Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0260/2009), presentata dall’onorevole Hieronymi a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di cooperazione nel settore audiovisivo con i paesi terzi denominato MEDIA Mundus [COM(2008)0892 – C6-0011/2009 – 2008/0258(COD)].
Ruth Hieronymi, relatore. − (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, sono particolarmente lieta del fatto che siamo riusciti a elaborare e adottare un nuovo programma di sostegno per la cinematografia europea a favore della cultura e dell’economia dell’Unione e del mondo in un arco di tempo relativamente breve, appena sei mesi, e prima della fine della nostra legislatura.
Ciò è stato possibile soltanto grazie a una collaborazione straordinariamente proficua per la quale vorrei esprimere i miei più sentiti ringraziamenti. La ringrazio moltissimo, signora Commissario. La proposta della Commissione relativa alla creazione del programma MEDIA Mundus è stata eccellente e vi è stata una straordinaria collaborazione con la presidenza ceca, così come straordinaria è stata la collaborazione in sede di commissione per la cultura e l’istruzione. Solo grazie a ciò è stato possibile conseguire il nostro obiettivo in brevissimo tempo.
Da 15 anni la promozione della cinematografia europea attraverso il programma MEDIA consente di conseguire risultati molto validi nell’Unione europea. Il novanta per cento di tutti i film europei presentati al di fuori del loro paese di origine è promosso da tale programma. Sinora però il programma ha promosso soltanto progetti in ambito europeo, per cui risulta inadeguato in un’epoca di nuove tecnologie e globalizzazione dei mercati.
Si profilano nuove opportunità, ma anche nuove sfide. Il programma MEDIA Mundus di cui oggi stiamo discutendo rappresenta una risposta fantastica alle opportunità offerte alla cinematografia europea dai nuovi mercati al di fuori dell’Europa, ma anche una risposta al bisogno di sfruttare la promozione dei film e i film stessi per sostenere e promuovere il dialogo interculturale e una risposta alle opportunità che si presentano in tal senso.
Per questo vorrei esprimere i miei ringraziamenti per il lancio dei progetti pilota MEDIA Mundus. Sono stati messi a disposizione 7 milioni di euro ed è anche emerso chiaramente che la domanda è notevole. I progetti pilota hanno sostenuto formazione, commercializzazione e distribuzione nelle reti globali e i progetti più interessanti sono stati presentati in particolare dai mercati mondiali emergenti nel campo dell’audiovisivo, tra cui India, Brasile, Corea del sud, Canada.
Pertanto, forti del voto della commissione per la cultura e l’istruzione, siamo lieti di poterci esprimere a favore della proposta. Chiedo dunque all’intero Parlamento di manifestare il proprio appoggio al programma per gli anni a venire dotandolo di fondi sufficienti per conseguire l’obiettivo di sostenere la promozione della cinematografia europea come ambasciatrice dei nostri valori culturali nel mondo.
Questo è il mio ultimo intervento dinanzi al Parlamento europeo. Mi sento particolarmente fortunata per aver potuto portare a compimento il programma con il vostro supporto. Ecco dunque il mio messaggio. Per il futuro vi prego di ricordare che in Europa i prodotti culturali non devono diventare prettamente economici, ma restare sia culturali sia economici.
Ringrazio in particolar modo tutti i miei colleghi della commissione per la cultura e l’istruzione, i collaboratori dei segretariati e lei, signora Commissario, unitamente al suo direttore generale, Gregory Paulger, per dieci anni di eccellente collaborazione nel campo dell’audiovisivo. Grazie.
Viviane Reding, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, sono totalmente d’accordo con quanto affermato dall’onorevole Hieronymi e i nostri 10 anni di collaborazione con lei e altri membri della commissione per la cultura e l’istruzione sono stati estremamente efficienti, oltre che arricchenti da un punto di vista personale. Grazie pertanto a tutti coloro che, prescindendo dagli schieramenti politici, hanno lavorato affinché la cultura divenisse importante e potesse parlare alla gente.
Sono molto lieta che il Parlamento abbia formulato alcune proposte sulla relazione che sono al tempo stesso chiarimenti e semplificazioni, per cui hanno migliorato la proposta da me presentata.
Come tutti sapete, l’azione preparatoria MEDIA International è stata la base per sviluppare MEDIA Mundus e, in tale contesto, sono anche grata al Parlamento per avermi concesso 2 milioni di euro nel 2008 e 5 milioni di euro nel 2009 con i quali abbiamo finanziato l’azione preparatoria.
MEDIA Mundus prenderà il via nel 2011 subentrando a MEDIA International. Esso è volto a rafforzare le relazioni culturali e commerciali tra professionisti della cinematografia europea e i loro omologhi in tutto il mondo. Il concetto di MEDIA Mundus è nuovo, ambizioso e innovativo in quanto promuove la collaborazione tra professionisti, cosa che normalmente non avviene nei programmi europei, e a differenza dei programmi esistenti si basa anche sul reciproco vantaggio in diversi campi non soltanto per i nostri cineasti, ma anche quelli dei paesi terzi. Il primo è quello della formazione per tirocinanti e formatori dei paesi europei e dei paesi terzi. In tal senso, migliorerà l’accesso al mercati dei paesi terzi costruendo fiducia e rapporti commerciali a lungo termine. Ed è naturale. Quando si è stati insieme a scuola, formandosi per il mondo della cinematografia, con asiatici, africani o americani, è chiaro che dopo, nella vita professionale, si prova il desiderio di lavorare insieme.
Anche per questo sosteniamo l’organizzazione di occasioni per coproduzioni internazionali. Li formiamo insieme, poi ci aspettiamo che questi professionisti inizino a lavorare insieme. Abbiamo dunque bisogno di opportunità di coproduzioni internazionali.
Dobbiamo inoltre migliorare la distribuzione, la diffusione e la visibilità delle arti audiovisive europee nei paesi terzi. Questa è sempre una situazione vincente per i cittadini dei paesi terzi in Europa ed è un buon esempio di un’Europa che non è una fortezza, ma è un’Europa aperta che dona, riceve, condivide.
Dobbiamo migliorare la domanda pubblica di contenuto audiovisivo culturalmente diverso, il che sarà molto importante, per cui dobbiamo incoraggiare i giovani, soprattutto il pubblico giovane, a vedere i film europei.
Confido nel fatto che MEDIA Mundus possa ampliare la scelta del consumatore in maniera che sia possibile vedere film europei. Ciò creerà diversità culturale sui mercati europei portando più film di qualità dai mercati extracomunitari più piccoli in Europa, ma offrirà anche l’opportunità ai film europei di proporsi sul mercato internazionale creando così nuove occasioni commerciali per i professionisti europei e mondiali, il che ovviamente rappresenta un contributo economico molto importante. E’ una questione di competitività, ma è soprattutto una questione di diversità culturale, la nostra diversità culturale, che è il nostro bene più prezioso, e la diversità culturale di coloro che vivono in altri continenti, che è il loro patrimonio inestimabile. Poterli condividere è un’opportunità meravigliosa che ci verrà offerta con MEDIA Mundus.
Doris Pack, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevole Hieronymi, il programma MEDIA Mundus è un progetto basato su un’idea nata all’interno della nostra commissione, la commissione per la cultura e l’istruzione. Lì per così dire ha visto la luce del giorno, ma soprattutto lì gli abbiamo manifestato il nostro forte sostegno, e ovviamente porta la firma non soltanto della signora commissario, ma anche dell’onorevole Hieronymi, che noi tutti della commissione per la cultura e l’istruzione siamo stati ben lieti di appoggiare.
Abbiamo imparato molto dal progetto Erasmus Mundus con cui si è aperta la porta ai nostri studenti che desiderano recarsi nei paesi terzi e viceversa. Nel contesto della globalizzazione è di fatto necessario, e MEDIA Mundus è orientato nella stessa direzione per quel che riguarda i cineasti. E’ dunque uno splendido esempio di come si possa organizzare un dialogo interculturale in tale ambito, che ovviamente ha una dimensione commerciale, ma che è soprattutto culturale.
MEDIA Mundus sosterrà e attuerà altresì la convenzione dell’UNESCO per promuovere la diversità culturale in Europa e in tutto il mondo, stabilendo un dialogo e ricercando un equilibrio tra interessi finanziari ed economici.
Con MEDIA Mundus rafforzeremo naturalmente la mobilità dei nostri film, dei nostri cineasti e dei nostri studenti concretizzando infine ciò che Wim Wenders continua a rammentarci, ossia la necessità di dare all’Europa un nuovo volto, trasformare il sogno europeo in realtà. Il sogno americano ci è stato trasmesso attraverso i film per decenni, e così accade ancora oggi. Se attraverso le immagini dovessimo riuscire a portare il sogno europeo nel mondo in collaborazione con i paesi terzi, avremmo fatto molto di più per stabilizzare l’Unione europea di quanto avremmo potuto fare in molti altri modi.
Se lavoriamo insieme nell’odierno mondo globalizzato, riusciremo a fare un po’ retrocedere gli americani sul mercato mondiale e rappresentare un po’ meglio il nostro sogno. Sono certa che in questo saremo sostenuti dai paesi terzi, forse Corea del sud o paesi dell’America latina, che realmente desiderano aiutarci rendendo più visibili sul mercato europeo le loro produzioni su piccola scala.
In fin dei conti, quindi, è un progetto in grado di aiutare tutti coloro che vi sono coinvolti, visto che aiuta sia i paesi terzi sia la cinematografia europea, ed era tempo che ciò accadesse. A mio parere, MEDIA Mundus è la risposta appropriata alle sfide tecniche e socioeconomiche. Concluderei dunque dicendo: “Ciò che contribuisce alla nostra diversità, rafforza la nostra identità”.
Christa Prets, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevole Hieronymi, vorrei formulare i miei complimenti più sinceri per la presente relazione. Tutti noi della commissione per la cultura e l’istruzione siamo ovviamente lieti e fieri dei risultati conseguiti in un lasso di tempo così breve. Abbiamo dimostrato di poter lavorare in maniera flessibile senza essere vincolati da procedure, prestando comunque il dovuto riguardo alle preoccupazioni di coloro che operano nel campo della cinematografia e attendono impazientemente che questa politica sia definitivamente delineata in maniera positiva. Abbiamo accelerato il nostro lavoro e potremo ancora proseguirlo dopo che la politica sarà stata adottata con l’approvazione della corrispondente risoluzione. Non abbiamo insistito su una lettura. Chi critica continuamente il nostro operato infangando i passi positivi che abbiamo compiuto dovrebbe ricordarlo.
Sono lieta che, nell’anno della creatività e dell’innovazione, stiamo aiutando i creativi a essere più innovativi consentendo loro di proseguire la propria formazione e diventare più integrati a livello globale. Nel mondo digitale, tutto cambia quotidianamente, la tecnologia è diversa, differenti sono le risorse ed emergono nuove sfide. E’ dunque necessario creare un’altra rete, che ha bisogno del supporto finanziario che le stiamo offrendo. Se vogliamo promuovere la crescita della nostra cinematografia europea e l’idea dell’Europa, non abbiamo bisogno soltanto di una migliore qualità, qualità che è già molto elevata per quanto potrebbe essere ancora superiore, ma dobbiamo anche dare assistenza finanziaria ai nostri artisti creativi.
Con la crisi economica sulla bocca di tutti, creare nuovi posti di lavoro nel settore cinematografico, consentire l’innovazione, migliorare la condivisione di informazioni, la ricerca e lo studio del mercato sono tutti contributi alla creazione di posti di lavoro in generale. La cinematografia racchiude potenzialità enormi di arricchimento del mercato del lavoro.
Per quanto concerne la cooperazione transfrontaliera e la divulgazione nei paesi terzi, vorrei citare un esempio. Per me Slumdog Millionaire (il povero milionario) è stato un esempio veramente illuminante. Il film, che ha fatto il giro del mondo, è stato sostenuto dal programma MEDIA per un importo dell’ordine di 830 000 euro ed è diventato un successo mondiale che ci ha resi ancor più consapevoli di una situazione di emergenza esistente in uno specifico paese dimostrandoci però nel contempo che cosa significa collaborare a livello transfrontaliero. Per questo penso che il programma sia uno strumento eccellente e sono lieta che abbiamo potuto predisporlo senza alcuna difficoltà in un lasso di tempo relativamente breve.
Vorrei ringraziare in particolare l’onorevole Hieronymi augurandole ogni bene. Oltre che di grandi competenze professionali, ha dato prova di un eccellente spirito di collaborazione. La ringrazio, onorevole Hieronymi, e le auguro quanto di meglio possa desiderare.
Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, l’obiettivo del programma MEDIA 2007 era preservare l’identità, la diversità e il patrimonio culturale europeo per migliorare la diffusione delle opere audiovisive europee e rafforzare la competitività del settore audiovisivo europeo. Il programma MEDIA Mundus si spinge ancora oltre e spera che dalla promozione e dall’apertura dei mercati dell’audiovisivo sia nell’Unione europea sia nei paesi terzi nascano reciproci vantaggi, concetto che ovviamente è valido.
Il tema ci porta tuttavia a riflettere su qualcos’altro. Penso all’influenza cultura dell’Europa sul mondo, quell’influenza che pare stia sfumando, il che mi preoccupa non poco. Noto peraltro che il nostro continente non partecipa al dialogo interculturale come partner paritario. Le tradizioni cristiane che hanno forgiato l’Europa oggi sono generalmente rimesse in discussione e pare che l’Europa non abbia un’altra concezione della propria identità. Non sorprende dunque che stia perdendo terreno. L’esigua quota che l’Europa si è conquistata nella diffusione mondiale delle opere audiovisive ne è un esempio significativo.
Possiamo lamentare il fatto che, unitamente al calo della sua rilevanza economica, il ruolo dell’Europa sia ancora più ridotto. Non dobbiamo tuttavia gettare le armi. Iniziative come il programma che oggi stiamo discutendo sono un passo piccolo, ma necessario. Inoltre, ci attende una nuova legislatura di altri cinque anni e speriamo che i prossimi eurodeputati rendano più udibile la voce dell’Europa.
Ultima seduta, ultimo intervento. Vorrei esprimere i miei più sinceri ringraziamenti a tutti i colleghi per la loro collaborazione e, in particolare, ai membri della commissione per la cultura e l’istruzione con i quali ho diviso il lavoro quotidiano. Mi complimento con l’onorevole Hieronymi per la sua relazione. Grazie a tutti.
Helga Trüpel, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, finalmente la nostra politica per la cultura e i mezzi di comunicazione sta per dare un’anima all’Europa.
Si è detto giustamente, il presidente della Commissione Barroso tra gli altri, che la gente non si innamorerà del mercato interno per quanto importante possa essere, ma vorrà vedere e godere della diversità culturale, del patrimonio culturale dell’Europa. Vorrà che questa diversità culturale sia ambasciatrice dell’Europa nel mondo.
L’onorevole Pack ha giustamente rammentato, rifacendosi alle parole di Wim Wenders, che abbiamo bisogno che immagini europee raccontino vicende europee, esprimano la diversità della storia europea e la diversità delle sensibilità europee. Qual è stata la tragedia della storia europea e quali sono le grandi speranze per un futuro pacifico e migliore? Questa è fondamentalmente la concezione della cultura dell’Unione europea che non solo vogliamo coltivare internamente, ma desideriamo anche trasmettere al mondo esterno. Per questo la politica per la cultura e, in particolare, la politica per la cinematografia sono sempre ambasciatrici dell’identità europea e per questo sono lieta che siamo riusciti a far decollare il programma.
Sin dall’inizio vorrei dire che, nella prossima legislatura, il programma MEDIA Mundus dovrà essere ampliato, rinvigorito e dotato di maggiori risorse in maniera che possa realmente assolvere il proprio ruolo affermando con chiarezza nella cooperazione internazionale i valori europei e la diversità culturale europea. Servono coproduzioni, formule di collaborazione, formazione nella sua accezione più positiva, una situazione vincente per tutti e per tutti arricchente. In quest’epoca di globalizzazione e digitalizzazione, sarà la firma apposta dalla politica europea sulla cultura.
Vorrei infine cogliere quest’occasione per ringraziare l’onorevole Hieronymi per la straordinaria collaborazione e per essere riuscita a esprimere con chiarezza in Aula la sua idea che indubbiamente la cultura ha una dimensione economica, ma non è soltanto un prodotto. Si tratta di identità, diversità, confronto culturale nel senso migliore del termine. Perché questo è ciò che muove la gente, nel cuore e nella mente. Riporre maggiore fiducia nell’Europa di quanto si sia fatto sinora deve essere il nostro dovere per il futuro. Per questo, onorevole Hieronymi, le formulo i miei più sinceri ringraziamenti per la valida collaborazione e le auguro ogni bene per il futuro.
(Applausi)
Věra Flasarová, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, ringrazio l'onorevole Hieronymi per il suo eccellente lavoro e le auguro tantissimi anni di successi. Lo sviluppo dell’ambiente audiovisivo internazionale merita la nostra attenzione perché è un campo di attività interessante che apre un ampio spazio di collaborazione con l’Unione europea e con altri paesi del mondo. Un ulteriore approfondimento di tale cooperazione, compreso il bilancio di 15 milioni di euro per MEDIA 2011-2013, amplierà la scelta per i consumatori e porterà prodotti più diversi culturalmente sul mercato europeo e internazionale. Nel contempo esso contribuirà alla reciproca comprensione tra popoli con tradizioni culturali differenti. Tra gli altri aspetti preziosi di questi progetti europei vi sono i continui corsi di formazione per professionisti del settore audiovisivo, le varie attività promozionali incentrate sul cinema e le opportunità di maggiore diffusione dei film. E’ ovvio anche che il settore audiovisivo sia motivo soprattutto di interesse per le nuove generazioni, che utilizzano televisione e dispositivi basati su protocolli Internet e televisione digitale multicanale come una delle principali fonti di informazione, unitamente ad altre tecnologie Internet. Il sostegno di tali sistemi attraverso il progetto comunitario potrà pertanto contribuire a migliorare la qualità del servizio offerto a questi utenti.
In tale contesto, vorrei però sottolineare un elemento che ritengo fondamentale. Tutti i mezzi di comunicazione che utilizzano Internet rappresentano un’alternativa illimitata ai tradizionali mezzi di comunicazione. Purtroppo, anche nelle società democratiche, i mezzi di comunicazione tradizionali spesso vengono a mancare a causa di interessi commerciali o perché la loro direzione appartiene a una specifica cerchia politica che indirettamente costringe i dipendenti all’autocensura. Pertanto, molta informazione raggiunge il pubblico in maniera distorta o selettiva. Per contrasto, l’enorme diffusione di Internet, con i film e le informazioni che divulga, offre un ambiente di mezzi di comunicazione realmente indipendenti e pluralistici, un ambiente libero da monopoli e cartelli. Dobbiamo dunque sostenere tutti i progetti che rafforzano questa alternativa al mondo convenzionale dei mezzi di comunicazione e sono lieta che la presidenza ceca abbia contribuito al successo del progetto MEDIA Mundus.
Ljudmila Novak (PPE-DE). – (SL) Signor Presidente, con il programma MEDIA Mundus siamo sulla giusta via per promuovere la cinematografia e la conoscenza europea in maniera più efficace. Un film è un mezzo che ci consente di documentare, preservare, rappresentare e vendere la diversità culturale europea. Tuttavia, visto il ritmo incalzante dello sviluppo delle moderne tecnologie, abbiamo anche bisogno di un’istruzione e una formazione continue. Sarebbe un peccato se alcuni paesi terzi o continenti meno sviluppati dovessero smettere di realizzare film che descrivono la vita dei loro popoli, vicende interessanti che li riguardano e, come è ovvio, il loro patrimonio culturale e naturale, la loro storia, soltanto perché accusano un ritardo nello sviluppo o mancano delle conoscenze necessarie.
A causa dell’egemonia della filmografia statunitense, che domina un mercato enorme, la cinematografia europea deve affrontare un compito più arduo per competere sul mercato mondiale, nonostante il fatto che abbia decisamente molte più qualità di tanti film strappalacrime o blockbuster americani. Per questo MEDIA Mundus è una piattaforma valida per intessere contatti con produttori e distributori di paesi terzi e scambiarsi conoscenze e informazioni in campo cinematografico. Nel contempo, in questo ambito l’Unione assolve la funzione di congiungere diversi continenti unendo anche appassionati di cinema di vari paesi.
Guadagneremo un nuovo programma riuscito, ma perderemo la nostra relatrice, una specialista nel campo. Vorrei formularle i miei personali complimenti, onorevole Hieronymi, per tutto il lavoro da lei svolto, la sua larghezza di vedute e la sua collaborazione. Quando sono arrivata in Parlamento come nuovo membro cinque anni fa, l’onorevole Hieronymi è stata la prima persona alla quale mi sono rivolta per consulenza e informazioni ed è sempre stata pronta a offrirmi il suo aiuto e la sua comprensione. Pertanto, ancora una volta vorrei esprimerle i miei più sentiti ringraziamenti e augurarle la serenità che merita nella vita privata e professionale perché so che in futuro non smetterà di impegnarsi.
Alcuni di noi sanno che torneranno qui. Anch’io vorrei, ma non ho la certezza che ciò accadrà. Consentitemi pertanto di porgere i miei ringraziamenti in questa occasione a tutti i membri della commissione, dell’ufficio di presidenza e del Parlamento per avermi concesso l’opportunità di operare nel quadro della commissione per la cultura e l’istruzione. E’ stato piacevole e arricchente lavorare con voi. Indipendentemente dalle nostre convinzioni politiche, abbiamo operato a vantaggio della cultura, dell’istruzione, dei giovani, degli sportivi e delle sportive. Inoltre, malgrado io provenga da un piccolo paese, la commissione ha accolto anche le mie idee, poi confermate dal Parlamento europeo. Grazie per la collaborazione.
Mikel Irujo Amezaga (Verts/ALE). – (ES) Signor Presidente, la dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità culturale raccomanda, tra l’altro, di promuovere la realizzazione di produzioni audiovisive di alta qualità incoraggiando soprattutto la creazione di meccanismi di collaborazione che ci consentano di distribuire tali produzioni. La Commissione ha tenuto chiaramente presente tale dichiarazione nell’elaborare l’iniziativa.
Superfluo aggiungere che MEDIA Mundus sfrutterà il crescente interesse e le numerose opportunità offerte dalla collaborazione mondiale nel settore audiovisivo e amplierà la gamma delle possibilità offerte ai consumatori proponendo prodotti più diversi culturalmente ai mercati internazionali e creando nuove opportunità commerciali per i professionisti dell’audiovisivo in Europa e nel mondo.
Sono persuaso, e non dovremmo nutrire dubbi al riguardo, che la Commissione sia in grado di gestire il bilancio in maniera che abbia il massimo impatto possibile e non si disperda in progetti frammentari. Come ha detto un esimio professore, il programma MEDIA Mundus per la cooperazione audiovisiva con i paesi terzi dimostra che il paesaggio audiovisivo internazionale è notevolmente cambiato, soprattutto in termini tecnologici. L’iniziativa è volta a sviluppare opportunità di collaborazione sul mercato audiovisivo promuovendo ricerca e formazione, nonché finanziando progetti di coproduzione per incoraggiare la collaborazione tra professionisti audiovisivi.
Anch’io vorrei concludere l’intervento esprimendo la mia gratitudine. E’ stato un piacere lavorare con tutti i colleghi della commissione per la cultura e l’istruzione negli ultimi due anni. Grazie e a presto.
Elisabeth Morin (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei porgere i miei sinceri ringraziamenti all’onorevole Hieronymi e alla commissione per la cultura e l’istruzione. Lo sviluppo mondiale dell’industria cinematografica europea è reso possibile grazie a questo nuovo programma MEDIA Mundus.
Il programma in realtà si innesta su una politica ed è nato nel quadro dell’azione MEDIA International che, dal 2007, si concentra sullo sviluppo delle relazioni dell’Unione con i mercati audiovisivi allo scopo di soddisfare le esigenze immediate dei paesi terzi e migliorare l’efficacia complessiva di MEDIA 2007. Ma era importante affrontare nuovi problemi e sfide derivanti dalla globalizzazione dei mercati che coinvolge anche il settore audiovisivo europeo.
Visto pertanto che l’azione preparatoria ha aperto la via a un programma comunitario di assistenza estesa, volta a promuovere la cooperazione globale nel campo audiovisivo, la Commissione europea, con la quale mi complimento, ha adottato molto rapidamente una proposta per istituire il programma MEDIA Mundus. Con un bilancio di 15 milioni di euro per il periodo 2011-2013, il programma offrirà nuove possibilità di cooperazione e creazione di reti a livello internazionale tra professionisti dell’audiovisivo dell’Unione europea e di paesi terzi, concetto quello della rete che è estremamente importante. I mezzi audiovisivi sono molto diffusi tra i giovani e contribuiscono enormemente alla promozione del dialogo culturale. Anche in questo caso il compito è creare nuovi equilibri globali tra Stati Uniti e altri continenti che sono importanti produttori e l’Europa, la quale ha legittimamente il diritto di occupare un proprio posto.
Il programma è aperto a progetti di partenariato che coinvolgano almeno tre partner. Ogni partenariato deve essere coordinato da un professionista dell’Unione europea. Gli elementi promossi dal programma sono: sviluppo della condivisione di informazioni, formazione e solida conoscenza dei mercati, miglioramento della competitività e della distribuzione transnazionale di opere audiovisive nel mondo, miglioramento della diffusione e dell’esposizione delle opere audiovisive nel mondo, aumento della domanda pubblica di diversità culturale.
Appoggiamo la proposta della Commissione europea perché significa che il programma consensuale al quale siamo giunti può essere attuato. Ripongo molte speranze in questo testo e lo avallo perché è perfettamente in linea con le mie convinzioni più profonde per quanto concerne rispetto, dialogo culturale, sostegno al lavoro creativo, formazione e settore audiovisivo. Ringrazio pertanto sentitamente l’onorevole Hieronymi. So che nella prossima legislatura sarà nostro dovere nei suoi confronti lavorare lungo le linee da lei tracciate.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la proposta della Commissione in merito al programma MEDIA Mundus non può che essere accolta con favore da chiunque desideri vedere il settore audiovisivo europeo crescere e diventare più forte competitivo, esportabile nel resto del mondo. L’industria audiovisiva europea si è sviluppata e migliorata notevolmente negli anni recenti e negli ultimi 20 il suo profilo internazionale è cambiato a seguito dei progressi tecnologici. Ciò ha comportato un intenso sviluppo economico e notevoli investimenti, da cui una maggiore domanda di materiali audiovisivi su alcuni mercati. Purtroppo però vi sono ostacoli che incidono sulla commercializzazione delle opere europee all’estero, tra cui fondi insufficienti a disposizione delle imprese audiovisive europee.
Il sostegno comunitario al settore audiovisivo tiene conto del fatto che l’Unione europea e i suoi Stati membri promuovono la collaborazione con paesi terzi e organizzazioni internazionali competenti nel settore culturale perché sottolinea l’importanza del rispetto per le diverse dimensioni culturali al fine di promuovere la diversità, ma anche perché il settore della distribuzione determina la diversità delle opere audiovisive e le scelte dei consumatori. Sono ancora poche le opere audiovisive europee disponibili sul mercato internazionale e quelle dei paesi terzi, se si eccettuano quelle statunitensi, devono confrontarsi con problemi analoghi di disponibilità limitata sui mercati europei. I distributori europei sono essenzialmente piccole aziende con possibilità limitate di accedere ai mercati internazionali. Il nuovo programma mette dunque a disposizione fondi affinché si possano intraprendere misure per migliorare la distribuzione, la commercializzazione e la promozione delle opere audiovisive europee nei paesi terzi e, per analogia, quelle dei paesi terzi in Europa.
Vorrei complimentarmi con l’onorevole Hieronymi per questo suo ulteriore lavoro di eccezionale rilevanza e le auguro ogni bene nella vita privata e professionale dopo questa sua straordinaria presenza al Parlamento europeo. Colgo infine l’opportunità anche per ringraziare la signora commissario Reding e tutti i membri della commissione per la cultura e l’istruzione per l’eccellente spirito di collaborazione con il quale abbiamo operato in questo quinquennio.
Iosif Matula (PPE-DE) . – (RO) Signor Presidente, il campo della cultura indubbiamente contribuisce al conseguimento di obiettivi economici, visto che grossomodo occupa 5,8 milioni di addetti. Esso contribuisce anche, tuttavia, al conseguimento di obiettivi sociali attraverso la promozione dei valori europei in tutto il mondo, per non parlare delle maggiori opportunità di scelta offerte ai consumatori, nonché della promozione della competitività dell’industria audiovisiva nell’Unione.
Il programma in questione è rilevante anche perché tiene conto dell’impatto degli sviluppi tecnologici intervenuti in tale ambito, tanto più ora che si è generata una crescente domanda di contenuto audiovisivo. Accolgo con favore un programma coerente per promuovere le opere audiovisive europee nel mondo, vista la frammentazione del mercato a livello europeo rispetto, per esempio, all’industria audiovisiva statunitense.
Da ultimo, ma non meno importante, credo fermamente che si farà un uso migliore del valore aggiunto generato dell’industria cinematografica negli Stati membri. In proposito, posso citare l’esempio della cinematografia nel mio paese, la Romania, che ha sinora dato prova del suo valore vincendo i migliori premi a livello europeo e mondiale.
Mi complimento con la relatrice e le auguro ogni successo nella vita dopo il suo mandato parlamentare.
Margarita Starkevičiūtė (ALDE). – (LT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, collaboro con la commissione per gli affari economici e monetari da cinque anni. Tuttavia, sulla base dell’esperienza del mio paese, la Lituania, non posso non sottolineare l’importanza del programma in discussione per l’economia di un paese, per non parlare della cultura di un piccolo paese.
Qualche anno fa, la nostra industria cinematografica viveva una fase di totale stasi. E’ stata la collaborazione con i paesi terzi che ci ha aiutato a ridarle nuovo slancio. Durante quel periodo, la cinematografia lituana è cresciuta più forte creando una base economica e ora offre un notevole apporto alla creazione di posti di lavoro. Nel contempo, ciò ha creato il giusto ambiente per far emergere registri di talento e gli odierni registi cinematografici lituani vengono insigniti di riconoscimenti internazionali godendo di grande reputazione in tutta Europa e nel mondo.
Ribadisco pertanto che l’Unione europea deve prestare maggiore attenzione a tali programmi perché aiutano paesi e culture a prosperare.
Erna Hennicot-Schoepges (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, vorrei esordire rendendo omaggio alla relatrice, l’onorevole Hieronymi, la quale ha guidato la commissione per la cultura e l’istruzione sfruttando tutte le sue competenze in questo specifico ambito. Grazie, onorevole Hieronymi, per tutto ciò che ha fatto.
Signora Commissario, lei è nuovamente riuscita a portare a termine il progetto, indubbiamente validissimo. Occorre tuttavia valutarlo rispetto all’importanza attribuitagli e sicuramente non risponde alle sue ambizioni in termini di fondi. Nella prossima prospettiva finanziaria sarà dunque necessario prevedere uno stanziamento per aumentarne le risorse. Queste persone, che viaggiano, devono poter contare sulla massima disponibilità e libertà, ed è proprio in proposito che ancora troppo spesso si manifestano problemi irrisolti che riguardano visti, previdenza sociale, stato artistico. Molto resta ancora da fare affinché gli artisti siano realmente mobili.
Per il resto, ritengo che un film sia il veicolo migliore per esprimere la diversità culturale. Dovremmo dunque sostenere tale settore che ancora muove i primi passi. Forse l’idea emersa di un fondo di garanzia potrebbe essere la maniera per integrare il sostegno finanziario, che non coincidono perfettamente con le nostre ambizioni.
Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Signor Presidente, spesso in Polonia vengono distribuiti film dei paesi terzi. Raramente sono di alta qualità e, al tempo stesso, è sicuramente più difficile per i nostri film europei raggiungere i mercati dei paesi terzi e i loro spettatori. D’altro canto, è estremamente importante sostenere la diffusione della nostra cultura. E’ essenziale promuovere la filmografia europea in altri paesi, così come è fondamentale garantire una posizione migliore per questi film sui mercati dei paesi terzi. Inoltre, il rafforzamento dell’industria cinematografia garantirà che i film prodotti siano di qualità superiore, elemento anch’esso significativo.
Penso che un fattore importante in tale ambito sia l’effetto sinergico ottenuto grazie alla mobilità e alla cooperazione con i paesi terzi. Il rafforzamento della tutela della proprietà intellettuale è un tema significativo posto dal programma, anche in riferimento al sostegno all’attuazione della convenzione dell’UNESCO.
Vorrei formulare i miei più sinceri ringraziamenti all’onorevole Hieronymi per il lavoro da lei svolto in merito al programma e per averlo portato a compimento prima del termine della legislatura. E’ stato sicuramente un lavoro collegiale, ma il suo contribuito è stato insostituibile. Parimenti vorrei ringraziare sentitamente tutti i membri della commissione per la cultura e l’istruzione con i quali ho collaborato durante questo mandato parlamentare.
Viviane Reding, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, grazie a tutti coloro che hanno contribuito all’affermazione della nostra diversità culturale, non soltanto in Europa, ma anche al di là delle nostre frontiere. Concludendo questo mio intervento, vorrei fornirvi alcuni esempi concreti del funzionamento futuro e passato del programma.
Abbiamo sviluppato 11 partenariati di formazione con America latina, India, Canada, Turchia, Ucraina, Moldova e Georgia riguardanti film, show televisivi, animazione, documentari. Penso per esempio a un rapporto che abbiamo creato nel campo dell’animazione tra Unione, America latina e Canada per formare e sviluppare uno specialista di cartoni animati. Penso ancora a Prime Exchange, un seminario per autori e produttori indiani ed europei per comprendere meglio gli elementi di commercializzazione e finanziamento dei prodotti cinematografici. Ma penso anche alla promozione nel campo della distribuzione condotta, per esempio, dal club dei produttori europei, che ha organizzato seminari di coproduzione in Cina e India.
Dolma ha organizzato un mese del documentario in Cile, Paris Project ha organizzato coproduzioni tra Giappone, Corea del sud ed Europa, mentre EuropaCinema ha creato una rete di 230 cinema europei e 148 cinema nel resto del mondo per lo scambio di film. Tutte azioni molto concrete. Non sono parole altisonanti, sono fatti per aiutare i professionisti a fare indipendentemente ciò che sanno fare meglio: realizzare film, presentarli, farli girare. Grazie a tutti coloro che hanno dato il proprio apporto affinché questo diventasse realtà.
Ruth Hieronymi, relatore. − (DE) Signor Presidente, ringrazio tutti per la discussione costruttiva e il sostegno offertomi. Sono certa che, con questo slancio, il programma MEDIA Mundus, giustamente affrontato oggi, non soltanto godrà di grande successo, ma riuscirà anche a mobilitare ulteriore sostegno negli anni a venire.
Chiunque, a ragione, deplori una cultura europea assente o rappresentata in maniera insufficiente nel mondo non potrà che accogliere con favore il programma MEDIA Mundus e votare per esso entusiasticamente, essendo un esempio eccellente del modo in cui possiamo portare il nostro messaggio culturale al mondo. Per questo in tutta onestà vi pregherei di trasmettere con forza tale messaggio ai nostri governi. Promuovere la cultura europea in maniera collaborativa non significa rinunciare alla propria identità nazionale per tutti i nostri paesi e Stati membri dell’Unione. Significa viceversa rafforzare la propria identità e consolidare insieme la nostra cultura europea in maniera da essere ambasciatori più efficaci nel mondo.
Su tale nota concludo, ringraziando voi tutti e invitando coloro che desiderano approfondire l’argomento a proseguire la conversazione al bar dei deputati!
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi, alle 12.00.
7. Proposta di regolamento della Commissione concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) per quanto riguarda l'allegato XVII (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale degli onorevoli Ouzký e Sacconi, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, alla Commissione, concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) per quanto riguarda l'allegato XVII (O-0071/2009 – B6-0230/2009).
Guido Sacconi, Autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione che abbiamo oggi è di particolare importanza, com'è noto, per due ragioni: primo perché trattiamo di una delle sostanze che ha prodotto più danni e morti fra i lavoratori e fra i cittadini degli impianti che ne fanno uso e che producono, mi riferisco all'amianto. In secondo luogo, per il fatto che discutiamo di una delle prime misure applicative di quell'importantissimo regolamento che ha un po' segnato questa legislatura, vale a dire REACH.
Con l'interrogazione che noi abbiamo presentato e col progetto di risoluzione che oggi voteremo – lo dico subito anche per rassicurare la Commissione e il Vicepresidente Tajani che è qui presente a suo nome – noi non ci opponiamo al progetto di regolamento applicativo, che in proposito la Commissione ha adottato. Infatti, mi riferisco al punto 2.6 di questo progetto, in questa misura che riempie quell'allegato 17 che rimaneva vuoto e che dovrà invece recepire quanto previsto nell'allegato 1 della direttiva 76 – quella sulle sostanze pericolose, che viene superata da REACH, abrogata quindi – ecco in questo punto 2.6 si estende il divieto alla immissione sul mercato delle fibre di amianto e dei prodotti contenenti amianto.
Per la verità, in questa stessa decisione però, si confermano quelle deroghe, quella possibilità di deroghe per gli Stati membri – per la cronaca sono quattro – che hanno la possibilità di mantenere sul mercato gli articoli immessi prima del 2005 e di mantenere anche i diaframmi contenenti amianto crisotilo, adottati nella produzione di impianti di elettrolisi esistenti. Naturalmente hanno, gli Stati membri, la possibilità di usare queste deroghe se rispettano tutte le norme comunitarie in materia di tutela dei lavoratori e risulta effettivamente che questi impianti, essendo poi fondamentalmente a ciclo chiuso, non producono problemi per la salute dei lavoratori.
Noi non ci opponiamo per una ragione: queste deroghe si confermano, ma dobbiamo dare atto alla Commissione di avere previsto, diciamo, un meccanismo attraverso il quale si procederà nel tempo – esattamente nel 2012 – a una revisione di queste deroghe attraverso delle relazioni che gli Stati membri interessati dovranno fare e sulla base delle quali l'Agenzia europea per le sostanze chimiche dovrà istruire un dossier che dovrà consentire di procedere a un graduale superamento di queste deroghe.
Ecco, noi non ci opponiamo, ma certamente con quella risoluzione diamo uno stimolo forte, vogliamo dare a voi, Commissione un input perché si vada un po' oltre, un po' più lontano e un po' più veloci, diciamo così, soprattutto tenendo conto del fatto che, almeno per gli impianti ad alta tensione, esistono già sostituti dell'amianto crisotilo e che per la verità le imprese interessate hanno avviato dei programmi interessanti di ricerca per procedere a sostituzione anche negli impianti a bassa tensione.
Ecco, in due direzioni va il nostro stimolo, il nostro input. La prima è quella di darci una data, una scadenza – noi diciamo il 2015 – entro la quale superare queste deroghe attivando una vera e propria strategia di superamento, anche attraverso le misure necessarie poi per lo smantellamento di questi impianti in sicurezza e la sicurezza anche nell'esportazione.
Infine, il secondo impegno che chiediamo alla Commissione – e vorremmo una risposta anche su questo – riguarda un punto per noi critico, il fatto cioè che ancora non si sia adottato un elenco comunitario degli articoli contenenti amianto e per i quali è prevista una deroga, e naturalmente chiediamo che invece, in tempi più rapidi possibile, si arrivi, al 2012, ad avere questo elenco che consenta un maggiore controllo e una maggiore conoscenza.
Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione. − (FR) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, innanzi tutto vi prego di accettare le scuse dei miei colleghi, il vicepresidente Verheugen e il commissario Dimas, che purtroppo non possono prendere parte questa mattina alla discussione. So che il vicepresidente Verheugen ha avuto colloqui intensi e fruttuosi con il relatore, onorevole Sacconi, che vorrei ringraziare per l’eccellente lavoro, e lo dico anche a livello personale.
La Commissione sottoscrive pienamente l’obiettivo delle professioni della salute umana e dell’ambiente evitando da un lato ogni esposizione all’amianto e lavorando dall’altro su un divieto assoluto imposto all’amianto in tutte le sue forme.
Nell’Unione europea vigono regolamenti molti rigidi per quel che riguarda l’immissione sul mercato, l’uso, l’esportazione e lo smaltimento delle fibre di amianto. L’immissione sul mercato e l’uso di tutte le fibre di amianto sono già stati vietati completamente dalla direttiva 1999/77/CE.
Per quanto concerne altri impieghi, gli Stati membri possono autorizzare l’utilizzo di una forma di amianto crisotilo negli impianti di elettrolisi che erano già in esercizio nel 1999 finché non giungeranno alla fine del loro ciclo di vita e si renderanno disponibili idonei sostituti non contenenti amianto.
Quattro Stati membri si avvalgono di questa deroga. Un’analisi condotta negli anni 2006-2007 ha dimostrato che tutti i limiti di esposizione sul luogo di lavoro erano rispettati e non esistevano all’epoca alternative disponibili per alcuni processi molto specifici. Tale limite esistente verrà incorporato nell’allegato XVII del regolamento REACH e la deroga per i diaframmi contenenti crisotilo sarà riesaminata nel 2011.
Nel giugno 2011 gli Stati membri dovranno riferire in merito all’impegno profuso per sviluppare diaframmi senza crisotilo, i provvedimenti intrapresi per proteggere i lavoratori, nonché le fonti e le quantità di crisotilo impiegato. Dopodiché la Commissione chiederà all’agenzia europea per le sostanze chimiche di esaminare le informazioni trasmesse in vista dell’abolizione della deroga.
La direttiva 87/217/CEE concernente la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento dell'ambiente causato dell'amianto prevede misure per controllare le emissioni di amianto durante alcune operazioni di demolizione, decontaminazione e smaltimento per garantire che tali attività non provochino inquinamento da fibre o polvere di amianto.
La direttiva 83/477/CEE, come modificata dalla 2003/18/CE, sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un'esposizione all'amianto durante il lavoro, contiene una serie di misure per garantire un’adeguata protezione della salute dei lavoratori nel caso in cui siano esposti a rischi connessi all’esposizione a fibre di amianto. Le imprese devono fornire prova della loro capacità di effettuare interventi di demolizione o eliminazione dell’amianto e, prima dell’intervento di demolizione o eliminazione dell’amianto, devono predisporre un piano nel quale vanno specificate le misure necessarie per garantire che i lavoratori non siano esposti a una concentrazione di amianto nell’aria superiore a 0,1 fibre di amianto per cm3 durante un turno medio di otto ore.
La direttiva quadro 2006/12/CE relativa ai rifiuti e la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, unitamente alla decisione del Consiglio sui criteri applicabili affinché i rifiuti siano ritenuti accettabili per lo smaltimento in discarica, obbligano gli Stati membri a prevedere lo smaltimento controllato delle fibre di amianto e delle apparecchiature contenenti fibre di amianto. Gli Stati membri devono garantire che i rifiuti siano recuperati o distrutti senza mettere a repentaglio la salute umana né richiedere l’uso di processi o metodi che potrebbero arrecare danno all’ambiente.
Esistono requisiti dettagliati per quanto concerne la procedura di eliminazione e smaltimento in discarica dell’amianto; per esempio, la zona di stoccaggio deve essere ricoperta nuovamente ogni giorno e prima di ogni operazione di compattazione. Infine, la discarica deve essere ricoperta nuovamente con uno strato finale per prevenire la dispersione di fibre. E’ necessario adottare misure per evitare qualunque possibile uso del terreno dopo la chiusura della discarica. Ogni potenziale esportazione di fibre di amianto è soggetta al regolamento (CE) n. 689/2008 e, dal 2005, è stato segnalato soltanto un caso di esportazione di fibre di amianto dall’Unione europea a un paese terzo.
Inoltre, le decisioni riguardanti l’amianto che figurano nell’allegato XVII del regolamento REACH sono intese a vietare la fabbricazione di fibre di amianto all’interno dell’Unione europea, il che significa che le esportazioni saranno eliminate. I rifiuti contenenti amianto sono rifiuti pericolosi. La convenzione di Basilea e il regolamento (CE) n. 1013/2006 relativo alle spedizioni di rifiuti vietano l’esportazione di amianto nei paesi non aderenti all’OCSE. Per quanto concerne le spedizioni tra Stati membri dell’Unione europea e dell’OCSE, sono soggette a una preliminare procedura di notifica e autorizzazione scritta.
Per concludere, e alla luce di quanto illustrato, posso garantirvi che la Commissione valuterà se vi sono ragioni per proporre altre misure legislative in merito allo smaltimento controllato delle fibre di amianto e la decontaminazione o allo smaltimento di apparecchiature contenenti fibre di amianto al di là della legislazione in vigore sia per la gestione dei rifiuti sia per la protezione dei lavoratori.
Signor Presidente, onorevoli deputati, per quanto riguarda la lista degli articoli contenenti amianto, che potranno essere autorizzati nel mercato di seconda mano, non è ancora disponibile – rispondo subito alla richiesta dell'onorevole Sacconi – ma la Commissione prevede di rivedere la situazione nel 2011 al fine di stabilire una lista armonizzata valida in tutta l'Unione europea. Spero così di aver soddisfatto la sua richiesta.
Anne Ferreira, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, come è già stato detto, nel 1999 l’Unione europea ha adottato una direttiva che ha vietato l’amianto dal 1° gennaio 2005 seppur prevedendo una deroga per i diaframmi utilizzati nelle celle di elettrolisi esistenti finché non raggiungeranno la fine del loro ciclo di vita.
Tale deroga, che doveva essere riesaminata entro il 1° gennaio, era volta a consentire alle imprese interessate di formulare piani per cessare l’uso dell’amianto. Eccoci oggi, con un ritardo di 18 mesi; è tempo dunque di compiere progressi. E’ vero che, nell’ambito della revisione dell’allegato XVII del regolamento REACH, la Commissione sta proponendo di estendere l’attuale divieto imposto all’uso e alla commercializzazione delle fibre di amianto e dei prodotti contenenti tali fibre. Tuttavia, essa sta mantenendo in essere la possibilità che l’amianto sia impiegato in impianti di elettrolisi installati in stabilimenti, senza alcun limite temporale, anche se esistono alternative senza amianto, come dimostra il fatto che molte imprese se ne avvalgono.
Inoltre, la Commissione sta adottando una disposizione che consente l’immissione sul mercato di articoli contenenti amianto secondo un sistema che potrebbe variare da un paese all’altro. Questo è inaccettabile perché l’uso dell’amianto è responsabile di moltissime patologie legate all’esposizione alle fibre di amianto. Inoltre, il numero di persone vittime di tali patologie potrebbe aumentare negli anni poiché è stato usato fino a pochi anni fa. Gli effetti dell’amianto sulla salute sono noti ormai da tempo.
Vorrei aggiungere che la decisione della Commissione compromette alcune disposizioni del regolamento REACH, non da ultimo il principio della sostituzione; è un pessimo segnale trasmesso alle altre imprese. L’attuale crisi economica non può giustificare tale estensione.
Per di più, la posizione della Commissione, che ha avuto il sostegno della maggioranza degli Stati membri in sede di Consiglio, è incompatibile con la posizione dell’Unione europea, tesa a ottenere un divieto mondiale di uso dell’amianto.
Un’ultima considerazione prima di concludere: oggi la confederazione europea dei sindacati sostiene di non essere stata consultata sull’argomento e ventila l’ipotesi che sarebbe stato ascoltato e tenuto presente soltanto il parere di alcune imprese. La Commissione, dal canto suo, afferma il contrario. Si potrebbe gentilmente fare chiarezza sull’argomento?
Satu Hassi, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FI) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, la storia dell’amianto è una storia triste, la storia ammonitrice di ciò che può accadere se si ignora il principio della precauzione. L’amianto è stato inizialmente impiegato per le sue eccellenti proprietà tecniche. Poi si è scoperto che uccideva. Per esempio, nel mio paese, il numero di decessi dovuti ogni anno all’amianto non è ancora diminuito. Dopo tutto, lo sviluppo di una patologia può richiedere anche 40 anni.
Lo scopo della risoluzione sottoposta alla nostra attenzione non è abrogare la decisione di comitatologia alla quale si riferisce. Ritengo che i paragrafi più importanti siano il numero 8 e il numero 9, riguardanti l’idea che la Commissione dovrebbe formulare una proposta legislativa nel corso dell’anno in merito alla completa distruzione dell’amianto, delle fibre di amianto, nonché delle apparecchiature e delle strutture che ne contengono.
Ovviamente, esistono ancora moltissimi edifici, anche pubblici, navi, fabbriche e centrali elettriche che presentano strutture contenenti amianto e i cittadini vi sono esposti, per esempio, quando gli edifici vengono ristrutturati, a meno che non si adottino rigide misure di protezione. Le strutture che contengono amianto devono essere identificate e demolite e l’amianto deve essere distrutto in maniera sicura affinché i cittadini non vi siano più esposti.
Dovremmo dimostrare di avere imparato la lezione dalla tragica storia dell’amianto e dalle esperienze che abbiamo maturato al riguardo nel momento in cui affrontiamo i rischi per la salute presenti e futuri. Per esempio, i ricercatori che si occupano di nanotubi in carbonio hanno affermato che i loro effetti sulla salute sono molto simili a quelli dell’amianto. Per questo dobbiamo imparare dall’esperienza e agire secondo il principio della precauzione, per esempio quando adottiamo strumenti legislativi di base riguardanti i nanomateriali.
Vittorio Agnoletto, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, sembra proprio che le migliaia di morti che ci sono stati finora per l'amianto, che le decine di migliaia di persone che rischiano di morire nei prossimi anni per un'esposizione pregressa all'amianto – il tempo di latenza, sappiamo, può arrivare a 15 e anche a 20 anni – non contino assolutamente nulla.
Sembra che non conti nulla il processo Eternit, cominciato a Torino riguardo a quanto è avvenuto a Casale Monferrato, dove non c'è una famiglia che non abbia avuto un lutto al suo interno. Avrebbe dovuto, l'amianto, essere messo al bando operativamente dagli Stati membri applicando la direttiva del '99. Gli Stati avrebbero dovuto proteggere con tutte le precauzioni possibili i lavoratori esposti, applicando la direttiva del 2003, chiudendo gli stabilimenti, effettuando bonifiche dei siti contaminati, indennizzando le vittime e le popolazioni. Questo non è successo dappertutto. Poco o nulla è stato fatto.
Ho già parlato del processo di Torino, dove sono imputati padroni svizzeri e belgi. Tutti sapevano, poco si è agito, ed è soprattutto l'industria a sottrarsi alle proprie responsabilità, ad agire tra le maglie dell'inerzia delle autorità pubbliche. Esempi di inerzia sono quanto avviene, ad esempio, in Italia, a Brioni, dove l'amianto non è stato rimosso, a Porto Marghera, a Cengio, dove si contano ancora i morti. Oggi l'industria chiede alla Commissione di tollerare ancora una deroga, già concessa a tempo delimitato, dal regolamento REACH nel 2006, alle fibre di amianto crisotilo.
È vero, hanno un'applicazione limitata gli impianti di elettrolisi a basso voltaggio, e solo in pochi impianti, ma dove gli industriali reclamano l'impossibilità a qualsiasi sostituto alternativo, pena la chiusura degli impianti. Un ricatto, ma alternative a questo processo sono state trovate in Svezia, utilizzando tecnologie nella sostituzione di membrane senza amianto, per il basso voltaggio, ed analoga soluzione è stata adottata anche per la produzione di idrogeno. Perché in alcuni Stati sì e in altri no? Perché nella lunga battaglia per la messa al bando del PCB innumerevoli sono state le omissioni e le reticenze a muoversi, anche avallate dalla DG Imprese della Commissione europea. Anche in questo caso non è stato dato il buon esempio.
La direttiva del '99 sul divieto dell'amianto imponeva che la revisione di tale autorizzazione dovesse essere preceduta da un parere del comitato scientifico sulla tossicologia, mai prodotto. È così che la Commissione rispetta le direttive? Per non parlare del sindacato che dice di non essere neanche stato consultato.
Il Parlamento europeo il proprio sforzo lo fa per rincorrere inadempienze di altri. Questa risoluzione chiede alla Commissione di colmare entro il 2009 un vuoto legislativo sulla messa al bando dei prodotti di seconda mano contenenti amianto, pezzi di tetto, di aerei e quant'altro dovrebbe essere smaltito definitivamente. Si fissano date precise, ancora una volta per una strategia di messa al bando, entro il 2015, di tutti i tipi di amianto, ma erano obiettivi già scritti nel '99. Sono trascorsi 10 anni e si è continuato a morire.
La GUE aveva rivendicato, tra le prime iniziative di questa legislatura, la costituzione di un fondo comunitario di indennizzo alle vittime, di fondi ad hoc per la decontaminazione. La richiesta era specifica verso la Commissione, che oggi invece si appiattisce dietro la volontà delle multinazionali. È necessario invece passare a fatti ed impegni concreti. Solo quando questi vi saranno a partire dalle stesse richieste di questa risoluzione, solo allora potremo essere comprensivi. Oggi questa volontà non è palesata, per questo votiamo contro la concessione della deroga.
Presidente. − La parola all’onorevole Bowis. Siamo molto legati al collega, per il quale nutriamo grande stima, e siamo lieti che si sia ristabilito.
John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, lei è di una gentilezza estrema. La ringrazio per le sue parole. E’ bello essere qui per la mia ultima settimana in questo Parlamento o in qualunque altro. Dopo 25 anni di onorata carriera penso che basti così.
Volevo soltanto cogliere quest’ultima occasione per dire che molti di noi in Aula hanno investito tante energie nel processo REACH: Guido Sacconi e numerosi colleghi hanno gettato le basi per un quadro migliore e più sicuro per le sostanze chimiche. Il mio messaggio al prossimo Parlamento è “siate vigili; tenete d’occhio il processo”.
Analogamente, come rammentava l’onorevole Hassi, la storia dell’amianto non è certo finita. Guai abbassare la guardia! Nel mio letto di ospedale, dopo l’intervento di bypass, dolente per la mia situazione, mi è capitato di vedere in televisione immagini del terremoto in Italia, il che mi ha permesso di inquadrare i miei problemi nella giusta prospettiva, rammentandomi nel contempo, però, per tornare al tema che ci occupa, che quando si verificano catastrofi del genere, può accadere che venga rilasciato amianto nell’atmosfera. L’amianto molto spesso è sicuro fintantoché è coperto. Non appena viene esposto, si creano pericoli, per cui uno dei messaggi da trasmettere è che occorre analizzare le aree a rischio della nostra Unione europea per valutare se su tale rischio vada effettivamente posto l’accento per monitorarlo in futuro.
Detto questo, ringrazierei i colleghi per la loro amicizia, il loro sostegno e gli affettuosi messaggi delle ultime settimane. Serberò gelosamente nel cuore il ricordo di questa esperienza decennale in Parlamento e seguirò con interesse come il prossimo Parlamento subentrerà nei progetti che forse abbiamo il merito di aver avviato.
(Applausi)
Presidente. − La ringrazio moltissimo, onorevole Bowis. Può star certo che molti di noi la ricorderanno sempre e le saranno grati per l’impegno e la dedizione di cui ha dato continuamente prova in Parlamento.
Guido Sacconi, Autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esatto, ci metto anch'io un po' del personale.
Prima di tutto però devo dare atto alla Commissione che nella risposta che ci ha fornito ha risposto in modo sostanzialmente positivo alle questioni concrete che noi poniamo con la nostra risoluzione. Naturalmente sarà compito del nuovo Parlamento verificare e controllare che gli impegni delineati siano rispettati e rispettati nei tempi previsti.
Ci metto anch'io qualcosa di personale, due cose. Primo, un saluto di cuore a John Bowis, con il quale abbiamo collaborato moltissimo. Forse faremo un club, noi due, degli osservatori del Parlamento europeo, in particolare sulle materie sulle quali abbiamo molto lavorato insieme, mi pare con grandi risultati.
Secondo, devo dire, un po' simbolicamente, il fatto che il mio ultimo intervento in quest'Aula sia su REACH, sull'applicazione di REACH, che mi ha impegnato fin dall'inizio di questa legislatura, quando sembrava che non avremmo mai potuto arrivare a conclusione di quell'iter legislativo, vabbè, dimostra che sono una persona fortunata, una persona fortunata anche perché ho potuto conoscere persone come voi, come lei, Presidente, con la quale ci siamo molto intesi come molti altri colleghi coi quali, collaborando, abbiamo prodotto risultati credo davvero importanti per i cittadini europei.
Presidente. – Grazie, onorevole Sacconi. Anche lei sicuramente ci mancherà per il suo operato e la sua dedizione. Le auguro ogni felicità e fortuna per le sue future imprese che, non ho dubbi, saprà realizzare ottenendo gli stessi risultati eccellenti ai quali ci ha abituati qui in Aula.
Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, onorevoli deputati, anch'io, prima di concludere questo dibattito, ci tengo a ringraziare l'onorevole Sacconi e l'onorevole Bowis, e lo faccio come loro ex compagno di scuola, essendo stato per tanti anni seduto sui banchi di questo Parlamento.
Li voglio ringraziare per il lavoro che hanno svolto, sia pur seduti su schieramenti diversi hanno reso onore al nostro Parlamento. Quindi, come parlamentare e oggi come Commissario e Vicepresidente della Commissione, li voglio ringraziare per il contributo altamente qualificato che hanno dato ai lavori del Parlamento, dimostrando che si può essere – al di là di quello che a volte scrivono certi giornali – dei buoni parlamentari essendo presenti e rendendo veramente un servizio alle istituzioni, che rappresentano mezzo miliardo di cittadini europei. Per questo ci tenevo a ringraziarli anche in occasione di questo mio ultimo intervento in questa legislatura come Commissario.
Dicevo, volevo ringraziare l'onorevole Sacconi comunque, anche per la commissione dell'ambiente, per aver messo all'ordine del giorno questo argomento che è particolarmente importante, e l'onorevole Bowis con il suo intervento e le sue osservazioni hanno dimostrato quanto il tema sia sentito da parte di tutti i cittadini. Credo che questo dibattito, e lo spero, abbia permesso di dissipare ogni dubbio e ogni preoccupazione: la Commissione farà regolarmente rapporto al Parlamento sull'applicazione del regolamento e, sia chiaro, non transigerà sulla protezione dei lavoratori, della salute e dell'ambiente.
Per quanto riguarda le osservazioni che hanno fatto gli onorevoli Ferreira e Agnoletto, voglio ricordare a nome della Commissione che la Confederazione europea dei sindacati dei lavoratori è stata consultata, e in modo particolare i lavoratori chimici si sono dichiarati a favore del mantenimento della deroga.
Vorrei inoltre sottolineare che non risponde a verità che non esistono limiti di tempo, visto che quando un prodotto sostitutivo è disponibile la deroga viene abrogata. Inoltre, lo ricordo, la Commissione effettuerà una revisione generale nel 2011. Grazie ancora per le osservazioni e per l'impegno che avete profuso su un argomento così sensibile che riguarda la salute dei lavoratori, ma direi la salute di tutti quanti i cittadini dell'Unione europea.
Presidente. − A conclusione della discussione, ho ricevuto una proposta di risoluzione(1) a norma della regola 108, paragrafo 5, del regolamento.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi, alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Richard Seeber (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Ulteriori riduzioni dell’amianto in Europa non possono che essere accolte con favore e senza riserve.
Poiché gli effetti cancerogeni delle fibre di amianto sono noti da decenni e nel 2003 l’Unione ha peraltro imposto un divieto all’uso di questa sostanza nociva in nuovi prodotti, gli ultimi impieghi dell’amianto ora dovrebbero lentamente scomparire dal nostro continente.
La maggior parte degli Stati membri sta già optando per metodi alternativi. Soprattutto per quel che riguarda gli impianti di elettrolisi, spesso si possono utilizzare altri materiali in sostituzione dell’amianto.
Vista la crescente sensibilità dimostrata dagli europei nei confronti dei temi della salute e considerati gli altissimi standard di tutela della salute e salvaguardia dell’ambiente in Europa, è inaccettabile che ancora circolino nel continente sostanze cancerogene.
Presidente. L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0274/2009), presentata dall’onorevole Costa a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CEE) n. 95/93 relativo a norme comuni per l'assegnazione di bande orarie negli aeroporti della Comunità [COM(2009)0121 – C6-0097/2009 – 2009/0042(COD)].
Paolo Costa, relatore. − Signor Presidente, signor Vicepresidente, onorevoli colleghi, ho il piacere di avviare questo dibattito, come dire, in maniera conclusiva, raccomandando, come facciamo in questo momento, a quest'Aula, di approvare l'emendamento che io e tutti i colleghi rappresentanti dei gruppi della commissione abbiamo presentato per chiudere in prima lettura questa relazione ed ottenere quindi l'approvazione del regolamento.
Lo facciamo con grande senso di responsabilità. Credo che il Vicepresidente Tajani converrà che il modo in cui abbiamo cercato di rispondere a un'oggettiva esigenza e difficoltà delle compagnie aeree in questo momento – quella di consentire loro di conservare le bande orarie anche in assenza di utilizzo durante il prossimo semestre estivo – è una misura necessaria, ma molto rozza, una misura che ha bisogno di essere affinata.
Essa ha bisogno di essere affinata perché abbiamo potuto constatare, nel breve tempo che ci è stato concesso di discussione attorno a questo tema, che esistono diversi interessi tra le compagnie aeree, tutti interessi assolutamente legittimi, che ci sono compagnie che attendono di poter sostituirne altre, laddove le prime non siano in grado di mantenere i loro impegni, che ci sono interessi ormai differenziati tra le compagnie aeree e gli aeroporti, cosa che fino a poco tempo fa non succedeva, e soprattutto che vi sono interessi dei passeggeri, soprattutto di coloro che sono serviti da aeroporti e da linee nelle regioni più periferiche, che si troverebbero maggiormente a rischio qualora la scelta delle bande orarie da mantenere o da sopprimere fosse lasciata soltanto alla profittabilità delle stesse per le compagnie.
Sono tutti temi che abbiamo potuto toccare molto rapidamente, ma che abbiamo posto sul tavolo. Abbiamo anche immaginato, in fondo, di dover affrontare il problema base, che è quello di considerare, come dobbiamo considerare, le bande orarie come dei beni pubblici che possono essere assegnati, concessi, agli operatori privati, come sono le compagnie aeree o come sono gli aeroporti, ma che non possono essere trasferiti in proprietà.
Questo è un tema molto delicato, un tema sul quale credo occorrerà ritornare, e devo dire che il motivo, il compromesso, se vogliamo, il compromesso nobile che sta sotto la nostra rapida approvazione della proposta nelle forme che qui verranno presentate sta proprio in questo, sta nell'essere sicuri che verrà onorato l'impegno, da parte della Commissione, di ritornare sull'argomento in maniera più meditata, in maniera più profonda, ed affrontando una volta per tutte quello che è un tema cruciale, non soltanto per superare la crisi oggi, ma per completare quel processo di ristrutturazione e di liberalizzazione del mercato aereo mondiale, così come di costruzione di un miglior mercato aereo dentro l'Europa.
Questo è il motivo per il quale, credo, combinando esigenze di questo momento con esigenze di più lungo periodo, mi sento di raccomandare di approvare questo rapporto.
Approfitto anch'io degli ultimi venti secondi che ho a disposizione, signor Presidente, per approfittare del clima da ultimo giorno di scuola nel ringraziare i compagni di scuola e coloro con i quali ho avuto la possibilità di lavorare in questi dieci anni, dal momento che ho il grande piacere oggi di chiudere il mio ultimo giorno di presenza a Strasburgo con un ultimo contributo credo non del tutto secondario.
Presidente. – Grazie, onorevole Costa, e complimenti per l’eccellente lavoro. Il suo nome è legato a una serie di importanti relazioni e il suo impegno ha pertanto svolto un ruolo importante nella storia recente del Parlamento.
Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, onorevoli colleghi parlamentari, ancora una volta, proprio come ex collega, voglio ringraziare la commissione trasporti e il suo presidente per il lavoro proficuo che ha svolto quando ero parlamentare e per la collaborazione che mi ha dato da quando ho avuto l'onore di essere sostenuto, con il voto del Parlamento, come Commissario europeo ai Trasporti. E questa proficua collaborazione, signori deputati, la si vede anche oggi, perché io non posso, anche in questa occasione, non ringraziare il Parlamento, e in modo particolare ancora la commissione trasporti, presieduta dall'on. Costa, per la rapidità con cui hanno trattato la proposta della Commissione europea sulle bande orarie.
Una serie di fatti – la crisi economica, finanziaria, il nuovo virus dell'influenza A – stanno ulteriormente aggravando la situazione nel settore del trasporto aereo, e questa situazione mostra fino a che punto siano urgenti e indispensabili delle misure di sostegno, non tanto alle compagnie aeree, ma anche ai lavoratori dipendenti delle compagnie aeree.
Detto questo, io condivido la preoccupazione del presidente Costa. La proposta della Commissione non è una proposta risolutiva e definitiva. Forse è una proposta che punta ad affrontare un'emergenza, ma che necessita poi di un riesame approfondito per ridisegnare l'intero sistema, tant'è che il 15 di aprile, nel rispondere alle preoccupazioni e alle osservazioni del presidente Costa ho annunciato a lui, come presidente della commissione, che i servizi della Direzione generale Trasporti ed energia della Commissione europea stanno già lavorando al fine di presentare rapidamente una proposta di revisione del regolamento.
La sospensione della norma sull'utilizzo delle bande orarie è già stata utilizzata due volte in passato per far fronte alla crisi. È una risposta globale di fronte a una crisi globale, una risposta che ovviamente non interessa uno o due Stati membri, interessa il sistema del trasporto aereo dell'intera Unione europea e, nei momenti di crisi più grave – gli attentati dell'11 settembre e la crisi della SARS, la sindrome respiratoria acuta grave – furono adottate misure analoghe. E la crisi che colpisce oggi il settore del trasporto aereo probabilmente è più grave delle precedenti e non abbiamo ancora contezza di quando si potranno cominciare a vedere dei miglioramenti.
La realtà è che il traffico è in calo continuo. La sospensione della norma dello use it or lose it per la stagione estiva andrà a vantaggio di tutte le compagnie, europee o meno, senza alcuna discriminazione, come hanno peraltro sottolineato la IATA e anche molte compagnie non europee. Sono certo che questa misura, che sarà limitata nel tempo e di carattere isolato – la sospensione sarà in vigore infatti per il periodo compreso tra il 29 marzo e il 26 ottobre di quest'anno per poi permettere di conservare gli slot nella stagione estiva del prossimo anno – darà un certo respiro a tutte le compagnie, consentendo loro di far fronte al calo della domanda.
Inoltre si eviteranno situazioni paradossali come quella attuale, in cui le compagnie, pur di non perdere gli slot, si vedono costrette a volare a vuoto, cosa che oltretutto mi pare assolutamente inaccettabile anche dal punto di vista ambientale, oltre che dannosa per le economie delle compagnie – noi sappiamo che quando un'impresa è in difficoltà, sono in difficoltà anche i lavoratori che fanno parte di quell'impresa.
Sono certo che questa misura sia necessaria e urgente, per questo non posso che sostenere il compromesso raggiunto tra il Parlamento e il Consiglio, che consentirà l'adozione immediata della proposta. Per questo ringrazio ancora una volta il presidente della commissione trasporti e l'intero Parlamento.
Georg Jarzembowski, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il gruppo PPE-DE sostiene la sospensione una tantum della regola dell’uso minimo dell’80 per cento per i diritti di decollo e atterraggio negli aeroporti concessi alle compagnie aeree per la programmazione dei voli estiva del 2010 e ringrazia il relatore, onorevole Costa, per la gestione rapida ed efficace di tale dossier.
Ora la sospensione consente alle compagnie aeree di rinunciare a voli in base al calo della domanda oltre il previsto uso minimo senza perdere diritti di decollo e atterraggio per la prossima stagione. A mio parere, ciò è giustificato una tantum, vale a dire per un solo periodo, come precisava il vicepresidente, perché si è registrato un crollo imprevedibile del numero di passeggeri a causa della crisi economica e finanziaria internazionale e le compagnie aeree non sono ancora in grado di prevedere quali saranno i futuri sviluppi. La sospensione contribuisce inoltre a salvaguardare l’ambiente perché altrimenti le compagnie aeree potrebbero sentirsi costrette a far volare aerei mezzi vuoti soltanto per non perdere bande orarie.
Signor Presidente, signor Vicepresidente, all’inizio il gruppo PPE-DE aveva respinto l’idea sempre ipotizzata da voi di conferire alla Commissione il potere, senza una reale codecisione del Parlamento, di chiedere la sospensione della regola con una semplice procedura di comitatologia. Riteniamo che, qualora dovesse essere vostra intenzione formulare una proposta del genere per la programmazione dei voli invernale, il Parlamento dovrà esaminarla con attenzione in quanto si dovrebbero valutare più approfonditamente gli interessi dei tanti tipi diversi di compagnie aeree e gli interessi di aeroporti e passeggeri. E’ dunque un “sì” alla sospensione una tantum, ma un “no” alla possibilità di proroga senza il coinvolgimento del Parlamento.
In tutta onestà, credo che, con la febbre suina risultata non così virulenta come inizialmente si era temuto, le compagnie aeree alla fine dovrebbe essere in grado di procedere, per gli anni a venire, a una stima del numero di passeggeri e delle relazioni possibili. Dobbiamo quindi aspettarci che le compagnie aeree presentino piani realistici in maniera che gli aeroporti abbiano l’opportunità di offrire le bande orarie inutilizzate ad altre compagnie. E’ nel nostro interesse che gli aeroporti siano in grado di sfruttare la propria capacità a favore dei loro clienti, i passeggeri. Un ultimo commento sulla nuova revisione fondamentale della direttiva sulle bande orarie. Io credo che le bande orarie appartengano al pubblico e non agli aeroporti o alle compagnie aeree. Per questo in futuro dobbiamo prestare particolare attenzione a tale elemento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, poiché questa discussione, questa sessione plenaria e la mia attività parlamentare volgono al termine, consentitemi di formulare i miei più sentiti ringraziamenti ai miei colleghi della commissione per i trasporti e il turismo, nonché al suo presidente e al vicepresidente della Commissione, unitamente all’intero personale della DG TREN. Negli ultimi cinque anni abbiamo lavorato insieme nell’interesse dei cittadini dell’Unione europea. Terrò le dita incrociate per voi affinché i prossimi cinque anni siano altrettanto fruttuosi. La commissione per i trasporti e il turismo è una commissione importante. Vi ringrazio per l’eccellente collaborazione.
Presidente. − La ringrazio, onorevole Jarzembowski, e le auguro ogni felicità e fortuna per i prossimi anni e le sue future imprese.
Brian Simpson, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il nostro presidente, onorevole Costa, non soltanto per aver prodotto questa relazione, ma anche per il suo operato in veste di presidente della commissione durante tutta la nostra legislatura. Gli siamo profondamente debitori per la sua infaticabile dedizione.
L’odierna relazione è un microcosmo del suo lavoro perché è un documento che mostra chiaramente come spesso occorra una saggezza salomonica, abbinata a capacità diplomatiche degne delle Nazioni Unite, quando si affrontano dettagli tecnici come la regola use it or lose it. Il nostro presidente è stato un buon Salomone e un ottimo diplomatico durante il suo mandato.
Ancora una volta però il settore dell’aviazione civile ha dimostrato la capacità di disunirsi su questo tema importante, con le grandi compagnie aeree che acclamano una sospensione, mentre le low-cost e gli aeroporti non la vorrebbero. Mi preoccupa il fatto che le grandi compagnie, sostenute dalle loro varie alleanza, non si accontenteranno di una sospensione, ma ne domanderanno altre e, conoscendo l’influenza insana e poco democratica che alcune di loro hanno sia su questo Parlamento, sia su quelli nazionali, penso che oggi sia soltanto l’inizio di un processo, ahimè non la fine.
Il mio gruppo sosterrà il compromesso proposto dal nostro relatore e avallato dalla commissione per i trasporti e il turismo, ma sottolineo che tale sospensione della regola use it or lose it, come spesso dice il collega Jarzembowski, riguarda soltanto un periodo e non rappresenta il via libera a ulteriori sospensioni. Se la Commissione dovesse ritenere che sono necessarie altre sospensioni, dovranno rientrare in un regolamento rivisto coinvolgendo pienamente il Parlamento nel pieno rispetto dei suoi diritti. Dunque “sì” alla discussione, “sì” alla cooperazione, ma “no” alla comitatologia.
Riconosco la difficile situazione in cui versano il settore dell’aviazione e soprattutto le compagnie aeree. Capisco anche che le bande orarie non riguardano soltanto decolli e atterraggi. Sono diventate garanzia del capitale nei libri contabili delle compagnie e il nostro relatore ha ragione nell’affermare che tale aspetto in futuro va rivisitato.
La sospensione della regola use it or lose it non interesserà Londra Heathrow, Francoforte, Parigi Charles de Gaulle o Amsterdam Schiphol, ma gli aeroporti regionali che servono questi hub perché sono proprio tali rotte che le compagnie aeree sospenderanno. Ciò che le compagnie aeree devono ricordare è che vi sono altre parti in causa, non solo loro, sulle quali la sospensione inciderà.
Poiché la situazione economica non è rassicurante e riconosciamo quanto sia insensato far volare aerei vuoti, in questa occasione sosterremo il nostro relatore, ma spero che i caveat siano stati debitamente verbalizzati per futuro riferimento, non soltanto in questa Camera, ma nel più ampio settore dell’aviazione nel suo complesso.
Infine, come coordinatore socialista, ringrazio tutta la mia équipe, ma anche i miei colleghi coordinatori degli altri gruppi, per il prezioso operato e la cooperazione che abbiamo condiviso negli ultimi cinque anni. Estendo inoltre i miei ringraziamenti al commissario Tajani e ai suoi collaboratori per il periodo in cui ha ricoperto il ruolo di commissario per i trasporti.
Erminio Enzo Boso, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io mi trovo per la prima volta a parlare in quest'emiciclo. Però è la prima volta perché sono un parlamentare nuovo, e ho visto delle cose che non mi piacciono, cioè il presidente Costa ha fatto un deliberato con la sua commissione e poi troviamo che ci sono gli intrallazzi. Forse saranno anche giusti, però questi intrallazzi fatti al di fuori della commissione...
Si parla di democrazia in Europa. Mi sembra di no, Presidente. Democrazia vorrebbe dire trasparenza, e qua c'è stata poca trasparenza nel rispetto del presidente Costa, nel rispetto dei cittadini del servizio aeronautico, nel rispetto delle persone, nel rispetto degli aeroporti, nel rispetto di chi lavora.
Qua vogliamo parlare di liberalizzazione. Qua si sta parlando di monopolio. Monopolio, perché questa partenza e monopolio per Alitalia-Air France, per l'aeroporto di Linate e di Malpensa, abbiamo Linate, che è in una situazione drammatica, 160 000 posizioni di difficoltà. Lasciamo congestionato Linate per permettere chi, l'aeroporto di Frosinone voluto dal sottosegretario Letta? Allora io mi chiedo, tutti questi non-servizi vengono dati perché Alitalia non ha gli aerei per coprire questi servizi, queste ore di lavoro? Allora perché non li diamo ad altre compagnie che possono dare un servizio?
Giustamente il presidente Costa dice: "Noi cerchiamo di fare il meglio". Io so, il presidente Costa facilmente è antipatico a qualcheduno – a me no – però a qualcheduno sì, perché non gli si fa uno sgarbo di questo genere.
Vede, Presidente, noi ci troviamo oggi di fronte... Ecco, 126 000 liste d'attesa ha Linate. E fuori c'è Alitalia-Air France che non vogliono fare questi passaggi. Ma devono vivere anche gli aeroporti. Devono abbattere i costi dei voli. Perché, visto che si sta parlando di diritto pubblico delle bande di volo, non gli si comincia a insegnare a lavorare, a Alitalia, a Air France e anche e ad altrettante compagnie aeree?
Allora, di fronte a questo, io non vorrei che ci fosse qualche opportunità elettorale. Vede, Presidente, in Europa si chiamano "lobby" questi sistemi, i sistemi lobbistici, in Italia si chiamano "entità economica", "mafia", "camorra" e "'ndrangheta".
Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Costa, questo è il mio ultimo contributo a una discussione del Parlamento europeo, dopo quindici anni di carriera. Per me, pertanto, è un contributo molto speciale, un contributo che sono lieto di offrire a un dibattito speciale, quello riguardante la sospensione di sei mesi del regolamento su quelle che chiamiamo “bande orarie negli aeroporti”.
Negli ultimi anni ho cercato di promuovere una politica dei trasporti ecologica per garantire il futuro del settore dei trasporti. Penso che con questa relazione abbiamo conseguito il nostro obiettivo. Ridurre la soglia dell’80 per cento al 75 percento non risolverebbe i nostri problemi. Anche se la abbassassimo, le compagnie aeree continuerebbero a non prendere in esame la possibilità di cessare la pratica di far volare aerei vuoti.
Fortunatamente, però, il compromesso che abbiamo raggiunto prevede soluzioni che sono prima di tutto valide per l’ambiente, ma che offrono anche un certo sostegno al settore dell’aviazione, duramente colpito dalla crisi economica. In questo ambito, penso che si debba concludere che vi è qualcosa di sbagliato nell’attuale legislazione riguardante le bande orarie negli aeroporti. Fintantoché tali bande resteranno così lucrative da far sì che valga la pena far volare aerei vuoti, l’attuale legislazione non farà alcuna differenza.
Per questo sono lieto di vedere che nel testo si afferma che per eventuali ulteriori sospensioni del sistema delle bande orarie occorrerà un radicale cambiamento della legislazione. Ovviamente, in tal caso avremmo bisogno di aprire due diversi capitoli di modo che ogni azione di emergenza necessaria possa essere intrapresa rapidamente e si abbia anche il tempo per una revisione completa. Mi piacerebbe sentire il commissario Tajani confermare se questa mia ipotesi potrebbe essere presa in considerazione.
Signor Presidente, concludo sia il mio intervento sia il mio lavoro in questo Parlamento. E’ sempre stato un piacere collaborare con i colleghi della commissione per i trasporti e il turismo e per questo vorrei ringraziarli tutti. Un ringraziamento particolare va inoltre al presidente Costa per la relazione che stiamo attualmente discutendo, nonché per la sua disponibilità a lavorare su un compromesso ragionevole in merito alle bande orarie negli aeroporti.
Presidente. – Grazie, onorevole Blokland. Anche a lei auguro felicità e fortuna nelle sue future imprese al di fuori di questo Parlamento.
Luca Romagnoli (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, a me sembra assolutamente opportuno che la deroga alla vigente normativa comunitaria consenta alle compagnie aeree il mantenimento delle bande orarie.
Questa deroga è proposta per fronteggiare una crisi che è sotto gli occhi di tutti e di cui tante volte abbiamo argomentato. È una deroga che, va anche ricordato, può in qualche modo, e a mio giudizio positivamente, ostacolare il subentro di compagnie di paesi terzi che, a differenza dei vettori comunitari, spesso operano in condizioni di usufruire di aiuti di Stato e non solo, e anche questo andrebbe a mio giudizio considerato.
Del resto la mia sensibilità è tutta sociale, e in tal senso va letto il mio sostegno a questa iniziativa. Piace qui ricordare che chi, invece, è in modo convinto liberista, questa volta deve seguire logiche assolutamente opposte, chissà che non si ravveda – e questo mi farebbe molto piacere.
Ecco, colgo l'occasione – questo è il mio ultimo intervento in questa sessione, difficilmente sarò nuovamente qui la prossima legislatura – per ringraziare tutti, colleghi che senza pregiudizi mi hanno consentito di collaborare con loro e mi hanno dato modo di avere quindi un'esperienza umanamente e politicamente incommensurabile senz'altro.
Faccio a tutti tanti auguri, voglio ringraziare in particolare i colleghi della commissione trasporti, il presidente Costa, il Commissario Tajani e tutti i colleghi, e vorrei solamente concludere facendo un appello alla maggior trasparenza, che mi auguro la prossima legislatura offrirà realmente, perché purtroppo quanto a situazione degli stagiaire, degli assistenti, di tanti nostri collaboratori, questa trasparenza l'abbiamo votata, ma è ancora di là da essere realizzata, e soprattutto pongo l'accento su quanto si deve noi offrire in termini – concludo signor Presidente – in termini di trasparenza sulla nostra attività che svolgiamo qui, perché la stampa, soprattutto gran parte della stampa italiana, su questo opera in maniera demagogica e assolutamente irreale.
I dati di presenza devono essere pubblici, i dati di lavoro dei singoli parlamentari devono essere pubblicati ufficialmente dal Parlamento europeo.
Presidente. − Grazie, onorevole Romagnoli, le auguro il successo che merita nel suo futuro lavoro.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, tutto quello che era importante dire in merito a questo importante testo per il trasporto aereo e le persone che dipendono dal trasporto aereo, siano esse addetti del settore o passeggeri, è stato già detto, anche se non da me. Pertanto, ho deliberatamente scelto di non ripetere quanto già affermato. Vorrei invece cogliere questa opportunità per soffermarmi per un istante sulla crisi.
Signor Commissario, lei ha sottolineato che questa non è la prima e, purtroppo, probabilmente neanche l’ultima crisi del settore dell’aviazione che noi, come lo stesso comparto, dovremo affrontare. E’ giusto reagire rapidamente in situazioni così critiche e cercare soluzioni ragionevoli. Siamo riusciti a farlo. Tuttavia, non dobbiamo nascondere il fatto che la crisi è stata talvolta usata, ancora lo è e in futuro lo sarà, come pretesto per introdurre regolamenti che non servono realmente gli scopi del settore dell’aviazione o delle persone, bensì interessi specifici.
Nella direttiva sul negato imbarco, formulazione alquanto imprecisa in tema di “circostanze straordinarie”, abbiamo dato alle compagnie aeree la possibilità di interpretare tale nozione in senso molto ampio e proprio questo stanno facendo, a spese dei passeggeri. Nella direttiva abbiamo altresì omesso di imporre sanzioni per i ritardi. Come dimostrano soprattutto le ultime settimane e gli ultimi mesi, le compagnie aeree hanno sfruttato il fatto di non essere tenute a pagare per i ritardi; in sostanza devono concedere ai passeggeri soltanto diritti minimi, anche in questo caso a loro spese. Non dobbiamo commettere nuovamente lo stesso errore.
Chiedo pertanto, nel prossimo mandato parlamentare, che voi o chi si occuperà dell’argomento presentiate una proposta per modificare questo testo giuridico.
Giungo ora alla mia conclusione. Come per molti miei colleghi, anche per me questo è l’ultimo giorno di scuola in Parlamento. Il primo giorno generalmente si arriva con la cartella. Forse l’ultimo potremmo andare via con un premio. Signor Commissario, le chiedo un “premio”. La prego di ovviare all’insensatezza che abbiamo creato all’epoca con il regolamento sui liquidi e i controlli di sicurezza agli aeroporti, e di farlo quanto prima. Questo regolamento non è stato utile a nessuno e non ha salvaguardato nessuno alimentando soltanto rabbia. Unicamente a causa del fatto che nessuno è abbastanza coraggioso e risoluto da dirlo e abolire il regolamento, ancora subiamo le conseguenze di una legislazione inqualificabile. La prego dunque di premiarci e abrogare il regolamento in questione.
Ringrazio infine sinceramente tutti coloro con i quali ho avuto il privilegio di lavorare negli ultimi anni.
Presidente. – Grazie, onorevole Rack. La prego di credere che l’Aula la rimpiangerà molto e le auguriamo ogni bene per il futuro.
Gilles Savary (PSE). – (FR) Signor Presidente, ho ascoltato poc’anzi l’onorevole Boso e non sottovaluto il fatto che vi siano casi speciali, soprattutto in Italia, in cui oggi sarebbe preferibile che le bande orarie fossero aperte. Credo tuttavia che si debba mantenere una certa freddezza e riconoscere che la crisi sta colpendo il settore dell’aviazione più rapidamente e profondamente di quanto abbia mai fatto. E’ senza dubbio uno dei primi settori ad aver subito tagli di bilancio: bilanci societari, in termini di viaggiatori per affari, e bilanci familiari, in termini di vacanzieri estivi. L’altra alternativa sarebbe consistita nell’aprire completamente le bande orarie, il che con tutta probabilità avrebbe comportato uno scenario in cui le compagnie aeree più potenti avrebbero fatto volare i loro aerei vuoti nelle bande orarie migliori, abbandonando quelle meno redditizie dal punto di vista della pianificazione spaziale, mentre le compagnie low-cost, improntate a un modello economico diverso, avrebbero colto l’occasione per svendere qualcuna.
In sintesi, questo probabilmente avrebbe comportato una ridistribuzione dei ruoli nelle condizioni peggiori. Non avrebbe avuto niente a che vedere con l’economia reale, un mercato funzionante; piuttosto avrebbe probabilmente svolto un ruolo nel dumping sociale o nella difesa delle posizioni acquisite nel caso delle compagnie aeree più potenti. Per questo ritengo che questa moratoria sia la soluzione meno controproducente, sempre che sia soltanto temporanea, si verifichino attentamente gli eventi e l’impatto della crisi, si riferiscano al Parlamento gli sviluppi e si apra il mercato delle bande orarie prendendosi il tempo necessario per attuare un cambiamento a livello di politiche e consolidare una nuova politica per l’Unione europea.
E’ il mio ultimo intervento dinanzi a questo consesso. E’ un grande privilegio, dopo 10 anni di lavoro nella stessa commissione, potersi rivolgere all’Assemblea durante la seduta che segna praticamente la fine del mandato parlamentare per uno degli ultimissimi dibattiti, circondato dagli amici. Vorrei manifestare quale piacere sia stato per me lavorare con personalità così forti e brillanti; non dimenticherò mai questa esperienza. La nostra commissione è una commissione elitaria, penso che vada detto. Ha svolto un lavoro eccellente, che rende onore al lavoro del Parlamento e rende onore al Parlamento stesso. Vorrei ringraziare tutti i colleghi di ogni schieramento politico. Non credo che avremo occasione di vivere un’esperienza politica così ricca, onesta, sincera e intensa come questa.
Vorrei altresì complimentarmi con il commissario Tajani per aver accettato un mandato e un portafoglio difficile come quello dei trasporti durante questa legislatura e, poiché la pazienza e il tempo sono ciò che qui rende una persona competente, egli merita che tale portafoglio gli sia riassegnato per il prossimo mandato della Commissione. Onorevoli colleghi, grazie di tutto.
Presidente. – Grazie a lei, onorevole Savary. Una delle sue affermazioni in merito alla Commissione esemplifica perfettamente le sue qualità e l’impegno da lei profuso nel suo operato parlamentare. Sono certo che in futuro lei potrà vivere esperienze parimenti arricchenti.
Ryszard Czarnecki (UEN). – (PL) Signor Presidente, mi rivolgo direttamente agli onorevoli Rack e Savary, che vorrei ringraziare entrambi per il lavoro svolto in Parlamento. Non so se questo sarà il mio ultimo intervento in questa sede. Tutto dipende dalle prossime elezioni.
Onorevoli colleghi, oggi stiamo discutendo un argomento interessante perché dimostra il confronto esistente tra l’interesse assolutamente fondamentale delle compagnie aeree e l’interesse di consumatori e passeggeri. In un momento di crisi, le compagnie aeree si stanno salvando chiedendo che tali limiti, come si è detto poc’anzi, siano prorogati al prossimo anno. Se in questo caso aiutiamo le compagnie aeree, e penso che sarebbe sensato, non va fatto a spese dei passeggeri. Una situazione in cui le compagnie aree dovessero trattare pretestuosamente la questione e cancellare impunemente voli è una situazione molto pericolosa.
Concordando con l’onorevole Rack, penso che dovremmo abolire i vincoli imposti ai passeggeri perché la situazione sta diventando surreale e molto irritante. Vorrei cogliere l’opportunità per complimentarmi con il commissario Tajani per l’eccellente lavoro.
Timothy Kirkhope (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, ho sentito molti congedarsi dalla Camera perché non saranno più con noi dopo le prossime elezioni. Spero che l’elettorato britannico mi permetta di tornare per un altro mandato. Ma è forse l’ultima volta che intervengo da questo seggio: nell’avvicendamento potrei essere spostato altrove. Vorrei complimentarmi con l’onorevole Jarzembowski soprattutto per il lavoro svolto per tutti noi in commissione, nonché ringraziare il commissario Tajani e l’onorevole Costa per aver sottoposto l’argomento alla nostra attenzione.
Discutere la sospensione della regola 80/20 è molto importante, ma non può che trattarsi di una misura a breve termine, che non deve diventare parte della politica dell’aviazione a lungo termine. Gli aspetti positivi sono evidenti: si aiutano i vettori, specialmente le grandi compagnie di bandiera, a superare l’attuale recessione economica; inoltre, non poter fa volare aerei vuoti per rispettare gli obblighi derivanti dalle bande orarie è benefico per l’ambiente. La soluzione, però, non è questa e non deve diventare permanente.
Gli attuali problemi sono legati alla crisi finanziaria, ma sostenere che la crisi del settore dell’aviazione sia interamente riconducibile al contesto economico sarebbe sbagliato. Da diversi anni ormai lo stato di salute di alcune nostre compagnie di bandiera è mediocre e per il futuro hanno bisogno di un attento esame dei loro modelli commerciali. Le compagnie devono essere aziende redditizie, non organizzazioni particolarmente privilegiate, e ricorrere a misure protezionistiche non è accettabile, in generale, né per me né per i miei colleghi.
Ovviamente al riguardo sosterremo la Commissione. Non appoggiamo però l’uso in futuro di una procedura semplificata e penso che sarebbe una buona idea organizzare un’audizione sulla direttiva concernente l’assegnazione delle bande orarie, forse in autunno o inverno, una volta riprese le attività parlamentari. Dobbiamo individuare misure al fine di porre in essere incentivi basati sul mercato per le compagnie aeree e gli aeroporti. Nei momenti di difficoltà, efficienza e innovazione vanno ricompensate. Io sono soprattutto un sostenitore degli aeroporti regionali.
Da ultimo, parliamo delle difficoltà dei piloti: la sospensione della regola use it or lose it potrà anche comportare la perdita del posto di lavoro per alcuni piloti. Essendo pilota io stesso, chiedo pertanto se la Commissione potrebbe gentilmente spiegare perché le associazioni dei piloti non sono state consultate in merito e confermare che le preoccupazioni dei piloti e altri addetti del settore saranno tenute nella debita considerazione.
Emanuel Jardim Fernandes (PSE). – (PT) Signor Presidente, signor Commissario Tajani, onorevoli colleghi, la Commissione ha adottato con urgenza una proposta di modifica del regolamento (CEE) n. 95/93 concernente l’assegnazione delle bande orarie negli aeroporti. Scopo principale della proposta è sospendere la regola 80/20 o, in altre parole, evitare che bande orarie precedentemente acquistate siano svendute all’asta nei casi in cui non sono utilizzate. Il principio non è pensato ad eternum né equivale a un diritto di proprietà, come il presidente della commissione Costa ha detto poc’anzi, ma come misura temporanea.
La sospensione si basa sulla consapevolezza che la crisi economica ha comportato un netto calo del traffico aereo di passeggeri merci con un notevole impatto sui vettori nazionali e altri settori economici, rendendo il momento preoccupante in termini di posti di lavoro. Abbiamo dunque il dovere di non costringere le compagnie aeree a effettuare voli con un notevole costo ambientale ed economico unicamente per non perdere le bande orarie. Per questo appoggio la sospensione della regola 80/20.
Ciò premesso, non possono non cogliere l’opportunità per sollevare dubbi in merito al fatto che tale approccio possa essere sufficiente per rispondere efficacemente alla crisi globale che colpisce il settore, chiedendomi se la Commissione, come credo, non dovrebbe prendere in esame e proporre un programma di sostegno al settore in maniera che divenga stabile e in grado di crescere dopo la crisi.
Non dobbiamo dimenticare che molte compagnie aeree, come avviene per la compagnia di bandiera del mio paese, avendo già precedentemente superato crisi economiche ed essendosi consolidate finanziariamente, ora si trovano in una situazione di crisi difficile da superare, una crisi che non dipende da loro, ma che stanno comunque subendo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è il mio ultimo intervento per questa legislatura e potrebbe essere l’ultimo della mia carriera parlamentare se così dovessero decidere gli elettori. Non posso dunque perdere l’occasione per esprimere la mia gratitudine per il sostegno e la collaborazione che ho sempre ricevuto dai colleghi nel mio modesto contributo alla costruzione di un progetto europeo e una risposta ai cittadini.
Desidero dunque formulare i miei ringraziamenti ed esprimere la mia gratitudine in quest’Aula a lei, signor Presidente, al vicepresidente Tajani e a tutti i colleghi del mio gruppo. Devo in particolare citare quelli che oggi sono intervenuti, vale a dire gli onorevoli Simpson e Savary, ma anche i membri di altri gruppi, come il presidente della nostra commissione, onorevole Costa, con il quale ho avuto il piacere di lavorare su diverse relazioni, nonché l’indimenticabile onorevole Jarzembowski, che ha guidato il suo gruppo nel campo dei trasporti e si è sempre dimostrato molto collaborativo, spesso respingendo le mie idee, ma dimostrandomi di averle comprese, sempre con grande eleganza e innegabile senso di democrazia.
In sintesi, questo è l’insegnamento che porterò con me per lavorare su ciò che deve essere una corretta democrazia: la democrazia del rispetto del pluralismo e del perseguimento dei nostri obiettivi comuni.
Presidente. – Grazie, onorevole Fernandes. E’ nostro auspicio che l’elettorato portoghese apprezzi la sua leadership quanto noi permettendole di riconquistare il suo seggio.
Marian-Jean Marinescu (PPE-DE) . – (RO) Signor Presidente, l’assegnazione delle bande orarie è un tema direttamente legato alla capacità insufficiente disponibile presso gli aeroporti, specialmente i grandi. La crisi economica e il relativo calo del traffico da essa causato hanno soltanto fatto sì che, a breve termine, si siano accantonati i problemi reali, vale a dire le difficoltà dovute alla saturazione dei grandi hub aeroportuali e alla potenziale saturazione dei piccoli aeroporti.
E’ nostro dovere trovare soluzioni ai problemi attuali, ma non dobbiamo perdere di vista la soluzione dei problemi futuri. Il Parlamento si è rivolto alla Commissione europea affinché produca un piano generale coerente per aumentare la capacità aeroportuale. Diversi aeroporti europei hanno piani del genere, ma ciò che occorre assolutamente è un coordinamento tra loro a livello europeo nell’ambito dell’iniziativa per un cielo unico europeo di recente approvazione. Ritengo fermamente che, a seguito della costituzione dell’osservatorio europeo lo scorso novembre, ciò si concretizzerà in un prossimo futuro. Il piano è fondamentale per lo sviluppo sostenibile del settore dei trasporti aerei, vitale per l’economia europea.
La questione delle bande orarie non è soltanto un problema europeo. Il traffico presso gli aeroporti europei non proviene soltanto dall’Europa. Per questo occorre trovare una soluzione globale alla questione delle bande orarie con il sostegno dell’IATA, di Eurocontrol, nonché di tutte le altre agenzie coinvolte in tale ambito. E per questo riteniamo che la raccomandazione oggi formulata alla Commissione dal Parlamento affinché riesamini in un prossimo futuro l’impatto della crisi sul traffico aereo e riveda in tale contesto la 95/93 rappresenta il metodo più idoneo proponibile in questo momento di incertezza.
Senza svolgere un’analisi accurata, rischiamo di danneggiare in maniera inaccettabile sia il principio della concorrenza, essenziale per l’economia, sia le compagnie aeree emergenti, il cui sviluppo ancora purtroppo dipende dalla regola use it or lose it. I perdenti in questa situazione saranno essenzialmente i passeggeri, il che non deve accadere.
Nina Škottová (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, come abbiamo già sentito affermare, il trasporto aereo sta subendo varie situazioni critiche, tra cui la SARS e l’influenza messicana. Nel contempo, vi è stato un calo del numero di passeggeri. Vorrei dunque menzionare uno dei fattori che probabilmente svolge un ruolo nella diminuzione del numero di passeggeri, vale a dire la qualità e la capacità dei servizi aeroportuali, specialmente i controlli di sicurezza. Devo dire che non soltanto sono indegni – accade, per esempio, che i passeggeri debbano togliersi le scarpe e camminare scalzi durante il controllo di sicurezza – ma anche inqualificabili in termini di igiene, responsabilità e pericolo per la salute. Non sarei sorpresa se il numero di passeggeri fosse calato per il timore di infezioni, timore che i mezzi di comunicazione stanno attualmente alimentando. Vorrei dunque che l’Unione europea esercitasse un controllo migliore sull’igiene dei controlli di sicurezza negli aeroporti in maniera da poter migliorare il benessere, la sicurezza e il comfort dei passeggeri. Poiché l’ultima volta che prendo la parola dinanzi all’Assemblea, ringrazio tutti per la collaborazione e vi auguro ogni successo per il futuro.
Presidente. − Anch’io le auguro ogni bene per il futuro, onorevole Škottová.
Miloslav Ransdorf (GUE/NGL). – (CS) Signor Presidente, a mio parere l’attuale situazione è contrassegnata soprattutto dal divario tra capacità tecniche in costante miglioramento e misure di sicurezza che stanno rendendo la vita difficile ai passeggeri, ma anche al personale degli aeroporti. Penso che sia nel nostro interesse, soprattutto nell’attuale crisi economica che sta colpendo tutto il mondo, e forse l’autunno porterà un’altra ondata di crisi, un altro attacco di insicurezza finanziaria, fare tutto quanto in nostro potere per garantire che il settore superi l’attuale recessione e si espanda. A mio giudizio, chi ha le risorse e non le utilizza è votato al fallimento. Vorrei che l’Unione europea evitasse tale situazione e fossimo all’avanguardia dei progressi nel settore dei trasporti.
Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, la ringrazio come ringrazio tutti i parlamentari che hanno partecipato a questo dibattito che riguarda un provvedimento temporaneo – e sottolineo temporaneo – del settore del trasporto aereo. Ringrazio innanzitutto tutti i parlamentari che lasciano il Parlamento, li ringrazio anch'io per il lavoro svolto.
(FR) Vorrei anche ringraziare l’onorevole Savary, che ha lasciato l’Aula. Condivido il suo sentimento; spero dunque di avere occasione di collaborare nuovamente con lui negli anni a venire, anche se non sarà più membro del Parlamento.
Voglio ringraziare veramente i parlamentari che lasciano questa Assemblea, per il contributo che hanno dato alla Commissione, per le osservazioni intelligenti e anche per le critiche che hanno rivolto. Il Parlamento deve svolgere questo ruolo e nessuno più di me ne è convinto, perché ritengo che, senza il lavoro forte del Parlamento, le istituzioni europee sarebbero monche, non potrebbero tutelare nel modo migliore gli interessi dei cittadini.
E proprio per questo voglio tranquillizzare anche l'onorevole Jarzembowski che mi ha posto un problema per quanto riguarda la comitologia: il compromesso che la Commissione condivide pienamente prevede l'uso della codecisione per quel che riguarda eventuali rinnovi per la stagione invernale. Si tratta di ipotesi, perché, sottolineo, il provvedimento è temporaneo e riguarda soltanto sei mesi. Comunque, una eventuale futura proposta di rinnovo dovrà essere sempre preceduta da una valutazione d'impatto, che prenda in considerazione gli effetti sui consumatori e sulla concorrenza, oltre a far parte di una revisione generale del regolamento Slot, che è un impegno che io ho assunto sia di fronte al Consiglio, su proposta del ministro dei Trasporti del Regno Unito, e che ho confermato più volte anche di fronte ai parlamentari.
Però è la crisi che provoca questo intervento urgente. Anche i dati forniti dall'Associazione europea degli aeroporti ci dicono che l'80% degli aeroporti europei hanno un decremento del traffico, a gennaio, tra l'8 e il 10% per quanto riguarda i passeggeri, e tra il 25 e il 30%, per quanto riguarda i cargo. Quindi c'è una situazione di difficoltà. Mi auguro anche io e condivido la speranza e l'auspicio espresso da alcuni parlamentari sul fatto che l'influenza attuale sia meno preoccupante di quanto si era ritenuto in un primo momento. Ma non possiamo nascondere che la proposta di sospendere i voli da tutta l'Unione europea verso un Paese o verso le zone dove c'erano i primi focolai di epidemia è stata all'ordine del giorno sia del Consiglio dei ministri dei Trasporti la scorsa settimana, sia del Consiglio dei ministri della Sanità. Quindi, eventuali ripercussioni, poi non c'è stata alcuna decisione in merito perché non si è ritenuta la situazione così preoccupante: però evidentemente il dibattito su questo settore c'è e un calo, con qualche equipaggio anche che ha deciso di non partire alla volta di località dove si manifestava la sindrome influenzale, hanno provocato un ulteriore calo nelle presenze nel settore del trasporto aereo.
Io credo che per quanto riguarda, –visto che è un tema sottolineato da molti autorevoli parlamentari – i diritti dei passeggeri, ritengo che quel che conta è conservare i collegamenti e le frequenze a vantaggio proprio dei cittadini, e poi superare la crisi. La solidità e la sostenibilità finanziaria delle nostre compagnie aeree sono parametri chiave per salvaguardare i vantaggi del mercato interno, e grazie al mercato interno i passeggeri hanno accesso ad una varietà di collegamenti, di rotte e di prezzi che non hanno precedenti in Europa. Io voglio che i passeggeri possano continuare a godere di questa possibilità di scelta. Per quanto riguarda i regolamenti in materia di controllo, noi dobbiamo intanto rafforzare il controllo e l'applicazione del regolamento 261. Per questo la Commissione pubblicherà – e lo dico all'onorevole Rack – nel secondo semestre del 2009 una comunicazione sull'applicazione del regolamento. Sulla base delle analisi trarremo eventuali conclusioni per quanto riguarda il futuro.
Per quel che riguarda i liquidi, come sapete abbiamo già pubblicato l'annesso sul quale si basava – precedentemente era segreto – e grazie all'uso di nuove tecnologie più efficienti dal punto di vista della sicurezza, speriamo di poter rivedere la situazione prima del 2010. Ero molto scettico, quando ero parlamentare, sulla storia dei liquidi: lo rimango ancora oggi e sto lavorando proprio per raggiungere questo obiettivo. Per quanto riguarda le preoccupazioni espresse anche da altri parlamentari per alcuni aeroporti che potrebbero, a seguito di questo provvedimento, avere dei problemi – mi riferisco in modo particolare ad un aeroporto europeo che fa parte di uno dei progetti prioritari dell'Unione europea, l'aeroporto di Malpensa – posso riferire qualche dato che riguarda compagnie aeree differenti da quella principale italiana a partecipazione francese. Cito qualche dato: all'aeroporto di Malpensa una compagnia aerea tedesca, la Lufthansa, aveva, nel 2008, 8741 slot e alla data del 24 marzo 2009 ne ha 19.520, con un aumento di oltre il 100% della capacità. Sempre a Malpensa, una compagnia aerea low-cost, easyJet, aveva, nel 2008, 15.534 slot e nella data del 24 marzo 2009 ne ha 22.936, quindi un aumento importante che riguarda il 47% della capacità. È noto, tra l'altro, che la nuova compagnia aerea Lufthansa Italia ha previsto, come si evince dal sito, quindi pubblico, della stessa compagnia aerea, dove è scritto che la compagnia espande il suo network, ci sono voli nuovi da Milano a Roma e verso le città di Napoli, di Bari e verso altre città europee – Barcellona, Bruxelles, Bucarest, Budapest, Lisbona, Madrid e Parigi. Quindi posso dire con assoluta certezza che questo provvedimento non arrecherà alcun danno al, e lo dico come commissario europeo ai trasporti, a un aeroporto, a un hub europeo che è quello di Malpensa che fa parte dei progetti prioritari dell'Unione.
Io voglio concludere ringraziando ancora una volta il Parlamento sul dibattito, confermando quello che ho detto all'inizio del mio intervento, rispondendo agli onorevoli Jarzembowski, Simpson e Blokland, per quanto riguarda l'impegno che prendo oggi come commissario ai trasporti – e mi auguro di poterlo ancora fare come futuro commissario ai trasporti – per quanto riguarda la codecisione per argomenti che attengono alla questione degli slot. Alcune delle idee che sono emerse, come quelle incluse dal relatore nei suoi primi emendamenti, meritano di essere accuratamente studiate nel quadro della futura revisione del regolamento sull'assegnazione delle bande orarie e – lo ripeto – sono disponibili i servizi, che ringrazio ancora per il prezioso contributo che hanno dato in queste settimane di difficile lavoro, e sono all'opera per preparare il nuovo testo. Al tempo stesso la Commissione seguirà attentamente l'evoluzione della crisi del settore aereo come previsto nella modifica che discutiamo oggi e vi proporrà le necessarie misure opportune per farvi fronte, annettendo grandissima importanza alla tutela dei diritti dei passeggeri. Questo lo farò non soltanto nel settore del trasporto aereo ma anche in quello del trasporto marittimo, ferroviario e su autobus. È un impegno che abbiamo preso: ci sono provvedimenti legislativi in discussione. Mi auguro che la prossima legislatura li possa portare a conclusione perché il nostro primo obiettivo è sempre e comunque quello di dare risposte ai cittadini che eleggono questo Parlamento e che, attraverso i consensi di questo Parlamento, danno anche fiducia alla Commissione europea, che è l'esecutivo comunitario.
Signor Presidente, ringrazio ancora lei, ringrazio tutti i parlamentari che hanno partecipato a questo dibattito e il presidente Costa per la proficua collaborazione. L'impegno che assumo è di continuare a lavorare con i parlamentari e con la commissione trasporti di questo Parlamento, per fare in modo che l'istituzione democratica rappresentante dei cittadini europei possa svolgere sempre di più un ruolo determinante. Mi auguro che con il trattato di Lisbona il prossimo Parlamento possa ancora far sentire più forte la voce dei cittadini europei.
Paolo Costa, relatore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che dobbiamo solo ribadire tre concetti. Il primo: sul tema specifico, abbiamo trovato un compromesso, un compromesso va rispettato. Sappiamo che è un compromesso tra istituzioni che rispetteranno i loro impegni. È un intervento temporaneo e non ci sarà un secondo intervento: se ci sarà un secondo intervento dovrà essere nell'ambito di un'analisi e di una proposta più completa relativa agli slot.
Due suggerimenti soltanto, che mi auguro possano essere di una qualche utilità: il primo è di seguire attentamente gli effetti di questa sospensione perché, intuitivamente, questo produrrà una riduzione e un non utilizzo di alcuni slot e quindi un non utilizzo di alcune linee. La selezione di che cosa fare e che cosa non fare sarà nelle mani delle singole compagnie. Credo che sia meglio domani pensare che, se si dovesse ritornare a ridurre questa attività, che ci sia un controllo pubblico della selezione, e non lasciarla soltanto ai criteri di profittabilità delle singole imprese.
L'ultimo suggerimento: indipendentemente dalla crisi o meno, il tema degli slot va affrontato di fondo, di per sé. Riportare gli slot al concetto di beni pubblici che possono essere concessi in uso ma non possono divenire di proprietà delle imprese è un tema fondamentale, anche se va trattato con molta cautela, perché questo non deve diventare al contrario uno strumento con cui si mette a rischio l'attività di molte delle imprese aeree su cui tutti noi contiamo. Grazie ancora a tutti della collaborazione.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi, alle 12.00.
E’ anche la mia ultima discussione in veste di presidente per questo mandato parlamentare e desidero ringraziarvi tutti. L’odierna discussione ha avuto un strano sapore per il fatto che ci siamo congedati da tanti colleghi. Qualunque cosa accada, sono profondamente convinto che occorre impegno e tempo prima che i nuovi arrivati raggiungano il livello di quanti ora ci lasciano.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Christine De Veyrac (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Sono lieta che sia stato possibile pervenire a un accordo su questo testo per consentire un congelamento delle bande orarie dei voli nella stagione estiva.
Avevamo bisogno di agire rapidamente ed efficacemente di fronte alla profonda crisi che colpisce il settore dei trasporti aerei.
E’ già la terza volta che, a seguito di una notevole riduzione del traffico aereo, l’Unione ha dovuto ricorrere a questo meccanismo automatico di rinnovo delle bande orarie.
Come abbiamo recentemente scoperto, la regola, che comporta l’obbligo di coprire l’80 per cento delle bande orarie, sebbene necessaria per l’equilibrio del settore, è talvolta avulsa dalla realtà del mercato.
Far decollare aerei vuoti non ha alcun senso da un punto di vista economico o ambientale.
In futuro potremo riflettere sui modi per allentare questa regola tenuto conto della situazione degli aeroporti.
Sono inoltre lieta di notare che il compromesso negoziato tra Parlamento e Consiglio richiede un’ulteriore valutazione di impatto da svolgersi se il congelamento delle bande orarie dovesse essere rinnovato.
Il testo sul quale votiamo è una misura di emergenza, ma se la situazione dovesse protrarsi, dovremmo valutare la situazione non soltanto delle compagnie aeree, ma anche dei consumatori e degli aeroporti.
(La seduta, sospesa alle 11.23 in attesa del turno di votazioni, riprende alle 12.00)
PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA Vicepresidente
Presidente. – Stiamo per iniziare un turno di votazioni alquanto particolare perché tutti coloro che, come me, lasceranno il Parlamento penso che vivano questo momento conclusivo insieme con una certa emozione. Sfrutterò il tempo concessomi da alcuni colleghi giunti in ritardo che stanno ancora prendendo posto per rendere omaggio ai servizi che hanno garantito che la nostra torre di Babele non crollasse mai.
(Vivi applausi)
Grazie a Birgitte Stensballe e tutti i suoi collaboratori; grazie agli uscieri che hanno fatto in modo che i documenti giungessero sempre nel posto giusto al momento giusto; grazie ai tecnici, ai segretari, ai traduttori. Grazie ovviamente a voi, gli interpreti, ai quali porgo le mie più umili scuse. Sono perfettamente consapevole dello stress che vi ho causato, come presidente, con i miei tempi sempre incalzanti.
(Applausi)
So che segretamente sperate che il mio personale record di 900 emendamenti votati in un’ora resti imbattuto!
Per concludere, vi confiderò un piccolo segreto mentre gli ultimi colleghi prendono posto. Forse vi sarete chiesti come classifichiamo gli emendamenti: l’emendamento X, redatto in lettone, è più simile all’originale portoghese dell’emendamento Y, redatto in sloveno? Chi è responsabile di questa classificazione? Ebbene, la risposta è seduta qui, accanto a me. E’ questo signore al quale è affidato lo straordinario compito di procedere alla classificazione semantica. Perché abbiamo scelto lui? Semplice: perché Paul Dunstan parla 27 lingue!
(Applausi)
Penso che possiamo tutti essere più che fieri della qualità e della dedizione del nostro personale.
Gary Titley (PSE). – (EN) Signor Presidente, mi richiamo all’articolo 145 per formulare una dichiarazione a titolo personale.
Ieri, durante la discussione con il presidente Pöttering, l’onorevole Garage, durante un’arringa al Parlamento, mi ha accusato di averlo definito “reazionario”. Mi corre l’obbligo di spiegare al Parlamento che ciò è assolutamente vero: lui è un reazionario!
(Si ride)
Ma questo è nulla rispetto agli epiteti con i quali sono stato definito da membri del suo partito nelle e-mail che mi hanno inviato. Alcuni membri dell’UKIP mi hanno definito “pedofilo” e “grosso cafone”. Quando poi sono stato vittima di un attacco dinamitardo nel mio ufficio, alcuni membri dell’UKIP mi hanno scritto che sostanzialmente me lo ero meritato, e l’onorevole Farage ha pubblicato un comunicato stampa dello stesso tenore. Recentemente ho ricevuto e-mail dall’UKIP in cui si dice che l’erede al trono britannico è meglio noto come “Dumbo”. Questo è tutto ciò che vi serve sapere sul partito dell’indipendenza britannico.
(Applausi)
Presidente. – La sua dichiarazione personale è ovviamente verbalizzata secondo il nostro regolamento.
Se non vi dispiace, onorevoli colleghi, non riapriremo la discussione.
Vi concedo 30 secondi, ma vi avverto che saranno soltanto 30, come gesto di buona volontà, perché questi sono veramente gli ultimi momenti della nostra legislatura.
Michael Henry Nattrass (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, non si trattava di un richiamo al regolamento e dissento profondamente con gran parte del contenuto dell’intervento del collega. Gli aderenti all’UKIP non scrivono cose del genere e non si sprecano a scrivere su persone che dicono cose del genere. E’ assolutamente oltraggioso.
Presidente. – La informo che invece si trattava di un richiamo al regolamento a norma dell’articolo 145 sulle dichiarazioni a titolo personale. La richiesta di intervento dell’onorevole Titley dinanzi alla Camera era perfettamente legittima.
Presidente. – L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.
(Per i risultati dettagliati della votazione: vedasi processo verbale)
9.1. Integrazione della dimensione di genere nelle relazioni esterne dell'UE nonché nel consolidamento della pace/dello Stato (A6-0225/2009, Libor Rouček)
- Prima della votazione:
Libor Rouček, relatore. − (EN) Signor Presidente, l’Unione e i suoi Stati membri si sono impegnati a perseguire la parità di genere e la partecipazione delle donne come una delle massime priorità dell’agenda internazionale.
Eppure un attento esame mostra che l’attuazione pratica dell’integrazione della dimensione di genere nelle politiche esterne dell’Unione è ancora scarsa. Per esempio, soltanto otto dei 27 Stati membri hanno adottato piani di azione nazionali sull’applicazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Inoltre, le donne sono ancora notevolmente sottorappresentante alle cariche di alto livello della Commissione e del Consiglio. Al momento non vi è infatti una sola donna che sia rappresentante speciale dell’Unione. Per questo la relazione sottolinea che l’Unione deve assolvere pienamente gli impegni assolti in questo campo. Per esempio, la Commissione deve accelerare il suo lavoro su un piano di azione comunitario in materia di parità di genere. Sono persuaso che questo sia fondamentale per rafforzare la dimensione del genere nella politica estera dell’Unione.
Concludo dicendo che i diritti delle donne rientrano nel concetto più ampio dei diritti umani e civici. Se non si affronta la parità di genere e non si promuovono i diritti delle donne nella politica esterna dell’Unione europea, tale politica non può essere efficace.
(Applausi)
9.2. Nuove competenze e prerogative del Parlamento nell'applicazione del trattato di Lisbona (A6-0145/2009, Jo Leinen)
- Prima della votazione:
Jo Leinen, relatore. − (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei dire soltanto qualche parola in tedesco. Il fatto che per coronare il suo lavoro in questa legislatura il Parlamento abbia adottato cinque relazioni tutte associate al trattato di Lisbona è un segnale importante per le elezioni europee e il periodo che seguirà tale elezioni.
Questa Camera ha sempre lavorato costantemente e coerentemente per il trattato di riforma, anche nei momenti difficili, quando molti nutrivano dubbi e volevano abbandonare il progetto. Ieri, con il “sì” del senato ceco, abbiamo compiuto un passo avanti notevole. Complimenti al paese al quale è affidata la presidenza.
(Applausi)
A questo punto possiamo essere giustificatamente ottimisti e sperare che questo progetto di riforma entri in vigore alla fine del 2009 con un voto positivo in Irlanda.
Il neoeletto Parlamento avrà molti nuovi ruoli e poteri. La neoeletta Camera dei cittadini dell’Unione europea potrà tenere fede alla promessa fatta di giungere a un’Unione migliore con maggiore controllo democratico e maggiore trasparenza. Ringrazio tutti i colleghi della commissione per gli affari costituzionali, specialmente gli odierni relatori e la schiacciante maggioranza dei membri di quest’Aula che ha appoggiato tutte le relazioni e reso possibile questo progresso. Grazie infinite.
(Applausi)
Presidente. – Il collega Martin ha chiesto la parola; deve trattarsi però di un richiamo al regolamento.
Hans-Peter Martin (NI). – (DE) Signor Presidente, soltanto una domanda. Se gli irlandesi diranno nuovamente “no”, quante altre volte dovranno tornare alle urne? Una terza, una quarta, una quinta? Questa non è democrazia. E’ un parlamento del karaoke.
Presidente. – Non si trattava di un richiamo al regolamento, ma le ho usato la cortesia di non martirizzarla.
Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei formulare una dichiarazione personale in merito a quanto afferma affermato dal collega Martin. Il parlamento irlandese non è un “parlamento del karaoke” e contesto che si arroghi il diritto di descriverlo in questi termini.
(Applausi)
9.3. Aspetti finanziari del trattato di Lisbona (A6-0183/2009, Catherine Guy-Quint)
- Prima della votazione:
Catherine Guy-Quint, relatore. − (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, resterete delusi dalla brevità del mio intervento. Innanzi tutto vorrei apportare una rettifica tecnica alla nota a piè di pagina 2 del paragrafo 16; l’ultimo numero è “2021”, non “2022”. E’ una questione di aritmetica.
Vorrei poi aggiungere qualche commento di natura politica ringraziando in primo luogo tutti coloro che mi hanno sostenuta nella stesura della relazione. Può sembravi tecnica, ma è preminentemente politica. E’ molto importante che il nostro Parlamento voti a favore della relazione perché chiarisce il futuro dei poteri di bilancio del Parlamento in quanto autorità di bilancio.
Spesso si vota il bilancio come strumento di gestione laddove in realtà è la vera essenza della politica, e il ruolo del Parlamento dipende dalla sua attuazione. Questo è l’aspetto che intendevamo trattare nella relazione e spero che un giorno la leggiate. Posso tuttavia aggiungere che il nuovo Parlamento dovrà appropriarsene realmente e rendersi conto che realizzare una politica europea richiede coraggio di bilancio ed è proprio da questo coraggio, che mi auguro loro avranno e noi avremo, che dipende il futuro dell’Unione.
(Applausi)
9.4. Fondo europeo per i rifugiati per il periodo 2008-2013 (A6-0280/2009, Bárbara Dührkop Dührkop)
9.5. Norme minime relative all'accoglienza dei richiedenti asilo (rifusione) (A6-0285/2009, Antonio Masip Hidalgo)
9.6. Domanda di protezione internazionale presentata in uno Stato membro da un cittadino di paese terzo o da un apolide (rifusione) (A6-0284/2009, Jeanine Hennis-Plasschaert)
9.7. Creazione del sistema "Eurodac" per il confronto delle impronte digitali (rifusione) (A6-0283/2009, Nicolae Vlad Popa)
- Prima della votazione:
Nicolae Vlad Popa, relatore. − (EN) Signor Presidente, la relazione Eurodac è una rifusione che consentirebbe al sistema di funzionare in maniera più efficiente. La raccolta e la trasmissione rapida dei dati possono abbreviare i tempi per la concessione di diritti umani e questo è molto importante.
E’ l’ultima sessione plenaria alla quale parteciperò come membro del Parlamento. Desidero ringraziarvi tutti con un ottimistico: goodbye, auf Wiedersehen, au revoir, arrivederci, hasta luego, la revedere!
(Applausi)
9.8. Istituzione dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (A6-0279/2009, Jean Lambert)
9.9. Accordi bilaterali tra Stati membri e paesi terzi su questioni settoriali e sul diritto applicabile agli obblighi contrattuali e non contrattuali (A6-0270/2009, Tadeusz Zwiefka)
9.10. Programma MEDIA Mundus di cooperazione con i paesi terzi nel settore audiovisivo (A6-0260/2009, Ruth Hieronymi)
9.11. Norme comuni per l'assegnazione di bande orarie negli aeroporti della Comunità (A6-0274/2009, Paolo Costa)
9.12. Accordi bilaterali tra gli Stati membri e i paesi terzi sulle decisioni in materia matrimoniale, di responsabilità genitoriale e di obbligazioni alimentari (A6-0265/2009, Gérard Deprez)
9.13. Situazione nella Repubblica moldova
- Prima della votazione:
Hannes Swoboda (PSE). – (DE) Signor Presidente, per ragioni tecniche noi socialdemocratici non abbiamo potuto firmare la risoluzione comune entro il termine previsto, ma la firmeremo successivamente. L’intero gruppo la appoggia. Lo dico soprattutto per i nostri colleghi rumeni con l’onorevole Severin in testa.
– Prima della votazione sul paragrafo 10:
Marian-Jean Marinescu (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, desidero proporre il seguente emendamento orale in relazione al paragrafo 10: vorrei che si aggiungesse il nome di Sergiu Mocanu, per cui il testo reciterebbe: “... gli arresti a sfondo politico, come quelli di Anatol Matasaru, Sergiu Mocanu e Gabriel Stati;”.
(L’emendamento orale non è accolto)
9.14. Relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2008 (A6-0264/2009, Raimon Obiols i Germà)
- Prima della votazione:
Hartmut Nassauer (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, a nome del gruppo PPE-DE, in applicazione dell’articolo 151, paragrafi 1 e 3, vorrei chiedere di respingere l’emendamento n. 45a presentato dal gruppo ALDE dichiarandolo inammissibile poiché riguarda la dichiarazione rilasciata dal Papa Benedetto XVII per i motivi che vado a illustrarvi. In primo luogo, la dichiarazione è stata rilasciata nel 2009, mentre la relazione si occupa di violazioni dei diritti dell’uomo avvenute nel 2008. L’emendamento pertanto non modifica il testo che intenderebbe emendare. In secondo luogo, l’emendamento accosta dichiarazioni rilasciate dal Papa a gravissime violazioni dei diritti dell’uomo, all’uso della pena capitale, alle violazioni di diritti umani in Cina e alla tortura ovunque essa venga perpetrata, un accostamento che dimostra cinico sprezzo per le vittime di tali violazioni in tutto il mondo.
(Applausi)
In terzo luogo, è un incredibile atto denigratorio, un’inimmaginabile discriminazione nei confronti del Papa a cui possiamo associare il gruppo ALDE, ma non certo il Parlamento europeo.
(Vivi applausi)
Presidente. – Onorevoli colleghi, mi accingo a esporvi il parere del servizio legale e del presidente del Parlamento perché, come è ovvio, conformemente al nostro regolamento, è stato consultato.
Daniel Cohn-Bendit (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, volevo semplicemente replicare all’onorevole Nassauer che, a livello giuridico, per il Papa gli anni non contano, conta l’eternità.
Presidente. – Vi prego… Il servizio legale ha verificato la questione con estrema attenzione dal punto di vista tecnico, dal punto di vista degli elementi citati, dal punto di vista del contenuto e dal punto di vista del periodo in esame.
Il servizio legale è del parere che l’emendamento sia ammissibile ed è di questo avviso anche il presidente del Parlamento europeo. Prevarrà dunque soltanto il parere dell’onorevole Pöttering. Mi dispiace, onorevole Nassauer, ma l’emendamento è ammissibile.
– Prima della votazione sul paragrafo 25:
Raimon Obiols i Germà, relatore. − (ES) Signor Presidente, vorrei semplicemente puntualizzare, a titolo di aggiornamento, che il testo condanna la detenzione di un leader sudanese che è stato rilasciato.
(L’emendamento orale è accolto)
– Prima della votazione sull’emendamento n. 2:
Alexander Graf Lambsdorff (ALDE). – (DE) Signor Presidente, onorevole Nassauer, il diritto all’autodeterminazione è un diritto umano che ricomprende l’autodeterminazione sessuale. In tal senso è già stato di grande attualità nel 2008 e ciò che è stato detto è particolarmente increscioso.
Leggerò l’emendamento n. 2 ad alta voce. Da un lato si rettificano i fatti, dall’altro si ricerca una formulazione più equilibrata:
(EN) “Sottolinea l’importanza della promozione del diritto alla salute sia riproduttiva che sessuale quale precondizione per una efficace lotta contro l’HIV/AIDS, che causa enormi perdite in termini di vite umane e sviluppo economico e che colpisce in particolar modo le zone più povere del pianeta; è preoccupato in particolare dalle dichiarazioni di Papa Benedetto XVI, che suscitano l’impressione che l’uso del profilattico possa addirittura portare ad un aumento del rischio di contagio;è quindi dell’opinione che queste dichiarazioni possano seriamente ostacolare la lotta contro l’HIV/AID”. Il resto dell’emendamento rimane invariato.
(Applausi a sinistra)
Hartmut Nassauer (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, l’emendamento non è così duro come lo era la versione iniziale, ma i fatti restano gli stessi, ragion per cui lo respingiamo.
(L’emendamento orale non è accolto)
– Dopo la votazione sull’emendamento n. 16:
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, mi dispiace interrompere la sua attività, ma mi era parso di capire che l’emendamento n. 16 fosse stato respinto, mentre lei ha annunciato che è stato adottato. Può cortesemente chiarire la situazione?
Presidente. – Sì, ha ragione, è stata una mia svista. La maggioranza effettivamente è risultata contraria. E’ stato un bene aver verificato, ma i servizi avevano già rettificato il mio errore.
Grazie per la precisazione.
9.15. Sviluppo di uno spazio di giustizia penale nell'Unione europea (A6-0262/2009, Maria Grazia Pagano)
9.16. Impatto del trattato di Lisbona sull'evoluzione dell'equilibrio istituzionale dell'Unione europea (A6-0142/2009, Jean-Luc Dehaene)
- Prima della votazione:
Jean-Luc Dehaene, relatore. − (NL) Signor Presidente, in primo luogo vorrei formulare un’osservazione tecnica. Nella mia interpretazione, l’emendamento n. 1 non intendeva sostituire il testo, bensì integrarlo. In tal senso lo ho accettato.
Colgo poi l’occasione per ringraziare l’intera Commissione per l’intensa collaborazione, non senza sottolineare quanto sia importante che con il trattato di Lisbona si crei un solido rapporto di cooperazione istituzionale sin dall’inizio. Per questo vorrei anche ribadire che nel periodo di transizione da Nizza a Lisbona dobbiamo continuare a consultarci costantemente anche con il Consiglio europeo se vogliamo evitare di iniziare il prossimo mandato in uno stato di totale confusione.
Presidente. – Confermo che l’emendamento n. 1 è stato presentato come integrazione.
9.17. Relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel quadro del trattato di Lisbona (A6-0133/2009, Elmar Brok)
9.18. Attuazione dell'iniziativa dei cittadini (A6-0043/2009, Sylvia-Yvonne Kaufmann)
- Prima della votazione:
Daniel Cohn-Bendit (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, a norma dell’articolo 1 del codice d’onore del Parlamento europeo, a nome del mio gruppo desidero ringraziarla per le sedute che ha presieduto. Lei è stato uno dei migliori. Grazie.
(Vivi applausi)
Presidente. – Stiamo giungendo alla votazione finale. Consentitemi dunque di rivolgervi a titolo personale qualche parola di ringraziamento per la fiducia e l’amicizia che mi avete a lungo dimostrato. Per l’ultima volta in questo mandato parlamentare e l’ultima volta nella mia esistenza, vi chiedo pertanto di votare. Poi proseguiremo ciascuno il proprio cammino.
Sono persuaso che, prescindendo dalle nostre divergenze politiche e dai nostri percorsi, resteremo fedeli agli ideali europei. Aggiungo che sono profondamente onorato per aver avuto la fortuna di presiedere queste discussioni in un’atmosfera così collegale per 10 anni, un’esperienza che resterà scolpita per sempre nella mia memoria.
(Vivi applausi)
9.19. Progetto di regolamento della Commissione concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) relativamente all'allegato XVI
- Dopo la votazione:
Joseph Daul (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, anch’io vorrei ringraziarla e sottolineare che l’articolo 2 commette l’errore di non menzionare più il suo nome nell’elenco. Un vero peccato!
Michl Ebner (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, il nuovo ruolo del Parlamento dopo il trattato di Lisbona sarà importantissimo e spero che il Parlamento sfrutti al meglio le opportunità offertegli. Membro di una minoranza etnica tradizionalmente presente nell’Unione europea, mi rallegro particolarmente per il fatto che nell’articolo 2, per la prima volta, i diritti delle minoranze etniche siano citati come diritti individuali. Spero che seguano quanto prima i diritti collettivi.
Mi dimetto volontariamente, per mia scelta, ma non senza provare nostalgia dopo cinque anni di attività parlamentare a livello comunitario e quindici di attività parlamentare a Roma. Cittadino italiano di madrelingua tedesca con ascendenza austro-slovena e indole tirolese, un vero europeo dunque, sono particolarmente lieto per il fatto che siamo tutti riuniti in questa Camera come minoranze e alle minoranze si siano offerte opportunità. Molti non si sono ancora resi conto di appartenere a una minoranza, ma spero che ne prendano sempre più coscienza, Stati compresi. Sono grato a questa Assemblea per la comprensione che ha dimostrato alle minoranze.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Leinen e della risoluzione per i seguenti motivi. E’ nostra abitudine ripetere che il Parlamento europeo è l’unica istituzione eletta direttamente dal popolo. Tuttavia, visto che si tratta di un’istituzione eletta dal popolo, a mio parere i poteri di cui il Parlamento è stato sinora investito non sono sufficienti.
Penso pertanto che ciò che oggi abbiamo adottato, vale a dire nuovi poteri del Parlamento nell’applicazione della procedura di codecisione, nuovi poteri di gestione del bilancio, nuova procedura di approvazione e nuovi poteri di vigilanza, sia molto importante. Sono infine persuasa che il trattato di Lisbona rafforzerà la legittimazione democratica dell’Unione, specialmente nella misura in cui vengono rafforzati i poteri del Parlamento di applicare la procedura di codecisione.
Daniel Hannan (NI). – (EN) Signor Presidente, capisco ora la tattica: si tratta semplicemente di ignorare il voto e attuare il trattato di Lisbona come se gli elettorati di Francia, Paesi Bassi e Irlanda avessero di fatto espresso un “sì”.
Uno alla volta si stanno introducendo i suoi articoli e le sue disposizioni più controversi: il ministro degli esteri e la politica estera, la carta dei diritti fondamentali e l’armonizzazione della giustizia e degli affari interni. Dopodiché i colleghi si rivolgeranno all’elettorato irlandese dicendo: “adesso è troppo tardi per votare “no”, perché è tutto già attuato; risultereste soltanto tediosi e vi isolereste visto che, in realtà, il grosso del trattato di Lisbona è già in vigore de facto, se non de jure”.
Non so se funzionerà. Dipenderà dall’elettorato, ma sarei alquanto deluso se dovesse cedere alle pressioni. Spetta agli irlandesi, ovviamente, prendere la loro decisione, ma dopo tutto sono persone i cui padri hanno saputo contrastare la potenza dell’Impero britannico. Se ora dovessero arrendersi al Parlamento europeo, penso che ne risulterebbero sminuiti come popolo.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei anch’io unirmi al coro sempre più numeroso di colleghi che già le hanno reso omaggio. Grazie infinite per la sua presidenza e la sua pazienza ogni qual volta abbiamo chiesto di intervenire.
Penso che sia estremamente importante riconoscere, per quanto concerne il trattato di Lisbona, che non è stato ancora ratificato e non dovremmo comportarci come se lo fosse stato. Non possiamo ignorare la volontà degli elettori che non lo hanno ancora ratificato né dei paesi che non lo hanno ancora ratificato.
Ricordiamo le regole iniziali del gioco e non cerchiamo di cambiare a metà strada. All’inizio del processo costituzionale le regole erano che tutti i paesi avrebbero dovuto ratificare la costituzione, altrimenti sarebbe decaduta. Francia e Paesi Bassi non la hanno ratificata, per cui la costituzione è stata bocciata. Anche nel caso del trattato di Lisbona all’inizio le regole erano che tutti i paesi avrebbero dovuto ratificarlo, altrimenti sarebbe decaduto. Eppure quando gli irlandesi hanno votato “no”, abbiamo deciso di andare avanti e farli votare nuovamente.
Se vogliamo realmente sondare la volontà della gente, suggerisco al governo britannico di rispettare il suo impegno programmatico e indire un referendum sul trattato di Lisbona.
Gay Mitchell (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, gli irlandesi sarebbero indubbiamente sciocchi se seguissero l’ala scettica del partito conservatore britannico. Posso garantire al collega Hannan che gli irlandesi non la seguiranno e non la hanno mai seguita.
La sua agenda non guarda neanche agli interessi della Gran Bretagna, guarda soltanto a quelli del partito conservatore. E’ un peccato che un paese che ci ha dato Winston Churchill abbia mandato in Parlamento persone che antepongono i propri piccoli interessi a quelli del popolo britannico e dell’Europa.
E’ strano vedere conservatori britannici fare comunella con il partito Sinn Fein astensionista. Nessuno di loro era in questa Camera oggi o ieri. In Aula non si presentano e non partecipano alle commissioni parlamentari. Non so come possano ottenere stipendi e rimborsi, ma hanno detto alla Camera che approvare questa e altre relazioni sarebbe stata la peggiore sciagura di questo mandato parlamentare, eppure non sono neanche venuti a votare. Che vergogna!
Robert Evans (PSE). – (EN) Signor Presidente, dopo 15 anni questo sarà il mio ultimo intervento dinanzi al Parlamento europeo e penso che vi siano pochi argomenti più importanti dell’intera questione dell’asilo e del modo in cui i paesi europei raccolgono la sfida.
Al problema non esiste una risposta semplice. Se esistesse, alcuni paesi l’avrebbero ormai trovata. In realtà, mi permetto di suggerire che l’unico modo per ridurre il numero di disperati alla ricerca di rifugio o asilo in un paese che non è il proprio consiste nell’affrontare le cause che li costringono a lasciare le loro case e i loro paesi di origine. Per questo è importantissimo per noi, nell’Unione europea e in tutti i paesi democratici sviluppati, offrire consulenza, assistenza e sostegno, anche economico, ai paesi colpiti da guerre, violenze interne, violazioni dei diritti umani e discriminazioni.
Parimenti dobbiamo affrontare la povertà nel mondo che concorre ad aumentare le pressioni migratorie. Non dobbiamo mai condannare coloro che sono costretti a chiedere asilo o lo stato di rifugiato. Dobbiamo invece offrire solidarietà e sostegno. Questa è oggi la nostra sfida.
Daniel Hannan (NI). – (EN) Signor Presidente, il diritto di controllare le proprie frontiere è un attributo distintivo della statualità e la concessione di diritti di residenza o nazionalità è una caratteristica tipica della nazionalità. Se li trasferiamo a livello europeo, trattiamo l’Unione come giurisdizione unica con proprie frontiere esterne e altre prerogative della nazionalità. Non è stato conferito alcun mandato in merito: nessuno ha votato per la creazione di un ufficio europeo di sostegno per l’asilo. Ovviamente ciò che stiamo facendo è creare altra burocrazia che avrà il preciso interesse di proseguire negli anni l’armonizzazione della politica a livello europeo con o senza sostegno popolare.
Mi corre poi l’obbligo di rispondere, su un tema diverso, alle parole dette dall’onorevole Mitchell, rappresentante di Dublino, un attimo fa al mio indirizzo. Mi ha buttato in faccia Winston Churchill sottolineando quanto vergognoso sia che il partito Churchill abbia mandato a Strasburgo persone come me.
Concluderò dunque il mio intervento citando sul tema proprio Churchill, il quale una volta ha detto che abbiamo il nostro sogno e il nostro compito. Siamo con l’Europa, ma non parte di essa. Siamo legati, ma non congiunti. Siamo interessati e coinvolti, ma non assorbiti. E se gli uomini di Stato si dovessero rivolgere a noi usando l’antica formula “Intercedo per te presso il Re o il Capitano dell’esercito?”, con la donna sunamita risponderemmo “No, signore, perché dimoriamo tra le nostra gente””.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, vorrei segnalare molto brevemente che ho votato a favore della relazione Hieronymi. Vorrei inoltre ringraziare l’onorevole Hieronymi per aver svolto un lavoro eccellente nella commissione per la cultura e l’istruzione per quanto concerne il settore audiovisivo. So che lascerà l’attività parlamentare e questa è la sua ultima relazione per noi in Parlamento, perlomeno per un po’.
E’ molto importante che la componente audiovisiva del programma MEDIA Mundus venga ampliata in maniera da renderla accessibile anche ai paesi terzi, compresi gli Stati africani. Questo è un modo per estendere la collaborazione, ma è anche una forma eccellente di cooperazione allo sviluppo e una maniera per incoraggiare tali paesi ad avanzare verso una vita migliore e un migliore sviluppo, oltre che uno strumento con il quale assumerci una responsabilità etica, come è giusto, nei confronti delle nazioni africane. Più di tutto, però, questo mio intervento vuole essere un ringraziamento all’onorevole Hieronymi per il suo splendido lavoro.
Neena Gill (PSE). – (EN) Signor Presidente, intervengo a sostegno della relazione Costa. Sono però preoccupata e volevo richiamare l’attenzione della Camera sul modo in cui si sfruttano disposizioni come questa per soffocare la concorrenza anziché proteggere le compagnie aeree, scopo di questa legislazione.
Non è raro che le compagnie aeree si accaparrino bande orarie negli aeroporti. Consentitemi di citare un esempio, quello dell’aeroporto di Birmingham nella mia circoscrizione. Ebbene Air India ha sospeso i voli diretti per Amritsar, un servizio molto utilizzato e redditizio cancellato lo scorso ottobre, obbligando i clienti a effettuare inutili spostamenti con i fastidi che ne derivano per recarsi in altri europeo. Motivo? Air India non voleva perdere le sue preziosissime bande orarie a Heathrow. Lascia veramente amareggiati il fatto che vi siano tante altre compagnie aeree disposte a occupare quelle bande orarie, non in grado di farlo perché Air India le tiene ben strette.
A seguito di tutto questo spero che si riesca a garantire che le compagnie aeree non occupino inutilmente alcune bande orarie. La Commissione deve essere vigile e la presente legislazione non va utilizzata in modo improprio. Non è questione di essere sospettosi: è infatti probabile che il consumatore si ritroverà con poche alternative preziose.
Daniel Petru Funeriu (PPE-DE). – (RO) Signor Presidente, ora la situazione della Repubblica moldova è chiara. Abbiamo un partito comunista che si sta comportando esattamente nella stessa maniera dei partiti comunisti di stampo sovietico che hanno schiavizzato metà Europa nel XX secolo. Abbiamo un’opposizione ispirata alla democrazia che lotta per una Repubblica moldova attaccata a valori europei.
La risoluzione sulla quale oggi abbiamo votato trasmette un segnale politico potente a Chişinău, ma tale segnale deve essere chiaramente sostenuto da azioni specifiche da parte della Commissione e del Consiglio. Mi rivolgo dunque alla Commissione europea affinché collabori attivamente con l’opposizione democratica di Chişinău al fine di trovare modi efficaci per rafforzare la consapevolezza democratica nella Repubblica moldova. La maniera più efficace per farlo, a mio parere, consiste nell’abolire i requisiti di visto per i cittadini provenienti dalla Repubblica moldova che giungono nella Comunità.
Vorrei dire con chiarezza al Consiglio che non dobbiamo farci illusioni. La chiave per la democratizzazione della Moldova e ancora in mani moscovite. L’Unione europea deve agire per ridurre tale influenza. E, di fatto, la storia dimostra che tali azioni devono essere energiche. I cittadini della Repubblica moldova si aspettano dall’Unione europea esattamente ciò che si aspettavano dall’Occidente i cittadini dell’Europa orientale prima del 1989.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione sulla situazione nella Repubblica moldova perché il 5 aprile sono stata una degli osservatori internazionali che hanno monitorato le elezioni parlamentari nel paese. Noi tutti abbiamo assistito ai sollevamenti verificatisi dopo le elezioni nel paese, ma a un mese di distanza penso che sia particolarmente importante sottolineare nuovamente che le relazioni tra Unione europea e Repubblica moldova devono continuare a svilupparsi perché questo è ciò che vogliamo in quanto ricerchiamo una maggiore stabilità in Europa, una maggiore sicurezza e un maggior benessere combattendo contro nuove linee di separazione.
Tuttavia, la cooperazione tra Unione europea e Repubblica moldova deve procedere di pari passo con un impegno chiaro e autentico da parte delle istituzioni che governano il paese a lottare per la democrazia e rispettare i diritti umani.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Signor Presidente, sono veramente lieta per l’esito della votazione in merito alla risoluzione concernente la relazione sulla situazione globale dei diritti umani nel 2008, così come mi compiaccio particolarmente per la posizione dimostrata dal Parlamento all’atto del voto sul secondo emendamento riguardante Papa Benedetto XVI.
Ritengo che la lingua, le proposte e la terminologia contenute in detto emendamento siano assolutamente inaccettabili e mi risulterebbe difficile immaginare una situazione in cui questo Parlamento concluda la propria legislatura adottando una dichiarazione che condanna Papa Benedetto XVI per le sue dichiarazioni e gli insegnamenti della chiesa.
Mi complimento quindi con il Parlamento per aver adottato il documento, testo importante sulla situazione globale dei diritti umani nel 2008 che sottolinea i problemi principali: pena capitale, tortura, comportamento disumano e brutale, situazione dei difensori dei diritti umani, situazione dei diritti delle donne e dei minori, nonché molti altri aspetti.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, sono molto grato alla Camera per aver respinto lo scandaloso attacco sferrato al Papa dai liberali. Tale dichiarazione, anche se formulata con le parole indubbiamente più ponderate dell’onorevole Graf Lambsdorff, sarebbe stata comunque scandalosa. Devo dire con chiarezza che in quest’Aula si stanno compiendo tentativi per porre la massima autorità morale del XXI secolo, che va ben oltre i miliardi di cattolici sostenendo l’Europa e il mondo intero, sullo stesso piano di torturatori, dittatori e violatori di diritti umani. Si tratta di tentativi inauditi che perseguiteranno il gruppo liberale e l’intero FDP tedesco.
Daniel Hannan (NI). – (EN) Signor Presidente, ogni qual volta discutiamo di diritti dell’uomo sembra che parliamo di un’Unione europea virtuale, un’Unione che esiste soltanto nelle risoluzioni parlamentari, nei comunicati stampa della Commissione, nei comunicati del Consiglio. E’ quella meravigliosa, pacifica Unione dove i diritti dell’uomo sono rispettati, che diffonde i nostri valori non attraverso bombe a frammentazione, bensì attraverso intese commerciali e accordi di partenariato.
Credo che sia nostro dovere tuttavia fare un passo indietro e chiederci dove sia questa Unione europea nel mondo reale. Nel mondo reale, Bruxelles cerca di vendere armi al regime comunista di Pechino isolando Taiwan, fa comunella con gli ayatollah di Teheran, si rifiuta di fare affari con i dissidenti anti-Castro a Cuba e cerca di incanalare soldi verso Hamas, gestisce protettorati – o satrapie come venivano chiamate ai tempi ottomani – in Bosnia e Kosovo e all’interno delle sue frontiere ignora la volontà espressa dai cittadini ai referendum.
Forse quando nell’Unione europea rispetteremo il diritto fondamentale di poter cambiare il governo alle urne e modificare la politica pubblica con il voto, conquisteremo quell’autorità morale necessaria per dare lezioni ad altri.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, uno dei problemi che preoccupa molti miei elettori a Londra è la grave erosione delle libertà civili alla quale abbiamo assistito in Gran Bretagna con il governo laburista dal 1997. Ma ciò che li preoccupa maggiormente è la grave erosione delle libertà civili che si sta manifestando a livello comunitario. Molti trattati, come quello di Prüm, hanno destato notevole inquietudine. Fortunatamente, una recente sentenza della Corte di giustizia europea ha obbligato il governo britannico a riconsegnare dati e profili di persone risultate innocenti, mentre il governo voleva trattenerli.
La decisione del governo britannico di eliminare i profili delle persone innocenti soltanto una volta trascorsi almeno sei anni dimostra però il suo scarso riguardo per le nostre libertà mettendo in luce che in Gran Bretagna l’“innocenza fino a prova contraria” viene trattata come uno slogan facilmente accantonabile anziché un precetto fondamentale della nostra società. Come se non bastasse il fatto che a questa enorme quantità di dati e informazioni personali hanno accesso le forze di polizia britanniche, vi avranno accesso anche altri governi europei.
Il trattato di Prüm è stato forzosamente introdotto nel diritto comunitario senza un idoneo scrutinio democratico. Si è pensato che più 3,5 milioni di persone ora avrebbero potuto sparpagliare le proprie informazioni personali in tutta l’Unione. Questo infonderà fiducia in ben pochi.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, so che quest’Aula non ha molto l’idea di ciò che effettivamente vogliono gli europei preferendo piuttosto dire loro quello che riteniamo che dovrebbero volere. Non sono gentile, lo so; penso che gli eurodeputati sappiano in realtà cosa vogliono i nostri elettori e come percepiscono l’Europa. Tuttavia, a molti di noi semplicemente non importa.
Non importa ascoltare le minoranze che ritengono che l’Unione europea si stia dirigendo nella direzione sbagliata, sicuramente non importa di tener conto dei voti espressi contro di noi in tutta l’Unione europea nei referendum. Non importa se otteniamo quello che vogliamo attraverso i governi – come quello del Regno Unito – mentendo all’elettorato, ottenendo un falso mandato, promettendo un referendum su tali argomenti e poi rinnegando la promessa fatta. Quello che qui importa è il tempo. Come mai? Come mai questa grande corsa alla ratifica del trattato di Lisbona nei 27 Stati membri? La risposta è semplicissima: per negare ai britannici la possibilità di esprimersi in merito.
Lascio oggi questa Camera, per tornare auspicabilmente al mio parlamento nazionale, la Camera dei comuni, in rappresentanza dei cittadini di Woodford Halse, Daventry, Long Buckby, Guilsborough, Brixworth, Earls Barton e altri luoghi della circoscrizione nota come Daventry. Esistono persone che ne hanno abbastanza di essere state ignorate dall’attuale governo britannico, da questo Parlamento e dalla Commissione europea. Se dovessi sedere nella Camera dei comuni, non mi darò pace finché i miei elettori non avranno potuto esprimere il proprio pensiero su questo trattato. Fortunatamente sono portato a pensare che nel Regno Unito si voterà relativamente presto. Pertanto, affrettatevi quanto vi pare qui, i britannici avranno la loro da dire.
Glyn Ford (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei spiegare il mio voto in merito alla relazione Brok: in primo luogo si tratta di un omaggio reso al lavoro svolto dall’onorevole Brok presso la nostra istituzione, in secondo luogo dimostra il mio sostegno alla ratifica del trattato di Lisbona, ma, aspetto più importante, esorta il mio governo, nel momento in cui il trattato di Lisbona sarà ratificato e disporremo di un seggio in più per il Regno Unito, ad assegnare quel seggio al popolo di Gibilterra.
Sono fiero di aver rappresentato Gibilterra negli ultimi cinque anni in questo Parlamento e lieto di proseguire in tale impresa. Onestamente, però, devo dire che è difficile per i sette membri eletti a rappresentare Gibilterra rendere pienamente giustizia a tutti i problemi che vengono sottoposti alla nostra attenzione: diritti dell’uomo, denunce di irregolarità, pensioni, inquinamento transfrontaliero e, come è ovvio, relazioni bilaterali con la Spagna.
Alcuni asseriscono che i numeri non contano. Sarebbe troppo concedere un seggio a Gibilterra. Ebbene per molti anni in questo Parlamento la Danimarca ha concesso un seggio alla Groenlandia. La Groenlandia ha grossomodo il doppio della popolazione di Gibilterra. La Danimarca ha concesso l’8 per cento dei suoi seggi a 50 000 persone. Chiedo al governo britannico di concedere meno dell’1,5 per cento dei suoi ai 26 000 gibilterriani.
Daniel Hannan (NI). – (EN) Signor Presidente, in 10 anni di vita parlamentare ho sentito ogni forma di ipocrisia, ma penso di non aver mai udito tante sciocchezze allo stato puro come quelle pronunciate ieri nella discussione su questa relazione da paleofederalisti come gli onorevoli Brok e Corbett, false parole ripetute all’esasperazione in merito alla sovranità dei parlamenti nazionali come se realmente se ne preoccupassero.
La sovranità di un parlamento è la sintesi della sovranità di un popolo. Non è lì a garantire i privilegi dei parlamentari nazionali. Quando eleggiamo un parlamento, gli affidiamo la salvaguardia delle nostre libertà per un periodo temporaneo e contingente. I parlamentari nazionali non hanno il diritto di imporre deroghe permanenti a tali libertà senza tornare dal popolo a domandargli un esplicito mandato.
Sono 646 i membri del parlamento nel Regno Unito. Ebbene 638 di loro sono stati eletti sulla base della promessa esplicita che avrebbero indetto un referendum sulla costituzione europea prima di ratificarla. Quando sentiamo dire che la costituzione europea ora è legale perché tutti questi parlamentari la hanno avvallata, non è certo il principio del referendum a esserne invalidato, bensì il principio della democrazia rappresentativa in quanto tale.
Se vogliamo ridare onore, significato e scopo ai nostri attuali sistemi di governo rappresentativo, dovremmo avere fiducia nei cittadini e concedere loro il referendum promesso. Pactio Olisipiensis censenda est!
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sull’integrazione della dimensione del genere nelle relazioni esterne dell’Unione europea. Per le donne l’integrazione del genere nella politica, specialmente nelle relazioni esterne e nella diplomazia, è fondamentale per un’attuazione riuscita delle politiche esterno dell’Unione, anche in materia di assistenza, sviluppo, allargamento, politica di vicinato, risoluzione dei conflitti, sicurezza, costruzione della pace e commercio internazionale.
Nonostante un certo numero di documenti politici adottati a livello comunitario sulla parità di genere e i diritti delle donne, l’impegno pratico al riguardo è ancora debole e le risorse di bilancio stanziate specificamente per le questioni di genere sono insufficienti. E’ importante sottolineare che l’integrazione della dimensione del genere richiede non soltanto dichiarazioni politiche di alto livello, ma anche la volontà politica della leadership dell’Unione e degli Stati membri.
Charles Tannock (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici al Parlamento europeo appoggiano pienamente una politica di pari opportunità e non discriminazione nei confronti delle donne in tutti gli ambiti della vita pubblica e commerciale. Tale documento, tuttavia, è eccessivamente prescrittivo nel suo approccio e cerca di gestire capillarmente tutti gli ambiti dell’azione esterna, per esempio creando un istituto comunitario per la parità di genere senza riconoscere i passi compiuti da tutte le istituzioni comunitarie per mettere a disposizione ogni opportunità al loro personale di sesso femminile. La relazione parla di suggestivi criteri di riferimento e obiettivi di quote per tutto fuorché il nome propugnando un dispiegamento di donne nelle missioni della PESD senza chiarirne lo stato di combattenti. I conservatori britannici si sono pertanto astenuti.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Oggi il Parlamento ha votato su una relazione concernente il suo nuovo ruolo e le sue nuove responsabilità nell’attuazione del trattato di Lisbona. La relazione riunisce i pareri di varie commissioni in merito i cambiamenti che deriveranno da tale trattato accogliendo con favore il fatto che il Parlamento avrà più influenza sul lavoro legislativo dell’Unione.
Abbiamo deciso di votare a favore della relazione perché il Parlamento europeo deve prepararsi a essere in grado di dare concreta applicazione ai cambiamenti che si verificheranno nel suo lavoro se il trattato di Lisbona dovesse entrare in vigore. I nostri voti, però, non vanno visti in alcun modo come un’anticipazione arbitraria sui processi di ratifica dei singoli Stati membri. Rispettiamo infatti pienamente il diritto di ciascuno Stato membro di decidere per sé se ratificare o meno il trattato.
Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Il parlamento europeo non ha alcun ruolo né alcuna responsabilità in termini di attuazione del trattato di Lisbona. Perché no? Perché il trattato non è entrato in vigore: in realtà, è stato completamente respinto dall’elettorato irlandese lo scorso anno. Pertanto, parlare di nuovi ruoli e nuove responsabilità del Parlamento europeo nell’attuazione del trattato di Lisbona è estremamente arrogante e sintomatico dell’impenetrabilità istituzionale all’opinione democratica che caratterizza l’Unione europea.
Spero che quando gli irlandesi andranno alle urne più avanti nel corso dell’anno respingano nuovamente il trattato. Il leader del mio partito, il partito conservatore, David Cameron, si è impegnato a indire un referendum nazionale sul trattato di Lisbona qualora non dovesse già essere entrato in vigore. Spero dunque che i britannici possano avere l’opportunità di conficcare l’ultimo chiodo nella bara di questo infelice trattato. I conservatori britannici credono in una visione molto diversa dell’Unione rispetto a quella rappresentata dal trattato di Lisbona e stiamo appunto creando un nuovo gruppo politico presso il Parlamento che si faccia portavoce del nostro pensiero.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Leinen. La relazione espone un’analisi dettagliata dei nuovi poteri del Parlamento europeo alla luce del trattato di Lisbona, specialmente i nuovi poteri di codecisione, i nuovi poteri di bilancio, la nuova procedura di approvazione, i nuovi poteri di scrutinio, i nuovi diritti di informazione e i nuovi diritti dei cittadini.
Il risultato finale è che il Parlamento europeo rafforzerà i propri poteri, soprattutto in materia di codecisione, e accrescerà la propria capacità di influire sul processo decisionale migliorando dunque la legittimazione democratica dell’Unione europea.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente risoluzione fa parte di un pacchetto di cinque risoluzioni oggi adottate dal Parlamento che dimostra il massimo sprezzo per la volontà sovranamente e democraticamente espressa da francesi, olandesi e irlandesi, i quali hanno rifiutato la costituzione europea e il cosiddetto trattato di Lisbona. Essa fa dunque parte anche del processo antidemocratico e della campagna condotta per imporre questo inaccettabile progetto di trattato.
Con totale sprezzo per la volontà democratica espressa da questi popoli e per le disposizioni contenute negli stessi trattati, che destra e socialdemocratici uniti hanno adottato, si stanno obbligando gli irlandesi a votare a un nuovo referendum (impedendo nel contempo ad altri di essere consultati nella stessa maniera). Aumentano inoltre le pressioni e le interferenze per costringere ad accettare il trattato, che rafforzerà il federalismo, il neoliberalismo e il militarismo dell’Unione.
Così è fatta la nostra democrazia europea ipocrita e cinica. Le stesse persone che, ignorando quanto è stato detto (come il partito socialista portoghese e il partito socialdemocratico portoghese), hanno negato al proprio popolo un dibattito e una consultazione popolare attraverso un referendum sul trattato di Lisbona proposto e che rispettano unicamente la volontà popolare quando è in linea con le loro idee, ora chiedono ai cittadini di tutti gli Stati membri dell’Unione di riporre fiducia in loro e votarli alle imminenti elezioni europee…
Che impudenza…
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Il trattato di Lisbona, identico al 96 per cento al progetto di trattato costituzionale, è stato respinto al referendum in Irlanda. Prima di ciò, il progetto di trattato costituzionale era stato rifiutato ai referendum indetti in Francia e nei Paesi Bassi.
La maggioranza di questo Parlamento si rifiuta di riconoscere le proprie sconfitte politiche. E’ un crimine oltraggioso contro i principi democratici e un esempio parimenti oltraggioso di arroganza del potere che caratterizza la cooperazione nell’Unione europea.
La relazione Leinen sui nuovi ruoli del Parlamento europeo prevede passi verso gli Stati Uniti d’Europa, come implicitamente vorrebbe il trattato di Lisbona, e propone anche che l’Unione agisca anche nel campo dell’istruzione, dello sport, eccetera.
Sarebbe stato meglio se la relazione avesse invece affrontato il problema della mancanza di legittimazione democratica di questo Parlamento. Ancora una volta andiamo alle elezioni con un’affluenza alle urne preannunciata molto bassa. L’elettorato negli Stati membri si sente ancora poco coinvolto nel Parlamento supercentralista. Fintantoché i dibattiti politici della democrazia rappresentativa saranno incentrati sulle elezioni ai parlamenti nazionali, saranno i parlamenti nazionali a dover svolgere il ruolo di massimo organo decisionale nell’Unione, non il Parlamento europeo.
Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Perché stiamo parlando del trattato di Lisbona visto che deve ancora entrare in vigore? Perché stiamo di fatto ignorando la volontà democratica degli irlandesi che hanno votato contro il trattato un anno fa? La ragione, ovviamente, è che l’Unione si preoccupa assai poco dell’opinione democratica ed è determinata a procedere rapidamente verso un’unione ancora più compatta nonostante l’assenza di una legittimazione popolare. Gli elettori irlandesi saranno nuovamente chiamati a votare sul trattato soltanto perché l’Unione non accetta una risposta negativa.
Il chiasmo tra l’Unione e i suoi cittadini si accentua costantemente. Fare riferimento al trattato di Lisbona come se fosse un fatto della vita non fa altro che rafforzare il deficit democratico. Per questo motivo e molti altri sono lieto che i conservatori britannici faranno parte di un nuovo raggruppamento politico per il prossimo mandato parlamentare dedicato alla riforma dell’Unione sfidando l’ortodossia prevalente di un’unione ancora più compatta che si è dimostrata molto impopolare e ha arrecato notevole danno nella mia regione del nord-est dell’Inghilterra.
Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. – (SV) Abbiamo votato a favore della relazione sugli aspetti finanziari del trattato di Lisbona che descrive la forma che assumerà la procedura di bilancio se il trattato entrerà in vigore.
Non appoggiamo i passaggi della relazione in cui si afferma che l’Unione debba avere risorse proprie attraverso un potere di imposizione fiscale. Parimenti siamo contrari alla creazione di meccanismi di flessibilità.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Il trattato di Lisbona, identico al 96 per cento al progetto di trattato costituzionale, è stato respinto al referendum in Irlanda. Prima di ciò, il progetto di trattato costituzionale era stato rifiutato ai referendum indetti in Francia e nei Paesi Bassi.
La maggioranza di questo Parlamento si rifiuta di riconoscere le proprie sconfitte politiche. E’ un crimine oltraggioso contro i principi democratici e un esempio parimenti oltraggioso di arroganza del potere che caratterizza la cooperazione nell’Unione europea.
Non ritengo che il Parlamento europeo debba esercitare una maggiore influenza sul bilancio dell’Unione. Durante il mio mandato parlamentare, ho riscontrato di volta in volta come la maggioranza federalista intenda elargire liberamente sovvenzioni per ogni genere di cosa da progetti culturali a sostegno strutturale e maggiore burocrazia comunitaria. Secondo la maggioranza del Parlamento europeo, tutti i diversi gruppi di interesse nell’ambito della politica regionale, del settore della pesca e dell’agricoltura devono avere una fetta della torta comunitaria. In alcuni casi la spesa è soltanto uno sfoggio di pubbliche relazioni. Questa politica di spesa liberale viene condotta dall’Unione in un momento di crisi finanziaria in cui gli Stati membri devono tagliare la propria nel campo della sanità, dell’istruzione e del welfare.
Aspetto ancora più importante, è una fortuna che il Parlamento europeo sinora non abbia avuto un’influenza troppo grande sulla politica agricola dell’Unione. Se cosi fosse stato, l’Unione avrebbe finito per impantanarsi in una politica di protezionismo e pesanti sovvenzionamenti ai vari gruppi del settore agricolo.
Philip Bradbourn (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici hanno votato contro il pacchetto sull’asilo perché in questo campo crediamo nella cooperazione e non crediamo in un approccio comunitarizzato alla politica di asilo e immigrazione. Siamo convinti che per noi la protezione delle frontiere nazionali resti un elemento fondamentale della politica pubblica a livello nazionale.
Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) Una quindicina di giorni fa il Parlamento europeo ha adottato una relazione su una politica di immigrazione comune per l’Europa aprendo in tal modo la via a quanto la Commissione europea aveva già programmato: l’immigrazione di massa. Oggi è il turno dei richiedenti asilo; l’idea è creare un’“Europa dell’asilo”.
In realtà l’obiettivo manifestamente dichiarato è garantire standard superiori di trattamento ai richiedenti asilo per quanto concerne le loro condizioni di accoglienza. Ciò significa non soltanto standardizzare le condizioni minime di accoglienza tra tutti gli Stati membri, ma anche fornire sostegno ai richiedenti asilo affinché si stabiliscano in massa.
A tal fine, l’ambito di applicazione della futura direttiva sarà esteso a tutti coloro che legalmente o illegalmente entrano nel territorio dell’Unione europea. Le restrizioni amministrative esistenti negli Stati membri per quel che riguarda l’accesso al mercato del lavoro dovranno essere completamente abolite. Lo Stato membro ospitante dovrà offrire assistenza sociale, medica, psicologica, nella ricerca degli alloggi, oltre che beninteso assistenza legale. Il diniego di tale assistenza potrebbe essere oggetto di indagini, ricorsi… cosa che spesso non accade neanche per i cittadini dello Stato in questione…
Adottando questa seconda fase del “pacchetto asilo”, Bruxelles sta agevolando e incoraggiando l’immigrazione globale in Europa.
Ci opporremo sempre a questa visione internazionalista il cui solo scopo puro e semplice è distruggere i popoli e le nazioni d’Europa.
Martine Roure (PSE), per iscritto. – (FR) Per l’ultima votazione di questo mandato parlamentare ci viene chiesto di esprimere il nostro verdetto sul pacchetto asilo. Ciò segna la fine di un processo condotto per tutta la legislatura. Sebbene si siano compiuti progressi, le differenze tra gli Stati membri per quanto concerne il riconoscimento dello stato di rifugiato purtroppo permangono. Lo dimostrano i limiti che emergono dalla direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo. Sono nuovamente gli Stati membri a essere in prima fila a discapito dell’unità europea necessaria in tale ambito. Spero che durante la prossima legislatura, in seconda lettura, saremo capaci di rovesciare questo stato di cose per creare un vero diritto europeo in materia di asilo che garantisca una reale protezione a uomini e donne particolarmente vulnerabili.
Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. – (SV) Noi conservatori oggi abbiamo votato a favore della relazione Hennis-Plasschaert A6-0284/2009 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide.
Siamo consapevoli del fatto che il notevole afflusso di persone via mare attraverso il Mediterraneo pone in una situazione difficile alcuni paesi più piccoli lungo la costa meridionale dell’Unione, comprendiamo tali difficoltà e ci rendiamo conto che occorre intervenire per risolvere la situazione.
E’ importante che il cosiddetto meccanismo di sospensione non sia formulato in maniera da creare il rischio di disincentivare gli Stati membri dal migliorare lo standard del processo di accoglienza e asilo, cosa che sarebbe contraria all’idea fondamentale che ispira il regolamento comune.
Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. – (SV) Noi socialdemocratici accogliamo favorevolmente qualunque iniziativa che migliori la situazione dei richiedenti asilo e di chi è privo di documenti. Sosteniamo una politica di asilo e immigrazione comune generosa, incentrata sulle esigenze delle persone, nel rispetto degli impegni assunti dagli Stati membri con la convenzione di Ginevra. Sebbene il “pacchetto asilo” comporti l’attuazione di alcuni elementi positivi, abbiamo però deciso di votare contro le relazioni degli onorevoli Hennis-Plasschaert e Masip Hidalgo.
I socialdemocratici sono contrari a una politica per l’asilo e l’immigrazione condotta da una maggioranza del Parlamento tendente a destra. Prendiamo in particolare le distanze dalla questione dell’informazione verbale da non darsi in una lingua che comprendono, una detenzione che non deve avvenire nell’ambito della convenzione di Ginevra e una visita medica per accertare l’età, oltre che beninteso dalla questione dell’assistenza legale gratuita. Riteniamo altresì deplorevole che la destra non intenda garantire ai richiedenti asilo il diritto di accedere al mercato del lavoro entro sei mesi.
Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) La creazione di questo ufficio è un ennesimo passo verso una politica comunitaria comune in materia di asilo che respingo totalmente. Personalmente credo che spetti ai parlamentari eletti e ai ministri responsabili britannici decidere chi possa entrare nel Regno Unito, non all’Unione europea.
Affidare all’Unione il controllo della politica di asilo e immigrazione sarebbe profondamente controproducente per il nostro interesse nazionale e ci esporrebbe potenzialmente a rischi maggiori in termini di terrorismo e criminalità organizzata.
I progressi compiuti verso una politica comune in materia di asilo e immigrazione sono un altro segnale della volontà dell’Unione di creare un’unica entità politica con regole uniformi per tutti. Questa non è la visione che i conservatori britannici hanno dell’Unione e promuoveremo una visione molto diversa della Comunità quando costituiremo un nuovo raggruppamento politico per la prossima legislatura.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Tutte le relazioni concernenti l’asilo oggi votate offrono un’interpretazione lassista e ampia del diritto di asilo che è in ultima analisi pregiudizievole per coloro che realmente hanno bisogno di protezione internazionale per salvare la propria vita, la propria incolumità fisica e la propria libertà.
I nuovi diritti sociali, economici, familiari e di altra natura che si vorrebbe che gli Stati membri concedessero ai richiedenti asilo fungeranno da calamita per tutti i presunti immigranti economici, sovraccaricheranno ulteriormente i servizi responsabili di questi problemi e rallenteranno ancor più l’esame delle pratiche. Tutto questo perché ci si è ripetutamente rifiutati di tener conto degli abusi e delle violazioni procedurali e perché si persiste nel confondere diritti e stato che si potrebbero concedere ai rifugiati con quelli che si intendono concedere ai normali richiedenti asilo.
Più inaccettabile di tutte, però, è la relazione Lambert, la quale crea un ufficio di “sostegno” europeo che avrà facoltà di distribuire i richiedenti asilo tra gli Stati membri come più gli aggrada.
Non siamo contrari alla cooperazione intergovernativa in tali ambiti, sempre che si dimostri rispetto per il diritto sovrano degli Stati membri di decidere chi può entrare nel proprio territorio e a quali condizioni, ma siamo contrari alle vostre politiche.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Zwiefka in quanto reputo molto importante istituire una procedura che consenta agli Stati membri di negoziare accordi internazionali su aspetti che sono di esclusiva competenza comunitaria nel caso in cui la Comunità abbia deciso di non esercitare la propria competenza.
In altre parole, al momento il Portogallo non può stipulare accordi internazionali per accelerare la cooperazione giudiziaria, anche su temi che riguardano divorzio e annullamento di matrimoni, perché si ritiene che la Comunità abbia parzialmente acquisito una competenza esclusiva su tali ambiti. L’odierna proposta consente alla Commissione di autorizzare la stipula di siffatti accordi, sempre che la Comunità non intenda stipulare o non abbia stipulato essa stessa un accordo sullo stesso argomento con un paese terzo. Credo che sia molto importante negoziare questo regolamento quanto prima perché è nell’interesse non soltanto dei cittadini portoghesi, ma di tutti i cittadini del resto d’Europa.
Marie-Hélène Descamps (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Le relazioni che si sono sviluppate tra le industrie audiovisive degli Stati membri dell’Unione e quelle dei paesi terzi devono proseguire e consolidarsi nell’interesse non soltanto dei professionisti, bensì anche dei consumatori. Il programma di cooperazione nel campo dell’audiovisivo MEDIA Mundus, oggi adottato dal Parlamento europeo, che personalmente appoggio, rientra in questo obiettivo.
Esso, infatti, crea un quadro appropriato entro il quale migliorare la competitività e la distribuzione transnazionale di opere audiovisive nel mondo. Avviato dal Parlamento europeo, il programma dovrebbe inoltre contribuire a promuovere la diversità culturale creando un reale valore aggiunto per le azioni già attuate in tale ambito dall’Unione e dagli Stati membri.
Grazie all’impegno profuso dalla nostra relatrice per pervenire a un accordo in prima lettura, presto dovrebbero profilarsi nuove opportunità commerciali offrendo ai professionisti dell’audiovisivo la prospettiva di rapporti di lavoro a lungo termine con i loro omologhi dei paesi terzi.
Jim Higgins (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la relazione Costa sulle bande orarie negli aeroporti per mettere in luce la totale assenza di consultazione con le autorità aeroportuali, la mancanza di ogni forma di dibattito con gli eurodeputati e la fretta con la quale si è proceduto all’elaborazione di tale legislazione. Questa misura non farebbe che esacerbare i problemi nel settore dell’aviazione.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Deprez. Questo regolamento istituisce una procedura per negoziare e concludere accordi bilaterali tra Stati membri e paesi terzi. Ritengo che sia molto importante introdurre una procedura che consenta agli Stati membri di negoziare accordi internazionali nei casi in cui la Comunità ha deciso di non esercitare la propria competenza.
A titolo esemplificativo, al momento il Portogallo non può stipulare accordi internazionali per accelerare la cooperazione giudiziaria, anche su temi che riguardano responsabilità parentale, obblighi di mantenimento e divorzio, perché si ritiene che la Comunità abbia parzialmente acquisito una competenza esclusiva su tali ambiti. Tale proposta consente alla Commissione di autorizzare la stipula di siffatti accordi.
Visti gli stretti legami tra il Portogallo e alcuni paesi, specialmente la comunità di Stati di lingua portoghese, e l’elevato numero di migranti portoghesi in vari paesi, è estremamente improntante, a livello di diritto di famiglia, che il Portogallo possa accelerare il riconoscimento dei diritti dei cittadini portoghesi in tali paesi sottoscrivendo o rivedendo accordi bilaterali. Benché abbia citato l’esempio del Portogallo, credo che sia parimenti importante per tutti i cittadini dell’Unione che questo regolamento sia negoziato quanto prima.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La Corte di giustizia europea ha stabilito che la Comunità ha il potere esclusivo di stipulare accordi internazionali con paesi terzi in alcuni ambiti. Secondo le stesse disposizioni, i singoli Stati membri che precedentemente hanno sottoscritto accordi bilaterali con un paese terzo o intendono sottoscriverli in futuro non possono farlo perché non ciò non è ritenuto compatibile con il trattato CE. In casi eccezionali, però, l’Unione può autorizzare lo Stato membro in questione a concludere accordi bilaterali, ammesso che la Comunità non abbia interesse a stipulare tali accordi con il paese terzo, lo Stato membro abbia un particolare interesse per l’accordo in questione ed esso non incida negativamente sul diritto comunitario.
Junilistan è a favore della realizzazione del mercato interno e sostiene il lavoro di ricerca di soluzioni a livello comunitario per le sfide ambientali con le quali l’Unione è chiamata a confrontarsi. In tali ambiti accettiamo un certo grado di sovranazionalismo. Siamo tuttavia contrari alle misure legislative sovranazionali descritte poc’anzi. E’ ovvio che i singoli Stati membri debbono poter stipulare accordi giuridici bilaterali con paesi terzi se giudicano tali accordi migliori per loro di quelli esistenti a livello comunitario! Sebbene sia indubbiamente positivo che si proponga una qualche forma di autodeterminazione con l’introduzione di una procedura negoziale, è nondimeno poca cosa, che nulla toglie all’obiettivo chiaro, benché non esplicitamente manifestato, di creare uno Stato comunitario.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) Per quel che riguarda le recenti proteste contro i risultati delle elezioni nella Repubblica moldova, il mio gruppo ha presentato una risoluzione distinta che diverge dal compromesso raggiunto dai quattro gruppi. Non vi è alcuna differenza tra le due risoluzioni rispetto al nostro invito a tenere elezioni libere e regolari, vi sono invece differenze per quanto concerne le valutazioni del governo e del partito di maggioranza del paese.
Il mio gruppo ha seguito il ragionamento che le proposte sono state organizzate da forze non democratiche che tentano di contestare il voto ripetuto per il partito comunista espresso da metà dell’elettorato. Inoltre, si è ipotizzato che le proteste siano state organizzate dal vicino della Moldova, la Romania, che vuole la sua annessione. Alla luce di ciò, la maggioranza del mio gruppo voterà contro la risoluzione comune. Personalmente, invece, voterò a suo favore.
Molti moldovi hanno chiesto la nazionalità rumena. I nostri contatti politici con il partito attualmente in carica in Moldova non ci impediscono di rispettare il desiderio di un’ampia parte della popolazione moldova di procedere con l’annessione alla Romania, desiderio alimentato dal fatto che l’opinione pubblica in molti Stati membri non appoggia ulteriori allargamenti. L’annessione alla Romania resterebbe in tal caso l’unico modo per i moldovi di accedere all’Unione.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE), per iscritto. – (PL) La Moldova sta vivendo un periodo di grandi difficoltà politiche ed economiche. Le vicende drammatiche del 5, 7 e 8 aprile nelle strade di Chişinău dopo le elezioni dimostrano che la società, soprattutto i giovani, vogliono il cambiamento e la rapida unificazione con l’Unione europea. I comunisti stanno osteggiando riforme essenziali e stanno negoziando con la Russia, sebbene ufficialmente sostengano l’avvicinamento alle strutture europee.
Dovremmo aiutare la Moldova a percorrere questa via. Un maggiore impegno dell’Unione darà al governo e al popolo del paese una maggiore certezza che l’Unione e la possibilità di aderirvi sono reali.
Il governo deve introdurre riforme fondamentali per consentire uno sviluppo politico ed economico normale, riforme che porteranno all’economia di mercato, alla democratizzazione della vita civile e al rispetto dei diritti dei cittadini.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione della Repubblica moldova. Penso infatti che sia estremamente importante che tutti i gruppi politici rivolgano attenzione e prestino adeguatamente sostegno alla questione.
In quanto membro del gruppo socialista al Parlamento europeo, sono favorevole a che l’Unione europea continui a prestare alla Repubblica moldova tutto l’appoggio di cui ha bisogno per poter realizzare il suo destino europeo in linea con le aspirazioni del suo popolo. E’ importante che la Repubblica moldova si sviluppi economicamente e offra ai suoi cittadini le condizioni di vita migliori possibili e la possibilità di concretizzare le proprie potenzialità. Credo che la Romania, membro dell’Unione europea confinante con la Repubblica moldova, debba contribuire, nel rispetto delle condizioni e sulla base di un accordo che promuova cooperazione, buoni rapporti di vicinato e rispetto reciproco, allo sviluppo economico e sociale del paese.
Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Uno degli aspetti positivi dell’Unione europea è il modo in cui essa cerca di diffondere valori di democrazia, diritti umani e buon governo in tutto il mondo attraverso i suoi rapporti con i paesi terzi. E’ tuttavia molto ironico il fatto che l’Unione ponga un tale accento sulla democrazia altrove ignorando la democrazia al suo interno, come si evince dalla reazione al rifiuto irlandese del trattato di Lisbona.
Desidero richiamare l’attenzione su due aree del mondo. In primo luogo, l’Asia centrale. Pur riconoscendo l’importanza strategica di questa regione per l’Unione, credo che a un continuo impegno da parte sua debbano corrispondere progressi nel campo dei diritti umani e della democratizzazione in Asia centrale.
In secondo luogo, mi preme contrapporre la situazione dei diritti umani sotto l’autoritaria dittatura comunista cinese alla democrazia libera e vigorosa di Taiwan. Taiwan beneficia di uno standard eccezionalmente alto di rispetto dei diritti umani in Asia orientale e può fungere da esempio per la Cina di ciò che le società possono conseguire quando decidono con coraggio di diventare veramente libere.
Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. − (EN) La presente relazione concernente la relazione annuale sui diritti umani nel 2008 valuta lo stato delle azioni condotte nel campo dei diritti umani nel mondo ed esorta a realizzare miglioramenti in alcuni ambiti fondamentali.
In merito all’emendamento n. 2, sebbene dissenta con la citata posizione di Papa Benedetto XVI circa l’uso profilattico dei preservativi per prevenire la diffusione dell’HIV/AIDS, non posso appoggiare l’emendamento a causa della sua formulazione gratuita e imprecisa.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2008. La relazione si prefigge essenzialmente due obiettivi. In primo luogo, intende fornire una base di riferimento documentaria che renda possibilità una presa di coscienza, una discussione e una valutazione degli interventi condotti nel corso dell’anno per migliorarsi, correggersi e ampliare la propria azione in vista di futuri interventi. In secondo luogo, intende informare il pubblico più vasto possibile in merito alle iniziative intraprese dall’Unione per promuovere i diritti umani nel mondo.
Credo che sia molto importante tenere un dibattito per fissare priorità, individuare gli aspetti che necessitano di intervento a livello comunitario e aggiornare, tramite una valutazione periodica, un elenco di situazioni che richiedono particolare vigilanza.
La relazione affronta altresì il tema dei diritti delle donne dimostrando come vi sia un divario da colmare nello sviluppo di azioni e politiche specifiche a livello comunitario a favore dei diritti umani delle donne.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) E’ sufficiente dare un’occhiata al contenuto della risoluzione sulla situazione in Palestina per capire in che misura sia un esercizio inaccettabile di ipocrisia e cinismo da parte della maggioranza del Parlamento per quanto concerne i diritti umani (nel mondo).
La risoluzione non contiene una sola parola di condanna per la crudele aggressione di Israele nei confronti del popolo palestinese, che nulla può giustificare, cancellando inoltre la ferocia inflitta al popolo palestinese nella Striscia di Gaza, che la risoluzione del Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha denunciato e condannato, né contiene una sola parola di solidarietà al popolo palestinese, vittima delle più brutali violazioni dei diritti umani perpetrate dall’esercito israeliano e dal terrorismo dello Stato israeliano.
Gli aspetti della risoluzione con i quali concordiamo non possono prevalere sul fatto che fondamentalmente questa iniziativa annuale del Parlamento europeo è soltanto un perfido esercizio di manipolazione dei diritti umani usati in modo inaccettabile come arma di interferenza da parte delle principali potenze dell’Unione (e dei loro grandi gruppi economici e finanziari) contro popoli che affermano la propria sovranità e i propri diritti.
Lo ribadiamo: potete contare su di noi per la difesa dei diritti umani, ma non contate su di noi per esercizi di ipocrisia.
Filip Kaczmarek (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Ho votato per l’adozione della relazione Obiols i Germà sui diritti umani nel mondo nel 2008 e la politica comunitaria in tale ambito. Ho votato a favore perché lo scandaloso emendamento in cui si attaccava Papa Benedetto XVI è stato respinto. Se consideriamo il Papa una minaccia per i diritti umani, allora il mondo è sottosopra. Non capisco gli autori di quell’emendamento.
Vi sono purtroppo molti casi di violazione dei diritti umani nel mondo, casi che esigono il nostro impegno, la nostra condanna e il nostro intervento. La chiesa cattolica e molte altre confessioni sono nostre alleate nella lotta per garantire il rispetto della dignità umana. Attaccare il Papa è soltanto una dimostrazione di cinismo pre-elettorale e pericoloso radicalismo. E’ un peccato che alla fine di questo mandato parlamentare alcuni colleghi sia rimasti invischiati in questa circostanza imbarazzante.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Una politica estera indipendente è fondamentale per mantenere la sovranità nazionale. Le relazioni estere di ogni Stato membro devono essere sottoposte al controllo democratico. L’Unione non deve condurre una politica estera comune perché un siffatto sviluppo rischia di allontanare i cittadini dalla possibilità di ritenere i loro politici eletti responsabili delle loro azioni nei loro rapporti con i paesi stranieri.
L’odierna relazione contiene una serie di importanti dichiarazioni a sostegno di specifici aspetti dei diritti umani. In merito a questi ovviamente mi sono espresso a favore. Tuttavia, la relazione nel suo complesso è uno strumento per promuovere la posizione dell’Unione nel campo della politica estera.
Pertanto, alla votazione finale, ho scelto il “no”.
Søren Bo Søndergaard (GUE/NGL), per iscritto. − (DA) Riconosco l’importanza dello scopo della risoluzione, vale a dire migliorare la situazione dei diritti umani in molti paesi vulnerabili. Condivido il suo desiderio di abolire l’uso della pena capitale e migliorare la situazione di lavoro dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni non governative. Nel contempo, sono anch’io dell’idea che si debbano imporre requisiti a livello di diritti umani nei paesi con i quali l’Unione coopera.
Nondimeno, non ho potuto votare a favore della risoluzione perché sono decisamente contrario al riferimento a una tardiva ratifica del trattato di Lisbona, che è un insulto al rifiuto del trattato da parte degli irlandesi. Sono altresì contrario all’obiettivo di creare strutture comuni dotate di personale comune per l’istituzione di vere e proprie ambasciate dell’Unione. Penso infatti che l’Unione non abbia competenze in tale ambito né debba averne.
Charles Tannock (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Intervengo in merito all’emendamento n. 2, che criticava la chiesa cattolica romana e il suo leader, Papa Benedetto XVI, per le posizioni espresse in merito all’uso dei preservativi, saggiamente respinto dalla Camera. Vi sono prove scarse del fatto che promuovere l’uso del preservativo realmente eviti la trasmissione dell’AIDS.
Il Papa ha però il diritto di avere una propria visione, prescindendo dal fatto che altri concordino o meno con le sue posizioni. Mi domando se questa relazione avrebbe osato criticare un leader un un’altra religione importante a livello mondiale con gli stessi toni ostili. Compito della chiesa cattolica romana è guidare i fedeli, non farsi guidare. Dovremmo più rispetto a una chiesa e una religione su cui si basano i valori della nostra Unione.
I deputati conservatori britannici sostengono standard elevati di diritti umani nel mondo, ma all’atto della votazione finale sulla relazione abbiamo in generale scelto l’astensione perché affrontava temi come i “diritti in materia di riproduzione”, che di fatto significa aborto, e la pena capitale, temi che sono questioni personali di coscienza, oltre a sostenere ambiti politici come il tribunale penale internazionale e il trattato di Lisbona in merito ai quali la posizione del nostro partito è contraria.
Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Sono il più veemente sostenitore di diritti umani autentici e, pertanto, non ho alcuna difficoltà ad accettare molti aspetti della relazione. Sono stato personalmente responsabile dell’introduzione di un paragrafo nel quale si chiede al Consiglio e agli Stati membri di intraprendere azioni più efficaci in merito alla catastrofe in termini di diritti umani causata dal regime di Mugabe in Zimbabwe.
La relazione, però, fa riferimento continuamente e irresponsabilmente all’Unione europea come se fosse uno Stato sovrano, riferimenti che io e altri membri abbiamo tentato invano di far eliminare in sede di commissione. L’idea che singoli Stati membri debbano rinunciare alla propria prerogativa nazionale in tema di diritti umani a favore dell’Unione europea, nell’ambito delle Nazioni Unite o altrove, è assolutamente inaccettabile. Contesto anche i riferimenti gratuiti e inutili al trattato di Lisbona, al quale i conservatori e molti altri si sono coerentemente opposti. Alla votazione finale sulla relazione ho scelto pertanto l’astensione.
Anna Záborská (PPE-DE), per iscritto. – (SK) Gli articoli 84 e 96 della relazione affrontano la situazione dei diritti umani a Cuba. Va detto che, malgrado le pressioni internazionali, anche nel 2008 intimidazioni sistematiche, interrogatori e forme sofisticate di violenza contro le donne in bianco sono proseguite indisturbate. Diverse settimane fa il regime ha tentato in tutti i modi di impedire loro di organizzare una protesta silenziosa per il sesto anniversario dell’incarcerazione dei loro mariti. Quale segno di solidarietà, il 28 aprile 2009 è stata organizzata a Bratislava una marcia per le donne in bianco e i loro consorti. Dei 75 attivisti incarcerati sei anni fa, la cui causa è stata sostenuta da tante organizzazioni tra cui l’Unione, 54 sono ancora detenuti. Soltanto se ne monitoriamo la situazione riusciremo a farli rilasciare prima che diventino relitti umani. Non dimentichiamo che presto celebreremo il 20° anniversario della caduta del comunismo nei paesi dell’Europa centrale e orientale. Ciò che ora possiamo fare per i detenuti cubani e le loro mogli è lasciare i paragrafi sulle violazioni dei diritti umani a Cuba nel testo della relazione.
Vorrei inoltre dire qualche parola in merito all’emendamento n. 2, che critica aspramente Papa Benedetto XVI. L’emendamento diffama il capo della chiesa cattolica ponendo inoltre le sue dichiarazioni sullo stesso piano dei crimini commessi in paesi in cui si abusa della pena di morte, le persone sono torturate e uccise per aver espresso le proprie opinioni e non vi è rispetto per i diritti umani più basilari. Rifiutiamolo!
Philip Bradbourn (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici credono che, sebbene la cooperazione transfrontaliera nel campo della giustizia penale sia importante, la relazione cerchi di creare uno spazio comune di giustizia a livello comunitario che comprometterebbe notevolmente le tradizioni dei paesi che basano il proprio ordinamento giuridico sul diritto consuetudinario. Non possiamo pertanto appoggiare la proposta.
Martin Callanan (PPE-DE), per iscritto. − (EN) La giustizia penale è indubbiamente appannaggio degli Stati membri. Posso accettare il fatto che gli Stati membri abbiano bisogno di collaborare su questioni transfrontaliere in materia penale, ma non accetto lo sviluppo di uno spazio di giustizia penale comunitario. Estendere la cosiddetta “competenza” dell’Unione alla giustizia penale sarebbe un’ingerenza ingiustificata e inaccettabile nella sovranità britannica. La gente della mia regione, il nord-est dell’Inghilterra, vuole che il diritto penale sia formulato da parlamentari britannici responsabili e applicato da giudici britannici.
Il fatto che l’Unione cerchi di estendere i propri poteri in ambiti sinora riservati esclusivamente agli Stati membri dimostra il suo vero scopo: creare un superStato federale. Gli abitanti della mia regione non vogliono che questo accada. Respingono l’idea convenzionale di un’unione ancora più compatta e vogliono un sistema più flessibile e libero di cooperazione intergovernativa. Spero che il nuovo gruppo nel quale i conservatori britannici convergeranno per la prossima legislatura sia in grado di offrire alla maggior parte dei britannici ciò che desiderano dall’Europa.
Carl Lang (NI), per iscritto. – (FR) Con il pretesto di combattere le organizzazioni mafiose e la criminalità organizzata in generale, gli eurocrati di Bruxelles intendono imporre ulteriormente le loro idee federaliste, che distruggono nazioni, popoli e identità.
Difatti, sebbene tutti sappiamo che ogni Stato membro dell’Unione ha le sue leggi, le sue tradizioni giuridiche, i suoi codici, abbiamo qui un ennesimo assalto da parte di questi fanatici eurofederalisti, espresso sotto forma di desiderio di creare una “cultura giudiziaria europea”.
Per instaurare questa cultura, si dovrebbe creare quanto segue: una scuola giudiziaria europea, un’accademia del diritto europeo per giudici, procuratori, difensori e tutti coloro che sono coinvolti nell’amministrazione della giustizia.
Che ne sarà delle scuole giudiziarie nazionali? Che ne sarà delle inestricabili differenze tra legislazioni derivanti dal diritto consuetudinario e dal diritto scritto?
Ovviamente, nessuna risposta.
In pratica, scompariranno gli interi sistemi penali e giudiziari degli Stati membri per far posto a questa armonizzazione forzata, un’armonizzazione ovviamente per difetto.
Gli apprendisti stregoni dell’Europa non hanno ancora capito una cosa; soltanto gli Stati nazione, componente principale dell’Europa, potranno arricchirla e restituirle nel mondo il posto che legittimamente le spetta.
L’Europa non deve essere costruita a spese delle sue nazioni e dei suoi popoli.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Oggi il Parlamento ha votato su una relazione concernente l’impatto del trattato di Lisbona sullo sviluppo dell’equilibrio istituzionale dell’Unione europea. La relazione propone che gli ulteriori membri ai quali Svezia e altri Stati avrebbero diritto se il trattato di Lisbona dovesse entrare in vigore siano scelti già alle prossime elezioni europee conferendo poi loro uno stato di osservatori in Parlamento. La relazione propone altresì che la nomina di un nuovo presidente della Commissione avvenga secondo il trattato di Lisbona. Ciò significa che la scelta del presidente dovrebbe rispecchiare la maggioranza politica del Parlamento europeo e la selezione del candidato dovrebbe essere preceduta da discussioni tra il Consiglio e i gruppi politici presenti in Parlamento.
Abbiamo deciso di votare a favore della relazione perché il Parlamento europeo deve prepararsi a essere in grado di dare concreta applicazione ai cambiamenti che si verificheranno nel suo lavoro se il trattato di Lisbona dovesse entrare in vigore. I nostri voti, però, non vanno visti in alcun modo come un’anticipazione arbitraria sui processi di ratifica dei singoli Stati membri. Rispettiamo infatti pienamente il diritto di ciascuno Stato membro di decidere per sé se ratificare o meno il trattato.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione concernente l’impatto del trattato di Lisbona sullo sviluppo dell’equilibrio istituzionale dell’Unione europea, relazione che appunto analizza gli effetti del trattato di Lisbona sull’equilibrio istituzionale dell’Unione sottolineando l’importanza di attuare le nuove disposizioni e procedere alle prime nomine.
La possibile entrata in vigore del trattato di Lisbona entro la fine del 2009 richiede un accordo politico tra Consiglio e Parlamento europeo per garantire che la procedura di scelta del prossimo presidente della Commissione e nomina della futura Commissione avvenga, in ogni caso, nel rispetto della sostanza dei nuovi poteri che il trattato di Lisbona conferisce al riguardo al Parlamento.
Di conseguenza, la relazione formula una serie di raccomandazioni volte a sviluppare un equilibrio istituzionale e sottolinea che il trattato di Lisbona rafforza ciascuna delle istituzioni europee nel proprio ambito di competenza.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente risoluzione fa parte di un pacchetto di cinque risoluzioni oggi adottate dalla maggioranza del Parlamento che dimostra il massimo sprezzo per la volontà sovranamente e democraticamente espressa da francesi, olandesi e irlandesi, i quali hanno rifiutato con il voto referendario la costituzione europea e il suo gemello, il cosiddetto trattato di Lisbona, ed è anche una delle tante iniziative tese a imporre questo inaccettabile progetto di trattato.
Anziché seppellire il trattato di Lisbona una volta per tutte, il Parlamento europeo adotta una nuova risoluzione che glorifica l’equilibrio istituzionale antidemocratico dell’Unione europea proposto nella risoluzione, nascondendo il fatto che, tra l’altro:
- si trasferiscono poteri sovrani del popolo portoghese alle istituzioni sovranazionali dell’Unione dominate dalle principali potenze, di cui un esempio è la gestione delle risorse biologiche marine nella nostra zona economica esclusiva;
- si estende dell’applicazione della regola della maggioranza nel processo decisionale, che rafforzerà il predominio delle principali potenze e precluderà al Portogallo la possibilità di porre un veto a decisioni contrarie all’interesse nazionale;
- si accresce il trasferimento di autorità dalle istituzioni democratiche nazionali (uniche che derivano direttamente dalla volontà democratica del popolo), di cui un esempio è il trasferimento di poteri dai parlamenti nazionali, che stanno perdendo il potere di prendere decisioni in ambiti fondamentali per trasformarsi in una sorta di organo consultivo senza diritto di veto sulle decisioni comunitarie contrarie agli interessi nazionali.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Il trattato di Lisbona, identico al 96 per cento al progetto di trattato costituzionale, è stato respinto al referendum in Irlanda. Prima di ciò, il progetto di trattato costituzionale era stato rifiutato ai referendum indetti in Francia e nei Paesi Bassi.
La maggioranza di questo Parlamento si rifiuta di riconoscere le proprie sconfitte politiche. E’ un crimine oltraggioso contro i principi democratici e un esempio parimenti oltraggioso di arroganza del potere che caratterizza la cooperazione nell’Unione europea.
Vale la pena di notare che nel paragrafo 4 della relazione Dehaene si afferma (e cito): “si compiace del fatto che il trattato di Lisbona preveda che il Consiglio europeo, deliberando all'unanimità e previa approvazione del Parlamento europeo, fermo restando che non vi sia alcuna opposizione da parte di un parlamento nazionale, possa estendere il processo decisionale a maggioranza qualificata e la procedura legislativa ordinaria a settori in cui non si applicano ancora;”.
Nonostante il fatto che gli elettori di molti Stati membri siano evidentemente scettici in merito a un’Unione sempre più sovranazionale, la maggioranza federalista del Parlamento europea indica la possibilità di rendere l’Unione ancora più sovranazionale con il trattato di Lisbona trasferendole ancora più potere senza dover concordare un nuovo trattato.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Oggi il Parlamento ha votato su una relazione concernente lo sviluppo delle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel quadro del trattato di Lisbona. La relazione accoglie con favore i nuovi poteri che saranno conferiti ai parlamenti nazionali dal trattato esplorando altresì le possibilità di futuro sviluppo delle relazioni tra Parlamento europeo e parlamenti nazionali.
Abbiamo deciso di votare a favore della relazione perché il Parlamento europeo deve prepararsi a essere in grado di dare concreta applicazione ai cambiamenti che si verificheranno nel suo lavoro se il trattato di Lisbona dovesse entrare in vigore. I nostri voti, però, non vanno visti in alcun modo come un’anticipazione arbitraria sui processi di ratifica dei singoli Stati membri. Rispettiamo infatti pienamente il diritto di ciascuno Stato membro di decidere per sé se ratificare o meno il trattato.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Brok. La relazione accoglie con favore i nuovi poteri conferiti ai parlamenti nazionali dal trattato di Lisbona e analizza le possibilità di futura collaborazione tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo.
L’adozione del trattato di Lisbona nella Repubblica ceca rappresenta un passo importante verso la sua rapida entrata in vigore. La presente relazione dimostra l’importanza di questo nuovo trattato dell’Unione europea.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Abbiamo votato contro la relazione innanzi tutto perché le manca uno scopo: il trattato di Lisbona non esiste; è stato rifiutato da tre referendum.
In secondo luogo, abbiamo votato contro perché raccomanda di subordinare i parlamenti nazionali al Parlamento europeo: quest’ultimo, forte della sua superiorità e, senza dubbio, della sua insopportabile arroganza, fornirebbe il proprio sostegno ai parlamenti nazionali, costituiti ai suoi occhi – ne sono certo – da beoti e ignoranti, nell’esame dei testi europei. Sostegno o pressione? Si autoinviterebbe alle plenarie dei parlamenti nazionali; svolgerebbe un ruolo di consulenza; influirebbe sul modo in cui i parlamenti recepiscono i testi per incoraggiare, l’uniformità; si imporrebbe per discutere i bilanci della difesa… forse indicherebbe anche il modo in cui dovrebbero controllare i governi e le loro attività in sede di Consiglio?
Da ultimo, abbiamo votato contro perché la relazione si basa su una duplice ipocrisia: i parlamenti nazionali hanno ottenuto soltanto un diritto, molto difficile da attuare e dunque inefficace, di vigilare sul rispetto del principio della sussidiarietà; tale principio è un’illusione perché molte competenze suppostamente esclusive dell’Unione sono santuarizzate e la definizione di sussidiarietà contenuta nei trattati di fatto promuove i poteri di Bruxelles.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente risoluzione fa parte di un pacchetto di cinque risoluzioni oggi adottate dalla maggioranza del Parlamento che dimostra il massimo sprezzo per la volontà sovranamente e democraticamente espressa da francesi, olandesi e irlandesi, i quali hanno rifiutato con il voto referendario la costituzione europea e il suo gemello, il cosiddetto trattato di Lisbona. ed è anche una delle tante iniziative tese a imporre questo inaccettabile progetto di trattato.
La risoluzione sullo “sviluppo delle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel quadro del trattato di Lisbona” è un esempio eloquente di mistificazione.
Il Parlamento europeo “si compiace che il trattato di Lisbona … preveda per i parlamenti nazionali diritti e doveri che rafforzano il loro ruolo nell'ambito dei processi politici dell'Unione europea”. Se la questione non fosse così seria, mi verrebbe da ridere. Il Parlamento europeo nasconde il fatto che, per quanto concerne il supposto rafforzamento del ruolo dei parlamenti nazionali nel processo decisionale, in realtà con il trattato di Lisbona sta accadendo che questi parlamenti perdono molto di più di quanto (falsamente) guadagnano, se pensiamo al notevole trasferimento di poteri alle istituzioni dell’Unione europea. Anche la (pseudo-)vigilanza del rispetto del principio della sussidiarietà (a fronte dell’esercizio da parte delle istituzioni comunitarie dei poteri trasferiti nel frattempo all’Unione dai parlamenti nazionali) non conferisce loro alcun diritto di veto.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Il trattato di Lisbona, identico al 96 per cento al progetto di trattato costituzionale, è stato respinto al referendum in Irlanda. Prima di ciò, il progetto di trattato costituzionale era stato rifiutato ai referendum indetti in Francia e nei Paesi Bassi.
La maggioranza di questo Parlamento si rifiuta di riconoscere le proprie sconfitte politiche. E’ un crimine oltraggioso contro i principi democratici e un esempio parimenti oltraggioso di arroganza del potere che caratterizza la cooperazione nell’Unione europea.
La relazione Brok elogia la convenzione che ha prodotto un progetto di trattato costituzionale, convenzione pesantemente criticata per essere stata totalmente priva di spirito democratico e controllata dall’alto dal suo presidente Giscard d’Estaing.
A mio parere, la relazione Brok avrebbero dovuto giungere alla conclusione che fintantoché i dibattiti politici della democrazia rappresentativa saranno incentrati sulle elezioni ai parlamenti nazionali, saranno i parlamenti nazionali a dover svolgere il ruolo di massimo organo decisionale nell’Unione, non il Parlamento europeo.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Oggi il Parlamento ha votato su una relazione in cui si chiede alla Commissione di presentare una proposta di regolamento sull’iniziativa dei cittadini non appena il trattato di Lisbona verrà ratificato. Per iniziativa dei cittadini si intende che un milione di cittadini provenienti da un numero notevole di Stati membri potrà assumere l’iniziativa di chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa. Ciò conferirebbe ai cittadini lo stesso diritto che ha il Consiglio di chiedere alla Commissione di formulare proposte legislative.
Abbiamo deciso di votare a favore della relazione perché il Parlamento europeo deve prepararsi a essere in grado di dare concreta applicazione ai cambiamenti che si verificheranno nel suo lavoro se il trattato di Lisbona dovesse entrare in vigore. I nostri voti, però, non vanno visti in alcun modo come un’anticipazione arbitraria sui processi di ratifica dei singoli Stati membri. Rispettiamo infatti pienamente il diritto di ciascuno Stato membro di decidere per sé se ratificare o meno il trattato.
Richard Corbett (PSE), per iscritto. − (EN) Insieme ai colleghi della delegazione laburista sostengo l’introduzione dell’iniziativa dei cittadini in caso di avvenuta ratifica del trattato di Lisbona poiché ciò rafforzerebbe i diritti di partecipazione dei cittadini al processo politico europeo e si sommerebbe al prezioso diritto già conferito loro di presentare petizioni al Parlamento.
Mi preoccupa tuttavia il fatto che le proposte dell’onorevole Kaufman possano affossare od ostacolare il processo di iniziativa dei cittadini a causa di onerosi requisiti burocratici (per esempio, il controllo di ogni firma da parte degli Stati membri la precertificazione di legalità da parte della Commissione). Per incoraggiare una maggiore partecipazione, dovremmo seguire lo spirito dell’iniziativa dei cittadini, ossia dovrebbe essere quanto più possibile accessibile e semplice da utilizzare. Pertanto, abbiamo dovuto necessariamente astenerci.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’attuazione dell’iniziativa dei cittadini. Il trattato di Lisbona introduce l’iniziativa dei cittadini o, in altre parole, il diritto dei cittadini di prendere parte al processo legislativo europeo, uno strumento completamente nuovo che rafforza la democrazia e i diritti dei cittadini.
Questo è indubbiamente un modo per avvicinare gli europei alle istituzioni comunitarie, sensibilizzarli ulteriormente e promuovere la loro partecipazione al processo decisionale.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La relazione Kaufmann intende orientare il modo in cui verrebbe attuata un’iniziativa dei cittadini, secondo la definizione datane nell’articolo 11 dell’abortivo trattato sull’Unione europea: “cittadini dell'Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l'iniziativa di invitare la Commissione europea, nell'ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali i cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell'Unione ai fini dell'attuazione dei trattati”.
La relazione enuncia dunque precise condizioni di ammissibilità e procedure concrete che rendono il processo per realizzare una siffatta iniziativa estremamente difficile.
Vorrei mettere in guardia i cittadini. Questo nuovo “diritto” è un’illusione. Esso prevede soltanto una cosa: la possibilità di chiedere alla Commissione di promulgare nuove leggi europee, ma non di abrogare o modificare quelle esistenti né di intervenire sulle politiche. Inoltre, la Commissione non è in alcun caso tenuta a darvi ascolto.
Se gli eurocrati sono veramente così desiderosi di conferire diritti ai cittadini europei, dovrebbero iniziare rispettando il loro voto, cioè prendendo finalmente atto che “no” significa “no” in francese, olandese, inglese, gaelico e qualunque altra lingua.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente risoluzione fa parte di un pacchetto di cinque risoluzioni oggi adottate dalla maggioranza del Parlamento che dimostra il massimo sprezzo per la volontà sovranamente e democraticamente espressa da francesi, olandesi e irlandesi. ed è anche una delle tante iniziative tese a imporre l’inaccettabile progetto di trattato di Lisbona.
La risoluzione si caratterizza per la sua assurdità e ipocrisia.
Il Parlamento europeo può benissimo magnificare retoricamente l’“esercizio agevole, trasparente ed efficace del diritto di partecipazione dei cittadini dell'Unione” e la cosiddetta “iniziativa dei cittadini” introdotta con il progetto di trattato, ora noto come trattato di Lisbona. La verità è che le forze che stanno guidando e promuovendo questa integrazione europea e questo trattato di Lisbona hanno fatto e stanno facendo tutto quanto in loro potere per impedire che i cittadini dibattano e comprendano il contenuto del progetto di trattato e siano consultati con lo strumento referendario.
Per di più, dopo il rifiuto irlandese di questo progetto di trattato federalista, neoliberale e militarista, stanno facendo tutto quanto in loro potere per obbligare il paese a indire un altro referendum (e ciò accadrà per tutte le volte necessarie affinché gli irlandesi dicano “sì”).
In altre parole, si preclude ai cittadini la possibilità di esprimere la propria volontà democratica e sovrana attraverso un referendum e poi, con toni sdolcinati, si crea una cortina di fumo celebrando una presunta “iniziativa dei cittadini”, che però sin dall’inizio sarà subordinata a molte condizioni.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Il trattato di Lisbona, identico al 96 per cento al progetto di trattato costituzionale, è stato respinto al referendum in Irlanda. Prima di ciò, il progetto di trattato costituzionale era stato rifiutato ai referendum indetti in Francia e nei Paesi Bassi.
La maggioranza di questo Parlamento si rifiuta di riconoscere le proprie sconfitte politiche. E’ un crimine oltraggioso contro i principi democratici e un esempio parimenti oltraggioso di arroganza del potere che caratterizza la cooperazione nell’Unione europea.
La relazione Kaufmann vende la pelle dell’orso prima di averlo preso dando prova di una straordinaria arroganza nei confronti della democrazia e, soprattutto, degli irlandesi, costretti nuovamente a un referendum perché, a giudizio dell’establishment politico, l’ultima volta hanno dato la risposta “sbagliata”. Vista la situazione, non ha alcun senso discutere la relazione in sede parlamentare. La proposta iniziativa dei cittadini è in sé una proposta estremamente ambigua per quanto riguarda l’influenza dei cittadini sui politici eletti, considerato che questi ultimi possono a loro piacimento decidere di ignorare qualunque iniziativa.
Ho votato contro la relazione.
- Proposta di risoluzione B6-0258/2009 (sostanze chimiche)
Kartika Tamara Liotard (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) Sebbene si tratti di una risoluzione valida, ho votato contro perché nel testo il Parlamento ha accettato che la Commissione esoneri alcuni impianti di elettrolisi dal divieto imposto all’amianto. Ritengo che se si afferma l’esistenza di un divieto assoluto all’amianto in Europa bisogna essere coerenti e non concedere deroghe. Ancora vi sono persone gravemente malate a causa dell’esposizione all’amianto e trovo incomprensibile che la Commissione non ne abbia tenuto conto. Ho pertanto votato contro la risoluzione per solidarietà con le vittime dell’amianto.
11. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
(La seduta, sospesa alle 13.20, riprende alle 15.00)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sull’Iran: il caso di Roxana Saberi(1).
Tunne Kelam, autore. − (EN) Signora Presidente, l’Iran è tristemente noto per le violazioni dei diritti umani, come abbiamo notato proprio ieri durante la discussione sulla situazione dei diritti umani nel mondo.
Oggi ci occupiamo del caso di Roxana Saberi, giornalista processata soltanto tre settimane fa e condannata a otto anni di reclusione per presunto spionaggio. Il fatto è che Roxana Saberi non ha potuto contattare il proprio legale per oltre un mese. Non vi è stato alcun processo trasparente né regolare, perché il processo si è tenuto a porte chiuse. Ha fatto uno sciopero della fame per almeno due settimane. E’ vero che lo sciopero è stato sospeso, ma la sua salute è in uno stato molto precario.
Siamo qui oggi per rivolgere un messaggio alle autorità iraniane dicendo loro che condanniamo recisamente la sentenza pronunciata dal tribunale rivoluzionario iraniano il 18 aprile 2009 e chiediamo che Roxana Saberi sia rilasciata incondizionatamente seduta stante perché il processo si è svolto a porte chiuse senza assistenza legale.
Vorrei aggiungere che l’Iran è noto per le sistematiche esecuzioni pubbliche di massa, tramite lapidazione o impiccagione, anche di minori. Questo fa pure parte del nostro messaggio.
Erik Meijer, autore. − (NL) Due minuti e mezzo, signora Presidente. Negli ultimi cinque anni sono state molte le discussioni sull’Iran. Il mio gruppo provava una certa simpatia per la rivoluzione alla fine degli anni Settanta, non certo per affinità con gli estremisti religiosi dell’epoca, ma perché il precedente governo, guidato dalla famiglia Pahlevi, non rappresentava il popolo. Quel governo ha potuto sopravvivere soltanto per i suoi stretti legami con gli Stati Uniti e l’Europa.
Poiché il governo antecedente, guidato dal primo ministro Mossadeq, che aveva goduto di maggiore sostegno popolare, era stato destituito a seguito di pressioni straniere, il grosso della popolazione contraria al governo ha assunto un atteggiamento estremo antioccidentale. L’Occidente non era visto come un alleato nella lotta per la democrazia e il progresso, bensì come un approfittatore coloniale e un oppressore.
Oggi non vi è più alcun dubbio quanto al fatto che il potere è caduto nelle mani di gruppi che non soltanto ricercano il conflitto con gli Stati Uniti e Israele, ma sono anche molto conservatori, intolleranti e non democratici. Opprimono i loro stessi cittadini, hanno posto il sistema giudiziario e l’esercito sotto il rigido controllo di fanatici religiosi e impediscono all’elettorato di votare per persone con idee più moderate. I diritti delle donne e quelli delle minoranze etniche e religiose vengono ignorati e spesso in pubblico si eseguono pene capitali, nei modi più crudeli, come mezzo per soffocare comportamenti non conformisti.
Inoltre, se si svolgono in Iran attività di opposizione si rischia la reclusione. I membri dell’opposizione rifugiatisi all’estero sono perseguitati e discreditati presso governi, mezzi di comunicazione e opinione pubblica dei paesi in cui vivono, come si evince dai loro tentativi di includere l’opposizione in esilio in un elenco di organizzazioni terroriste e chiudere il campo profughi di Ashraf in Iraq. Giustamente il Parlamento si è espresso di recente contro queste due pratiche.
(Il presidente ritira la parola all’oratore)
Paulo Casaca, autore. – (PT) Signora Presidente, il 1° maggio, giornata di celebrazioni per noi occidentali, purtroppo continua a essere una giornata di lotta in Iran. Quest’anno tale data è stata contrassegnata non soltanto dalla consueta repressione brutale di dimostrazioni di lavoratori iraniani, ma anche dall’esecuzione di una giovane diciassettenne, Delara Darabi, condannata per un reato malgrado tutto lasciasse intendere che non lo aveva commesso.
Secondo Amnesty International, il giorno prima della sua esecuzione, la giovane aveva esposto a sua madre i propri progetti per il futuro confidando nel fatto che la massiccia campagna per il suo rilascio avrebbe dato buon esito.
Delara Darabi è un’ennesima martire del fanatismo religioso, come molti altri dei quali abbiamo denunciato l’esecuzione in quest’Aula.
Le organizzazioni per i diritti umani anche questa settimana hanno confermato le informazioni pubblicate il 1° maggio dal consiglio nazionale della resistenza iraniana in merito alla lapidazione nel carcere di Lakan di un uomo accusato di adulterio e hanno preannunciato l’imminente lapidazione di un altro detenuto nella provincia di Gilan in violazione della supposta moratoria iraniana su tale pratica barbara.
Come segnalato dal movimento che lotta per l’abolizione della pena capitale, Tire as Mãos de Caim, l’Iran è il paese con il più alto numero di esecuzioni pro capite al mondo. Proprio questa mattina quattro detenuti sono stati giustiziati nel carcere di Evin e altri otto lo sono stati nel carcere di Taibad il 2 maggio.
La reclusione di cittadini di paesi terzi, come l’americana Roxana Saberi, è anch’essa una pratica abituale per ricattare altri paesi e ottenere concessioni diplomatiche.
In proposito, il commento formulato dal segretario di Tire as Mãos de Caim, Sergio D’Elia, è estremamente pertinente e mette in luce l’elemento più importante: la brutalità del regime dei mullah non è solo responsabilità del regime fondamentalista iraniano. I governi europei sono consenzienti con il loro silenzio, la loro tolleranza e il costante desiderio di pacificazione. Così facendo, stanno soccombendo al ricatto politico e commerciale iraniano. Il regime di Teheran minaccia la pace e la sicurezza dell’intero mondo e, ancor più chiaramente, dei suoi stessi cittadini attraverso atti praticati da decenni. Anziché tenerne conto, l’Europa sta trasformando l’Iran nella soluzione ai problemi del Medio Oriente, mentre è di fatto il problema principale.
In occasione di questo mio ultimo intervento dinanzi al Parlamento europeo esorto coloro che saranno qui per la prossima seduta a non abbandonare gli iraniani ai loro aguzzini e non lasciare il popolo del Medio Oriente sprofondi nel baratro del fanatismo religioso.
Marios Matsakis, autore. − (EN) Signora Presidente, non ripeterò quanto già detto in merito allo spietato regime teocratico iraniano. Concordo con le posizioni espresse, ma volevo accostarmi all’argomento da un’angolazione simile a quella scelta dal collega Mayer, che è appena andato via.
L’Iran, un paese con una civiltà e una cultura millenarie, oggi si trova in una situazione deplorevole dal punto di vista democratico, dei diritti civili e della giustizia. Alcuni nostri paesi in Occidente non sono esenti da colpe per questa situazione. Non dimentichiamo che governi come quello statunitense e britannico per anni hanno sostenuto, armato e mantenuto al potere la famigerata dittatura mostruosa dello scià dell’Iran. Era inevitabile che, una volta rovesciato lo scià grazie ai sollevamenti popolari, gli estremisti islamici trovassero terreno fertile per radicarsi al potere e alimentare sentimenti di odio nei confronti dell’Occidente.
E’ stato poi il tempo del comportamento troppo aggressivo delle successive amministrazioni americane e della posizione delle sanzioni drastiche, che hanno causato soltanto ulteriori sofferenze al popolo iraniano e ne hanno accentuato ancor più l’ostilità nei confronti dell’Occidente. Per fortuna il nuovo presidente degli Stati Uniti, Obama, che ha dimostrato di preferire nella lotta il cervello al pugno, a differenza del suo predecessore, Bush, che comunque ha tristemente fallito, infonderà nuova speranza di miglioramento delle simpatie del popolo iraniano e delle relazioni con l’Occidente.
Tale approccio aiuterà i cittadini iraniani a capire che l’Occidente vuole essere loro amico, non nemico, e forse, alla fine, saranno gli stessi iraniani a spodestare il regime fondamentalista islamico che controlla, con un totale sprezzo della democrazia, le loro vite arrecando loro tante sofferenze, come nel caso che oggi è stato al centro della nostra discussione.
Ewa Tomaszewska, autore. – (PL) Signora Presidente, Roxana Saberi è una giornalista trentaduenne con doppia cittadinanza americana e iraniana, laureata presso varie università negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Iran. Lavorava come giornalista in Iran e ha continuato a farlo anche una volta scaduto il suo accreditamento, per cui è stata arrestata e condannata a otto anni di reclusione con la falsa accusa di spionaggio per conto degli Stati Uniti. Per protesta contro le false accuse e l’assenza di un processo regolare, ha intrapreso uno sciopero della fame. E’ molto emaciata. Ha iniziato a bere acqua zuccherata su consiglio medico e ora ha sospeso lo sciopero. Attende che al suo ricorso si dia seguito. La sua salute e la sua vita sono ancora in pericolo.
L’Iran è ben noto per le sue drastiche punizioni e le esecuzioni pubbliche, anche di minori. Chiediamo dunque il rilascio di Roxana Saberi e ci appelliamo affinché le venga concesso un regolare processo. Credo che la comunità internazionale debba esercitare pressioni sull’Iran per porre fine a queste pratiche draconiane.
Laima Liucija Andrikienė, a nome del gruppo PPE-DE. – (LT) Signora Presidente, stiamo parlando di Roxana Saberi, una giornalista statunitense-iraniana che lavorava per ABC Radio, la BBC e la televisione sudafricana. Accusata di spionaggio, condannata a otto anni e incarcerata, ha intrapreso uno sciopero della fame. Il 1° maggio, debolissima, è stata trasferita nell’infermeria del carcere. Sappiamo che per cinque settimane le è stata preclusa la possibilità di contattare un legale. Il suo processo non è stato né regolare né trasparente.
Ieri ha BBC ha annunciato che la prossima settimana, il 12 maggio, la corte di appello esaminerà il ricorso di Roxana Saberi, ma anche questa volta il procedimento avrà luogo a porte chiuse. Condanniamo la decisione immotivata presa dal tribunale rivoluzionario iraniano sul caso di Roxana Saberi. Penso inoltre che sia molto importante esortare nuovamente le istituzioni di governo iraniane affinché rispettino le disposizioni di tutti gli strumenti internazionali ratificati in materia di diritti dell’uomo dall’Iran, in particolare il patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e la dichiarazione universale dei diritti umani, che ambedue garantiscono il diritto a un regolare processo.
Justas Vincas Paleckis, a nome del gruppo PSE. – (LT) Signora Presidente, nell’ultima giornata della nostra legislatura, una splendida giornata di primavera, sarebbe bello poter sperare che in qualche modo questo argomento, le violazioni dei diritti umani, possa non essere mai più all’ordine del giorno del Parlamento, che non si debba mai più discuterne in questa splendida cornice. Triste a dirsi, però, la nostra è soltanto un’illusione e oggi, come sempre, il nostro ordine del giorno è sovraccarico e non contiene neanche tutti i casi strazianti registrati in vari paesi del mondo.
Non è la prima volta che parliamo dell’Iran in questa sessione plenaria. In questo momento ci occupiamo della detenzione illegittima di Roxana Saberi. Inizialmente arrestata per un reato apparentemente minore, l’acquisto di vino, che però in Iran è perseguibile, è stata poi accusata di lavorare come giornalista senza accreditamento ufficiale, accusa successivamente trasformata in quella di spionaggio per conto degli Stati Uniti. Il governo iraniano ha organizzato un processo di un giorno a porte chiuse senza testimoni né accuse concrete dichiarate pubblicamente.
Non è la prima volta che il governo iraniano calpesta i diritti umani, incarcera illegalmente persone e pronuncia sentenze che contravvengono agli standard internazionali. L’esecuzione di Delara Darabi o la reclusione della giornalista Maryam Malek e di difensori dei diritti dei lavoratori sono soltanto alcuni esempi. Dobbiamo riconoscere che i fondamentalisti iraniani continuano a organizzare processi politici nel tentativo di intimidire ulteriormente i liberi pensatori. E’ deplorevole che l’Iran perseveri così nella sua politica di autoisolamento e non sfrutti le iniziative intraprese dalla comunità internazionale e dalla nuova amministrazione americana per normalizzare le relazioni.
Ho sempre affermato che il dialogo e la reciproca comprensione sono meglio del confronto, ma questa volta propongo di reagire in maniera inflessibile e dura al caso in questione chiedendo che il tribunale del regime iraniano rispetti tutti gli standard internazionali.
Struan Stevenson (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, la detenzione della giornalista Roxana Saberi per presunte accuse di spionaggio è vergognosa ed è un ennesimo orrendo crimine che si iscrive nella lunga lista di abusi penali perpetrati dal regime fascista di Teheran.
Lo scorso venerdì, come ci ha raccontato il collega Casaca, i boia hanno preso una ragazza ventitreenne dalla sua cella per condurla al patibolo senza neanche permetterle di vedere i genitori. Hanno impiccato Dilara Darabi per un reato che ha negato di aver commesso all’età di 17 anni.
Questa passa per giustizia in Iran. La tortura medioevale e l’esecuzione di donne, anche in stato di gravidanza, e bambini è del tutto normale. L’abuso dei diritti umani è un fatto quotidiano della vita, eppure vi sono persone in questo Parlamento che sostengono tale regime corrotto e diabolico. Proprio come per le imprese europee che continuano a fare affari con l’Iran, i loro occhi non vedono le sofferenze degli oppressi e le loro orecchie non ne odono le grida. Vergogna a loro e ai mullah con la loro brutalità. Dovrebbero ricordare le lezioni della storia: qualunque regime fascista è votato al fallimento; libertà e giustizia prevarranno sempre sul male.
Erik Meijer (GUE/NGL). – (NL) Signora Presidente, il mio tempo di parola iniziale è stato ingiustamente abbreviato poiché si avvicinava il limite dei due minuti e mezzo, ma la conclusione della mia argomentazione era che non si può innescare un cambiamento attraverso interventi stranieri o altre forme di violenza militare. Questo è stato esattamente il tipo di approccio adottato nel passato che ha portato alla nascita dell’attuale regime. Se si minaccia l’Iran di interventi stranieri, molti iraniani che odiano l’attuale governo si schiereranno di fatto a suo favore per difendere la madrepatria.
Non dobbiamo tuttavia neanche arrivare all’altro estremo. E’ sbagliato ricercare la collaborazione con questo regime convinti che l’attuale raggruppamento resterà al potere per sempre o che sostenere la stabilità nel paese andrà a beneficio dell’approvvigionamento energetico europeo. Ergersi sempre a difesa dei diritti umani e offrire sostegno all’opposizione democratica sono gli unici modi per ottenere un miglioramento, quel tipo di miglioramento di cui potrà beneficiare anche la vittima che è stata oggetto dell’odierno dibattito.
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, intendo appoggiare il collega Stevenson, anche se non è scozzese.
La Persia, come tutti sappiamo, è stata una delle grandi civiltà del nostro continente e del mondo. Molti iraniani sono persone dignitose e buone. Il collega Stevenson ha parlato dal cuore e ha ragione. Nessuno uccide donne e bambini e vive per vantarsene. Che cosa intendiamo fare? Siamo soltanto membri del Parlamento europeo. Possiamo unicamente manifestare con forza la nostra rabbia contro questa forma di brutalità, questa forma di disumanità.
La mia unica conclusione è che dovremmo sostenere gli iraniani civilizzati democratici e lavorare con loro per garantire un governo dignitoso, umanitario, civilizzato per gli iraniani buoni lasciando che gli assassini siano condannati.
Leonard Orban, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, la Commissione sta seguendo da vicino il caso di Roxana Saberi, compresi i preparativi all’appello che inizierà la prossima settimana, ed è preoccupata per lo stato di salute di Roxana Saberi, indebolita da uno sciopero della fame che, secondo suo padre, ha intrapreso dopo essere stata condannata a otto anni di reclusione per presunto spionaggio da parte del tribunale rivoluzionario di Teheran lo scorso mese.
La Commissione ritiene che il processo di Roxana Saberi, avvenuto a porte chiuse, non abbia rispettato gli standard minimi richiesti per un processo regolare e trasparente. La Commissione appoggia pienamente la dichiarazione pubblicata dalla presidenza ceca del Consiglio in merito al caso di Roxana il 22 aprile 2009. Speriamo che il sistema giudiziario iraniano assicuri un appello regolare e trasparente senza indugio con tutte le garanzie previste dalla legislazione iraniana.
La Commissione è altresì particolarmente preoccupata per il grave deterioramento della situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Iran. La recente esecuzione di Delara Darabi, impiccata il 1° maggio per un reato da essa presumibilmente perpetrato quando era minorenne, è un’ulteriore conferma di questa tragica situazione. Anche in questo caso l’Unione aveva pubblicato una dichiarazione in cui si condannava con fermezza l’esecuzione.
La Commissione ha ripetutamente esortato, e continuerà a farlo, le autorità iraniane a rispettare gli impegni internazionali assunti in materia di diritti umani, anche nell’ambito del patto internazionale sui diritti civili e politici e della dichiarazione universale sui diritti umani. Per la Commissione, il miglioramento della situazione dei diritti umani Iran è fondamentale per intensificare il dialogo politico e la cooperazione con l’Iran in un prossimo futuro.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alla fine della discussione.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)
Glyn Ford (PSE), per iscritto. – (EN) La condanna di Roxana Saberi del 18 aprile 2009 per “spionaggio” è avvenuta senza averle consentito di contattare un legale e sulla base di un processo né regolare né trasparente.
Non sono ingenuo. Gli Stati Uniti svolgono attività di spionaggio, ma se Roxana Saberi era una spia, le autorità iraniane con le loro azioni non hanno fatto nulla per convincerne chicchessia. La prevenzione nei confronti dell’accusata e la manipolazione del processo sono state un travisamento di qualunque senso di giustizia.
Non possono che accogliere favorevolmente la richiesta contenuta nella risoluzione che Roxana Saberi sia rilasciata immediatamente perché il processo si è tenuto a porte chiuse senza la dovuta assistenza legale e vi è stata una totale inosservanza delle norme internazionali.
Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sul Madagascar.(1)
Mikel Irujo Amezaga, autore. − (ES) Signora Presidente, come si evince dalla stessa risoluzione, trascorsi due mesi di scontri violenti, Andry Rajoelina, ex sindaco della capitale del Madagascar, ha messo in atto un colpo di Stato il 17 marzo di quest’anno sostenuto dall’esercito e da un’autoproclamata “alta autorità di transizione”, che egli presiede, sospendendo l’assemblea nazionale e il senato. Inoltre, le pressioni dei ribelli hanno costretto il presidente eletto democraticamente a lasciare il paese.
A ogni modo, lo scorso febbraio, Rajoelina, eletto sindaco di Antananarivo nel dicembre 2007, era stato a sua volta spodestato dal precedente governo. Devo aggiungere che il malessere della popolazione è stato esacerbato dall’intenzione dell’ex governo di concedere in locazione un milione di acri di terreno a sud del paese a un’impresa coreana.
Come‘è ovvio, condanniamo anche il colpo di Stato, nonché qualsiasi tentativo di conquistare il potere con mezzi non democratici. Riteniamo inoltre che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali di cui il Madagascar è membro non riconoscano questo regime di fatto e desideriamo che nel paese sia reinsediato un governo costituzionale. Chiediamo dunque che nel paese venga immediatamente ristabilito l’ordine giuridico e costituzionale e ci rivolgiamo ai malgasci affinché rispettino pienamente le disposizioni della costituzione del paese per superare la crisi.
E’ nostra convinzione che la democrazia non consista semplicemente nell’indire elezioni, per cui dovremmo segnalare le principali irregolarità del governo aprioristicamente legittimo del Madagascar.
Siamo pertanto del parere che, una volta ristabilito l’ordine costituzionale, questo debba basarsi su sugli obiettivi e i principi enunciati nel considerando K della risoluzione, vale a dire: in primo luogo, un calendario chiaro per elezioni libere, regolari e trasparenti; in secondo luogo, la partecipazione di tutti i gruppi politici e gli interlocutori sociali del paese, tra cui il presidente legittimo Ravalomanana e altre figure di spicco; in terzo luogo, la promozione di un consenso tra parti malgasce; in quarto luogo, il rispetto per la costituzione del Madagascar; infine, il rispetto dei corrispondenti strumenti dell’Unione africana e degli impegni internazionali del paese.
Ciò che è chiaro è che siamo nuovamente di fronte a una situazione in cui i diritti umani sono sistematicamente violati. Mentre le classi alla guida del Madagascar sono impegnate in una lotta di potere a suon di colpi di Stato e si contendono importanti contratti commerciali lucrativi, il 70 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Questo e soltanto questo dobbiamo risolvere. Speriamo dunque che l’Unione europea assuma il proprio ruolo al riguardo.
Signora Presidente, cambiando completamente argomento e cogliendo l’occasione della presenza del commissario Orban all’ultima sessione di questa legislatura, vorrei ringraziarlo personalmente per la sua gestione della direzione generale affidatagli.
Bernd Posselt, autore. − (DE) Signora Presidente, la Bavaria e i suoi comuni hanno molti contatti in tutto il mondo, come li ha l’università cattolica di Eichstätt. Vorrei pertanto porgere il benvenuto a una delegazione di sindaci della regione.
Il Madagascar è un paese con il quale lavoriamo intensamente ad ampio spettro. Esistono molti contatti culturali, economici e scientifici, oltre al sostegno di una presenza ecclesiastica forte. Per questo è tanto più deprecabile che, in un paese culturalmente ricco e paesaggisticamente spettacolare, si perpetrino orrendi abusi del genere. Vi è il reale pericolo che il Madagascar, vista la sua posizione strategicamente importante, diventi uno Stato fallito come altri che conosciamo bene in Africa, primo tra tutti la Somalia.
E’ dunque importante che si ristabiliscano quanto prima relazioni ordinate e democratiche. Per questo sono lieto che qualche giorno fa abbiamo incontrato il gruppo di contatto per discutere i primi passi concreti. Dobbiamo creare una struttura appropriata per preparare le nuove elezioni sotto la guida del presidente democraticamente eletto e spodestato che continuiamo a riconoscere come unico legittimo capo dello Stato.
E’ necessario aprire un dialogo che deve includere il primo ministro, attualmente in carcere e per il quale chiediamo l’immediato rilascio. Occorre continuare a fornire il più possibile non soltanto aiuti umanitari, ma anche assistenza allo sviluppo, specialmente in campo sanitario.
Per tutti questi motivi noi europei siamo chiamati a partecipare ai negoziati, non soltanto come fattore umanitario ed economico, ma anche come fattore politico in vista del consolidamento della pace nella regione. Per conseguire tale obiettivo, contiamo sulla collaborazione dell’Unione africana, che nuovamente ha la possibilità di imporsi poco a poco come fattore di stabilizzazione democratica, visto che la stabilizzazione può anche essere antidemocratica, Unione che infaticabilmente sosterremo con i mezzi a nostra disposizione.
(Applausi)
Erik Meijer, autore. − (NL) Signora Presidente, in Madagascar il presidente in carica è stato costretto a rinunciare al potere a causa delle proteste popolari. Egli era sceso a patti con società straniere che offrivano guadagni a breve termine al suo governo, ma erano pregiudizievoli per il suo popolo. Ciò ha reso la sua posizione indifendibile.
Successivamente, con l’aiuto dell’esercito, il leader dell’opposizione, precedentemente sindaco della capitale, è stato nominato presidente ad interim, nonostante il fatto che per legge fosse troppo giovane per ricoprire tale posizione. Il processo, in particolare l’intervento dell’esercito, ha suscitato critiche. L’Unione africana lo ha definito un colpo di Stato illegale e rifiuta il nuovo governo.
Penso però che dovremmo raffrontare questa circostanza con le recenti vicende di un paese europeo a noi ben noto, l’Islanda. Anche lì il governo ha dovuto rinunciare al potere di fronte alle proteste popolari. Un governo di minoranza di fede politica totalmente diversa lo ha sostituito, ma nessuno lo ha definito un colpo di Stato. Da allora sono state indette elezioni e il nuovo governo è stato confermato da una larga maggioranza. Un esito simile è possibile anche in Madagascar, sempre che si indicano elezioni in un futuro prevedibile.
Glyn Ford, autore. − (EN) Signora Presidente, parlo a nome del gruppo socialista e come relatore ombra del PSE sull’accordo di partenariato economico con il gruppo dei paesi africani meridionali comprendente il Madagascar. In aprile, con una schiacciante maggioranza, abbiamo approvato l’accordo formulando riserve in merito alla situazione dello Zimbabwe. Se dovessimo discutere oggi in merito allo stesso accordo, dovremmo aggiungere le nostre riserve sul Madagascar.
Eppure soltanto 15 anni fa sembrava che il Madagascar avesse le potenzialità per essere completamente diverso. Ricordo nel 1993 la visita dell’allora neoeletto presidente Zafy. Poi nel 1996 vi è stato l’impeachment per corruzione e abuso di potere. Da allora il Madagascar è tormentato da governi instabili con minacce di secessione e impeachment che costellano una politica sommaria.
Ora siamo di fronte a una situazione, un colpo di Stato dell’esercito, parzialmente innescata dall’intenzione dell’ex governo di concedere in locazione un milione di acri di terreno a sud del paese a un’impresa coreana per una coltura intensiva, mentre una netta maggioranza della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Questo avvicendamento incostituzionale al governo rappresenta un grave passo indietro per la democratizzazione.
Accogliamo con favore il fatto che l’ONU abbia chiesto quasi 36 milioni di dollari americani di aiuti umanitari, anticipando le carenze alimentari che si verificheranno nel corso dell’anno a causa delle attuali vicende politiche del paese, ma condanniamo fermamente il colpo di Stato e ogni tentativo di prendere il potere con mezzi non democratici. Chiediamo che venga immediatamente ristabilito l’ordine giuridico e costituzionale nel paese e chiediamo ai malgasci di rispettare pienamente le disposizioni della costituzione. Vogliamo che la sospensione dell’assemblea nazionale e del senato sia revocata ed esortiamo al rispetto dei mandati e delle immunità parlamentari.
Questo accadrà tuttavia soltanto se la comunità internazionale riuscirà ad agire di concerto per rafforzare il proprio impegno ed esercitare pressioni affinché si ponga fine alla violenza politica e all’impasse politica in cui attualmente il paese si trova.
Thierry Cornillet, autore. − (FR) Signora Presidente, non possiamo restare silenti osservatori di fronte alla situazione del Madagascar e non saremo gli unici a condannarla. L’Unione africana, la Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe, l’Organizzazione internazionale dei paesi francofoni, l’Unione interparlamentare, l’Unione europea per il tramite della Commissione, gli Stati Uniti e un gran numero di paesi, tra cui il mio e la Norvegia, per citare nazioni del continente europeo, hanno condannato il colpo di Stato, perché di questo si tratta, messo in atto in Madagascar.
Non possiamo tacere e invitiamo a ristabilire l’ordine costituzionale. Stiamo semplicemente chiedendo un approccio improntato al “ritorno alle origini”, ove del caso con l’arbitrato del popolo malgascio attraverso una sua consultazione sotto forma di elezioni presidenziali o referendum. E’ compito delle assemblee e dei politici del Madagascar decidere in merito alla forma più efficace di consultazione.
Ciò che chiediamo pertanto con la nostra proposta di risoluzione comune è di unire la nostra voce a quella della comunità internazionale per affermare con chiarezza a chi ha preso il potere in maniera assolutamente non democratica, sotto forma di colpo di Stato, per quanto dissimulato possa essere, che è necessario ristabilire l’ordine costituzionale come una delle garanzie per il futuro sviluppo di questa grande isola dell’Oceano indiano.
Ewa Tomaszewska, autore. – (PL) Signora Presidente, la crisi politica in Madagascar ha portato a un avvicendamento di governo incostituzionale, accompagnato da sollevamenti popolari in cui hanno perso la vita più di 130 persone.
Il Madagascar è stato sotto il dominio francese fino al 1960. E’ un paese in una situazione difficile. Ha bisogno di aiuti umanitari, specialmente alimentari, assistenza che gli abbiamo offerto. Le autorità e le successive elezioni da loro organizzate sono state sostenute dall’esercito. Il presidente Ravalomanana ha perso terreno ed è stato destituito il 17 marzo 2009. Il potere è stato preso da Rajoelina, designato dall’esercito.
L’Unione europea non riconosce il nuovo governo per il modo non democratico in cui è avvenuto tale avvicendamento. L’Unione africana ha sospeso l’adesione del Madagascar ed è critica nei confronti della destituzione forzata di Ravalomanana. Ha minacciato di imporre sanzioni se l’ordine costituzionale non dovesse essere ristabilito entro sei mesi.
Chiediamo il ristabilimento dell’ordine costituzionale in Madagascar. Ci rivolgiamo alla comunità internazionale affinché sostenga gli sforzi profusi per ristabilire la base giuridica della funzione di questo Stato. Penso che il processo elettorale debba essere seguito da vicino e osservato da rappresentanti delle organizzazioni internazionali, tra cui in particolare membri del nostro Parlamento.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signora Presidente, nelle prime settimane di marzo abbiamo assistito a un drammatico colpo di Stato in Madagascar. La rivalità, che esisteva da anni, tra il presidente destituito e il leader dell’opposizione ha portato l’isola sull’orlo di una guerra civile. Il 17 marzo 2009, il giorno successivo all’assedio del palazzo presidenziale da parte dell’esercito, Andry Rajoelina si è autodichiarato capo dello Stato. La corte suprema malgascia ha stabilito che l’ex sindaco di Antananarivo ricopriva l’incarico conformemente alla costituzione. In merito a ciò sono sorti dubbi, non fosse altro perché vi è una clausola nello statuto organico in cui si dispone che il presidente debba avere almeno 40 anni, mentre il neopresidente ne ha soltanto 34.
L’assunzione del potere e la decisione della corte suprema sono state universalmente contestate. La cerimonia di investitura è stata boicottata dalla maggior parte dei diplomatici stranieri e l’Unione africana ha sospeso l’adesione del Madagascar. La crisi politica ha portato a un caos generalizzato e alla destabilizzazione del paese, in cui la maggior parte della popolazione vive da anni in una condizione di tremenda povertà con un solo dollaro al giorno e ha accesso limitato a cibo e acqua, istruzione e servizi sanitari di base. Ho vissuto in Madagascar per sei anni e conosco bene questi problemi. Sostengo dunque con vigore l’appello dell’ONU affinché si inviino urgentemente aiuti umanitari ai malgasci.
Il Parlamento europeo dovrebbe condannare con fermezza il colpo di Stato e ogni tentativo di prendere il potere violando i principi democratici. L’Unione europea deve chiedere che riprendano i lavori di ambedue le camere del parlamento, sospesi dal nuovo regime. Siamo altresì a favore dell’impegno profuso dall’inviato speciale dell’Unione africana e dai rappresentanti dell’ONU nei loro colloqui con i rappresentanti delle parti politiche locali e di tutti i gruppi interessati al fine di arrivare a un immediato ristabilimento dell’ordine costituzionale nel paese. Infine, la comunità internazionale deve risolutamente intensificare il proprio impegno per far giungere aiuti umanitari alla popolazione dell’isola che vive sull’orlo dell’indigenza.
Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, il Madagascar, ex colonia francese, pare subire le tristi, ma non rare, turbolenze postcoloniali nella sua vita politica con conseguenti sofferenze per il popolo.
Molte altre colonie dei paesi europei hanno sofferto o ancora soffrono per lo stesso motivo. Gli esempi sono tanti. Il mio stesso paese, Cipro, ne è uno. Dopo il suo parziale affrancamento dal dominatore coloniale, la Gran Bretagna, avvenuto nel 1960, i falchi della diplomazia straniera britannica sono riusciti, nel 1963, a manipolare una lotta tra comunità, il che alla fine, nel 1974, ha portato alla spartizione dell’isola.
E’ una divisione che tutt’oggi permane ed è una situazione che fa comodo alla Gran Bretagna. Una Cipro divisa non può riuscire con successo a liberarsi delle due zone coloniali britanniche rimaste, Akrotiri e Dhekelia, che la Gran Bretagna usa per scopi militari e il governo britannico è di fatto riuscito a tenere ignobilmente fuori dall’Unione europea in maniera che l’acquis non fosse applicabile alle migliaia di civili ciprioti, ora cittadini comunitari, che vi abitano.
Leonard Orban, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei sottolineare la grande preoccupazione con la quale la Commissione guarda all’attuale situazione di instabilità in Madagascar. Vorrei inoltre sottolineare il costante impegno profuso dalla Commissione nei confronti del popolo malgascio.
La situazione nel paese dopo la destituzione del presidente Ravalomanana il 17 marzo merita e richiede tutta la nostra attenzione e, come il Parlamento europeo, anche la Commissione ne segue le vicende molto da vicino.
La Commissione ha pienamente avallato la dichiarazione della presidenza ceca pubblicata a nome dell’Unione europea il 20 marzo nella quale si condanna il trasferimento di potere e si esortano i malgasci a rispettare pienamente le disposizioni della costituzione del Madagascar.
La Commissione ritiene che vi sia stata una flagrante violazione degli elementi essenziali dell’accordo di Cotonou e questo è un “caso particolarmente urgente”, secondo la definizione datane nell’articolo 96 dell’accordo, per cui ha avviato la procedura per proporre al Consiglio di aprire una consultazione con le autorità al potere al fine di esaminare le soluzioni possibili alla crisi al fine di ristabilire l’ordine costituzionale.
La Commissione continuerà a sfruttare tutti gli strumenti di dialogo a sua disposizione per trovare una soluzione generale all’attuale crisi. A tal fine, essa sta intensificando il dialogo politico, sulla base dell’articolo 8 dell’accordo di Cotonou, con i corrispondenti interlocutori nel paese.
La Commissione partecipa inoltre ai principali sforzi profusi a livello internazionale, segnatamente nel quadro del gruppo di contatto internazionale costituito di recente dall’Unione africana. In questa fase, prevale la posizione secondo cui i relativi interlocutori politici malgasci dovrebbero accettare un itinerario per ristabilire l’ordine costituzionale e indire elezioni.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alla fine della discussione.
Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su tre proposte di risoluzione sul Venezuela(1).
Pilar Ayuso, autore. − (ES) Signora Presidente, signor Commissario, ho firmato la presente risoluzione e chiesto di rivolgermi alla plenaria perché sono stata testimone della cosiddetta “espulsione” del collega Herrero, che in realtà è equivalsa a un rapimento. Per di più, ho avuto l’occasione di vedere come la persecuzione politica, gli abusi di potere da parte del regime di Chávez, l’intimidazione dell’opposizione, le minacce, lo sprezzo per la dignità umana e l’uso improprio della giustizia siano parte della quotidianità venezuelana.
Il caso di Manuel Rosales è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e il catalizzatore di questa risoluzione, ma vi sono migliaia di casi altrettanto sanguinosi come questo; alcuni di essi sono citati nella risoluzione, altri no, come il caso di Eligio Cedeño nato nella periferia povera di Caracas, a Petare, zona notoriamente pericolosa, venuta alla ribalta per aver eletto un sindaco non schierato con il regime di Chávez. Orbene, Eligio è stato istruito con l’aiuto di altri, soprattutto Citibank; è riuscito ad avviare una propria attività, la Banca di Caracas e viveva normalmente, anche assistendo i più bisognosi. Oggi invece è illegalmente in carcere a Caracas dopo due anni di detenzione senza alcuna accusa fondata formulata nei suoi confronti. L’unico suo crimine è stato far parte dell’oligarchia economica.
Un altro caso è quello di Nixon Moreno, leader studentesco all’università di Andes, eletto al consiglio universitario varie volte e presidente della federazione dei centri universitari. Nel 2003 ha vinto le elezioni della federazione contro l’attuale ministro degli interni e della giustizia. Questo è stato il suo crimine. Oggi è accusato di tentato omicidio e atti di libidine violenta, nonostante abbia dimostrato la propria innocenza.
Casi come questi sono all’ordine del giorno in Venezuela, dove la persecuzione dell’opposizione al fine di escluderla dalla vita politica e il soffocamento dei dissidenti fanno parte della quotidianità. Nondimeno dobbiamo trasmettere un messaggio di speranza alla democrazia venezuelana: malgrado le sfide, sono certa che la democrazia sarà instaurata e alle urne il presidente Chávez soccomberà.
Marios Matsakis, autore. − (EN) Signora Presidente, il caso di Manuel Rosales è altro esempio dell’arroganza e del comportamento paranoico talvolta dimostrato dal governo sempre più autoritario del Venezuela. La persecuzione politica di Manuel Rosales e molti altri è deprecabile e va condannata con la massima fermezza. Esortiamo il governo del paese a iniziare seriamente a comportarsi in maniera assennata e democratica e cessare ogni violazione dei diritti umani dei suoi cittadini.
Signora Presidente, poiché è l’ultima volta che intervengo in plenaria, mi permetta di cogliere l’opportunità per ringraziare lei e i suoi colleghi che avete fedelmente partecipato alle discussioni sui diritti umani del giovedì pomeriggio e avete contribuito a rendere il nostro mondo un posto migliore in cui vivere.
Vorrei inoltre cogliere l’occasione, come ho fatto spesso in passato, per ricordare ai colleghi la situazione del mio paese, Cipro, che negli ultimi 35 anni ha subito l’occupazione militare della zona settentrionale da parte della Turchia. I cittadini, ora cittadini europei, di aree come Kyrenia, Famagosta, Karpasia e Morfou vivono in esilio dalla devastante invasione turca del 1974. Volgiamo lo sguardo all’Unione per la realizzazione del loro umile desiderio di fare ritorno alle loro case e vivere in pace e sicurezza. Spero che l’Unione europea non li deluderà.
Ewa Tomaszewska, autore. – (PL) Signora Presidente, quando i cambiamenti politici portano a limitazioni dei diritti dell’opposizione di esprimersi in pubblico liberamente, dobbiamo stare in guardia. E’ un segnale forte del fatto che la democrazia è in pericolo. Arrestare l’opposizione è un segnale ancor più forte.
Questo è quanto sta accadendo oggi in Venezuela. Manuel Rosales, sindaco di Maracaibo e oppositore del presidente Chávez nelle elezioni del 2006, ha dovuto abbandonare il paese. Poco dopo il presidente Chávez ha vinto un referendum che gli ha permesso di mantenere il potere per altri mandati. E’ stato spiccato un mandato per l’arresto di Manuel Rosales, il quale è riuscito a fuggire in Perù, dove attualmente si nasconde.
La questione dovrebbe essere all’ordine del giorno della prossima seduta di EuroLat. Il Venezuela è tenuto a rispettare le convenzioni che ha sottoscritto e con le quali si è impegnato a garantire il rispetto dei diritti umani.
Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, 20 anni fa il socialismo è crollato al picnic paneuropeo sul confine austro-ungarico. Ho avuto l’onore di prendere parte ai corrispondenti preparativi e non dimenticherò mai, poco tempo dopo, il cancelliere dell’unità, Helmut Kohl, e Papa Giovanni Paolo II, due promotori di questo sviluppo, attraversare la porta di Brandeburgo dicendo che il socialismo non avrebbe dovuto essere sostituito da un capitalismo predatorio, bensì dalla libertà e da un’economia di mercato sociale.
Oggi assistiamo in America latina a una pericolosa regressione verso la dittatura e l’oppressione socialista. Il germe da cui questo nasce è, mi dispiace dirlo, il Venezuela. Il presidente Chávez sta tentando di soffocare la libertà in America latina con la moneta petrolifera. Per questo il caso di Manuel Rosales è così importante. Manuel Rosales non è solo un esimio democratico che dobbiamo difendere; è anche una figura simbolica per la democrazia in America latina. Lo appoggeremo e continueremo a ergerci per la libertà del popolo latinoamericano.
Pedro Guerreiro, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Signora Presidente, con un ennesimo esercizio grottesco di distorsione della realtà, ci troviamo di nuovo di fronte a un ignobile tentativo da parte del Parlamento europeo di interferire con il Venezuela. In sintesi, questo tentativo rientra tra le manovre condotte da chi cospira contro il processo democratico e sovrano di emancipazione e progresso sociale avviato un decennio fa dal popolo venezuelano e riaffermato in 14 processi elettorali.
Ancora una volta ciò che realmente disturba gli autori di questa iniziativa è l’idea che, nonostante tutti i problemi, le minacce, i pericoli e le ingerenze, il popolo venezuelano sia stato un esempio del fatto che vale la pena di combattere ed è possibile costruire un paese, e un mondo, più equo, democratico e pacifico.
Ciò è dimostrato, tra l’altro, dallo sviluppo di una diffusa partecipazione popolare, dalla riduzione dei livelli di povertà, disparità sociale e disoccupazione, dalla lotta all’analfabetismo e dall’innalzamento dell’istruzione a tutti i livelli, dall’accesso di milioni di venezuelani ai servizi sanitari, dalla rete nazionale di mercati alimentari a prezzi agevolati, dalla nazionalizzazione di fatto dell’industria petrolifera statale e di settori strategici dell’economia, dall’uso di terreni produttivi da parte degli agricoltori, nonché dalla solidarietà con altri popoli.
Dobbiamo dunque chiederci: alla fine, quale diritto ha questo Parlamento di dare lezioni di democrazia e rispetto dei diritti umani, visto che vuole imporre un progetto di trattato respinto dai francesi, dagli olandesi e dagli irlandesi, considerato che adotta l’inumana direttiva sul rimpatrio e viola i diritti umani dei migranti, molti dei quali provenienti dall’America latina, e visto che non pronuncia una sola parola di condanna della barbara aggressione di Israele nei confronti del popolo palestinese nella Striscia di Gaza?
Per l’ennesima volta diciamo: smettetela di pretendere di poter dare lezioni al mondo.
Erik Meijer (GUE/NGL). – (NL) Signora Presidente, ho vissuto personalmente in Venezuela e conosco il passato del paese, soprattutto la dittatura di Marcos Pérez Jiménez negli anni Cinquanta. Povertà e ingiustizia erano i segni distintivi della vita dell’epoca e ritengo che il governo di Chávez rappresenti un miglioramento molto significativo e indubbiamente necessario.
Sono nondimeno del parere che anche un governo positivo debba comportarsi in maniera dignitosa nei confronti degli oppositori ed evitare l’uso di tecniche che rendono loro la vita eccessivamente difficile.
Voterò a favore della risoluzione comune proprio perché è fondamentale per salvaguardare la democrazia in generale e non è stata formulata per rovesciare il regime di Chávez, a mio giudizio apprezzabile.
José Ribeiro e Castro (PPE-DE). – (PT) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, intendo correggere l’onorevole Guerreiro, che non è bene informato, in quanto secondo i dati del programma di sviluppo delle Nazioni Unite, negli ultimi 10 anni il Venezuela non ha ridotto minimamente la povertà.
Il presidente Chávez ha portato demagogia e dittatura, purtroppo con il sostegno delle urne, ma anche molta intimidazione, come dimostra nuovamente il caso di Manuel Rosales.
Ho incontrato Manuel Rosales. Ho avuto l’onore di vederlo in occasione di una mia visita in Venezuela. Il destino che si è abbattuto su di lui è una grande vergogna perché vuole essere un uomo libero nel suo paese, ma non può esserlo. Questo è il problema del Venezuela.
Lo ho incontrato quando era governatore eletto dello Stato di Zulia. Era stato eletto dalla sua gente sindaco di Maracaibo, ma non poteva vivere nel suo paese perché in Venezuela la gente è perseguitata e diffamata. Proprio così, è diffamata, ed è questo quello che purtroppo sta accadendo a Manuel Rosales. E’ la peggiore punizione che si possa infliggere a un politico e noi politici di quest’Aula dovremmo esserne tutti consapevoli.
Possiamo lottare per le nostre idee, ma non abbiamo il diritto di diffamare nessuno, perseguitarlo o scaraventarlo in prigione. Questo è invece esattamente quanto accade in Venezuela.
E’ tempo, onorevoli colleghi, che venga definita una strategia per l’America latina. Deve essere una strategia della diplomazia attiva e deve sicuramente essere dalla parte del progresso sociale in linea con i tanti milioni che investiamo ogni anno nello sviluppo e nella cooperazione, ma deve essere al 100 per cento dalla parte della democrazia, al 100 per cento dalla parte del pluralismo e al 100 per cento dalla parte delle libertà fondamentali. Lunga vita a un Venezuela libero!
Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Signora Presidente, la povertà è terreno fertile per i leader totalitari che intendono proporsi come salvatori e difensori del loro popolo. In realtà, vogliono farlo soltanto a proprio vantaggio. All’inizio, Chávez non parlava di socialismo, ma soltanto del diritto a un mondo migliore. Con il passar del tempo, però, ha iniziato a parlare di socialismo. I suoi oppositori non sono stati invitati a collaborare e sono diventati suoi mortali nemici, quindi prigionieri politici. Dopodiché ha interferito con le libertà dei mezzi di comunicazione e quelli non disposti ad allinearsi sono stati definitivamente messi a tacere. Informazione unilaterale, difesa del leader, violazioni dei diritti umani, mancanza di libertà: tutto crea totalitarismo. Il caso di Manuel Rosales non è che una conferma di quanto sto dicendo.
Tra gli altri leader che giocano lo stesso gioco di Chávez vi sono gli eredi di Castro, Lukashenko e compagnia. Vorrei ringraziare tutti i colleghi del Parlamento europeo per aver trasmesso un chiaro segnale al mondo intero con i nostri giovedì pomeriggio delle sessioni plenarie quanto al fatto che il Parlamento europeo non tollererà mai violazioni dei diritti umani in alcuna parte del mondo.
Signora Presidente, vorrei infine ringraziare lei personalmente per aver presieduto le nostre riunioni del Parlamento europeo, nonché per la sua collaborazione e personale amicizia.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Signora Presidente, l’attuale mandato del Parlamento europeo volge al termine ed è giunto il momento dei bilanci. Possiamo dire obiettivamente che abbiamo svolto un lavoro notevole e tra i risultati di tale lavoro vi è un chiaro impegno a salvaguardare i diritti umani con tutto ciò che ne consegue. Lo vediamo soprattutto nei paesi terzi. Siamo in grado di formulare analisi molto accurate, come stiamo facendo oggi, della situazione in Iran, Madagascar e Venezuela. Siamo in grado di adottare risoluzioni appropriate che abbiano pubblicamente effetto, risoluzioni che non sempre portano ai risultati auspicati, ma è innegabile che lavoriamo lontani dai paesi e dalle società che presentano questi problemi e la nostra capacità di comunicare, attuare, trasmettere le nostre idee non è sempre ottimale.
Onorevoli colleghi, la situazione è peggiore per la democrazia e la tutela dei diritti umani nell’Unione europea. Sgradevole e imbarazzante ammetterlo. Oggi milioni di persone lavorano illegalmente. Che ne è stato dei diritti umani? Il traffico di donne e minori è fiorente. Dove sono i diritti umani nell’Unione? Come li proteggiamo? Perché non siamo efficaci?
Va anche detto che uno spiacevole incidente è avvenuto anche in quest’Aula quando abbiamo dimostrato per un referendum e il presidente Pöttering ha chiamato la sicurezza: una violazione dei diritti umani e del nostro diritto di dimostrare ed esprimere le nostre posizioni. Il risultato, a ogni modo, è complessivamente positivo e penso che dovremmo sicuramente proseguire questo genere di discussioni e interventi anche nella prossima legislatura.
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, mi richiamo al regolamento per formulare una dichiarazione personale. Questo è il mio intervento di commiato dal Parlamento europeo perché sono stato eletto per la prima volta un quarto di secolo fa e mio padre 30 anni fa. Parlo di Peter Beazley, membro del Parlamento europeo per il Bedfordshire e il North Hertfordshire.
Desidero ringraziare tutti i colleghi della Camera, specialmente il nostro presidente Hans-Gert Pöttering, con il quale ho avuto l’onore di garantire l’adesione dei conservatori britannici al gruppo PPE.
Desidero ricordare altresì i servizi di Lord Plumb, Henry Plumb, in veste di presidente di questo Parlamento, i commissari britannici di ogni schieramento, Roy Jenkins (presidente), Arthur Cockfield, Chris Patton, il primo ministro Ted Heath e Winston Churchill, tutti veri europei.
Il leader del mio partito, l’onorevole Cameron, ha commesso un grave errore. E’ in errore perché pensa che diventare antieuropeo nella Camera dei comuni gli garantirà la carica di primo ministro del mio paese. Io, conservatore britannico, mi riservo il diritto di obiettare. Questa è la mia ultima parola. Vi sono britannici conservatori, socialisti e liberali. Siamo europei. Resteremo con i nostri partner e alleati e se il leader del mio partito pensa di poter liquidare 30 anni di lavoro degli europeisti conservatori britannici, si sbaglia!
(L’Assemblea, in piedi, applaude lungamente)
Leonard Orban, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, la Commissione segue da vicino la situazione in Venezuela con preoccupazione, è al corrente del caso di Manuel Rosales e al quale è stato concesso asilo politico in Perù dopo essere stato accusato di corruzione in Venezuela. ha preso atto della spiegazione fornita dal presidente del partito di Rosales, secondo cui egli si sia nascosto per proteggersi.
La Commissione ritiene che la richiesta di asilo formulata da Manuel Rosales, accettata dal governo peruviano, sia una questione bilaterale e non spetti alla Commissione pronunciarsi sui meriti di tale richiesta.
Siamo altresì al corrente del fatto che di recente le istituzioni giudiziarie hanno avviato alcuni procedimenti contro leader dell’opposizione in Venezuela. Sappiamo che alcuni ambienti della società venezuelana hanno criticato la proliferazione di misure che, a loro parere, incidono negativamente sul diritto alla libertà di espressione e la libertà di esercizio dei diritti politici. Questi stessi ambienti ritengono che il governo stia dando prova di un atteggiamento di intolleranza nei confronti delle critiche. Siamo consapevoli di tali circostanze e seguiamo da vicino la situazione politica nel paese.
Vorrei sottolineare l’importanza che l’Unione europea attribuisce alla libertà di espressione e opinione, diritto umano fondamentale e chiave di volta della democrazia e dello Stato di diritto. Speriamo che le istituzioni democratiche del Venezuela rispettino lo Stato di diritto e preservino la democrazia nel paese rispettando nel contempo l’obbligo derivante dagli accordi internazionali da esso sottoscritti e ratificati, tra cui la convenzione americana sui diritti umani e, specificamente, le disposizioni in materia di diritti politici contenute nell’articolo 23.
Desidero assicurare al Parlamento che la Commissione continuerà a seguire gli sviluppi in Venezuela con estrema attenzione. L’impegno profuso dalla Commissione per sostenere e rafforzare la democrazia, nonché la protezione e la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, continuerà a riflettersi nelle nostre politiche di cooperazione e nelle nostre relazioni con il paese.
Presidente. – L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.
(Per i risultati dettagliati della votazione: vedasi processo verbale)
14.1. Iran: il caso di Roxana Saberi
- Prima della votazione:
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, la mia proposta consiste nel sostituire le parole “autorità iraniane” all’inizio del paragrafo 3 con le parole “la Corte d’appello all’udienza del 12 maggio”. Il paragrafo 3 reciterebbe pertanto: “esorta la Corte d'appello all'udienza del 12 maggio 2009 a rilasciare Roxana Saberi ...”.
(Il Parlamento accoglie l’emendamento orale)
- Prima della votazione:
Marios Matsakis, autore. − (EN) Signora Presidente, dopo la presente proposta di risoluzione comune è stata concordata e presentata, è giunta notizia di un altro caso tristemente brutale di lapidazione a morte di un cittadino iraniano.
Abbiamo pertanto ritenuto appropriato aggiungere nel paragrafo 7 quanto segue: “in tale contesto insiste affinché le autorità della Repubblica islamica dell'Iran ad abolire con urgenza la pratica della lapidazione; condanna fermamente la recente esecuzione di Vali Azad ed esprime grande preoccupazione sulle pendenti esecuzioni di Mohammad Ali Navid Khamami e Ashraf Kalhori;”. Mi pare che ciò incontri l’approvazione dei rappresentanti degli altri gruppi.
(Il Parlamento accoglie l’emendamento orale)
14.2. Madagascar
- Prima della votazione:
Glyn Ford, autore. − (EN) Signora Presidente, in merito alla prossima votazione concernente il “Venezuela: il caso di Manuel Rosales”, il gruppo socialista ha ovviamente ritirato la firma dalla risoluzione di compromesso. Non abbiamo preso parte alla discussione e non parteciperemo al voto.
14.3. Venezuela: il caso di Manuel Rosales
- Dopo la votazione:
Presidente. – Grazie infinite. E’ stata una seduta molto intensa dal punto di vista emotivo non soltanto perché incentrata su questioni che riguardano i diritti umani, ma anche perché è la nostra ultima seduta. Grazie per la partecipazione.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Signora Presidente, mi consenta, a nome di tutti i membri del Parlamento europeo, nonché a nome dei servizi e degli assistenti parlamentari, di esprimerle i nostri più sentiti ringraziamenti, a lei personalmente, come anche all’ufficio di presidenza del Parlamento europeo e all’intera amministrazione, per aver presieduto egregiamente le discussioni, nonché per la valida collaborazione e la reciproca comprensione. Le auguriamo ulteriori successi, la rielezione al Parlamento europeo, grandi soddisfazioni nell’attività pubblica e felicità nella vita privata.
Presidente. – Grazie infinite. Anch’io vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutti coloro che collaborano con i servizi del Parlamento per il loro inestimabile lavoro.
15. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
16. Richiesta di revoca dell'immunità parlamentare: vedasi processo verbale
19. Dichiarazione di interessi finanziari: vedasi processo verbale
20. Trasmissione dei testi approvati nel corso della presente seduta: vedasi processo verbale
21. Dichiarazioni scritte che figurano nel registro (articolo 116 del regolamento): vedasi processo verbale
22. Calendario delle prossime sedute: vedasi processo verbale
23. Interruzione della sessione
Presidente. – Dichiaro interrotta la sessione del Parlamento europeo.
(La seduta termina alle 16.15)
ALLEGATO (Risposte scritte)
INTERROGAZIONI AL CONSIGLIO (La Presidenza in carica del Consiglio dell’Unione europea è la sola responsabile di queste risposte)
Interrogazione n. 8 dell’on. McGuinness (H-0221/09)
Oggetto: Settore lattiero-caseario
È consapevole il Consiglio dei gravi problemi economici cui è confrontato il settore lattiero-caseario UE e in caso affermativo perché non sono state prese con urgenza ulteriori iniziative per affrontare i problemi esistenti?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
Il Consiglio condivide le preoccupazioni dell’onorevole deputato sulla difficile situazione del mercato del latte. Dopo un periodo senza precedenti con prezzi record per latte e prodotti caseari, nel 2007 e nella fase iniziale del 2008, i produttori europei affrontano ora mercati deboli e incerti caratterizzati da una brusca caduta su scala globale dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari.
Nel corso della seduta del Consiglio del 23 marzo, si è tenuto un intenso scambio di opinioni sulla difficile situazione del mercato lattiero-caseario ed è stata presa nota di un documento presentato e sostenuto da numerose delegazioni.
Il quadro giuridico che regolamenta il mercato dei prodotti lattiero-caseari è mutato considerevolmente negli ultimi due anni, dopo l’adozione da parte del Consiglio del “mini-pacchetto latte” a settembre del 2007. Dal 1° aprile 2008 le quote latte nazionali sono aumentate del 2 per cento e a gennaio 2009 è stato adottato il pacchetto “valutazione dello stato di salute”.
Il nuovo quadro giuridico mira alla competitività a lungo termine dei produttori europei. Gli effetti a breve temine sul mercato devono essere controbilanciati da strumenti esistenti nell’ambito delle misure di sostegno al mercato.
A tale proposito l’onorevole deputato è sicuramente a conoscenza del fatto che la Commissione ha già adottato delle misure di sostegno al mercato, inclusi la reintroduzione di sussidi all’esportazione per tutti prodotti lattiero-caseari, l’introduzione di sostegni per i locali privati destinati all’immagazzinamento del burro e interventi mirati per burro e latte scremato in polvere. La Commissione informa regolarmente il Consiglio sulla situazione relativa al mercato del latte.
La Commissione deve sottoporre al Consiglio ulteriori proposte in materia. A tale proposito, la Commissione ha riferito di essere pronta a valutare la possibilità di espandere la gamma di prodotti lattiero-caseari cui è possibile offrire sostegno nell’ambito del regime per la distribuzione di latte nelle scuole. Ha anche affermato, tuttavia, di non essere pronta a riprendere nessun dibattito sul pacchetto “valutazione dello stato di salute”.
Interrogazione n. 9 dell’on. Kratsa-Tsagaropoulou (H-0223/09)
Oggetto: Stallo nei negoziati per la conclusione di un accordo di libero scambio tra l’UE e gli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG)
Dopo vent’anni di trattative l’UE e il Consiglio di cooperazione del Golfo non hanno ancora concluso un accordo di libero scambio e lo scorso dicembre gli Stati del CCG si sono unilateralmente ritirati dai negoziati.
Come intende il Consiglio rivitalizzare l’interesse degli Stati del Golfo ai negoziati per giungere a un accordo nel più breve tempo possibile? Quali particolari questioni sono pendenti e non consentono il raggiungimento dell’accordo? Come intende coinvolgere in maniera più dinamica gli Stati del Golfo al dibattito sulla riforma delle istituzioni economiche internazionali, in particolare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, dal momento che l’Arabia Saudita partecipa al G-20 e ha addirittura espresso interesse per la riforma di tali istituzioni? Di quali problematiche si occuperà il prossimo 19° consiglio congiunto e la riunione a livello di ministri tra l’UE e gli Stati del Golfo?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
La conclusione dei negoziati per un accordo di libero scambio con il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) rimane una priorità del Consiglio e lo è stata tanto per le presidenze precedenti quanto per l’attuale presidenza ceca. Le presidenze del Consiglio e la Commissione, che negozia gli accordi per conto dell’Unione europea, sono state in stretto contatto con il Consiglio di cooperazione del Golfo per portare avanti i negoziati. In occasione del 19° Consiglio congiunto e della riunione ministeriale UE-CCG svoltasi a Muscat il 29 aprile 2009, entrambe le parti hanno rivisto le recenti consultazioni su un accordo di libero scambio e hanno convenuto di continuare le consultazioni su tutte le rimanenti questioni al fine di riprendere i negoziati.
Le discussioni affrontate in seno alla riunione ministeriale hanno toccato questioni di interesse comune come il processo di pace in Medio Oriente, Iran e Iraq, nonché argomenti globali come la lotta al terrorismo e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa. Considerata l’importanza della crisi finanziaria mondiale, l’Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo hanno espresso la propria profonda preoccupazione per l’impatto della crisi sull’economia globale. Hanno accolto altresì i sei messaggi chiave e le raccomandazioni del vertice del G20 e hanno chiesto misure immediate e decisive per attuare tali decisioni e raccomandazioni al fine di restaurare la fiducia nei mercati globali e ridare stabilità a quelli f finanziari.
Interrogazione n. 14 dell’on. Czarnecki (H-0235/09)
Oggetto: Vertice USA-UE
Come valuta il Consiglio l’esito del vertice USA-UE nel quadro della lotta al protezionismo economico?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
In occasione dell’incontro informale fra capi di Stato e di governo dell’Unione europea con il presidente Obama tenutosi a Praga il 5 aprile 2009, sono stati affrontati tre argomenti, ovvero la situazione economica e finanziaria, il cambiamento climatico e la sicurezza energetica e le relazioni esterne (pace in Medio Oriente, Afghanistan, Pakistan e Iran). Per quanto attiene alla situazione economica e finanziaria, i capi di Stato e di governo hanno espresso la propria soddisfazione per i risultati ottenuti nel corso del vertice del G20 di Londra il 2 aprile, sottolineando al contempo l’importanza di attuare quanto prima le misure concordate nel corso dell’incontro. I capi di Stato e di governo hanno convenuto sulla necessità di contrastare qualunque forma di protezionismo e hanno espresso il proprio sostegno per una rapida conclusione del Ciclo di Doha. E’ stato altresì sottolineato il ruolo della cooperazione in seno al Consiglio economico transatlantico per mantenere aperti i flussi commerciali e di investimento.
Il Consiglio è soddisfatto che le discussioni informali con il presidente Obama si siano rivelate pienamente in linea con quanto concordato dal Consiglio europeo il 19 e il20 marzo relativamente all’azione internazionale pilota volta a promuovere un rapido ritorno ad una crescita economica sostenibile.
In particolare, per quanto riguarda la necessità di combattere il protezionismo economico, il Consiglio europeo ha convenuto di tenere i mercati aperti ed evitare qualunque forma di misura protezionistica (nessuna nuova barriera agli investimenti o al commercio e nessuna nuova restrizione all’esportazione), e di cercare di raggiungere rapidamente un accordo relativo alle modalità dell’agenda di Doha per lo sviluppo con un obiettivo ambizioso ed equilibrato.
Interrogazione n. 15 dell’on. Sinnott (H-0237/09)
Oggetto: Circostanze eccezionali
Mentre l’articolo 103 del trattato sull’Unione europea afferma che né la Comunità né gli Stati membri rispondono o si fanno carico degli impegni assunti dai governi centrali, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto specifico, l’articolo 100 stabilisce che, qualora uno Stato membro sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, a maggioranza qualificata, può concedere a determinate condizioni un’assistenza finanziaria comunitaria allo Stato membro interessato.
Ha il Consiglio valutato quali possano essere tali circostanze eccezionali e ne ha stilato una definizione? Prevede che, nell’attuale situazione economica, tali circostanze possano verificarsi per qualche Stato membro?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
Il secondo paragrafo dell’articolo 100 del trattato che istituisce la Comunità europea – che sembra essere quello cui si riferisce nella propria interrogazione l’onorevole deputato – non ha mai rappresentato la base giuridica per nessuna delle proposte esaminate dal Consiglio. Similarmente, il Consiglio non ha mai esaminato nessuna proposta ai sensi del secondo paragrafo dell’articolo 103 A del trattato CE così come integrato nel trattato di Maastricht, che rappresentava la disposizione corrispondente prima del paragrafo in questione.
Non esiste alcuna definizione di “circostanze eccezionali che sfuggono al controllo di uno Stato membro” e il Consiglio non ne ha mai discusso. Similarmente, il Consiglio non ha mai discusso la possibilità di invocare la clausola relativa alle “circostanze eccezionali” nel contesto dell’attuale crisi economica.
Il Consiglio è pronto a esaminare qualunque proposta della Commissione ai sensi del secondo paragrafo dell’articolo 100 del trattato CE, qualora quest’ultima ne presentasse. Conformemente al secondo paragrafo dell’articolo 114 del trattato CE, il comitato economico e finanziario contribuirebbe alla valutazione da parte del Consiglio di qualunque proposta della Commissione ai sensi del secondo paragrafo dell’articolo 100.
Il Consiglio rammenta i termini della dichiarazione relativa all’articolo 100 del trattato che istituisce la Comunità europea, allegata al trattato di Nizza. Secondo tale dichiarazione, “le decisioni in materia di assistenza finanziaria previste all’articolo 100 e rispondenti al principio del ‘non salvataggio finanziario’ (‘no bail-out’) sancito all’articolo 103 devono essere conformi” alle prospettive finanziarie e alle disposizioni dell’accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio.
Interrogazione n. 16 dell’on. Vakalis (H-0239/09)
Oggetto: Politica dell’UE relativa ai terremoti - misure adottate dal Consiglio in seguito al recente terremoto catastrofico in Italia
Nel novembre 2007, il Parlamento ha approvato una risoluzione (P6_TA(2007)0507) sulla gestione integrata dei terremoti da parte dell’UE (prevenzione, reazione e ripristino) in cui invitava ad adottare misure concrete in materia di protezione civile, rafforzamento degli edifici (con particolare enfasi per gli edifici di importanza storica e culturale), finanziamento, ricerca, informazione del pubblico, ecc.
Come ha risposto il Consiglio alla succitata risoluzione? Quali misure ha adottato a tutt’oggi e quali iniziative intende adottare per realizzare le sue proposte? Ha reagito immediatamente dinanzi al recente terremoto micidiale in Italia e come? E’ stato attivato il meccanismo di risposta dell’UE alle catastrofi naturali? Sono state avviate misure comunitarie di ripristino a livello politico e finanziario?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
Il Consiglio è a conoscenza della risoluzione del Parlamento europeo sulla gestione integrata dei terremoti da parte dell’Unione europea. Il 5 marzo 2007 aveva già adottato una decisone che istituiva uno strumento finanziario per la protezione civile volto a fornire aiuti finanziari per migliorare l’efficacia della risposta alle calamità e a rafforzare misure preventive e di precauzione per qualunque tipo di emergenza. A seguito della risoluzione, l’8 novembre 2007 il Consiglio ha adottato una nuova decisione che istituisce un meccanismo comunitario di protezione civile volto a fornire sostegno in caso di calamità e a favorire un migliore coordinamento degli interventi di assistenza forniti dagli Stati membri e dalla Comunità. Nel novembre 2008, inoltre, il Consiglio ha adottato conclusioni che invitavano al rafforzamento dell’assistenza reciproca da parte della protezione civile degli Stati membri e alla creazione di un sistema europeo di formazione per la gestione delle calamità naturali. La presidenza ritiene che tali elementi e iniziative miglioreranno significativamente le risorse tecniche e finanziarie a disposizione per una migliore valutazione delle necessità, interventi congiunti da parte dei gruppi di protezione civile degli Stati membri e il relativo trasporto e coordinamento.
A seguito del terremoto che ha colpito l’Abruzzo, il 6 aprile 2009, la presidenza desidera esprimere le proprie condoglianze ai familiari di chi vi ha perso la vita e ringraziare tutti coloro che per primi hanno agito in risposta a tale calamità, i professionisti e i volontari che hanno lavorato senza sosta ed hanno rischiato la propria vita per l’intera durata della campagna al fine di salvare vite umane e limitare i danni alle proprietà e all’ambiente.
Il 10 aprile 2009 la protezione civile italiana, attraverso il centro di monitoraggio e informazione (CMI) istituito in base al meccanismo comunitario di protezione civile, ha richiesto il supporto di esperti tecnici per valutare la stabilità degli edifici. A seguito di detta richiesta, il 18 aprile, sei esperti tecnici hanno iniziato la propria valutazione della situazione. Poiché il CMI è stato istituito ed è gestito dalla Commissione, il Consiglio invita l’onorevole deputato a presentare eventuali ulteriori interrogazioni a tale istituzione.
Concludendo, vorrei far notare che spetta alla Commissione decidere se è possibile fornire assistenza attraverso il Fondo di solidarietà dell’Unione europea che viene mobilitato in caso di calamità naturali come i terremoti.
Interrogazione n. 17 dell’on. Pafilis (H-0243/09)
Oggetto: Misure volte ad impedire le manifestazioni antimperialiste e pacifiste a Strasburgo
Il 3 e 4 aprile, durante il Vertice della NATO a Strasburgo, le autorità francesi hanno impedito con tutti i mezzi possibili le manifestazioni programmate dalle organizzazioni pacifiste di tutta Europa, terrorizzando gli abitanti della città affinché non vi partecipassero mentre, in collaborazione con le autorità tedesche, hanno proibito l’accesso alla città a migliaia di manifestanti per la pace. Le autorità hanno trasformato il centro di Strasburgo in una zona vietata alla circolazione con numerosi posti di blocco di polizia. E’ un fatto indicativo che a uno di questi posti di blocco, e lontano dalla zona delle manifestazioni, i poliziotti abbiano fermato come sospetto anche l’interrogante, il quale – benché abbia declinato le proprie generalità ed abbia mostrato il lasciapassare del Parlamento europeo e il passaporto diplomatico – è stato trattenuto “per controllo” per più di mezz’ora!
Come giudica il Consiglio il comportamento delle autorità francesi e tedesche che viola brutalmente il diritto del movimento pacifista di manifestare la sua opposizione ai progetti aggressivi della NATO a detrimento dei popoli? Ha il Consiglio partecipato alla pianificazione e all’attuazione di queste misure di repressione? In caso affermativo, quale ruolo ha svolto?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
Il Consiglio conferma che le autorità francesi e tedesche hanno notificato in anticipo ai partner europei e alla Commissione che per alcuni giorni sarebbero stati reintrodotti controlli alle frontiere interne per motivi di sicurezza legati all’organizzazione del vertice della NATO, conformemente alle disposizioni di cui al titolo III, capo II del codice frontiere Schengen(1).
Il Consiglio non ha altrimenti discusso le tematiche sollevate dall’onorevole deputato.
Regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2006, che istituisce un codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen), GU L 105 del 13.04.2006, pag. 1.
Interrogazione n. 18 dell’on. Toussas (H-0246/09)
Oggetto: Inaccettabile legislazione anticomunista in Lituania
Recentemente, nel villaggio lituano di Svirplyay, è stata trovata una riproduzione dell’effigie dello storico leader della rivoluzione d’ottobre, Vladimir Ilyich Lenin. La polizia ha immediatamente avviato un’indagine diretta a perseguire gli “esecutori”, accusati di aver “pubblicamente esibito i simboli del comunismo”. Questa misura è stata adottata in virtù della famigerata legge anticomunista di cui ci si è serviti per mettere al bando il partito comunista fin dal 1991 e per vietare l’uso dei simboli sovietici e comunisti nel 2008.
Queste azioni derivano da, e fomentano, l’isteria anticomunista, nella cui diffusione l’UE svolge un ruolo portante, caratterizzato dai tentativi storicamente falliti di equiparare fascismo e comunismo, dalla criminalizzazione dell’ideologia e dell’operato dei partiti comunisti e dalla proibizione dell’utilizzo dei loro simboli. La storia ha dimostrato che l’anticomunismo e la persecuzione dei comunisti sono sempre stati i precursori dell’aggressione generalizzata ai lavoratori, alla democrazia e alle libertà del popolo.
Può il Consiglio far sapere se condanna la crescente campagna anticomunista e l’esistenza stessa di questa inaccettabile legislazione anticomunista che attenta alla libera circolazione delle idee e impedisce un’aperta attività politica in Lituania e anche in altri Stati membri dell’UE?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
Il Consiglio non ha discusso tale argomento in quanto di competenza dello Stato membro in questione.
Interrogazione n. 19 dell’on. Marusya Ivanova Lyubcheva (H-0249/09)
Oggetto: Pirateria in mare
Nel corso degli ultimi mesi abbiamo assistito a un’intensa attività di pirateria in mare e a diversi casi di navi sequestrate. Al momento sedici cittadini bulgari sono tenuti in ostaggio e la loro ubicazione è ignota.
Vista la risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2008 sulla pirateria in mare (P6_TA(2008)0519 - B6-0537/2008) e i recenti dibattiti sul terzo pacchetto sulla sicurezza marittima, può il Consiglio illustrare quali misure ha previsto per migliorare la cooperazione nell’ambito della sicurezza della navigazione marittima e per assicurare la liberazione dei cittadini europei sequestrati? Giacché 22 degli Stati membri dell’UE sono rivieraschi, può il Consiglio far sapere se prevede un consolidamento delle misure comuni volte a contrastare questa forma di terrorismo marittimo?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
La questione della pirateria al largo delle coste somale e all’interno del golfo di Aden desta notevoli preoccupazioni ed è stata sollevata in Consiglio in diverse occasioni, la più recente delle quali il 30 marzo, quando si è convenuto sulla necessità di attuare tutte le misure possibili per rendere sicura quest’importante area marittima per le flotte mercantili e le imbarcazioni che trasportano aiuti umanitari.
La lotta alla pirateria è stata ampiamente discussa anche in seno al comitato per la sicurezza marittima dell’Organizzazione marittima internazionale.
A seguito dell’adozione della risoluzione 1816 (2008) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’8 dicembre 2008 il Consiglio ha deciso di lanciare un’operazione marittima dell’Unione europea (Atalanta) per contribuire alla deterrenza, prevenzione e repressione di atti di pirateria e rapina a mano armata al largo delle coste somale. Lo scopo di tale operazione è contribuire alla sicurezza del traffico marittimo nella zona.
L’operazione rientra in un più ampio impegno da parte della comunità internazionale che coinvolge un insieme di paesi colpiti dalla pirateria e la comunità marittima. Il quartier generale delle operazioni ha stabilito le strutture e le procedure necessarie a garantire il massimo coordinamento con altri attori in regione e con i rappresentanti dell’industria marittima.
Interrogazione n. 20 dell’on. Andrikienė (H-0250/09)
Oggetto: Cooperazione nel settore dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali o intenzionali
Nel formulare e attuare le risposte dell’Unione europea al problema dello scarico in mare di armi chimiche, che valutazione dà e che uso fa il Consiglio dei documenti e degli accordi internazionali vigenti, tra cui la Convenzione di Londra del 1972 e il suo Protocollo del 1996 sul divieto di smaltimento di agenti chimici e biologici, la Convenzione sulle armi chimiche, la Convenzione per la protezione dell’ambiente marino dell’Atlantico nordorientale (convenzione OSPAR), il lavoro della Commissione di Helsinki e la decisione n. 2850/2000/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (articolo 2, lettera b)) che istituisce un quadro comunitario di cooperazione nel settore dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali o intenzionali(1)?
In che modo il Consiglio potrebbe sostenere la promozione di attività in cooperazione con i governi, le pertinenti organizzazioni internazionali e i partner interessati al fine di migliorare le loro capacità di risposta in caso di scarico in mare di armi chimiche in varie parti del mondo, nonché sostenere le risposte nazionali e internazionali a tali eventi?
In che modo promuoverà la cooperazione fra gli Stati del Mar Baltico nello scambio e ulteriore acquisizione di esperienze nell’affrontare il problema dello scarico di armi chimiche nel Mar Baltico?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
La Comunità e gli Stati membri sono parti attive della maggior parte dei principali accordi e convenzioni relativi ai mari locali d’Europa, come la convenzione di Helsinki del 1992 per la protezione del Mar Baltico, l’Accordo di Bonn del 1983 per la protezione del Mare del Nord, la convenzione di Barcellona del 1976 per la protezione del Mar Mediterraneo e la convenzione per la protezione dell’ambiente marino dell’Atlantico nordorientale del 1992 (convenzione OSPAR).
A livello comunitario, il quadro per la cooperazione nel settore dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali o intenzionali stabilito dal Parlamento europeo e dal Consiglio per il periodo 2000-2006 ha sostenuto gli Stati membri nei loro sforzi di proteggere l’ambiente marino. Il quadro riguardava in particolar modo lo scarico di sostanze nocive nei mari, incluse sostanze legate alla presenza di materiale scaricato in mare, come le munizioni.
In tale contesto è stato creato un sistema comunitario di informazione, ospitato dalla Commissione, al fine di permettere agli Stati membri di scambiarsi informazioni sulle capacità di intervento e sulle misure in atto in caso di inquinamento marino.
Nell’ottobre 2001, il Consiglio ha istituito un meccanismo comunitario di protezione civile al fine di migliorare il coordinamento dell’assistenza fornita dagli Stati membri e dalla Comunità e per mobilitare tali aiuti qualora si verifichino, inter alia, incidenti che comportino un inquinamento marino. Il meccanismo comunitario di protezione civile è stato rifuso dalla decisione del Consiglio l’8 novembre 2007.
In questo particolare settore, bisognerebbe ricordare il ruolo svolto dall’Agenzia europea per la sicurezza marittima, stabilita dal regolamento (CE) n. 1406/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2002. Per ridurre i rischi di qualsiasi tipo di inquinamento marino da parte delle imbarcazioni, incluso lo scarico in mare di armi chimiche, l’agenzia fornisce assistenza tecnica alla Commissione e agli Stati membri in merito a attuazione, monitoraggio, sviluppo ed evoluzione della normativa comunitaria e della legislazione internazionale pertinenti.
La presidenza vorrebbe ricordare che il Consiglio, nelle proprie conclusioni sulla politica marittima integrata del dicembre 2008, ha accolto con favore i progressi compiuti nella stesura di una bozza di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio(2)sull’inquinamento provocato dalle navi e sull’introduzione di sanzioni in caso di infrazioni, attualmente all’esame del Consiglio.
Il Consiglio ha inoltre incoraggiato gli Stati membri ad avviare i lavori necessari all’attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, adottata nel 2008, che stabilisce i limiti entro cui gli Stati membri dovranno intraprendere le misure necessarie a raggiungere o mantenere un buono stato ecologico nell’ambiente marino entro e non oltre il 2020.
Per quanto attiene alla questione specifica sollevata dall’onorevole deputato relativamente alla cooperazione fra gli Stati del Mar Baltico, nel dicembre 2007 il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a presentare entro e non oltre il giugno 2009 una strategia comunitaria per questa regione. Tale documento dovrebbe, fra l’altro, contribuire a far fronte alle urgenti sfide ambientali legate al Mar Baltico. Nelle proprie conclusioni dell’8 dicembre 2008, il Consiglio ha ribadito l’importanza che la futura strategia per il Mar Baltico riveste per la politica marittima integrata europea.
Interrogazione n. 21 dell’on. Rumiana Jeleva (H-0253/09)
Oggetto: Consiglio di Associazione UE-Egitto: l’Egitto non ottempera al Piano d’azione UE-Egitto continuando a trasmettere la TV Al-Manar in Europa
La trasmissione in Europa da parte dell’emittente satellitare egiziano Nilesat del canale televisivo “Al-Manar TV” posto fuori legge per terrorismo, continua a costituire una violazione diretta del Piano d’azione UE-Egitto e costituisce una minaccia per la sicurezza europea.
Il Consiglio ha effettuato passi per sollevare la questione delle trasmissioni di “Al-Manar TV” in Europa attraverso Nilesat nel corso della riunione del Consiglio di Associazione UE-Egitto del 27 aprile 2009? In caso contrario, quando intende il Consiglio sollevare con l’Egitto questa violazione del Piano d’azione UE-Egitto?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
Il Consiglio comprende le preoccupazioni dell’onorevole deputato circa la possibilità che parte del materiale trasmesso dalla rete televisiva Al-Manar possa essere ricondotta a una forma di incitamento all’odio.
Il Consiglio ha espresso tali preoccupazioni nelle proprie dichiarazioni relative al Consiglio di Associazione UE-Egitto del 27 aprile 2009, affermando che l’Unione europea incoraggia l’Egitto a continuare a perseguire il proprio impegno nel contrastare qualunque tipo di discriminazione e promuovere la tolleranza in materia di cultura, religione, convinzioni personali e minoranze. In considerazione di ciò, l’Unione è preoccupata dai contenuti discriminatori di alcuni programmi del canale televisivo Al-Manar trasmesse dal satellite egiziano Nilesat. L’Unione europea condanna ogni forma di patrocinio a odi nazionalistici, razziali o religiosi che costituisca un incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza.
L’Unione europea ha altresì espresso le proprie preoccupazioni nel corso dell’incontro tecnico UE-Egitto sulla lotta al terrorismo, che si è volto a Bruxelles il 31 marzo. La controparte egiziana ha preso nota della questione.
Il Consiglio ritiene che il dialogo con l’Egitto, attraverso la struttura istituzionale dei sottocomitati e il dialogo politico, costituisca il modo più efficace per invitare il governo egiziano a progredire nel settore dei diritti dell’uomo. Anche il sottocomitato per le questioni politiche relative all’Egitto, il cui secondo incontro è previsto per il 7 luglio, potrebbe sollevare questioni legate alla lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza, quali l’attuazione di un piano d’azione congiunto UE-Egitto volto a rafforzare il ruolo dei media nella lotta alla xenofobia e alla discriminazione per motivi religiosi o culturali e incoraggiare i media ad assumersi le proprie responsabilità al riguardo.
Il Consiglio continuerà a prestare particolare attenzione alla questione e si riserva di sollevarla in altre occasioni nell’ambito del regolare dialogo politico dell’Unione europea con l’Egitto.
Interrogazione n. 22 dell’on. Alvaro (H-0255/09)
Oggetto: Libertà di espressione e la Legge ceca che limita la libertà della stampa
Una legge senza precedenti, che limita la libera espressione e la libertà della stampa è stata recentemente adottata nella Repubblica ceca. Si tratta della Legge ceca del 5 febbraio 2009, che modifica la legge n. 141/1961 Coll. sui procedimenti penali (Codice penale), e prevede fino a cinque anni di prigione e una forte ammenda fino a 180.000 euro per la pubblicazione di qualsiasi resoconto di intercettazioni da parte della polizia.
E’ il Consiglio al corrente di precedenti in altri Stati membri dell’Unione europea a tale Legge ceca di recente adozione?
Concorda il Consiglio che la Legge ceca recentemente approvata è in chiara contraddizione con la sentenza della Corte europea dei diritti umani, del 19 marzo 2007, nella causa Radio Twist v. Slovacchia, che stabilisce che la pubblicazione di registrazioni intercettate dalla polizia, per motivi d’interesse pubblico, prevale sul diritto alla protezione della privacy?
Ritiene il Consiglio che la menzionata Legge ceca rispetti i principi basilari di espressione e libertà contenuti nella Carta dei diritti fondamentali e all’Art.6 del trattato UE, su cui si fonda l’Unione europea?
(EN) La presente risposta, elaborata dalla presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2009 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.
Il Consiglio reputa che la libertà di espressione sia un diritto fondamentale, come riconosciuto dall’articolo 6, paragrafo 2 del trattato sull’Unione europea e ribadito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Gli stati membri sono tenuti a rispondere di eventuali restrizioni all’esercizio della libertà di espressione davanti alla corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Il Consiglio non può assumere una posizione sulla questione sollevata dall’onorevole deputato, in quanto riguarda una problematica interna allo Stato membro interessato.
La presidenza può solamente informare che, a tale proposito, nell’aprile 2009 è stata presentata una denuncia alla corte costituzionale ceca.
INTERROGAZIONI ALLA COMMISSIONE
Interrogazione n. 35 dell’on. Paleckis (H-0220/09)
Oggetto: Partenariato UE-Russia nel settore trasporti
Attualmente è in corso di elaborazione una strategia per la regione del mar Baltico che attribuisce un ruolo importante alla politica della dimensione settentrionale. Essa rispecchia l’aspetto regionale della cooperazione tra Unione europea e Russia, Norvegia e Islanda. La Federazione russa è uno dei maggiori partner in materia di logistica e trasporti nell’ottica della dimensione settentrionale. Tuttavia, la Russia sembra titubante a collaborare con il settore dei trasporti dell’Unione europea, come dimostrano le imposte, a carico, dal mese di marzo, dei trasportatori su strada dell’Unione europea. Le conseguenze sono pesanti, in particolare per le imprese di trasporti degli Stati membri dell’Unione europea che si trovano al confine con la Russia.
Qual è la posizione della Commissione in materia? Come intende promuovere la cooperazione con la Russia in tutti i settori dei trasporti, in particolar modo riguardo al partenariato della dimensione settentrionale in materia di trasporti e logistica? Cosa fa la Commissione per incoraggiare la Russia a rinunciare alla sua politica protezionista nel settore trasporti?
(EN) Come richiesto dal Consiglio europeo, la Commissione sta elaborando una strategia europea per la regione del Mar Baltico. Alcuni elementi della strategia e in particolar modo il relativo piano d’azione, richiederanno la cooperazione con partner esterni, quali la Federazione russa. La politica della dimensione settentrionale e le strutture della stessa, in particolar modo i partenariati attuali e futuri, rappresenteranno ottimi schemi per il raggiungimento della cooperazione prevista.
La dimensione settentrionale è una politica comune a Unione europea, Russia, Norvegia e Islanda e riflette a livello locale i quattro spazi comuni concordati tra Unione europea e Russia. E’ chiaro che la questione relativa a trasporti e logistica sia un elemento importante della cooperazione.
Nel corso dell’incontro ministeriale della dimensione settentrionale che si è svolto lo scorso ottobre a San Pietroburgo si è deciso di stabilire un partenariato della dimensione settentrionale per i trasporti e la logistica. Si stanno ancora cercando di risolvere le poche pendenze rimaste al fine di rendere il partenariato pienamente operativo dal 1° gennaio 2010. Esso svolgerà un ruolo fondamentale nell’affrontare vari punti spinosi legati a trasporti e logistica nonché nel favorire progetti chiave per lo sviluppo di infrastrutture che vedono l’accordo di tutti i partner.
Preoccupa ancora l’imposizione da parte della Russia di una nuova imposta per i trasportatori su strada, in vigore dal 1° febbraio 2009. La Commissione ha caldamente invitato la Russia a rimuovere tali tariffe discriminatorie, che assicurano ai vettori russi vantaggi scorretti in un mercato che dovrebbe essere giusto ed equilibrato. Su questa premessa, l’accordo sulla necessità di rivitalizzare il dialogo UE-Russia in materia di trasporti e la discussione sull’argomento tra il commissario responsabile per i trasporti e il ministro russo dei Trasporti Levitin a febbraio sono due passi nella giusta direzione. La Commissione è attualmente in contatto con la Russia per dare una nuova spinta al dialogo sui trasporti e organizzare un incontro dei gruppi di lavoro operanti in tutti i settori di comune interesse. La Commissione cercherà ancora di bloccare l’attuazione del regime tariffario e di evitare che sorgano nuove barriere nei nostri rapporti commerciali e nei trasporti.
La Commissione è determinata a perseguire una cooperazione costruttiva con la Russia anche nel settore dei trasporti e della logistica e il dialogo bilaterale in materia di trasporti e il partenariato della dimensione settentrionale saranno due importanti strumenti a tale riguardo.
Interrogazione n. 36 dell’on. Ryan (H-0230/09)
Oggetto: Diritti dei passeggeri nel trasporto aereo
Uno studio recentemente pubblicato in Irlanda ha rilevato che solo il 5% dei cittadini irlandesi conosce i propri diritti quando viaggia in aereo.
Può la Commissione far sapere quali iniziative ha previsto per assicurare che i passeggeri aerei europei siano pienamente protetti e consapevoli dei propri diritti?
(FR) Da anni la Commissione è impegnata in diverse iniziative e azioni volte a informare i passeggeri sui diritti di cui godono in base alla legislazione comunitaria e ad assicurarne il rispetto effettivo.
Anzitutto, nel 2007 la Commissione ha distribuito su ampia scala nuovi manifesti e brochure, disponibili in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea. Grazie all’Airports Council International (ACI), il manifesto della Commissione – che presenta una panoramica dei diversi diritti di cui godono i passeggeri – è ora presente nella maggior parte degli aeroporti europei. Manifesti e brochure sono gratuiti e possono anche essere ordinati via Internet sul sito web della Commissione.
Attraverso il “Contact Center Europe Direct” i passeggeri possono ricevere le informazioni di cui necessitano anche al telefono, per e-mail o via “chat”. Questo centro informazioni, finanziato dalla Commissione, risponde alle richieste di informazioni in tutte le lingue ufficiali dell’Unione.
Il commissario responsabile per i trasporti ha attivato, nel novembre 2008, un nuovo punto di contatto, accessibile dal suo sito web e da quello della DG TREN(1), dove i passeggeri possono formulare le loro richieste di informazioni su tutte le normative comunitarie relative ai loro diritti. Le risposte vengono fornite in tempi molto brevi attraverso il servizio Europe Direct.
In secondo luogo, la Commissione ha verificato che un’ampia maggioranza delle autorità nazionali competenti ha istituito siti web che forniscono, nella lingua nazionale, informazioni sul regolamento n. 261/2004, che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato, e sul regolamento (CE) n. 1107/2006, relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo.
Le autorità nazionali competenti effettuano altresì dei controlli per verificare che le compagnie adempiano al dovere di fornire informazioni scritte ai passeggeri, direttamente all’atto della registrazione e, in caso di incidente, ai sensi del regolamento n. 261/2004.
Nel 2008, infine, all’entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1107/2006 relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo, la Commissione ha preparato e distribuito un video quale strumento di comunicazione in tutti gli aeroporti membri dell’ACI. Il regolamento (CE) n. 1107/2006 e la sua attuazione vengono regolarmente discussi nel corso delle riunioni del gruppo di alto livello, cui partecipano i rappresentanti della società civile europea più direttamente coinvolti.
Tra il 2000 e il 2008 gli armatori greci hanno percepito 226 822 254,98 euro a titolo di aiuti al cabotaggio marittimo nelle isole servite con “linee deficitarie”. Gli aiuti hanno registrato un incremento tanto repentino in seguito all’attuazione della legge 2932/2001, emanata dal governo del Pasok, in applicazione del regolamento (CEE) n. 3577/92(1). Nel 2003, anno in cui la legge è entrata in vigore, gli aiuti sono passati dai 12 milioni di euro del 2002 a ben 25 180 000 euro. Lo scandalo degli aiuti concessi agli armatori sulle spalle della popolazione greca prosegue anche con l’attuale governo ND, che nel solo periodo 2008-2009 ha erogato agli armatori sovvenzioni per oltre 100 milioni di euro, corrispondenti a un beneficio di 267 315,41 euro per collegamento. Nello stesso tempo i prezzi dei biglietti hanno registrato un rincaro del 376%.
Quale posizione assume la Commissione rispetto alle denunce debitamente documentate sopra esposte in merito al filone degli aiuti forniti agli armatori con il pretesto delle linee deficitarie? Per quali ragioni non pubblica una relazione definitiva relativa alle comunicazioni di cabotaggio negli Stati membri dell’Unione europea?
(FR) Ai sensi del regolamento (CEE) n. 3577/92 del Consiglio (cabotaggio marittimo) è possibile concludere contratti di servizio pubblico qualora il mercato non fornisca un servizio di trasporto marittimo adeguato verso le isole. Gli Stati membri dispongono di un margine molto ampio per quanto attiene alla valutazione dell’“adeguatezza” del servizio.
Come controvalore per i servizi forniti, gli Stati membri concedono all’armatore una compensazione finanziaria per il servizio pubblico prestato, la quale non può superare l’importo necessario a coprire i costi del servizio, tenendo conto delle entrate degli operatori e di un ragionevole profitto.
Gli Stati membri non sono tenuti a notificare alla Commissione né i contratti di servizio pubblico conclusi, né le relative compensazioni. Per tale ragione la Commissione non dispone di dati dettagliati sugli importi concessi agli armatori in seno agli Stati membri. La Commissione segnala, tuttavia, che tali compensazioni sono concesse da tutti gli Stati membri che abbiano isole e facciano ricorso a questo genere di contratti di servizio pubblico.
L’onorevole deputato lascia intendere che alcune rotte proficue verrebbero considerate come non redditizie per giustificare la concessione di compensazioni. Se le cose stanno effettivamente in questi termini, la Commissione ritiene che le rotte in questione dovrebbero essere soggette a un regime puramente commerciale. La Commissione sarebbe estremamente riconoscente all’onorevole deputato se potesse fornire informazioni dettagliate sulle rotte in questione.
Per quanto attiene la relazione sulle comunicazioni di cabotaggio, infine, è in atto una consultazione con le autorità marittime nazionali e con le altre parti interessate volta a raccogliere le informazioni necessarie a valutare il funzionamento del cabotaggio marittimo e gli effetti della sua liberalizzazione. La relazione cui si riferisce l’onorevole deputato dovrebbe essere pubblicata entro l’anno.
Interrogazione n. 38 dell’on. Mitchell (H-0208/09)
Oggetto: Posti di lavoro per “colletti verdi”
Nel contesto sia della ripresa economica che del cambiamento climatico si è molto discusso e si è promossa l’idea di posti di lavoro per “colletti verdi” come parte della soluzione per entrambe queste sfide.
In qual modo il Commissario per l’energia opera in coordinamento con il Commissario per l’occupazione per far sì che tutti questi discorsi divengano realtà piuttosto che mera retorica?
(EN) La Commissione riconosce l’importanza di passare a un’economia che abbia basse emissioni di carbonio e sia efficiente nell’uso delle risorse(1). I progressi compiuti verso questo cambiamento strutturale dipenderanno principalmente dallo sviluppo di nuove politiche aggiornate e coordinate in diversi settori, dal ritmo di attuazione delle politiche esistenti, incluse quelle volte a ridurre le emissioni di biossido di carbonio negli Stati membri, dalla rapidità con cui matureranno mercati e tecnologie e dal grado di ricettività dei cambiamenti nei mercati del lavoro.
Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, adattarsi ad esso e raccogliere altre sfide ambientali, sono necessari un approccio strategico comprensivo ed un’azione coordinata da parte dei legislatori coinvolti in diversi settori oltre all’energia e all’occupazione (come ambiente, industria, ricerca e sviluppo, trasporti e istruzione). Per quanto riguarda l’adattamento, la Commissione ha recentemente indicato gli elementi necessari a un’azione coordinata in diversi settori e livelli di governo nel Libro bianco intitolato “L’adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d’azione europeo”(2). Per quanto attiene alla mitigazione, il pacchetto clima-energia adottato lo scorso dicembre rappresenta un passo fondamentale nella giusta direzione e la sua attuazione creerà opportunità di lavoro nel settore energetico: nel settore delle energie rinnovabili, ad esempio, verranno creati circa 2,3-2,7 milioni di posti di lavoro entro il 2020, con un notevole contributo da parte delle piccole e medie imprese(3).
Ulteriori sforzi per favorire la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio possono essere favoriti in seno alla strategia di Lisbona per contribuire a velocizzare il processo di ristrutturazione e assicurare che avvenga senza intoppi. I piani di ripresa economica di molti Stati membri, se non di tutti, prevedono di investire nelle tecnologie ecologiche e puntano alla creazione di posti di lavoro correlati alla tutela dell’ambiente. La politica europea sta cercando di creare maggiori e migliori posti di lavoro nel settore e di rendere l’occupazione sostenibile ed efficiente in termini di costi. Ridurre l’impronta di carbonio sui posti di lavoro renderebbe più ecologiche tutte le attività lavorative dell’Unione europea.
Le informazioni relative ai profili di competenze in un’economia rispettosa dell’ambiente sono scarse, in parte a causa del fatto che non esiste sufficiente consapevolezza dei potenziali effetti di un cambiamento strutturale. E’ ragionevole assumere che l’acquisizione di competenze più ecologiche comporterà in un primo momento l’applicazione di qualifiche e competenze tradizionali per la produzione e l’utilizzo di nuovi materiali, prodotti e tecniche più ecologici e, successivamente, il ricorso a competenze ecologiche specifiche, come quelle necessarie a ridurre l’impronta di carbonio. La Commissione ha pertanto riconosciuto l’importanza di due misure: lo sviluppo della capacità di individuare competenze per un’economia rispettosa dell’ambiente e per far fronte alle necessità del mondo del lavoro e l’organizzazione di programmi formativi per acquisire le competenze indispensabili a occupare nuove posizioni.
Nella comunicazione per il Consiglio Europeo di primavera(4), la Commissione ha sottolineato l’importanza di migliorare il monitoraggio e l’anticipazione delle nuove competenze necessarie, nonché di aggiornare le conoscenze in modo da rispondere alle future necessità del mercato del lavoro, ad esempio per i nuovi lavori legati a un’economia rispettosa dell’ambiente. La Commissione sosterrà pertanto gli Stati membri e le parti sociali nell’anticipare i prossimi cambiamenti legati al maggiore rispetto dell’ambiente da parte dell’economia e alle relative sfide del mercato del lavoro. L’iniziativa della Commissione “Nuove competenze per nuovi lavori”(5)stabilisce un insieme di attività volte a migliorare la conoscenza della domanda del mercato del lavoro attuale e futura e mobilita diversi strumenti comunitari per sostenere la maturazione delle competenze. Nel 2009 la Commissione svilupperà una cooperazione con l’OIL(6)e il Cedefop(7)per lo sviluppo di strumenti e metodi di anticipazione delle competenze richieste, in particolare da una prospettiva rivolta alle “competenze verdi”.
Nel corso del forum di ristrutturazione che la Commissione ospiterà a giugno verranno affrontate tematiche legate alla lotta agli effetti negativi della mitigazione e dell’adattamento al cambiamento climatico su lavoratori e datori di lavoro, oltre alla questione delle competenze e di come fornire una nuova formazione a chi potrebbe cogliere le opportunità legate alle tecnologie a ridotte emissioni di carbonio.
Semplificare le regole del Fondo sociale europeo in linea con il piano europeo di ripresa economica renderà più semplice sovvenzionare misure come la formazione e l’acquisizione delle competenze, misure di attivazione per lavoratori disoccupati e in esubero e per il sostegno delle attività professionali autonome. Anche l’approccio della flessicurezza(8)può contribuire al processo di adattamento alle sfide strutturali imposte dal cambiamento climatico.
Grazie a investimenti ambiziosi su un’economia rispettosa dell’ambiente e progetti ambientali (105 miliardi di euro per il periodo 2007-2013), la politica di coesione sta contribuendo considerevolmente a una crescita sostenibile e alla creazione di posti di lavoro in Europa, nonché agli obiettivi comunitari nella lotta al cambiamento climatico. Essa sta contribuendo, in particolar modo, alla promozione di prodotti e processi di produzione ecologici in seno alle PMI(9) e alla creazione di nuovi posti di lavoro per “colletti verdi” con un finanziamento di 3 miliardi di euro. Uno dei principali scopi dei finanziamenti alla ricerca e all’innovazione è incentivare gli investimenti generali nelle tecnologie ecologiche.
Il piano europeo di ripresa economica adottato dalla Commissione nel novembre 2008 (“Un piano europeo di ripresa economica”, COM(2008) 800 def.) stabilisce politiche che sono favorevoli all’ambiente, riducono la fattura petrolifera, aumentano la sicurezza energetica, creano posti di lavoro, sostengono i nuclei familiari a basso reddito e possono incentivare le esportazioni e l’innovazione.
Vedasi lo studio sull’impatto della politica relativa alle energie rinnovabili sulla crescita economica e l’occupazione nell’Unione europea preparato nel 2009 per conto della Direzione generale Energia e Trasporti della Commissione europea, che sarà disponibile a partire dalla prima metà di maggio del 2009 sul sito http://ec.europa.eu/energy/renewables/studies/index_en.htm.
La flessicurezza comprende: (i)strategie comprensive di formazione continua, (ii) politiche attive del mercato del lavoro efficaci, (iii) accordi contrattuali flessibili e affidabili e (iv) sistemi di sicurezza moderni.
Interrogazione n. 39 dell’on. McGuinness (H-0222/09)
Oggetto: Dettaglianti e imprese nelle zone frontaliere
La Commissione è consapevole del fatto che i dettaglianti e le imprese operanti nelle zone frontaliere della Repubblica irlandese stanno affrontando gravi difficoltà a causa della drastica riduzione del valore della sterlina e del conseguente vantaggio competitivo di cui godono ingiustamente i commercianti dell’Irlanda del Nord?
Quali azioni o misure di assistenza possono eventualmente essere intraprese per sostenere tali imprese in crisi?
La Commissione è a conoscenza di situazioni analoghe in altri Stati membri dell’area euro che confinano con Stati membri che non ne fanno parte?
(EN) I tassi di cambio sono soggetti a fluttuazioni significative legate generalmente, ma non sempre, a cambiamenti nei dati economici fondamentali. Il recente calo del valore della sterlina britannica può essere legato a un insieme di fattori economici, tra i quali la preoccupazione degli operatori del mercato finanziario relativamente al doppio disavanzo del Regno Unito (un grave disavanzo della bilancia commerciale associato a un crescente disavanzo del bilancio pubblico, incluse importanti sopravvenienze passive), il timore che la recessione verrà avvertita nel Regno Unito in misura maggiore rispetto ad altre economie avanzate, e drastici tagli ai tassi di interesse da parte della Bank of England. A tutto questo si aggiunga che, benché in misura minore rispetto al dollaro americano, da quando è scoppiata la crisi dei mercati finanziari, l’euro ha beneficiato dei flussi relativi alla “corsa alla sicurezza”. Al momento dell’inizio della svalutazione della sterlina nel 2007 e 2008, inoltre, il valore di questa valuta era nettamente superiore alla propria media storica a lungo termine.
La Commissione non è a conoscenza di situazioni analoghe in altre zone di frontiera, ma non lo può escludere con certezza.
Interrogazione n. 40 dell’on. Kratsa-Tsagaropoulou (H-0224/09)
Oggetto: Stallo nei negoziati per la conclusione di un accordo di libero scambio tra l’UE e gli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG)
Dopo vent’anni di trattative l’UE e il Consiglio di cooperazione del Golfo non hanno ancora concluso un accordo di libero scambio e lo scorso dicembre gli Stati del CCG si sono unilateralmente ritirati dai negoziati.
Come intende la Commissione rivitalizzare l’interesse degli Stati del Golfo ai negoziati per giungere a un accordo nel più breve tempo possibile? Quali particolari questioni sono pendenti e non consentono il raggiungimento dell’accordo? Come intende coinvolgere in maniera più dinamica gli Stati del Golfo al dibattito sulla riforma delle istituzioni economiche internazionali, in particolare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, dal momento che l’Arabia Saudita partecipa al G-20 e ha addirittura espresso interesse per la riforma di tali istituzioni? Di quali problematiche si occuperà il prossimo 19° consiglio congiunto e la riunione a livello di ministri tra l’UE e gli Stati del Golfo?
(EN) La Commissione è dispiaciuta della decisione presa nel corso dell’ultimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG, 29 dicembre 2008) di sospendere i negoziati per un accordo di libero scambio con l’Unione europea.
Nonostante la sospensione, la Commissione, in qualità di negoziatore dell’accordo, reputa che sia possibile raggiungere un’intesa se si dimostra sufficiente flessibilità sulle questioni pendenti (ovvero le clausole politiche e il divieto di dazi all’esportazione). La Commissione mantiene pertanto il suo impegno a continuare il dialogo.
I segnali emersi dall’incontro ministeriale tra Unione europea e Consiglio di cooperazione del Golfo svoltosi il 29 aprile 2009 in Oman sono stati positivi: il CCG e l’UE hanno rivisto le proprie recenti consultazioni sull’accordo di libero scambio e hanno convenuto di perseguire il dialogo su tutte le questioni pendenti, in modo da riprendere, e idealmente concludere, questi lunghi negoziati.
La Commissione rimane determinata ad impegnarsi ulteriormente per trovare soluzioni reciprocamente accettabili.
I risultati del vertice del G20 di Londra sono molto significativi e trasmettono un importante messaggio di unità globale sia sulla diagnosi che sulle soluzioni all’attuale crisi. Il ruolo dell’Arabia Saudita è stato molto costruttivo, soprattutto per quanto attiene alle riforme della regolamentazione e delle istituzioni finanziarie internazionali. La Commissione accoglie con particolare favore il sostegno dell’Arabia Saudita nell’aumento delle risorse del Fondo monetario internazionale.
Alla luce dell’attuale situazione politica internazionale, nel corso dell’incontro ministeriale svoltosi in Oman la scorsa settimana (29 aprile 2009), i ministri europei e del Consiglio di cooperazione del Golfo hanno discusso della crisi economica e finanziaria mondiale e del modo di farvi fronte. Una discussione dettagliata sugli attuali squilibri mondiali sarà oggetto del prossimo dialogo economico tra la Commissione e il CCG che si svolgerà a Bruxelles il 15 giugno 2009.
L’ordine del giorno del consiglio congiunto e della riunione ministeriale tra l’UE e gli Stati del Golfo (Oman, 29 aprile) comprendeva, come negli anni precedenti, tematiche legate alla cooperazione e questioni politiche di interesse comune per l’Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo, quali:
attuazione dell’accordo di cooperazione del 1989: situazione attuale e potenziali attività di cooperazione in settori di reciproco interesse, come energia, ambiente e cambiamento climatico, ricerca e istruzione superiore;
questioni locali, come il processo di pace in Medio Oriente, Iran e Iraq;
un insieme di questioni globali, come la lotta al terrorismo e la non-proliferazione, il cambiamento climatico, i diritti dell’uomo e la crisi economica e finanziaria mondiale.
Nell’Oman, l’Unione europea e il CCG hanno discusso di tutte queste tematiche, nonché dell’accordo di libero scambio ed hanno concordato un comunicato congiunto. I principali risultati dell’incontro sono stati la decisione di rivitalizzare i rapporti bilaterali tra le parti sulla base dell’accordo di cooperazione esistente, e la decisione di continuare il dialogo sull’accordo di libero scambio in vista della ripresa dei negoziati.
Interrogazione n. 41 dell’on. Sonik (H-0225/09)
Oggetto: Centro per il cristianesimo orientale in seno all’Accademia pontificia di teologia di Cracovia
Nell’Accademia pontificia di teologia di Cracovia è nata l’iniziativa di creare un Centro per il cristianesimo orientale che mira a soddisfare l’esigenza di disporre di studi riguardanti il mondo musulmano e la presenza del cristianesimo nell’Islam. Il Centro si prefigge l’obiettivo di richiamare l’attenzione, in particolare, sul dialogo interculturale e sul rispetto dei diritti delle minoranze in Medio Oriente. Si tratta di un settore particolarmente interessante nel contesto dello sviluppo e dell’integrazione dell’Europa. La creazione di detto Centro permetterebbe lo svolgimento di ricerche sugli argomenti sopracitati. Occorre menzionare che il Centro sarà finanziato in parte dall’Accademia, consentendo in tal modo lo svolgimento di studi e ricerche che assumerebbero un carattere scientifico. Può la Commissione fornire informazioni riguardo alla possibilità di accordare finanziamenti supplementari e permanenti ai lavori del Centro?
(EN) Per quanto attiene ai fondi strutturali, nel rispetto del principio di sussidiarietà, la Commissione non è coinvolta nella selezione dei progetti, ad eccezione dei cosiddetti progetti di grande dimensione (che superano i 25 milioni di euro per l’ambiente e i 50 milioni di euro per tutti gli altri settori) che la Commissione istruisce ai sensi dell’articolo 41 del regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio. La responsabilità per la selezione dei progetti è di competenza delle autorità nazionali o locali polacche. Poiché il progetto in questione non supera la soglia dei progetti di grande dimensione, qualunque decisone che determini se il progetto riceverà un sostegno attraverso i fondi strutturali o meno è di responsabilità dello Stato membro. Per i progetti attuati nell’ambito dei programmi operativi regionali, l’istituzione responsabile per la loro selezione è l’ufficio di presidenza, nel ruolo di autorità incaricata del programma operativo.
La Commissione suggerisce pertanto di rivolgersi all’ufficio di presidenza di Malopolskie(1).
Ai sensi del regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell’11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, la politica di coesione dovrebbe contribuire ad aumentare la crescita, la competitività e l’occupazione incorporando le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile definite dal Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e dal Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001.
Più in generale, per quanto attiene alla cultura e al suo finanziamento a livello nazionale, è bene ricordare che tale finanziamento è di responsabilità degli Stati membri. Le azioni a livello comunitario vengono intraprese nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, in base al quale l’Unione europea funge da sostegno e da complemento alle azioni degli Stati membri, senza sostituirsi ad essi.
Il programma cultura 2007-2013 dell’Unione europea, tuttavia, promuove la mobilità transnazionale dei professionisti del settore, delle opere d’arte, dei prodotti culturali ed artistici e stimola il dialogo interculturale. Maggiori informazioni sul programma possono essere fornite dal punto di contatto culturale polacco(2).
Urząd Marszałkowski Województwa Małopolskiego Departament Polityki Regionalnej Ul. Racławicka 56 30-017 Kraków Tel.: (012) 299-0700 Fax: (012) 299-0726 http://www.wrotamalopolski.pl/root_FEM/
Cultural Contact Point Poland Adam Mickiewicz Institute Alexandra Zajac Katarzyna Grzybowska Iwona Morawicz Mokotowska 25 Str. 00-560 Warsaw Polonia Tel.: +48 22 44 76 170 / 172 / 171 Fax: +48 22 44 76 152 E-mail: azajac@iam.pl kgrzybowska@mk.gov.pl imorawicz@iam.pl pkk.kultura@mk.gov.pl http://www.mkidn.gov.pl/pkk
Interrogazione n. 42 dell’on. Burke (H-0226/09)
Oggetto: Banca dati dell’UE sugli operatori sanitari radiati dall’albo
Può la Commissione esprimere la sua posizione sulle modalità di istituzione di un registro dell’UE in cui figurino gli operatori sanitari che sono stati radiati dall’albo, considerato il fatto che il Parlamento intendeva includere disposizioni di questo tipo nell’esame della proposta sull’assistenza sanitaria transfrontaliera?
(EN) Gli Stati membri hanno creato albi nazionali per la registrazione di operatori di professioni sanitarie regolamentate in cui vengono eventualmente iscritte anche azioni disciplinari e sanzioni penali a loro carico.
La direttiva 2005/36/CE(1)relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, inoltre, ha rafforzato la cooperazione internazionale tra le autorità competenti, in quanto lo scambio di informazioni tra lo Stato membro ospitante e lo Stato membro di origine è divenuto obbligatorio. Più specificatamente, la direttiva riguarda lo scambio di informazioni relative ad azioni disciplinari, sanzioni penali o qualunque altra grave circostanza specifica che potrebbe avere conseguenze nel perseguimento delle attività in questione, nonché di informazioni relative alla legittimità dell’insediamento del fornitore del servizio e alla sua buona condotta.
E’ stato sviluppato uno strumento elettronico chiamato IMI (sistema d’informazione del mercato interno), che favorisce lo scambio di informazioni tra le autorità competenti in materia attraverso formulari standard, pretradotti in tutte le lingue, che contengono quesiti relativi alla corretta attuazione della direttiva 2005/36/CE. Il sistema d’informazione del mercato interno è pienamente operativo per quanto riguarda gli operatori sanitari, quali medici, dentisti, infermieri, ostetrici, farmacisti e fisioterapisti.
Lo scambio di informazioni tra Stati membri deve rispettare la normativa sulla protezione dei dati personali prevista dalla direttiva 95/46/CE(2)relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e dalla direttiva 2002/58/CE(3)relativa alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche.
Nel 2012, la Commissione fornirà una relazione sull’attuazione della direttiva 2005/36/CE in cui effettuerà una valutazione delle disposizioni in essa contenute. Se allora diverrà evidente che i vari doveri e mezzi di scambio delle informazioni saranno ancora inadeguati per gestire i problemi in questione, l’obbligo (e le modalità) legati allo scambio di informazioni potranno essere oggetto di riesame.
La proposta di direttiva sui diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera presentata dalla Commissione si incentra sui diritti e la mobilità dei pazienti e stabilisce l’obbligo per gli operatori sanitari di fornire tutte le informazioni pertinenti che permettano al paziente di effettuare una scelta informata, compresa eventualmente una conferma della propria iscrizione all’albo.
Direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (Testo rilevante ai fini del SEE), GU L 255 del 30.9.2005.
Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati, GU L 281 del 23.11.1995.
Direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche (direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche), GU L 201 del 31.7.2002.
Interrogazione n. 43 dell’on. Aylward (H-0228/09)
Oggetto: Lavoro minorile
Lo scorso novembre l’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE ha approvato una relazione sul lavoro minorile, di cui l’interrogante è coautore, nella quale si invita la Commissione a obbligare tutte le grandi società operanti nell’UE ad assumersi la responsabilità delle prassi in materia di lavoro a tutti i livelli della catena di approvvigionamento e si rileva che, a tal fine, la conformità della catena di approvvigionamento dovrebbe essere assicurata da controlli regolari ed approfonditi e verifiche a tutti i livelli da parte di revisori indipendenti.
Può la Commissione far sapere quali misure sta adottando per adempiere alle proprie responsabilità al riguardo?
(EN) L’interrogazione riguarda la nota presentata dalla Commissione sulla verifica della relazione dell’assemblea parlamentare paritetica sul lavoro minorile(1). Come indicato nel documento, la definizione di responsabilità sociale delle imprese utilizzata dalla Commissione e dagli Stati membri comprende misure adottate dalle aziende stesse su base volontaria e non in risposta a una regolamentazione obbligatoria. Non sono pertanto previste misure obbligatorie come controlli della catena di approvvigionamento da parte di enti pubblici o altri organi di controllo indipendenti.
La Commissione si è impegnata, assieme al settore privato, nell’alleanza europea per la responsabilità sociale delle imprese e ha sostenuto una serie di workshop o “laboratori” che affrontavano tematiche sociali ed ambientali. Tali workshop hanno portato a diverse raccomandazioni e strumenti di sostegno al settore imprenditoriale, tra cui un nuovo portale web che guida le aziende in questioni sociali ed ambientali lungo la catena di approvvigionamento.
La Commissione ospita inoltre un forum multilaterale europeo sulla responsabilità sociale delle imprese che coinvolge datori di lavoro, organizzazioni non governative, sindacati, rappresentanti del mondo accademico e investitori. La Commissione partecipa all’iniziativa dell’OCSE(2)per sviluppare e promuovere linee guida destinate alle multinazionali, nonché a incoraggiare l’industria europea ad aderire all’iniziativa “Global Compact” dell’ONU. Recentemente, la Commissione e gli Stati membri stanno esaminato il quadro sviluppato dal professor John Ruggie, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per gli affari e i diritti umani, nella relazione ONU 2008 intitolata “Proteggere, rispettare, rimediare”. In particolare, la Commissione intende lanciare, in cooperazione con il rappresentante speciale delle Nazioni Unite, uno studio sul quadro giuridico relativo ai diritti dell’uomo e alle questioni ambientali cui sono soggette le aziende dell’Unione europea quando operano in paesi terzi.
Come indicato nella presentazione della nota di verifica durante la riunione del comitato sociale dell’assemblea parlamentare paritetica a febbraio 2009, la Commissione sarebbe lieta di partecipare all’incontro del comitato previsto per settembre 2009 al fine di discutere nuovi sviluppi e risultati di ulteriori misure di verifica. Una di queste misure comprenderà la prossima riunione del Forum europeo per i diritti dei minori(3) (un foro consultivo permanente per i diritti dei minori nelle azioni interne ed esterne), prevista per il 18 giugno 2009, che sarà incentrata sul lavoro minorile. Uno dei punti all’ordine del giorno sarà la responsabilità sociale delle imprese e il suo contributo nella lotta al lavoro minorile. La Commissione ritiene che tali sviluppi rappresentino una base solida per continuare la discussione sui diritti dei minori e sulla responsabilità sociale delle imprese.
Il lavoro con turni di notte è stato collegato a un maggior rischio di ammalarsi di cancro. Degli studi hanno provato che tra la popolazione maschile che effettua turni di notte è più alta la percentuale di cancro alla prostata, mentre tra le donne è più alta l’incidenza del cancro al seno.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha definito il lavoro notturno un probabile cancerogeno, definizione condivisa dall’American Cancer Association.
E’ a conoscenza, la Commissione, della connessione tra cancro e lavoro notturno? Ha intenzione di sostenere studi supplementari intesi a scoprire come il lavoro notturno contribuisca all’incidenza del cancro nell’Unione europea? Esaminerà le prassi migliori e gli studi su come rendere più sicuro il lavoro di notte e sulle soglie massime da considerarsi sicure? In termini di occupazione, ha intenzione di pubblicare orientamenti su come il lavoro notturno agisce quale fattore di rischio per il cancro, per sensibilizzare sui rischi i datori di lavoro e i lavoratori?
(EN) La Commissione è a conoscenza della possibile connessione tra cancro e lavoro notturno, considerata “probabile” dall’Agenzia internazionale per le ricerche sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.
La Commissione riconosce che tale connessione “probabile” è nota alla comunità scientifica, la cui ricerca si basa sull’assunto di base che il turno lavorativo notturno può compromettere i normali bioritmi. Questo influisce sulla produzione di melatonina che, a sua volta, induce un aumento anormale della produzione di ormoni, determinando il rischio di sviluppo di alcuni tipi di cancro.
La Commissione è attivamente impegnata nel tentativo di ridurre l’impatto negativo delle condizioni lavorative rispetto al cancro. Anche l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro e la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro sono impegnate attivamente nello studio dell’influenza sulla salute dei cicli del sonno compromessi.
Ciononostante, le soluzioni migliori per prevenire il cancro rimangono le azioni preventive basate sui principali determinanti della salute, come stabilito dal Codice europeo contro il cancro. Si è stimato che circa un terzo dei casi di cancro potrebbe essere prevenuto modificando o evitando fattori di rischio chiave, come il fumo e l’assunzione di alcolici.
Più in generale, per sostenere gli Stati membri nella loro lotta contro il cancro in modo più efficace, a settembre 2009 la Commissione prevede di lanciare un partenariato europeo per la lotta contro il cancro, che fornirà un quadro per l’individuazione e la condivisione di informazioni, capacità e conoscenze nella prevenzione e nel controllo del cancro, riunendo le parti interessate in tutta l’Unione europea in uno sforzo collettivo di fronteggiare la malattia.
Le azioni relative alla tutela dei lavoratori dai rischi collegati a qualunque condizione lavorativa sono indicate nella direttiva del Consiglio, del 12 giugno 1989, concernente l’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro (direttiva 89/391/CEE).
La direttiva sull’orario di lavoro (direttiva 2003/88/CE)(1), inoltre, prevede diverse misure specifiche a tutela dei lavoratori notturni. Gli Stati membri devono intraprendere le azioni necessarie a garantire che ai lavoratori notturni sia concessa, nel rispetto della direttiva, una valutazione sanitaria gratuita prima che vengano assegnati ai turni di notte e, successivamente, a intervalli regolari. Devono garantire altresì che i lavoratori che soffrono di problemi di salute legati agli orari di lavoro notturni siano trasferiti non appena possibile ai turni diurni. I datori di lavoro che ricorrono regolarmente a turni notturni devono informare le autorità competenti, se previsto dalla legge. Gli Stati membri devono garantire altresì che i datori di lavoro che stabiliscono i turni lavorativi tengano conto del principio generale secondo cui il lavoro deve adattarsi al lavoratore, nonché delle prescrizioni di sicurezza e salute.
La Commissione continuerà a occuparsi dell’importante questione relativa alla possibile connessione tra cancro e lavoro notturno.
Direttiva 2003/88/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 novembre 2003, concernente taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro, GU L 299 del 18.11.2003, pag. 9.
Interrogazione n. 46 dell’on. Peterle (H-0241/09)
Oggetto: Cellule staminali
La direttiva 2004/23/C(1)del 31 marzo 2004 definisce norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani. Si ritiene che tale direttiva rappresenti il quadro fondamentale per l’approvvigionamento di cellule e tessuti nell’Unione europea. Il recepimento della direttiva nella legislazione nazionale è stato fortemente ritardato da taluni Stati membri. Di conseguenza, talune attività connesse con le cellule e i tessuti sono meno sviluppate in taluni Stati membri. Inoltre, i pazienti e gli operatori sanitari spesso non sono al corrente dei recenti sviluppi medici nel settore e dei vantaggi derivanti dalle cellule staminali.
Ha la Commissione ricevuto una relazione aggiornata da tutti gli Stati membri prima del 7 aprile 2009 riguardante il recepimento delle varie disposizioni della direttiva, come stabilito all’articolo 26 della direttiva stessa?
Alla luce della Giornata europea dei diritti del malato prevista per il 18 aprile, intende altresì la Commissione rafforzare i suoi sforzi volti ad informare i pazienti e gli operatori sanitari in merito ai vantaggi delle cellule staminali?
(EN) La Commissione invia annualmente agli Stati membri un questionario per valutare il processo di trasposizione e attuazione della direttiva 2004/23/CE sulla qualità e la sicurezza di tessuti e cellule umani. I risultati del questionario vengono discussi con gli Stati membri durante un incontro delle autorità competenti. Le tabelle riassuntive dei risultati vengono pubblicate sul sito web della Direzione generale Salute e consumatori.
I risultati del questionario 2009 rappresenteranno altresì la base per la relazione sul recepimento delle disposizioni della direttiva 2004/23/CE, come stabilito all’articolo 26, paragrafo 3. La Commissione sta attualmente ricevendo le risposte, che verranno compilate per il prossimo incontro, previsto il 27-28 maggio 2009.
Lo scopo della direttiva 2004/23/CE e delle relative direttive di applicazione è stabilire standard minimi di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani. La direttiva non si occupa di ricerca relativa all’utilizzo di tessuti e cellule umani, né interferisce con le decisioni prese dagli Stati membri relativamente all’utilizzo o al non-utilizzo di tipologie specifiche di cellule umane, come quelle staminali.
Oggetto: Inquinamento del golfo Maliaco causato dall’alga tossica Chatonella
Da almeno due mesi, nel golfo Maliaco, nella regione della Grecia continentale, l’alga tossica Chatonella, localizzata nelle sue acque, causa morti massicce di pesci senza precedenti. La conseguenza di questa catastrofe ecologica è il fatto che i pescatori della regione siano disperati e protestino a ragione. Lo sviluppo di questa alga tossica è dovuto, come riferiscono gli scienziati, all’inquinamento accresciuto e multiforme del fiume Spercheios, che sfocia nel golfo, causato da rifiuti industriali e di altro tipo e dalle acque di scarico. Il golfo, come affermano in modo significativo gli abitanti della regione, è diventato una grande “zuppa tossica”.
Qual è la posizione della Commissione dinanzi a questo grave problema ecologico, alla necessità di sostenere i pescatori che sono colpiti finanziariamente e, più in generale, al ripristino dell’equilibrio ecologico della regione che è stato perturbato dall’inquinamento?
(EN) L’onorevole deputato fa riferimento all’inquinamento del fiume Spercheios e del Golfo Maliaco e al relativo impatto sulla popolazione ittica e di pescatori della zona.
La legislazione comunitaria in materia di ambiente fornisce chiari meccanismi per la protezione delle acque:
affrontando la questione dell’inquinamento alla fonte attraverso direttive come quella sul trattamento delle acque reflue urbane(1)e quella sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC)(2) e
stabilendo obiettivi ambientali per tutte le acque (fiumi, laghi, acque sotterranee e costiere) attraverso la direttiva quadro sulle acque(3).
La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane imponeva agli Stati membri di raccogliere e trattare le acque reflue di tutte le zone con più di 2 000 abitanti (o equivalenti in termini di inquinamento della acque reflue) entro il 1998, 2000 o 2005 a seconda delle dimensioni della zona abitata e delle caratteristiche delle relative acque. La direttiva sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC) obbliga gli impianti industriali rientranti in tale ambito a ottenere un’autorizzazione integrata, che preveda il rispetto di obblighi basati sulle migliori tecniche disponibili. Gli impianti esistenti erano tenuti ad ottenere autorizzazioni rispondenti a tale direttiva entro il mese di ottobre del 2007.
La Commissione ha esaminato l’applicazione di entrambe le direttive da parte della Grecia e ha concluso che le relative disposizioni non sono state applicate adeguatamente. Per, la Commissione ha avviato procedure di infrazione contro la Grecia per entrambe le direttive.
La direttiva quadro sulle acque stabilisce l’obbligo di ottenere/mantenere una buona qualità ecologica (“buono stato”) per tutte le acque entro il 2015. Gli Stati membri sono stati invitati a svolgere un’analisi ambientale delle pressioni e degli impatti entro il dicembre del 2004 e sono tenute a sviluppare piani e programmi per il raggiungimento del “buono stato” entro il 22 dicembre 2009.
L’analisi ambientale delle pressioni e degli impatti per il fiume Spercheios segnalano specificatamente problemi relativi alla qualità dell’acqua. Come indicato dall’onorevole deputato per il Golfo Maliaco, alterazioni dell’ecosistema causate dall’inquinamento possono portare alla crescita proporzionata di certe alghe, alcune delle quali possono avere un impatto tossico sui pesci. Il “buono stato” di fiumi ed estuari (“acque di transizione”) è definito da un insieme di criteri, tra cui la composizione e l’abbondanza della fauna ittica. I piani e i programmi che devono essere presentati entro dicembre dovranno far fronte ai problemi esistenti e stabilire misure atte a raggiungere l’obiettivo di qualità ambientale sia per il fiume Spercheios che per il Golfo Maliaco.
Per quanto attiene al possibile sostegno al settore della pesca in quella zona, ai sensi del regolamento relativo al Fondo europeo per la pesca(4), in caso di calamità naturali o altre circostanze eccezionali, gli Stati membri possono intraprendere misure appropriate per contribuire al finanziamento di misure di aiuto per la cessazione temporanea delle attività di pesca. Mentre modalità e principi generali sono definiti dal regolamento, spetta agli Stati membri decidere se una data attività di pesca deve essere cessata e se è possibile fornire aiuti.
Interrogazione n. 48 dell’on. Riis-Jørgensen (H-0244/09)
Oggetto: Diritto alle scommesse sportive
L’8 marzo il governo francese ha notificato alla Commissione e agli Stati membri dell’UE (a norma della direttiva 98/34/CE(1)) la sua proposta di legge sul gioco d’azzardo e sulle scommesse online. La proposta prevede, per la prima volta nell’UE, l’introduzione di un “diritto alle scommesse sportive”, presumibilmente allo scopo di tutelare l’integrità delle competizioni sportive francesi. Tale diritto comporterebbe, per gli operatori del settore delle scommesse sportive, l’obbligo di stipulare accordi finanziari con le federazioni sportive francesi.
Potrebbe la Commissione chiarire se porre tali restrizioni al mercato francese delle scommesse online sia accettabile e compatibile con il diritto dell’UE?
Può, inoltre, indicare quali dati (statistici o di altro genere) siano stati addotti dalle autorità francesi per motivare l’esigenza di questa iniziativa? E come può il diritto di cui sopra essere al servizio della “integrità sportiva”?
(EN) La Commissione sta analizzando la proposta di legge in questione e non ha ancora definito la propria posizione, ma lo farà entro il termine del periodo di proroga, l’8 giugno 2009.
Interrogazione n. 49 dell’on. Droutsas (H-0248/09)
Oggetto: Ecatombe delle piccole e medie imprese di pesca e dei pescatori autonomi
La politica comune della pesca – antisociale – dell’Unione europea imbocca una direzione ancora più reazionaria con la proposta di regolamento del Consiglio che istituisce un regime comunitario di controllo per garantire il rispetto delle norme della politica comune della pesca (COM(2008)0721). La politica comune della pesca, la quale tende a sostenere i grandi raggruppamenti di imprese, si scontra con le vivaci reazioni da parte delle associazioni di pescatori. Essa lascia presagire un altro grande “banchetto” per le imprese monopolistiche che esercitano le loro attività nel settore e mette in causa i diritti delle piccole e medie imprese di pesca. Inoltre innesca un rialzo dei prezzi del pesce per i lavoratori e un’ecatombe di piccole e medie imprese di pesca nonché dei pescatori autonomi. Nello stesso tempo non prevede alcuna misura intesa a tenere sotto controllo l’inquinamento marino provocato dagli scarichi degli impianti di pescicoltura e delle attività marittime nonché dagli scarichi industriali, urbani, agricoli e militari.
Quale posizione assume la Commissione in merito a tali questioni e alle giustificate reazioni dei pescatori?
(EN) La proposta di un nuovo regime di controllo della pesca [COM C (2008) 721] intende garantire il rispetto delle norme della politica comune della pesca, il cui scopo è preservare la salute degli stock ittici a vantaggio di tutti i pescatori. La Commissione non condivide l’opinione che la proposta sostenga gli interessi delle grandi aziende a discapito delle piccole e medie imprese. Ci si aspetta che il nuovo regime di controllo porti a un maggiore rispetto delle regole e, nel tempo, a migliori opportunità di pesca per tutti i settori della flotta peschereccia, anche e soprattutto per le piccole e medie imprese, garantendo un migliore approvvigionamento al mercato.
Poiché tratta del controllo delle attività di pesca, la proposta non è lo strumento adatto a fronteggiare l’inquinamento marino provocato dagli scarichi degli impianti di pescicoltura nonché dagli scarichi industriali, urbani, agricoli e militari. Tali questioni vengono affrontate nella apposita legislazione.
Interrogazione n. 50 dell’on. Andrikienė (H-0251/09)
Oggetto: Cooperazione nel settore dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali o intenzionali
Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato la decisione 2850/2000/CE(1), che istituisce un quadro comunitario di cooperazione nel settore dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali o intenzionali e il Meccanismo comunitario nel settore degli interventi di assistenza della protezione civile.
Quali misure ha finora adottato la Commissione europea per migliorare le “capacità d’intervento degli Stati membri in caso di incidenti con versamento in mare di petrolio o di altre sostanze pericolose o di pericolo imminente di tale versamento e per prevenirne i rischi”? Quali misure prevede la Commissione europea di attuare in tale settore nella prospettiva di breve e lungo periodo?
(EN) Il 22 dicembre 2006 la Commissione ha adottato una comunicazione(2)che presenta lo stato dell’azione comunitaria in termini di preparazione e lotta all’inquinamento marino, nonché lo sviluppo e il proseguimento dell’azione di preparazione e risposta a partire dal gennaio 2007 (dopo la scadenza del quadro comunitario di cooperazione)(3).
Qualora la portata del disastro sia tale da rendere la capacità di reazione nazionale insufficiente, il paese colpito può appellarsi ai servizi del meccanismo comunitario di protezione civile e del centro di monitoraggio e informazione, stabilito dalla decisione n. 779/2007/CE, Euratom del Consiglio(4). Il meccanismo di protezione civile è stato istituito nel 2001 per fornire sostegno in caso di calamità e contribuire a migliorare il coordinamento dell’assistenza fornita dagli Stati membri e dalla Comunità.
L’Agenzia europea per la sicurezza marittima è stata istituita dal regolamento (CE) n. 1406/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio(5). L’Agenzia è tenuta a fornire agli Stati membri e alla Commissione l’assistenza tecnica e scientifica necessaria per quanto riguarda l’inquinamento, accidentale o volontario, causato dalle navi e a sostenere, a seguito di una richiesta di aiuto, i meccanismi di risposta degli Stati membri all’inquinamento. Dal marzo 2006, gli Stati membri interessati hanno potuto rivolgersi all’Agenzia per la concessione di navi anti-inquinamento per sostenere con ulteriori risorse il loro impegno.
Nel dicembre 2006, l’Unione europea ha assegnato all’Agenzia un finanziamento pluriannuale di 154 milioni di euro per far fronte all’inquinamento causato da navi per il periodo 2007-2013(6). In linea con il proprio piano per attività di preparazione e lotta all’inquinamento, l’Agenzia ha istituito una rete di imbarcazioni anti-inquinamento in tutte le regioni marine dell’Unione. Finora gli Stati membri hanno richiesto la mobilitazione di tali navi in tre occasioni.
Infine, l’Unione europea ha sviluppato altre misure legislative che contribuiscono alla prevenzione dell’inquinamento causato da navi, il cui ultimo esempio è il terzo pacchetto per la sicurezza marittima(7), di recente adozione.
Interrogazione n. 51 dell’on. Holger Krahmer (H-0252/09)
Oggetto: Date di scadenza per l’uso del piombo di cui all’allegato II (decisione 2008/689/CE) della direttiva 2000/53/CE sui veicoli fuori uso
Le date di scadenza recentemente stabilite nella revisione dell’allegato II (decisione 2008/689/CE(1)) della direttiva 2000/53/CE(2)relativa ai veicoli fuori uso (fine 2010 per i nuovi tipi di veicoli) per l’uso del piombo nelle poche applicazioni restanti metteranno in pericolo l’introduzione di applicazioni ambientali e di sicurezza nei veicoli nei casi in cui non sono disponibili alternative tecniche al piombo. E’ necessario prorogare tali date di scadenza.
In che modo la Commissione garantisce che la revisione attualmente in corso darà luogo a una rapida decisione positiva, che fornisca quanto prima possibile all’industria automobilistica certezza giuridica e certezza nella pianificazione?
In tale contesto, in che modo intende tener conto delle raccomandazioni formulate dal Consiglio, dal Parlamento europeo e dalla stessa Commissione, alla luce della difficile situazione economica dell’industria automobilistica, che invitano soprattutto ad evitare oneri amministrativi inutili e la creazione di nuovi oneri economici, a soppesare costi e benefici e a rispettare i principi fondamentali di CARS 21, valutando i costi cumulativi della regolamentazione e fornendo prevedibilità e certezza del diritto?
(EN) La Commissione rivede regolarmente la lista di esenzioni dal divieto sui metalli pesanti di cui all’Allegato II della direttiva 2000/53/CE(3)sui veicoli fuori uso. Attualmente, la Commissione sta conducendo uno studio preparativo per il 5° adeguamento dell’allegato ai progressi tecnici e scientifici. Lo studio si incentra specificatamente sulle due esenzioni citate dall’onorevole deputato. La prima consultazione pubblica sull’argomento si è svolta tra il 26 gennaio e il 9 marzo 2009 (http://rohs-elv.exemptions.oeko.info). Quando i consulenti della Commissione avranno analizzato tutti i dati tecnici e scientifici inviati, verrà preparato un progetto di decisione della Commissione recante modifica dell’Allegato II. Questo progetto sarà poi sottoposto a tutti i servizi della Commissione e agli Stati membri, che lo voteranno. In caso di voto favorevole, il progetto sarà sottoposto a uno scrutinio parlamentare per tre mesi, al cui termine, se l’esito sarà positivo, verrà adottata la misura proposta. La Commissione mira ad adottare la decisione entro il 2009.
Il processo di revisione dell’Allegato II non crea nuovi oneri economici, in quanto è in vigore sin dall’adozione della direttiva e il settore dell’industria è consapevole che qualunque esenzione avrebbe potuto essere sottoposta a un processo di revisione. I servizi della Commissione si impegnano al massimo per assicurare la prevedibilità e la certezza sul piano giuridico per l’industria, nel rispetto delle norme e delle procedure da applicare in qualsiasi processo di revisione della legislazione comunitaria. La Commissione mantiene contatti regolari con l’industria su questo argomento e si sforza di fornire informazioni accurate sullo stato di revisione dell’Allegato II in ciascuna fase del processo.
Interrogazione n. 52 dell’on. Rumiana Jeleva (H-0254/09)
Oggetto: Consiglio di Associazione UE-Egitto: l’Egitto non ottempera al Piano d’azione UE-Egitto continuando a trasmettere la TV Al-Manar in Europa
La trasmissione in Europa da parte dell’emittente satellitare egiziano Nilesat del canale televisivo “Al-Manar TV” posto fuori legge per terrorismo, continua a costituire una violazione diretta del Piano d’azione UE-Egitto e costituisce una minaccia per la sicurezza europea.
La Commissione ha sollevato la questine delle trasmissioni di “Al-Manar TV” in Europa attraverso Nilesat nel corso della riunione del Consiglio di Associazione UE-Egitto del 27 aprile 2009? In caso contrario, come giustifica la Commissione che si continui a rinviare l’iniziativa di sollevare questa violazione del Piano d’azione UE-Egitto con l’Egitto?
(EN) Nella dichiarazione relativa all’incontro del Consiglio di Associazione UE-Egitto del 27 aprile a Lussemburgo, l’Unione europea ha incoraggiato l’Egitto a continuare nel proprio impegno per contrastare qualunque tipo di discriminazione e per promuovere la tolleranza in materia di cultura, religione, convinzioni personali e minoranze. Con queste premesse, l’Unione è preoccupata dai contenuti discriminatori di alcuni programmi del canale televisivo Al-Manar trasmesse dal satellite egiziano Nilesat. L’Unione europea condanna ogni forma di patrocinio a odi nazionalistici, razziali o religiosi che costituisca un incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza.
Interrogazione n. 53 dell’on. Alvaro (H-0256/09)
Oggetto: Libertà di espressione e la Legge ceca che limita la libertà della stampa
Una legge senza precedenti, che limita la libertà di espressione e la libertà della stampa è stata recentemente adottata nella Repubblica ceca. Si tratta della Legge ceca del 5 febbraio 2009 che modifica la legge n. 141/1961 Coll. sui procedimenti penali (Codice penale), e prevede fino a cinque anni di prigione e una forte ammenda fino a 180.000 euro per la pubblicazione di qualsiasi resoconto di intercettazioni da parte della polizia.
E’ la Commissione al corrente di precedenti in altri Stati membri dell’Unione europea a tale Legge ceca di recente adozione?
Concorda la Commissione che, con riferimento all’articolo 6 del trattato sull’Unione europea e col riconoscimento del valore legale della Carta dei diritti fondamentali, tale legge senza precedenti della Repubblica ceca solleva serie preoccupazioni sull’impatto sulla libertà di espressione (garantita all’articolo 11 della Carta sopracitata) derivante in particolare dalla minaccia di pene severe per un massimo di cinque anni di prigione e di un’ammenda fino a 180.000 euro?
Ritiene la Commissione che potrebbe rilevarsi una seria violazione da parte della Repubblica ceca, in base all’articolo 7 del trattato sull’Unione europea, con riguardo a tale Legge?
(EN) Sulla base delle informazioni trasmesse dai media, la Commissione intuisce che, nell’aprile 2009, è stata presentata una denuncia alla corte costituzionale ceca in merito alla legge cui si riferisce l’onorevole deputato.
La Commissione ribadisce che la libertà d’espressione è uno dei principi su cui si basa l’Unione europea ed è un elemento comune alle tradizioni costituzionali degli Stati membri. Tale libertà può essere soggetta a restrizioni solo se queste sono “previste dalla legge”, imposte al fine di uno o più degli scopi legittimi indicati nella convenzione europea dei diritti dell’uomo e “necessarie in una società democratica” per poter raggiungere tali scopi.
La Commissione ricorda altresì che, ai sensi del trattato che istituisce la Comunità europea e del trattato sull’Unione europea, la Commissione non può esaminare supposte violazioni dei diritti fondamentali che non hanno nessuna connessione con il diritto comunitario.
Interrogazione n. 54 dell’on. El Khadraoui (H-0258/09)
Oggetto: Premi connessi alla rottamazione di vecchie automobili e all’acquisto di nuove
Negli ultimi mesi numerosi Stati membri hanno introdotto sistemi temporanei di premi per togliere più rapidamente dalla circolazione vecchie auto e a vantaggio di nuovi modelli più ecologici.
Può la commissione fare il punto degli effetti dei premi alla rottamazione nei paesi in cui sono stati introdotti? Qual è stato l’effetto sugli acquisti di nuove automobili? Quali tipi di automobili sono stati tra i più venduti grazie a tali premi? Quali sono le prestazioni ambientali delle automobili acquistate grazie ai premi?
Può la Commissione stimare quante automobili sono state rottamate a seguito dei premi? Qual è l’età delle automobili rottamate? Quali sono le prestazioni ambientali delle automobili rottamate?
Intende la Commissione intraprendere iniziative legislative per dare un quadro ai premi alla rottamazione? Quali altre iniziative ha già intrapreso la Commissione in merito a tali premi?
Quali sono gli effetti per l’ambiente dei premi alla rottamazione? Si tratta semplicemente di un’accelerazione degli acquisti di nuove automobili o si può parlare di un miglioramento della qualità, dell’efficienza e della compatibilità ambientale del parco auto?
(EN) La Commissione reputa che misure legate alla domanda, come i programmi di rottamazione, possano svolgere un ruolo importante nello stimolare il rinnovo del parco auto e la sostituzione di veicoli più vecchi ed inquinanti con modelli nuovi e tecnologicamente più avanzati. La Commissione pertanto accoglie con favore le iniziative degli Stati membri in materia, pur assicurandosi che fossero attuati nel rispetto della legislazione comunitaria.
Le misure legate alla domanda che mirano ad aumentare la richiesta di nuovi veicoli e fornire assistenza per la rottamazione di quelli vecchi sono previste nell’ambito del piano europeo di ripresa economica(1), adottato nel novembre del 2008 e che stabilisce gli elementi chiave degli aiuti pubblici al settore automobilistico.
Il 16 febbraio 2009 la Commissione ha invitato alcuni esperti degli Stati membri per uno scambio delle migliori pratiche relative ai programmi di rottamazione. Il 25 febbraio 2009 la Commissione ha quindi adottato degli “orientamenti relativi ai programmi di rottamazione” quale elemento della Comunicazione “Far fronte alla crisi dell’industria automobilistica europea”(2). In tale documento, la Commissione manifesta la volontà di rafforzare il coordinamento delle misure nazionali per garantire la massima efficienza delle misure e prevenire distorsioni del mercato interno. Questi documenti forniscono agli Stati membri un orientamento pratico su come tracciare i programmi di rottamazione dei veicoli e illustrano la legislazione comunitaria in materia. Gli Stati membri, inoltre, sono stati invitati a notificare sempre alla Commissione i propri programmi di rottamazione, ai fini della trasparenza. La Commissione si è impegnata a valutare rapidamente i programmi e la loro conformità con la direttiva 98/34/CE(3), la quale richiede notifica delle regolamentazioni tecniche in fase progettuale. La Commissione non ravvisa al momento alcuna necessità di iniziative legislative per dare un quadro ai premi alla rottamazione.
Al momento, in 10 Stati membri sono in corso programmi di rottamazione, mentre altri 2 Stati membri ne hanno annunciato una prossima introduzione. E’ opportuno rimarcare che le caratteristiche dei programmi esistenti variano, in particolar modo per quanto attiene alle condizioni relative all’età minima del veicolo da rottamare (da 9 a 15 anni) e alle caratteristiche di quello da acquistare (emissioni Euro, emissioni di CO2, chilometraggio massimo, ecc.).
E’ troppo presto per valutare l’efficacia generale dei programmi, ma, sulla base delle informazioni disponibili, si sono dimostrati utili in alcuni Stati membri, con ricadute positive su altri Stati membri. La lieve diminuzione nell’immatricolazione di automobili in Europa registrata a marzo 2009 è stata attribuita ai programmi di rottamazione; nello stesso mese, tuttavia, in alcuni Stati membri gli incentivi hanno fatto aumentare significativamente le vendite rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (del 40 per cento in Germania, del 18 per cento in Slovacchia e dell’8 per cento in Francia). E’ stato rilevato altresì che tali programmi fanno aumentare la domanda di veicoli più compatti, ecologici e a ridotto consumo di carburante. Non è disponibile, tuttavia, una valutazione sistematica sul loro impatto sulla media di emissioni di CO2 o di altri agenti inquinanti.