Presidente . − Eccezionalmente, onorevoli colleghi e voi che aspettate di presentare dichiarazioni di voto, sarete concordi nel constatare che è molto tardi. Siamo qui già da molto tempo e, in particolare, sono qui anche gli interpreti. Le dichiarazioni di voto sono numerose e temo che non riusciremo ad approfondirle tutte entro le 15.00. Decido quindi, come già successo in passato, di trattarle al termine dei lavori questa sera.
Daniel Hannan (NI) . – (EN) Signora Presidente, le regole sono molto chiare: dopo il voto, ogni membro del Parlamento ha il diritto di presentare una dichiarazione di voto entro 60 secondi. Mi rendo conto che i nostri interpreti sono qui già da molto tempo e sono anche consapevole che stiamo ritardando la pausa pranzo di molte persone. Mi consenta però di suggerire un compromesso, cui fece ricorso anche il vicepresidente Vidal-Quadras l’ultima volta che si è presentata una situazione analoga, ovvero consentire agli onorevoli colleghi di presentare le proprie dichiarazioni di voto uno dopo l’altro. in modo da accelerare la procedura.
Presidente . − Grazie, onorevole Hannan, avevo già preso in considerazione quella formula, ma le dichiarazioni di voto sono talmente numerose che non credo funzionerebbe. Avrete la possibilità di presentare le vostre dichiarazioni di voto dopo la votazione, ovvero questa sera. Mi dispiace interrompere adesso ma è davvero troppo tardi – e lei sa quando apprezzo i vostri contributi!
José Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La comunicazione della Commissione europea COM(2007) 281 ha posto una sfida per tutte le istituzioni europee sostenendo che è giunto il momento di guardare al Brasile come ad un partner strategico e uno dei principali attori economici e leader regionali dell’America Latina. Questo partenariato fu istituito il 4 luglio 2007 a Lisbona durante la presidenza portoghese dell’Unione europea. Il 12 marzo 2009 il Parlamento europeo ha adottato una raccomandazione destinata al Consiglio nella quale affermava che “il partenariato strategico deve prevedere l’instaurazione di un dialogo strutturato regolare tra i membri del Congresso nazionale brasiliano e del Parlamento europeo”.
Nonostante questa dichiarazione di intenti e i miei appelli al presidente del Parlamento, noto con tristezza che quest’Aula continua a seguire l’opzione anacronistica di rendere il Brasile l’unica economia dei paesi BRIC senza una delegazione parlamentare indipendente. Questa posizione contraddice la decisione stessa del Parlamento e dimostra una deplorevole inerzia e una visione a breve termine, se si considera la grande importanza del Brasile a livello mondiale. Spero che i futuri membri di questo Parlamento, in particolare i futuri colleghi portoghesi, si impegneranno per cambiare questo spiacevole stato di cose e stabilire una comunicazione diretta e produttiva con il Congresso nazionale brasiliano.
Personalmente, ho espresso voto contrario.
Francis Wurtz (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Il gruppo GUE/NGL si è astenuto dal voto sul numero di delegazioni interparlamentari, poiché si fa riferimento al Kosovo unicamente in quanto “Delegazione per le relazioni con l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Serbia, Montenegro e il Kosovo”.
Riconoscere una delegazione per mantenere relazioni con uno Stato autoproclamato, risultato di una violazione del diritto internazionale, costituisce in sé una violazione de facto del diritto internazionale.
La nostra astensione dal voto non riguarda tutte le altre delegazioni cui la decisione fa riferimento e che hanno invece il nostro supporto.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Sono lieto di votare oggi in merito a questa relazione recante abrogazione di una direttiva e di 11 decisioni obsolete e sono anche lieto di notare che nella sua prossima relazione(A6-0202/2009) l’onorevole Morillon abrogherà altri 14 regolamenti obsoleti.
Mi congratulo con l’onorevole collega per una manovra che faremmo bene a ripetere in tutte le nostre commissioni e sfere di competenza. Sono sicuramente a favore di alcuni regolamenti e direttive con durata prestabilita e che metterebbero un freno alla continua adozione di leggi e regolamenti e, di conseguenza, al continuo aumento degli oneri che ricadono su tutti noi.
Katerina Batzeli (PSE) , per iscritto. – (EL) Il gruppo parlamentare PASOK si è espresso a favore della relazione Stavreva, perché offre agli Stati membri la possibilità di scegliere misure di sostegno allo sviluppo rurale in un momento particolarmente cruciale per la campagna e gli agricoltori. Il testo originale della proposta della Commissione è stato migliorato sulla base degli emendamenti da me proposti in sede di commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.
In nessun caso le riduzioni opportunistiche dei limiti finanziari della politica agricola comune possono essere accettate con il pretesto che la PAC dispone di risorse non utilizzate. Il bilancio comunitario non può essere riciclato utilizzando il meccanismo di flessibilità; sarebbe invece auspicabile, dal punto di vista politico e materiale, prendere in considerazione un aumento del bilancio comunitario, in modo da non intaccare le politiche comuni esistenti – compresa la PAC – che dovranno coprire il finanziamento di nuove politiche per far fronte alla crisi e migliorare la competitività dell’Unione europea.
Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il Regolamento (CE) n. 1698/2005 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
Appoggio questo documento, poiché stanzia altri 250 milioni di euro a supplemento dei fondi stanziati per il 2009 e offre maggiore flessibilità in termini di stanziamento e utilizzo delle risorse finanziare per sviluppare Internet a banda larga nelle aree rurali e per affrontare le nuove sfide nel settore agricolo.
Questa integrazione al FEASR è necessaria, specialmente in tempi di crisi. La Romania deve accedere a questo fondo attraverso l’attuazione di progetti fattibili, con l’obiettivo di fare sviluppare i nostri villaggi e innalzare lo standard di vita della popolazione rurale.
Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. – (SK) La relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il Regolamento (CE) n. 1698/2005 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN), per iscritto. – (PL) Il Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale rappresenta una grande opportunità per le regioni storicamente sottosviluppate e per ridurre la sproporzione tra i vecchi e i nuovi Stati membri dell'Unione europea.
Nella gestione il fondo dobbiamo ricordare che la politica agricola comune è piena di ingiustizie e disuguaglianze. Le differenze nei sussidi e quindi nei redditi degli agricoltori, contribuiscono al mantenimento di queste sproporzioni e persino ad un loro ampliamento. Queste differenze non riguardano solo la situazione economica dei residenti delle aree rurali, ma anche l’intera infrastruttura, compreso l’accesso a Internet. Noi dobbiamo ricordare che gli agricoltori tedeschi, ad esempio, ricevono sussidi due volte maggiori di quelli assegnati agli agricoltori polacchi e tre volte quelli degli agricoltori rumeni.
Inoltre, non dimentichiamo che le regioni più bisognose di aiuto si trovano in Romania, Bulgaria e il muro orientale della Polonia.
Guy Bono (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore di questa relazione, presentata dal mio collega britannico del gruppo socialista al Parlamento europeo, l’onorevole Corbett, sulla revisione generale del regolamento del Parlamento.
Appoggio l’iniziativa del presidente del gruppo socialista, l’onorevole Schulz, che cerca sfruttare il riesame per impedire al leader francese di un partito di estrema destra di avere l’onore di presiedere la sessione inaugurale del nuovo Parlamento.
Ai sensi delle nuove disposizioni, la sessione inaugurale del Parlamento, che si celebrerà il 14 luglio, sarà presieduta dal presidente uscente, se sarà rieletto, o da uno dei 14 vicepresidenti in ordine di precedenza, se rieletti.
La democrazia europea, in realtà, difende il rispetto e la tolleranza tra i popoli che l’onorevole Le Pen intenzionalmente disattende insistendo con osservazioni revisioniste.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa relazione, e in particolare degli emendamenti nn. 51 e 52, che sostituiscono con una “scelta provvisoria” la consuetudine che sia il membro più anziano d’età a presiedere l’inaugurazione del nuovo Parlamento. Non capisco perché sia stata istituita questa strana regola; forse in origine questa procedura aveva una sua logica. Sicuramente il membro con la più lunga anzianità di servizio può contare su una certa esperienza, e non solo sull'età.
L’onorevole Le Pen e il suo Front National hanno già abusato di questa regola nel 1989 quando Claude Autant-Lara fu paracadutato in questo Parlamento e rese l’inaugurazione una farsa con un lungo intervento profondamente offensivo. Dopo qualche mese diede le dimissioni, dopo aver coperto il Parlamento europeo di ridicolo. Non possiamo, 20 anni dopo, concedere nuovamente all’onorevole Le Pen l’opportunità di rovinare la reputazione dell’Europa.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La relazione dell’onorevole Corbett mira ad allineare il regolamento del Parlamento con l’attuale pratica del consenso generale e dopo aver mercanteggiato con i piccoli gruppi, rendendo la plenaria una riunione che approva testi inventati da una manciata di esperti. Di conseguenza, l’istituzionalizzazione di un voto pubblico finale su ciascun testo è il livello minimo di trasparenza che i cittadini possono aspettarsi da quest’Aula.
Questa relazione è soprattutto un’improvvisa opportunità per adottare in extremis un emendamento incredibile, nonostante sia stato respinto in commissione e presentato esclusivamente per evitare che un singolo individuo svolga un dovere peraltro riconosciuto in tutti i parlamenti del mondo: la presidenza del decano d’età all’elezione del nuovo presidente nel corso della sessione inaugurale. Un atto inaccettabile, l’azione di un vero furfante politico! Inaudito in una democrazia!
Le parti firmatarie non sono altri che gli onorevoli Daul e Schulz, che dovrebbero cercare di farsi conoscere e riconoscere in Germania, piuttosto che in Francia. Questa non è altro che un’ulteriore prova – se mai ve ne fosse bisogno – della complicità tra la destra moderata e la sinistra faziosa, che votano in accordo su quasi tutti i testi adottati in quest'Aula.
Jean-Marie Le Pen (NI), per iscritto. – (FR) Dopo il rifiuto della commissione per gli affari costituzionali dell’emendamento sul decano d’età, i due compari liberal-social-democratici – gli onorevoli Schulz e Daul – ripropongono il medesimo emendamento anche in plenaria.
I classici dicevano che errare è umano, perseverare è diabolico.
È chiaro che non abbiamo imparato la lezione. Concentrare l'operato del Parlamento europeo sulla mia umile persona rasenta il patetico. In realtà, burlarsi del nostro stesso regolamento fino a questo punto significa gettare le basi per un totalitarismo latente.
Quando si elimineranno i gruppi di minoranza? Quando saranno espulsi i membri recalcitranti?
Da Claude Autant-Lara a Jean-Marie Le Pen, abbiamo chiuso il cerchio. Nel 1989, dopo il notevole discorso del grande regista cinematografico, la questione del membro più anziano d’età venne abolita; venti anni dopo, ci si libera del decano per impedire al diabolico Le Pen di presiedere l’elezione del presidente del nuovo Parlamento europeo.
Onorevoli colleghi, che progresso democratico!
Gli onorevoli Schulz e Daul mi stanno inconsapevolmente facendo una grande e gratuita pubblicità, che non mancherò di sfruttare. Solo contro il mondo, raccoglierò il guanto di sfida e prenderò a testimoni i veri democratici e gli europei sinceri: questa mascherata e questa negazione della democrazia non serve l'Europa, ma gli occulti interessi di una piccola coterie di politici.
Patrick Louis (IND/DEM), per iscritto. – (FR) In qualità di membro francese del Parlamento europeo e membro del gruppo Indipendenza/Democrazia, ho scelto di non appoggiare gli emendamenti nn. 51 e 52 alla relazione Corbett.
E’ infatti insensato cambiare una norma generale per adattarsi ad un caso specifico.
Inoltre, queste manovre sortiranno senza dubbio l’effetto opposto a quello sperato e andranno ad evidenziare la mancanza di rispetto con cui molti membri si rivolgono ai loro colleghi e candidati.
Inoltre, nulla vieta ad un partito politico insoddisfatto dell’attuale decano d’età di presentare un candidato ancora più anziano.
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Mi sono astenuto dal voto sulla revisione generale del regolamento del Parlamento perché, nel tentativo di evitare che un decano d’età dal nome di Le Pen presieda la seduta, è stata trovata una soluzione inelegante e realmente controproducente, benché sarebbe stata probabilmente accettata dai sostenitori di una politica di integrazione di genere.
L’articolo 11 poteva essere sostituito dal testo seguente: “In alternativa, il decano d’età di sesso maschile o il decano d’età di sesso femminile tra i Membri presenti assumerà, in quanto più anziano, il ruolo di presidente fino alla proclamazione della decisione del Parlamento. L’ordine alternato inizierà con il decano d’età di sesso femminile”.
In questo modo, avremmo evitato di avere l’onorevole Le Pen come presidente decano senza distruggere il regolamento e adottare una procedura che non esiste in nessun altro parlamento di uno Stato democratico.
E’ una vergogna. Personalmente, ho più fiducia nell'elettorato francese. Spero che impedirà l’elezione dell’onorevole Le Pen e che questo espediente si riveli, così, improduttivo.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) L’Unione europea, che sposa le cause di democrazia, tolleranza e libertà d’opinione, non sembrerebbe prendere alla lettera questi propositi. In qualsiasi caso, si tratti di diritto dei popoli all'autodeterminazione, criteri di adesione o soluzioni ai problemi attuali, si applicano due diversi parametri a seconda di cosa è più conveniente.
Se non si rispettano i requisiti di correttezza politica, se si intralcia o si denunciano realtà scomode per l’establishment dell’Unione europea, si viene improvvisamente esclusi e vengono applicate norme diverse. Dobbiamo invece applicare rigorosamente il principio del idem ius omnibus – la giustizia è uguale per tutti – se non vogliamo trascinare l’Unione europea in un’ipocrisia politicamente corretta. Non bisogna prendere le animosità personali come basi per una “legislazione istintiva”.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. – (PL) Gli emendamenti proposti dal relatore rendono le norme che disciplinano il registro dei documenti del Parlamento europeo più flessibili e semplificano il regolamento. Inoltre, alcuni emendamenti mirano ad adattare il regolamento alle nuove norme e alla pratica corrente.
Uno dei cambiamenti più importanti consiste nell’investire il presidente dell’autorità di invitare i parlamenti nazionali, degli Stati che hanno firmato il trattato di adesione o di uno Stato membro, a designare tra i loro membri un numero di osservatori pari al numero dei futuri seggi assegnati a quello Stato nel Parlamento europeo. Questi osservatori prenderanno parte ai lavori del Parlamento in attesa dell'entrata in vigore del trattato di adesione e avranno il diritto di intervenire nelle commissioni e nei gruppi politici. Non avranno, però, il diritto di voto o di candidarsi a posizioni interne al Parlamento europeo.
Un’altra modifica al regolamento stabilisce la procedura per le riunioni congiunte delle commissioni e per le votazioni congiunte. I relatori stileranno un unico progetto di relazione, che verrà esaminato e votato dalle commissioni coinvolte nelle riunioni congiunte, tenute sotto la presidenza congiunta dei presidenti delle comissioni stesse.
Altre importanti modifiche dal punto di vista del progresso dei lavori parlamentari riguardano l'assegnazione del tempo di parola e la redazione di una lista di oratori, nonché gli emendamenti sull'adozione del voto finale su un atto legislativo. Le votazioni per appello nominale aumentano la responsabilità degli eurodeputati nei confronti dei cittadini.
- Raccomandazione per la seconda lettura: Malcolm Harbour (A6-0257/2009)
Hélène Goudin and Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) In prima lettura al Parlamento europeo il pacchetto telecomunicazioni ha ottenuto la maggioranza dei voti favorevoli per quanto riguarda gli emendamenti nn. 138 e 166, oggetto di discussione. In questo modo, il Parlamento europeo ha reso evidente la necessità di una sentenza della corte per vietare a qualcuno l’accesso a Internet e per garantire il diritto alla privacy e il diritto di libera espressione agli utenti del web. Il Consiglio ha deciso di ignorare le volontà del Parlamento europeo e ha soppresso gli emendamenti nn. 138 e 166; le due istituzioni sono ora giunte a un compromesso, che non contiene gli emendamenti nn. 138 e 166 nella loro forma originale. Per questo motivo oggi abbiamo votato contro il compromesso.
Junilistan e lo Junibevaegelsen danese chiedono l’inclusione degli emendamenti nn. 138 e 166 nel pacchetto telecomunicazioni ed hanno avanzato una serie di emendamenti che gli attivisti di Internet hanno definito “emendamenti sui diritti dei cittadini” e che hanno ottenuto il sostegno di un paio di gruppi politici in seno al Parlamento europeo. Se le nostre proposte avessero avuto il sostegno degli eurodeputati, il Parlamento europeo e il Consiglio avrebbero potuto raggiungere definitivamente un accordo su un pacchetto telecomunicazioni che protegga i diritti e la riservatezza degli utenti di Internet.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Stiamo oggi cercando di sostenere con ogni mezzo gli interessi economici. Una marea di leggi sul diritto d’autore si sta improvvisamente introducendo in una legge quadro per la fornitura di servizi di telecomunicazioni. E’ sufficiente che l’Unione europea renda obbligatorio infromare gli utenti dei pericoli connessi alla violazione dei “diritti d’autore sulla proprietà intellettuale”; le relative sanzioni saranno stabilite a livello nazionale. In questo modo chiunque potrebbe scaricare la colpa su quancun altro. In questa relazione, i maggiori sviluppatori di software hanno tentato di ostacolare gli sviluppatori minori.
In rete si potrebbero anche registrare violazioni ai diritti fondamentali – come nel caso della pedopornografia – che dobbiamo assolutamente contrastare, prestando però attenzione a non sacrificare la protezione dei dati personali in nome degli interessi economici di poche grandi imprese e corporazioni multinazionali. L’idea originaria alla base del pacchetto telecomunicazioni è ragionevole, ma tra i numerosi emendamenti proposti, potrebbe essercene qualcuno che va ai danni dell'intero pacchetto.
- Raccomandazione per la seconda lettura: Catherine Trautmann (A6-0272/2009)
Guy Bono (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore dell’emendamento n. 138 che ho presentato lo scorso settembre e che è stato approvato dall’88 per cento degli eurodeputati.
Sono lieto che l’emendamento sia stato sostenuto da una vasta maggioranza in quest’Aula, che ha così riconfermato l’impegno a difendere i diritti degli utenti di Internet.
Ad un mese dalle elezioni europee, questo è un segnale forte. Contrariamente a quanto l’UMP e il suo ministro della Cultura sembrano pensare, l’opinione del Parlamento europeo è importante.
Questo è un altro colpo per il presidente Sarkozy e il governo francese: il Parlamento ha detto “no” a Sarkozy sia nella forma, sia nel contenuto. I deputati europei hanno detto “no” alla risposta flessibile e “no” all’inammissibile pressione esercitata dalla Francia sul principale organo democratico del continente europeo!
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Milioni di europei fanno affidamento su Internet, direttamente o indirettamente, nel corso della loro vita quotidiana. Limitare, restringere o condizionare l’accesso a Internet avrebbe un impatto negativo diretto sulla vita di ogni giorno di molte persone e di molte micro imprese e PMI che dipendono direttamente da questa risorsa per svolgere la loro attività.
Era pertanto importante che la proposta del nostro gruppo fosse adottata, con il nostro voto a favore, in modo da preservare la libertà degli scambi tra gli utenti, senza essere controllati o sostenuti da intermediari.
Ciononostante, sembra che il Consiglio non sia disposto ad accettare l’emendamento, appoggiato dalla maggioranza dei membri di questo Parlamento che sono contrari all’accordo di limitazione raggiunto nei negoziati con il Consiglio. Si tratta di una piccola vittoria, poiché ha impedito l’adozione di una proposta sfavorevole.
Chi difende la libertà di circolazione in rete e il software gratuito merita il nostro ringraziamento. Porteremo avanti questa battaglia per garantire la protezione dei diritti dei cittadini e l’accesso illimitato degli utenti finali ai servizi.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) In primo luogo, quest’Aula non ha adottato, con la relazione Harbour – che completa la presente – gli emendamenti più efficaci in termini di tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Poi, un problema con l’ordine della votazione, che fortunatamente è stato risolto, ha messo in discussione il modo in cui si risolvono le grandi questioni politiche in questa sede, ovvero mediante una scaltra e meschina manovra politica e incolpando l'amministrazione che non può fare nulla al riguardo.
Infine, allo scontento dell’onorevole Toubon – caldo sostenitore della legge Hadopi – per l’adozione dell’emendamento n. 1, ribattezzato dagli utenti di Internet l’emendamento Bono, ha fatto seguito la sua gioia e il suo consenso all’annuncio dell’onorevole Trautmann della terza lettura del testo , poiché l’intero compromesso era stato emendato. In questa situazione la manifesta volontà della maggioranza di questo Parlamento rischia di essere calpestata, proprio come è successo con i risultati dei referendum in Francia, Olanda, Irlanda…
Il presidente Sarkozy e i suoi amici nelle major possono avere un momento di respiro, ma i cittadini devono essere molto vigili. Il Parlamento eletto il 7 giugno negozierà la terza lettura e non è certo che, una volta assicuratisi i seggi, i socialisti rimarranno dalla parte della libertà.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il pacchetto telecomunicazioni richiesto dalla Commissione e dal Consiglio rappresenta una potenziale minaccia ai diritti civili. Gli emendamenti che abbiamo presentato miravano alla salvaguardia dei diritti civili, all’accesso universale, alla trasparenza e alla libertà su Internet, che viene intesa come un luogo per lo scambio di opinioni e non come una risorsa controllata da politici e imprenditori. Gli utenti di Internet sono clienti, ma anche cittadini. Noi continueremo a lottare per proteggere le libertà fondamentali di tutti i cittadini europei.
Vladimir Urutchev (PPE-DE), per iscritto. – (BG) Durante la votazione odierna sul pacchetto per le comunicazioni elettroniche, questo Parlamento ha dimostrato che la protezione dei diritti dei consumatori è la priorità numero uno.
Nonostante un compromesso relativamente accettabile fosse stato raggiunto già in seconda lettura, la maggioranza del Parlamento non ha avuto paura di andare contro gli accordi ed ha continuato ad insistere, mantenendo la sua posizione iniziale contro la possibile introduzione di restrizioni all’accesso ad Internet, fatti salvi i casi di sentenze della corte o di minaccia alla sicurezza pubblica.
In realtà, l’intero pacchetto è stato ridotto ad una procedura di conciliazione e la sua introduzione è stata ritardata. Tuttavia, dopo la votazione odierna, dobbiamo inviare un segnale forte alla Commissione e al Consiglio.
Dobbiamo, però, riconoscere che quanto è accaduto oggi è dovuto alla partecipazione attiva dei rappresentanti della rete, che hanno utilizzato ogni possibile mezzo per presentare la loro posizione agli eurodeputati e per chiedere la tutela dei loro diritti.
Dobbiamo incoraggiare questo tipo di comportamento.
Per questo, dobbiamo comprendere che è necessario ascoltare sempre i commenti e le osservazioni dei cittadini europei, in modo che la legislazione europea si concentri anche sui loro bisogni, garantendo contestualmente la massima protezione possibile dei loro interessi.
Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Ho votato contro questa relazione, poiché ritengo ci debbano essere maggiori garanzie che alcune parti dello spettro di frequenze disponibile siano utilizzate per attività senza scopo di lucro e non siano assegnate solamente alle grandi compagnie di telecomunicazioni.
Robert Atkins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici sono a favore dell’eliminazione del differenziale salariale di genere e altre forme di discriminazione tra gli uomini e le donne. Un trattamento paritario in tutte le forme di occupazione è cruciale per una società giusta ed equa. I conservatori credono comunque che i governi e i parlamenti nazionali siano in una posizione migliore per agire con efficacia a favore della società ed economia del loro Stato membro.
I conservatori concordano con l’opinione che i coniugi di lavoratori autonomi abbiano accesso ad un’indennità di malattia, pensioni e diritti di maternità. Crediamo, però, che siano gli Stati membri i più competenti a decidere in merito.
La richiesta di una nuova proposta di legge sulla parità di retribuzione basata sull’articolo 141, paragrafo 3 del trattato CE rientra nell’impegno del partito conservatore di non partecipazione al capitolo sociale – che noi non condividiamo – e per questo abbiamo deciso di astenerci dal voto.
Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Questa relazione migliora le modalità di applicazione del principio di pari trattamento ai lavoratori autonomi e coniugi coadiuvanti nell’Unione europea. In Irlanda, per esempio, i coniugi di lavoratori autonomi possono già diventare a pieno titolo contribuenti autonomi del servizio di previdenza sociale (PRSI) se dimostrano l’esistenza di una partnership commerciale con il coniuge. Una persona può, ad esempio, scegliere di pagare contributi volontari che gli consentano di usufruire del servizio di previdenza sociale anche dopo aver terminato di pagare il contributi obbligatori. La previdenza sociale è di competenza nazionale e per questa ragione ho votato contro l’emendamento n. 14; poiché questo emendamento all’articolo 6 della relazione è stato approvato, io e i miei colleghi irlandesi del gruppo EPP-ED abbiamo deciso di astenerci dal voto finale.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Lulling sulla parità di trattamento tra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, benché credo che avrebbe dovuto fare di più per rinsaldare i diritti delle donne e la tutela della maternità. Il lavoro autonomo è una forma minoritaria di occupazione in Europa, che interessa il 16 per cento della popolazione attiva; solo un terzo dei lavoratori autonomi è donna.
Questa proposta dovrebbe rimuovere gli ostacoli all’accesso delle donne al lavoro autonomo, offrendo misure o vantaggi specifici volti ad agevolarle nell’avviare un’attività autonoma.
A mio parere, i coniugi coadiuvanti devono avere uno status professionale chiaramente definito e poter usufruire della previdenza sociale al pari del lavoratore autonomo.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) In Europa, i sistemi previdenziali variano da uno Stato membro all'altro. Questo non è uno svantaggio, come molti sembrano credere; è semplicemente il risultato delle naturali differenze tra i paesi e dei diversi sistemi politici democraticamente eletti dai cittadini. In qualità di fautori della cooperazione intergovernativa UE, è ovvio il nostro rifiuto, sia nella proposta di direttiva della Commissione sia nella relazione del Parlamento europeo, della formulazione che cerca di dare all’Unione europea maggiori poteri nel campo dei sistemi previdenziali nazionali.
Bisogna comunque ricordare che le rigide proposte avanzate cercano principalmente di garantire i livelli minimi. La formulazione, quindi, non impedisce agli Stati membri di superare questi livelli, se lo ritengono opportuno. Questo è un aspetto positivo, anche dal punto di vista della Svezia. La flessibilità e l'importanza che viene data alla parità di trattamento tra uomini e donne, in quanto principio fondamentale di una società democratica ben funzionante, ci ha portato a votare a favore della relazione nel suo complesso.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. – (PL) I lavoratori autonomi attualmente rappresentano il 16 per cento della popolazione attiva – circa 32,5 milioni di persone – e un terzo di questi lavoratori sono donne.
La proposta di rimuovere gli ostacoli che incontrano le donne nell’accesso al lavoro autonomo – adottando anche misure che offrano vantaggi specifici per agevolare il sesso sotto-rappresentato nell’avvio di attività autonome – merita il nostro sostegno.
La direttiva 86/613/CEE ha prodotto uno scarso progresso per i coniugi coadiuvanti dei lavoratori autonomi in termini di riconoscimento del loro lavoro e un’adeguata previdenza sociale.
La nuova direttiva dovrebbe includere la registrazione obbligatoria dei coniugi coadiuvanti, in modo da renderli più visibili, e l’obbligo per gli Stati membri di adottare le misure necessarie per garantire ai coniugi coadiuvanti una copertura assicurativa per le cure mediche e le pensioni.
Nonostante gli Stati membri siano lungi dall’essere unanimi riguardo al bisogno di migliorare il quadro giuridico in questo settore, spero sarà comunque possibile raggiungere rapidamente un consenso ragionevole, così che questa direttiva possa essere adottata in prima lettura, prima delle elezioni europee di giugno 2009.
Appoggiamo dunque le iniziative che promuovono l’uguaglianza perché solo mettendo le persone al primo posto, potremo costruire una società più giusta.
Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione Stauner poiché ritengo sia necessario estendere il campo di applicazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, così da coprire anche gli esuberi provocati dalla crisi economica e finanziaria.
Lo scopo del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è offrire un reale sostegno ai lavoratori in esubero a causa della globalizzazione. Dopo l’adozione di questo atto legislativo, le risorse di questo fondo potranno essere utilizzate anche per gli esuberi che risultano dalla crisi economica e finanziaria.
Il tasso di cofinanziamento per questo fondo è del 50 per cento, ma può essere aumentato fino al 65 per cento entro il 2011.
Il pacchetto finanziario annuale massimo disponibile per il Fondo europeo di adattamento alla globalizzazione è di 500 milioni di euro, stanziati per aiutare le persone a trovare lavoro o per finanziare corsi di formazione professionale o assegni di mobilità.
Spero che anche la Romania riceva le risorse di questo fondo per aiutare tutti i lavoratori che stanno perdendo il posto.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questo parziale miglioramento del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione non è sufficiente a fornire le risorse necessarie per far fronte alla profonda crisi attuale. Non si tiene conto delle nostre proposte di aumentare il contributo della Comunità all’85 per cento dell’ammontare da stanziare per i disoccupati, o di raddoppiare l’ammontare del fondo per coprire le persone che potrebbero rimanere senza lavoro a seguito della chiusura delle imprese. Per questo motivo ci siamo astenuti dal voto.
Le norme emendate del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, adottate oggi, sono intese a consentire al Fondo di intervenire in modo più efficace in termini di cofinanziamento della formazione e dell’occupazione dei lavoratori in esubero a seguito della crisi. Le nuove norme ampliano il campo di applicazione del Fondo e introducono un aumento temporaneo del tasso di cofinanziamento dal 50 al 65 per cento, così da garantire un ulteriore sostegno dal Fondo durante la crisi economica e finanziaria. Gli Stati membri che si trovano in difficoltà finanziarie avranno tuttavia accesso a poche risorse del Fondo, dato che dovranno sostenere un più alto tasso di cofinanziamento.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. – (PL) In questo momento ci troviamo di fronte ad una crisi senza precedenti, che ha avuto un impatto notevole non soltanto sugli affari finanziari, ma anche economici e sociali, e non ha colpito soltanto alcuni Stati membri, ma l’intera Unione europea e tutto il mondo.
I leader del partito dei socialisti europei hanno adottato una dichiarazione congiunta che invita gli Stati membri a provvedere ad “un ambizioso piano di ripresa per salvaguardare i posti di lavoro ed evitare una massiccia disoccupazione”. L’unico modo per avere un effetto reale sull’economia è dare uno stimolo di bilancio che sia adeguato al problema e coordinato in tutta Europa. La nostra priorità, alla base delle nostre discussioni e azioni, è rendere i posti di lavoro sicuri e combattere la disoccupazione, promuovendo al tempo stesso un sano sviluppo ecologico.
Se non investiamo nuove forze nella lotta alla crisi in Europa, la disoccupazione arriverà a colpire 25 milioni di persone agli inizi del 2010, e lo stato delle finanze pubbliche peggiorerà considerevolmente.
Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) è stato istituito nel 2006 e sarà attivo fino al 2013. Lo scopo del FEG è sostenere i lavoratori in esubero a causa della globalizzazione. Il bilancio annuale massimo del fondo è di 500 milioni di euro e viene impiegato per sostenere misure attive sul mercato del lavoro, quali assistenza a chi cerca un impiego sotto forma di sovvenzioni per la formazione e assegni di mobilità.
Sono a favore della riduzione degli esuberi (a 500) richiesta per attivare l’intervento.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della relazione presentata dall’onorevole Maldeikis sul regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell’energia.
Mi rallegro che la maggioranza del Parlamento europeo (526 voti) si sia espressa a sostegno di questo documento.
Desidero ribadire ulteriormente l’importanza della nostra decisione.
Come la Lettonia, l’Estonia e la Polonia, dal punto di vista politico ed economico il mio paese, la Lituania, fa parte dell’Unione europea già da cinque anni. Ciononostante, in termini energetici era – ed è tuttora – una sorta di isola, priva di collegamenti con il mercato comunitario dell’energia.
Con la decisione odierna, il Parlamento europeo ha stanziato 175 milioni di euro per la realizzazione di un ponte energetico tra Lituania e Svezia.
Una volta ultimato, tale progetto unirà finalmente i mercati energetici dei paesi che hanno aderito all’Unione europea nel 2004a quelli degli Stati scandinavi, e di conseguenza al mercato comunitario.
Si tratta di un progetto fantastico, un ottimo inizio, per cui ringrazio tutti gli onorevoli colleghi che l'hanno sostenuto con il loro voto.
Călin Cătălin Chiriţă (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho espresso voto favorevole alla relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma per favorire la ripresa economica tramite la concessione di un sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell’energia.
Il piano europeo di ripresa economica stanzia 5 miliardi di euro a favore di progetti nel settore dell’energia, Internet a banda larga e misure per lo sviluppo rurale. Saranno inoltre investiti 3,98 miliardi di euro in infrastrutture per elettricità, gas naturale, energia eolica nonché la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica. Il Parlamento europeo sostiene l’assegnazione di 1,02 miliardi di euro a favore di progetti per lo sviluppo rurale.
Il piano di ripresa economica destina 200 milioni di euro alla costruzione del gasdotto Nabucco per il trasporto di gas naturale dalla regione del Mar Caspio all’Unione europea, progetto sostenuto dalla Romania. Per il mio paese gli elementi di maggiore interesse nell’ambito di questo piano di ripresa sono costituiti dal finanziamento di progetti di interconnessione per il gas tra Romania e Ungheria (30 milioni di euro) e tra Romania e Bulgaria (10 milioni di euro), nonché dai progetti per lo sviluppo di infrastrutture per impianti che consentano di invertire il flusso del gas nell’eventualità di brevi interruzioni dell’approvvigionamento (80 milioni di euro).
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho espresso voto favorevole al sostegno finanziario ai progetti nel settore dell’energia. La proposta del Parlamento per l’investimento, basata su un accordo raggiunto con il Consiglio, si articola su tre pilastri, segnatamente: interconnessione tra le reti di distribuzione del gas e dell’elettricità, cattura e stoccaggio del carbonio e progetti eolici in mare. La proposta prevede metodi e procedure per fornire un sostegno finanziario che dia impulso agli investimenti per la creazione di una rete energetica integrata in Europa, rafforzando al contempo la politica UE di riduzione delle emissioni di gas serra.
Occorre un’azione immediata volta a stimolare l’economia europea ed è pertanto essenziale adottare misure tese a garantire sia un adeguato equilibrio geografico che una rapida attuazione. In Portogallo, i progetti di interconnessione tra le reti di distribuzione del gas (infrastrutture e impianti) sono ammissibili, come lo sono quelli volti a migliorare l’interconnessione della rete elettrica con la Spagna.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) L'intenzione espressa dalla Commissione europea di incrementare gli investimenti nelle infrastrutture energetiche è l'ultimo di una lunga serie di esempi che dimostrano l’arroganza dei funzionari del Berlaymont. Gli investimenti proposti sono impegnativi e di vasta portata, seppure resti ancora da dimostrare che tutti questi investimenti vadano effettivamente gestiti a livello comunitario. Per il 2009 e il 2010, vengono proposti complessivamente investimenti pari a 3,5 miliardi di euro, che denaro che dovrà essere reperito dai bilanci degli Stati membri: per la Svezia, ciò comporterà un aumento della quota di partecipazione pari a ulteriori 1,4 miliardi di corone. E' sconcertante che la Commissione ritenga che non ci sia stato il tempo per effettuare un’approfondita valutazione dell’impatto di una proposta talmente ampia.
Il relatore non pare particolarmente preoccupato da queste obiezioni: tanto da proporre invece di incrementare il sostegno finanziario da 3,5 a quasi 4 miliardi di euro!
Il nostro mandato ci impone di impegnarci per contenere i costi della cooperazione comunitaria e quindi a respingere una gestione tanto frivola del denaro dei contribuenti. Ciononostante, va sottolineato che sussistono ottime ragioni per proseguire nella ricerca di metodi volti a migliorare e sviluppare tecniche per la separazione e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Abbiamo votato contro la relazione nel suo complesso.
Anders Wijkman (PPE-DE), per iscritto. − (SV) La proposta di destinare circa 4 miliardi di euro a progetti nell’ambito del programma europeo per l’energia è positiva. Ciononostante, riguarda quasi esclusivamente i combustibili fossili e non prevede alcun sostegno ai progetti volti a migliorare l’efficienza dell’utilizzo energetico. Inizialmente la Commissione europea aveva proposto di destinare 500 milioni di euro alle ”città sostenibili”, proposta, tuttavia, ritirata.
Il sostegno alle ”città sostenibili” avrebbe consentito di realizzare progetti di vasta portata, volti a sviluppare il teleriscaldamento e la produzione combinata di elettricità e di calore, nonché a migliorare la qualità delle abitazioni. Tali progetti offrirebbero efficienza in termini di costi, ridurrebbero le emissioni e creerebbero occupazione. Alla luce della crisi economica, mi rammarico per questa opportunità sprecata di imprimere nuovo impulso a questo tipo di misura.
Udo Bullmann (PSE), per iscritto. − (DE) I socialdemocratici al Parlamento europeo hanno respinto la relazione per due ragioni:
In primo luogo, il mantenimento di un interesse economico per la cartolarizzazione dei prestiti è uno strumento importante e corretto al fine di coinvolgere le istituzioni finanziarie nel rischio d’impresa insito nei prestiti in questione. Tuttavia, ciò richiede il mantenimento di una percentuale estremamente elevata, dal momento che il 5% concordato a livello trilaterale non soddisfa tale requisito. Inizialmente, la Commissione aveva richiesto una percentuale del 15% nel processo di consultazione, tuttavia aveva finito per cedere alle pressioni del settore e aveva optato per il 5%. I conservatori e i liberali della commissione per i problemi economici e monetari intendevano dichiarare superflua persino questa limitata partecipazione al rischio d’impresa attraverso la presentazione di una garanzia da parte delle istituzioni finanziarie. Gli europarlamentari socialdemocratici sono a favore di mantenere una percentuale ancora superiore e avanzeranno con ulteriore enfasi tale richiesta nelle riforme future della direttiva sui requisiti patrimoniali.
In secondo luogo, la definizione di capitale di base contenuta nella relazione Karas viola la neutralità del regolamento in termini di concorrenza: prevede infatti che, in futuro, i contributi al capitale che non partecipa alla gestione (silent capital) non siano più considerati capitale di base vero e proprio, sebbene possano essere interamente assorbiti qualora vi sia liquidità. In Germania ciò darebbe il via alla concorrenza sleale nei confronti degli enti di credito pubblici. I contributi in capitale ”silente” sono un provato strumento di rifinanziamento, compatibile con le leggi comunitarie. Dal momento che l’esito del dialogo a tre non tiene in considerazione gli emendamenti esplicativi da noi proposti, respingiamo la relazione.
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Mi congratulo con il relatore per il lavoro svolto, sia sui contenuti testo, sia nei successivi negoziati. L’eccezionalità delle circostanze ci impone di adottare un’azione rapida e adeguata.
Posso accettare il risultato proposto in materia di cartolarizzazione. L’introduzione sistematica di collegi delle autorità di vigilanza rappresenta un importante progresso.
Dall’autunno scorso, la proposta di relazione ha lanciato l’idea di un sistema europeo di vigilanza decentrato. La relazione del gruppo de Larosière e la comunicazione della Commissione europea del 4 marzo hanno sviluppato quest’idea in modo utile. Mi compiaccio che queste idee raccolgano un consenso generale.
Riguardo al campo di applicazione, va detto che anziché adottare il criterio vagamente semplicistico delle banche transfrontaliere, potrebbe essere più saggio concentrarsi sugli istituti di credito che rivestono un’importanza sistemica.
Questi ultimi sarebbero sottoposti direttamente alla nuova autorità bancaria, mentre le altre banche sarebbero soggette alla vigilanza di un collegio o, nel caso di banche puramente nazionali, alle rispettive autorità di vigilanza nazionale. In materia di gestione delle crisi, le banche sistemiche dovrebbero essere inoltre sottoposte ad accordi di stabilità finanziaria a livello europeo.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Mi congratulo con l’onorevole Karas. Per diverse ragioni, questo voto rappresenta un ottimo risultato.
In primo luogo, si tratta di un pacchetto raccomandato e negoziato dal Parlamento. Ho partecipato personalmente a negoziati di questo tipo e so quanto possano essere complessi.
In secondo luogo, i contenuti:questa legislazione è in grado di tutelare meglio i cittadini britannici e quelli dell’UE.
E’ stata la cartolarizzazione a disseminare i cosiddetti “titoli tossici” tra gli istituti bancari, lasciando debiti enormi presso numerose banche private e pubbliche.
L’idea di mantenere un 5% delle attività del cedente, da sottoporre a revisione in seguito alle valutazioni di impatto e le evoluzioni internazionali, è essenziale.
Limitare il ricorso alla leva finanziaria e garantire l’adeguatezza patrimoniale delle banche permette di tutelarsi contro quel genere di condotta da parte delle banche che ci ha portati a un passo dal disastro finanziario.
L’onorevole Karas può ritenersi soddisfatto del lavoro svolto nel corso dei negoziati. So quanto sia difficile per il Parlamento migliorare i testi, ma questo accordo in prima lettura è un testo improntato al buon senso.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Se vi fossero eventuali dubbi circa il vero obiettivo della presente proposta, sarebbe sufficiente citare il testo approvato oggi riguardo la necessità di “abbattere le residue barriere al regolare funzionamento del mercato interno”. Inoltre, l’articolo 2 dichiara che “l’obiettivo generale... consiste nel migliorare l’operatività del mercato interno”.
Come si poteva prevedere, dopo il fallimento del cosiddetto piano europeo di ripresa economica e della tanto decantata solidarietà europea, la prima e, finora, unica proposta per un programma comunitario di sostegno riguarda i servizi finanziari! Sembra quasi che non ci troviamo ad affrontare una delle più gravi crisi del capitalismo, che ha portato a un peggioramento della disoccupazione, alla disintegrazione della capacità produttiva, a crescenti disuguaglianze e crescenti difficoltà per i lavoratori e i cittadini in genere.
Le proposte che abbiamo avanzato – come l’aumento del bilancio comunitario, l’elaborazione di programmi comunitari a sostegno dell’industria manifatturiera e la tutela dell’occupazione tramite diritti e servizi pubblici – sono state respinte. Tuttavia, quando si tratta di sostenere il mercato finanziario e il “ regolare funzionamento del mercato interno”, i finanziamenti comunitari non mancano mai. Tutto ciò è inaccettabile. Per tale ragione abbiamo espresso voto contrario.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Noi euroscettici tentiamo sempre di rendere meno costosa la cooperazione comunitaria. Il denaro dei contribuenti va amministrato con giudizio; specialmente in questo periodo turbolento, è importante gestire con cautela le risorse comuni. Il contenimento del bilancio deve rappresentare sempre il nostro principio guida, in quanto rappresentanti eletti.
Ciononostante, la presente relazione ci conduce verso una direzione totalmente diversa. La proposta originale della Commissione europea in materia di finanziamento è stata ritenuta inadeguata e, subito, tutti i grandi gruppi parlamentari hanno proposto di raddoppiare gli stanziamenti destinati alle autorità di vigilanza finanziaria. Sulla base di quali motivazioni, potremmo domandarci. Stiamo affrontando un tracollo finanziario mondiale che richiede uno sforzo a livello globale.
Al momento l’attività di vigilanza sulle istituzioni finanziarie comunitarie non spetta all’Unione europea. E’ importante tenerlo a mente. Ciononostante, la presente proposta fornisce un’indicazione sulle ambizioni della potente élite politica. Con vaghi riferimenti alla crisi finanziaria e alle sue immaginabili conseguenze sull’attività di vigilanza e controllo, questo non è altro che uno sfacciato tentativo di spingere in avanti la posizione dell’Unione europea. Naturalmente, non abbiamo altra scelta se non votare contro la relazione e la proposta di risoluzione alternativa.
Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Sebbene sia un convinto sostenitore del benessere degli animali, non sono del tutto persuaso della necessità di vietare pratiche come l’importazione di prodotti derivati dalla foca a condizione che si dimostri che le sofferenze degli animali sono mantenute al minimo al momento dell’abbattimento.
Ciononostante, alcune pratiche – tra cui l’abbattimento rituale degli animali praticato da alcune religioni –sono fonte di grande preoccupazione. In ragione della diversità culturale dell’Europa, hanno cominciato a prendere piede alcune di queste pratiche, estranee al rispetto che l’Unione europea nutre nei confronti del benessere degli animali e che comportano inutili sofferenze.
Accetto il fatto che alcune religioni attribuiscano fondamentale importanza al modo in cui gli animali sono macellati per poterne consumare le carni. Ciononostante, la cultura dei diritti e del benessere degli animali è il frutto di un grande impegno trentennale, che non dovremmo sacrificare all’altare della correttezza politica. Gli animali destinati ad essere abbattuti secondo modalità di macellazione rituali devono essere prima storditi, al fine di ridurre al minimo le sofferenze e promuovere ulteriormente la valenza che il benessere degli animali rappresenta per noi.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla protezione degli animali durante l’abbattimento. Ogni anno nell’Unione europea vengono abbattuti milioni di animali, molti dei quali sono sottoposti a un trattamento che provoca sofferenze inutili, non solo durante l’allevamento e il trasporto, ma anche al momento della macellazione o dell’abbattimento e delle relative operazioni. Le sofferenze degli animali nei macelli vanno evitate, anche nel caso di capi allevati per la produzione alimentare e di altri prodotti.
Ritengo la proposta equilibrata e coerente con gli obiettivi comunitari volti a garantire la protezione e il benessere degli animali. Concordo sul fatto che l’abbattimento su vasta scala dovrebbe essere effettuato tenendo in debito conto gli standard umanitari, limitando al minimo le sofferenze degli animali.
Di conseguenza, ho votato contro l’emendamento che eliminava il divieto di utilizzare sistemi di immobilizzazione dei bovini per mezzo del capovolgimento o di altre posizioni innaturali in quanto, a mio avviso, tale pratica compromette il benessere degli animali.
Filip Kaczmarek (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Onorevoli colleghi, ho votato a favore della relazione Wojciechowski sulla protezione degli animali durante l’abbattimento. Molti si chiedono come si possano proteggere gli animali nel momento in cui vengono macellati; può sembrare un paradosso, ma è possibile. Chiunque abbia eseguito l’abbattimento o ne sia stato testimone sa quanto possa essere dolorosa la morte di un animale. L’introduzione di nuove normative in questo ambito risparmierà agli animali sofferenze inutili ed è per tale ragione che questo strumento legislativo è necessario.
Carl Lang (NI), per iscritto. – (FR) Affermando che gli animali vanno abbattuti senza inutili sofferenze, salvo nel caso di riti religiosi, la maggioranza di quest’Assemblea ha dato dimostrazione tanto di ipocrisia quanto di codardia. Con "riti religiosi" si intende principalmente l’abbattimento rituale praticato in occasione della festività musulmana dell’Eid-al-Adha, in cui vengono sgozzati centinaia di migliaia di ovini.
Il riconoscimento di tale pratica dal punto di vista giuridico si iscrive nel fenomeno molto più ampio dell’islamizzazione delle nostre società. Le nostre leggi e le nostre tradizioni si stanno gradualmente modificando per far posto alla Sharia islamica. In Francia, sono sempre più numerose le amministrazioni comunali che finanziano indirettamente la costruzione di moschee; il menù delle mense scolastiche viene deciso in funzione dei precetti alimentari islamici. In alcune città, come Lille, in alcuni orari le piscine sono riservate soltanto alle donne. Nel 2003, con la creazione del Conseil français du culte musulman, l’allora ministro degli Interni Sarkozy introdusse l’Islam nelle istituzioni francesi.
Per porre fine a tale situazione, dobbiamo respingere l’Islamically correct, invertire il flusso migratorio extraeuropeo e creare una nuova Europea, un’Europa di nazioni sovrane, senza la Turchia, che affermi i valori cristiani e umanistici della sua civiltà.
Cristiana Muscardini (UEN), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, dispiace che alla fine della legislatura e su un tema tanto delicato, il Parlamento europeo abbia scelto una strada schizofrenica perché è schizofrenico chi, da un lato, è proiettato nel futuro anche quando questo presenta tecnologie utilizzate per insegnare la violenza e lo stupro e, dall'altro, precipita indietro nella storia per tornare a riti tribali e per accontentare chi ha bisogno di vedere scorrere il sangue ed un'ulteriore inutile sofferenza negli occhi della vittima.
Respingiamo fermamente una macellazione tribale che non tenga conto del consenso e della libera scelta dei singoli Stati membri.
Lydia Schenardi (NI), per iscritto. – (FR) Approviamo la volontà di sostituire la direttiva del 1993 al fine di migliorare e uniformare le condizioni per l’abbattimento degli animali in tutta l’Unione europea.
Approviamo altresì il principio secondo cui gli animali dovrebbero essere macellati soltanto con metodi che garantiscano una morte istantanea o in seguito a stordimento, ma siamo assolutamente contrari all’idea di autorizzare deroghe nell’ambito di riti religiosi.
L’opinione pubblica è assai sensibile e assolutamente contraria alle pratiche dolorose inutili. Perché tollerarle, allora, nel nome della religione, a prescindere dal fatto che gli animali siano immobilizzati o meno prima della macellazione?
Occorre attuare una normativa severa per assicurare che gli animali siano storditi e non possano riprendere i sensi prima della morte, seppure sarebbe ancora meglio vietare definitivamente tali pratiche. Esse appartengono a un’altra epoca e si potrebbero a ragione definire barbare.
Kathy Sinnott (IND/DEM), per iscritto. − (EN) Proteggere gli animali dalle crudeltà è una responsabilità estremamente importante. Ciononostante, ritengo che alcune delle proposte avanzate allo scopo di evitare le crudeltà finiscano in realtà per incrementarle ulteriormente.
Mi riferisco in particolare alla proposta di consentire la macellazione unicamente presso le apposite strutture. Gli agricoltori sarebbero così obbligati a caricare e trasportare gli animali, anche se malati o vecchi, operazione che causerebbe loro dolore e disagio.
Tale proposta comporta inoltre rischi in caso di patologie contagiose e infezioni. Talvolta è preferibile contenere la diffusione di una malattia abbattendo l’animale presso l’azienda agricola, sempreché ciò avvenga secondo metodi umani. Non ho presentato una motivazione orale.
Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Il gruppo dei socialdemocratici svedesi ha scelto di votare a favore della relazione (A6-0241/2009) sull’Agenda sociale rinnovata. Si tratta di una relazione valida, che, tra le altre cose, afferma che né le libertà economiche né le regole della concorrenza dovrebbero mai prevalere sui diritti sociali fondamentali.
Ciononostante, la relazione suggerisce altresì requisiti per la definizione di sistemi salariali minimi. Noi socialdemocratici crediamo sia importante garantire un reddito che consenta a tutti un’esistenza dignitosa e riteniamo che l’Unione europea debba incoraggiare questo aspetto, essenziale per consentirci di affrontare il problema dei ”lavoratori poveri”. Sarà poi compito dei singoli Stati membri scegliere con quali modalità garantire ai propri cittadini un reddito dignitoso e se farlo attraverso gli strumenti legislativi oppure lasciando regolamentare questo ambito alle parti sociali attraverso i contratti collettivi.
Robert Atkins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori sostengono il principio del salario minimo nel Regno Unito. Ciononostante riteniamo che i regimi di sicurezza sociale e il reddito minimo dovrebbero essere definiti a livello nazionale.
I conservatori si sono pertanto astenuti in merito a questa relazione.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Silva Peneda sull’Agenda sociale rinnovata. Nel contesto dell’attuale crisi economica, è essenziale che la politica sociale proceda di pari passo con la politica economica verso la ripresa dell’economia europea. I modelli sociali europei devono affrontare varie sfide, tra cui i cambiamenti demografici e la globalizzazione, che impongono un aggiornamento in una prospettiva di lungo periodo, pur conservando al tempo stesso i loro valori fondamentali.
L’Europa deve perseguire una politica sociale ambiziosa, tanto più ora che stiamo attraversando una grave crisi. L’Agenda sociale rinnovata della Commissione è invece tutt'altro che ambiziosa, intempestiva e non ritengo sia veramente all’altezza delle sfide poste dalla crisi economica e finanziaria. Le politiche sociali e occupazionali vanno rafforzate per ridurre o evitare la perdita di posti di lavoro e tutelare i cittadini europei dall’esclusione sociale e dal rischio della povertà.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La relazione contiene numerose contraddizioni. Ribadisce essenzialmente i concetti del capitalismo neoliberale, seppure mitigando taluni aspetti, senza tuttavia alterare le politiche di fondo che stanno all’origine dell’attuale crisi economica e sociale. Il principio guida è lo stesso di sempre. La ”crisi” viene ancora una volta strumentalizzata per ”vendere” sempre la stessa ricetta costituita da flessibilità, mercato interno, partenariati pubblico-privati, eccetera, ignorando il fatto che anche le politiche comunitarie sono responsabili della crisi e del relativo aggravamento.
Le giuste ”preoccupazioni” espresse nella relazione non affrontano né risolvono le principali cause dei problemi individuati, soprattutto per quanto attiene alle politiche economiche, precarietà, liberalizzazione, privatizzazione dei servizi pubblici e così via.
Mancano risposte alternative, in particolare riguardo al rafforzamento del ruolo dello Stato nell’economia, nei settori strategici e nel sostegno a servizi pubblici di qualità e all’aumento di salari e pensioni. Ciononostante, la relazione riconosce la necessità di una più equa distribuzione della ricchezza, pur senza indicare le strade per raggiungere questo obiettivo né accantonare le politiche che hanno inasprito le disuguaglianze sociali.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Il bilancio sociale della vostra Europa è un clamoroso fallimento. In Francia sono appena stati pubblicati dati allarmanti: la povertà è salita del 15% in due anni, il numero di lavoratori poveri è aumentato vertiginosamente e, di conseguenza, il numero delle famiglie con un elevato indebitamento, le cui risorse da molto tempo sono insufficienti a coprire le spese quotidiane, è cresciuto in maniera esponenziale. Senza contare che siamo appena all’inizio di una profonda crisi.
Incitate i cittadini ad essere “aperti al cambiamento” quando per i lavoratori ciò significa perdere il posto di lavoro e la certezza di non trovarne un altro, grazie alle vostre politiche. Parlate di ”sociale” mentre la Corte di giustizia calpesta i diritti dei lavoratori in nome della concorrenza e della libera prestazione di servizi. Rincarate la dose anche con la flessibilità, che in gergo europeo non significa altro che “precarietà”. Fingete persino di prestare particolare attenzione alle donne e alle madri, mentre la vostra stupida politica di “genere” porta alla perdita dei loro specifici diritti sociali, come quelli di cui godevano in Francia in materia di pensionamento e lavoro notturno.
Non è di un rinnovamento dell’agenda sociale che abbiamo bisogno, ma di un cambiamento radicale del vostro sistema perverso.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La relazione sottolinea la necessità da parte degli Stati membri di ammodernare e riformare i regimi nazionali di sicurezza sociale, introdurre salari minimi e rivedere i programmi scolastici. Propone inoltre una più forte partecipazione finanziaria dei lavoratori agli utili delle imprese e l’introduzione dell’Anno europeo del volontariato. Si tratta di esempi insolitamente estremi di come l’Unione europea intenda sostituirsi all’autodeterminazione degli Stati membri.
La relazione contiene inoltre due riferimenti al trattato di Lisbona, che non è ancora entrato in vigore. E’ una sfacciata dimostrazione dell’arroganza del potere, che considera il dibattito democratico sul trattato un mero atto di facciata nei confronti dell’opinione pubblica, senza alcun significato in termini di risultati.
Abbiamo pertanto espresso voto contrario alla relazione nella votazione finale.
Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) In termini generali, questa è un’ottima relazione con molti aspetti positivi. Tuttavia, a causa dei ripetuti appelli a favore della crescita e affinché gli Stati membri introducano un salario minimo unitamente a condizioni sociali legalmente vincolanti, che comporterebbero un massiccio trasferimento di poteri all’Unione europea, ho deciso di astenermi dal voto.
Anja Weisgerber (PPE-DE), per iscritto. − (DE) In conseguenza dell’attuale crisi finanziaria, i modelli sociali europei stanno affrontando importanti sfide.
Il gruppo dei conservatori tedeschi (CDU/CSU) si dichiara pertanto a favore di un’Europa sociale.
Per tale ragione, sosteniamo la relazione Silva Peneda sull’Agenda sociale rinnovata.
Accogliamo altresì con favore il fatto che, in questo periodo di crisi, sia stata accordata la priorità alla creazione e promozione dell’occupazione, nonché la volontà di portare avanti misure a sostegno dell’ istruzione e della formazione.
L’Europa deve creare un quadro sociale nonché definire parametri a livello comunitario.
A tal fine occorre senza dubbio tener conto delle competenze degli Stati membri.
Per tale ragione, ci opponiamo all’appello rivolto indiscriminatamente a tutti gli Stati membri affinché introducano un salario minimo, come originariamente previsto al paragrafo 14 della relazione.
L’introduzione del salario minimo dovrebbe spettare esclusivamente agli Stati membri.
Siamo pertanto lieti che l’emendamento orale su questo punto sia stato adottato.
Occorre garantire sufficienti benefici affinché ogni cittadino possa condurre un’esistenza dignitosa, seppure gli Stati membri abbiamo a disposizione diverse opzioni a riguardo.
Nel nostro emendamento orale abbiamo asserito con chiarezza che, oltre al salario minimo, occorre prendere in considerazione i contratti collettivi nonché regole vincolanti per tutti, oppure un reddito minimo garantito dallo Stato.
In tal modo applicheremo come si conviene il principio della sussidiarietà.
Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) I socialdemocratici svedesi hanno scelto di votare a favore della relazione (A6-0263/2009) sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro. Si tratta di un ottimo documento, che assume, particolare importanza nell’attuale crisi economica, che richiede misure attive per il mercato del lavoro affinché i soggetti socialmente più deboli non restino esclusi in modo permanente dal mercato del lavoro.
La relazione sottolinea altresì la necessità di introdurre salari minimi. Noi socialdemocratici riteniamo sia essenziale garantire a tutti i cittadini un salario che permetta di condurre una vita dignitosa e l’Unione europea dovrebbe incoraggiare le iniziative, soprattutto al fine di affrontare il problema dei “lavoratori poveri”. Spetterà sempre agli Stati membri determinare le modalità per garantire un salario dignitoso ai propri cittadini, optando per gli strumenti legislativi oppure lasciando che la questione sia regolata dai partner sociali tramite contratti collettivi.
Robert Atkins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici sostengono gran parte della relazione nonché le misure previste per un adeguato sostegno al reddito, mercati del lavoro in grado di favorire l’inserimento e l’accesso a servizi di qualità. Incoraggiamo altresì un’impostazione positiva e di coinvolgimento attivo rispetto a salute mentale, disabilità e diritto al lavoro degli anziani, nonché una posizione ferma contro il traffico di esseri umani.
Ciononostante, i conservatori sono contrari a una direttiva comunitaria sulla discriminazione. Non condividono inoltre la richiesta di istituire un quadro giuridico per la parità di trattamento teso a lottare contro la discriminazione nel settore dell'occupazione e delle condizioni di lavoro e che un obiettivo comunitario per il meccanismo di reddito garantito e di reddito sostitutivo a base contributiva atto ad assicurare un sostegno al reddito pari ad almeno il 60% del reddito medio nazionale. Sono queste le ragioni per le quali ci siamo astenuti: riteniamo che tali questioni dovrebbero rientrare nella competenza nazionale.
Philip Bushill-Matthews (PPE-DE), per iscritto. − (EN) In termini generali, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei condivide lo spirito della relazione originale presentata dall’onorevole Lambert. Ciononostante, un altro gruppo politico in commissione ha inserito nella relazione alcuni punti estranei, che non solo sono estranei all’intento della relazione, ma che già risultavano inaccettabili da parte del nostro gruppo. Ciò è stato fatto deliberatamente, per squallide ragioni di rivalità partitica, al fine di renderci impossibile sostenere la relazione così come presentata in sede di plenaria. Abbiamo pertanto presentato una risoluzione alternativa che comprende tutti i punti della relazione che sosteniamo.
Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) La presente relazione spinge a chiedersi come coinvolgere nei mercati del lavoro coloro che attualmente ne sono esclusi? La risposta è più che ovvia: occorre creare più posti di lavoro e potenziare la capacità dei mercati del lavoro.
Il fatto stesso che l’Unione europea debba porsi tale interrogativo dimostra uno dei problemi fondamentali di Bruxelles: si presta fin troppa attenzione alla tutela dell’occupazione e non abbastanza alla creazione di posti di lavoro. Il numero così elevato di cittadini europei disoccupati va attribuito essenzialmente al modello sociale europeo, che fa esattamente l’opposto di ciò che dovrebbe : crea un mercato del lavoro a due velocità, portando vantaggi a chi ha già un impiego e limitando ai disoccupati la possibilità di trovarne uno. Anche i costi sociali dell’infinita normativa comunitaria sono elevatissimi, tanto da dissuadere i datori di lavoro dall’effettuare nuove assunzioni. Ecco che cosa ne è del tanto decantato piano comunitario di diventare l’economia più competitiva entro il 2010.
Per creare nuovi posti di lavoro, l’economia europea deve imboccare una direzione diversa e l’impegno dei conservatori britannici è quello di accelerare questo cambiamento.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La relazione affronta una serie di questioni importanti che, in linea di principio, dovrebbero essere competenza degli Stati membri e non dell’Unione europea. Il Parlamento, per esempio, insiste sulla necessità di introdurre obiettivi comunitari riguardo alle garanzie per il reddito minimo e al salario minimo. La relazione contiene inoltre un riferimento al trattato di Lisbona, che non è ancora entrato in vigore. Abbiamo pertanto espresso voto contrario.