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Procedura : 2008/2337(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0245/2009

Testi presentati :

A6-0245/2009

Discussioni :

PV 24/04/2009 - 2
CRE 24/04/2009 - 2

Votazioni :

PV 24/04/2009 - 7.27
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Testi approvati :

P6_TA(2009)0335

Resoconto integrale delle discussioni
Venerdì 24 aprile 2009 - Strasburgo Edizione GU

2. 25a relazione annuale della Commissione sul controllo dell’applicazione del diritto comunitario (2007) (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0245/2009), presentata dall’onorevole Frassoni a nome della commissione giuridica, sulla 25a relazione annuale della commissione sul controllo dell’applicazione del diritto comunitario (2007) [2008/2337(INI)].

 
  
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  Monica Frassoni, relatrice. Signora Presidente, onorevoli colleghi, questo è il mio terzo rapporto sull’applicazione del diritto comunitario e devo dire che – rispetto al grande lavoro che insieme alla Commissione abbiamo fatto – non credo che possiamo dirci particolarmente soddisfatti. Credo, che ci siano sostanzialmente tre problemi che vorrei citare e che sono portati alla vostra attenzione, soprattutto all’attenzione della Commissione nel nostro rapporto.

Rispetto all’inizio, io vedo una tendenza da parte della Commissione a diminuire l’attenzione rispetto a quello che il Parlamento fa e chiede, dato che contrariamente al passato non abbiamo ricevuto praticamente nessuna risposta alle domande che noi abbiamo formulato nel corso degli ultimi due rapporti. E devo dire che questo provoca in me una certa frustrazione, dato che sul tema dell’applicazione del diritto comunitario avevamo tutti convenuto che si trattasse di una priorità nell’agenda della Better Regulation, del “legiferare meglio”.

Quali sono i problemi che noi abbiamo riscontrato? Le tre questioni fondamentali che noi avevamo discusso insieme alla Commissione erano quelli della trasparenza, delle risorse e della lunghezza delle procedure.

Noi vediamo che rispetto alla novità che noi avevamo insieme definito, che è quella della trasparenza appunto, i passi sono stati piuttosto lenti e addirittura con le nuove regolamentazioni sull’accesso ai documenti la possibilità per coloro che fanno delle procedure d’infrazione, che chiedono di aprire delle procedure d’infrazione, di sapere perché sono chiuse o perché sono aperte, sta assolutamente diminuendo.

In secondo luogo, la questione della definizione delle priorità: la definizione delle priorità, il rispetto, l'espletamento delle procedure d’infrazione deve comportare naturalmente delle decisioni che non sono solamente tecniche ma anche politiche e qui, purtroppo dopo tre, quattro anni, che lavoriamo su questo, abbiamo ancora un problema di controllo e del meccanismo di trasparenza, non solamente interno quindi rispetto alla Commissione ma anche esterno.

Voglio fare un paio di esempi, soprattutto per quello che riguarda il diritto comunitario in materia ambientale. Noi sappiamo che si tratta del problema principale di applicazione del diritto europeo, eppure sia dal punto di vista delle risorse, che dal punto di vista della priorità data a questo settore, siamo ancora piuttosto indietro.

Uno dei temi più interessanti e più positivamente discussi con la Commissione era quello della diminuzione dei tempi della procedura, attraverso una serie di meccanismi che erano stati proposti e in parte anche accordati con la Commissione. Anche su questo, però siamo rimasti bloccati da una certa inerzia che spero in futuro potrà essere risolta.

Peraltro un’altra questione che avevamo discusso a lungo, insieme con la Commissione, era il cosiddetto progetto pilota: il progetto pilota è un progetto attraverso il quale, quando un cittadino fa un ricorso alla Commissione, questo viene trasferito allo Stato membro, perché lo Stato membro possa in qualche modo rispondere. Ebbene, la valutazione che alcuni Stati membri hanno dato, in particolare il nostro Commissario Tajani, rispetto al funzionamento di questo progetto pilota, è relativamente insoddisfacente, perché il fatto che la Commissione non scriva più direttamente lei a coloro che si sono macchiati di questa possibile infrazione diminuisce di molto la capacità dell’amministrazione colpevole, diciamo di questa presunta violazione, di essere immotivata a rispondere.

E’ sempre così, se un dipartimento di un ministero italiano scrive a una regione, sarà sicuramente meno efficace che una lettera che arriva direttamente dalla Commissione. E questo tipo di critica che è stata fatta al progetto pilota, purtroppo non ha trovato molte risposte da parte della Commissione. Mi riservo Presidente di tornare nella seconda parte del dibattito, per rispondere alle notazioni che farà sicuramente il vicepresidente Tajani.

 
  
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  Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione. – (FR) Signora Presidente, sono qui oggi a nome del presidente Barroso, il quale mi ha chiesto di manifestarvi il suo rammarico per non aver potuto partecipare alla discussione sulla nostra relazione annuale del 2007 concernente il controllo dell’applicazione del diritto comunitario.

La Commissione apprezza il sostegno espresso dal Parlamento all’approccio da essa adottato nella comunicazione del 2007 intitolata “Un’Europa dei risultati – Applicazione del diritto comunitario”.

La Commissione Barroso attribuisce notevole importanza alla corretta applicazione del diritto comunitario che reputa della massima priorità. Per questo si è espressamente adoperata allo scopo di migliorare i propri metodi di lavoro a vantaggio dei cittadini e delle imprese, come si illustra in detta comunicazione.

Precedenti risoluzioni del Parlamento hanno ispirato numerose iniziative esposte nella comunicazione. Primo, lo scorso gennaio abbiamo introdotto un processo decisionale più frequente nelle procedure di infrazione al fine di accelerare la trattazione dei casi; secondo, lo scorso aprile è partito il progetto “EU Pilot” in 15 Stati membri per testare un nuovo metodo volto a migliorare la risoluzione dei problemi e la disponibilità di informazioni; terzo, la finalità principale di questa iniziativa, vicina agli interessi del Parlamento, è servire meglio gli interessi dei cittadini e delle imprese per quanto concerne domande e problemi identificati nell’applicazione del diritto comunitario, comprese le violazioni di tale diritto; quarto, la Commissione continuerà comunque a decidere di perseguire violazioni in caso di non conformità nel quadro del progetto “EU Pilot”, specialmente attraverso le procedure di infrazione; quinto, nel dicembre 2008 il presidente Barroso ha scritto al presidente della commissione giuridica del Parlamento, onorevole Gargani, fornendogli dettagli dei risultati del progetto pilota. La lettera ha anche confermato l’intenzione della Commissione di trasmettere al Parlamento una relazione approfondita sul primo anno di funzionamento del progetto e si è intrapreso il lavoro preparatorio in tal senso.

Dando seguito alla sua comunicazione, la Commissione ha altresì adottato una relazione annuale di natura più politica che pur illustrando il lavoro svolto nel corso dello scorso anno tenta anche di individuare le priorità per l’applicazione del diritto comunitario e un programma per concretizzarle.

La relazione costituisce un’importante dichiarazione strategica della Commissione su un aspetto fondamentale del programma “Legiferare meglio”. Uno degli scopi di tale iniziativa è fornire al Parlamento informazioni più utili al fine di creare un quadro migliore per le discussioni interistituzionali che seguiranno.

Il Parlamento ha apprezzato l’individuazione delle priorità elencate nella relazione annuale del 2008, specialmente quelle concernenti i diritti fondamentali e la qualità della vita. Per la prima volta, la Commissione si è servita di una sua relazione annuale per stabilire priorità più precise nei vari settori. Lo scopo resta concentrare maggiormente il nostro lavoro su azioni che diano risultati più effettivi nell’interesse di tutti i cittadini e le imprese.

Gli interventi attuati per quel che riguarda le priorità identificate lo scorso anno e i progressi compiuti saranno descritti nella relazione annuale di quest’anno che conterrà anche le nuove priorità per il biennio 2009-2010.

Vi ringrazio per l’attenzione. Sono molto interessato ai contributi dei parlamentari che emergeranno nel corso della discussione e risponderò all’onorevole Frassoni al termine del dibattito.

 
  
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  Diana Wallis, relatore per parere della commissione per le petizioni. − (EN) Signora Presidente, vorrei complimentarmi con l’onorevole Frassoni per la relazione. Ritengo che ambedue abbiamo molto apprezzato la possibilità offertaci per due o tre anni di dedicarci a questo documento per conto del Parlamento. Se però ho apprezzato la collaborazione, ciò che invece non apprezzo è il fatto che ogni anno finiamo apparentemente per ripetere quasi le stesse cose, il che dà l’impressione di girare sempre in tondo.

Tutto dovrebbe essere molto semplice: si tratta della capacità dei nostri cittadini di vedere che cos’è il diritto comunitario, capire qual è la procedura da applicare nel momento in cui insorge un problema e apprezzare i risultati di tale applicazione. Allo stato attuale, viceversa, sembra che oggi giorno ci si debba sforzare di inventare nuovi meccanismi per gestire di fatto un processo che esiste, ma che non è per nulla visibile né trasparante.

Abbiamo compiuto qualche progresso nel senso che ora la Commissione ha recepito la necessità di dare il via a tale processo, rendendo cioè il diritto comunitario comprensibile, e sono lieta di notare che alcuni documenti legislativi sono preceduti con una certa sistematicità, sotto forma di prefazione, dalle cosiddette sintesi per i cittadini in modo che tutti possano capire, compresi coloro che rappresentiamo, dove dovremmo dirigerci e che cosa il diritto dovrebbe ottenere.

Quando si tratta però del processo di applicazione sembra che siamo sempre in una posizione in cui la decisione di applicare o meno è tutt’altro che ovvia, e mi riferisco al motivo per cui la decisione dovrebbe o meno essere presa, e i cittadini vengono lasciati spesso nell’incertezza. Abbiamo recentemente ricevuto una lettera da un cittadino che ha cercato di ottenere l’applicazione di una normativa ed è ora talmente disgustato dall’intero apparato europeo che, pur essendo stata europeista, ora sostiene il partito antieuropeo.

Questo è il punto: se non rettifichiamo la situazione, screditeremo l’intero diritto comunitario e tutte le nostre istituzioni. La questione è molto grave. Tutti noi parlamentari, in questi ultimi giorni del nostro mandato, passiamo il tempo correndo all’impazzata da un dialogo trilaterale a un altro, da un accordo in prima lettura a un altro, discutendo formulazioni, contenuti di frasi della nostra legislazione. Benissimo! Ma se alla fine della giornata questa legislazione non è applicata nel modo in cui i nostri cittadini si aspettano, forse dovremmo chiederci: che succede?

E’ compito di tutte le nostre istituzioni controllare l’applicazione del diritto comunitario. Quanto alla Commissione, su di essa ricade la responsabilità principale e il mio auspicio è che si eviti il ripetersi ogni anno di una discussione come questa.

 
  
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  Tadeusz Zwiefka, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signora Presidente, uno dei principi fondamentali che presiedono al funzionamento dell’Unione europea è che gli Stati membri accettano l’obbligo di recepire e attuare il diritto comunitario. Questo è il principio fondante del processo di integrazione. Non vi è dubbio che occorre una cooperazione continua e attiva tra Commissione e Stati membri per fornire risposte rapide ed efficaci ai dubbi posti dai cittadini, nonché condannare e rettificare le violazioni nell’applicazione del diritto comunitario. Apprezzo dunque la dichiarazione rilasciata dalla Commissione in merito a una più intensa collaborazione con il Parlamento europeo nel campo della comunicazione e dell’applicazione del diritto comunitario.

I tribunali nazionali svolgono un ruolo essenziale nell’applicazione del diritto comunitario e, pertanto, appoggio pienamente l’impegno profuso dalla Commissione per specificare l’ulteriore formazione richiesta dai giudici, dalla professionale legale e dai funzionari pubblici negli Stati membri. Nondimeno, l’applicazione efficace del diritto comunitario è sempre associata a sfide impegnative, tra cui i ritardi generalizzati nel recepimento delle direttive.

Uno dei meccanismi più importanti che ci consentono di valutare come, in realtà, viene applicato il diritto comunitario è il sistema di riferimenti per una pronuncia pregiudiziale, il cui obiettivo è offrire ai tribunali nazionali l’opportunità di garantire un’interpretazione e un’applicazione uniformi del diritto europeo in tutti gli Stati membri.

Un problema fondamentale della procedura dei riferimenti per una pronuncia pregiudiziale è il tempo necessario per ottenere risposta dalla Corte di giustizia, che ahimè si aggira ancora sui 20 mesi. Il motivo è sempre lo stesso: la traduzione dei fascicoli delle cause in tutte le lingue dell’Unione europea, operazione che richiede all’incirca 9 mesi. Ovviamente queste traduzioni sono estremamente importanti perché garantiscono un ampio accesso alle pronunce europee più recenti e importanti rafforzando la fiducia giuridica nell’Unione europea. Tuttavia, il successo o l’insuccesso nell’effettiva introduzione del diritto comunitario dipende in ultima analisi dal modello istituzionale ritenuto appropriato. Avere conoscenze e mezzi non è tutto. Occorre anche la volontà di agire.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signora Presidente, come negli anni passati, la Commissione non ha risposto ai quesiti posti nella risoluzione dello scorso anno sul controllo dell’applicazione del diritto comunitario, di cui sono stata autrice. Al riguardo, sono tre gli aspetti fondamentali in merito al quali la mancanza di miglioramento resta motivo di preoccupazione: trasparenza, risorse e durata delle procedure.

Tra i nuovi casi di violazione registrati nel 2007, 1 196 riguardavano una mancata notifica di misure nazionali riguardanti il recepimento di direttive comunitarie. E’ inaccettabile che la Commissione si conceda 12 mesi per trattare casi semplici come questi che, a parte la necessità di una risposta rapida, non richiedono analisi né valutazioni. Il progetto “EU Pilot” intrapreso un anno fa nei 15 Stati membri per testare il nuovo metodo di risposta alle denunce potrebbe essere esteso agli altri Stati membri, ma la mancanza di informazioni sulla valutazione del suo funzionamento non consente purtroppo al Parlamento di formulare commenti in merito.

Mi dispiace dire che durante questo mandato parlamentare non sono stati compiuti progressi significativi per quel che riguarda il ruolo che il Parlamento dovrebbe svolgere nel controllo dell’applicazione del diritto comunitario. In relazione a ciò, si dovrebbe formulare un invito ad attuare tempestivamente le riforme correlate proposte dal gruppo di lavoro “Riforma”, che rafforzeranno la capacità del Parlamento di controllare l’applicazione del diritto comunitario negli Stati membri.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE).(ES) Signora Presidente, per una volta sono lieto di non essere io responsabile, lieto che sia venuto il vicepresidente Tajani perché ha il vantaggio di essere stato un eurodeputato. So che come ex membro di questa Camera lei ha vissuto la frustrazione che noi proviamo come eurodeputati in riferimento all’applicazione del diritto comunitario.

Ciò premesso, in Parlamento tendiamo ad affidare il compito alla Commissione. Questa volta, però, penso che le stiamo chiedendo un impegno inattuabile perché tutto il diritto comunitario e tutta l’applicazione del diritto comunitario si basano sull’applicazione indiretta.

Questo significa che la Commissione dispone soltanto di qualche funzionario nelle sedi centrali in cui riceve denunce e ha qualche possibilità di intervento, ma per il momento la tendenza è quella di limitare i poteri di bilancio e, pertanto, la Commissione non avrà modo di agire.

Tutto il diritto comunitario e tutta l’applicazione del diritto comunitario dipendono da azioni intraprese dalle autorità nazionali: parlamenti nazionali, tribunali nazionali e funzionari pubblici nazionali.

In merito a questo non credo che si possa esigere troppo dalla Commissione. Ciò che dovremmo fare è aiutarla e penso che la relazione della collega Frassoni contenga diversi elementi che potrebbero risultare utili per rendere concreta l’applicazione del diritto comunitario. Mi riferisco ai punti sulla correlazione tra provvedimenti nazionali e direttive, la cooperazione dei parlamenti nazionali e gli interventi dei tribunali nazionali.

 
  
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  Christopher Beazley (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, mi domando se il commissario Tajani concordi nell’affermare che in un certo senso il maggiore ostacolo alla corretta applicazione del diritto comunitario è rappresentato in realtà dai nostri governi nazionali.

Citerò soltanto un esempio. All’incirca 20 anni fa abbiamo deciso di instaurare in tutta l’Unione europea le quattro libertà. Nella mia circoscrizione sono molte le persone di origine italiana. Una di queste è un insegnante che, ovviamente, parla correntemente italiano. Tornato nella casa di famiglia in Italia gli è stato proibito di insegnare nel paese natio della sua famiglia perché ha compiuto gli studi in Inghilterra. Ciò è sicuramente sbagliato, ma non possiamo farci nulla perché le autorità italiane – Dio sa per quale motivo – dicono che l’insegnamento è riservato ai cittadini italiani.

Il comportamento del governo britannico negli aeroporti mi pare una flagrante violazione della maggior parte degli accordi europei. Vi è qualcosa che la Commissione può fare forse rivolgendo un accorato appello in occasione del prossimo vertice ai nostri governi nazionali affinché diano prova di un po’ di solidarietà europea?

 
  
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  David Hammerstein (Verts/ALE).(ES) Signora Presidente, negli ultimi cinque anni, in veste di eurodeputato membro della commissione per le petizioni, ho esaminato centinaia e centinaia di petizioni, denunce e quesiti riguardanti l’ambiente e mi sono reso conto di quanto limitata sia la collaborazione delle autorità nazionali. Si potrebbe persino dire che da parte di alcuni Stati membri vi è una vera e propria ribellione contro l’applicazione della direttiva sugli habitat naturali e altre direttive riguardanti l’ambiente.

Questo ci dà la misura di quanto siano inadeguati i servizi della Commissione, cui mancano sia le risorse necessarie sia la volontà politica di applicare il diritto comunitario nel più ovvio dei casi. Tutto questo accade da talmente tanti anni che, nella maggior parte dei casi, nel momento in cui le procedure di infrazione giungono alla Corte di giustizia europea agiamo in “punto di morte”, per cui il diritto, nelle situazioni irreparabili che riguardano l’ambiente, non porta ad alcun risultato.

 
  
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  Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione. – (FR) Signora Presidente, onorevoli parlamentari, i progetti di risoluzione oggi in discussione attribuiscono particolare importanza agli interessi dei cittadini e più specificamente dei denuncianti nell’applicazione del diritto comunitario.

Entro i limiti dei suoi obblighi in termini di riservatezza, la Commissione si adopera per essere più trasparente e pubblicare maggiori informazioni nella sua relazione annuale, sul sito web Europa e nella sua corrispondenza.

La Commissione è in procinto di sviluppare un portale comune per l’Unione europea che dovrebbe aiutare i cittadini e sta valutando la maniera migliore di presentare informazioni utili ai cittadini e orientarli verso le informazioni che meglio rispondono ai loro interessi.

La Commissione sta inoltre ultimando il lavoro per spiegare il principio della responsabilità dello Stato in caso di violazione del diritto comunitario, che dovrebbe aiutare i cittadini a ottenere riparazione presso i tribunali nazionali.

A livello di denunce, la Commissione conferma l’importanza che essa attribuisce agli adempimenti formali, all’efficiente gestione delle denunce e alla continua informazione dei denuncianti in merito allo stato di avanzamento del loro reclamo. Essa conferma altresì il suo desiderio di trovare soluzioni quanto prima.

Vorrei infine sottolineare, come giustamente hanno fatto gli onorevoli Wallis e Medina Ortega, l’importanza dei tribunali nazionali nell’applicazione del diritto comunitario. La Commissione sta lavorando in vari ambiti, per esempio con i giudici nazionali, come rammentava l’onorevole Zwiefka, per sensibilizzarli ai diversi aspetti del diritto comunitario e garantire che dispongano di tutti gli strumenti necessari per accedere alle corrispondenti informazioni.

Quanto al nuovo metodo “EU Pilot”, non si tratta di una fase ulteriore della procedura. Tale metodo, che ci consente di valutare subito se è possibile trovare una soluzione diretta e rapida con le parti interessate in uno Stato membro, è stato elaborato in base alla pratica sviluppata dalla Commissione negli anni aggiungendovi un maggiore impegno da parte della Commissione e degli Stati membri partecipanti in termini di organizzazione dei contatti e risultati da conseguire.

Sono molti gli aspetti specifici sollevati nel progetto di relazione oggi in discussione. La Commissione fornirà chiarimenti sugli aspetti che in questa sede non sono in grado di affrontare nella sua risposta alla risoluzione.

Detto ciò, per quanto concerne le infrastrutture, che fanno parte anch’esse del mio portafoglio, non posso che accogliere favorevolmente l’invito del Parlamento europeo a garantire che le procedure di infrazione siano trattate e, ove del caso, chiuse in quanto precludono agli Stati membri la possibilità di investire in infrastrutture che potrebbero incidere sull’attuazione del piano di ripresa economica europeo.

Signora Presidente, onorevoli parlamentari, apprezziamo il comune interesse dimostrato dal Parlamento e dalla Commissione per un’applicazione corretta e appropriata del diritto comunitario nell’interesse dei cittadini e delle imprese.

Conferiamo la nostra valutazione congiunta dell’importanza fondamentale di tale dimensione del programma “Legiferare meglio”.

 
  
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  Monica Frassoni, relatrice. − Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie Presidente è molto interessante che il Commissario abbia scelto di tutta la risoluzione quello che a me, come relatrice piace meno, comunque prendo per buona tutte le cose che ha detto e gli impegni che ha preso a nome della Commissione.

Io volevo ancora approfittare di questa occasione per segnalare alcuni problemi che spero potranno essere affrontati dalla Commissione: la prima è una progressiva diminuzione dell’autonomia delle DG, delle direzioni generali, soggette al combinato disposto fra un servizio legale sempre più restio ad andare in Corte e un Segretariato generale sempre più restio a stimolare gli Stati membri e gli esempi che potrei fare, sono, ahimè numerosi.

Poi c’è un problema reale, di non efficace controllo dell’applicazione del diritto comunitario per mancanza di risorse: in una direttiva che – signora Presidente – abbiamo molto studiato, che è la direttiva 38, ci sono stati 1500 reclami, quella sulla libera circolazione dei cittadini, ci sono stati 1500 reclami dei cittadini e solo 19 infrazioni aperte.

Poi, per quanto riguarda la questione del progetto pilota, ho già detto del problema della diminuzione della forza di persuasione e il fatto che non sempre si possono ridurre i tempi; e chiaramente, quando si mandano nel pilota temi come inquinamenti già accertati, norme sulla caccia che sono ovviamente e apertamente in contrasto con le regole comunitarie, non si può pretendere che gli Stati membri agiscano perché questo serve solamente per ulteriormente ritardare la procedura.

E infine, Presidente, c’è un problema che io considero preoccupante e che è relativamente nuovo, e cioè il combinato disposto fra l’estrema formalità sempre crescente delle risposte che la Commissione dà e il crescente anche arbitrio nella decisione. Recentemente, un’infrazione è stata chiusa per opportunità politica e faccio riferimento al Mose. E’ evidente che quando la categoria “opportunità politica” entra in un controllo che deve esser soprattutto giuridico le cose possono essere complicate.

Infine, per quanto riguarda la nostra istituzione, il Parlamento, abbiamo un gravissimo problema perché nelle riforme che noi stiamo per discutere e per votare nel mese di maggio si pensa di diminuire di molto i poteri della commissione delle petizioni e questo è un gravissimo errore, perché la diminuzione del potere delle petizioni significa una diminuzione del potere dei cittadini, nella denuncia e nel trattamento dell'infrazione al diritto comunitario.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà oggi.

 
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