Presidente. − L’ordine del giorno reca la discussione sull’interrogazione orale alla Commissione (O-0088/2009 – B7-0209/2009) presentata dall’onorevole Joly a nome della commissione per lo sviluppo, sugli effetti della crisi finanziaria ed economica mondiale sui paesi in via di sviluppo e sulla cooperazione allo sviluppo.
Eva Joly, autore. – (FR) Signor Presidente, Commissari, onorevoli deputati, ho il piacere di presentarvi quest’interrogazione orale a nome della commissione per lo sviluppo, ma purtroppo non posso presentarvi la relativa risoluzione, adottata all’unanimità dalla commissione.
Ho lavorato alacremente con i colleghi della commissione per lo sviluppo per far sì che la risoluzione fosse votata e discussa in seduta plenaria prima del vertice del G20 a Pittsburgh.
Tuttavia, tranne il mio gruppo, il gruppo Verde/Alleanza libera europea e il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, nessun altro gruppo politico ha sostenuto la nostra richiesta di introdurre la risoluzione nell’ordine del giorno, seppure sia fondamentale per un ruolo più attivo del Parlamento europeo nella definizione della politica estera dell’Unione, a garanzia di una vera forza a sostegno delle sue proposte.
Onorevoli colleghi, quali vantaggi trarremo dalla votazione sulla risoluzione, che doveva presentare le richieste e le proposte del Parlamento al G20 e, più specificamente, a quegli Stati europei che ne fanno parte, nonché alla Commissione, nel corso della seduta plenaria di ottobre, ovvero in seguito al vertice di Pittsburgh?
Ciò toglie valore al lavoro svolto e, nel contempo, non possiamo accontentarci del ruolo di semplici spettatori. Non è questo il nostro lavoro; lasciamo il compito a chi lo fa di professione: i giornalisti.
I paesi in via di sviluppo hanno bisogno di noi, ora più che mai. La crisi economica e finanziaria globale, pur non avendo risparmiato i nostri cittadini, ha avuto un impatto molto più forte e duraturo sulle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Le istituzioni finanziarie tuttavia non hanno indicato i cittadini quali principali beneficiari dei finanziamenti d’emergenza, poiché ben poche popolazioni soddisfano i criteri richiesti.
Di conseguenza, i paesi africani hanno ricevuto solo l’1,6 per cento dei finanziamenti stanziati dal FMI all’ultimo G20 di Londra e dell’aumento delle risorse del FMI. Il resto dei finanziamenti è stato destinato ai paesi sviluppati, particolarmente quelli europei.
Chiaramente, era fondamentale mantenere in funzione il sistema economico europeo, ma questo non deve farci dimenticare l’estrema povertà che imperversa lungo i nostri confini: povertà peggiorata da una crisi di cui siamo responsabili.
Gli aiuti pubblici allo sviluppo devono essere urgentemente incrementati. La maggioranza degli Stati membri non soddisfa i criteri stabiliti dall’OCSE dal 1970 e dobbiamo affrontare nuove emergenze senza i fondi necessari. E’ necessario trovare nuove fonti di finanziamento, non ultimo attraverso una riforma del sistema attuale.
La commissione per lo sviluppo chiede di eliminare gli abusi quali paradisi fiscali, evasione fiscale e flussi di capitale illegali dai paesi in via di sviluppo.
Secondo una relazione norvegese pubblicata a giugno, i cui dati sono stati verificati, i flussi illegali in partenza dai paesi in via di sviluppo corrispondono a dieci volte l’ammontare dei nostri aiuti allo sviluppo. Ciò dimostra quanto sia delicata la situazione.
E’ necessario applicare un nuovo accordo finanziario vincolante che costringa le aziende transnazionali a dichiarare i profitti e le imposte pagate, paese per paese, per garantire trasparenza nei pagamenti in ciascuno dei paesi in cui operano.
Inoltre, è necessaria una riforma radicale del sistema, che contempli, in particolare, l’introduzione di disposizioni democratiche e trasparenti per il commercio e per i sistemi finanziari internazionali.
Le responsabilità sono notevoli, le sfide sono molte e il compito è arduo, ma, ora più che mai, l’Unione europea deve agire e portare avanti tali riforme.
Karel De Gucht, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, la Commissione, nel suo ruolo di rappresentante dell’UE al G20 assieme alla presidenza, esprime con forza la necessità di un aumento significativo del sostegno ai paesi a basso reddito, in particolar modo ai più poveri, quale priorità fra gli impegni assunti al G20.
A tale proposito, è importante che i paesi più poveri ricevano finanziamenti adeguati a soddisfare le loro necessità, legate in particolare alle ripercussioni della crisi finanziaria. Per questo sosteniamo la necessità di incrementare l’accesso dei paesi più poveri, spesso privi di capacità amministrative istituzionali, agli strumenti di credito offerti dalle istituzioni finanziarie internazionali e da altri donatori.
Personalmente, sosterrò questo approccio al Consiglio “Sviluppo” di novembre e la crisi finanziaria mondiale sarà al centro delle mie attività politiche nelle prossime settimane. Mi auguro di poter contare sul vostro totale sostegno.
In questo contesto, il meccanismo FLEX ad hoc sulla vulnerabilità è particolarmente rilevante. La Commissione ha collaborato con la Banca mondiale e il FMI per individuare i paesi più vulnerabili alla crisi e integrare l’assistenza basata su prestiti fornita da queste due istituzioni con sussidi tempestivi e mirati attraverso il meccanismo FLEX ad hoc sulla vulnerabilità.
Tra il 2009 e il 2010 verranno spesi fino a 500 milioni di euro per i paesi ACP che richiedano assistenza per assicurare la spesa pubblica prioritaria, inclusa quella destinata ai settori sociali. Vorrei rassicurarvi sul fatto che l’erogazione anticipata del sostegno al bilancio attraverso il meccanismo FLEX ad hoc sulla vulnerabilità non porterà ad un deficit di finanziamento in quanto la Commissione non sta utilizzando risorse a destinazione specifica.
I paesi che non possono beneficiare del meccanismo FLEX ad hoc sulla vulnerabilità potranno sfruttare altre misure proposte dalla Commissione nella comunicazione di aprile, quali riallocazioni in seguito alle revisioni ad hoc dei paesi e alle valutazioni intermedie avanzate, sostegno tramite il meccanismo FLEX tradizionale, consegna anticipata quando possibile, eccetera.
Per quanto riguarda le finalità del sostegno al bilancio, sono convinto che la flessibilità propria di questo strumento permetta già ai paesi beneficiari di utilizzare i fondi nel modo che reputano migliore per far fronte ai problemi economici e sociali.
Le valutazioni intermedie avanzate del decimo FES permettono di identificare nuove necessità e valutare se l’approccio migliore sia il sostegno settoriale o generico al bilancio.
Le valutazioni intermedie avanzate permettono inoltre di riesaminare i profili di sostegno al bilancio in ciascun paese ACP e di prendere in considerazione emendamenti, riallocazioni o fondi integrativi dalla riserva.
Per quanto riguarda le istituzioni di Bretton Woods, il nostro ruolo nel promuovere la loro riforma è indubbiamente limitato. Il diritto di voto e la rappresentanza saranno presi in esame durante le riunioni annuali ad Istanbul del FMI e della Banca mondiale, incontri ai quali il commissario Almunia ed io parteciperemo ad ottobre. A tale proposito, siamo lieti che sia stato aggiunto un terzo seggio per i paesi dell’Africa sub-sahariana nel consiglio dei governatori della Banca mondiale e siamo particolarmente interessati alle proposte di ulteriori riforme.
Per quanto riguarda i flussi finanziari illeciti, vorrei rassicurare l’onorevole Joly che ho già dato disposizioni ai servizi della Commissione affinché individuino metodi per migliorare la governance fiscale e finanziaria nei paesi in via di sviluppo e per porre un freno ai flussi finanziari illeciti. La crisi ha reso manifesta la necessità di rafforzare i meccanismi per gli APS.
L’efficacia dell’agenda sugli aiuti internazionali inclusa nella dichiarazione di Parigi e nel programma d’azione di Accra è più importante che mai: in questo difficile periodo per l’economia abbiamo una responsabilità specifica nei confronti dei paesi più poveri del mondo affinché gli aiuti allo sviluppo vengano utilizzati in maniera efficiente.
Nella sua comunicazione dell’8 aprile, la Commissione ha sottolineato l’importante contributo di meccanismi di finanziamento innovativi quale strumento complementare, che si rafforza reciprocamente con gli APS. Abbiamo esortato gli Stati membri ad impiegare appieno tutti gli strumenti disponibili e ad affiancare i fondi non-APS con quelli APS, ad esempio istituendo un contributo di solidarietà continuativo e volontario, come le tasse sui biglietti aerei volte a finanziare programmi sanitari. Su questo tema avranno luogo anche dibattiti di alto livello, tra cui un’importante conferenza in Francia nel 2010 che coinvolgerà la Commissione.
Enrique Guerrero Salom, a nome del gruppo S&D. – (ES) Signor Presidente, Commissario, esattamente un anno fa abbiamo assistito al crollo dell’istituzione finanziaria Lehman Brothers. In seguito, secondo gli esperti, ci trovavamo sull’orlo di un crollo finanziario e di un’altra grande depressione.
La crisi finanziaria è aumentata di intensità, si è estesa all’economia reale e abbiamo attraversato un periodo in cui la crescita economica è stata negativa, accompagnata dalla perdita di posti di lavoro.
I paesi sviluppati, come sta accadendo ad esempio a Francia e Germania, stanno iniziando a uscire dalla crisi. Oggi la Commissione ha presentato le proprie previsioni finanziarie che mostrano come, nella seconda metà dell’anno, l’intera Unione europea si lascerà la recessione alle spalle.
I paesi meno sviluppati però rimangono al centro di una crisi che, per loro, continuerà a lungo. La crisi non è stata causata da loro direttamente, ma più di chiunque altro ne stanno soffrendo le conseguenze, quali una minore crescita, un aumento rapido della disoccupazione, un calo degli investimenti diretti, un minore credito estero, minori rimesse degli emigranti, minori aiuti pubblici allo sviluppo e, ovviamente, maggiori restrizioni commerciali.
Noi abbiamo attraversato un periodo in cui la nostra stabilità e la nostra situazione positiva sono diminuite per un periodo di tempo limitato, ma questi paesi rischiano di perdere un decennio di lotta alla povertà, che equivarrebbe a perdere un’intera generazione.
Possiamo fare molto da numerosi punti di vista; in particolare, vorrei concentrarmi sulla questione del protezionismo. La scorsa settimana, la Commissione ha presentato la sua quarta relazione sulle misure di restrizione commerciale, nella quale si dimostra che molti paesi stanno adottando nuove misure restrittive, indubbiamente negative per i paesi in via di sviluppo.
Inoltre, molti paesi sviluppati non rispetteranno i propri impegni di aiuti pubblici allo sviluppo proprio quando sono più che mai necessarie nuove risorse per affrontare la gravità di questa crisi.
Propongo, dunque, di aumentare il coordinamento degli aiuti allo sviluppo tramite un accordo a più ampio respiro fra paesi donatori, istituzioni e partner finanziari, gestendolo in modo più efficace e trasparente affinché non generi spese e non si trasformi in un fardello burocratico.
Esorto la Commissione e il commissario ad attuare il piano presentato, che, sono sicuro, troverà il sostegno del commissario Almunia.
Louis Michel, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, Commissario De Gucht, onorevole Joly. Sono naturalmente consapevole del fatto che, in discussioni di questo tipo, sentiremo numerosi interventi perorare le medesime cause. Questo però non mi dispiace. Ritengo sia importante ribadire il più possibile il compito del Parlamento europeo di creare un consenso, e questo deve essere fatto assieme alla Commissione, perché, nonostante gli esperti avessero affermato che i paesi in via di sviluppo non sarebbero stati colpiti dalla crisi finanziaria, ora concordano sul fatto che, al contrario, le ripercussioni della crisi saranno devastanti per la maggioranza di tali paesi.
Tutti i settori sociali dei paesi più poveri dovranno affrontare un brusco aumento delle esigenze sociali e delle necessità di servizi, contemporaneamente a un netto calo della crescita. In questa prospettiva, Commissario, ho apprezzato il suo riferimento all’importanza di rispondere a tali esigenze in modo molto più flessibile e lei sa che, quando è stato possibile – ovviamente nel contesto di un monitoraggio adeguato – sono sempre stato a favore degli aiuti di stato e diretti o settoriali, in ogni caso. Ritengo vi sia un effetto di appropriazione e un effetto, molto più grande, di rispetto, che dà autorevolezza agli Stati membri.
Ciononostante, noto che al vertice del G20 non è stata affrontata la questione della riforma delle istituzioni finanziarie, e mi riferisco al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale, per dare maggiore peso ai paesi più poveri del Sud del mondo.
Come ha affermato l’onorevole Joly, l’80 per cento degli ultimi finanziamenti del FMI è stato destinato a paesi europei, mentre solo l’1,6 per cento è andato, ad esempio, a paesi africani. Le risorse promesse ai paesi in via di sviluppo nel pacchetto del G20 non saranno sufficienti, lo sappiamo, e non saranno adeguatamente concentrate sui paesi più deboli. A peggiorare la situazione vi è il fatto che tali risorse non arriveranno con la dovuta rapidità.
La vera sfida, Commissario, come ovviamente lei avrà capito, sarà obbligare gli Stati membri a rispettare gli impegni presi nel 2005. Nulla giustifica una riduzione degli aiuti allo sviluppo pubblici, ma, come è già stato detto, numerosi paesi europei hanno annunciato tagli drastici; mi riferisco nella fattispecie a Irlanda (-10 per cento), Italia (-50 per cento) e Lettonia (-100 per cento). Questo comportamento è assolutamente inaccettabile, oltre ad essere decisamente irresponsabile.
Vorrei sentire la sua opinione su varie questioni. Ho saputo della sua reazione positiva all’istituzione di un fondo di vulnerabilità proposta dalla Banca Mondiale. Lei è anche a favore della lotta ai paradisi fiscali. Gli Stati del Sud del mondo perdono ogni anno 1 000 miliardi di dollari in fondi trasferiti illegalmente al Nord del mondo, 350 miliardi dei quali, attraverso paradisi fiscali.
La questione della governance internazionale è già stata affrontata.
Un’altra questione che merita di essere discussa è l’assistenza in campo commerciale. A differenza di alcuni miei onorevoli colleghi, sono un grande sostenitore degli accordi di partenariato economico, purché si tenga conto delle situazioni specifiche, si introducano dei periodi di transizione e, soprattutto, gli Stati membri onorino il proprio impegno di fornire questo famigerato miliardo di euro ogni anno per favorire gli scambi. A mio avviso, l’importanza di questi accordi è ovvia, come è già stato affermato in precedenza.
E’ necessario denunciare i messaggi ambigui di alcuni Stati membri, che parlano calorosamente dei paesi in via di sviluppo e fanno loro enormi promesse, ma che, allo stesso tempo, riducono cinicamente i loro aiuti allo sviluppo pubblici.
Gabriele Zimmer, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, l’interrogazione presentata dall’onorevole Joly a nome della commissione per lo sviluppo solleva la questione che noi, in qualità di responsabili della politica di sviluppo, stiamo cercando di affrontare in questa discussione.
Le promesse degli ultimi vertici del G8 e del G20 non si sono mai tradotte in realtà. Sono quel tipo di promesse che vengono ripetute di continuo senza però sfociare mai in un’assistenza adeguata e tangibile. A questo proposito, non comprendo perché non si discuta della risoluzione del Parlamento prima del vertice di Pittsburgh, in modo da esercitare le adeguate pressioni politiche. Alla luce dell’accurata analisi del commissario e delle osservazioni dell’onorevole Michel, mi sembra chiaro che tutti sappiamo cosa possiamo fare. Ciononostante, non ci troviamo nella posizione per fare pressione politica sugli Stati membri affinché si allontanino dalla politica basata sul motto “la beneficenza inizia in casa”. In previsione del vertice di Pittsburgh, pericolo questa situazione mi sembra molto rischiosa. Se non riusciremo a fare pressione e a chiarire la necessità di nuove istituzioni per dare specifico sostegno ai paesi più poveri del mondo, ci ritroveremo qui dopo Pittsburgh constatando che, alla fin fine, non è cambiato nulla.
Questa è la mia richiesta, Commissario. Le chiedo, qui in Parlamento, ora, di esprimere un commento specifico sui risultati e di dirci cosa può essere richiesto, con il sostegno di quale Stato membro e quali progressi sono stati fatti.
E’ necessaria un’azione rapida ed efficace, perché le persone stanno morendo davanti ai nostri occhi, a causa di circostanze che noi stessi abbiamo favorito. Esorto tutti noi ad agire insieme!
Corina Creţu (S&D). – (EN) Signor Presidente, come sapete, i contributi ai fondi d’emergenza hanno registrato un calo di 4,8 miliardi di euro rispetto all’importo previsto da destinare alla risoluzione delle crisi umanitarie nei paesi più poveri. Si tratta del maggior divario mai registrato tra i fondi necessari e quelli raccolti dai governi donatori e, guardando a queste cifre, non possiamo non pensare all’enormità di risorse spese per gli aiuti alle banche.
A ciascun governo spetta la responsabilità di risolvere i propri problemi nazionali, ma al contempo è ingiusto e vergognoso dimenticare che i paesi in via di sviluppo sono quelli più duramente colpiti dalla crisi economica, sebbene ne siano responsabili in misura minore.
Il mondo in cui viviamo ci insegna a non aspettarci molto dagli appelli umanitari, soprattutto durante i periodi di recessione. Vorrei pertanto attirare la vostra attenzione sul rischio di trascurare i paesi in via di sviluppo, aggravando così la povertà e generando un effetto boomerang sotto forma di maggiori tensioni interne, sanguinosi conflitti, tragedie umanitarie e migrazioni di massa, temi più volte discussi dai paesi sviluppati. Occorre un impegno unanime affinché ciascuno si assuma le proprie responsabilità; dobbiamo incrementare gli aiuti internazionali e fornire aiuti allo sviluppo più efficienti.
Occorre inoltre ridurre la dipendenza dagli aiuti umanitari di alcuni paesi beneficiari. Vorrei chiedere al commissario, tenendo presente quanto precedentemente esposto dall’ex commissario Michel riguardo alla necessità di un maggiore coinvolgimento della Banca mondiale e del FMI, se intende presentare una proposta al vertice di Istanbul.
Non posso concludere il mio intervento senza prima congratularmi per l’inizio del mandato della Commissione. Penso al vertice Stati Uniti-Sud Africa, alla visita in Zimbabwe alla fine di questa settimana e agli aiuti d’emergenza per le alluvioni in Africa occidentale che hanno già fatto 100 000 vittime. Vorrei puntualizzare che il Burkina Faso non è l’unico paese che deve affrontare catastrofi naturali: anche il Niger ha bisogno di aiuti internazionali. Non sono soltanto le alluvioni a mietere migliaia di vittime, ma anche l’insidiosa e persistente minaccia della siccità. Mi rallegro per i 53 milioni di euro stanziati la settimana scorsa per contrastare la siccità nei paesi subsahariani: è un indicatore incoraggiante che spero possa influire sulle discussioni che si terranno al vertice del G20 di Pittsburgh e alla conferenza di Copenhagen, due incontri cruciali dal momento che gli obiettivi di sviluppo del Millennio rischiano di naufragare.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Commissario, vorrei esprimere la mia delusione per la mancanza di fondamento delle promesse del vertice del G20 sull’assistenza ai paesi più poveri durante la crisi economica. La realtà è che, finora, l’assistenza del FMI è stata minima. Vorrei richiedere una riforma del processo decisionale affinché i paesi più poveri possano avere più voce in capitolo nelle decisioni, soprattutto all’interno del sistema di Bretton Woods. Vorrei inoltre chiederle, Commissario, se è stato possibile mantenere l’assistenza sanitaria e l’istruzione nei paesi ACP, quanto meno al livello precedente alla crisi. Lo chiedo perché vi sono state notevoli riduzioni degli aiuti finanziari da parte di numerosi paesi, inclusi gli Stati europei. Per concludere, Commissario, le auguro ogni successo nel suo nuovo incarico.
Anna Záborská (PPE). – (SK) Commissario, la questione che stiamo discutendo è fondamentale e molto attuale, non solo perché l’Unione europea deve avere le idee chiare sulle politiche di sviluppo, ma anche perché dobbiamo spiegarle in modo chiaro e comprensibile ai nostri concittadini. Ora più che mai, il livello di aiuti allo sviluppo può influenzare l’immigrazione clandestina, l’ordine pubblico, le epidemie e, come è stato sottolineato dal FMI, l’aumento del debito del settore privato nei paesi in via di sviluppo.
Vorrei porre l’accento su un controllo regolare dei finanziamenti da parte sia dei donatori sia dei destinatari. Viviamo in diversi paesi dell’UE e ascoltiamo critiche diverse alla politica di sviluppo dell’Unione. Il consenso all’interno del Parlamento europeo a cui ha fatto riferimento l’onorevole Michel non è sempre così evidente negli Stati membri. Solo attraverso efficacia e trasparenza negli aiuti allo sviluppo potremo giustificarli agli occhi dei cittadini europei e ridurre i tagli.
Sari Essayah (PPE). – (FI) Signor Presidente, è estremamente importante che l’Europa dimostri in questa fase la sua leadership morale, e che gli Stati membri tengano fede a tutti gli impegni, nonché agli obiettivi di sviluppo del Millennio. Stiamo attraversando una fase di relativa povertà a causa della crisi, ma dobbiamo ricordare che i paesi in via di sviluppo attraversano un periodo di povertà assoluta, nel quale la fame e le malattie causano numerose vittime. Oltre dieci Stati membri dell’Unione hanno comunicato una riduzione nei propri contributi alla cooperazione allo sviluppo o un rallentamento del loro tasso di crescita. Dobbiamo ricordare che, per quanto possa essere importante aumentare gli stanziamenti, è altrettanto fondamentale garantire che questi fondi vengano impiegati in modo efficace. Abbiamo a nostra disposizione diversi strumenti per il coordinamento degli aiuti, quali il programma informatico di aiuto pubblico allo sviluppo, testato con successo in Mozambico. Mi auguro saranno investiti tempo e sforzi in questo tipo di coordinamento, in modo tale che, per noi, sarà più semplice migliorare la nostra azione in questa situazione in cui i livelli di aiuti disponibili stanno rapidamente diminuendo.
Karel De Gucht, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, è vero, la crisi si è abbattuta con maggiore durezza sui paesi più poveri e possiamo fare ben poco per rimediare. Possiamo soltanto discutere le misure per far ripartire l’economia, processo che nei paesi in via di sviluppo ovviamente richiederà tempi più lunghi, dal momento che i meccanismi di cui dispongono sono molto meno articolati.
Alcuni onorevoli colleghi hanno fatto notare come numerosi Stati membri stiano di fatto rivedendo i loro impegni rispetto agli aiuti pubblici allo sviluppo (APS). Nel 2005 gli Stati membri avevano fissato obiettivi minimi individuali per gli aiuti pari allo 0,51 per cento per l’UE-15 e 0,17 per cento per l’UE-12, obiettivi che i nuovi Stati membri prevedono di raggiungere entro il 2010, e rispettivamente lo 0,7 per cento e lo 0,33 per cento per il 2015.
I paesi che già destinavano agli aiuti percentuali superiori a quelle appena indicate, si erano impegnati a mantenere tali livelli; alla luce di questa conferma e del rilancio dei propri impegni da parte di alcuni Stati membri, gli APS europei dovrebbero raggiungere complessivamente lo 0,56 per cento entro il 2010.
Non credo che la crisi possa essere presa come giustificazione per ridimensionare gli impegni assunti in materia di aiuti e insisto affinché vengano mantenuti ed effettivamente accantonati i fondi promessi sia dagli Stati membri dell’Unione europea sia da altri donatori.
Nel 2008, gli APS comunitari hanno registrato un incremento di circa 4 miliardi di euro e rappresentavano lo 0,40 per cento degli APS; si prevede che questa tendenza all’aumento continui.
Sulla base delle informazioni raccolte dagli Stati membri, si prevede che nel 2009 gli APS comunitari complessivi saliranno a 53,4 miliardi di euro (0,44 per cento) e a 58,7 miliardi di euro (0,48 per cento) nel 2010.
A meno che gli Stati membri non intervengano per rispettare i propri obiettivi individuali, non sarà pertanto possibile realizzare gli obiettivi fissati per il 2010. La prevista tendenza che punta a un costante incremento degli APS comunitari si basa sugli sforzi compiuti da alcuni Stati membri per rispettare i propri impegni, ma insisto sulla necessità che tutti i paesi europei – che hanno una responsabilità in questo senso – compiano uno sforzo: si sono assunti un impegno e la crisi non può essere un pretesto per trascurarlo. Anzi, per me è il contrario.
Molti Stati membri hanno inoltre insistito sulla riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, obiettivo che sottoscrivo pienamente. Il G20 ha definito una tempistica precisa per rivedere la governance delle istituzioni di Bretton Woods e le ha invitate ad attuare immediatamente i rispettivi piani di riforma, elaborati prima del vertice di Londra. Le prime novità dovrebbero essere implementate già dal prossimo aprile e sono certo che troveremo il modo di risolvere anche le questioni ancora irrisolte.
Alla luce dell’impulso impresso dal G20 alla riforma del FMI, la Commissione sottolinea l’importanza di procedere alla seconda fase di riforma della Banca mondiale, al fine di concluderla entro la primavera 2010.
Il vertice di Londra del 2 aprile 2009 entrerà nella storia del G20 per aver trattato le questioni legate allo sviluppo come tematica a sé stante, alla presenza dei delegati dei paesi in via di sviluppo. In questi ultimi mesi di preparazione al G20, l’istituzione responsabile del follow-up è stata particolarmente attiva.
Ad agosto, il Consiglio dei governatori del FMI ha approvato lo stanziamento di diritti speciali di prelievo per 250 miliardi di dollari, di cui 18 destinati ai paesi a basso reddito; a Pittsburgh il Fondo monetario internazionale sarà quindi chiamato ad illustrare altre misure destinate a tali paesi. Si tratta senz’altro di un’evoluzione positiva.
Il mio predecessore, l’onorevole Michel, ha insistito sulla flessibilità, affermando che il meccanismo di sostegno al bilancio è lo strumento più flessibile di cui disponiamo; questo è naturalmente vero, ma implica anche un meccanismo simile da parte dei paesi in via di sviluppo e dobbiamo essere in condizione di intavolare con questi paesi un dialogo politico, nonché di monitorarne i meccanismi, operazioni per le quali è necessaria la cooperazione da parte degli Stati in oggetto. Una volta instaurata una genuine cooperazione, credo che il sostegno al bilancio settoriale sia una procedura perfettamente indicata.
Non comprendo il motivo per cui questa risoluzione presentata dalla commissione per lo sviluppo in merito al G20 di Pittsburgh non venga votata prima di tale vertice. Non riesco a capirlo; probabilmente dipenderà da motivazioni tecniche, ma credo che il neoeletto Parlamento dia un segnale sbagliato rimandando la discussione sulla relazione a dopo il vertice del G20 a Pittsburgh, che si svolgerà, se non erro, dal 22 al 24 settembre, e dunque prima della prossima tornata parlamentare di ottobre a Strasburgo.
Questo non rientra nelle mie competenze, ma devo dire che concordo con gli onorevoli colleghi che mi hanno preceduto nel deplorare la nostra incapacità di votare la risoluzione durante questa tornata.
Presidente. − Per rispondere alla domanda, vorrei dire che è stata la Conferenza dei presidenti a decidere di votare durante la prima tornata di ottobre, dal momento che in concomitanza si svolgerà anche la discussione sul G20.
La discussione è chiusa. La votazione si svolgerà nella prima tornata di ottobre.