentanti del settore assicurativo.
Tuttavia, sono disponibili degli strumenti che potrebbero raggiungere l’obiettivo e abbiamo raccomandato misure di secondo livello, ma adesso resta da cercare, per il futuro, nuove modalità per incrementare l’uso economico e sicuro dei capitali in un gruppo. Spero che gli Stati membri vorranno raccogliere la sfida di cercare soluzioni migliori per le liquidazioni.
Passando adesso ad alcuni aspetti del pacchetto, le modifiche all’articolo 27 stabiliscono che le autorità di vigilanza devono disporre delle competenze e della capacità necessarie. Ho formulato l’emendamento originale, in parte tenendo presente la relazione sulla Equitable Life Assurance Society, ma nel contesto della crisi finanziaria esso ha una più ampia risonanza e sono giunta a conclusioni simili nelle proposte sui requisiti patrimoniali e sul rating del credito.
Deve essere chiarissimo che l’adozione di un approccio basato sul rischio non è la soluzione più comoda. Una corretta comprensione dei modelli e dei presupposti ad essi sottesi consentirebbe una vigilanza ben più efficace della mera compilazione di moduli. Le prove sotto stress devono spingersi oltre i sentieri già battuti, tenendo i fattori di correlazione sotto costante controllo.
Adesso la vigilanza di gruppo è un processo inclusivo, non è l’autorità di vigilanza del gruppo che fa da padrona, benché in fin dei conti sia anche necessario designare un responsabile. Il ruolo del comitato delle autorità europee di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (CEIOPS) è stato potenziato, ed è utile sottolineare che è stata la discussione sulla direttiva Solvibilità II a condurre ala conclusione comune di potenziare il ruolo dei comitati di terzo livello. E’ importante anche che si sia chiarito che non debbono esserci conflitti tra il mandato di un’autorità di vigilanza nazionale e il suo ruolo nel CEIOPS.
Tali emendamenti sono stati in qualche modo lungimiranti, essendo stati formulati un po’ di tempo fa, ma hanno dimostrato il loro valore con il sopravvento della crisi finanziaria. Come ha detto il relatore, il Parlamento ha agito bene anche nell’ambito di Solvibilità II; lo stesso vale per la presidenza ceca.
Karsten Friedrich Hoppenstedt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il relatore ha già sottolineato sia le pecche che gli aspetti positivi dei risultati raggiunti sulla direttiva Solvibilità II. Credo che possiamo ritenerla un progresso significativo per garantire l’operatività futura del settore assicurativo europeo, anche in tempi di crisi. Credo anche che, come è già stato detto, abbiamo evidenziato gli aspetti opinabili, segnatamente nella vigilanza di gruppo. Ovviamente, dobbiamo ancora lavorare sia sulla vigilanza di gruppo, che sul supporto di gruppo. Durante una crisi, tuttavia, quando i flussi di capitali sono inferiori alle normali aspettative, è naturale che ci sia bisogno di dedicarsi a questo settore e di mostrare più considerazione per i paesi che sono in difficoltà.
Abbiamo anche discusso un altro punto fondamentale: 500 milioni di consumatori nell’Unione europea, anche assicurati, corrono un rischio per strumenti di capitale. L’industria, l’economia e gli Stati membri hanno anche opinioni chiare sull’argomento. Abbiamo dovuto accettare un compromesso su questo punto, che potrebbe anche ricollegarsi a una clausola di riesame per condurre un’analisi in futuro. La cosa importante è che possiamo dire che l’Unione europea ha inviato un segnale in tal senso, ovvero che l’Europa si sta muovendo, che è in grado di agire. Credo che anche gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi, che stanno lavorando a queste questioni prudenziali e stanno preparando sistemi migliori per il futuro in queste particolari circostanze, abbiano riconosciuto tale segnale. Questa è una delle considerazioni più significative.
Vorrei anche ribadire con chiarezza un dato che riguarda il passato. Sono state coinvolte quattro presidenze, inclusa quella attuale. I negoziati sono stati molto vari, naturalmente anche influenzati dalla pressione dei rispettivi Stati membri, ma abbiamo raggiunto un risultato. E questo è un punto centrale.
Il secondo nodo riguarda il lavoro svolto con il settore assicurativo europeo, nonché il ruolo fondamentale, in tale contesto, degli studi di impatto sui singoli settori. Qual è il motivo di tutto ciò? Il bisogno di coinvolgere le imprese di assicurazione nella ricerca di una soluzione, dato il sistema estremamente complicato e la materia trattata. Se consideriamo che 1 400 imprese hanno partecipato all’ultimo studio di impatto – sia imprese piccole che grandi, perché l’obiettivo non è liquidare il mercato, ma coinvolgere tutti i protagonisti nell’interesse dei consumatori – capiamo di aver ottenuto un grande successo. Insieme alla squadra negoziale per "Solvibilità II", abbiamo respinto qualsiasi intimidazione o pressione, orientandoci piuttosto verso una direzione che giovasse agli interessi dei consumatori e del settore assicurativo e, soprattutto, ovviamente, fosse compatibile con i nostri doveri parlamentari.
Gianni Pittella, a nome del gruppo PSE. – Signora Presidente, cari colleghi, credo che sia chiaro a tutti, che sia finito un ciclo di sviluppo che in questi anni ha portato alla luce gli squilibri e le contraddizioni di un modo di intendere la globalizzazione: una globalizzazione ultraliberale che ha goduto in troppi casi della debolezza delle istituzioni e che ha considerato la politica un impaccio, un fastidio da cui liberarsi.
E adesso è compito proprio della politica restituire la fiducia ai cittadini rispetto alla crisi profonda dell'economia che è in atto e per farlo è necessario che sia la politica ad assumere la guida indicando le prospettive e gli ostacoli da dover superare: va sanata la contraddizione tra la rapida crescita del mercato mondiale, la debolezza di istituzioni in grado di fare da contrappeso e da controllo rispetto allo strapotere dell’economia della finanza!
Con il regolamento sulle agenzie di rating si fa un importante passo in avanti, in tal senso, un dossier a cui ho lavorato in qualità di relatore ombra del gruppo socialista, in piena sintonia con Jean-Paul Gauzès, autore della relazione,a cui vanno i miei più sentiti complimenti.
I punti maggiormente qualificanti del regolamento sono il frutto dell’impegno del Parlamento nel difficile negoziato con il Consiglio. Mi riferisco a conquiste concrete, come l’obbligo di registrazione per le agenzie sul territorio europeo, la previsione e la responsabilità civile, il doppio sistema di sicurezza per l’approvazione delle note provenienti dai paesi terzi e soprattutto la possibilità che questo regolamento entri in vigore rapidamente e non dopo due anni come inizialmente richiesto dai governi nazionali.
Ma questo resta anche un forte valore simbolico, stiamo infatti regolamentando un settore che come altri, e penso ad esempio ai fondi speculativi, hanno goduto in questi anni di un totale vuoto legislativo. I risultati di questa sorta di autogestione sono sotto gli occhi di tutti e sono risultati drammatici: è il momento di costruire con coraggio una nuova architettura dei mercati finanziari, dobbiamo avere la coscienza che in questo settore ancora più che in altri, caro Commissario, non è sufficiente la sola azione dei governi nazionali!
Per questa ragione considero un'occasione mancata, un punto diciamo di dolore rispetto all'ottimo risultato ottenuto, l’occasione mancata di non aver voluto prevedere nel testo, a causa della contrarietà degli Stati membri – qui c’è una grave responsabilità del Consiglio – un organo di vigilanza unico, europeo per il settore del rating. Una richiesta che è stata avanzata ufficialmente al Parlamento, ma che continua a non trovare spazio per mancanza di ambizione politica e di realismo. Su questo punto, il Parlamento continua a dimostrare di saper guardare lontano e l’auspicio è che i governi nazionali facciano la stessa cosa.
Wolf Klinz, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signora Presidente, le mancanze delle agenzie di rating del credito che hanno preceduto la crisi ne hanno reso ineluttabile la regolamentazione. Gli obiettivi del presente regolamento sulla registrazione delle agenzie di rating del credito sono, ancora una volta, la trasparenza, la garanzia dell’alta qualità, una maggiore concorrenza, il superamento dei conflitti di interesse e, di conseguenza, una migliore tutela degli investitori. Non è stato semplice raggiungere un accordo. Le posizioni iniziali della Commissione, del Parlamento e del Consiglio erano molto distanti l’una dall’altra ma, nel complesso, questi obiettivi adesso sono stati in gran parte raggiunti. Un aspetto positivo è l’individuazione di una sola categoria di rating. La distinzione fra le categorie 1 e 2 ai fini della regolamentazione e ad altri scopi sarà un ricordo del passato. I conflitti di interesse sono stati superati: non ci saranno servizi di consulenza oltre alle attività di rating del credito. Le agenzie di rating di paesi non appartenenti all’Unione europea potranno avvicinarsi al mercato europeo e operare al suo interno dopo aver ottenuto una certificazione di equivalenza – il che è importante per le piccole agenzie – o attraverso un sistema di omologazione, che può essere usato dalle grandi agenzie.
Il Comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari (CESR) svolgerà un ruolo fondamentale nella registrazione e nel controllo delle agenzie di rating. Ciononostante, vorrei anche sottolineare alcuni difetti presenti nel fascicolo e nel regolamento. Temo che, in sostanza, le opportunità di ingresso nel mercato europeo saranno ridotte a causa delle regole e degli obblighi. I requisiti imposti sono forse troppo severi e potrebbero finire per isolare il mercato europeo, creando un protezionismo di fatto e producendo così effetti negativi. Spero che i miei timori si rivelino infondati.
Le nostre norme di governance interna si spingono molto in là, troppo di fatto, tanto da risultare quasi eccessive. Non esistono normative paragonabili in nessun altro ambito del diritto comunitario. Avremmo fatto meglio a definire principi chiari e ad affidarne l’attuazione e lo sviluppo alle società stesse.
Infine, a mio avviso, non abbiamo compiuto alcun progresso nell’eliminazione degli oligopoli. Dovremo sopportare molti anni di scarsissima concorrenza.
Cristiana Muscardini, a nome del gruppo UEN. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la crisi economica è lontana da una soluzione, nonostante l’appartenenza all’area euro abbia contribuito in Europa una certa stabilità. Il Fondo monetario internazionale sostiene che il costo della crisi finanziaria sia di 4 mila miliardi di dollari, di cui due terzi imputabili alle banche.
Gli obiettivi da raggiungere sono molteplici: ripristinare la fiducia, sostenere la crescita e tutelare l'occupazione. Questo si può ottenere solo grazie ad una politica economica capace di risanare il sistema finanziario, ma l’Europa non ha ancora una politica economica! Nonostante le proposte del G20 di Londra per dare nuovo impulso al sistema creditizio, rimane grave – come denunciamo da anni – la mancanza di regole certe per il mercato finanziario, i suoi operatori, i prodotti offerti e i derivati.
I mercati dovrebbero essere sottoposti a regolamentazione e vigilanza, soprattutto per il settore finanziario, che senza controllo ha dato il via ad una spirale di indebitamento senza precedenti. Cosa fare di questo immane debito costruito sulla concessione di crediti senza garanzia? Azzerarlo? Inserirlo in un meccanismo di pulizia messo in atto dalle banche? Proibire future operazioni in derivati OTC e sollecitare le banche a portare a termine in modo definitivo i loro contratti derivati?
Occorrono risposte certe, nuove linee di credito per le piccole e medie imprese e per i risparmiatori, per impedire delocalizzazioni incontrollate, e per riallineare le regole dell’OMC alla reale situazione. Se non si parla di regole del commercio mondiale non risolveremo nulla: occorre cioè, di fronte a una crisi sistemica, riformare il sistema, ridando alla politica quel ruolo di indirizzo che troppo spesso è mancato, ridando attenzione all’economia reale e abbandonando le facili e drogate sirene della finanza virtuale!
Alain Lipietz, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto dichiarami del tutto d’accordo con quanto detto dall’onorevole Mitchell nel suo intervento. Non stiamo rispettando i tempi; non siamo abbastanza rapidi. Tuttavia, gli farei notare che è importante non compiere, nei confronti del presidente francese, lo stesso errore che i francesi talvolta compiono nei confronti del primo ministro Brown. I discorsi sull’azione non garantiscono che l’azione sia poi efficace.
Quanto alla crisi in sé, è chiaro che per noi la crisi non è iniziata a livello finanziario. Essa affonda infatti le proprie radici nella sfera sociale ed ecologica. Detto ciò, la crisi finisce poi per combinarsi al ciclo finanziario, il che vuol dire che, in tempi di prosperità, si rischia, mentre in tempi di magra raccomandiamo una certa regolamentazione.
Siamo nella fase in cui è necessaria una regolamentazione, e anche rigorosa. Bisogna intervenire sul mercato unico, il che comporta una regolamentazione molto più centralizzata a livello europeo. E’ questo che ci guida nella nostra scelta di voto. Siamo pienamente d’accordo con la relazione Gauzès e con i progressi che compie. Da anni chiediamo che ci siano una regolamentazione e un controllo più centralizzati a livello europeo, e la prima tappa realizzata con il CESR ci sembra del tutto adeguata.
Di contro, nonostante gli sforzi dell’onorevole Skinner – e su questo punto mi unisco alle critiche formulate dall’onorevole Mitchell – ci rammarichiamo che i governi non abbiano capito. Non siamo d’accordo con il compromesso proposto, che respinge il sistema di vigilanza di gruppo. Penso che un metodo simile porterà a nuove catastrofi.
Pertanto, voteremo contro la relazione Skinner: non contro il lavoro dell’onorevole Skinner, ma contro il compromesso imposto dai governi.
Sahra Wagenknecht, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, come la pubblica sicurezza, la giustizia e la tutela dell’ambiente, la stabilità dei mercati finanziari è un bene pubblico e, in quanto tale, dovrebbe restare prerogativa pubblica. Dopo tutto, è già successo: chiunque lasci la regolamentazione dei mercati finanziari alle grandi banche, alle compagnie di assicurazione, ai fondi hedge e alle agenzie di rating del settore privato corre il rischio di vedere somme enormi perse in speculazioni, alla ricerca dei massimi rendimenti, mentre alla fine sono i cittadini a pagare il conto.
La crisi ha mostrato molto chiaramente che l’autoregolamentazione volontaria ha fallito, eppure la Commissione non ha messo in discussione la propria posizione al riguardo. Invece di proibire i prodotti finanziari a rischio e di imporre regole chiare al settore finanziario, ha continuato a permettere ai privati di decidere da soli quali rischi correre e come valutarli. Crediamo che questo comportamento sia irresponsabile.
Adesso è chiaro che, nell’interesse del profitto, le agenzie di rating hanno sistematicamente sottovalutato i rischi dei prodotti finanziari strutturati e hanno davvero messo in moto un commercio di crediti senza copertura. Sarebbe dunque opportuno smettere definitivamente di delegare la gestione dei rischi a istituti privati e dediti al profitto, creando un’agenzia di rating europea pubblica per dare un’opinione indipendente sulla qualità dei diversi titoli. La Commissione non ha neppure preso in considerazione questa soluzione.
La relazione Gauzès giustamente chiede che il rating del debito pubblico sia considerato un bene pubblico e, pertanto, sia garantito da organismi pubblici. Perché, tuttavia, limitare questo principio al solo debito pubblico?
Anche nel caso della direttiva Solvibilità II in programma, la Commissione e il relatore sostengono il concetto fallimentare dell’autoregolamentazione. Per esempio, i gruppi assicurativi sono autorizzati a usare modelli interni di valutazione del rischio per il calcolo dei requisiti patrimoniali e dei requisiti di solvibilità. Il tempo ci dirà se le autorità di vigilanza degli Stati membri siano sufficientemente capaci di comprendere questi modelli. Personalmente, ne dubito.
Inoltre, sia il requisito patrimoniale minimo, che il requisito patrimoniale di solvibilità sono troppo bassi, e dovrebbero essere notevolmente aumentati. Poiché quest’azione porrebbe diversi problemi ad alcune banche e ad alcune compagnie assicurative, proponiamo che tale aumento di capitale avvenga sotto forma di holding governative, incidendo così inevitabilmente sulla politica delle società. Questa nazionalizzazione parziale sarebbe un primo passo coraggioso verso un nuovo orientamento del settore finanziario nella direzione del bene comune.
A lungo termine, l’intero settore finanziario dovrebbe comunque essere portato verso il settore pubblico, poiché soltanto la nazionalizzazione può assicurare che questo settore rispetti i propri doveri pubblici, invece di giocarsi tutto sui mercati finanziari globali alla ricerca di proventi sempre più elevati. E’ davvero il momento di trarre delle conclusioni dal disastro causato.
Godfrey Bloom, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, ho lavorato quarant’anni nel settore dei servizi finanziari, per cui ritengo di parlare con cognizione di causa.
Permettetemi di formulare alcune osservazioni circa la UK Financial Services Authority (l’agenzia britannica per i servizi finanziari, ovvero FSA), che ci aiuteranno a comprendere come si commettano certi errori. La FSA nel Regno Unito ha un codice di condotta di mezzo milione di parole. Nessuno lo capisce – tanto meno la FSA. La FSA interpreta questo codice in segreto; si mantengono le sanzioni che vengono comminate per aumentare stipendi e pensioni; non c’è possibilità di ricorso. Ho scritto al commissario McCreevy in merito a questa situazione, che rende nulli gli articoli 6 e 7 della ua stessa legge sui diritti umani. Non c’è appello. Non c’è nessuna possibilità di ricorso se sbagliano. Alla gente si è data l’impressione che se un regolamento ha il marchio dell’FSA non può essere sbagliato. Non c’è il concetto del caveat emptor.
Adesso pare che essa sarà inclusa in una sorta di autorità europea sovrintendente, che sarà composta, senza dubbio, da burocrati ignoranti, casalinghe scandinave, mafia bulgara e baristi rumeni. Sinceramente, penso che andrete molto d’accordo con loro.
Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signora Presidente, le relazioni dell’onorevole Gauzès sulle agenzie di rating, dell’onorevole Weber sugli obblighi in materia di relazioni in caso di fusioni e scissioni e la relazione dell’onorevole Skinner sull'accesso alle attività dell'assicurazione diretta e della riassicurazione e il loro esercizio contengono delle disposizioni sicuramente utili, ma non possiamo considerarle delle misure atte a contrastare la crisi finanziaria. La crisi che stiamo vivendo ha evidentemente una portata del tutto diversa e non potrà essere risolta semplicemente da questi provvedimenti tecnici e puntuali.
Di cosa abbiamo bisogno per risolvere la terribile crisi che stiamo vivendo? Innanzi tutto, bisogna rompere con i dogmi sui quali avete basato il vostro lavoro finora, ovvero i dogmi che si fondano sulla bontà della divisione internazionale del lavoro, della libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali.
Bisogna rompere con la libera circolazione dei beni, che ha messo in concorrenza gli operai europei con gli operai di paesi che, come la Cina comunista, sono il paradiso del capitalismo più cinico, in cui i lavoratori non godono di diritti, non hanno libertà sindacali, né pensioni sufficienti, né previdenza sociale e hanno, invece, livelli salariali assolutamente ridicoli. Ma non è il solo Stato in questa situazione.
Bisogna rompere con la libera circolazione delle persone, che ci ha condotti, che vi ha condotti ad accettare e, addirittura, a raccomandare come unico mezzo di avvicendamento delle generazioni future una politica di immigrazione di massa, di cui constatiamo oggi i risultati catastrofici.
E, infine, bisogna rompere con la libera circolazione dei capitali, che è stato il fattore scatenante della crisi, poiché ha permesso alla crisi del mercato ipotecario degli Stati Uniti – che era una crisi del tutto contenuta, che sarebbe dovuta restare circoscritta al mercato americano – di contaminare gradualmente tutte le nostre economie e di rovinare i nostri risparmiatori, i nostri lavoratori e i nostri imprenditori.
Allora, bisogna liberare le piccole e medie imprese dalla zavorra della fiscalità e della burocrazia; c’è bisogno di regole semplici perché i valori monetari corrispondano, effettivamente, a una realtà patrimoniale industriale o di servizi; bisogna lanciare una politica di investimenti, ma una politica di investimenti attuabile. Ecco alcune misure essenziali che vorremmo vedere adottate dai governi degli Stati membri nel quadro, in definitiva, di queste politiche nazionali che hanno dimostrato una maggiore capacità di reazione.
John Purvis (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, sono lieto del fatto che la direttiva Solvibilità II sia giunta al dunque. L’onorevole Skinner e i suoi relatori ombra hanno dimostrato flessibilità e pazienza nel raggiungere questo risultato. Sono dispiaciuto, come altri, che il supporto di gruppo sia stato escluso, ma non ne sono sorpreso francamente, date le attuali circostanze febbrili. Abbiamo bisogno di lavorare alacremente per giungere a un sistema di gruppo che operi per e in un mercato unico delle assicurazioni autenticamente europeo, che sia anche efficace con i paesi terzi – non possiamo permetterci altri fallimenti come quello di AIG.
Vorrei anche congratularmi con il relatore, onorevole Gauzès, e con il Consiglio per essere giunti a una conclusione ragionevole sulla regolamentazione delle agenzie di rating. Chiaramente, tali agenzie hanno commesso errori gravi ed erano inevitabili degli inasprimenti della regolamentazione. Ma chi non ha commesso errori, anche le stesse autorità di vigilanza, e possiamo essere certi oggi che non ne compieranno in futuro?
Mi preoccupa l’eventualità che, accanendoci contro le agenzie di rating come solo capro espiatorio, si crei una regolamentazione oltremodo invadente e controproducente, dai tratti pesantemente eurocentrici, protezionisti ed extraterritoriali. Sono lieto di notare che il compromesso ha mutato queste tendenze in un certo senso, ma non quanto avrei voluto.
I rating del credito sono delle opinioni – sono opinioni utili, opera di specialisti, ma sono soltanto opinioni, quindi spetta agli investitori assumersi la piena responsabilità delle decisioni sugli investimenti. Non c’è dubbio che abbiano imparato la lezione adesso, anche in modo troppo severo e oneroso.
Sono lieto che l’ambito di applicazione sia limitato ai rating usati ai fini della regolamentazione. Mi compiaccio che ci siamo allontanati dall’equivalenza abbinata all’omologazione, quando si tratta di rating di paesi terzi, per giungere all’equivalenza in alternativa all’omologazione. Tuttavia, chiedo gentilmente alla Commissione di confermare che ciò significa che gli investitori possono ancora investire liberamente in azioni e obbligazioni di paesi terzi che non sono valutati in Europa o che non godono dello status conferito dalla certificazione di equivalenza.
Dobbiamo stare attenti alle conseguenze indesiderate. Senza una valutazione d’impatto preliminare, quasi certamente si produrranno queste conseguenze e, pertanto, l’obbligo di riesame all’articolo 34 è di importanza fondamentale.
Pervenche Berès (PSE). – (FR) Signora Presidente, per quanto riguarda la direttiva Solvibilità II, si tratta di una riforma intrapresa molto prima della crisi, valutata sotto una luce nuova a seguito della crisi stessa. In quanto legislatori, abbiamo esitato: bisognava concludere quest’accordo in prima lettura?
Alla fine, la determinazione dei negoziatori ci porterà al raggiungimento di un compromesso che, credo, abbia almeno due meriti: innanzi tutto, obbligare il settore delle assicurazioni a valutare meglio i rischi, attività che, finora, era basata su meccanismi relativamente vecchi e probabilmente inadatti alla realtà del settore assicurativo; inoltre, questo compromesso pone l’accento sulla necessità che i meccanismi di vigilanza si adattino alla nuova realtà delle compagnie assicurative, sia alla moltitudine di prodotti e di offerte presentati ai consumatori, sia al loro assetto transnazionale.
In quanto legislatori, volevamo tenere in considerazione la realtà del mercato, ovvero un mercato in cui, per esempio, in alcuni paesi esistono dei meccanismi di assicurazione sulla vita che rappresentano una parte importante del settore e per cui, alla luce della crisi, dovevamo tener conto dell’effetto della prociclicità applicata al settore assicurativo.
Dovevamo anche controllare che l’adozione di questo atto legislativo non sconvolgesse la struttura del mercato assicurativo e, soprattutto, permettesse alle mutue di trovare spazio nella normativa. Evidentemente, si tratta però soltanto di una tappa e vorrei citare sei punti, sui quali dovremo rimetterci presto all’opera.
Il primo è l’esame delle conclusioni della relazione de Larosière e la necessità di garantire che ci siano uguaglianza e condizioni armoniose tra i vari collegi delle autorità di vigilanza e, a tal fine, rafforzare l’autorità europea responsabile della vigilanza sulle compagnie di assicurazione.
In secondo luogo – l’hanno già detto molti colleghi – attuare questo famigerato supporto di gruppo e, su questo punto, non condivido il parere dell’onorevole Lipietz. Certo, avremmo preferito avere il supporto di gruppo, ma come non capire che oggi è difficile accettare questo meccanismo per un paese che ha dall’80 al 100 per cento del settore assicurativo in mano a compagnie straniere, senza basi giuridiche solide? Su questo punto dobbiamo compiere dei progressi.
Il terzo punto per il futuro è l’armonizzazione tra ciò che facciamo qui e ciò che succede ai fondi pensionistici. Come immaginare che, per le assicurazioni, sia necessario migliorare la solvibilità, e non porsi la stessa domanda per i fondi pensionistici? E’ una sfida di primo ordine.
Il quarto compito per il futuro riguarda l’impianto, la creazione e l’attuazione di un meccanismo di garanzia dei depositi, come abbiamo oggi nel settore bancario, che manca ancora nell’ambito assicurativo.
Il quinto punto è la commercializzazione dei prodotti assicurativi e la garanzia che il modo in cui gli intermediari propongono i prodotti agli assicurati tenga conto dei loro interessi e delle necessità di tutela.
Da ultimo, il recepimento in questo settore delle norme che elaboreremo per il settore bancario, ovvero i meccanismi di ritenzione in materia di cartolarizzazione.
Su questa base spero che, in futuro, potremo tener conto degli insegnamenti di questa crisi per offrire ai cittadini europei un settore assicurativo che sia per loro una vera garanzia di…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Marielle De Sarnez (ALDE). – (FR) Signora Presidente, i nostri relatori non sono da biasimare, ma credo che le proposte della Commissione giungano in ritardo e non siano all’altezza della situazione. Per evitare nuove crisi, dobbiamo essere evidentemente molto più ambiziosi e attivi.
Desidero iniziare dalla vigilanza. Dobbiamo armonizzare la normativa, e il segnale più forte sarebbe indubbiamente la creazione di un’autorità di vigilanza europea. Questo è, in definitiva, un modo per inviare un segnale chiaro.
In materia di agenzie di rating, dobbiamo creare delle agenzie europee di cui sia garantita l’indipendenza e porre fine allo scandalo di vedere delle agenzie che valutano società dalle quali sono retribuite.
Quanto ai fondi hedge, dobbiamo regolamentarli e pensare a una forma di tassazione che penalizzi le operazioni finanziarie di breve termine.
Infine, sui paradisi fiscali, si possono adottare misure molto semplici. Dobbiamo vietare alle banche che effettuano transazioni con i paradisi fiscali o che si rifiutano di cooperare di poter operare in Europa.
E’ tutto per adesso. Tuttavia, credo che sia necessario andare oltre, e voglio indicare qui due strade. La prima: mi sembra che dobbiamo porci la questione dell’allargamento della zona euro e dell’integrazione dei nuovi membri. Questo gesto politico sarebbe probabilmente tanto forte quanto fu la riunificazione tedesca all’epoca; mostrerebbe la solidarietà europea e rafforzerebbe il peso della nostra Unione.
In secondo luogo, dobbiamo progredire nell’integrazione economica, monetaria e di bilancio, verso l’armonizzazione fiscale, che è il solo modo per lottare contro il dumping fiscale in Europa.
Sono tutte iniziative necessarie, ma ciò che i nostri concittadini si aspettano, innanzi tutto, e vorrei che la Commissione ascoltasse, è una nostra azione per rispondere alla crisi. I nostri concittadini aspettano sempre un vero piano europeo di ripresa e, per esempio, un grande prestito. Aspettano ancora che l’Europa sostenga veramente le nostre piccole e medie imprese, che programmi veramente degli investimenti per il futuro e che, soprattutto, accompagni tutti coloro che in Europa sono colpiti dalla crisi. Penso ai disoccupati, penso ai lavoratori a tempo parziale, penso alle famiglie che vivono enormi difficoltà oggi.
Secondo me, sono queste le urgenze ed è su queste che saranno giudicati domani i leader europei.
Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Signora Presidente, l’introduzione della direttiva Solvibilità II e del cambiamento del sistema per la gestione e la vigilanza sulle attività assicurative che abbiamo preparato negli ultimi anni è un passo di grande importanza, specialmente in tempi di crisi finanziaria. Mi sono occupata di piani pensionistici per anni e sono cosciente del significato della vigilanza finanziaria dei fondi pensione in relazione alla mobilità dei lavoratori e alla necessità di una vigilanza transfrontaliera.
Quando incoraggiamo le persone alla mobilità, dobbiamo garantire che coloro che vanno per lavoro in un altro paese, con un altro sistema pensionistico, siano sicuri che i contributi di previdenza sociale vengano dedotti in modo corretto e siano accreditati sul conto giusto, e che la sicurezza della loro futura pensione sia il risultato di soluzioni comunitarie, nell’ambito dei principi di investimento e di controllo sui fondi pensione.
Mi congratulo con il comitato delle autorità europee di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali e con il suo gruppo consultivo, al quale ho avuto il privilegio di partecipare fino a settembre del 2007, e mi congratulo con il relatore, onorevole Skinner.
Mary Lou McDonald (GUE/NGL). - (EN) Signora Presidente, il Global Financial Stability Report (relazione sulla stabilità finanziaria globale) del Fondo monetario internazionale (FMI) stima che la crisi finanziaria costerà quattro miliardi di dollari USA. Si tratta di una stima che potrebbe aumentare. Questa crisi è stata determinata, come tutti ben sappiamo, da una sorta di capitalismo d’azzardo, un capitalismo alla buona, e da un settore dei servizi finanziari che non era soggetto ad alcuna regolamentazione – o a una regolamentazione blanda, come a volte viene cortesemente definita.
Le ricadute per i lavoratori e le famiglie in Europa hanno assunto dimensioni catastrofiche. Sono stata colpita, nella discussione e nelle relazioni prodotte, dal modo molto raffinato con cui si parla di questo scandalo. Sono colpita dal fatto che i gruppi dei liberali e dei cristiano-democratici si preoccupino dell’eccessiva regolamentazione o del protezionismo che potrebbe insinuarsi passando per la porta di servizio.
Il fatto è che la risposta dell’UE alla crisi finanziaria è stata pigra e minimalista. Il fatto è che abbiamo bisogno di protezionismo, e coloro che dobbiamo proteggere sono i lavoratori e l’economia reale. Dobbiamo ancora discutere della questione dei posti di lavoro – benché sia ciò che conta per i cittadini – e questa istituzione resta legata a un sistema che ha fallito. Vi invito a riconoscerla e a dimostrarvi radicali e coraggiosi.
Nils Lundgren (IND/DEM) . – (SV) Signora Presidente, la crisi finanziaria globale internazionale sta scuotendo l’economia mondiale e fioccano immediatamente le proposte tese a impedire che ciò si verifichi di nuovo. Più regole e maggiore controllo sono le idee più di moda, ma ovviamente bisogna iniziare domandandosi cosa sia successo. Mi permetta di riassumere le cause in 50 secondi.
Abbiamo un capitalismo senza proprietari. Le società finanziarie sono gestite da dirigenti in grado di elaborare sistemi che rendono loro bonus e pensioni esorbitanti se i profitti aumentano, nonché di accrescere i profitti nel breve termine aumentando il livello di rischio con quote di capitale inferiori. Quando il rischio si concretizza, i dirigenti hanno già il loro compenso e sono altri a sostenere le perdite.
Chi potrebbe realmente cambiare tali pratiche non ha alcun incentivo a farlo. I risparmiatori che depositano denaro in banca sanno che esistono garanzie sul deposito. Tutti sanno che molte banche sono troppo grandi per fallire e che verrebbero salvate dai contribuenti. Le agenzie di rating sanno che non avranno lavoro se mettono in dubbio la solvibilità dei propri clienti. Le politiche perseguite dalle banche centrali e dai ministeri delle Finanze si basano sul presupposto che le bolle speculative non si debbano far esplodere, consentendo così che diventino esageratamente grandi.
Stiamo discutendo soluzioni a tali problemi? No!
Othmar Karas (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, gli effetti della crisi economica e finanziaria più grave dalla Seconda guerra mondiale si risentono a livello globale. L’incertezza, il nervosismo, l’impotenza e la perdita di fiducia sono tangibili, come anche le lacune nella regolamentazione dei mercati finanziari. Siamo mossi dalla necessità di adottare misure europee congiunte e di prendere l’iniziativa a livello globale. La consapevolezza della necessità di avere “più Europa” rende possibili progetti che soltanto pochi mesi fa sono stati respinti e ostacolati dai membri della Commissione e del Consiglio, interpellati dal Parlamento.
Il nostro modello di economia sociale di mercato – più mercato possibile e solo le regole necessarie –costituisce il quadro di una regolamentazione non soltanto europea ma globale. Le azioni intraprese dall’Unione europea hanno avuto successo, ma siamo ancora lontani dalla fine e dal raggiungimento dell’obiettivo. Abbiamo completato una fase, ma dobbiamo affrontarne e completarne altre senza indugi. Soltanto la risolutezza e la forza di avviare un coraggioso intervento normativo a livello europeo possono creare fiducia.
Oggi decidiamo anche, con molto ritardo, delle azioni da intraprendere per regolamentare le agenzie di rating del credito. Saranno necessarie registrazioni, valutazioni e gestione delle incompatibilità. Stiamo adottando la direttiva Solvibilità II, che sarebbe stata necessaria anche senza il verificarsi della crisi dei mercati finanziari, mentre la direttiva bancaria sarà adottata a maggio. Dobbiamo eliminare una volta per tutte gli effetti prociclici del sistema di regolamentazione esistente. E’ necessario disciplinare non soltanto i fondi hedge ma anche i fondi private equity, mentre tutti i compensi dei dirigenti che prevedono dei bonus dovrebbero prevedere anche delle decurtazioni.
In Europa si discute meno che negli Stati Uniti della responsabilità e il sistema di vigilanza europeo non è ancora pronto. Dovremmo organizzarlo in conformità con il sistema europeo delle banche centrali e affrettarci a prendere quante più decisioni possibile prima dell’estate. Vi invito a impegnarvi in tal senso.
Robert Goebbels (PSE). – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, il Parlamento è in procinto di adottare le norme che disciplineranno la finanza internazionale, ma tali norme non saranno sufficienti poiché è evidente che, sia in Europa che negli Stati Uniti, manca la volontà politica di eliminare gli eccessi puramente speculativi, come ad esempio la vendita allo scoperto, ossia la vendita di beni che non sono nemmeno di proprietà del venditore.
La crisi finanziaria internazionale non è iniziata su qualche isola, bensì negli Stati Uniti e si è diffusa dalla City agli altri grandi centri finanziari, che si supponeva fossero soggetti a un’adeguata regolamentazione. Ciononostante, il G20 ha trovato il colpevole ideale: i paradisi fiscali, reali o meno.
Già nel 2000 avevo raccomandato, nella mia relazione al Parlamento europeo sulla riforma dell’architettura finanziaria internazionale, l’eliminazione di tutti i buchi neri della finanza internazionale, cominciando dai fondi hedge e dagli altri fondi puramente speculativi.
Il G20 vuole regolamentare soltanto i fondi speculativi che provocano un rischio sistemico, il quale diviene evidente a posteriori, quando la crisi si è già manifestata. In realtà i paesi più influenti del G20 hanno risparmiato i propri paradisi fiscali offshore, le Isole del Canale, le Isole Vergini, Hong Kong e Macao, per non parlare dei paradisi fiscali interni come il Delaware.
Come ha detto Jacques Attali, in futuro Londra e New York avranno il monopolio sulla speculazione. Il messaggio è chiaro: la finanza internazionale sarà regolamentata solo a beneficio delle nazioni più influenti. Tutti i maiali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.
Andrea Losco (ALDE). - Signora Presidente, onorevoli colleghi, è giusto formulare le critiche e sottolineare i ritardi, però è anche giusto e opportuno dire che oggi facciamo un passo avanti e che di fronte a questa terribile crisi, che ha sconvolto le economie mondiali, le istituzioni europee presentano misure legislative specifiche, nei settori chiavi, quali le agenzie di rating e le assicurazioni.
Credo, almeno per quello che ho seguito in modo particolare, di significativa importanza è la direttiva sull'accesso alle attività di assicurazioni dirette e riassicurazioni e il loro esercizio. L'accordo trovato in extremis con il Consiglio, in sostanza ha dotato questi settori di nuove più efficienti regole che tengano conto delle dinamiche del mercato reale e fuori da formule fisse.
I principi della valutazione economica e dei requisiti patrimoniali, rispondenti ai rischi effettivamente assunti dalle imprese, gli incentivi al risk management, l’armonizzazione, la vigilanza di rapporti, l’informativa al pubblico, la trasparenza sono tutti aspetti essenziali per rendere il settore assicurativo più competitivo e rafforzare la tutela degli assicurati.
Compromesso finale, ha permesso di trovare soluzioni condivisibili ai problemi dei possibili effetti prociclici, delle nuove regole e a quelle del trattamento in investimenti. Si poteva fare di più, certo, ma credo che però abbiamo raggiunto un punto da cui ripartire per ulteriori passi avanti.
Adamos Adamou (GUE/NGL). - (EL) Signora Presidente, l’attuale crisi economica ha di nuovo portato l’attenzione su un nostro fermo convincimento: ci serve regolamentazione, e non la deregolamentazione delle fusioni o della costituzione delle multinazionali e di altre società; occorre modificare e norme antitrust e intervenire per prevenire la formazione di monopoli e cartelli, che, tra l’altro, condizionano il mercato, stabiliscono i prezzi e creano esuberi tra i lavoratori, oltre ad essere mossi unicamente dal profitto.
Sono evidenti per tutti i risultati della crescita senza responsabilità sociale, che, invece di creare posti di lavoro stabili, mira a concentrare sempre di più ricchezza e potere nelle mani di pochi. La liberalizzazione dei mercati finanziari, la politica tipica della destra e di altri, ha arrecato all’economia gravi danni, che si ripercuotono direttamente sulla popolazione.
Dato che, fino a un anno fa, i sostenitori politici della deregolamentazione e gli oppositori della regolamentazione da parte dei governi si vantavano dello stato dell’economia, permettetemi di ricordarvi che proprio tali politiche hanno provocato ondate di povertà e disuguaglianza, una crescita negativa dell’economia e lo sciacallaggio da parte delle imprese del settore alimentare, che hanno generato profitti dell’ordine dei 40 miliardi l’una nel 2008.
Tuttavia, la popolazione manderà un messaggio a coloro che hanno provocato la crisi e, con essa, le disuguaglianze.
Johannes Blokland (IND/DEM). - (NL) Adesso che le banche centrali europee e gli Stati Uniti si aspettano i primi segni di ripresa economica, è importante non rimandare l’attuazione degli orientamenti che dovrebbero scongiurare il rischio di una recidiva.
Le agenzie di rating hanno svolto un ruolo centrale nella crisi creditizia, poiché gli investitori si sono fidati ciecamente del loro parere, senza consultare altre fonti. Esistono diversi motivi per cui i rating non sono stati adattati ai cambiamenti del mercato – motivi cui non si può sempre porre rimedio con l’introduzione di nuove regole. L’introduzione di requisiti per la costituzione delle agenzie di rating all’interno dell’Unione europea è un buon inizio, ma, data l’internazionalizzazione del mercato, è solo un inizio.
La Commissione europea deve armonizzare urgentemente gli orientamenti con quelli dei paesi terzi: sarebbe dunque preferibile che l’Unione europea adottasse un approccio centralizzato in tale ambito. E’ chiaro che ciò non basterà a riconquistare la fiducia nei mercati finanziari. Ricominciamo quindi con una morale nuova nella finanza.
Werner Langen (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, oggi valutiamo le prime proposte legislative del pacchetto sui mercati finanziari. Attendevamo da tempo la direttiva Solvibilità II, ma non è questo il punto da cui desidero iniziare. Le trattative al riguardo sono state molto soddisfacenti, i risultati sono utili e la appoggeremo.
Nel caso delle agenzie di rating del credito, si è verificato un problema che può essere descritto soltanto come un fallimento politico e di mercato. Da anni il Parlamento sollecita la Commissione a presentare delle proposte sulle cause della crisi dei mercati finanziari nei loro vari aspetti, ma tali proposte hanno tardato ad arrivare. L’esito negoziato dall’onorevole Gauzès è utile, poiché stabilisce criteri indipendenti e nuove strutture di vigilanza e potrebbe rappresentare un’effettiva soluzione all’attuale conflitto di interessi tra funzione consultiva e di valutazione e alla mancanza di trasparenza. E’ una proposta solida.
Tuttavia, essa non è sufficiente. Ricordo la discussione in quest’Aula con il primo ministro britannico Blair, che si comportava come se avesse la soluzione in tasca già prima del vertice del G20 di Londra. Il fatto è che, negli ultimi dieci anni, anche all’interno dell’Unione europea – e specificamente da parte del Regno Unito e della Commissione – ci si è rifiutati di regolamentare alcuni aspetti in un modo che avrebbe dovuto essere ovvio. Non era accaduto nulla di nuovo: la bolla in effetti si era molto ingrandita. L’obiettivo ora consiste nel migliorare le regole contabili, come ha già ricordato il commissario in relazione alla valutazione dei dirigenti e al regime dei bonus. E’ inaccettabile che non esistano normative in merito. Si deve inoltre risolvere la questione del capitale – della cartolarizzazione, ad esempio – entro la fine di maggio e occorre trovare una soluzione rapida per le strutture di vigilanza europee e per la relazione de Larosière in generale.
Non possiamo aspettare sempre gli Stati Uniti. Procediamo come abbiamo fatto nel caso del pacchetto clima-energia: prendiamo noi europei l’iniziativa e diamo al mondo un modello utile. In tal modo avremo dato il nostro contributo al superamento della crisi.
Ieke van den Burg (PSE). - (NL) Se mi è permesso esprimere una considerazione introduttiva, vorrei dire che ho ascoltato con stupore tutti gli interventi dei membri di questo Parlamento sulla leadership e su come affrontare il capitalismo. Nessuno di questi onorevoli colleghi era presente quando lavoravamo per indirizzare il capitale nella giusta direzione.
Ero relatrice ombra della relazione presentata dall’onorevole Weber, la quale ha davvero lavorato alacremente al fascicolo per la modernizzazione, la semplificazione e l’alleggerimento degli oneri che la normativa europea impone alle imprese. Il fascicolo faceva parte di un più ampio pacchetto di norme di grado superiore e ci terrei a sottolineare che tali norme non riguardano semplicemente la deregolamentazione e l’alleggerimento degli oneri, ma anche una risposta ai cambiamenti più adeguata, più flessibile e più dinamica con una chiara ripartizione delle competenze, non da ultimo per le autorità di vigilanza interessate.
A tale riguardo, desidererei fare due considerazioni che, di fatto, riguardano anche gli altri due fascicoli in discussione oggi. In primo luogo, non ha senso cercare di risolvere i problemi di ieri. Dovremmo, invece, cercare di prevedere gli sviluppi futuri e avviare un processo che ci permetta di reagire al cambiamento e all’innovazione in maniera adeguata. E’ questo il motivo per cui abbiamo introdotto tale processo nella procedura Lamfalussy, sviluppata di recente.
In secondo luogo, dovremmo prendere in considerazione il livello che si sta valutando. Gli attori del mercato oltrepassano i confini e sono diventati internazionali. Non ha senso, quindi, illudersi che possano essere le autorità di vigilanza nazionali a controllarli. Gli attori principali, che dominano il mercato, vanno gestiti a livello europeo e mondiale e ciò significa, a mio parere, che è necessario istituire le istanze competenti a quel livello, in modo da rendere possibile una vigilanza diretta.
Guarda caso, le agenzie di rating ne hanno tenuto conto. Il Parlamento inizialmente aveva intenzione di assegnare al comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari(CESR) la competenza per la registrazione, ma purtroppo non è stato possibile a causa del contenzioso che si sarebbe inevitabilmente aperto tra i grandi Stati e i principali centri finanziari per accaparrarsi le sedi centrali e ricoprire un ruolo di primo piano, nel tentativo di attirare le grandi agenzie di rating sotto la propria ala. A mio parere, è un fatto deplorevole. Avrei preferito una conduzione a livello europeo fin dall’inizio.
La stessa situazione si è ripresentata per la direttiva Solvibilità II. Anche in questo caso, è mancata la fermezza necessaria al momento di ripartire le competenze, mentre si tentava di presentare dichiarazioni vincolanti a livello europeo in caso di mancato accordo tra le autorità di vigilanza. Ciò significa anche che le autorità dei paesi ospiti possono rifiutarsi di trasferire i propri poteri alle autorità di vigilanza che ricoprono un ruolo di primo piano – un fatto deplorevole. Ciononostante, il Parlamento ha preso provvedimenti per segnalare, non da ultimo con il considerando 25, che l’anno prossimo tale aspetto dovrà essere migliorato e rafforzato sulla base delle proposte contenute nella relazione Larosière.
Olle Schmidt (ALDE). - (SV) Signora Presidente, signor Commissario, la crisi economica e finanziaria ci ha dimostrato che noi in Europa dobbiamo essere in grado di agire di concerto. Dovremmo essere lieti che in Europa si utilizzi l’euro piuttosto che sedici valute diverse, il che ci ha aiutati nei periodi di difficoltà. Non a caso, soltanto quando i paesi della zona euro si sono riuniti a Parigi nell’autunno scorso la crisi si è potuta stabilizzare ed è iniziata la ripresa. In seguito, l’impegno è proseguito a livello mondiale con il vertice del G20, che è stato l’inizio di una nuova era, in cui le nazioni più importanti del mondo dialogano sullo stesso piano.
Ora dobbiamo assicurarci di essere più preparati ad affrontare un’altra eventuale crisi. Le direttive che si discuteranno oggi sono importanti e, a mio parere, equilibrate. Abbiamo bisogno di maggiore apertura e trasparenza sui mercati, più opportunità di agire a livello sovranazionale e una vigilanza migliore. Dobbiamo anche impegnarci nella lotta contro il protezionismo e, a mio parere, sostenere il libero scambio. Dobbiamo poi limitare i rischi e mettere un freno agli eccessi. Il libero mercato ha bisogno anche di limiti e di regole. Anche un liberale come me ne è consapevole, ma dobbiamo fare attenzione a non scadere nell’inflazione normativa, un rischio che corriamo nel contesto attuale. Non dimentichiamo che l’economia di mercato crea benessere.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM). – (PL) Signora Presidente, signor Commissario, all’inizio del mese ci è stato detto che tutti i provvedimenti possibili contro la crisi finanziaria erano stati presi. Il bilancio del Fondo monetario internazionale (FMI) aumenterà di ben 500 miliardi di dollari, triplicandosi. La Banca mondiale avrà 100 miliardi di dollari in più e ha destinato 250 miliardi al sovvenzionamento del commercio internazionale. La vigilanza sui mercati finanziari e il controllo dei paradisi fiscali e delle retribuzioni dei banchieri presumibilmente saranno più rigorosi. Il presidente Obama ha dichiarato che il recente vertice del G20 sarà una svolta per la ripresa economica mondiale.
In generale, probabilmente non c’è nulla di cui preoccuparsi, anche se forse con un’eccezione. Perché i leader mondiali hanno aspettato così a lungo per presentare il loro elaborato piano di emergenza e perché non hanno acconsentito prima ad avviare la ripresa economica mondiale? Non avevano mille miliardi? La domanda cruciale quindi è: da dove sono venuti quei mille miliardi? Dalla vendita di 400 tonnellate di oro? Sembrerebbe che nei comunicati ufficiali non si faccia parola al riguardo. Forse il denaro è stato preso a prestito da una banca? Visto che ci sarà la ripresa – e mi rivolgo al presidente Barroso e al presidente in carica del Consiglio Topolánek – forse i leader mondiali si riuniranno di nuovo e aggiungeranno altri mille miliardi per ottenere una “ripresa lampo”.
Margaritis Schinas (PPE-DE). - (EL) Signora Presidente, non c’è dubbio che al momento in Europa stiamo subendo le conseguenze del modello di organizzazione dei mercati finanziari anglo-sassone, anarchico ed eccentrico, che ha imparato a funzionare senza regole, senza vigilanza e senza responsabilità democratiche e che, ovviamente, ha inquinato l’economia mondiale ed europea.
I testi di cui si discute oggi e che voteremo domani ci permetteranno di costruire uno schermo protettivo per i cittadini in Europa. Tale schermo li difenderà dal paradosso della situazione attuale, dove i flussi di capitali sono sovranazionali e le regole contabili e della vigilanza, quando esistono, sono nazionali.
Dunque l’Europa sta reagendo, seppur lentamente, ma meglio tardi che mai. Tale situazione, naturalmente, ci lascia con due domande importanti che esigono una risposta. La prima è: perché abbiamo dovuto aspettare che arrivasse la crisi per reagire? Perché abbiamo dovuto aspettare che si verificassero tutti i fatti ben noti per stabilire delle regole? La risposta verrà dai cittadini, che ricompenseranno chi ha invocato la regolamentazione e penalizzeranno quanti hanno cercato di convincerci che l’auto-regolamentazione è la panacea di tutti i mali odierni.
La seconda domanda è: i testi che stiamo discutendo oggi saranno gli unici o ci saranno un controllo e un riesame generali della struttura legislativa e normativa? La risposta alla seconda domanda deve venire da noi che, in qualità di colegislatori, ci adopereremo per non fermarci alla relazione Gauzès sulle agenzie di rating del credito, che non hanno visto l’iceberg avvicinarsi al Titanic, provocando le ben note conseguenze, ma che hanno notato subito che alcuni Stati membri andavano declassati perché sospettati di non avere un rating creditizio adeguato.
Dobbiamo analizzare e correggere tutto ciò dal principio: niente sarà più uguale nell’Unione europea dopo l’attuale crisi.
Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signora Presidente, faccio riferimento solamente alla relazione presentata dall’onorevole Weber sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 77/91/CEE, 78/855/CEE e 82/891/CEE del Consiglio e la direttiva 2005/56/CE per quanto riguarda gli obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e scissioni.
E’ in atto un processo di semplificazione delle procedure amministrative. Appoggiamo le proposte della Commissione che introducono alcuni cambiamenti, ma abbiamo presentato degli emendamenti comuni a quasi tutti i gruppi politici e che, naturalmente, ho appoggiato, poiché rendono possibile una semplificazione.
Si tratta, ovviamente, di cambiamenti importanti, ossia dell’eliminazione della documentazione, dell’introduzione di pagine web e riferimenti a pagine web e dell’eliminazione dell’obbligo di ricorrere a esperti e di altri requisiti fino ad ora obbligatori. Tali cambiamenti potranno generare una riduzione notevole di tempi e costi, offrendo nel contempo garanzie sia ai creditori che, ad esempio, al personale dell’impresa e ad altri soggetti che vi hanno accesso.
Ritengo che le proposte che abbiamo avanzato alla Commissione siano piuttosto concrete e che le proposte di emendamento del testo presentate seguano un approccio simile, garantendo l’indipendenza, innanzitutto in relazione all’uso delle pagine web, e garantendo anche i riferimenti ad una pagina web per tutti i suoi contenuti riportati in altre pagine, in modo da renderne semplice l’uso e il reperimento di informazioni aggiuntive.
In breve, signora Presidente, credo che il Parlamento adotterà tale proposta di direttiva a larga maggioranza e il testo che ne deriverà sarà migliore di quello sottoposto a noi dalla Commissione.
Margarita Starkevičiūtė (ALDE). – (LT) Gli eventi attuali ci permettono di osservare l’influenza che i grandi gruppi finanziari e gli errori che questi commettono esercitano sull’economia reale, in particolare sulle economie dei paesi più piccoli. I documenti presentati dovrebbero quindi creare il quadro normativo necessario a gestire principalmente due processi: primo, l’armonizzazione dei liberi movimenti prociclici di capitali all’interno di un gruppo finanziario con la necessità di garantire liquidità per l’economia reale e per la stabilità macroeconomica in fase di recessione economica; secondo, la condivisione delle responsabilità tra istituzioni di vigilanza nazionali e dei paesi ospiti, in modo da assicurare che le attività dei gruppi finanziari siano appropriate e chiarire chi debba farsi carico delle perdite in caso di errore.
Va detto che il documento presentato è solo il primo passo in questa direzione e terrei a sottolineare che tali problemi non potranno essere risolti finché non sarà valutato l’impatto delle norme in materia di concorrenza sulle attività dei gruppi finanziari. Tendiamo a dimenticare questo aspetto, che dovrebbe diventare una delle priorità della prossima legislatura.
Sirpa Pietikäinen (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, considero il presente pacchetto, che rientra nelle misure contro la crisi finanziaria, apprezzabile per quanto riguarda la direttiva Solvibilità II e le agenzie di rating del credito e ritengo che ne deriveranno accordi e risultati soddisfacenti.
Tuttavia, guardando al futuro, vorrei evidenziare tre questioni. In primo luogo, mi piacerebbe vedere un’Unione europea più ambiziosa e più attiva a livello globale. Anche se i risultati del G20 ci portano nella direzione giusta, siamo ancora troppo lontani da una regolamentazione adeguata, globale e basata su convenzioni, sia per quanto riguarda i fondi e i diversi strumenti finanziari, sia per quanto riguarda le norme stesse.
In secondo luogo, in merito alla relazione de Larosière e alle azioni da noi intraprese, considero i risultati della relazione apprezzabili, particolarmente in merito alla vigilanza e all’analisi del rischio sistemico a livello europeo. Tuttavia, desidererei evidenziare due insidie. La prima riguarda la micro-vigilanza: è chiaro che la morale ricavata dal caso in esame, ancora basata per lo più sulla collaborazione, piuttosto che sulla centralizzazione a livello europeo, pone problemi molto seri. In secondo luogo, da quanto abbiamo appreso in merito ai preparativi della Commissione sul capitale di rischio e sui fondi hedge, abbiamo molto da sperare.
Quindi, se vogliamo davvero avere un’efficacia globale a questo livello, dovremo far bene il nostro lavoro e vorrei vedere un approccio più opportuno e più ambizioso in merito da parte della Commissione.
Antolín Sánchez Presedo (PSE). - (ES) Signora Presidente, il pacchetto di misure sulle agenzie di rating del credito, sulle assicurazioni e sulle fusioni e scissioni di società è un primo passo verso l’aumento della fiducia e dell’efficienza dei mercati finanziari. Il pacchetto è’ inoltre in linea con i principi, avallati dall’Unione europea e dal G20, di rafforzamento della trasparenza, della responsabilità e dell’integrità nell’ambito dei mercati finanziari e fa dell’Unione europea un leader internazionale. Per tali motivi, appoggio le misure in esame, anche se dovremo spingerci oltre.
Le mancanze delle agenzie di rating del credito sono una delle cause della crisi finanziaria: l’auto-regolamentazione non è sufficiente. La regolamentazione ha la funzione di aprire la strada alla registrazione, alla responsabilizzazione e al controllo delle agenzie, di gestire i conflitti d’interesse e di migliorare la metodologia e la qualità delle diverse tipologie di valutazione, comprese quelle effettuate da paesi terzi. Dobbiamo ancora affrontare la riforma dei sistemi di pagamento e la creazione di un’agenzia pubblica europea.
La direttiva in materia di solvibilità codifica tutto l’acquis esistente sulle assicurazioni private e fa propri gli sviluppi tecnologici nell’ambito della gestione dei rischi, che stimoleranno l’innovazione, miglioreranno l’uso delle risorse e aumenteranno la protezione degli assicurati e la stabilità finanziaria del settore. Il nuovo quadro per la vigilanza dei gruppi assicurativi adotta un’impostazione prudente e aperta a ulteriori sviluppi, mentre la creazione degli organismi di vigilanza, dei quali il Parlamento controllerà e promuoverà lo sviluppo, rappresenta un passo avanti nel processo di integrazione e rafforzamento della vigilanza nel settore finanziario europeo, che deve continuare a progredire e potrebbe fungere da modello per il resto del mondo.
Infine, la modifica di diverse direttive circa l’obbligo di rendicontazione e documentazione in caso di fusioni e scissioni rappresenta una forma di semplificazione legislativa e dimostra che l’obiettivo di ridurre del 25 per cento gli oneri per le imprese si può accompagnare perfettamente al rafforzamento dei diritti collettivi e degli azionisti, purché vengano utilizzate le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Daniel Dăianu (ALDE). - (EN) Signora Presidente, mi compiaccio che, alla fine, il buon senso abbia prevalso in seno al Parlamento e alla Commissione riguardo alle cause della crisi finanziaria. Ci si è resi conto che la crisi non è di natura ciclica e che sono indispensabili una revisione accurata della normativa e la vigilanza sui mercati finanziari, come già precisato nella relazione de Larosière e nella relazione Turner, entrambe in linea con l’analisi della relazione del Parlamento sul seguito della procedura Lamfalussy.
I documenti di cui si discute oggi vanno considerati con la stessa logica. Sfortunatamente, le nostre economie accuseranno il colpo ancora a lungo, non da ultimo a causa dei bilanci pubblici e, con ogni probabilità, dalle ripercussioni che gli attuali sforzi di appianamento produrranno sull’inflazione. Speriamo che questa volta impareremo di più rispetto agli episodi di crisi precedenti.
Klaus-Heiner Lehne (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, la discussione odierna è particolarmente interessante, per un semplice motivo: le relazioni in esame combinano due aspetti che, a prima vista, non sembrano essere direttamente correlati, ma che in realtà si ricollegano a diverse modalità di gestione della crisi e alla ripresa dell’economia.
Sono stato relatore ombra della commissione giuridica per la relazione Weber, per la quale desidero innanzi tutto esprimere le mie più sincere congratulazioni all’onorevole Weber. La relazione Weber non riguarda la gestione della crisi in senso stretto, ma semplifica il diritto societario e contribuisce a ridurre la burocrazia e a eliminare gli oneri per le imprese. Il fatto che il Parlamento se ne occupi proprio in questo momento, ossia alla fine della legislatura, testimonia chiaramente l’attenzione riservata al problema e l’impegno, che accolgo con molto favore, di sviluppare il diritto societario nell’interesse delle imprese.
Poiché la discussione odierna offre l’occasione di esprimere un parere globale sulla legislazione in materia di mercati finanziari, si dovrebbe sottolineare che i risultati ottenuti dal Parlamento e l’approvazione del primo pacchetto sui mercati finanziari in prima lettura rappresentano dei segnali importanti alla fine della legislatura. Ritengo che anche questo sia importante.
Ciononostante, vorrei anche osservare che il secondo pacchetto, che la Commissione sta ancora preparando, non giungerà entro la fine della legislatura, per diversi motivi. Come ricorderete, abbiamo già discusso in passato la regolamentazione di alcuni aspetti dei mercati finanziari, nelle commissioni di quest’Aula e, in diverse occasioni, anche in seduta plenaria, scontrandoci però sempre con una forte opposizione. C’è stata opposizione da parte del Consiglio e il primo ministro britannico Brown, un socialista, si è rifiutato a lungo di ammettere alcune realtà.
C’è stata opposizione anche da parte della Commissione, che ha opposto a lungo resistenza sui fondi hedge e su altri aspetti, e anche da parte di quest’Aula. Troppo a lungo il presidente della commissione per i problemi economici e monetari ha impedito l’elaborazione di relazioni di iniziativa legislativa, ritenendole un’inutile diatriba sulle competenze. Mi compiaccio che ora tutti abbiano visto la luce. Il commissario McCreevy sta regolamentando i fondi hedge, l’onorevole Berès concede le relazioni di iniziativa e anche il primo ministro Brown ha cambiato idea. L’evoluzione attuale è positiva ed è accolta con molto favore da me e dal mio gruppo.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE). – (FR) Signora Presidente, il mio intervento verte sulla relazione sulle agenzie di rating e le mie prime parole sono di gratitudine a un amico, l’onorevole Gauzès, che ha operato in modo competente, lucido e pragmatico.
Tuttavia, signora Presidente, a costo di deviare forse dall’argomento, vorrei esprimermi sul problema del rating degli Stati. Nel contesto della crisi che stiamo vivendo, gli Stati sono diventati attori finanziari di primo piano a fronte del potenziale tracollo del settore finanziario.
Hanno offerto garanzie, hanno contratto debiti, detengono quote di capitale ed è per questo che mi domando se non sia il caso che l’Unione europea proponga, come parte della nuova regolamentazione globale del capitalismo, la creazione di un’agenzia pubblica di rating degli Stati, un organismo indipendente che farebbe parte del Fondo monetario internazionale e che permetterebbe ai cittadini di avere, grazie ai rating, un’idea della situazione finanziaria degli Stati, che – ripeto – sono diventate attori finanziari importanti.
Kurt Joachim Lauk (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, mi preme esprimere tre brevi considerazioni. In primo luogo, abbiamo raggiunto un ampio consenso sulla necessità di sottoporre in futuro tutti gli istituti finanziari, senza eccezioni, a una regolamentazione. La Commissione è ora in grado di presentare proposte che riguardino man mano tutti gli attori –, un aspetto assolutamente essenziale.
In secondo luogo, dovremmo chiederci come strutturare le autorità europee di vigilanza del settore finanziario, oramai indispensabili, e fare in modo di portarle sotto il nostro controllo, riducendo in maniera significativa la nostra dipendenza – ufficiale e ufficiosa – dagli organismi di regolamentazione statunitensi, dato il loro evidentissimo fallimento.
In terzo luogo, desidero esprimere la mia preoccupazione per gli sviluppi in campo finanziario dell’intera zona euro, poiché il distacco e l’indebitamento tra i diversi paesi che vi aderiscono stanno aumentando e le loro attività di rating del credito si stanno allontanando invece di avvicinarsi. A tale riguardo, dovremmo prendere ogni provvedimento possibile ed esortare i singoli paesi a far rispettare la legge.
La mia considerazione conclusiva è che dobbiamo fare in modo che l’Unione europea non si indebiti. Gli Stati membri dell’Unione sono già sufficientemente oberati, non abbiamo bisogno di altre istituzioni indebitate.
Pervenche Berès (PSE). – (FR) Signora Presidente, vorrei soltanto ricordare all’onorevole Lehne che sono stati i socialisti di questo Emiciclo a volere la regolamentazione dei fondi speculativi e che è grazie alla loro determinazione che abbiamo ottenuto l’attuale normativa sui fondi speculativi e anche, con la relazione Gauzès, la richiesta che la Commissione si occupi dello sviluppo di un’agenzia pubblica di rating del credito.
Proseguendo, vorrei cogliere l’occasione per dire al commissario che mi stupisce il doppiopesismo utilizzato dalla Commissione nel suo monopolio sulle proposte legislative. Quando il Consiglio chiede alla Commissione di presentare una proposta per l’armonizzazione delle garanzie sui depositi bancari, riceve la proposta dopo tre settimane. Quando il Parlamento europeo vi sottopone la proposta di iniziativa legislativa dell’onorevole Rasmussen, approvata a larga maggioranza in sessione plenaria, fate in modo che la proposta in questione venga presentata solo quando il Parlamento europeo non è più in grado di discuterla.
Vi abbiamo chiesto un’iniziativa legislativa in tale ambito lo scorso settembre. Che cosa avete fatto da allora, Commissario?
Charlie McCreevy, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, esprimo il mio apprezzamento e la mia ammirazione per l’efficiente gestione dei tre fascicoli in esame da parte del Parlamento e in particolare da parte dei tre relatori. Il risultato è stato un consenso rapido, che migliorerà sicuramente il funzionamento dei nostri mercati finanziari. Le norme comunitarie in materia di agenzie di rating del credito aumenteranno l’integrità, la trasparenza, la responsabilità e il buon governo nelle attività di rating creditizio.
L’onorevole Purvis ha posto alcune domande in merito, riguardanti la libertà di investire in particolari prodotti. Gli investimenti sono liberi per tutti i prodotti, che provengano o meno dall’Unione europea, e i rating non sono obbligatori, quindi le società europee non sono obbligate ad investire nei prodotti valutati. Tuttavia mi preme sottolineare che, ai fini della regolamentazione – ossia del calcolo dei requisiti patrimoniali – i rating utilizzabili sono quelli emessi nell’Unione europea per i prodotti sia comunitari che di paesi terzi oppure quelli approvati o riconosciuti come equivalenti nell’Unione europea.
Pur non essendo soddisfatto di alcuni aspetti dell’accordo sulla direttiva Solvibilità II, come ho già sottolineato, l’Unione europea sarà dotata di un quadro per il settore assicurativo che potrà fungere da modello per altre riforme simili a livello internazionale. Ovviamente, la storia non finisce qui e resta molto lavoro da fare: le misure di attuazione dovranno essere pronte prima di ottobre 2012, in modo da dare agli Stati membri e alle imprese il tempo di prepararsi all’introduzione della direttiva Solvibilità II. Posso assicurarvi che la Commissione si adopererà al fine di facilitare tale processo e di attuare finalmente le riforme previste al più presto, nell’interesse di tutte le parti.
Pur avendolo specificato nelle mie precedenti osservazioni introduttive, vorrei sottolineare di nuovo che la vigilanza di gruppo ricade nell’ambito della proposta di direttiva Solvibilità II, anche se il sostegno di gruppo non è contemplato. Ritengo importante non confondere i due concetti.
Infine, con la semplificazione dei rendiconti e dei documenti obbligatori in caso di fusioni e scissioni di società quotate, il programma di riduzione degli oneri amministrativi procede, contribuendo al potenziale di crescita e sostenendo la ripresa economica europea.
Jean-Paul Gauzès, relatore. − (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, mi limiterò a due o tre brevi osservazioni. La prima è che la relazione sulle agenzie di rating ha riscosso ampio consenso in quest’Aula. Naturalmente, la normativa europea evolverà col tempo, ma ritengo che, per il momento, possa fungere da modello per un accordo internazionale.
Infine, permettetemi di ringraziare i relatori ombra, gli onorevoli Pittella e Klinz, che hanno lavorato con impegno insieme a me, le équipe della Commissione, la presidenza e, naturalmente, la segreteria della commissione per i problemi economici e monetari e gli esperti, senza i quali non sarebbe stato possibile portare a termine questo lavoro con tanto successo.
Renate Weber, relatore. − (EN) Signora Presidente, ho ascoltato con interesse tutti gli interventi di stamane, in un momento in cui non solo ci troviamo ad affrontare una delle crisi finanziarie ed economiche più gravi, ma incombono anche le elezioni europee. Le relazioni che abbiamo discusso oggi e che voteremo domani non mirano a risolvere la crisi finanziaria, ma auspichiamo che ci aiutino a non commettere gli stessi errori in futuro, quanto meno gli errori più gravi, e che favoriscano la ripresa dell’economia europea.
Quando si afferma che le piccole imprese oggi devono spendere 10 volte più delle grandi imprese per adeguarsi alle normative europee, è normale domandarsi come ciò sia possibile, come abbiamo potuto approvare delle norme che potrebbero distruggere le piccole imprese e perché abbiamo impiegato così tanto tempo per modificare la situazione. Mi compiaccio che il commissario McCreevy abbia affermato che il diritto societario è probabilmente la parte più ostica dell’acquis comunitario. Forse è arrivato il momento di cambiarlo, sicuramente non per ammorbidirlo, ma per allinearlo con le realtà che stiamo vivendo al momento.
Se vogliamo essere più efficienti, è opportuno investire in propositi costruttivi e trovo giusto affermare che il pacchetto oggi in discussione ne è una prova. E’ una prova del fatto che abbiamo agito in modo responsabile, raggiungendo, di concerto con il Consiglio e con la Commissione, un compromesso che ci permettesse di adottare il pacchetto in prima lettura. Possiamo fare di più? Certamente, ma prima votiamo e proseguiamo nella giusta direzione.
Peter Skinner, relatore. − (EN) Signora Presidente, vorrei iniziare con quello che avrei dovuto esprimere forse prima di ogni altra cosa, ossia un ringraziamento a tutti voi dei servizi della Commissione, al Consiglio e, in particolare, al Parlamento per l’impegno con cui hanno lavorato al progetto in esame. Devo dire che senza il loro lavoro e il loro aiuto, non saremmo riusciti a conseguire questi risultati.
Come molti in quest’Aula, siamo stupiti dalla tecnicità di molte relazioni, ma, per quanto riguarda la direttiva Solvibilità II, possiamo dire che essa è stata elaborata al di fuori di una crisi per affrontare una crisi. Il testo contempla la gestione dei rischi, il che – come molti di voi avranno sentito in quest’Aula – rappresenta una novità assoluta per una normativa sui servizi finanziari. Contiene anche – e mi trovo d’accordo con il commissario – la vigilanza di gruppo. Il sostegno di gruppo, purtroppo, non è contemplato, ma avete ascoltato tutti i nostri pareri al riguardo e speriamo di poterlo includere di nuovo. Anche il capitale viene disciplinato e per molti aspetti la relazione in esame è la più avanzata al mondo.
La mia seconda osservazione riguarda l’impatto strategico dell’utilizzo di tali normative. Per molti aspetti, il semplice fatto di avere una regolamentazione attuata in 27 Stati non è sufficiente in mancanza del gemello, ossia di un’autorità di regolamentazione strategica a livello europeo, anch’essa competente per tutti i 27 Stati membri. Dobbiamo superare le differenze esistenti tra le autorità di regolamentazione e assicurarci di parlare all’unisono. Tale obiettivo assume un’importanza particolare se si considerano i regimi esistenti in altre nazioni. Lo scorso fine settimana ho incontrato Paul Kanjorski, presidente della sottocommissione delle finanze al Congresso degli Stati Uniti, e altre personalità che stanno discutendo della possibilità di accelerare l’istituzione di un’autorità di regolamentazione unica a livello federale negli Stati Uniti. Se lo facessero prima di noi in Europa, potremmo trovarci in grave difficoltà per la mancanza dell’autorità di regolamentazione di cui tanto abbiamo bisogno a livello europeo.
La relazione in oggetto incide a livello globale ed è una misura globale, un processo di cui noi tutti potremmo andare fieri. Tuttavia, dobbiamo anche continuare a esercitare pressioni affinché i punti sollevati dalla relazione de Larosière vengano modificati e si attui il sostegno di gruppo, che favorirà l’efficienza economica. Spero che tutti appoggeranno tali misure.
Presidente . – La discussione congiunta è chiusa.
La votazione sulla relazione (Α6-0191/2009) presentata dall’onorevole Gauzès si svolgerà giovedì, 23 aprile 2009.
La votazione sulla relazione (A6-0247/2009) presentata dall’onorevole Weber e sulla relazione (A6-0413/2008) presentata dall’onorevole Skinner si svolgerà oggi.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Sebastian Valentin Bodu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Non intendo mettere in discussione l’importanza delle agenzie di rating. Tutti sanno che esse svolgono un ruolo essenziale nel creare una solida base di riferimento per le decisioni riguardanti gli investimenti, sia per quanto riguarda i prodotti finanziari sia per quanto riguarda gli emittenti (e ciò significa, quindi, che esprimono molto più che semplici opinioni). Voglio tuttavia sottolineare l’importanza di istituire un’agenzia di rating europea.
In tempi di grave crisi economica come quelli che stiamo attraversando, le agenzie di rating, a prescindere dalle condizioni economiche, dovrebbero continuare a essere strumenti trasparenti e credibili in grado di aiutare l’Europa a uscire da questo periodo travagliato. Non possiamo negare che la crisi attuale è dovuta anche alle agenzie di rating, che hanno analizzato in modo affatto confuso strumenti convenzionali assieme ad altri strumenti, ibridi, il tutto sullo sfondo di accuse di mancanza di trasparenza e conflitto d’interessi.
In questo settore c’è bisogno adesso di organizzazioni nuove, che contribuiscano a una maggiore concorrenza attraverso analisi obiettive. Dobbiamo pensare alla tutela degli investitori e alla loro fiducia nelle agenzie di rating. L’Unione europea deve garantire che esse operino in conformità di regole chiare. Quale modo migliore per ottemperare a queste condizioni che istituire un’agenzia di rating europea che lavori in conformità di regolamenti comunitari?
Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Vorrei dire che accolgo con favore e appoggio la proposta di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifichi direttive precedenti sugli obblighi in materia di relazioni e documentazione in caso di fusioni e divisioni. Sono particolarmente favorevole alle misure concrete proposte per ridurre gli oneri amministrativi che perturbano inutilmente le attività economiche delle imprese europee.
Condivido l’obiettivo di questa iniziativa, che è stimolare la competitività delle imprese operanti nell’Unione europea riducendo gli oneri amministrativi imposti dalle direttive europee per quanto attiene al diritto commerciale, laddove tale riduzione possa essere ottenuta senza rilevanti effetti negativi sulle altre parti interessate.
Appoggio fermamente un’attuazione efficace del programma d’azione approvato dal Consiglio europeo di primavera, nel marzo 2007, volto a ridurre il carico amministrativo del 25 per cento entro il 2012.
Credo che le imprese e i cittadini d’Europa abbiamo veramente bisogno di un taglio alla burocrazia imposta dall’acquis communautaire e da certe legislazioni nazionali.