Presidente. - A questo punto procediamo con le dichiarazioni di voto.
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Bogusław Rogalski (UEN). – (PL) Signora Presidente, vorrei commentare la grave accusa formulata in questa Camera contro alcuni membri del Parlamento europeo e l’infamia del Parlamento per bocca dell’onorevole Martin nel momento in cui ha affermato che alcuni eurodeputati non votano personalmente, bensì per il tramite di altri che manifestano il voto usando le schede degli europarlamentari. E’ un comportamento inaccettabile visto che le sessioni del Parlamento europeo sono trasmesse in diretta. I cittadini europei seduti in galleria oggi, in un anno di elezioni, hanno udito qualcosa di straordinario. E’ diffamatorio, per cui chiedo che nella prossima riunione l’ufficio di presidenza istruisca l’onorevole Martin affinché ritratti quanto affermato e porga le proprie scuse a tutti i deputati che siedono in quest’Aula.
Presidente. – Onorevole Rogalski, come lei stesso ha avuto modo di vedere, ho chiesto che si controllasse immediatamente se quanto asserito era vero o falso.
E’ dunque tutto verbalizzato. L’accusa era falsa. Ciò figurerà sulla Gazzetta ufficiale. Chiedo ora al presidente del Parlamento di adottare i provvedimenti del caso. Ne discuteremo in sede di ufficio di presidenza.
Gay Mitchell (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, effettivamente lei ha affrontato la questione con molta prontezza, ma nondimeno non ritengo accettabile che un membro di questo Parlamento possa alzarsi e formulare accuse così gravi nei confronti di colleghi dell’Aula. Non appoggio in alcun modo l’estrema destra, ma il presidente del Parlamento deve ergersi a difesa dei diritti dei parlamentari. Siamo accusati di ogni sorta di comportamento oltraggioso e abbiamo il diritto di ottenere una condotta corretta e un comportamento etico da parte dei nostri colleghi all’interno della Camera e anche al di fuori di essa.
Presidente. – Le assicuro che tutto quanto da lei detto è stato verbalizzato. Come lei ha visto, abbiamo cercato di affrontare la questione con grande rapidità perché era di estrema importanza. Concordo totalmente con lei e vedremo quali provvedimenti adottare.
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, a seguito dello scambio e della sua utilissima replica, non sono riuscito a richiamare ieri l’attenzione del suo collega per segnalargli che lo stesso parlamentare, e mi scuserà se non uso il termine “onorevole”, ha pubblicato un articolo sulla stampa austriaca facendo il nome di un membro del personale del Parlamento. Che le accuse fossero vere o false, mi pare che si tratti di un altro esempio di comportamento assolutamente scorretto. Può essere che non sia necessario verificare le credenziali del personaggio in questione se l’elettorato austriaco è tanto stolto da sostenerlo.
Presidente. – Ho verbalizzato quanto da lei appena affermato, onorevole Beazley. Tutti concordiamo sulla necessità di comportarsi in maniera sensata in questa sede, ma lei ha ragione, onorevole Beazley, nell’asserire che questo genere di comportamenti si ritorce sempre contro chi ne è responsabile.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, la relazione riguardava i diritti delle persone con disabilità e desideravo che fosse riconosciuto e verbalizzato il lavoro svolto dall’onorevole Howitt, membro laburista di questo Parlamento, nella sua lotta per i disabili.
Sono sempre stato un grande sostenitore dell’apertura di opportunità sportive per i disabili. Abbiamo tutti sentito del movimento paraolimpico, ma quest’anno, per la prima volta, il Parlamento europeo e la Commissione riconoscono lo splendido lavoro svolto dal movimento delle Olimpiadi speciali per le persone con ritardi mentali gestito da Tim Shriver. L’organizzazione realizza programmi in tutto il mondo e uno di essi sarà finanziato in parte dal bilancio dell’Unione europea.
Ho avuto il privilegio di assistere sia ai Giochi mondiali quest’estate a Shanghai sia ai Giochi invernali di quest’anno a Boise, in Idaho, ed è difficile descrivere tutte le emozioni che si provano nel vedere gli atleti competere e partecipare. Volevo semplicemente che fosse verbalizzata la mia totale adesione all’odierna risoluzione.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, penso che ancora una volta questa sia una di quelle relazioni apprezzabile per molti. Nella battaglia per una migliore conservazione dell’energia e un suo uso più efficiente, credo che tutti vogliamo vedere più prodotti efficienti dal punto di vista energetico. Devo però nuovamente richiamare l’attenzione sul fatto che in quest’Aula dovremmo dare l’esempio.
Se parliamo di efficienza energetica, dobbiamo prima di tutto intervenire all’interno della nostra stessa istituzione. Il parlamento europeo ha tre sedi, di cui due edifici a uso del Parlamento e un edificio amministrativo, uno a Bruxelles, uno a Strasburgo e uno a Lussemburgo. Ciò dimostra chiaramente che noi stessi non stiamo percorrendo la via dell’efficienza energetica.
E’ tempo di dare l’esempio. E’ tempo di rendere prioritaria la battaglia per l’efficienza energetica. Dobbiamo chiudere il Parlamento di Strasburgo, chiudere la sede amministrativa a Lussemburgo e stare a Bruxelles.
Michl Ebner (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, ho chiesto di intervenire perché i pagamenti transfrontalieri, estremamente vantaggiosi, sono un segnale del fatto che, agendo in maniera positiva ed eliminando barriere, l’Unione europea si sta consapevolmente accostando ai cittadini con l’elaborazione di regolamenti che semplificheranno la loro vita quotidiana. Sono fermamente convinto della validità di questa relazione e dunque persuaso che abbiamo compiuto un passo avanti significativo per agevolare le attività all’interno dell’Unione europea. Spero che ciò costituisca un precedente per altri settori.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, spero che rilasciando la mia dichiarazione di voto non provocherò le solite futili risposte che ci si possono aspettare dall’altra parte della Camera.
Penso che tutti concordiamo sulla necessità di affrontare il problema dell’evasione fiscale. Nel contempo, però, è comprensibile che imprenditori che lavorano duramente, creando posti di lavoro e ricchezza per gli altri, nel momento in cui si vedono pesantemente tassati, vogliano legalmente trasferire il proprio denaro laddove vi sono regimi di tassazione meno penalizzanti.
Tutti conveniamo sull’esigenza di combattere la frode, ma vi invito a non adottare misure severe per i trasferimenti di denaro legali. Potremmo pensare che a seguito di tali interventi i regimi di tassazione ridotta scomparirebbero, per cui tutti pagherebbero imposte superiori. So che questa ipotesi incontra molto favore, soprattutto dall’altro lato della Camera. Dobbiamo però anche prendere atto delle conseguenze impreviste che le nostre azioni possono talvolta comportare e se cerchiamo di penalizzare molto i regimi di tassazione ridotta e le aree in cui l’imposizione fiscale è inferiore, anziché spostare da un paese all’altro soltanto il denaro finiremo per spazzare via dall’Europa capitale, innovazione e imprenditorialità, elementi tutti assolutamente indispensabili.
Astrid Lulling (PPE-DE). – (FR) Signora Presidente, ovviamente ho votato contro la relazione Hamon, che è addirittura peggiore della proposta della Commissione sulla tassazione del risparmio perché, contro ogni logica, una maggioranza del Parlamento, per quanto ben lungi dal rappresentare la maggioranza dei membri di questa Camera, ha votato per abolire il sistema della ritenuta alla fonte, che funziona, per mantenere in essere soltanto il sistema dello scambio di informazioni, che è costoso, burocratico e inefficiente. Tutto questo è imperscrutabile!
Voglio pensare che la maggior parte dei colleghi non avesse una conoscenza sufficiente della questione, altrimenti non avrebbe potuto votare per abolire un sistema efficiente, economico, in grado di assicurare che chiunque paghi le imposte sul reddito da capitale, anziché propendere per lo scambio di informazioni.
L’onorevole Hamon mi ha detto che non gli interessa affatto che tutti paghino le tasse. L’altra sera mi ha detto: “Voglio sapere che i francesi…
(Il presidente interrompe l’oratore)
Gay Mitchell (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, è la stessa questione della libertà di voto. In linea di principio non ho nulla da obiettare al sistema della ritenuta alla fonte, ma penso che si debba affermare con chiarezza che l’evasione fiscale è inaccettabile.
Concordo con i commenti formulati in merito al fatto che la concorrenza fiscale è positiva. Anch’io penso che lo sia. Credo che chiunque analizzi la questione in maniera indipendente debba giungere alla medesima conclusione. Spesso alcuni dicono che per noi è facile perché in Irlanda abbiamo un’imposta sul reddito delle persone giuridiche del 12,5 per cento. A queste persone io domando perché non hanno anche loro nel loro paese un’imposta sul reddito delle persone giuridiche del 12,5 per cento se questo è il problema. La questione comunque è stata sollevata e dobbiamo affermare con chiarezza la nostra posizione in merito all’evasione fiscale. Si tratta di un reato penale e dobbiamo realmente assicurarci che non si creino rapporti troppo stretti con chi pratica queste forme di evasione.
In passato abbiamo visto dove hanno portato il mondo finanziario regolamentazioni e pratiche non corrette. Pertanto, in linea di principio non sono contrario alla ritenuta alla fonte, ma vorrei che si dicesse con chiarezza che dobbiamo agire in maniera decisamente più risoluta in merito all’intera questione dell’evasione fiscale.
Zita Pleštinská, a nome del gruppo PPE-DE. – (SK) Signora Presidente, il mio gruppo politico, il PPE-DE, accoglie con favore il risultato dell’odierna votazione sulla relazione Neris che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione.
L’approvazione in prima lettura con il Consiglio non è stata possibile perché alcuni Stati membri non concordavano con una dichiarazione di conformità obbligatoria. Il voto di oggi stabilisce la posizione del Parlamento europeo su alcuni temi politicamente delicati, specialmente il marchio CE, che dovrebbe persuadere il Consiglio a raggiungere una posizione comune seguita dall’approvazione del Parlamento europeo e della Commissione in seconda lettura.
Il mio gruppo politico, il PPE-DE, di concerto con i gruppi PSE, ALDE e Verts/ALE, ha soltanto sostenuto miglioramenti tecnici al testo e attraverso le nostre ulteriori proposte di emendamento abbiamo portato il testo adottato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori più vicino al testo di lavoro del Consiglio. Il PPE-DE non ha appoggiato gli emendamenti nn. 17 e 54 adottati in commissione perché ha concordato con la proposta della Commissione. Siamo infatti contrari all’introduzione di marchi intrastatali perché costituiscono una barriera al mercato interno e conveniamo sul fatto che gli Stati membri debbano eliminare tutti i riferimenti nazionali che comprovano la conformità diversi dal marchio CE.
Sono lieta che questa posizione sia stata chiaramente appoggiata dal commissario Verheugen nel corso della discussione di ieri. Auguro a questa legislazione il successo che merita.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signora Presidente, questa risoluzione indubbiamente contiene alcuni elementi positivi, come l’invito a rafforzare il mandato di Frontex e intraprendere iniziative per una politica di sicurezza interna europea che dovrebbe integrare i piani di sicurezza nazionali. Alla fine ho deciso però di votare contro la risoluzione perché trovo assolutamente inaccettabile che questo Parlamento, che dopo tutto dovrebbe rappresentare i cittadini europei, resti tenacemente abbarbicato al trattato di Lisbona. L’invito a formulare proposte appena possibile per rendere più semplice l’importazione di lavoratori stranieri non ha raccolto neanch’esso la mia approvazione e a mio avviso doveva essere bocciato.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, come altri in quest’Aula, accolgo con favore la nuova tendenza a rilanciare il trattato di non proliferazione nucleare, ivi compresa la risoluzione del Consiglio di sicurezza di colmare le lacune del quadro giuridico esistente.
Rifiuto tuttavia l’implicazione diretta contenuta nella relazione che l’Unione europea debba sostituirsi ai principali Stati membri come principale interlocutore in questo specifico processo. Trovo del tutto fuori luogo cercare di convincerci che dovrebbe estendere i suoi tentacoli in questo ambito, soprattutto alla luce del fatto che soltanto due Stati membri possiedono armi nucleari e altri quattro partecipano alla condivisione delle armi nucleari della NATO.
La presente relazione è più interessata a cogliere l’opportunità di sostituire gli Stati membri attorno all’ambito tavolo della governance internazionale anziché prestare sufficiente attenzione al pericolo della proliferazione posto da terroristi e Stati canaglia.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, penso che se parliamo di principi essenziali, tutti concordiamo sul fatto che le armi nucleari sono deprecabili e tutti concordiamo nell’affermare che la guerra non è una buona cosa. Sono affermazioni direi quasi ovvie. Per dirla con il grande filosofo Edwin Starr, a che cosa serve la guerra? Assolutamente a nulla.
Tuttavia, tornando all’oggetto della nostra discussione, dobbiamo porci il seguente interrogativo: l’Unione europea deve realmente sostituirsi ai due Stati membri nucleari nell’intero processo di non proliferazione, vista la mancanza di competenze esistente al di fuori di quegli Stati membri? Non è prematuro suggerire che il Regno Unito smantelli la produzione di materiale fissile visto che tanto di questo materiale può finire nelle mani dei terroristi e di altri Stati canaglia?
Questa è solo una lotta di potere che di fatto indebolirà la battaglia contro la proliferazione nucleare, per cui dovremmo lasciare perdere questa battaglia per la supremazia e affrontare concretamente il problema in sé.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, un paio di settimane fa stavo consumando uno dei miei piatti preferiti al curry nel villaggio di Long Buckby, nei pressi del posto in cui abito, in compagnia di un gruppo di persone nuove alla politica con le quali ho intavolato una discussione politica. Come tutti, e voi certamente lo saprete, di fronte a un membro del Parlamento europeo si iniziano inevitabilmente a pensare varie cose. In primo luogo, si pensa che il parlamentare in questione abbia trovato la gallina dalle uova d’oro e non si preoccupi realmente dell’uomo della strada. In secondo luogo, si pensa che l’Europa non funziona a causa dell’eccessiva regolamentazione. Forse in alcuni casi non a torto. Per i regolamenti si dovrebbe procedere a un’analisi dei costi e dei benefici. Resta il fatto che non sono attuati in maniera corretta e sicuramente non in maniera uniforme nell’intera Unione.
L’odierna relazione parla del controllo dell’applicazione del diritto comunitario, che è sicuramente un intervento utile. Se consultiamo il sito web di Eurobarometro, ci rendiamo conto del numero di procedure di infrazione che la Commissione intraprende contro singoli Stati membri. Tuttavia, questa attuazione non corretta e disomogenea rappresenta uno dei maggiori problemi che le persone in questa Camera diverse da me, ossia eurofile anziché euroscettiche, dovranno in futuro affrontare.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, anche in questo caso penso che vi sia spazio per un consenso su questo tema, prescindendo dal fatto che si sia scettici in merito alla futura integrazione europea o che si voglia vedere il proprio paese integrato in uno Stato sopranazionale. Sono persuaso che oggi tutti concordiamo sul fatto che siamo membri dell’Unione europea e dobbiamo conformarci al diritto comunitario perché frutto di un corrispondente processo, frutto di discussioni e iter giuridici.
Abbiamo dunque bisogno di un controllo migliore dall’applicazione del diritto comunitario. Nessuno può negarlo. Pertanto, visto che a Londra alcuni miei elettori, commercianti di formaggio, lamentano il fatto di aver dovuto investire somme ingenti per assicurarsi, per esempio, che le strutture di cui si avvalgono per vendere il formaggio rispettino gli standard comunitari tanto decantati dai funzionari pubblici britannici, salvo poi scoprire recandosi in altri Stati membri che il formaggio viene venduto senza alcun problema nei mercatini di strada mezzo sciolto, interrogandosi ovviamente sull’applicazione delle leggi comunitarie in altri paesi, è giunto il momento per noi di dimostrare che siamo rigorosi in merito all’applicazione del diritto comunitario nell’intera Unione europea.
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Richard Corbett (PSE). – (EN) Signora Presidente, mi domando semplicemente se sia effettivamente corretto che l’onorevole Kamall abbia invitato il Parlamento europeo a ignorare i trattati, disattendere i suoi obblighi di legge e accrescere di fatto i poteri del Parlamento affrontando la questione delle tre sedi. Il collega sa perfettamente che, purtroppo, sono i governi degli Stati membri che decidono in merito alle sedi delle istituzioni e, purtroppo, proprio sotto la presidenza dell’ex leader del partito del collega, John Major, al vertice di Edimburgo del 1992, essi hanno imposto al Parlamento europeo l’obbligo legale di tenere 12 tornate all’anno a Strasburgo.
Per quanto tutto questo non sia auspicabile, sicuramente la risposta non consiste nell’infrangere la legge. La risposta consiste invece nel chiedere ai governi di rivedere quell’infelice decisione presa, come ho detto, sotto la guida dell’ex leader del suo partito.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo sui diritti delle donne in Afghanistan perché ritengo che il nuovo disegno di legge sullo stato personale delle donne sciite sia inaccettabile. Tale legislazione, recentemente approvata da ambedue le camere del parlamento afghano, impone notevoli restrizioni alla libera circolazione delle donne, legittima la “violenza carnale” in ambito coniugale e promuove la discriminazione nei confronti delle donne per quanto concerne matrimonio, divorzio, eredità e accesso all’istruzione. Tutto questo non è compatibile né con gli standard internazionali in materia di diritti umani in generale né con la necessità di tutelare i diritti delle donne.
Credo che l’Unione europea debba trasmettere un segnale chiaro che tale disegno di legge deve essere abrogato in quanto il suo contenuto contraddice il principio della parità di genere sancito dalle convenzioni internazionali.
Sostegno al Tribunale speciale per la Sierra Leone (RC-B6-0242/2009)
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione sul sostegno al tribunale speciale per la Sierra Leone in quanto è fondamentale garantire che gli autori di crimini violenti in violazione del diritto umanitario internazionale, e segnatamente di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, siano puniti e scontino la condanna.
Istituito nel 2000 dalle Nazioni Unite e dal governo della Sierra Leone, questo è stato il primo tribunale internazionale a essere finanziato da contributi volontari, il primo a essere costituito in un paese in cui i presunti crimini sono stati perpetrati e il primo ad accusare un capo di Stato africano in carica per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Situazione umanitaria dei rifugiati del campo di Ashraf (RC-B6-0248/2009)
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) I rifugiati del campo di Ashraf sono uno dei volti visibili dell’oppressione del regime iraniano e della resistenza a questa violenza.
Il nesso che la gente ha ripetutamente tentato di stabilire tra membri della resistenza iraniana e terrorismo è ingiustificato come giornali, politici e tribunali hanno potuto dimostrare. Viceversa, la situazione del campo di Ashraf è di pubblico dominio e molte persone, tra cui deputati e giornalisti, lo hanno visitato potendo trarre le proprie conclusioni. I rifugiati del campo di Ashraf sono protetti dalla convenzione di Ginevra. Per questo il segnale inviato dal Parlamento europeo è estremamente importante. I rifugiati di Ashraf hanno il diritto di essere protetti e non essere consegnati, in alcun caso, al regime iraniano. E’ una questione che riguarda il più basilare rispetto dei diritti dell’uomo. Speriamo dunque che l’odierna risoluzione dia i suoi frutti.
Infine, vorrei soltanto formulare un ultimo commento in merito al regime iraniano. E’ essenziale che agli errori commessi all’inizio e durante l’intervento degli alleati degli Stati Uniti in Iraq non si sommino errori commessi nella fase di ritiro. Se alla fine del processo il regime fondamentalista iraniano avrà rafforzato la propria influenza nella regione, soprattutto controllando gli affari interni dell’Iraq, la regione si ritroverà ancora più lontana dalla pace e il mondo si vedrà confrontato con una minaccia ancora più grave.
Toomas Savi (ALDE), per iscritto. − (EN) Ho incoraggiato tutti i colleghi liberali a votare contro gli emendamenti dei Verts/ALE e del PSE perché il progetto di risoluzione era già ben equilibrato e gli emendamenti non concordavano con lo spirito e l’essenza della risoluzione.
Criticare e accusare il PMOI, uno dei movimenti di opposizione più prominenti del popolo iraniano, senza prove materiali somiglia in modo preoccupante a un tentativo di acquietare il regime autoritario della Repubblica islamica dell’Iran. Non riesco a immaginare come ci si possa sentire a proprio agio nel fare una concessione a questo regime oppressivo sostenendo emendamenti che offrono l’occasione all’Iran di attaccare e indebolire un movimento di opposizione che si è battuto per i diritti dell’uomo e la democrazia in Iran.
Vorrei ringraziare tutti i colleghi che hanno appoggiato il progetto di risoluzione originario, il quale non metteva in alcun modo a repentaglio la vita e l’integrità dei rifugiati del campo di Ashraf. Dobbiamo indurre un regime di transizione in Iran che garantisca pace e sicurezza in una regione che da decenni è una delle più instabili e imprevedibili.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Presidente, il mio voto è favorevole.
Negli ultimi decenni la tendenza a considerare il problema delle persone con disabilità in una prospettiva basata sui diritti è maturata e si è ampiamente affermata a livello internazionale.
Il rispetto dei diritti dei disabili è stato da sempre uno degli argomenti cardine della politica sociale europea e in questo senso la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti umani costituisce un passo in avanti su questa rotta.
I principi della convenzione sono il rispetto della dignità, l'autonomia, la libertà di scelta, l'indipendenza, la non discriminazione, l'inclusione sociale, il rispetto delle differenze, le pari opportunità, l'accessibilità e la parità tra uomini e donne.
Particolarmente importanti, al fine di favorire l'inclusione sociale sono gli articoli 24, 27 e 28 riguardanti tematiche legate all'istruzione, all'occupazione e alla protezione sociale. Auspico quindi che la convenzione possa passare con il massimo dei voti e che tutti gli Stati membri ratifichino al più presto il provvedimento.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Jeleva sulla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, la cui responsabilità sarà per la prima volta condivisa tra la Comunità e i suoi Stati membri in quanto difende il rispetto della dignità e dell’autonomia individuale promuovendo la non discriminazione, l’inclusione nella società e accettazione dei disabili come parte della diversità umana.
Mieczysław Edmund Janowski (UEN), per iscritto. – (PL) Ho votato a favore dell’adozione della relazione Jeleva sulla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Per me questi temi sono particolarmente importanti, come ho dimostrato molte volte, per esempio alle riunioni di ciò che è noto come il parlamento di rivalorizzazione del voivodato della Subcarpazia. Ve ne sono state 18.
Sottolineo in ogni occasione che i disabili devono essere trattati esattamente come le persone senza disabilità, il che significa non soltanto con nobili dichiarazioni e provvedimenti di legge, ma soprattutto nelle questioni pratiche della vita quotidiana. I principi della convenzione sono: rispetto della dignità intrinseca, rispetto dell’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere scelte proprie, e rispetto dell’indipendenza delle persone, non discriminazione, piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, rispetto della differenza e accettazione dei disabili come parte della diversità umana e dell’umanità, pari opportunità, accessibilità, uguaglianza tra uomini e donne, rispetto delle capacità evolutive dei bambini con disabilità e rispetto dei diritti dei bambini con disabilità per preservarne l’identità.
In tale contesto, penso che le disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità siano estremamente positive. Nell’Unione esse riguardano circa 50 milioni di persone e nell’intero mondo il numero stimato è pari a 650 milioni.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il partito comunista ellenico non ha votato a favore della relazione sulla conclusione, da parte dell’Unione europea, della convenzione e del protocollo addizionale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità perché ritiene che l’Unione non abbia il diritto di firmare e ratificare tali accordi con l’ONU per conto dei 27 Stati membri. La firma da parte dell’Unione viola ogni concetto di indipendenza e sovranità degli Stati membri della Comunità, che sono membri delle Nazioni Unite e hanno il diritto e l’obbligo di firmare. Nel caso specifico, il partito comunista greco sostiene la convenzione e il protocollo addizionale sui diritti delle persone con disabilità e l’obbligo degli Stati membri di applicarlo nonostante l’argomento rientri nella politica generale dei paesi capitalisti, che attuano una politica inumana nei confronti delle persone che hanno bisogno di particolare cura.
Richard James Ashworth (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici condividono in una certa misura le preoccupazioni espresse nella relazione circa il fatto che esistono gravi problemi in materia di libertà civili correlati ad alcuni abusi nella pratica di definizione di profili in un numero ristretto di casi e accoglie con favore il fatto che il Parlamento europeo stia cercando di richiamare su tale aspetto l’attenzione dei governi degli Stati membri. Riteniamo tuttavia che le nostre autorità incaricate dell’applicazione della legge debbano poter usare strumenti adeguati per assolvere efficacemente i propri compiti, di cui uno è la definizione di profili, soprattutto basata sull’intelligence.
Non abbiamo però potuto sostenere questo specifico testo in quanto il tono, specialmente dei considerando, non è equilibrato e risulta eccessivamente allarmista. La relazione esorta a rispettare il principio della proporzionalità, il che è motivo di particolare rammarico, visto che questo stesso principio è stato del tutto trascurato nello stilare la relazione.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Presidente, il mio voto è favorevole.
Uno degli obblighi cui deve ottemperare un qualsiasi Stato di diritto è quello secondo il quale le attività di prevenzione al livello di sicurezza civile devono essere effettuate non in base all' identità etnica di una persona, bensì in relazione alla condotta da essa tenuta.
Eticamente parlando, un qualsiasi soggetto non può e non deve in alcun modo essere posto in stato di fermo se non in presenza di atti che lo accusino o lo rendano colpevole. Per arginare il problema dell'immigrazione e del terrorismo oggi si è arrivati all'elaborazione delle cosiddette "definizioni di profili": metodo questo definito dalle organizzazioni di polizia e in grado di identificare preventivamente associazioni di persone considerate potenziali fautori di azioni terroristiche e criminali. Uno dei più efficaci metodi di "definizione di profili" prende il nome di "data mining", e consiste nella ricerca, tramite banche dati computerizzate, di persone attraverso indici precostituiti in base alla razza, all'etnia, alla religione e alla nazionalità.
La nostra attività dovrà consistere nel regolare "la definizione di profili" tramite parametri giuridici che abbiano l'accortezza di garantire i diritti di qualsiasi uomo, a prescindere dalla sua razza o dalla sua religione.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La definizione di profili è già utilizzata in molti ambiti dal mantenimento della pace al controllo amministrativo e doganale delle frontiere, come anche nella lotta al terrorismo.
Vi è un crescente interesse per l’uso di tale tecnica investigativa basata sulla raccolta di informazioni in merito agli individui attingendo da varie fonti, che possono comprendere dati sensibili come l’origine etnica, la razza, la nazionalità o la religione.
Tuttavia, l’uso di tali tecniche si è notevolmente sviluppato senza che vi sia stata prima l’opportunità di dibatterne e giungere a una conclusione in merito alle modalità e ai momenti in cui possono essere utilizzate, nonché alle circostanze in cui il loro impiego può considerarsi necessario, legittimo e proporzionato.
E’ anche chiaro che occorre istituire i necessari meccanismi di salvaguardia per proteggere i diritti e le libertà fondamentali dei singoli.
La situazione è ancor più preoccupante se si considera che devono esservi riferimenti incrociati tra i vari database come SIS II (sistema di informazione di Schengen), VIS (sistema di informazione sui visti) e Eurodac.
Mi complimento pertanto con la relatrice, onorevole Ludford, per la sua iniziativa e l’opportunità che ci ha offerto di intraprendere questa discussione partendo da una relazione che giudico decisamente equilibrata e rispettosa degli impegni tra noi negoziati.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La lista di giugno appoggia la formulazione che esprime la necessità di affrontare in una discussione politica il tema della definizione dei profili svolta mediante un’estrazione automatizzata di dati poiché esula dalla norma generale secondo cui le decisioni relative alla lotta alla criminalità devono basarsi sul comportamento di un soggetto. Siamo fortemente contrari alla definizione di profili sulla base di elementi etnici, che comporta l’uso arbitrario di informazioni da parte delle autorità sulla base, tra l’altro, della razza, del colore della pelle, della lingua, della religione, della nazionalità o dell’origine etnica, poiché intravediamo un rischio ovvio che persone innocenti possano essere oggetto di detenzione arbitraria.
Non crediamo però che il problema possa essere risolto in maniera ottimale a livello di Unione europea. Dovrebbe invece essere risolto a livello nazionale mediante accordi e convenzioni internazionali, forse tramite le Nazioni Unite.
Siamo dunque favorevoli alla formulazione della presente relazione, ma per i motivi appena esposti abbiamo scelto di votare contro il documento nel suo complesso.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione si occupa del metodo utilizzato dai meccanismi repressivi e dai servizi segreti nell’Unione europea sulla base degli standard di meccanismi analoghi esistenti negli Stati Uniti per standardizzare e classificare le persone come sospette di “terrorismo” e attività criminale sulla base della loro origine etnica o della loro razza, del loro comportamento, del loro credo politico, sociale, religioso e ideologico e della loro azione sociale. Ovviamente tale metodo è tutt’altro che nuovo. I meccanismi repressivi della borghesia hanno una lunga storia di attività criminale contro i comunisti e i combattenti sociali per i quali tale classificazione veniva usata allo scopo di etichettarli come pericolosi per “la sicurezza e l’ordine pubblico”. Oggi, con il pretesto del “terrorismo”, sono stati riesumati dai tempi oscuri della storia della borghesia in Europa.
Benché la relazione assuma una posizione critica nei confronti di tali metodi, essa si rifiuta di condannarli categoricamente chiedendo che siano immediatamente vietati, considerandoli invece metodi legittimi di indagine per la polizia, sempre che siano soggetti a rigide condizioni e limiti rigorosi. Non vi sono garanzie e limiti per tali metodi di stampo fascista né ve ne potrebbero essere.
Per questo il partito comunista greco ha votato contro la relazione invitando i lavoratori a levare il capo e, con la disobbedienza, spezzare e rovesciare un’Unione europea di repressione, persecuzioni, terrorismo e violazioni delle libertà e dei diritti democratici.
Richard James Ashworth (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici appoggiano ogni iniziativa volta a garantire il successo nella lotta alla frode nel quadro del bilancio dell’Unione. A riguardo, la relazione contiene una serie di proposte sensate, tra cui il rafforzamento dell’indipendenza dell’OLAF.
Vogliamo tuttavia affermare con chiarezza la nostra opposizione alla creazione di un procuratore europeo e, dunque, alla proposta contenuta nel paragrafo 57 della relazione.
- Raccomandazione per la seconda lettura Bart Staes (A6-0256/2009)
Richard Corbett (PSE), per iscritto. − (EN) La scorsa settimana mi sono recato presso l’orticoltore Johnson of Wixley nella mia circoscrizione, che ha espresso preoccupazioni in merito ad alcuni elementi del recente pacchetto sui pesticidi e soprattutto ai rigidi criteri di interdizione di alcuni pesticidi per i quali non esistono ancora sostituti.
Mi compiaccio tuttavia per il fatto che in questo caso la proposta pare meno controversa. Grazie all’apparente consenso emerso tra Parlamento e Consiglio, ho potuto appoggiare il testo del Consiglio e gli emendamenti concordati, anche se questi ultimi alla fine non sono stati adottati.
La raccolta e la divulgazione regolare di dati sull’uso dei pesticidi dovrebbe contribuire a sensibilizzare ulteriormente al loro impiego e al loro controllo, nonché svolgere un ruolo piccolo ma significativo nel garantire che i pesticidi siano sicuri sia per la salute umana sia per l’ambiente, evitando nel contempo le preoccupazioni espresse in merito al precedente pacchetto.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore degli emendamenti alla raccomandazione per la seconda lettura della relazione concernente le statistiche sui prodotti fitosanitari. Ritengo che tale relazione integrerà le iniziative esistenti in materia di pesticidi concordate alla fine dello scorso anno.
La relazione apporta molte modifiche importanti come, per esempio, la sostituzione dell’espressione “prodotti fitosanitari” al termine “pesticidi”, l’ampliamento dell’ambito di applicazione per includervi i prodotti biocidi e l’inserimento dei pesticidi per usi commerciali non agricoli. Con tale regolamento l’Unione garantirà un uso nettamente più sicuro dei pesticidi.
Christa Klaß (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Il regolamento concernente le statistiche sui prodotti fitosanitari fa parte della revisione della politica europea in materia di prodotti fitosanitari, nella quale rientrano anche il regolamento di approvazione e la direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi, adottati all’inizio dell’anno.
L’obiettivo è contenere il più possibile gli effetti negativi dei prodotti fitosanitari riducendo i rischi. Per misurare tali effetti abbiamo bisogno di indicatori e per sviluppare tali indicatori ci occorrono dati affidabili, ottenuti sulla base di statistiche, che garantiscano una raffrontabilità tra Stati membri. Per questo ho votato a favore della relazione. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che soltanto coloro che commercializzano i prodotti nel rispetto dei regolamenti forniranno dati. Relazioni aggiornate sul commercio illegale di pesticidi in Europa lasciano intendere che ciò va tenuto maggiormente presente nelle nostre prospettive. Lo stesso dicasi per l’importazione di prodotti da paesi terzi. Dobbiamo rafforzare i controlli al riguardo.
La nostra rigorosa procedura di approvazione europea garantisce la completa protezione di persone e ambiente. Chiunque venda o utilizzi prodotti fitosanitari senza approvazione e chiunque non controlli adeguatamente i limiti di residui non soltanto crea rischi evitabili, ma discredita il fabbricante del prodotto e il settore agricolo nel suo complesso. Le normative esistenti forniscono al riguardo un livello di tutela sufficiente. Occorre però rispettarle e controllarne l’applicazione.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta relativa alla progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia perché gli attuali modelli di consumo producono un notevole impatto sull’ambiente, soprattutto attraverso l’emissione di gas a effetto serra e inquinamento.
Ritengo importante modificare le abitudini di produzione e consumo senza che ciò implichi costi ulteriori notevoli a carico di imprese e nuclei familiari.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione volta a promuovere la circolazione e l’uso di questo tipo di prodotti. L’adozione di un linguaggio tecnico comune per indicare le prestazioni dei prodotti da costruzione chiarisce e semplifica le condizioni di accesso al marchio CE garantendo una maggiore sicurezza agli utilizzatori.
Zuzana Roithová (PPE-DE), per iscritto. – (CS) Sono particolarmente lieta che l’odierna plenaria abbia colmato alcune gravi lacune della proposta di regolamento che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione, introdotte nella norma tecnica dal relatore socialista. La relatrice ombra Zita Pleštinská merita il nostro plauso. Grazie alla sua esperienza maturata nel settore e alla sua diligenza in sede di commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, l’attuale versione è una norma professionale. Attraverso l’armonizzazione e il marchio CE per la produzione in lotti si otterrà una semplificazione e una riduzione dei costi, soprattutto per le piccole imprese. I requisiti diversi dei 27 Stati membri non saranno più validi. Il marchio di conformità CE per la produzione in lotti fornisce una garanzia sufficiente della conformità dei prodotti agli standard europei. Per i prototipi e i prodotti oggetto di singola lavorazione non è necessario procedere a un’armonizzazione. Soltanto se i prodotti da costruzione sono importati in paesi per esempio a rischio sismico dovranno soddisfare anche i requisiti per le corrispondenti condizioni specifiche. Apprezzo il sostegno manifestato a tale versione dalla presidenza ceca.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Grazie Presidente. Il mio voto è favorevole.
Il regolamento (CE) n. 2560/2001 ha come fulcro della sua trattazione i cosiddetti bonifici transfrontalieri e le operazioni di pagamento elettronico transfrontaliere. Questo regolamento venne approvato il 19 dicembre 2001 e ha lo scopo di garantire che il costo di un pagamento transfrontaliero sia lo stesso di un pagamento effettuato all'interno di un Stato membro.
Fino al 1° gennaio 2006 esso si applicava solamente ai bonifici, ai prelievi da distributori automatici e ai pagamenti effettuati attraverso carta di debito e di credito che arrivavano fino ad un importo pari ai 12.500 euro nei paesi dell'UE, mentre, dalla data sopra indicata, si può effettuare fino ad un importo di 50 000 euro. Questo cambiamento ha fatto si che si creasse una diminuzione di prezzi e una maggiore concorrenza nei mercati dei servizi di pagamento. Il regolamento (CE) n. 2560/2001 ha però anche dei limiti, come la mancata definizione di “pagamenti corrispondenti” e la mancata introduzione della clausola di riesame, sui quali bisognerebbe intervenire immediatamente.
Concludiamo dicendo che siamo favorevoli alle proposte di aggiornamento e modifica del regolamento (CE) n. 2560/2001, in quanto è un nostro dovere rendere più agevoli e più economiche le operazioni di pagamenti transfrontalieri.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Schnellhardt sulla proposta di regolamento recante norme sanitarie relative ai prodotti di origine animale non destinati al consumo umano in quanto ritengo che i suggerimenti formulati nel documento miglioreranno notevolmente la sicurezza di tali prodotti, in particolare garantendo la rintracciabilità nell’intero processo di trattamento. La sicurezza alimentare e la protezione dei consumatori nell’Unione europea ne risulteranno pertanto rafforzate.
Véronique Mathieu (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La presente relazione consentirà all’Unione europea di dotarsi di un quadro legislativo più preciso con il quale innalzare il livello di sicurezza nell’intera catena di produzione e distribuzione alimentare. I meriti di tale testo consistono nel fatto che propone un metodo basato più sui rischi e i controlli, rendendo i regolamenti sui sottoprodotti di origine animale e la legislazione sull’igiene più coerenti, oltre a introdurre contestualmente ulteriori norme in materia di rintracciabilità dei sottoprodotti di origine animale.
Posso anche dirvi che la presente relazione dell’onorevole Schnellhardt sull’igiene dei prodotti alimentari (2002) ha prodotto un impatto estremamente positivo rendendo il settore europeo della cacciagione consapevole delle sue responsabilità. Il recepimento di tale regolamento nel diritto nazionale ha comportato nel concreto ricadute positive, tra cui il miglioramento della formazione di sette milioni di cacciatori europei che, operando sempre in quell’ambiente, sono in grado di rilevare rapidamente ed efficacemente crisi sanitarie riguardanti la fauna selvatica.
Sostengo pertanto la relazione, che consentirà all’Unione europea di anticipare meglio e reagire più opportunamente a qualunque potenziale crisi alimentare associata ai prodotti di origine animale.
Rovana Plumb (PSE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione perché in Romania, come in altri Stati membri, talvolta dobbiamo confrontarci con crisi che interessano la sicurezza sanitaria pubblica e animale in relazione a prodotti animali, come l’encefalopatia spongiforme bovina, la diossina, la peste suina e l’afta epizootica. Tali crisi comportano anche un impatto negativo più ampio sulla situazione socioeconomica degli agricoltori e dei settori industriali interessati, tra cui un calo della fiducia del consumatore nella sicurezza dei prodotti animali. L’insorgenza di malattie può anche produrre conseguenze sull’ambiente. Si pensi allo smaltimento dei corpi e alla biodiversità. Avevamo bisogno di rivedere la regolamentazione sui sottoprodotti animali non destinati al consumo umano da un punto di vista legislativo.
Ciò pertanto risolverà i problemi legati alle diverse interpretazioni dell’ambito di applicazione del regolamento e le difficoltà conseguenti come la distorsione della concorrenza e i diversi livelli di protezione dai rischi per la salute pubblica e animale; la classificazione dei sottoprodotti di origine animale maggiormente basata sui rischi; la chiarificazione delle deroghe (per esempio, impatto dei sottoprodotti di origine animale sulla ricerca, l’insorgenza di malattie, le catastrofi naturali); la riduzione dell’onere amministrativo eliminando la duplicazione dei permessi per alcuni tipi di unità economiche.
La revisione sostiene i principi utilizzati per regolamentare nell’Unione europea l’uso, lo smaltimento, la rintracciabilità e la distribuzione dei sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano, garantendo in tal modo un alto livello di sicurezza alimentare e protezione dei consumatori.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) La presente relazione riguarda il progetto di risoluzione legislativa del Parlamento europeo sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2003/48/CE in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamento di interessi.
Ho votato a favore di tale relazione perché rafforza i principi della trasparenza e della giustizia fiscale.
Robert Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) La relazione Hamon sostiene l’uso generalizzato dello scambio di informazioni, che è un sistema burocratico e, in ultima analisi, inefficiente. Personalmente sono a favore della ritenuta alla fonte che consente a ogni cittadino di pagare le proprie imposte allo Stato membro di cui è contribuente versando un’aliquota ragionevole (20 o anche 25 per cento). Tale imposta dovrebbe essere applicata alle persone fisiche e giuridiche, prelevata alla fonte dall’organismo finanziario che gestisce il denaro (titoli, obbligazioni, eccetera) e trasferita all’agenzia delle entrate di competenza del contribuente. Idealmente dovrebbe diventare una risorsa comunitaria.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) E’ fondamentale affrontare il problema delle frodi fiscali negli Stati membri dell’Unione europea. Tuttavia, la proposta della Commissione e la relazione della commissione sono sovraccariche di parole che, se dovessero essere sostenute da questa Camera, contribuirebbero soltanto a un’eccessiva regolamentazione della cooperazione comunitaria.
Abbiamo votato contro la relazione nel suo complesso e chiediamo un’attenta revisione dell’intera proposta legislativa.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Sono favorevole alla proposta concernente la tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi al fine di colmare le lacune esistenti ed eliminare il fenomeno dell’evasione fiscale. L’esperienza ci ha dimostrato che l’attuale direttiva può essere elusa consentendo ai più ricchi di evadere le tasse, mentre coloro che guadagnano molto meno continuano a pagarle. Tale proposta contribuirà a porre fine a tale situazione.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) La presente relazione riconosce la reazione dei leader globali secondo cui i paradisi fiscali sono parte di un’economia globale, che dovrebbe contribuire positivamente a interessi più ampi. Molto lavoro è stato svolto per quanto concerne le ritenute alla fonte e la presente relazione si somma all’attuale interesse migliorando la trasparenza del risparmio e le operazioni in questi paradisi fiscali. E’ particolarmente importante per affrontare la questione dell’elusione fiscale delle persone fisiche e giuridiche.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) E’ estremamente importante creare sistemi solidi che impediscano le frodi fiscali. Ciò vale in particolare per l’imposta sul valore aggiunto. Riteniamo tuttavia che, nella forma attuale, la proposta della Commissione e la relazione sottoposta alla nostra attenzione sollevino più interrogativi di quelli ai quali danno risposta. L’Unione europea si è prefissa l’ambizione a lungo termine di ridurre il fardello normativo. La proposta della Commissione pare puntare nella direzione opposta e corre il rischio di aumentare tale onere, specialmente per le piccole imprese europee. La proposta contiene inoltre formulazioni che richiederebbero profonde modifiche della legislazione svedese.
Abbiamo deciso di votare contro la relazione in prima lettura, ma nondimeno confidiamo che la proposta originaria della Commissione possa essere ulteriormente sviluppata in maniera costruttiva.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Il partito laburista al Parlamento europeo accoglie con favore la relazione riguardante l’evasione fiscale connessa all’importazione e altre operazioni transfrontaliere. Sebbene l’IVA sia talvolta complessa, i suoi effetti transfrontalieri possono causare problemi specifici che la presente relazione contribuisce a identificare e chiarire.
- Meccanismo di sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti degli Stati membri (B6-0256/2009)
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Il partito laburista al Parlamento europeo può appoggiare la presente relazione in termini di più ampia prospettiva degli interventi economici degli Stati membri durante l’attuale crisi economica. Sebbene le eurobond possano considerarsi un’idea intelligente in grado di mettere fondi a disposizione dei governi, non pare esservi alcuna base giuridica per conseguire tale obiettivo, per cui pare improbabile che tale opzione possa essere esercitata.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sui nanomateriali in quanto le nanotecnologie promettono risultati straordinari, soprattutto a livello di energia e sviluppo della biomedicina. Ritengo tuttavia importante garantire la sicurezza dei prodotti prima che siano immessi sul mercato, ricordando che le nanotecnologie comportano rischi non ancora pienamente compresi.
Adam Gierek (PSE), per iscritto. – (PL) I materiali costituiti da particelle che misurano meno di 10-9 m sono detti nanomateriali e si presentano in forma libera o come emissioni di nanoparticelle in una matrice di altri materiali, come quelli compositi.
Si tratta di nanomateriali ottenuti con la tecnologia top-down e l’uso di attrito ad alta energia.
Le nanoparticelle hanno un’area superficiale elevata e un’energia superficiale notevole, il che conferisce loro le seguenti caratteristiche:
– capacità di catalizzare reazioni chimiche;
– notevole reattività (potenziale);
– facile penetrazione delle cellule vive.
Il rilascio incontrollato di nanoparticelle libere nell’ambiente può essere pericoloso per la salute. Nanoparticelle libere di vari materiali possono causare reazioni chimiche cancerogene se penetrano nelle cellule vive, sebbene ciò non sia stato confermato.
Tra le fonti di nanoparticelle rilasciate nell’ambiente vi sono:
– prodotti ottenuti con metodo top-down, per esempio particelle di ossido di zinco impiegate nelle creme filtranti UV, e additivi battericidi, come nanoparticelle di argento;
– sottoprodotti involontari sotto forma di nanoparticelle, per esempio risultanti da combustione, attrito di pneumatici e altri processi incontrollati che creano nanoaerosol per moto browniano.
L’uso di nanoparticelle nelle creme solari, il cui scopo è bloccare le radiazioni ultraviolette, causa effetti collaterali sulla salute? Tale aspetto può e deve essere approfondito.
L’azione catalitica dei nanoaerosol che ci circondano produce effetti pericolosi sulla salute? Anche questo aspetto esige una ricerca scientifica immediata che, però, è difficile da svolgere per ragioni fisiche e chimiche.
- Dibattito annuale sui progressi compiuti nello spazio di libertà, giustizia e sicurezza (B6-0192/2009)
Koenraad Dillen (NI) , per iscritto. – (NL) La presente risoluzione sicuramente contiene alcuni elementi positivi, come l’appello a rafforzare il mandato di Frontex e intraprendere iniziative per una politica di sicurezza interna europea, che dovrebbe integrare i piani di sicurezza nazionali. Alla fine ho deciso di votare contro la risoluzione perché trovo assolutamente inaccettabile che questo Parlamento, chiamato dopo tutto a rappresentare i cittadini europei, resti tenacemente abbarbicato al trattato di Lisbona. L’invito a presentare proposte quanto prima per agevolare l’importazione di lavoratori stranieri non ha raccolto neanch’esso la mia approvazione.
Frank Vanhecke (NI), per iscritto. – (NL) Benché abbia votato contro la risoluzione, volevo precisare che indubbiamente contiene molti elementi positivi, non da ultimo il rafforzamento di Frontex e una migliore politica di sicurezza interna europea integrativa. Per me il problema fondamentale resta però il fatto che il Parlamento rimane tenacemente abbarbicato al trattato di Lisbona come se fosse la nostra ancora di salvezza. Ovviamente in questo modo non compiremo alcun progresso. Resta una lotta all’ultimo sangue e alla fine ne soffriranno soltanto la democrazia e la credibilità del progetto democratico europeo. Inutile dire che sono in totale disaccordo con l’applicazione del sistema della “carta blu”. E’ un timore che ho nutrito sin dall’inizio, un timore che si è trasformato in realtà. Come sempre dobbiamo mandar giù la tipica politica europea secondo cui le decisioni vengono prese spizzichi e bocconi e gli effetti di decisioni successive vengono poi tenuti segreti.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Il vertice del G20 e la consapevolezza della necessità di una risposta coordinata e cooperativa all’attuale crisi economica mondiale sono espressione del lato positivo della globalizzazione. Non esistono più poteri solitari, economie indipendenti o paesi globalizzati superflui. Eppure i paesi che vivono condizioni molto peggiori di quelli “vittime” della crisi, ma che non sono stati coinvolti nella globalizzazione, come è il caso della maggior parte dei paesi africani, hanno ancora i loro problemi e rimangono al di fuori della soluzione. Questo è l’aspetto per il quale non si propone alcuna soluzione.
La lezione della nostra epoca è che l’unica alternativa all’economia di mercato è un’economia di mercato che funzioni meglio. Ecco la via da seguire.
Devo infine sottolineare che la capacità di rispondere alla crisi dipende in larghissima misura dalla capacità di riformare le economie nazionali e creare condizioni di flessibilità. Rispondendo alla crisi finanziaria dobbiamo anche rispondere al cambiamento paradigmatico dell’economia mondiale, altrimenti vivremo una crisi profonda, ma ciclica, senza risolvere i problemi strutturali delle nostre economie.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Concordo con le raccomandazioni che emergono dall’odierna risoluzione, che giunge in un momento in cui è urgentemente necessario affrontare la crisi finanziaria.
Va detto in primo luogo che non abbiamo ancora superato la crisi e le autorità non possono rilassarsi pensando che passerà.
E’ necessario intervenire su molti aspetti importanti.
In primo luogo, occorre affrontare i “rischi sistemici”: le istituzioni internazionali devono essere rafforzate per far fronte a future minacce. All’interno dell’Unione europea una sola autorità come la BCE va interpellata per coordinare interventi incisivi quando occorre agire urgentemente.
In secondo luogo, lo svecchiamento della legislazione esistente e l’introduzione di una nuova legislazione che riconosca le esigenze specifiche dei diversi settori del comparto dei servizi finanziari, in particolare Solvibilità II e “Rischi di credito”, sono elementi fondamentali che contribuiscono alla gestione del rischio. Ora inoltre si regolamenteranno le agenzie di rating del credito.
In merito alle misure fiscali attualmente previste dagli Stati membri, è importante proseguire con approcci sensati ed equilibrati che non sfocino in forme di protezionismo.
Assisteremo a un aumento della disoccupazione e un calo della domanda. Anche le politiche sociali dovranno rispecchiare le preoccupazioni dei cittadini europei e rivestire un ruolo più importante di quello che apparentemente pare emergere dalle raccomandazioni attualmente formulate.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − La regione dei Balcani occidentali é stata per anni teatro dei più cruenti massacri d'Europa. La prospettiva d'adesione all'UE rappresenterebbe, al giorno d'oggi, la principale garanzia di stabilità e di riformismo.
Alcuni passi in avanti vanno ancora fatti: ricordiamo infatti che le politiche di vicinato e cooperazione sono alla base del processo di avanzamento verso l'adesione all'UE e che nella regione dei Balcani occidentali alcune questioni bilaterali tra i diversi Stati, sia comunitari che non, sono ancora pendenti.
Tuttavia l'influenza dell'UE e la sua capacità di fungere da mediatore, sostenendo le riforme in atto nei Balcani permetterà a quegli Stati che soddisfino a pieno i requisiti di Copenaghen di aderire a pieno titolo all'UE.
A favore di una sempre maggiore integrazione, soprattutto tra i giovani, è nostro compito sostenere l'aumento dei finanziamenti e del numero delle borse di studio disponibili nell'UE per studenti e ricercatori provenienti dai Balcani occidentali nel quadro del programma Erasmus Mundus. Questo non solo costituirà per molti ragazzi un'opportunità in più a livello formativo, ma permetterà a molti giovani di conoscere di persona altri coetanei comunitari sentendosi a pieno titolo cittadini d'Europa, ognuno con la sua identità, ma uniti nella diversità.
Koenraad Dillen (NI) , per iscritto. − (NL) Tutto sommato la presente risoluzione è stata formulata in maniera equilibrata. Nondimeno ho votato contro perché un voto favorevole avrebbe implicato che sostengo il trattato di Lisbona e l’adesione i tutti paesi dei Balcani occidentali. Sia il mio partito sia la maggioranza assoluta degli europei sono contrari al trattato di Lisbona, e così si esprimerebbero se fosse offerta loro la possibilità di votare, oltre a essere contrari a ulteriori adesioni. Questo Parlamento può forse ignorare le aspirazioni e le lagnanze dei cittadini europei. Io no.
Maria Eleni Koppa (PSE), per iscritto. – (EL) Il gruppo PASOK al Parlamento europeo ha votato a favore della relazione sui Balcani occidentali in quanto si tratta di una relazione importante perché sottolinea chiaramente le prospettive europee dei Balcani, che rispecchiano la posizione generalmente assunta dal gruppo PASOK. Nel contempo, però, essa rileva che trovare una soluzione alle differenze bilaterali rientra nell’ambito delle relazioni di buon vicinato e deve essere un prerequisito all’apertura e all’avanzamento dei negoziati di adesione.
Frank Vanhecke (NI), per iscritto. − (NL) Due motivi mi hanno essenzialmente impedito di appoggiare l’odierna risoluzione. In primo luogo penso che sia necessario imporre un divieto assoluto all’allargamento, eccezion fatta per la Croazia. Dovremmo prima cercare di mantenere i 25 o 26 attuali Stati membri dell’Unione in linea e farli funzionare in maniera efficiente. Precipitarsi verso nuovi allargamenti e un trattato di Lisbona proposto in maniera non democratica non è assolutamente il modo per procedere. Non vi è dubbio che le imminenti elezioni europee riveleranno nuovamente la grande apatia dei votanti nei confronti dei temi europee. Che cosa potremmo aspettarci di diverso, nel momento in cui gli elettori vedono benissimo che le loro posizioni non sono tenute in alcuna considerazione?
Koenraad Dillen (NI) , per iscritto. – (NL) Ho votato contro la relazione. Dopo tutto il paragrafo in cui si afferma che l’integrazione europea è nell’interesse di tutti cittadini dei Balcani occidentali rammaricandosi per il fatto che i politici della Bosnia-Erzegovina dichiarino il proprio obiettivo di aderire all’Unione europea sulla base di motivi miopi e nazionalistici lascia intendere che un voto a favore di questa risoluzione sarebbe stato un voto a favore dell’adesione della Bosnia all’Unione europea.
Essendo dell’idea che l’Europa deve urgentemente porre un freno agli allargamenti, ho votato contro la risoluzione.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) La Bosnia-Erzegovina è abitata principalmente da tre popoli, di cui nessuno rappresenta la maggioranza nel paese. Alcuni sentono un legame fortissimo con la Serbia, altri con la Croazia. Un terzo gruppo vorrebbe ribadire la propria identità bosniaca indipendente. Di fatto, è una Iugoslavia in formato tascabile, una federazione in cui popoli diversi hanno la possibilità di vivere insieme in pace o scontrarsi in un conflitto interno per la conquista del territorio.
Dalla dissoluzione della Iugoslavia nel 1992 si sono compiuti tentativi per creare uno Stato unito dalla Bosnia-Erzegovina, ahimè invano. Non credo che ciò sia possibile in un futuro prossimo o remoto. Un accordo tra tre popoli e i loro leader politici sull’effettivo governo è possibile soltanto quando nessuno si sente più minacciato dagli altri e dal mondo esterno.
Soltanto nel momento in cui l’Alto rappresentante dell’Unione europea e le forze militari straniere si saranno ritirati dal paese sarà possibile giungere a un compromesso. Sino ad allora persisterà il ristagno. Per questo non concordo con la risoluzione proposta sul paese che può unicamente condurre alla prosecuzione del protettorato e, dunque, della stasi.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Ho appoggiato la relazione Beer sulla non proliferazione delle armi nucleari, compresi gli emendamenti nn. 5 e 8 che invitano l’Europa a diventare una zona libera da armi nucleari, perché sono a favore del disarmo nucleare. Apprezzo l’iniziativa intrapresa al riguardo dal presidente Obama. Eppure gli Stati Uniti e altri si rifiutano di accettare la realtà. Mi riferisco innanzi tutto alla massiccia capacità di Israele in termini di armi nucleari che sostiene la sua ambizione di diventare una potenza nucleare.
Ma mi riferisco anche al fatto che la principale fonte di proliferazione al mondo negli ultimi decenni non è stata certo Pyongyang, bensì il Pakistan. Abdul Qadeer Khan e i leader del Pakistan, presunti alleati dell’Occidente, hanno fatto più di qualunque altro Stato canaglia o dell’intero “asse del diavolo” per rendere il nostro mondo più pericoloso.
Richard Howitt (PSE), per iscritto. − (EN) Gli eurodeputati laburisti sono a favore dei nostri impegni di disarmo e degli obblighi assunti con l’articolo VI del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, chiave di volta del regime mondiale di non proliferazione e disarmo, e auspicano concretamente un mondo in cui non occorrano armi nucleari.
Per quanto accogliamo la proposta di una convenzione sulle armi nucleari, la Gran Bretagna è preoccupata dalla possibilità che la nostra attenzione sia distolta dal trattato di non proliferazione, compromettendolo, per cui apprezza notevolmente la risoluzione del Parlamento europeo in cui si ribadisce il sostegno del nostro Parlamento a detto trattato. Accogliamo con estremo favore le recenti dichiarazioni del presidente Obama e del primo ministro Gordon Brown che esortano a ridurre le armi nucleari e i parlamentari laburisti continueranno a sostenere con vigore ogni tentativo di ridurre le riserve nucleari ed evitare la proliferazione ritenendo tutti gli Stati responsabili degli obblighi contratti con il trattato di non proliferazione.
Alexandru Nazare (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Al nostro legittimo desiderio di vedere un mondo e un continente libero dalle armi nucleari deve corrispondere la prova di una comprensione responsabile e matura delle realtà che ci circondano. E’ chiaro che le minacce più gravi provengono da due direzioni: le armi nucleari nelle mani di regimi non democratici che non rendono conto a nessuno e l’uso irresponsabile di risorse nucleari civili. Il trattato di non proliferazione è stato il giusto ambito nel quale affrontare tali preoccupazioni e sulla cui base possiamo continuare a costruire.
Ho votato a favore della relazione Beer e vorrei sottolineare che l’importanza di tale documento consiste proprio nell’ovvia necessità di incrementare l’uso dell’energia nucleare per scopi civili. Siamo tutti consapevoli dei problemi che derivano dalla mancanza di indipendenza energetica. Parimenti consapevoli siamo del contributo offerto dall’energia nucleare come forma di energia pulita alla battaglia contro il riscaldamento globale. Oggi l’unico modo per generare energia pulita su vasta scala consiste nell’usare il nucleare. Spero che disporremo di un quadro per poterla utilizzare in maniera sicura al fine di rispondere alle esigenze delle economie in via di sviluppo e dei cittadini europei.
Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori sono stati sempre sostenitori di un regime di non proliferazione e un approccio multilaterale verso la riduzione delle armi nucleari contrapponendosi con veemenza qualunque proposta volta a un disarmo nucleare unilaterale. Apprezziamo questo nuovo tentativo di migliorare il trattato di non proliferazione nucleare, tra cui una risoluzione del Consiglio di sicurezza per colmare le lacune del quadro giuridico esistente. Respingiamo tuttavia l’implicazione che l’Unione europea debba sostituirsi agli Stati membri come principale interlocutore in tale processo. Soltanto due Stati membri possiedono armi nucleari e altri quattro partecipano alla condivisione delle armi nucleari della NATO. Non appoggiamo l’idea che il Regno Unito debba smantellare le strutture di produzione di materiale fissile. La relazione presta inoltre un’attenzione insufficiente al pericolo di proliferazione rappresentato da terroristi e Stati canaglia, indugiando invece sul mantenimento o la sostituzione delle armi da parte dei cinque Stati nucleari. Diversi emendamenti avrebbero peggiorato notevolmente la relazione, tra cui la proposta che l’Unione europea diventi una “zona libera da armi nucleari”. Per questo, dato che la relazione contiene anche molti elementi che reputiamo positivi, la delegazione dei conservatori britannici si è astenuta.
Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Commissione giuridica
Grazie Presidente. Voto a favore della relazione Frassoni la quale ricorda i ruoli fondamentali che il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e i tribunali nazionali devono svolgere nell'applicazione del diritto comunitario.
Sono d'accordo nel dover rammentare alla Commissione la possibilità di un sistema che indichi chiaramente i diversi meccanismi di reclamo disponibili per i cittadini, sistema che potrebbe assumere la forma di un portale comune dell'UE oppure di uno sportello unico online di assistenza ai cittadini.
I cittadini devono avere lo stesso livello di trasparenza, sia che presentino una denuncia formale, sia che esercitino il loro diritto di petizione in base al trattato; devono dunque essere messe a disposizione della commissione per le petizioni informazioni chiare sullo stato di avanzamento delle procedure di infrazione che hanno rilevanza anche per le petizioni in sospeso. I firmatari devono essere pienamente informati dello stato di avanzamento delle loro denunce allo scadere di ciascun termine predefinito.
Ci dovrebbero essere testi riepilogativi destinati ai cittadini e tali sintesi devono essere rese accessibili tramite un unico punto di accesso. Inoltre tali testi non debbono scomparire una volta conclusa la procedura legislativa, proprio nel momento in cui assumono più rilevanza per i cittadini e le imprese.