Presidente . – L’ordine del giorno reca la dichiarazione del presidente designato della Commissione.
José Manuel Barroso, presidente designato della Commissione. − (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, viviamo in un periodo senza precedenti. Personalmente sono convinto che i libri di storia del futuro distingueranno tra due epoche, quella precedente e quella successiva alla crisi finanziaria. Questa crisi, però, non è solamente finanziaria, economica e sociale; è anche una crisi di valori. Proprio per questo motivo, ritengo che sia nostro dovere fondare la risposta che daremo alla crisi sul modello sociale europeo, sull’economia sociale di mercato.
Contemporaneamente, la crisi ci ha dimostrato quanto sia forte l’interdipendenza che ci lega, in quest’era di globalizzazione. C’è la crisi finanziaria, ma c’è anche la crisi energetica; ci sono i problemi della sicurezza alimentare e quelli del cambiamento climatico – settore in cui l’Europa è ora il leader. Mi sembra quindi di poter dire che per l’Europa è giunto il momento della verità. Vogliamo modellare l’Europa sulla base dei nostri valori, difendendo i nostri interessi, oppure vogliamo subire la globalizzazione, seguendo una strada tracciata da altri?
A mio parere non ci sono dubbi: dobbiamo affrontare insieme questa sfida perché, in caso contrario, l’Europa correrebbe il rischio di restare emarginata. L’esperienza non ci manca: non credo che alcun’altra regione al mondo abbia un’esperienza analoga per quanto riguarda la creazione di un mercato interno, di regole e istituzioni comuni, e infine di una moneta unica e di politiche di coesione e solidarietà. Abbiamo un’esperienza impareggiabile, e ritengo quindi che, anziché subire la globalizzazione, abbiamo la possibilità di modellarla, perché siamo, per natura, un laboratorio della globalizzazione: siamo i campioni della governance globale.
Non è questo il momento di adagiarci nello status quo o nella routine. Dobbiamo fissare un programma di cambiamenti, e ora più che mai abbiamo bisogno di un’Europa forte; con il trattato di Lisbona, in futuro saremo più forti e potremo agire con maggiore efficacia.
Quando parlo di un’Europa più forte, vorrei chiarire subito il significato di tale espressione: non intendo necessariamente una centralizzazione più accentuata dei poteri. Sono un convinto fautore del principio democratico di sussidiarietà – una sussidiarietà legata ovviamente alla solidarietà – in base al quale le decisioni vengono prese al livello più opportuno.
Quando parlo di un’Europa più forte, mi riferisco anche allo spirito europeo, alla cultura del processo decisionale europeo, del metodo comunitario e della volontà di agire insieme: non solo la capacità ma anche la volontà – la volontà politica – di agire. Abbiamo bisogno di un’Europa che difenda con intransigenza i propri valori e interessi, che respinga ogni tipo di protezionismo – senza tuttavia dar prova di ingenuità – e che dimostri di possedere questo spirito proattivo. E proprio a tale spirito proattivo si è ispirata la stesura del documento che ho inviato a tutti voi prima della seduta odierna.
Il mandato della Commissione che io attualmente presiedo è stato quello della prima Commissione dell’Europa allargata, della grande Europa dei 27. Avendo consolidato quest’Europa, abbiamo gettato le basi, mi sembra, per inseguire una nuova ambizione: una nuova ambizione sociale, poiché la crisi e la disoccupazione costituiscono il problema più grave che attanaglia oggi gli europei; una nuova ambizione nella lotta contro il cambiamento climatico, settore in cui svolgiamo già un ruolo guida; e una nuova ambizione nel modo di affrontare la globalizzazione.
La settimana scorsa ho avuto modo di discutere questi orientamenti insieme a tutti i gruppi politici da cui sono stato invitato. Ritengo sia stato un confronto estremamente utile, aperto e costruttivo, durante il quale sono emerse numerose opinioni.
Ritengo che per noi sia giunto il momento di raggiungere un vasto consenso, e concludere in qualche forma un accordo sulla strada da seguire. Dinanzi a tutti voi oggi prendo il solenne impegno di applicare tali orientamenti politici nel corso del mio secondo mandato – se verrò confermato da questo Parlamento – e di tradurli, insieme ai commissari che entreranno in carica, nel programma legislativo e di lavoro della prossima Commissione. Non intendo ripetere ora gli orientamenti ma ritengo che sarà utile, dopo aver discusso con tutti voi, dare maggior concretezza a taluni elementi degli orientamenti stessi e accogliere alcuni dei vostri suggerimenti. Nell’interesse della trasparenza, vorrei ora mettere in luce insieme a tutti voi i punti in questione.
In primo luogo, l’elemento fondamentale: nell’applicare in tutti i suoi aspetti il nostro piano di ripresa per uscire dalla crisi economica e finanziaria, non dobbiamo perdere di vista il futuro. Dobbiamo infondere nuovo vigore nella nostra economia sociale di mercato inclusiva: investiremo in nuove fonti di crescita sostenibile, nella crescita verde intelligente, nelle reti del futuro – dalle infrastrutture digitali alle grandi reti europee dell’elettricità e del gas – in uno sforzo complessivo teso a promuovere alti livelli di occupazione e di prestazioni sociali, oltre che a irrobustire il modello europeo di società, affermandoci contemporaneamente in un mondo sempre più competitivo.
La solidarietà deve rimanere un elemento fondamentale: per tale motivo, oltre a tutte le decisioni già prese e proposte in merito ai fondi strutturali e al raddoppiamento del nostro sostegno alla bilancia dei pagamenti per alcuni paesi in difficoltà, voglio impegnarmi a usare tutti gli strumenti a mia disposizione per aiutare gli Stati membri su cui gravano forti limitazioni di bilancio – ossia i nuovi Stati membri – a riprendere il cammino verso la ripresa.
Non possiamo però ritornare al vecchio modello di crescita, che si è dimostrato palesemente insostenibile; dobbiamo creare le condizioni per rendere la transizione a un’economia con basse emissioni di carbonio una fonte di vantaggio competitivo per le imprese, una fonte di occupazione per i lavoratori e una fonte di speranza per le generazioni future. Certo, concordo con coloro i quali, tra voi, hanno affermato che il coordinamento da solo non basta; certo, dobbiamo tracciare un vero programma europeo; certo, dobbiamo dotarci di una visione integrata al servizio di una coerente strategia europea, una strategia dell’Unione europea per il 2020 che, sulla base dell’apertura dei mercati, intrecci in un tessuto unitario i fili delle nuove fonti di crescita sostenibile, occupazione e coesione sociale, del nostro programma climatico e di sicurezza energetica, di un approccio innovativo alla politica industriale e del progresso verso la società della conoscenza. Da parte mia, ritengo opportuno insistere con particolare forza sull’innovazione e sulle misure di sostegno alle piccole e medie imprese. Certo, questo significa riesaminare la strategia di Lisbona dopo il 2010; e certo, ci occorre un approccio assai più integrato alle articolazioni economiche, sociali e ambientali delle diverse strategie. In qualità di presidente della Commissione, mi impegno a fare ogni sforzo per convincere gli Stati membri ad accettare anche quest’approccio basato sulla coerenza e sul coordinamento.
Negli orientamenti ho affermato che l’economia ha bisogno di un sistema finanziario più morale, robusto e responsabile. La regolamentazione e la sorveglianza non hanno tenuto il passo dell’integrazione e dell’innovazione dei mercati finanziari, né in Europa, né a livello globale. Permettetemi di osservare che sono rimasto sconvolto dall’entità e dalla diffusione dei comportamenti immorali cui abbiamo assistito; non possiamo certo pensare di ritornare a una normale routine. Sul problema dei bonus, per esempio è necessario intervenire con urgenza. In seno al G20 – un processo che, per inciso, è stato avviato in Europa – abbiamo assunto una posizione di guida, ma è senz’altro vero che occorre fare ben di più. La settimana prossima, alla vigilia della riunione del G20 di Pittsburgh, la Commissione adotterà proposte miranti a istituire un autentico sistema europeo di sorveglianza – un sistema che rifletta la natura integrata del nostro mercato unico.
Fra tre anni, la revisione del nostro operato ci permetterà di verificare quali ulteriori iniziative si saranno rese necessarie. E’ essenziale varare una regolamentazione che garantisca la responsabilità e la legittimità del settore finanziario, senza però soffocare l’innovazione. Voglio che l’Europa mantenga la supremazia che attualmente detiene, a livello mondiale, nel settore finanziario.
Nei miei orientamenti, ho illustrato anche i motivi per cui la crisi ci impone di concentrarci in maniera assai più decisa sulla dimensione sociale in Europa a tutti i livelli decisionali – sia in Europa che sul piano nazionale. Forse nell’economia e nel sistema finanziario si nota qualche segno di ripresa ma – diciamolo chiaramente – per chi ha perso il lavoro la crisi non è certo finita, e non potremo dire di averla risolta finché non saremo tornati a creare occupazione, anziché assistere al diffondersi della disoccupazione.
Mi impegno quindi a perseguire un elevato livello di occupazione e coesione sociale, tramite un ventaglio di iniziative che ho già discusso con alcuni di voi.
Ho nettamente affermato la mia adesione al rispetto dei diritti sociali fondamentali, e al principio della libertà di circolazione dei lavoratori; sotto entrambi questi aspetti, interpretazione e applicazione della direttiva sul distacco dei lavoratori si sono dimostrate carenti. Per tale motivo mi sono impegnato a proporre, al più presto possibile, un regolamento che risolva i problemi emersi; questo regolamento scaturirà dal processo di codecisione del Parlamento europeo e del Consiglio. Un regolamento ha il vantaggio di offrire una certezza giuridica assai più salda rispetto alla revisione della direttiva, che lascerebbe ancora un margine eccessivo alle divergenze di recepimento nelle varie legislazioni nazionali e richiederebbe un tempo più lungo per produrre effetti concreti nell’attività pratica. Se tuttavia, nel corso della preparazione del regolamento, scopriremo settori in cui si renda necessario rivedere la direttiva stessa, non esiterò ad agire in tal senso. Voglio affermarlo con chiarezza: mi impegno a combattere il dumping sociale in Europa, in qualsiasi forma si presenti.
E’ stato pure sollevato il problema delle valutazioni d’impatto sociale per tutte le proposte future; sono d’accordo, si tratta di una necessità. La prima occasione per collaudare una valutazione d’impatto sociale dovrebbe essere la revisione della direttiva sull’orario di lavoro. Sulla base di tale valutazione d’impatto, la prossima Commissione consulterà le parti sociali e avanzerà poi una proposta legislativa complessiva.
Negli orientamenti, sottolineo l’importanza dei servizi di interesse generale per il nostro modello europeo di società. Su questo tema il trattato di Lisbona si esprime con grande lucidità, e sono pronto a lavorare con voi per articolare un quadro qualitativo dei servizi di interesse generale.
Ho sottolineato pure il tema dell’uguaglianza di genere e della necessità di eliminare il divario salariale di genere; ora quindi mi impegno a collaborare con voi alla stesura di una Carta delle donne, che sarà anche un modo per celebrare, nel 2010, il quindicesimo anniversario della Conferenza di Pechino.
Nei miei orientamenti, esprimo la determinazione a far sì che le innovazioni introdotte dal trattato di Lisbona nelle relazioni internazionali – tra cui il servizio europeo di azione esterna e l’incarico di alto rappresentante e vicepresidente della Commissione – possano funzionare in maniera efficace. A mio avviso esse costituiscono una delle più importanti innovazioni del trattato di Lisbona, e mi impegno, in generale, a rafforzare la cooperazione con il Parlamento europeo nel campo degli affari esterni.
L’Europa ha però bisogno dei mezzi per essere all’altezza delle sue ambizioni. Come ho osservato negli orientamenti, ciò comporta una riforma radicale e insieme capillare del bilancio dell’Unione europea, sia per quanto riguarda le spese, sia per quanto riguarda le entrate. Dobbiamo abbandonare una mentalità ristretta, attenta solo ai bilanci netti, e perseguire piuttosto un approccio basato sulla solidarietà, la condivisione degli oneri e l’equità. In tale quadro rientra anche la questione delle risorse proprie. L’Unione europea deve dotarsi di un metodo più trasparente ed efficiente di finanziare le proprie politiche e io sono pronto – con l’appoggio, mi auguro, del vostro Parlamento – a ingaggiare questa battaglia con gli Stati membri, nel contesto della riforma del bilancio dell’Unione. Desidero inoltre allacciare una collaborazione più stretta con la Banca europea per gli investimenti, allo scopo di esplorare forme innovative di finanziamento.
Un altro dei miei obiettivi è la regolamentazione intelligente, e vorrei ribadire che la semplificazione delle procedure e le riduzione degli oneri amministrativi che gravano sulle industrie (e in particolare sulle piccole e medie imprese) è destinata a rimanere una priorità anche per la prossima Commissione. Questo compito – così come il Comitato per la valutazione d’impatto e le valutazioni ex post – verrà posto direttamente sotto la mia autorità, per rispecchiare fino in fondo la priorità che gli attribuisco. Sono anche intenzionato a difendere – come abbiamo fatto nel corso degli anni, qualche volta anche in circostanze difficili – l’integrità del mercato unico, perché senza mercato unico e senza politica di coesione non avremo mai un’Unione europea.
Ma perché fermarci qui? Perché limitarci a difendere il mercato interno? Voglio completarlo, in tutte le tessere che ancora gli mancano, in modo che esso possa produrre tutti i suoi vantaggi per le imprese e i consumatori.
Onorevoli deputati, mi impegno a tradurre queste priorità nell’organizzazione del prossimo Collegio di commissari, quando avrò ottenuto la vostra conferma, ma posso fin d’ora illustrarvi alcune modifiche organizzative che intendo introdurre.
Istituirò l’incarico di commissario per la giustizia, i diritti fondamentali e le libertà civili, responsabile anche per i diritti dei cittadini e delle minoranze, a testimonianza del fatto che l’Unione europea è una comunità di diritti e di valori.
Istituirò poi l’incarico di commissario per gli affari interni e la migrazione, responsabile anche per la sicurezza. Tra i suoi compiti essenziali, questo commissario avrà quello di sviluppare un approccio veramente comune alla migrazione: dovrà promuovere l’integrazione degli immigrati legali, combattere l’immigrazione illegale e i reati a essa collegati, e garantire la solidarietà fra gli Stati membri. La solidarietà ci è necessaria: è necessaria allorché dobbiamo sostenere i nostri amici baltici, o i paesi colpiti dalla crisi del gas che oppone Russia e Ucraina, ma è necessaria anche quando dobbiamo venire in aiuto dei nostri amici mediterranei, che si trovano di fronte a sfide che non possono superare da soli.
Istituirò infine l’incarico di commissario per l’azione climatica, a testimonianza del fatto che il cambiamento climatico è una sfida cui dobbiamo rispondere trasversalmente, impegnando l’intero ventaglio delle nostre politiche. La nomina di un commissario incaricato di occuparsi specificamente dell’azione climatica segnalerà inoltre che l’Europa – indipendentemente dal livello di ambizione che scaturirà da Copenaghen – intende impegnarsi con tenacia affinché la volontà di agire non si indebolisca.
Dobbiamo inoltre rivedere radicalmente le modalità con cui le istituzioni europee accedono alla consulenza scientifica e se ne servono. Nella prossima Commissione intendo introdurre l’incarico di Capo consulente scientifico; questi avrà il potere di presentare consulenze scientifiche proattive in tutte le fasi dello sviluppo e dell’attuazione delle politiche. Ciò riflette il fondamentale ruolo prioritario che io attribuisco alla ricerca e all’innovazione. In questo campo, mi sembra, ci attende ancora un lungo lavoro: se c’è un settore, in Europa, in cui la frammentazione degli sforzi ci impedisce di cogliere i risultati che vorremmo, è proprio quello della ricerca e dell’innovazione. A mio avviso – dalla lotta contro il cambiamento climatico alla sicurezza energetica – disponiamo del potenziale necessario, se veramente vogliamo collaborare nel campo della ricerca e dell’innovazione a favore dell’Europa.
Ciò che propongo è semplicemente un’agenda per la trasformazione dell’Europa. Per tradurre in realtà tale ambizione, ho suggerito di allacciare un partenariato speciale fra Parlamento e Commissione; rappresentiamo le due istituzioni europee per eccellenza, e questo ci conferisce una responsabilità speciale per la creazione di un vero spazio pubblico europeo destinato alla discussione. Mi impegno a portare il mio contributo alla democrazia parlamentare europea.
Negli ultimi due mesi ho avuto l’opportunità di discutere questi temi con il presidente Buzek, e da tale confronto sono scaturiti molti dei miglioramenti proposti nei miei orientamenti, come l’introduzione di un tempo delle interrogazioni regolare. Dopo gli incontri che ho tenuto con i gruppi, sono pronto a raccogliere il suggerimento avanzato da alcuni di voi, non solo di incontrare a scadenze più regolari la vostra Conferenza dei presidenti, ma anche di instaurare un dialogo adeguato con la vostra Conferenza dei presidenti di commissione. In concreto, inviterò la Conferenza dei presidenti di commissione a incontrare il Collegio dei commissari al completo, ogni anno, prima di adottare il programma legislativo e di lavoro della Commissione.
Stiamo veramente attraversando tempi eccezionali, tempi di incertezza e di mutamento degli equilibri di potere. Ci troviamo forse di fronte a una trasformazione radicale delle relazioni tra le maggiori potenze mondiali, e in un’epoca di ansietà come questa corriamo veramente il grave rischio di veder emergere egoismi nazionali, un nazionalismo crudo e brutale e varie forme di estremismo. C’è il concreto pericolo che vengano rimessi in questione i risultati ottenuti nel nostro processo di integrazione europea; proprio per tale motivo giudico importante allacciare questa relazione speciale tra Commissione e Parlamento, allo scopo di combattere gli egoismi nazionali.
Consentitemi di concludere con un appello rivolto a ciascuno di voi. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un’Europa forte e di una forte Commissione europea; una Commissione forte, diciamolo francamente, deve essere una Commissione politica, ma una Commissione politica non deve essere una Commissione di parte. Come presidente della Commissione, il mio partito è l’Europa. Il prossimo Collegio di commissari – come l’attuale – conterrà un significativo numero di esponenti di svariate provenienze politiche. Mi impegno a rispecchiare, nella composizione del Collegio e negli incarichi più importanti, la variegata diversità del quadro politico europeo; solo un sostegno transpartitico, in effetti, può consentirci di avere un’Europa forte e una forte Commissione.
Abbiamo bisogno di una Commissione che mantenga le promesse fatte; e poi abbiamo bisogno di un Parlamento capace di mobilitare maggioranze vitali, com’è necessario per un’Europa che voglia agire. Se desiderate una Commissione forte, che al momento opportuno sappia opporsi agli Stati membri e agli egoismi nazionali, dovete garantire alla Commissione il deciso sostegno di cui essa ha bisogno.
Noi tutti abbiamo le nostre diverse posizioni politiche e ideologiche, e tutti proveniamo da appartenenze politiche assai differenti; credo però che, in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando, al di là delle nostre convinzioni ci occorra una salda etica di responsabilità europea. In nome di tale etica di responsabilità europea rivolgo a ognuno di voi il mio appello: il mio appassionato appello a favore dell’Europa. Iniziamo insieme questo viaggio europeo.
(Prolungati applausi)
Joseph Daul, a nome del gruppo PPE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel giugno scorso i cittadini europei hanno confermato la propria fiducia al gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) facendo del nostro gruppo, per la terza volta consecutiva, la forza più importante di questo Parlamento.
Con il loro voto, i nostri concittadini hanno espresso una serie di scelte assai chiare: in un periodo di crisi e dubbi, hanno scelto un’Europa stabile e forte; hanno scelto un’economia sociale di mercato dotata di norme etiche; e infine hanno scelto una politica responsabile in campo energetico e climatico. Dal momento che – parecchi mesi prima delle elezioni – il PPE era stato l’unico partito a designare un candidato per la presidenza della Commissione, ne consegue che i cittadini europei, premiandoci con la maggioranza dei voti, hanno implicitamente approvato la scelta del presidente Barroso.
Da parte mia sono fiero che il gruppo PPE abbia effettuato questa scelta e, oso dire, sono altrettanto fiero che abbia deciso di correre questo rischio.
Tutti conoscono le priorità del PPE: sono le stesse che hanno ispirato i padri dell’Europa e che continuano a ispirare la maggioranza dei governi dell’Europa odierna. Gran parte di questi obiettivi sono condivisi e sostenuti dall’attuale presidente della Commissione Barroso.
Onorevoli colleghi, il gruppo PPE sostiene il presidente Barroso poiché egli ha dimostrato quanto vale. Lo ha dimostrato sul pacchetto clima-energia, ove ha condotto l’Europa a guidare il mondo nella lotta contro il riscaldamento globale: proprio quest’Europa pionieristica costituirà il modello di ruolo alla Conferenza di Copenaghen. Lo ha dimostrato rendendo più severi gli standard morali dei sistemi finanziari, e portando l’Europa ad apprendere per prima gli insegnamenti di una crisi finanziaria che nessuno – intendo dire proprio nessuno – aveva previsto. In occasione del G20, sono l’Europa e la Commissione Barroso che additano la via da seguire ai nostri partner statunitensi e asiatici.
In passato l’Europa veniva dipinta come un nano politico. Come non rallegrarsi del fatto che, su due questioni cui gli europei annettono grande importanza, cioè la crisi e il cambiamento climatico, l’Europa si trovi finalmente all’avanguardia?
Aggiungo che il presidente Barroso è il primo candidato alla presidenza della Commissione ad aver coinvolto così strettamente il Parlamento nel proprio lavoro e nella formulazione degli orientamenti. E’ il primo ad aver proposto un vero partenariato fra le due istituzioni, grazie a una ricca serie di misure concrete.
Si tratta, a mio avviso, di uno sviluppo importante del parlamentarismo europeo, ed è un’opportunità che noi, deputati di questo Parlamento, non dobbiamo lasciarci sfuggire. Per tale motivo il mio gruppo si augura che il presidente Barroso formi una nuova Commissione e si metta al lavoro al più presto possibile.
Ovviamente, il presidente della Commissione non può rappresentare un unico partito; ovviamente, deve concludere compromessi con un Collegio di commissari di varia appartenenza politica. Valutiamo positivamente questa circostanza, perché l’Europa si può costruire solo in uno spirito di apertura e di costruzione del consenso.
Fatta questa premessa, signor Presidente, signora Presidente del Consiglio, devo rivolgervi un appello. Dopo l’elezione del presidente della Commissione, voi dovete mettervi immediatamente all’opera per formare il resto del Collegio, indipendentemente dal trattato che sarà allora in vigore.
Quanto a lei, Presidente Barroso, se, come mi auguro, domani lei otterrà il sostegno della maggioranza dei deputati al Parlamento europeo, non si tratterà però di un assegno in bianco. Lei lo sa benissimo, ma è mio dovere ripeterglielo in questa sede. Dal momento che il gruppo PPE condivide molte delle sue convinzioni, a lei tocca la responsabilità di far sì che, nei prossimi cinque anni, l’operato della sua Commissione corrisponda alle nostre aspettative e a quelle dei cittadini europei.
Noi abbiamo fiducia in lei, ma siamo certi che, nel quadro del partenariato che lei si accinge a proporre, anche noi sapremo svolgere il nostro dovere di legislatori.
Onorevoli colleghi, vi ringrazio per l’attenzione.
(Applausi)
Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei giorni scorsi mi sono chiesto più volte come mai un candidato tanto controverso in seno a tutti i gruppi non susciti quasi polemiche in seno al Consiglio. Secondo me la risposta è ovvia; se fossi un capo di governo, anch’io avrei eletto José Manuel Durão Barroso. Negli ultimi cinque anni non si sarebbe potuto trovare miglior avvocato degli interessi del Consiglio europeo. Per tale motivo, Presidente Barroso, il suo appello alla cooperazione con il Parlamento è opportuno, ma giunge troppo tardi.
(Applausi)
Negli ultimi cinque anni, fra le altre cose, lei è stato costantemente al servizio dei governi dell’Unione europea, e proprio questo è uno dei motivi per cui lei suscita tanto scetticismo. Spesso gli amici sono più pericolosi dei nemici: lei aveva appena terminato il suo discorso, proclamando: “Sono il candidato di tutti!”, che l’onorevole Daul si è affrettato a dichiarare: “Questo è il candidato del gruppo PPE”. Quale rischio si è assunto, Presidente Barroso! Che motivo di eleggerla avrebbe un’altra possibile maggioranza in quest’Assemblea, se il suo programma è il programma del gruppo PPE?
Avremmo potuto iniziare con una maggioranza diversa. In luglio, abbiamo scorto profilarsi in quest’Assemblea una maggioranza possibile, sulla base di considerazioni diverse tra i diversi gruppi, coagulate da Guy Verhofstadt in una maggioranza riformista ed europeista. Di conseguenza il voto è stato rimandato fino a settembre, e forse si sarebbero aperte altre possibilità. Purtroppo il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa non ha sostenuto fino in fondo il proprio leader, altrimenti questa sarebbe stata una vera possibilità; per questo oggi ci accingiamo a votare e a valutare quanto siano convincenti le sue argomentazioni.
Lei però ha appena iniziato a concentrarsi su un programma, e già comincia ad agire in modo del tutto differente. Nei giorni scorsi lei ha inviato messaggeri a cavallo, che recavano il messaggio seguente: “Moi, j’ai la majorité: ho la maggioranza”. Forse domani lei raccoglierà una maggioranza; può essere. Forse domani lei avrà una maggioranza formata dai gruppi PPE e ALDE, la cui maggioranza voterà per lei, e naturalmente dall’unico gruppo che voterà per lei unanimemente, immediatamente e senza esitazioni: i Conservatori e Riformisti europei, il partito del presidente Kaczyński e di suo fratello, il partito del presidente Klaus e dei tories. Lei ha detto di voler formare una maggioranza favorevole al trattato di Lisbona, ma questo è il partito i cui esponenti si oppongono al trattato. Come può guidare l’Europa con spirito europeista, se stipula alleanze di questo genere?
(Applausi)
Inoltre, qui non si tratta solo di lei. Si tratta di lei, ma anche della domanda: Barroso – sì o no? Si tratta di sapere se lei raccoglierà una maggioranza – sì o no? Ma c’è anche un altro problema: si tratta della direzione in cui l’Europa intera deve muoversi, e questa è una decisione che non spetta solo a lei. In questo caso anche il Consiglio, e soprattutto il Parlamento, partecipano alle decisioni sulla composizione del Collegio, sugli incarichi che lei metterà a disposizione e sul programma che lei presenterà per i prossimi cinque anni.
Si tratta di lei, ma si tratta anche di sapere se finalmente riusciremo a regolamentare il mercato interno e i mercati finanziari, e se finalmente riusciremo a bloccare il fenomeno della manodopera a basso costo in Europa, che sta distruggendo la coesione sociale della nostra società. Si tratta infine di sapere se riusciremo a imprimere un cambiamento di direzione all’Unione europea con il sostegno della Commissione intera.
Per noi, quindi, è anche questione dei temi legati al programma. Non basta ridurre l’Europa alla questione di una persona sola, e non basta sapere se questa persona otterrà la maggioranza oppure no. C’è bisogno d’altro! Ci occorrono valutazioni d’impatto sociale. Lei ha affermato di volerle varare; quindi la giudicheremo in base al fatto che lei attui veramente questo proposito, che lei sia preparato a elaborare regolamenti insieme al Parlamento, nel quadro di un accordo interistituzionale.
In futuro, la Commissione dovrà tener conto in anticipo degli effetti che le sue misure avranno sui sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri. Vogliamo e dobbiamo avere una direttiva sui servizi pubblici, sui servizi di interesse generale. Non possiamo accettare che la Commissione non si dia pace fino a quando non avrà privatizzato anche l’ultimo cimitero pubblico d’Europa; è ormai il momento di bloccare questa strategia. E in Europa anche la politica salariale ha bisogno di un mutamento di rotta.
Quale che sia lo strumento che sceglieremo, Presidente Barroso, attendo che lei pronunci una frase; anche oggi, lei ha evitato di pronunciarla; ma attendo che prima o poi lei la pronunci. L’obiettivo della Commissione, soprattutto dopo le sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee sui casi Viking, Laval e Rüffert, deve essere quello della parità di salario a parità di lavoro per uomini e donne.
Ci sono problemi relativi ai programmi e ai contenuti, che vogliamo discutere con lei, ma non solo con lei. Si tratta anche di sapere chi saranno i commissari e quali incarichi avranno. Non so cosa abbia causato più danni all’Europa, se lei oppure il fatto che lei non abbia impedito al commissario McCreevy di fare quel che è stato capace di fare. Occorre un mutamento di direzione nell’ambito dell’Unione europea: è questo il piano su cui la giudicheremo.
(Applausi)
Possiamo dunque scorgere un nesso tra il voto di domani e il voto finale sulla Commissione. C’è un modo per giungere alla meta; c’è un modo per ottenere un accordo più robusto e una fiducia più salda di quanto non siano oggi. Tuttavia, per quanto riguarda il bilancio da lei presentato per gli ultimi cinque anni e quanto lei ci ha presentato finora – non parlo di ciò che potrà avvenire in futuro, parlo di ciò che è adesso sul tappeto – posso dirle una cosa con certezza: lei non ha il sostegno del mio gruppo.
(Applausi)
Presidente . – Vi informo che il regolamento prevede un nuovo articolo, che forse non è ancora a conoscenza di tutti. In base a tale articolo, se nel corso di un intervento i deputati presenti in Aula mostrano un cartoncino blu, possono rivolgere una domanda all’oratore; la domanda non può superare i trenta secondi di durata, e può essere posta solo con il consenso dell’oratore. E’ un nuovo articolo, che finora non vigeva; ha lo scopo di vivacizzare i nostri dibattiti.
Miguel Portas (GUE/NGL) . – (PT) Signor Presidente, sarò brevissimo: onorevole Schulz, l’ho ascoltata con grande attenzione, e condivido molte delle osservazioni che lei ha proposto al presidente della Commissione, che ora si presenta per un nuovo mandato. L’ho persino udita dire che i socialisti non si limitano a sostenere la destra e che l’Europa non è formata unicamente dalla destra. Le chiedo: quanti membri del suo gruppo parlamentare – socialisti, portoghesi, spagnoli o inglesi – hanno già concesso il loro appoggio al nuovo candidato, indipendentemente dal punto di vista che lei sostiene, onorevole Schulz?
Martin Schulz (S&D) . – (DE) Signor Presidente, devo ammettere che non conosco il collega. Sono lieto però che i nuovi colleghi…
(Interruzioni)
E’ con noi da parecchio tempo? Finora non l’avevo proprio notato. Dopo quel che ho sentito, capisco perché.
Decideremo questa sera la posizione del nostro gruppo sul voto finale. Non so quanto siano democratiche le strutture del suo partito, ma noi siamo un partito democratico e quindi decideremo questa sera con un voto democratico.
Presidente . – Aggiungo che è prevista una sola domanda per intervento, perché altrimenti non sarebbe possibile portare a termine il dibattito.
Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, sin dall’inizio di questa procedura di nomina, come lei sa, il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa ha affermato che la posta in gioco è il programma dei prossimi cinque anni; non è una questione di persone o personalità. Ciò che conta è il programma che il candidato presenta: quello che egli illustra ora per sommi capi, e poi il programma dettagliato che sarà presentato, mi auguro, verso fine anno, quando l’organico della Commissione sarà stato completato.
In secondo luogo, su richiesta di alcuni colleghi, il nostro gruppo ha discusso approfonditamente l’opportunità di attendere prima di prendere una decisione definitiva. Abbiamo assunto questa posizione in luglio, poiché abbiamo stimato necessario che il candidato si presentasse munito di un programma, a differenza di quanto avveniva in passato. A mio avviso, quella di attendere a luglio, di non concedere la nomina e di attendere la presentazione delle proposte che ci accingiamo a discutere ora, è stata una decisione saggia. Abbiamo stimato però che – dopo la presentazione degli orientamenti da parte del candidato – non abbia più senso voler attendere ancora settimane o mesi.
Stiamo attraversando una crisi economica e finanziaria, e quindi abbiamo bisogno di istituzioni europee e di una Commissione. Non è molto responsabile …
(Applausi)
... Non è molto responsabile dire oggi “Aspettiamo”. Aspettare cosa? Aspettare due settimane, tre settimane, due mesi, fino a quando non ci presenteranno delle proposte? Eccoli qua. Assumiamoci le nostre responsabilità, votiamo a favore o contro, ma assumiamoci le nostre responsabilità.
In terzo luogo, gli orientamenti presentati dal candidato non ci sono sembrati molto convincenti. A mio avviso questi orientamenti, pur dettagliati come in qualche punto sono, si basano su una filosofia fallace, ossia sul presupposto che la recessione sia finita, che sia iniziata la ripresa e che per uscire dalla crisi non siano necessarie politiche comunitarie supplementari. E’ una base di partenza tutt’altro che sicura, poiché la fine della recessione non significa l’inizio della ripresa. Potremmo cadere nella stagnazione economica, com’è avvenuto in Giappone, dove stanno aspettando la crescita da 10 o 15 anni. Da ciò deriva la necessità di disporre, in via supplementare, di una nuova strategia comunitaria integrata che vada al di là dei 27 piani nazionali. Ecco la richiesta che avanziamo come liberali e democratici, ed è altrettanto importante che la Commissione presenti al più presto possibile un piano per la pulizia delle banche: non i 27 piani diversi di cui disponiamo oggi, bensì un approccio comune e coerente delineato dalla Commissione.
Presidente Barroso, l’ho sentita dichiarare al nostro gruppo che lei era preparato a presentare proposte riguardanti sia la nuova strategia comunitaria integrata (che va al di là dei 27 piani nazionali), sia la stabilizzazione europea del settore bancario. Questo è un fatto positivo, e noi ora le chiediamo di articolare e sviluppare questi due elementi nel programma che lei si accinge a preparare e poi a presentare insieme alla Commissione.
Il nostro sostegno è chiaro; è condizionato. Ciò significa che continueremo a sostenerla fino a quando potremo constatare che questi elementi – ossia una nuova strategia comunitaria integrata, un piano per stabilizzare il settore bancario, oltre a quanto lei ha ribadito oggi nel suo intervento, un bilancio basato sulle risorse proprie e una revisione di medio termine della sorveglianza finanziaria – siano destinati a concretizzarsi in ogni parte del programma della Commissione. Su questo punto devo dirle che continuo a essere convinto dell’opportunità di utilizzare a tale scopo la struttura della Banca centrale europea e non le proposte de Larosière, che attualmente costituiscono il punto di partenza della Commissione e del Consiglio.
Infine, il nostro sostegno dipenderà anche, come lei sa, dalla nuova struttura della Commissione. Vogliamo una Commissione efficace, i cui poteri siano distribuiti in maniera più uniforme che in passato; in tale contesto, contiamo anche sulla promessa che lei ha fatto al nostro gruppo, ossia di accogliere nel suo Collegio un commissario specifico –proveniente dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni – responsabile per i diritti fondamentali e le libertà civili. E’ importante che questo commissario sia responsabile in maniera unitaria insieme agli altri commissari, e non abbia unicamente il compito di fornire loro i suoi pareri.
Quindi, per il bene comune dell’Europa, abbiamo bisogno di maggiore audacia e di una Commissione più ambiziosa; ci auguriamo che lei raggiunga questi obiettivi e che con il suo programma definitivo soddisfi le nostre aspettative.
Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, signor Presidente designato della Commissione, onorevoli colleghi, confesso che temo di soffrire di allucinazioni.
Dapprima ci viene detto: “tutto è cambiato, quindi rimango!” Il motivo per cui il presidente Barroso deve rimanere è che tutto sta cambiando, ed egli rappresenta la stabilità in un mondo mutevole. E va bene.
Ascolto poi quello che ha da dire l’onorevole Daul. Ho partecipato alla campagna elettorale in Francia; in Francia, durante la campagna elettorale ci dicevano: per le banche, guardate il presidente Sarkozy, per il cambiamento climatico, guardate il presidente Sarkozy, per il cambiamento in Europa, guardate il presidente Sarkozy. Ora invece sento l’onorevole Daul proclamare: per il cambiamento climatico, guardate il presidente Barroso, per i problemi X, Y, Z, guardate il presidente Barroso. Ti prenderai una bella lavata di capo all’Eliseo, amico mio! Davvero una bella lavata di capo! Ma tutto quest’affare mi sembra comunque incredibile! Certo, lo so, il maggio ’68 ti infastidisce, tiri sempre fuori la stessa vecchia storia; un giorno ti spiegherò tutto se vorrai stare a sentirmi.
Voglio dire insomma che in questo posto, proprio qui, abbiamo il diritto di dire qualsiasi cosa. José Manuel Obama: Yes, he can! Ora può fare tutto quel che gli pare; può fare tutto quello che non è riuscito a fare in cinque anni. Vedrete cosa succederà, e a proposito, capi di Stato e di governo, Presidente Malmström, state attenti, perché i giorni del piccolo presidente Barroso che stava ad ascoltarvi sono finiti. Ora sarete voi a dover ascoltare lui, e lui vi imporrà una nuova politica integrata, non una politica di coordinamento, e dovrete seguire i suoi passi … ma si fermi ora, presidente Barroso! La conosciamo! In quest’Aula, in cinque anni lei non ha mai detto una volta “Ho sbagliato”, come pure abbiamo detto io, Daniel Cohn-Bendit, e anche altri …
Infatti lei parla di valori europei, di etica europea, ma il problema, presidente Barroso, è questo. Se davvero vuole cambiare le cose, deve spiegare un punto ai deputati europei e ai cittadini: la risposta alla crisi economica e finanziaria dev’essere, contemporaneamente, una risposta alla crisi ambientale. Inoltre, se vuole reagire a queste crisi deve trasformare l’Europa – riformarla non basta – e intendo dire trasformarla dal punto di vista sociale e ambientale. Occorre mettere in discussione i nostri sistemi produttivi. E le banche: perché sono impazzite? Perché abbiamo un sistema che le fa impazzire del tutto. E perché? Per il semplice fatto che si fonda sul desiderio di accumulare sempre di più e sempre più in fretta.
Presidente Barroso, capi di Stato e di governo, pensate davvero che la maggioranza di quest’Assemblea sia pronta oggi a sfidare l’approccio del “sempre di più e sempre più in fretta”? E’ questa la radice della crisi, e quando i cittadini parlano di sviluppo sostenibile, non si tratta solo di poche misure frammentarie, si tratta di cercare di spiegare e di capire che, mentre in alcuni settori, per esempio le energie rinnovabili e altri, c’è bisogno di crescita (beninteso, di una crescita selettiva), vi sono moltissimi altri settori che occorre invece frenare. Bisogna quindi prendere misure, e qui le mie allucinazioni diventano anche più intense.
Lei ha parlato del processo di Lisbona; ha parlato di ricerca; Presidente Barroso, mi spieghi una cosa. Per cinque anni – in realtà, per quattro anni: l’anno scorso, dopo la crisi, è stato più cauto – lei ci ha spiegato che la base dell’efficacia economica e ambientale era la deregolamentazione. Deregolamentazione: ricordo bene i suoi discorsi e le sue affermazioni. Poi, con le crisi, lei ha capito improvvisamente che le cose non stavano così. Con le crisi, e questo va a suo credito, noi non abbiamo mai detto che lei si fosse comportato in maniera disonorevole; abbiamo detto semplicemente che, considerato il modo in cui lei, Presidente Barroso, ha guidato questa Commissione, noi non abbiamo fiducia in lei. Lei è un europeo ma, contemporaneamente, è rinchiuso in un’ideologia che è precisamente quella che ha provocato la crisi, non quella che può risolverla.
Onorevole Verhofstadt, questa è veramente grossa. Nel corso di tutta la campagna elettorale – sto per concludere, e comunque il presidente Barroso ci ringrazierà per questo – avevamo dichiarato che non volevamo votare a luglio. Ora tutti ci sono grati di aver evitato il voto a luglio, perché almeno il presidente Barroso ha potuto presentare il suo programma. Se fosse dipeso dall’onorevole Daul, se fosse dipeso dal presidente Barroso, avremmo votato a luglio senza un programma, e tutto sarebbe andato benone! Quindi, ci ringrazi almeno per averle dato l’opportunità di presentare il suo programma.
Non c’è di che, Presidente Barroso, non c’è di che.
In secondo luogo – e anche questa è grossa – lei dice “perché rimandare ancora?” Per la semplice ragione, e questo non si è mai verificato prima, che i cittadini irlandesi voteranno fra tre settimane e se, come io credo e come generalmente si prevede, voteranno a favore del trattato di Lisbona, le condizioni per questa Commissione saranno differenti. Lei ci dice: “E’ assolutamente necessario, perché ci troviamo in una crisi economica, e vedrete quel che succederà”.
Nei prossimi due mesi il presidente Barroso dovrà formare la sua Commissione. Non avrà il tempo di occuparsi né di Lisbona né di Copenaghen, perché dovrà negoziare con il presidente Sarkozy. Il mercato interno andrà all’onorevole Barnier? E se l’onorevole Barnier si prende il mercato interno, cosa dare ai polacchi, cui il presidente Barroso ha promesso una grande Commissione? Cosa dare ai tedeschi? E ai britannici? Perché la Commissione si basa su questi negoziati! Ma mentre il presidente Barroso è intento a negoziare, gli altri andranno a negoziare a Copenaghen.
Questo è il problema; questa è la realtà. Concluderò dicendole, Presidente Barroso, che lei è certo un uomo d’onore, ma deve sapere una cosa: il gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea non ha fiducia in lei e voterà contro la sua nomina, perché crediamo che l’Europa abbia bisogno di qualcuno migliore di lei, Presidente Barroso!
(Applausi)
Michał Tomasz Kamiński, a nome del gruppo ECR. – (PL) Forse l’intervento dell’onorevole Cohn-Bendit è stato un po’ troppo lungo, e probabilmente dissento dalla sua posizione, ma il contenuto dei suoi interventi è sempre interessante; dopo tutto, è questo ciò che conta in Parlamento, perché in tal modo la nostra Assemblea acquista quella vitalità di cui lei, signor Presidente, ha parlato oggi nel suo discorso introduttivo.
Il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei voterà a favore del presidente designato Barroso; non perché siamo d’accordo con lei su tutto, signor Presidente. Al contrario, ci sono molte questioni su cui dissentiamo – per esempio, il suo incondizionato sostegno al Trattato di Lisbona. Non condividiamo il suo entusiasmo, ma condividiamo bensì la sdegnata condanna, da lei espressa nel suo intervento, per ogni forma di nazionalismo ed egoismo nazionale.
Perché è stata proprio l’Europa, il nostro continente, su cui vogliamo che regni la pace e nella quale vogliamo vivere in pace, a subire i disastrosi effetti dell’egoismo nazionale e dello sciovinismo. Grazie a Dio, oggi viviamo in un’Europa di pace.
Non siamo d’accordo su alcune delle questioni trattate dal presidente Barroso. Abbiamo il diritto di dissentire e ci batteremo per conservare questo diritto, benché qualcuno continui a scandalizzarsi per il fatto che i cittadini europei abbiano votato per i Conservatori e Riformisti europei: vi prometto che ne eleggeranno altri. Saremo presenti in questa sede, e faremo sentire la nostra voce.
A nome dei nostri elettori, quindi, abbiamo il diritto di dire che sosteniamo il presidente Barroso in questa sua ardua missione. Constato con piacere che oggi si è parlato di solidarietà europea, e del fatto che la Commissione – la nuova Commissione guidata dal presidente Barroso – dirigerà i propri sforzi al superamento della crisi economica che ci ha investito. Si tratta di un elemento di estrema importanza, e siamo lieti che l’ambizioso programma presentato dal presidente Barroso, a quanto pare, sia teso ad affrontare le tematiche più rilevanti, per le quali si rende necessario il nostro contributo. E ciò dimostra con quale urgenza dobbiamo assicurare oggi la cooperazione tra le varie nazioni in Europa. La crisi ha colpito noi tutti, senza guardare alla struttura politica o all’economia di cui facciamo parte, né alla regione europea in cui si trovano i nostri paesi. La crisi si è abbattuta sulla vita di noi tutti, e la lotta alla crisi deve vederci tutti partecipi.
Signor Presidente, nell’offrirle il sostegno del nostro gruppo, vorrei rivolgerle un appello: faccia in modo che, nei mesi a venire, l’Europa, non resti indifferente agli eventi della politica mondiale. Confesso che, a mio avviso, una delle prove più importanti che il mondo occidentale dovrà sostenere riguarda le attuali vicende iraniane.
L’Iran è un paese che non fa segreto delle proprie ambizioni nucleari. Il presidente di questo paese, oltre a negare il terribile crimine dell’Olocausto, minaccia di distruggere Israele. Ritengo inaccettabile un simile comportamento, che non dev’essere tollerato in un mondo democratico e moderno. Il nostro gruppo si aspetta che la Commissione europea, sotto la sua guida, si opponga con decisione ai metodi e alle politiche antidemocratiche delle autorità iraniane, volte a contrastare il nostro principale alleato in Medio Oriente – lo Stato di Israele.
Ci attendiamo inoltre che la politica estera dell’Unione europea sia sempre il simbolo delle libertà individuali, e promuova i valori europei al di là delle nostre frontiere – e constato con piacere, signor Presidente, che questo messaggio si leva sempre con forza dalle sue affermazioni.
Nella precedente legislatura lei ha certamente commesso qualche errore, ma questo è vero di chiunque sia attivo in politica: purtroppo, così vanno le cose. Nell’arduo impegno che ha intrapreso, contiamo su di lei, sulla sua dedizione ai valori europei e sulla sua decisa volontà di battersi per il bene di un’Europa comune e unita, un elemento che vorrei sottolineare.
Lothar Bisky, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, onorevoli colleghi, lei rappresenta la continuità di una politica, Presidente Barroso, che ha contribuito alla più grave crisi economica del dopoguerra. I casinò delle principali piazze finanziarie stanno riaprendo, mentre i cittadini pagano il conto. La crisi porta con sé disoccupazione, povertà, calo dei redditi e una peggiore qualità dell’istruzione. Lei ha dichiarato che la crisi finanziaria affonda le proprie radici negli Stati Uniti, e che sono stati esclusivamente i banchieri a provocarla. Noi riteniamo invece che sia stato il sistema politico, e le politiche della Commissione europea, a favorire il capitalismo-casinò. E’stata l’ideologia della liberalizzazione, della deregolamentazione e della privatizzazione a scatenare la crisi. E se continueremo sulla strada seguita in passato, possiamo attenderci una crisi ancora più profonda.
Il sistema politico deve assumere le proprie responsabilità, imparare dai propri errori e rinunciare agli ideali neo-liberisti. La politica europea deve privilegiare gli interessi dei cittadini europei; ma non trovo niente di tutto questo nei suoi orientamenti. E’ però positivo che oggi, nella sua dichiarazione, lei abbia riservato alle tematiche sociali uno spazio maggiore di quanto avesse fatto un anno fa.
Vorrei manifestare il nostro dissenso politico con alcuni esempi. Lei ha dichiarato di voler aderire alla strategia di Lisbona. Ma i cittadini europei hanno bisogno di posti di lavoro stabili, con salari che consentano loro di vivere decorosamente. Dobbiamo perciò inserire nei nostri programmi una riduzione, e non un aumento dell’orario di lavoro.
Ci attendiamo che la nuova Commissione modifichi la direttiva sul distacco dei lavoratori. L’Europa deve assolutamente garantire che i diritti sociali non siano sacrificati sull’altare della competitività. Per questo motivo, insieme ad altri, abbiamo proposto una clausola giuridicamente vincolante sul progresso sociale e uno statuto dei servizi pubblici, che darà la priorità alla sicurezza sociale e ai servizi di interesse generale rispetto alle normative del mercato interno. Dalle sue dichiarazioni, mi sembra di capire che lei non attribuisce molto valore a tutto questo.
Nella relazione Zimmermann, il Parlamento europeo auspica l’istituzione di un salario minimo pari ad almeno il 60 per cento del reddito medio in tutti gli Stati membri. Lei ha dichiarato di non poter far niente in proposito. Ritengo invece che potrebbe intervenire, per esempio mediante gli orientamenti politici sull’occupazione.
Lei si è concentrato esclusivamente sul patto di stabilità e di crescita, che si è dimostrato uno strumento inefficace, soprattutto durante la crisi. Vogliamo un patto sociale per sostituire la strategia di Lisbona e il patto di stabilità.
A suo avviso, l’introduzione di alcune norme per la sorveglianza finanziaria sarà sufficiente a tenere sotto controllo l’avidità degli ambienti finanziari. Noi chiediamo il divieto di tutte le forme di investimento particolarmente rischiose, e un’imposta sui movimenti di capitale.
Lei ha dichiarato – mi permetto di citare le sue parole – di sostenere ogni paragrafo del trattato di Lisbona. Noi vogliamo un’Europa sociale, non una radicale e continua esasperazione del mercato interno. Vogliamo un impegno a favore del disarmo e di una gestione non militare dei conflitti, anziché la costante crescita della capacità militare.
Voi concepite l’Europa come una grande potenza, e volete diffondere in tutto il mondo l’ideologia del libero scambio e la riduzione a mercato di tutti gli aspetti della vita. Noi invece siamo favorevoli al dialogo interculturale e multilaterale, e riteniamo opportuno offrire il maggior sostegno possibile ai paesi in via di sviluppo, per superare la crisi economica, alimentare, finanziaria e climatica.
Onorevoli colleghi, votiamo insieme a favore di una Commissione che si ponga l’obiettivo di un’Unione europea sociale, pacifica, economicamente sostenibile e democratica. Se vogliamo che i cittadini europei accettino il progetto dell’Unione, dobbiamo abbandonare l’idea della radicalizzazione del mercato a favore di una democrazia più diretta. In questo caso, José Manuel Barroso non è la persona adatta a ricoprire il ruolo di presidente.
Nigel Farage, a nome del gruppo EFD. – (EN) Signor Presidente, desidero porre una domanda al presidente Barroso: perché questa fretta irragionevole? Perché cambiare le regole del gioco? Perché la sua rielezione a presidente della Commissione per i prossimi cinque anni deve aver luogo adesso? Ovviamente la risposta sta nell’Irlanda e nel trattato di Lisbona. Il piano consiste nel dimostrare a tutti che la nave è stabile, che tutto procede per il meglio e che gli irlandesi devono soltanto correggere un errore sciocco e di poco conto: in effetti, il suo documento di lavoro è stato elaborato come se il trattato fosse già in vigore.
Eppure, da questo piano manca un punto di non trascurabile importanza: è stato lei il capo, è stato lei il governatore negli ultimi cinque anni. Era lei a dover garantire l’avanzamento del trattato costituzionale. Ma le cose non sono andate per il verso giusto, non è così? I francesi e gli olandesi hanno detto “no”, ma lei si è rifiutato di accettare questi risultati democratici e, insieme con molti membri di questo Parlamento, è stato complice di quella truffa vera e propria che è il trattato di Lisbona.
Ci ha promesso che la bandiera e l’inno sarebbero stati stralciati, ma non ne vedo prova. Lo ha ribattezzato trattato di Lisbona, ma non è riuscito a impedire agli irlandesi di votare e respingerlo. Anche questa volta però, non ha accettato un risultato democratico, oh no: gli irlandesi devono votare di nuovo!
In tutto questo, tenendo a mente che è lei al potere, che fine ha fatto il principio di responsabilità democratica? Ebbene, si potrebbe dire che non resta molta democrazia nell’Unione europea di oggi, ma dovrebbe essere garantito almeno un certo grado di responsabilità. Credo dunque che, alla vigilia di quella che, con ogni probabilità, sarà la quarta bocciatura di questo trattato e segnerà la sua fine definitiva, questo Parlamento non debba sceglierla come presidente della Commissione per i prossimi cinque anni a meno che non otteniamo quel risultato.
Se gli irlandesi esprimeranno un secondo voto contrario, dovremo semplicemente rispettare la loro volontà e lei dovrà rinunciare alla carica di presidente della Commissione. Accadrebbe a qualunque livello, in qualunque settore, e sono convinto che dovrebbe accadere anche nella politica comunitaria.
Cosa dire dei suoi trascorsi? Lei era responsabile dell’agenda di Lisbona: è stata affondata senza lasciar traccia ben prima che cadessimo vittime della crisi creditizia. E adesso sostiene che dobbiamo dotarci di un commissario per l’immigrazione, privando così gli Stati nazionali del diritto fondamentale di scegliere gli individui autorizzati a vivere, lavorare e stabilirsi in un certo paese. Lei ha portato avanti la sua ossessione per il cambiamento climatico, che ha comportato spese ingenti ma nessun beneficio concreto. Ma soprattutto lei ha ignorato il referendum irlandese, affermando che gli irlandesi non possano fermare il trattato: questa motivazione mi è sufficiente a non sostenerla.
Ad ogni modo, è possibile che io stia commettendo un madornale errore, è possibile che lei in fondo sia la persona giusta, visto che il Daily Telegraph di ieri riportava il seguente sondaggio: se il trattato di Lisbona passa senza referendum, vorreste che il Regno Unito restasse nell’Unione europea? Per la prima volta in oltre trent’anni, una maggioranza consistente dei cittadini britannici, il 43 contro il 26 per cento, ha affermato di essere favorevole all’uscita dall’Unione europea qualora il presidente Barroso continui per la sua strada. Dunque è possibile che mi sbagli: forse è lei la persona giusta. Stiamo a vedere.
(Applausi e risate da taluni banchi)
Ebbene sì, è molto felice di andare!
Krisztina Morvai (NI) . – (HU) Signor Presidente, l’Europa è giunta a uno storico punto di svolta. Milioni di persone che si guadagnano onestamente da vivere chiedono un deciso cambiamento, vogliono contrastare le profonde iniquità del neoliberismo e del grande capitale globalizzato. Tra loro si contano titolari di aziende agricole a conduzione familiare, piccoli proprietari terrieri, piccoli imprenditori e dipendenti pubblici. Per raggiungere il loro obiettivo, hanno estremo bisogno di veder riconosciuti i propri diritti umani. Purtroppo il commissario non è presente per sentirmi parlare in difesa dei diritti umani e delle libertà civili – diritti necessari affinché gli individui possano esprimere le proprie opinioni, ossia godere della libertà di opinione, del diritto di riunione e di associazione e del diritto di parola senza essere tacciati di fascismo, come si è verificato oggi in quest’Aula, senza correre il rischio che qualcuno ti spari negli occhi, senza dover subire maltrattamenti, intimidazioni della polizia, arresti o processi farsa.
Quando questi eventi si sono verificati in Ungheria nell’autunno del 2006, ci siamo rivolti a voi e abbiamo richiesto il vostro intervento. Ma non avete fatto niente. Perché? Chiedo al vicepresidente del Parlamento, onorevole Schmitt, di confermare ciò che è successo, e il motivo per cui ci siamo rivolti a voi. In seguito a una riunione organizzata dal partito Fidesz, un partito civico…
(Il presidente interrompe l’oratore)
Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio. – (SV) Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio per avermi offerto l’opportunità di intervenire in questo dibattito. E’ stato davvero bello tornare al Parlamento europeo; le discussioni e gli interventi in quest’Aula sono decisamente più vivaci e dinamici che in Svezia.
Mi congratulo con il presidente designato Barroso per avere indicato con tanta chiarezza il ruolo che vorrebbe veder svolgere alla Commissione, e per il suo programma di riforme per i prossimi cinque anni. Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei relatori dei vari gruppi. Ovviamente potrei diffondermi a lungo, ma non lo farò, dal momento che questo non è il dibattito del Consiglio europeo. E’ il Parlamento a discutere con il presidente designato della Commissione.
Come ho detto, non spetta a me commentare gli interventi, ma ho ascoltato il dibattito con attenzione, e vorrei fare due osservazioni. Prima di tutto è evidente che José Manuel Barroso è stato nominato all’unanimità da 27 capi di Stato o di governo di diversa affiliazione politica. Egli gode quindi del nostro deciso sostegno per continuare la sua opera alla guida della Commissione europea per un’altra legislatura. Questo ovviamente non esime il Parlamento dal dovere di esercitare un controllo sulla sua attività, e di decidere se approvarla oppure no.
Anche la mia seconda osservazione è di palese evidenza, ma vale la pena di ripeterla. Viviamo in tempi incerti, nel corso dei quali ci troviamo ad affrontare ardui ostacoli. Abbiamo bisogno di un’Europa forte, in grado di agire, le cui istituzioni funzionino in maniera efficace e collaborino tra loro. Abbiamo bisogno di certezze, chiarezza e stabilità per poter affrontare, insieme, quei problemi per i quali i nostri cittadini si aspettano risultati e per i quali chiedono all’Europa di intervenire.
José Manuel Barroso, presidente designato della Commissione. − (EN) Signor Presidente, comincerò il mio intervento con alcune questioni di carattere politico.
La Commissione non è favorevole alla privatizzazione dei servizi pubblici – né lo è mai stata. Crediamo infatti che i servizi pubblici rappresentino una parte importante del modello europeo di società.
Ci sembra importante che questi servizi pubblici operino nel quadro di un forte mercato unico in relazione alle norme comunitarie. Questo è essenziale; se vogliamo avere una vera Unione europea, dobbiamo far rispettare il mercato interno.
Siamo sinceri su questo punto: alcuni politici nazionali, se c’è un problema, tendono ad attribuirne la colpa a Bruxelles, mentre in caso di successo tendono ad attribuirsene il merito. Evitiamo allora di accusare Bruxelles per la diffusione delle privatizzazioni. Le relative decisioni sono state adottate a livello nazionale. Alcuni dei nostri Stati membri hanno deciso di privatizzare alcuni servizi pubblici, ma questa decisione non è certo stata imposta da Bruxelles.
Mi sembra che qualche volta l’abitudine di criticare violentemente Bruxelles diventi eccessiva, e stimo opportuno che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Il secondo punto riguarda il distacco dei lavoratori. I principi della direttiva sono quelli che sono stati menzionati, in particolare dal gruppo socialista: il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori. Come ho detto molte volte, per noi questi diritti sono sacri: il diritto di sciopero, e il diritto di riunione e di associazione.
I diritti fondamentali sono imprescindibili. Io vengo da un paese che, in un’epoca passata, non riconosceva né i diritti civili né quelli sociali, quindi so benissimo che cosa vuole dire non poter godere di tali diritti.
Al contempo, ci siamo impegnati a favorire la libertà di circolazione in Europa, perché senza questa libertà, non potremo avere l’Europa. Cerchiamo allora di riconciliare entrambi i principi. Non addentriamoci in interpretazioni delle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee. Per questo ho proposto di procedere nello spirito indicato dai vostri stessi suggerimenti; sono pronto a collaborare lealmente con tutti i deputati di quest’Assemblea per ottenere un’Europa più forte, che conservi il mercato interno ma garantisca il pieno rispetto dei diritti sociali dei nostri lavoratori.
Vorrei chiarire adesso la questione della regolamentazione e della deregolamentazione; onorevole Cohn-Bendit, la sfido a trovare una dichiarazione in cui io sostenga la deregolamentazione. Ho sempre parlato di “migliore regolamentazione” o di una “regolamentazione intelligente”. Non è colpa mia se in francese questo viene tradotto con “deregolamentazione”. Sono favorevole a una legislazione migliore: mieux légiférer, e non moins légiférer.
(FR) Onorevole Cohn-Bendit, è lei a essere ossessionato da me, non io a essere ossessionato da lei. Al contrario, lei mi è simpatico, perché mi ricorda di quando ero giovane...
(Applausi)
C’è una questione politica molto importante. Mi si può criticare per molte cose, e sono il primo ad ammettere che ci sono diversi aspetti sui quali la Commissione e io possiamo essere criticati. Ma dobbiamo rispettare il nostro impegno per quanto riguarda il cambiamento climatico: tutti riconoscono che in questo settore siamo leader mondiali. Ho ricevuto congratulazioni per la Commissione dal presidente Obama, dal segretario generale delle Nazioni Unite e dal Premio Nobel per la pace, Pachauri, che mi ha scritto una lettera molto toccante. Sarò il primo a condividere con lei questo successo per l’Europa, dal momento che il gruppo Verde/Alleanza libera europea ha contribuito all’agenda per la crescita verde.
Attenzione però: sono favorevole alla crescita verde, non al declino dell’Europa. E questo è un punto importante. Sono favorevole alla crescita verde, alla crescita sostenibile, ma non alla deindustrializzazione dell’Europa. Sono contrario al taglio dei posti di lavoro in Europa. In realtà, è proprio la Commissione ad aver fatto di più in materia di cambiamento climatico, ed è proprio la Commissione che, fin dall’inizio, è diventata il capro espiatorio preferito dall’onorevole Cohn-Bendit. Ancor prima che io presentassi gli orientamenti e perfino prima che io mi presentassi al suo gruppo, lei ha detto “No”. Ha addirittura fatto stampare alcune magliette con la scritta “Stop Barroso”, che hanno però riscosso un mediocre successo di vendite.
Onorevole Cohn-Bendit, lei ha parlato di allucinazioni. Mi ascolti! Un partito ha presentato un candidato prima delle elezioni. Io stesso ho sentito le sue proposte. Lei ha proposto un candidato conservatore britannico, Chris Patten. Mi sembra addirittura che lei abbia presentato la candidatura del primo ministro francese, il che dimostra… ma no, in realtà non è così, pensavo che fosse un altro servizio come quello che ha reso a Sarkozy, dividendo la sinistra francese.
Onorevole Cohn-Bendit, la verità è questa: se vogliamo un’Europa più vicina ai cittadini, dobbiamo fare le nostre scelte su una base politica. Vorrei che le forze europeiste sostenessero un programma europeista. Ho presentato un programma fortemente europeista: sta a voi votarmi. Non sono io a decidere chi debba sostenermi. Siete voi a votare. Come ho detto, ho un programma fortemente europeista, legato al trattato di Lisbona. Questa forse non sarà la notizia migliore per tutti, ma io ci credo. Vi propongo una nuova ambizione per l’Europa; in effetti, gli ultimi cinque anni sono stati gli anni del consolidamento dell’Europa allargata. Non ho alcuna intenzione di scusarmi per il sostegno offertomi dai 27 capi di Stato e di governo, che sono stati eletti democraticamente e che appartengono a tutti gli schieramenti politici, giacché credo che il mio ruolo fosse appunto quello dell’unificatore. E’ la prima volta che l’Europa raggiunge queste dimensioni. Non ho alcuna intenzione di scusarmi per aver lavorato lealmente a fianco di questi capi di Stato e di governo. Ovviamente un presidente rieletto della Commissione godrà di maggiore autorità. Vi chiedo di offrire un convinto sostegno a una Commissione che vuole maggiore ambizione, un progresso più deciso, e un progetto europeo a favore della solidarietà e della libertà. Posso offrire uno spirito di leale cooperazione. Qualcuno si è chiamato fuori dal gioco, ed è un peccato! Per quanto mi riguarda, confermo il mio impegno per i miei valori, e anche per i valori che voi, talvolta, difendete.
(Applausi)
(L’onorevole Cohn-Bendit mostra il cartoncino blu)
Presidente . − Si impone una spiegazione. L’onorevole Cohn-Bendit sta mostrando il cartoncino blu, ma abbiamo scoperto mezz’ora fa che l’articolo in questione vale soltanto per gli interventi dei deputati al Parlamento europeo, e non per gli oratori esterni al Parlamento, come i membri della Commissione.
Forse in futuro quest’articolo andrà cambiato, ma per il momento dobbiamo attenerci alle regole.
Othmar Karas (PPE) . – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, onorevoli colleghi, vorrei cambiare il tono del dibattito e proporre di chiedere a noi stessi: chi di noi non ha bisogno di crescere ed evolversi? Chi di noi non ha margini di miglioramento? Chi di noi non sbaglia mai? In molti settori è necessario cambiare direzione, e questo vale non solo per il presidente della Commissione, ma anche per noi tutti. Molte sono le nuove strade da percorrere.
Ho la sensazione che molti dei presenti siano alla ricerca di un soggetto su cui far ricadere la colpa dei problemi che ci affliggono, invece di collaborare per risolvere i problemi comuni con nuova forza, nuove idee, entusiasmo e fantasia. Molti fanno insinuazioni e generano un clima di sospetto per sviare l’attenzione dalle proprie debolezze. Molti ignorano i risultati del 7 giugno 2009, che rappresentano il fondamento democratico su cui si basa il dibattito odierno.
Abbiamo accusato il presidente della Commissione di aver fatto cose che è costretto a fare, in altre parole di aver rispettato i trattati e di aver attuato le risoluzioni. Qualcuno oggi ha pronunciato belle parole come: “Senza libertà non c’è solidarietà, e senza solidarietà non esiste un’Unione europea forte ed efficiente.” Vorrei aggiungere: una Commissione europea forte. Siamo tutti nella stessa barca, perché siamo tutti responsabili in solidale. Ognuno di noi ha la propria parte di responsabilità; il presidente della Commissione si assume gran parte della responsabilità primaria. Ma, come ha dichiarato l’onorevole Schulz, non si tratta solo di lui. La sua forza dipende da noi, dagli Stati membri, dalle competenze e dalla qualità dei commissari.
Questo è il prossimo capitolo del nostro libro. Come applicheremo un’economia ecosociale di mercato? Come riorganizzeremo la Commissione? Come potremo istituire l’incarico di commissario per i mercati finanziari? E che dire del servizio diplomatico? E della protezione del clima? Alla fine del suo intervento, il nostro presidente ha parafrasato una citazione di Bronisław Geremek: “Lavoriamo con impegno, ognuno a suo modo, e sfruttiamo ogni occasione per garantire il cambiamento, invece di accusarci reciprocamente!”
Stephen Hughes (S&D). – (EN) Signor Presidente, il presidente Barroso ricorda forse l’intervento che ho tenuto la settimana scorsa in occasione dell’incontro con il nostro gruppo. Come ho detto allora, signor Presidente Barroso, ho letto i suoi orientamenti politici per la nuova Commissione con grande interesse, constatando che, di fatto, buon parte della retorica contenuta negli orientamenti rispecchia le mie convinzioni e priorità politiche. Sono certo che lo stesso vale anche per altri esponenti della sinistra.
Sorge però un problema: lei usò grosso modo la stessa retorica quando, cinque anni fa, si candidò per la presidenza della Commissione. In quell’occasione, lei si assunse numerosi impegni riguardo all’Europa sociale e al riesame dell’agenda sociale nei cinque anni successivi – impegni che non sono stati mantenuti. Ricorderà, ad esempio, di aver pronunciato cinque anni fa le seguenti parole a proposito dei servizi di interesse generale: “Non escludo la possibilità di una direttiva quadro”.
A cinque anni di distanza, come ha ripetuto oggi, l’Unione europea potrebbe istituire un “quadro sulla qualità dei servizi pubblici e sociali”: non siamo sicuri di aver compreso le sue parole. Conosciamo l’importanza di una direttiva quadro, un impegno che giudichiamo significativo e siamo ben disposti ad assumerci. Questa volta non sarà sufficiente dirci che non esclude l’eventualità di vararne una.
Quando abbiamo esaminato il suo documento la scorsa settimana, abbiamo cercato di individuare gli impegni specifici e concreti, ma non ne abbiamo trovato praticamente nessuno. Grazie a Google, abbiamo invece scoperto che quegli stessi orientamenti che sono stati spacciati per un’agenda innovativa altro non sono che una riproposizione di testi e programmi politici della Commissione già in essere.
Desidero sollevare tre punti di massima in merito ai suoi orientamenti.
In primo luogo, essi non riconoscono affatto la gravità della disoccupazione e della crisi sociale in atto, che peggioreranno nei mesi, o addirittura negli anni a venire.
In secondo luogo, crediamo che le sue affermazioni circa un’eventuale strategia di uscita dalla crisi siano premature. Sebbene le abbia ridimensionate nell’intervento odierno, resta il fatto che sarebbe necessario discutere di una strategia d’ingresso, volta a inaugurare un intervento positivo sul mercato del lavoro, a livello non solo nazionale, ma anche comunitario.
In terzo luogo, la sua agenda innovativa appartiene al passato: la crisi richiede politiche molto più coraggiose e lungimiranti di quelle da lei proposte. La nuova Commissione dovrà infatti porsi come sua priorità assoluta il varo di un’agenda sociale europea aggiornata e ambiziosa.
Anche oggi ho ascoltato molto attentamente le sue parole a proposito della sentenza Laval e delle sue implicazioni per la direttiva sul distacco dei lavoratori. Lei ha ribadito oggi che la strada da intraprendere è quella di un regolamento attuativo che non modifichi la direttiva. Questa soluzione non funzionerà affatto. Il problema sta nella direttiva stessa, che, in ogni suo punto, dà agli Stati membri facoltà di scegliere. Se il regolamento attuativo non sostituirà o abrogherà la direttiva, il problema Laval non sarà risolto.
Per di più – e ci perdoni se la giudichiamo per i suoi trascorsi – la sentenza Laval non è stata emessa ieri. Dov’era lei nei quasi due anni trascorsi da quando la sentenza Laval sconvolse il movimento sindacale?
Un’ultima domanda: si impegnerà oggi a fare quanto in suo potere per garantire un’effettiva parità tra i sessi in seno al prossimo collegio dei commissari?
Alexander Graf Lambsdorff (ALDE) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, perché adesso? Perché José Manuel Barroso? Queste sono le due domande a cui dobbiamo rispondere.
La domanda “Perché adesso?” è già stata affrontata in questa sede. Siamo nel bel mezzo di una crisi economica e finanziaria, e ci vorrà tempo per gettare le basi di una solida crescita economica e per creare nuovi posti di lavoro. Abbiamo bisogno di una Commissione efficiente, e di una strategia europea comune di lungo periodo. Ma per raggiungere un simile obiettivo, non possiamo aspettare l’anno prossimo: dobbiamo cominciare subito. Per questo è necessario votare adesso.
Perché José Manuel Barroso? Sono lieto della dichiarazione resa dal presidente designato della Commissione sull’economia sociale di mercato, sulla concorrenza e sul mercato interno. Noi liberali nutriamo grandi aspettative e poniamo requisiti assai rigorosi; ci aspettiamo di elaborare una strategia comune insieme agli Stati membri.
Nel medio periodo, non basterà disporre di una rete di autorità di regolamentazione per monitorare i mercati finanziari: abbiamo bisogno di un organismo unico europeo per la sorveglianza finanziaria. Come ha appena detto l’onorevole Verhofstadt, la revisione di medio termine sarà decisiva per noi.
Noi liberali riteniamo che l’istituzione di un commissario per i diritti fondamentali sia un’azione positiva, e vogliamo che questo commissario disponga di un potere effettivo. A chiunque non sia familiare con l’argomento, vorrei dire che la protezione dei dati e il trattamento dei richiedenti asilo alle frontiere esterne dell’Europa sono argomenti che richiedono maggiore attenzione.
Adesso vorrei commentare brevemente le osservazioni fatte in questa sede sulla situazione politica. Purtroppo la maggioranza dei socialdemocratici non voterà a suo favore domani. I socialdemocratici si ritirano così dall’alleanza europeista che volevamo istituire, soprattutto per le questioni di politica europea. Gli onorevoli Schulz, Bisky e Cohn-Bendit stanno organizzando, o cercano di organizzare, un blocco rosso/rosso/verde che accerchi l’Europa. Il fattore decisivo è il seguente: non possiamo difenderci dall’accordo stretto tra i conservatori europei, ma è cruciale che liberali e cristiano-democratici conservino la capacità d’azione per l’Europa.
Jill Evans (Verts/ALE) . – (EN) Signor Presidente, parlo a nome degli esponenti dell’Alleanza libera europea (ALE) in seno al gruppo Verts/ALE. Crediamo nell’uguaglianza tra tutti i popoli europei. Sosteniamo l’indipendenza delle nazioni e delle regioni europee che, allo stato attuale, non costituiscono uno Stato membro vero e proprio ma aspirano a diventarlo, e ci battiamo per il riconoscimento di pari diritti ai parlanti di tutte le lingue, indipendentemente che si tratti di lingue comunitarie ufficiali o co-ufficiali e che le parli la maggioranza o la minoranza di uno Stato membro.
Signor Presidente Barroso, nei suoi orientamenti e nel suo intervento odierno, lei parla della necessità di stabilire un legame tra l’Unione europea e i suoi cittadini. Tale obiettivo resterà però irraggiungibile fintanto che l’Unione europea non riconoscerà le vere nazioni e i veri cittadini, fintanto che la sussidiarietà non funzionerà a tutti i livelli, e non solo nei rapporti tra Unione e governi nazionali.
Se davvero l’Unione europea vuole aiutarci a superare la crisi economica, farsi capofila della lotta al cambiamento climatico, tutelare i servizi pubblici e i diritti umani, e contribuire alla pace e al disarmo internazionali, avrà bisogno del contributo di noi tutti, senza escludere il Galles, la Scozia, la Catalogna, la Corsica, le Fiandre e molti altri.
In tutta Europa in questo momento si tengono dibattiti, consultazioni e referendum: non mi riferisco al trattato di Lisbona, bensì alle proposte volte a modificare le costituzioni e a garantire maggiore autonomia a questi paesi. Mi rammarico che il presidente della Commissione non abbia apprezzato, riconosciuto o affrontato gli ultimi sviluppi dei suoi orientamenti, mancando altresì di propugnare un maggiore coinvolgimento degli Stati e delle regioni dotati di poteri legislativi nell’iter decisionale dell’Unione, un aspetto che l’ALE considera fondamentale. La invito nuovamente a farlo.
Timothy Kirkhope (ECR) . – (EN) Signor Presidente, secondo una delle critiche più aspre che le vengono rivolte, l’Unione europea si preoccupa molto più di sbrigare le proprie questioni interne che non di dimostrare una certa autorevolezza negli affari internazionali o intervenire per conferire un valore aggiunto alla vita dei cittadini.
L’anniversario dal crollo della Lehman Brothers, che ricorre oggi, giunge al momento giusto per ricordarci la pericolosità dello stato dell’economia europea, e soprattutto britannica. Basta guardarsi intorno per vedere la disoccupazione ovunque, mentre solo poche settimane ci separano da un fondamentale vertice sul cambiamento climatico. In tali circostanze, era assurdo cercare di ritardare la nomina del presidente della Commissione oltre settembre.
Ho letto con grande interesse gli orientamenti politici del presidente Barroso. Accolgo con favore l’opportunità, offerta al gruppo ECR, di discuterne a fondo con lui. Occorre concentrarsi in via prioritaria sulla ripresa della crescita economica e sulla creazione di una competitività di lunga durata, il che, nel breve termine, richiede una limitazione dell’intervento economico e un’opera di resistenza al protezionismo. Occorre garantire un ritorno a finanze pubbliche solide e lavorare per assicurarsi un’ulteriore liberalizzazione del mercato, al fine di ripristinare la fiducia nel commercio e nelle imprese e garantire che si stanzino investimenti adeguati nel capitale umano, nelle competenze, nell’innovazione nella ricerca.
Alla Commissione spetta il compito fondamentale di garantire che le istituzioni comunitarie non minino la ripresa economica imponendo oneri eccessivi e superflui alle imprese. L’impegno profuso dal presidente Barroso e dal commissario Verheugen in tal senso è stato significativo. La lotta all’inflazione normativa e la promozione del miglioramento della regolamentazione – che però, signor Presidente Barroso, avrei preferito chiamare “deregolamentazione” – rappresentano uno dei fiori all’occhiello della precedente Commissione. Ciononostante, è deprecabile che questo successo non si sia spinto oltre, ed è indubbiamente necessario proseguire il lavoro. Ci occorre un vicepresidente della Commissione esperto che si occupi di questo ambito: signor Presidente Barroso, se sarà eletto domani, la invito a provvedere a questa nomina.
A proposito del cambiamento climatico, è vero che l’Unione europea ha dimostrato la propria autorevolezza durante i relativo negoziati internazionali, e che dovrà continuare in questa direzione. Apprezzo l’attenzione che il presidente Barroso ha dedicato alla necessità di dimostrare come la lotta al cambiamento climatico possa innovare le nostre economie.
Un altro punto su cui desidero soffermarmi riguarda l’impegno a promuovere una riforma radicale del bilancio comunitario – una riforma a lungo attesa, cui si sarebbe dovuto accompagnare un impegno vincolante.
Sebbene io, in prima persona, e il mio gruppo sosteniamo con convinzione la rielezione del presidente e guardiamo con favore ad alcune tra le principali proposte, non possiamo dirci in accordo su tutto, come ha già osservato il mio amico, l’onorevole Kamiński. Nutro seri dubbi circa i piani proposti dalla Commissione in materia di immigrazione e asilo e, per quanto riguarda il Regno Unito, il mantenimento delle frontiere sotto il controllo nazionale rappresenta ancora una condizione imprescindibile.
Il presidente Barroso sa dalle nostre conversazioni che non ci convincono le proposte della Commissione nell’ambito della vigilanza finanziaria: sussiste infatti il rischio che alcune imprese finanziarie di fondamentale importanza si trasferiscano al di fuori dell’Unione, a tutto vantaggio dei nostri concorrenti.
Da ultimo, nel corso della discussione si è fatto cenno al trattato di Lisbona. Mi limiterò a ribadire che è innegabile che, negli ultimi tre o quattro anni, l’Unione europea ha continuato funzionare perfettamente anche senza il trattato di Lisbona. Non esiste motivo alcuno per cui la situazione dovrebbe cambiare.
Cito infine uno dei paragrafi conclusivi del manifesto del presidente Barroso: “L’Unione europea funziona al suo meglio quando si concentra sul suo compito principale. Desidero convogliare le nostre risorse, già limitate, sugli ambiti in cui la nostra efficacia e il valore aggiunto che possiamo generare sono al massimo”. In altre parole, mi sembra di capire che l’Unione potrebbe anche intervenire di meno, ma il suo intervento deve essere più valido.
Signor Presidente Barroso, se queste parole restassero il suo slogan per i prossimi cinque anni, offrirebbero un eccellente punto di partenza per compiere dei progressi. Ad ogni modo, domani lei meriterà il nostro appoggio incondizionato.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL) . – (FR) Signor Presidente, Presidente designato Barroso, le istituzioni non consentono alla sinistra di proporre una candidatura.
Deploriamo questa condizione della candidatura unica, e gli accordi politici tra governi di destra e socialdemocratici che l’hanno resa possibile.
In effetti, questa condizione nega l’esistenza di una diffusa opposizione in Europa al modello liberista dell’integrazione europea che lei incarna. Questo è il modello che fa precipitare l’ideale europeo, senza che lei si opponga, in un abisso di astensioni ostili alle elezioni europee, soprattutto – per strano che possa sembrare – nei nuovi Stati membri.
Questo è il modello che ha trasformato il sogno di un’Europa protettrice in una macchina che distrugge i nostri diritti sociali e le nostre industrie nazionali, e che spinge i cittadini a competere tra loro per guadagnarsi da vivere. Un numero sempre maggiore di persone ritiene di non potersi aspettare niente di buono dall’Europa.
Non è riuscito a prevedere il disastro finanziario, né la catastrofe ambientale, nonostante tutti i segnali premonitori, e ce ne sono stati. Anzi, avete contribuito al loro avvento – lei e gli altri – con questa dittatura della concorrenza libera ed equa, che sta paralizzando le nostre società, distruggendone lo spirito pubblico e i servizi pubblici.
Adesso lei ha cambiato le parole ma non la realtà. Ma il suo programma si può riassumere in una frase – non so se sia possibile tradurre il gioco di parole francese, che dice: “D’ora in poi, tutto sarà come prima”. Ma l’Europa ha bisogno di un cambiamento epocale per poter girare la pagina di un’epoca arcaica e ormai conclusa: quella del capitalismo finanziario e della massima produttività.
Potremmo avviare questo cambiamento rifiutandoci di nominarla presidente. Per questo motivo la nostra delegazione non le concederà il suo voto.
Timo Soini (EFD) . – (FI) Signor Presidente, Presidente Barroso, lei è venuto a fare la conoscenza del nostro gruppo di euroscettici, e di questo le siamo grati. Era il momento opportuno per discutere, e le sono state rivolte alcune domande difficili, da me e da altri. Il fatto che ci sia un unico candidato, però, non mi trova d’accordo. Peraltro, se non accoglieremo la sua candidatura adesso, succederà forse come in Irlanda, con il presidente Barroso che si ripresenta dopo un paio di mesi, con una cravatta nuova, e tutti che votano di nuovo sulla stessa cosa? A lei la Commissione piace, come ho potuto constatare leggendo questo documento con estrema attenzione; lei ha dichiarato che la Commissione è insostituibile, che soltanto la Commissione ha l’autorità per presentare proposte che tengono conto di tutti i nostri cittadini, e che soltanto la Commissione possiede le competenze e l’autonomia necessarie.
Onorevoli colleghi, dove sono le nazioni europee? Dove sono i parlamenti d’Europa e dove sono gli elettori europei? Non si dice forse che sono proprio loro a giustificare l’esistenza dell’Unione europea? Io veramente non ci credo molto. Presidente Barroso, si levi in difesa dei lavoratori, si levi in difesa delle classi popolari, perché la sinistra, ormai stanca, non può più farlo. Si levi in difesa dei piccoli imprenditori: infatti non c’è più carenza di manodopera ma di datori di lavoro. Agisca con efficienza operando dal basso verso l’alto, così che gli individui possano dar lavoro ad altri individui, e l’Europa possa avanzare. Per concludere, Presidente Barroso, la prego di non istituire tasse europee; la ringraziamo, ma paghiamo già abbastanza tasse.
(Applausi)
Francisco Sosa Wagner (NI) . – (ES) Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al presidente Barroso.
Presidente Barroso, l’ascolto con grande interesse e con profondo rispetto ormai da molto tempo, da quando svolgeva attività politica in un paese molto vicino a noi e ai nostri cuori: il Portogallo.
Eppure è riuscito a sorprendermi, per due motivi: innanzi tutto ha mostrato di disprezzare il gruppo a cui appartengo – il gruppo dei non iscritti – rifiutando di concederci perfino un minuto del suo tempo per illustrare le sue proposte politiche. Rappresentiamo molti cittadini europei, e lei ha mostrato di disprezzare tutti i nostri elettori.
In secondo luogo, il suo piano politico è debole, e le proposte politiche contenute nel documento “Orientamenti politici per la prossima Commissione” sono piuttosto esili. Tali proposte non comprendono neanche gli obiettivi che lei ha sostenuto durante il suo mandato di presidente della Commissione. Constato con una certa sorpresa che questioni come l’energia, che durante il suo mandato sono state gestite con perizia, adesso, nelle proposte per la prossima …
(Il presidente interrompe l’oratore)
Carlos Coelho (PPE) . – (PT) Signor Presidente, Presidente Malmström, Presidente Barroso, esordirò porgendole le mie congratulazioni. Mi congratulo con lei innanzi tutto per i suoi cinque anni di lavoro alla guida della Commissione, durante i quali ha mostrato fermezza nei rapporti con gli Stati membri, sui problemi del clima e dell’energia, nonché capacità di favorire il compromesso e il consenso in materia di prospettive finanziarie, nonostante le maggiori difficoltà derivanti dall’allargamento, dalla crisi istituzionale e dalla crisi finanziaria internazionale.
In secondo luogo, mi congratulo con lei per gli orientamenti politici per la prossima Commissione che lei ha presentato a questo Parlamento. Purtroppo, Presidente Barroso, in una democrazia non si può accontentare tutti. A qualcuno lei non piace perché è troppo europeista, ad altri a causa di pregiudizi ideologici. Altri ancora la giudicano in riferimento al passato, dimenticando che oggi ci sono 27 Stati membri, i cui interessi devono essere armonizzati, e non più 12; per fortuna il nostro Parlamento dispone di maggiore potere e la cooperazione interistituzionale è più esigente.
Altri vorrebbero rinviare la decisione. Ma questo creerebbe un vuoto istituzionale che indebolirebbe sia la Commissione che l’Europa. Il mondo non ci aspetta. Proprio ieri il presidente del Brasile ha reso una dichiarazione con la quale il G8 è stato relegato nel passato a favore del G20. Il mondo non attende immobile che l’Europa si decida a fare ordine e a eleggere i propri leader. Rinviare una decisione equivarrebbe ad ammettere che l’Europa non ha alcuna rilevanza in un mondo più globale.
Ovviamente sono orgoglioso del fatto che la Commissione europea venga presieduta da un portoghese, ma il mio sostegno non è una mera espressione di solidarietà nazionale. Esso vuol essere un riconoscimento della sua opera, ed esprimere il mio accordo con le priorità da lei definite, che faccio mie: crescita economica, investimenti nell’innovazione, formazione e lotta alla disoccupazione, priorità alla coesione economica e sociale; investimenti a favore dell’ambiente e lotta al cambiamento climatico; maggiore sicurezza senza restrizione della libertà; rafforzamento della cittadinanza e della partecipazione dei cittadini.
Apprezzo le sue proposte sul nostro lavoro congiunto, al fine di avvicinare il Parlamento e la Commissione per il bene della nostra Europa comune. E’ giunto il momento che il Parlamento offra ai capi di Stato di diversi orientamenti politici un motivo per rieleggerla all’unanimità alla guida della Commissione. Buona fortuna, Presidente Barroso; le auguro ogni successo nel suo lavoro.
Hannes Swoboda (S&D) . – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, mi sono battuto durante la mia campagna elettorale quale principale candidato democratico in Austria, a favore di una forte regolamentazione europea dei mercati finanziari, della modifica della direttiva sul distacco dei lavoratori, della protezione dei servizi pubblici e della valutazione dell’impatto sociale della legislazione. Poiché la precedente Commissione, di cui lei era a capo, non ha raggiunto nessuno di tali obiettivi, ho lavorato ipotizzando che avessimo bisogno di una nuova Commissione e di un nuovo presidente della Commissione. Adesso lei ha dichiarato che farà tutto ciò che ho auspicato. Come posso fare per crederle?
Il collega onorevole Hughes ha già ricordato che la prima Commissione Barroso non è riuscita a mantenere molte delle sue promesse. Nel corso delle prossime settimane, lei avrà il tempo di dimostrare che prende veramente sul serio la questione. In questo caso, prendere sul serio significa godere del sostegno di coloro che auspicano l’attuazione di queste misure.
Si è già detto chiaramente che domani lei otterrà il sostegno di molte persone che non hanno niente a che fare con questi obiettivi sostanziali. Lei otterrà un notevole sostegno proprio da parte di quei deputati al Parlamento che hanno impedito di raggiungere questi obiettivi o anzi vi si sono opposti – per esempio nel caso della direttiva sul distacco dei lavoratori e delle misure relative ai servizi pubblici – e che hanno sostenuto con forza la privatizzazione. Questi deputati la sosterranno domani. Lei dovrà dimostrare di poter formare, in seno alla Commissione, una nuova maggioranza che voglia veramente realizzare questi obiettivi.
Per rispondere all’onorevole Lambsdorff, secondo il quale questa sarebbe soltanto una campagna elettorale tedesca, e i socialdemocratici starebbero abbandonando il percorso europeo, dirò che non sono i socialdemocratici ma lei stesso a stringere un’alleanza con i più tenaci antieuropeisti; questo è il problema. Molti di noi sarebbero disposti a sostenerla, se la Commissione avesse una chiara posizione sulla dimensione sociale. Prendiamo nota delle promesse che ha fatto quest’oggi, ma ci attendiamo una decisione che dimostri che le questioni a cui ho fatto riferimento saranno considerate con attenzione nella politica della futura Commissione.
PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS Vicepresidente
Marielle De Sarnez (ALDE). – (FR) Signor Presidente, signor Presidente Barroso, in quest’Aula siedono degli europarlamentari, tra cui la sottoscritta, che non le accorderanno la propria fiducia nella votazione di domani. Colgo l’occasione per illustrare i motivi della mia decisione e per esprimerle le mie preoccupazioni, che credo meritino di essere ascoltate.
Riteniamo che la Commissione abbia perso parte della propria forza rispetto a cinque anni fa e che, fin troppo spesso, abbia scelto deliberatamente di lasciare mano libera al Consiglio per non gli interessi di nessuno. Crediamo inoltre che la Commissione non sia stata in grado di utilizzare i poteri conferitile dai trattati, mentre in tempi di crisi il diritto d’iniziativa dovrebbe diventare a tutti gli effetti un dovere d’iniziativa. Da ultimo, giudichiamo che la Commissione non rappresenti più la sede in cui i comuni interessi europei prendono forma e si fanno valere: nessuno di questi sviluppi è positivo per l’Europa.
Quest’Europa ha bisogno di un progetto, ha bisogno di pensare e produrre un nuovo modello di sviluppo, e ha bisogno di nuove soluzioni in ambito economico: come si può ottenere una maggiore integrazione industriale e di bilancio? Come si può dare priorità agli obiettivi di lungo termine, anziché di breve? Come si può garantire ad esempio che le banche fungano innanzi tutto da sostegno alle imprese, alle famiglie e agli investitori europei attraverso la regolamentazione? Come si può istituire un’autorità di regolamentazione europea, in grado di discutere le questioni sociali in un confronto paritario con il proprio omologo statunitense? Come si può attuare un patto sull’occupazione, ottenere una maggiore armonizzazione verso l’alto in ambito monetario e garantire, forse in futuro, un ulteriore allargamento della zona euro concentrandosi anche sullo sviluppo sostenibile? Infine, come si può far sì che tale transizione vada a buon fine non solo in Europa, ma anche nei paesi in via di sviluppo?
Ecco, signor Presidente Barroso, alcune delle domande che le si pongono. Proprio per queste ragioni, reputo necessaria una Commissione in grado di dare nuova linfa al progetto e ai comuni interessi europei, semplicemente restituendo all’idea di Europa il suo significato originario. E’ su questa base che giudicheremo le sue azioni future. Grazie per l’attenzione.
Sven Giegold (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, non è stato soltanto il comportamento amorale di certi operatori finanziari a causare una crisi così grave in Europa, Presidente Barroso: tra le altre cause annoveriamo l’aumento delle diseguaglianze sociali, i pericolosi squilibri macro-economici tra gli Stati membri (che ha condotto a scarse dimostrazioni di solidarietà) e la dipendenza dell’Europa dai prezzi delle risorse, in continuo aumento.
I cittadini europei meritano una Commissione che si ostini a mettere queste cause all’ordine del giorno anziché tramutarle in tabù, agire nel modo contrario rispetto a quello raccomandabile e scaricare la responsabilità sugli Stati membri. L’Europa ha bisogno di politiche economiche e fiscali adeguatamente coordinate: ci occorre cooperazione in ambito fiscale, al fine di debellare il relativo fenomeno del dumping. Soltanto a quel punto sarà possibile arrestare il dilagare delle divisioni sociali e finanziare i necessari investimenti in senso ambientale. Ci occorre una politica che promuova in modo coerente le tecnologie e i comportamenti ecocompatibili, per ridurre rapidamente la dipendenza dell’Unione dalle risorse finite: questa sarebbe una rivoluzione ambientale.
Non rintraccio nessuno di questi elementi nel suo programma, signor Presidente Barroso: è per questo che non posso votare per lei.
Roberts Zīle (ECR). – (LV) Grazie, signor Presidente. Signor Presidente Barroso, alcuni dei nuovi Stati membri più piccoli applicavano un tasso di cambio fisso alla valuta nazionale contro l’euro già da anni al momento dell’adesione: in questo modo, gli operatori finanziari dell’Unione europea potevano compiere investimenti più redditizi in quei paesi. Tuttavia, in questi tempi di crisi, mantenere un tasso di cambio così rigido comporta per questi paesi una drastica svalutazione dei redditi, nonché attacchi speculativi alle riserve di cambio delle rispettive banche centrali: le ripercussioni sono pesanti sia per i cittadini dei paesi coinvolti sia per la Commissione europea, che eroga le risorse. Un’introduzione più rapida dell’euro in quei paesi ridurrebbe i costi e creerebbe stabilità. E’ per questo, signor Presidente Barroso, che la invito a propugnare un’applicazione dei criteri di Maastricht adeguata a questi tempi di crisi, con tutto lo zelo con cui difende il trattato di Lisbona. Grazie.
Joe Higgins (GUE/NGL) . – (EN) Signor Presidente, mi oppongo alla rielezione del presidente Barroso a capo della Commissione. Il presidente Barroso si sta servendo della Commissione europea per interferire con il diritto democratico del popolo irlandese di decidere liberamente se accogliere o respingere il trattato di Lisbona attraverso il referendum del 2 ottobre.
Con grande cinismo, negli ultimi giorni la Commissione da lei presieduta ha inviato i suoi funzionari nelle scuole dell’intera Irlanda per pubblicizzare la presunta virtuosità della Commissione europea: in realtà, si trattava di un’indicazione ai genitori affinché votassero “sì” a Lisbona. Un funzionario anziano della Commissione ha inoltre partecipato ai raduni pubblici organizzati da movimenti favorevoli al trattato.
Al pari di Augusto, il presidente Barroso sta inviando i suoi emissari per indicare al popolo irlandese la scelta da compiere. Siamo disposti a confrontarci democraticamente con chiunque, ma l’intervento di funzionari pubblici a favore di una posizione del dibattito rappresenta uno sperpero grossolano dei soldi dei contribuenti.
(GA) Le politiche del presidente Barroso non giovano affatto ai lavoratori europei, bensì favoriscono la militarizzazione e la privatizzazione: di conseguenza, d’ora in poi ci rifiuteremo di riconoscere il signor Barroso come presidente.
Nicole Sinclaire (EFD) . – (EN) Signor Presidente, il presidente Barroso si vota alla causa di un’Europa ambiziosa. E l’Unione europea lo è sicuramente diventata: 27 Stati in cinquant’anni, e il trattato di Lisbona (se ratificato dall’Irlanda) segnerà la fine della sovranità nazionale e il primo passo verso il subentro dell’Unione europea.
Ma noi dell’UKIP respingiamo il piano di integrazione europea avanzato dal presidente Barroso, poiché sappiamo che i singoli Stati membri hanno voce in capitolo. La sovranità nazionale costituisce il fondamento dei nostri valori, nonché la chiave di volta della democrazia britannica. Nell’Unione europea i diritti umani, individuali o collettivi che siano, passano in secondo piano rispetto alla solidarietà con gli europei. Questi due aspetti si escludono a vicenda, eppure il presidente Barroso li riunisce per farne il nocciolo duro del suo progetto di Unione per i prossimi cinque anni, individuando nella solidarietà la chiave di volta della società europea.
L’UIKP preferisce la sovranità alla solidarietà. Quando cittadini di uno Stato membro si pronunciano tramite referendum, l’esito dovrebbe essere definitivo, nel rispetto del loro diritto d’opinione. Secondo l’interpretazione comunitaria dei diritti dei cittadini, occorre invece indire tanti referendum nazionali fintanto che gli elettori non cedono alla pressione e votano “sì”.
E’ così che si è giunti ai trattati di Maastricht e di Nizza, e adesso l’Unione adotta la stessa tattica per costringere l’Irlanda a pronunciarsi di nuovo sul trattato di Lisbona, pur avendolo già respinto, com’è accaduto per la Francia e i Paesi Bassi. Che genere di diritti sono questi, calpestati nel nome della solidarietà? L’UIKP antepone la sovranità e i diritti dei cittadini alla solidarietà. Respingiamo il trattato di Lisbona e l’interpretazione che ne dà il presidente Barroso.
Hans-Peter Martin (NI). – (DE) Signor Presidente, ci serve una rivoluzione della democrazia. Signor Presidente Barroso, immagini di candidarsi alle elezioni europee, da solo e senza alcun avversario. Quale percentuale di voti riceverebbe? Cosa farebbero i cittadini?
Con ogni probabilità, l’avrebbero ascoltata oggi constatando che lei promette qualunque cosa a chiunque; scoprirebbero – si spera – come lei si comportò cinque anni fa, quando promise a tanti di conseguire grandi risultati. Tutto sta nel confrontare le sue promesse attuali con le possibili aspettative: credo che l’esito sarebbe molto, molto insoddisfacente.
Lei rappresenta la vecchia Europa, l’Europa abborracciata, il fallimento della Commissione che ha dato impulso alla crisi finanziaria, il disinteresse per la questione ambientale, e così via. Io sarei con la maggioranza dei cittadini europei, perché dubito che lei prenderebbe più del 10, 12 o 15 per cento dei voti.
Werner Langen (PPE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero dirle fin d’ora che i conservatori tedeschi (CDU/CSU) al Parlamento sosterranno, Presidente Barroso, la sua candidatura per un secondo mandato. Riponiamo tuttavia aspettative ben precise in lei e, ovviamente, nella futura Commissione per questo secondo periodo in carica: voglio essere chiaro a tal proposito.
Le nostre richieste si concentrano sul futuro, ma ovviamente abbiamo un’esperienza quinquennale alle nostre spalle: desidero dunque illustrare brevemente i cambiamenti che auspichiamo. A nostro parere, gli ultimi cinque anni sono stati caratterizzati da alti e bassi. Tra questi ultimi annoveriamo la scarsa regolamentazione dei mercati finanziari, poiché alla Commissione è mancato il coraggio di adottare le misure necessarie contro gli Stati membri ostruzionisti, oltre al notevole potenziamento dei poteri del Consiglio e all’atteggiamento irriguardoso di certi commissari, che hanno ignorato il principio di sussidiarietà.
Appoggeremo il suo programma e i suoi orientamenti poiché crediamo che rappresentino il giusto approccio. Vogliamo infatti assicurarci che alcuni degli obiettivi per noi fondamentali vengano raggiunti, e confido che lei ne terrà conto: in primo luogo, il modello dell’economia sociale di mercato dovrà fungere da fondamento delle politiche comuni europee, combinando dunque responsabilità e libertà senza l’arbitrarietà che caratterizzava i mercati finanziari.
Occorre conciliare la competitività e la stabilità dei posti di lavoro in Europa con la tutela ambientale e climatica. Mi sorprende che lei rischi di mettere a repentaglio quest’impostazione generale nominando un commissario dedicato per il clima. L’Europa ha bisogno di un tessuto industriale e i problemi del mondo, come fame, povertà e malattia, potranno essere risolti soltanto se l’Europa resterà una forte potenza economica su queste basi.
I cittadini devono sostenere l’Europa: l’inflazione normativa sta abbattendo l’entusiasmo dei cittadini, estraniandoli dal concetto di Europa: è per questo che chiediamo una valutazione d’impatto indipendente per la legislazione.
Quarto e ultimo punto: chiediamo una revisione sostanziale degli accordi interistituzionali. Se queste condizioni si verificheranno, il mandato quinquennale avrà risvolti positivi.
Adrian Severin (S&D) . – (EN) Signor Presidente, non si potrebbe chiedere a un popolare di diventare socialista, né a un socialista di votare per un popolare: le cose potrebbero essere semplicissime, se non fossero tanto più complicate.
Ma perché ci sentiamo così divisi e a disagio quando ci viene chiesto di appoggiare la sua candidatura? Siamo sinceri: la lista delle delusioni e dei fallimenti collezionati da questa Commissione durante il suo mandato è fin troppo lunga, e lo stesso dicasi delle promesse e delle iniziative risoltesi in un nulla di fatto. Di conseguenza, i cittadini europei non solo hanno perso la fiducia nelle istituzioni comunitarie, ma hanno anche smarrito speranze e passioni.
In tutta franchezza, bisogna però anche ammettere che non è lei il solo responsabile: i principali colpevoli sono i vertici politici nazionali, che hanno sempre nazionalizzato le vittorie e europeizzato le sconfitte, anteponendo gli egoismi nazionali alla solidarietà europea.
Molti fra i commissari, ivi compresi gli esponenti socialisti, indicati da quegli stessi vertici politici, hanno inoltre peccato di lungimiranza, coraggio, competenza e buona volontà. Oggi non ci opponiamo dunque soltanto a lei, ma anche a quanti propongono esclusivamente la sua candidatura per una delle cariche comunitarie più prestigiose. Ovviamente, la loro scelta non è dettata dall’ammirazione per le sue virtù e i suoi punti di forza, ma per quelli che reputano i suoi punti deboli; non la sostengono perché credono che lei si adopererà per l’avanzamento dell’integrazione europea e per il potenziamento della sua dimensione sociale, ma perché sono convinti che lei li chiamerà uno a uno, chiedendo il loro beneplacito per qualunque iniziativa della Commissione.
E’ quanto meno paradossale che oggi il Parlamento europeo, un’istituzione comunitaria, anziché avvallare la legittimità democratica del futuro presidente di un’altra istituzione comunitaria, la Commissione, con un “sì” preponderante, debba lanciare una sfida, attraverso la persona del candidato, alla componente intergovernativa: il Consiglio.
Quando si concluderà l’iter di votazione del collegio, sarebbe dunque opportuno che lei ci dimostrasse di essere dalla nostra parte, anziché dalla loro.
Andrew Duff (ALDE) . – (EN) Signor Presidente, il presidente Barroso dovrebbe essere lodato per aver perseguito l’obiettivo di modificare i trattati con costanza e lungo tutto il precedente mandato. Credo inoltre che meriti tutta la nostra gratitudine per aver varato un ottimo programma di stabilità, insieme con le proposte necessarie a conseguire dei progressi nei difficili ambiti politici per cui esiste un accordo unanime.
Devo tuttavia ricordare che, in un contesto di calo del PIL e aumento delle spese, ci si prospetta una nuova crisi di bilancio, che potrebbe protrarsi fino al 2014. Confido che, a quel punto, il presidente Barroso si schiererà con fermezza dalla parte del Parlamento per contrastare la posizione che, con ogni probabilità, le tesorerie nazionali adotteranno.
Il punto è che l’Unione necessità di un bilancio più cospicuo e di una politica di bilancio mirata alla ripresa economica. Le spese nazionali dovrebbero essere trasferite sul bilancio comunitario laddove si verifichino le seguenti condizioni: un netto risparmio di risorse, la presenza di economie di scala e la creazione di un valore aggiunto, oltre alla necessità di ovviare al mancato funzionamento dei mercati con un consolidamento delle politiche europee.
Occorre rimpinguare il bilancio attraverso un sistema indipendente, più progressivo e trasparente.
Hans-Peter Martin (NI). – (DE) Signor Presidente, ovviamente non mi riferisco all’oratore precedente, ma le chiederei di essere equo quando interrompe i colleghi che hanno superato il tempo di parola loro concesso. Lei interrompe alcuni drasticamente, mentre lascia che altri proseguano molto a lungo: non è ammissibile.
Seán Kelly (PPE) . – (EN) Signor Presidente, desidero puntualizzare che l’Irlanda non tornerà al voto perché lo ha deciso qualcuno: gli elettore irlandesi voteranno di nuovo perché lo hanno deciso di propria sponte, e compieranno una scelta. In secondo luogo, questa consultazione sarà diversa dalla precedente: abbiamo ricevuto delle garanzie importanti per il popolo irlandese, in particolare la garanzia che potremo mantenere il nostro commissario.
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Presidente . – (EN) Onorevole Kelly, sono spiacente, ma questa è la nuova procedura e dobbiamo applicarla correttamente: si riferisce soltanto alle domande poste all’oratore precedente, non alle dichiarazioni. Mi scuso per averla interrotta.
José Manuel Barroso, presidente designato della Commissione. – (EN) Signor Presidente, inizierò dalle politiche e, se mi resterà tempo, parlerò di politica.
A proposito delle domande postemi dall’onorevole Hughes, credo che sia fondamentale fare luce sulle questioni che rivestono particolare importanza sia per me sia per il suo gruppo, nonché per il nostro comune impegno a favore dell’economia sociale di mercato. Per quanto riguarda il distacco dei lavoratori, il regolamento cui io punto affronta esattamente il problema che lei, onorevole Hughes, ha sottolineato: mi riferisco alle difficoltà interpretative e attuative, che hanno causato qualche incertezza. Le ricordo che i regolamenti hanno applicabilità diretta e l’iter è dunque più rapido rispetto a un riesame completo della direttiva. Ad ogni modo, fatta questa premessa, riesamineremo la direttiva se necessario.
In merito alla sentenza Laval, il commissario Špidla, un socialista come lei, ha passato accuratamente in rassegna le possibili soluzioni pratiche, di comune accordo con me. Deve sapere che il problema di cui lei parla non sussiste in tutti gli Stati membri: date le differenze nel diritto del lavoro dei vari Stati membri, la situazione legata a Laval può presentarsi in un paese ma non in un altro. Come lei mi insegna, gli Stati membri, le parti sociali e i sindacati si attengono al corpus di leggi nazionali in materia di lavoro: occorre dunque valutare la situazione nella sua completezza per garantire che il rimedio non crei un problema ancora più complesso di quello per cui è stato pensato. Grazie all’analisi condotta dal commissario Špidla, posso ora proporre una soluzione e cercare un consenso il più vasto possibile in seno a questo Parlamento.
A proposito dei servizi pubblici, l’onorevole Hughes ha chiesto perché la Commissione non abbia ancora proposto una direttiva quadro. Mi permetto di osservare che la mia Commissione ha svolto un importante lavoro giuridico al fine di chiarire l’applicazione delle norme sugli aiuti statali ai servizi pubblici. Era questa la questione più pressante cinque anni fa e la verità è che, grazie alle nostre precisazioni, l’annoso dibattito sul ruolo dei servizi pubblici nel mercato interno ha assunto toni molto più distesi. Non intendo dire che non sussistono altri problemi, anzi, ne riconosco l’esistenza. Mi impegno a valutare la situazione in toto e, ove necessario, non esiterò a spingermi oltre. Ho avanzato un’offerta onesta ed equa durante i colloqui con il suo gruppo, senza dimenticare strumenti giuridici adeguati.
L’equilibrio di genere è un altro tema che mi sta a cuore, e la mia Commissione comprende infatti un numero record di donne. In tutta franchezza, ho dovuto lottare perché alcuni Stati membri indicassero delle donne competenti per la Commissione perché non volevano farlo: come ben sapete, l’iniziativa spetta agli Stati membri, ma anche questa volta mi impegno a fare quanto in mio potere. Ricordo che la prima Commissione Delors non comprendeva neppure una donna, mentre la seconda ne aveva soltanto una; io in un solo mandato ho avuto nove donne tra i membri della Commissione – un risultato che giudico molto importante. Ho nominato un segretario generale donna – la prima volta per il massimo funzionario della Commissione – dimostrando così un profondo interesse per il tema. Mi occorre il vostro sostegno in questo ambito, ma vi chiedo altresì, ancora una volta, di intervenire presso i rispettivi Stati membri, affinché non ricadano nella solita prassi: vi sono alcuni Stati membri che, in cinquant’anni, non sono stati capaci di proporre neppure una donna per la Commissione.
Per quanto riguarda le questioni sociali, sarò franco: se vuole dare addosso alla caricatura di Barroso, faccia pure, ma sappia che spesso ho avanzato proposte che il Consiglio ha bocciato – e, sia detto per inciso, anche grazie a governi del suo stesso colore politico. Siamo onesti: in occasione dell’ultimo Consiglio europeo, ho proposto di abolire il cofinanziamento del Fondo sociale per i paesi che non hanno la possibilità di contribuire, ossia i nuovi Stati membri che si trovano in difficoltà. Sono stato io ad avanzare la proposta, ma è stata respinta da diversi governi, ivi compresi alcuni capeggiati da un esponente del suo partito o con un suo collega al dicastero delle Finanze. Io ero in netto disaccordo. Questi continui attacchi alla Commissione non sono indice di onestà intellettuale: lei sbaglia obiettivo, scegliendone uno più facile, ma in realtà noi stiamo lavorando sodo. In seguito, ho presentato una proposta, attualmente allo studio del Consiglio, volta a sospendere le disposizioni sul cofinanziamento del Fondo sociale per i paesi in difficoltà. Sono favorevole alla coesione sociale. Come potrei non esserlo, venendo da un paese come il Portogallo, che ha tratto grandi benefici dall’Unione europea? Sono favorevole alla coesione sociale ed economica e credo dunque che la caricatura che taluni cercano di presentare sia nociva per l’Europa. Concordo con le parole dell’onorevole Lambsdorff. Preferirei avere il sostegno delle principali famiglie politiche di orientamento europeista, ma alcune se ne chiamano fuori. E’ una vostra decisione, non mia.
Io vorrei costruire un consenso il più ampio possibile, senza escludere nessuno. Siamo onesti: nella storia dell’integrazione europea, non sono stati soltanto il PPE, i socialisti o i liberali ad apportare un contributo sostanziale. Da lord Cockfield, un conservatore, ad Altiero Spinelli, comunista, passando per il movimento verde, sono stati in molti a contribuire all’integrazione europea. A seguito delle elezioni, e tenendo conto dell’attuali disparità di opinioni, è necessario lavorare insieme per l’Europa. Ci occorre un’Europa forte, ma proprio su questo punto sorge una contraddizione: da un lato, dite di desiderate una Commissione forte e volete che io mi opponga alle derive nazionaliste di alcuni Stati membri; eppure, allo stesso tempo dichiarate: “Non voteremo per lei. Ridurremo la sua influenza, la indeboliremo agli occhi degli Stati membri”. Sorge dunque una contraddizione. Siamo onesti: se auspicate una Commissione forte, dotata del diritto e del potere d’iniziativa necessari a tutelare gli interessi comunitari, concedetemi almeno il beneficio del dubbio. In questi tempi difficili, vi ho presentato un’offerta onesta ed equa per tutti i membri del Parlamento, nella più assoluta trasparenza. Non potete accusarmi di cambiare il contenuto delle mie affermazioni di gruppo in gruppo: presento a tutti voi sempre il medesimo programma; oggi avrò aggiunto qualche integrazione e chiarimento, ma è pur sempre lo stesso programma. Si tratta, com’è ovvio, di un compromesso, ma l’Europa funziona soltanto con i compromessi, e non potrebbe vivere di fanatismi o dogmatismi.
Ringrazio il PPE per l’appoggio datomi. Vi sono davvero grato per il sostegno che mi avete offerto, ma il PPE per primo dice di non voler agire da solo. Nessun partito raggiunge da solo la maggioranza ed è dunque necessario creare un consenso in Europa. Si tratta di un obiettivo di fondamentale importanza: ovviamente ciascuno manterrà le proprie differenze ideologiche e il dibattito politico proseguirà, ma si compie uno sforzo per rafforzare l’Europa. Io mi assumo quest’impegno. E voi? Ecco la mia domanda.
Joe Higgins (GUE/NGL). – (EN) Signor Presidente, il presidente Barroso non ha risposto alle mie accuse: la Commissione ha interferito con il processo democratico dell’Irlanda in merito al trattato di Lisbona…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Hélène Flautre (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, signor Presidente Barroso, ho un problema: non voterò per lei domani, ma ne conosce già i motivi perché il mio gruppo lo ha ampiamente spiegato. E’ una questione politica: lei non ha un progetto per trasformare l’Europa dal punto di vista ambientale e sociale, mentre io ritengo che oggi questo cambiamento sia imprescindibile.
Ciononostante, come ha detto elegantemente l’onorevole Daul, è stata la destra a vincere le elezioni: lei dunque si allinea con la destra. La situazione è chiara.
Per quanto io voglia poter portare rispetto al presidente della Commissione, mi si presenta un problema: quando la vedo penso immancabilmente – e le assicuro che è vero – al suo coinvolgimento nei voli segreti della CIA.
Tra il 2002 e il 2006, 728 persone sono state deportate a Guantánamo attraverso lo spazio aereo portoghese. Lei è stato ministro dal 2002 al 2004: non posso dunque crederle, signor Presidente Barroso, quando tesse le lodi dell’Europa, paladina dei diritti umani. Quello che mi attendo da lei – quel che auspico da lei, proprio perché in futuro mi piacerebbe rispettare il presidente della Commissione – non è la pubblicazione delle sue memorie tra un numero indefinito di anni, bensì l’ammissione delle sue responsabilità in questa grave vicenda, che getta un’ombra sui valori europei.
Derk Jan Eppink (ECR). – (EN) Signor Presidente, si dice che, se non sei a tavola, allora sei sul menù: i prossimi dieci anni determineranno la collocazione dell’Europa. L’attuale generazione adulta dell’Europa occidentale si è presa una vacanza dalla storia: siamo cresciuti nella pace, tutelati da uno Stato sociale, contraendo debiti che lasceremo in eredità alle future generazioni. Ma adesso la storia bussa alla nostra porta: negli anni a venire l’economia sarà stagnante, mentre l’immigrazione si intensifica e la popolazione invecchia.
Purtroppo all’Europa manca la cultura dell’ambizione. Il sogno europeo consiste nel trovare quanto prima un buen retiro sulla riviera francese. Ma se non ci innoviamo, sviluppando la cultura imprenditoriale che lei ha in mente, l’Europa sarà sul menù.
Confido nella sua leadership. Mi permetto però di darle un consiglio: faccia sì che l’Europa resti concentrata sul suo compito di fondo. Se non riesce in quello, non riuscirà in nulla. Mantenga un atteggiamento aperto e non proponga un’imposta europea, perché provocherebbe un sollevamento popolare contro l’Unione. Non ho mai assistito a una manifestazione a favore dell’imposta europea: sarebbe un passo più lungo della gamba e non sortirebbe altro effetto che quello di alimentare il risentimento collettivo.
Confido nel suo pragmatismo affinché l’Europa sia tra i commensali anziché tra le pietanze, e le auguro ogni successo per il suo secondo mandato.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, sappiamo che il presidente Barroso impersona il compromesso tra i potenti d’Europa. Sappiamo inoltre che egli costituisce il minimo comune denominatore tra i governi degli Stati membri e, da ultimo, che ha sempre un contentino per tutti: un pizzico di maoismo per la sinistra, un tocco di conservatorismo per gli esponenti del partito cristiano-sociale, una nota di neoliberismo arricchita da un’impostazione verde e socialista.
Ovviamente, il presidente Barroso si candiderà senza opposizione e senza un’alternativa, ragion per cui sta vivendo giorni difficili ed è ora costretto ad ascoltare le spiacevoli osservazioni della sinistra unita e di altri critici.
Il suo sforzo sarà tuttavia ripagato: sappiamo bene che, dopo questi giorni difficili, il candidato Barroso probabilmente ridiventerà presidente della Commissione e che si tornerà agli scomodi compromessi tra i gruppi più grandi e potenti in seno a quest’Assemblea, ma anche tra i governi che compongono il Consiglio. Sappiamo inoltre che, con ogni probabilità, il candidato Barroso, il simbolo delle battute d’arresto subite dall’integrazione europea negli ultimi cinque anni, continuerà a svolgere questo medesimo ruolo per il prossimo mandato quinquennale. Se così andranno le cose, avremo tutti ben poca influenza.
Jacek Saryusz-Wolski (PPE). – (EN) Signor Presidente, desidero iniziare affermando che sosteniamo l’aspirazione europeista e il programma del presidente Barroso, e lo dico a nome di ventotto europarlamentari polacchi, se non di altri ancora.
Questo programma contempla tuttavia un aspetto che ci sta particolarmente a cuore: mi riferisco alla sicurezza energetica. Signor Presidente Barroso, lei sa che quest’Assemblea attribuisce grande importanza al problema: occorre rivedere e riesaminare sia i progressi compiuti sia le pecche emerse nel corso del processo, definendo altresì le priorità per i prossimi mesi e anni.
La situazione attuale non ci soddisfa e ci appare, anzi, piuttosto grigia: a dispetto di tutte le dichiarazioni e manifestazioni di buona volontà, i progressi compiuti nell’ambito delle infrastrutture e dei meccanismi di gestione delle crisi sono tutt’altro che sufficienti, mentre le misure adottate non sono del tutto all’altezza delle aspettative e lasciano ancora a desiderare.
Ovviamente, accogliamo con favore le misure di breve termine definite dalla Commissione e della presidenza, ma ci attendiamo che il presidente della Commissione agisca con un programma e una convinzione di più ampio respiro e, ove necessario, affronti o attacchi l’inerzia e gli egoismi nazionali. Ci occorrono una Commissione forte e una leadership salda da parte del presidente, che dovrà agire a nome dell’intera Unione e nell’interesse dei cittadini europei.
Mi permetta di sottolineare che tale leadership dovrà fondarsi sul consenso che lei stesso dovrà guidare e costruire in seno al Parlamento e alla Commissione, nonché tra gli Stati membri. Come lei sa bene, è stata proprio quest’Assemblea a puntare in tale direzione tre anni fa, ma il cammino è ancora lungo e bisogna ancora attendere affinché il sogno si realizzi.
Mi auguro dunque che, entro la fine della legislatura, signor Presidente Barroso, lei compierà il miracolo e che ne abbia l’opportunità.
Con questo auspicio, sosteniamo la sua candidatura e teniamo le dita incrociate per la sua presidenza.
Marita Ulvskog (S&D). – (SV) Signor Presidente, signor Presidente Barroso, nel suo discorso introduttivo lei ha affermato che l’Europa e il mondo intero hanno attraversato una crisi di valori. Perché non parla a chiare lettere? Quella che abbiamo attraversato è palesemente una crisi del liberismo di mercato, di cui lei è, insieme con il suo gruppo, un accanito sostenitore. Ho promesso ai miei elettori che non avrei votato per lei – come molti altri onorevoli colleghi socialdemocratici – senza la garanzia che la direttiva sul distacco dei lavoratori sarà modificata per rafforzare i diritti di questa categoria.
Oggi lei parla come se avesse accolto questa richiesta, ma dice che non la soddisferà modificando la direttiva, bensì con un nuovo regolamento, che sappiamo essere del tutto inadeguato. Allo stesso tempo, lei dà un quadro distorto delle conseguente di un’eventuale modifica alla direttiva sul distacco dei lavoratori. Non è la prima volta che le vengono poste domande simili, e lei è sempre stato evasivo, ma io le chiedo nuovamente: intraprenderà i passi necessari a modificare la direttiva sul distacco dei lavoratori, in modo tale da garantire parità di retribuzione ai lavoratori europei in tutta l’Unione, anziché cadere nel dumping salariale che l’intera Europa sta subendo?
Olle Schmidt (ALDE). – (SV) Signor Presidente, l’Europa oggi è un continente di pace e democrazia. La situazione era diversa settant’anni fa, quando l’Europa era dilaniata dalla guerra, ed era diversa anche vent’anni fa, quando l’Europa era spaccata tra est e ovest.
La nostra generazione ha la responsabilità di gestire il continente, nonché di preservare e potenziare l’apertura e la democrazia in Europa. Signor Presidente Barroso, lei ha una particolare responsabilità.
All’Europa occorrono una guida chiara e un’Unione al contempo visibile e vicina alle esigenze dei popoli europei, nei momenti di difficoltà come nei momenti di prosperità. Ci occorre una guida che ascolti. Il suo impegno non è sufficiente sotto questo profilo: mi piacerebbe vedere la dedizione che abbiamo osservato oggi, il José Manuel Barroso che abbiamo osservato oggi.
Domani lei riceverà il sostegno del partito liberale svedese – la formazione politica cui appartiene il ministro Malmström – non perché concordiamo in tutto con lei, ma perché riteniamo che lei possa fare di più di quanto non abbia dimostrato finora.
Le indico alcuni orientamenti per il prosieguo del suo lavoro.
Il protezionismo è un abominio, persino per un ex maoista. La forza dell’Unione europea sta nell’apertura delle frontiere e nel libero scambio.
I diritti umani si applicano a ciascun individuo, indipendentemente dal luogo in cui si trova. Lei deve fare di più sotto questo profilo.
La crisi economica impone un nuovo ordinamento globale, con norme equilibrate che ci consentano di affrontare la crisi climatica: liberi gli agricoltori europei e dia un’opportunità ai consumatori e al mercato.
L’Unione europea non ha bisogno di altre gazzarre istituzionali. Ci risparmi questo triste destino! L’Europa ne ha abbastanza dei pesi morti. Signor Presidente Barroso, mi auguro che domani lei abbia l’opportunità di formare una nuova Commissione: spero dunque che, a quel punto, lei garantirà un’equa rappresentanza di uomini e donne.
Michail Tremopoulos (Verts/ALE). – (EL) Signor Presidente Barroso, lei sa di non aver minimamente accennato alla sua posizione, ad esempio, sulla tutela della biodiversità o al suo impegno per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio e l’elaborazione di una strategia comunitaria per lo sviluppo sostenibile.
Mi concentrerò sul significato della flessicurezza, una parola che lei usa spesso per indicare la combinazione di flessibilità e sicurezza. Tale concetto sembra celare seri pericoli per la tutela dei lavoratori: non c’è nulla di sbagliato nel tempo parziale, ad esempio, se si tratta di una scelta del lavoratore; ma l’impiego coatto, per cui il lavoratore non ha scelta e forse non può trovare un lavoro, ha tutto l’aspetto del tempo parziale.
Si presenta un problema di impiego coatto anche con le occupazioni e con gli orari di lavoro che si ripercuotono negativamente sulla vita privata e la qualità di vita dei cittadini. Se sarà eletto, quali orientamenti politici intende elaborare a tale proposito, nei casi di sua competenza? Perché inoltre non indica obiettivi specifici per le professioni verdi e altre iniziative simili, non per fare di lei un verde, ma solo perché ci indichi la via d’uscita dalla crisi?
George Becali (NI). – (RO) Signor Presidente Barroso, ho letto il suo documento ma, in tutto sincerità, voterò per lei domain perché ritengo che l’Europa abbia bisogno di un cristiano praticamente come lei, che abbia ricevuto la sua educazione. Credo che lei domani sarà eletto presidente della Commissione e la invito dunque, Presidente Barroso, di chiedere a Dio lo stesso dono concesso a Salomone: la saggezza, necessaria a guidare la Commissione europea. Dio, ti prego.
Mario Mauro (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor candidato alla Presidenza della Commissione europea, la delegazione italiana all'interno del Partito popolare europeo la sosterrà con la stima di sempre, con l'amicizia di sempre e con la lealtà di sempre.
Cionondimeno le chiediamo più coraggio, per consentire alle nostre istituzioni di affrontare le circostanze epocali che siamo chiamati a vivere, avendo a cuore oltreché le legittime preoccupazioni dei governi, prima di ogni altra cosa il bisogno delle giovani generazioni, la loro ansia di mettere su casa, di mettere su famiglia, di avere dei figli. Il coraggio insomma di battersi per un'Europa reale, quella che viene sostenuta dal nostro senso di responsabilità e non dalle nostre alchimie politiche; ed è per questo che analogo coraggio mi permetto chiedere ai colleghi socialisti.
Certo il nuovo Barroso può essere forse una soluzione temporanea al manifestarsi di una crisi di consensi facilmente rilevabili dal risultato delle urne. Ma un sì, un sì, seppure un sì condizionato al candidato alla Presidenza della Commissione, rappresenterebbe anche per voi un'opportunità per partecipare in questo momento così difficile, dando all'intera opinione pubblica europea un segnale chiaro, e cioè che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide e che solo in questo modo possiamo aiutarci a venir fuori dal guado, insieme.
Non è solo insomma un sì a Barroso ma un sì ad una ricetta semplice e chiara: avere una Commissione che nasce con il contributo di tutti vuol dire che quella Commissione sarà più indipendente, più efficiente, più forte, insomma, più europea.
Monika Flašíková Beňová (S&D). – (SK) Desidero affrontare un tema che sta suscitando la preoccupazione di molti nell’Unione europea, me compresa: le nostre economie stanno attraversando un periodo di estrema difficoltà e crisi, le cui conseguenze ricadono soprattutto sulle cosiddette persone comuni, che lottano per il posto di lavoro, per la sopravvivenza, per i figli. Sono proprio queste ansie e preoccupazioni a creare terreno fertile per la crescita dell’estremismo di destra nell’Unione europea e negli Stati membri.
In passato, gli estremisti di destra si celavano dietro le maschere più disparate, mentre oggi sfilano nelle piazze pubbliche e parlano apertamente ai mass media. Questi signori, che fomentano l’odio contro i rom, gli ebrei, gli immigrati e gli omosessuali, stanno inoltre costituendo dei partiti politici e purtroppo presentano candidature di successo per i parlamenti nazionali come per il Parlamento europeo, proprio in questo periodo di difficoltà.
Da ultimo, non molto tempo fa abbiamo assistito persino in quest’Aula, sede di un’istituzione democratica, qui nel Parlamento europeo, all’arrivo (o meglio dire la marcia) di certi europarlamentari le cui divise ricordavano il fascismo e la Seconda guerra mondiale.
Desidero dunque chiederle, signor Presidente, che genere di misure dovranno essere adottate in futuro, nel rispetto del suo ruolo e di quello di garante della Commissione, contro un tale abuso del Parlamento europeo e, soprattutto, nella lotta vera e propria all’estremismo.
Sophia in 't Veld (ALDE). – (EN) Signor Presidente, il presidente Barroso ha osservato che stiamo attraversando un periodo eccezionale: è vero, ma i periodi eccezionali richiedono una guida eccezionale. E’ proprio lei questa guida, Presidente Barroso? Non l’ho appoggiata nel 2004 e purtroppo in cinque anni non ha fatto abbastanza da convincermi.
La maggioranza del mio gruppo è però disposta a concederle il beneficio del dubbio, ma ci riserviamo di esprimere un giudizio definitivo quando avremo esaminato l’intera compagine di commissari e i dettagli del suo programma politico. Non dimentichiamo infatti (e mi auguro che lei colga l’ironia delle mie parole) che il presidente della Commissione europea è un politico, e non un funzionario con il posto assicurato.
Indipendentemente dall’esito della votazione, tale processo ha consolidato la democrazia parlamentare europea perché, contrariamente alle paure di alcuni dei miei colleghi, obbligando il candidato a condurre una campagna non si è indebolito, ma rafforzato il ruolo del presidente della Commissione. A mio parere, il mandato del Parlamento europeo costituisce infatti un fondamento molto più solido per un programma politico di una nomina orchestrata dietro le quinte tra i governi nazionali.
Peraltro, sono tra quelli che credono (al contrario suo, se ho ben ascoltato le sue parole) che l’affermazione di una vera opposizione in seno a quest’Assemblea sia un segnale gradito e positivo della vivacità e della maturità della democrazia parlamentare europea.
La palla è sua dunque, Presidente Barroso. Affronterà la sfida? Perché lei ancora non mi ha convinta; ma questo non è neppure lontanamente necessario quanto convincere i cittadini europei nei prossimi cinque anni.
(Applausi)
PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS Vicepresidente
Judith Sargentini (Verts/ALE). – (NL) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, quando si è verificata una contrazione del credito, lei non ha mosso un dito, mentre è stata la presidenza francese a elaborare una strategia d’emergenza. Neppure successivamente lei ha ripreso in mano le redini della situazione: non lo ha fatto con il piano europeo di ripresa economica, decidendo di non subordinare l’erogazione di aiuti di Stato al settore automobilistico al rispetto di rigorose condizioni ambientali, né con la proposta di miglioramento della vigilanza finanziaria, capitolando fin dall’inizio davanti alle resistenze della City londinese. L’Unione europea è invece riuscita a mantenere le redini della lotta globale al cambiamento climatico, ma tra breve lei avrà gettato alle ortiche anche quelle.
Lei minaccia di comprare gran parte delle riduzioni di anidride carbonica dai paesi in via di sviluppo, anziché garantire l’abbattimento delle nostre emissioni. Può cercare di incolpare i governi nazionali di quest’iniziativa, ma non della proposta, avanzata la scorsa settimana, di concedere ai paesi in via di sviluppo la magra somma di 2 miliardi di euro per la lotta la cambiamento climatico: sono noccioline al confronto con i 30-35 miliardi di euro che l’Europa dovrebbe stanziare. In questo modo, lei compromette gravemente le possibilità di successo di Copenhagen. Si pongono poi i problemi della contrazione del credito, della crisi economica e della crisi climatica, tre cartine tornasole del valore di un leader. Signor Presidente Barroso, lei ha fallito ben tre volte.
Diane Dodds (NI). – (EN) Signora Presidente, essendo io una neoletta di quest’Assemblea, ho ascoltato i tanti oratori che si sono concentrati sui risultati conseguiti dal presidente Barroso durante il mandato, esprimendo svariate preoccupazioni. Ne condivido molte.
Abbiamo opinioni diametralmente opposte sul trattato di Lisbona, Presidente Barroso. Cionondimeno, la ringrazio per il vivo interesse dimostrato per la mia circoscrizione elettorale, l’Irlanda del Nord: apprezziamo il sostegno e la stretta collaborazione che i funzionari della Commissione offrono ad ogni livello all’Irlanda del Nord, e mi auguro che questi rapporti proseguano e portino vantaggi alla mia circoscrizione.
Il nostro passato è ben noto: le ripercussioni della violenza sugli investimenti e la necessità di nuove strade e nuovi collegamenti ferroviari. E’ noto anche l’enorme economico che potrebbe derivare dallo sviluppo del turismo. Invito dunque la Commissione a definire gli stanziamenti necessari a compensare questi anni di investimenti insufficienti, al fine di sostenere la nostra economia.
Come già detto da molti dei presenti in quest’Aula, quel che conta sono le azioni e i risultati.
Jaime Mayor Oreja (PPE). – (ES) Singora Presidente, signor Presidente della Commissione, desidero esprimere un’osservazione preliminare.
Non possiamo tenere lo stesso dibattito prima e dopo le elezioni, se non altro per rispetto nei confronti di questo istituto e dei cittadini europei. A questo riguardo, il nostro approccio non dovrebbe differire da quello adottato nei parlamenti nazionali.
Se i commissari europei sono espressione della maggioranza di ciascun paese, dovremmo preoccuparci principalmente di far sì che il presidente della Commissione rispecchi la preferenza espressa dai cittadini alle elezioni europee: partendo da questo assunto, appaiono ovvie l’importanza e la giustezza di rileggere il presidente uscente Barroso. Si tratta di un principio eminentemente democratico.
Due dei punti sollevati dal presidente Barroso meritano senza dubbio il mio sostegno netto e definitivo. Il primo riguarda la portata dell’analisi che il presidente ha condotto nei suoi interventi e commenti a proposito della situazione attuale. Non stiamo attraversando soltanto una crisi economica e finanziaria, ma anche una crisi di valori. E’ la prima volta che, in quest’Aula, ascolto una conferma di tali caratteristiche. Ci troviamo ad affrontare non solo una crisi, bensì anche un mondo in continuo cambiamento: è proprio per questa ragione che, ora più che mai, occorre puntare sulle iniziative virtuose dei singoli individui e su un diverso atteggiamento nei confronti dello Stato e dei mercati, visto che in molti paesi dell’Unione si è forse vissuto al di là delle effettive possibilità.
Il secondo punto, che condivido, riguarda l’aspirazione europeista del presidente Barroso: l’Europa deve eleggere le proprie guide, darsi priorità e organizzarsi. La crisi e il trattato di Lisbona sono dunque le due grandi questioni cui il presidente della Commissione dovrà dedicare particolare impegno. La gestione della crisi richiede una Commissione risoluta, nonché un Parlamento capace di affrontare congiunture difficili come quella presente.
La crisi non si è ancora conclusa e i suoi connotati restano incerti; ma la crisi ci costringe anche ad affrontare le ineguaglianze sociali che esistono all’interno dell’Unione europea. Ci occorre dunque l’ambizione politica di cui lei ha dato prova questo pomeriggio, Presidente Barroso.
Juan Fernando López Aguilar (S&D). – (ES) Signora Presidente, signor Presidente designato, dopo averla ascoltata attentamente, desidero concentrarmi su alcuni punti che potrebbero trovare molti di noi concordi con lei.
In primo luogo, è chiaro che ci troviamo ad affrontare una crisi. Cionondimeno, molti di noi ritengono che negli ultimi anni l’Europa sia stata incapace di nutrire speranze e aspettative tali da superare il pessimismo.
In secondo luogo, è chiaro che abbiamo bisogno dell’Unione europea, di istituzioni forti e di una Commissione guidata da un progetto ben definito. Molti di noi credono tuttavia che lei non possa essere candidato a una seconda elezione con la stessa Commissione, bensì con una nuova formazione, al fine di inaugurare una nuova era che ci ponga altre e più complesse sfide.
Ci occorre un’Europa in grado di regolamentare i mercati e salvaguardare i diritti, soprattutto in ambito sociale. Ci occorre tuttavia un’Europa che sia effettivamente capace di generare valore aggiunto, per correggere alla radice abusi e ingiustizie di portata globale.
Ho ascoltato la proposta di inserire nella sua Commissione un commissario per l’immigrazione, con competenze in materia di sicurezza. Mi permetto di osservare che l’immigrazione non si ripercuote esclusivamente o prevalentemente sulla sicurezza, bensì sui nostri valori e sulla capacità di correggere alla radice le disuguaglianze.
Di conseguenza, la votazione di domani non segnerà la fine di un processo, bensì il primo passo o il punto di partenza in un compito immane di cui la nuova Commissione dovrà farsi carico in modo tale da imprimere un nuovo slancio per un’Europa di gran lunga migliore di quella che abbiamo osservato negli ultimi anni, sfidando quanti desiderano la paralisi o la ritirata dell’Unione europea. Questa nuova Commissione dovrà riuscire ad affermarsi sugli eurofobici e gli euroscettici, dovrà riuscire a difendere la propria indipendenza di cuore pulsante dell’Europa dal Consiglio, e dovrà riuscire non solo a collaborare, ma anche a rispondere continuamente a quest’Assemblea.
Michel Barnier (PPE). – (FR) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, sono molti gli elementi e le motivazioni dietro la nostra manifestazione di fiducia e la preferenza netta che esprimeremo domani.
Il primo è un elemento di coerenza democratica: rispetto alla decisione dei ventisette capi di Stato e di governo che l’hanno scelta all’unanimità, rispetto agli impegni da noi assunti durante la campagna elettorale (che ha avuto luogo non molto tempo fa) e rispetto al voto dei cittadini. Non ci scuseremo per aver vinto le elezioni, pur essendo consapevoli (vorrei specificare ai nostri onorevoli colleghi che ne siamo perfettamente consapevoli) che dovremo proporle molte più idee di quante non ne sostenga il solo Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano). Vi è poi una questione di coerenza democratica rispetto all’esercizio che lei conduce da settimane e di cui noi siamo testimoni: la richiesta di un dialogo umile e sincero con il Parlamento.
Sussiste anche un secondo motivo, che rappresenta una nostra salda convinzione: l’Europa non avrà politiche forti se le istituzioni sono deboli. Proprio per questa ragione auspichiamo la ratifica del trattato di Lisbona, che offre alle istituzioni tutti gli strumenti necessari al loro funzionamento. Ci occorre una Commissione forte, in grado di affrontare quanto prima la crisi.
La terza ragione sta nel patto di fiducia che abbiamo sottoscritto con lei. Di fronte a questa crisi, la più grande e profonda in ambito economico, finanziario, alimentare (non dimentichiamo il miliardo di persone che patisce la fame nel mondo) e ambientale, è necessario che la Commissione dimostri la propria combattività. E’ necessario che lei – e noi con lei – tragga tutte le conseguenze dalla crisi, sul piano della governante, della regolamentazione, delle innovazione e dell’elaborazione di nuove politiche, con particolare riferimento all’idea di una cassa di risparmio europea che sostenga le piccole e medie imprese nei settori strategici. E’ altresì opportuno che, nel caso della crisi più pervasiva, quella ambientale, lei introduca un nuovo modello di crescita economica e sociale orientato in senso ecologico, come riconosciuto da lei stesso.
E’ proprio per questo, signor Presidente Barroso, che domani saremo pronti a sottoscrivere un patto di fiducia con lei.
David-Maria Sassoli (S&D). - Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor presidente Barroso, il discorso che ha pronunciato oggi non ha cambiato la nostra opinione. La nostra valutazione resta fortemente negativa. In questi anni di Presidenza la Commissione ha mostrato incapacità e mancanza di autonomia: così è stato per la crisi finanziaria e lo stesso vale per quanto riguarda la politica dell'immigrazione, la tutela dei diritti fondamentali e il rispetto della legislazione comunitaria devono essere le due facce della stessa politica.
Lei ha detto in quest'Aula che intende nominare un Commissario per la giustizia e i diritti e un Commissario per gli affari interni e l'immigrazione. Non lo faccia, Presidente Barroso: immigrazione e diritti devono restare insieme per non assecondare politiche xenofobe. Lei ha una maggioranza in questo Parlamento, ha una maggioranza di destra, è chiaro che non ci possiamo riconoscere in questa maggioranza. Capisco le difficoltà dei liberaldemocratici, ma Presidente Verhofstadt; non ci dica che l'approccio coerente così come da lei richiamato per uscire dalla crisi sia rappresentato dalla rapidità con cui si vara la Commissione Barroso.
È chiaro che noi non possiamo riconoscerci in questa maggioranza. Le nostre posizioni non sono conciliabili con chi non si batte con determinazione per una piena e convinta libertà di informazione, con chi non si batte per la salvaguardia dei diritti, con chi pensa che questo Parlamento sia solo una sede di rappresentanza dei governi nazionali.
Marian-Jean Marinescu (PPE). – (RO) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, il potenziamento della sicurezza energetica rappresenta una voce importante del suo programma. Il successo dei negoziati con la Turchia, che ha condotto alla firma dell’accordo su Nabucco, dimostra come l’Unione europea sia capace di rappresentare gli Stati membri sulla scena internazionale, e desidero congratularmi con lei per questo risultato. Mi auguro che, usando questi stessi metodi, si otterranno risultati simili per garantire la quantità di gas necessaria, considerando che adesso alcuni paesi della zona vogliono contribuire con le proprie risorse a questo progetto. La futura Commissione dovrà creare un mercato interno dell’energia, garantendo altresì un’efficace concorrenza e un’elevata sicurezza degli approvvigionamenti per tutti gli Stati membri.
A tale proposito, svolgerà un ruolo fondamentale l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia. La Romania ha presentato domanda per ospitarne la sede, e mi auguro che goda del sostegno necessario. La sicurezza energetica dipende inoltre dai vicini dell’Unione: dobbiamo dunque assistere i paesi limitrofi che aderiscono ai valori europei e aspirano a entrare nella famiglia europea.
Desidero inoltre richiamare la vostra attenzione sulla persistente fragilità politica e sulle difficoltà economiche della Repubblica moldova: le nuove autorità di Chisinau necessitano della nostra assistenza immediata per superare questa spinosa situazione.
Da ultimo, sono convinto del fatto che la votazione di domani dimostrerà la stabilità delle istituzioni europee e apporterà un prezioso contributo all’esito del referendum in Irlanda.
Catherine Trautmann (S&D). – (FR) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, posso anche evitare i giri di parole: lei non ha convinto i socialisti francesi in cinque anni e non riuscirà a convincerci adesso sulla base di un progetto tanto generoso a parole quanto generico negli obiettivi.
Come può chiederci di votare per lei se davvero vogliamo un’Europa unita nella diversità quando è proprio in nome di quest’obiettivo che chiediamo di attendere il voto irlandese per pronunciarci sulla sua candidatura?
Forte del sostegno degli Stati membri, lei ha preferito mettere al sicuro la sua nomina in anticipo sui tempi e non correndo troppi rischi sul numero di voti necessario. Ha pensato che il passaggio di fronte al Parlamento sarebbe stato una mera formalità. Le cose non stanno così e questo è soltanto l’inizio: il suo operato non soddisfa le aspettative dei cittadini, che stanno subendo la crisi e hanno sfogato la propria rabbia contro le nostre istituzioni con la scarsa affluenza alle urne.
Lei sostiene che la crisi l’abbia cambiata e si propone come grande timoniere dell’Europa unita, ma non è stato capace di guidare gli Stati membri verso un autentico piano europeo di ripresa economica e stiamo ancora aspettato le misure concrete e vincolanti di cui il regolamento finanziario necessita.
Lei afferma inoltre di averci fornito delle garanzie sull’agenda sociale, ma le sue proposte si riducono al varo di un nuovo regolamento e non contemplano il riesame della direttiva sul distacco dei lavoratori. Per giunta, non ha assunto impegni fermi, ma soprattutto chiari, a favore di una direttiva che tuteli i servizi pubblici.
E’ un insulto alla memoria degli europarlamentari. Non abbiamo infatti dimenticato come, negli ultimi cinque anni, le questioni sociali non siano mai stati il nocciolo delle soluzioni proposte e come solo adesso lei acconsenta a commissionare uno studio d’impatto sociale per ogni atto legislativo comunitario.
Di fronte a una crisi senza precedenti, che sta distruggendo centinaia di migliaia di posti di lavoro, si compiere ogni sforzo possibile per evitare che il numero dei disoccupati e dei lavoratori indigenti in Europa raggiunta i 25 milioni entro il 2010. A tal fine, occorre varare una politica industriale.
Ai cittadini va dato un modello di solidarietà affinché riescano a contrastare la crisi, ma oggi non troveranno lo slancio necessario né nelle sue parole né nelle sue dichiarazioni di ambizione europea.
Proseguire come in precedenza è disastroso, diceva il filosofo Walter Benjamin. Dovrà fare parecchia strada prima di conquistarsi le simpatie di socialisti e socialdemocratici: per amor di coerenza politica, e in segno di rispetto per il nostro elettorato, non voteremo per lei domani.
Wim van de Camp (PPE). – (NL) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, domani la delegazione olandese del gruppo del Partito Popolare Europeo (Cristiano Democratico) esprimerà un voto convinto in suo favore, non solo perché siamo convinti delle sue qualità, ma anche perché abbiamo fretta. A nostro parere, i due mesi scorsi non hanno rappresentato altro che un’opportunità sprecata di affrontare la crisi economica: noi olandesi abbiamo dunque fretta di farlo. Auspichiamo però una maggiore presenza dell’economia sociale di mercato nel suo programma, visto che, sotto questo profilo, la Commissione precedente ha seguito una linea fin troppo liberista per i nostri gusti. Ci auguriamo inoltre che lei proseguirà la lotta all’inflazione normativa e condurrà Copenhagen al successo, riducendo tuttavia il numero delle agenzie comunitarie.
Un altro punto riguarda i cittadini europei, cui questo pomeriggio si è fatto riferimento forse due o tre volte. Non è sufficiente: le elezioni europee ci hanno infatti dimostrato che dovremo penare a lungo prima di conquistarci l’approvazione dei comuni cittadini europei. Gli operai della Opel che saranno messi in cassa integrazione, ad esempio, dovranno pensare immediatamente all’Europa come fonte di speranze e di lavoro.
In conclusione, devo dire che nelle ultime sei settimane lei mi ha colpito per la sua passione ed entusiasmo: lei dà il meglio di sé sotto pressione e la invito caldamente a mantenersi così per i prossimi cinque anni. Vorrei poter ammirare queste qualità ogni settimana.
Glenis Willmott (S&D). – (EN) Signora Presidente, è vero: viviamo tempi eccezionali, ma la reazione del presidente Barroso alla crisi economica manca della forza e dell’incisività necessarie, mentre le sue promesse di un’Europa sociale non sono state mantenute. Signor Presidente Barroso, gli orientamenti politici da lei presentati non chiariscono i suoi piani e riciclano gran parte della retorica utilizzata cinque anni fa. E’ ovvio che ci occorre un mercato interno solido e dinamico, che crei posti di lavoro e ricchezza, ma a tale obiettivo deve accompagnarsi un potenziamento dei diritti sociali a favore, e non a discapito dei lavoratori e dei cittadini europei.
Nonostante la forte pressione esercitata da quest’Assemblea e i ripetuti inviti a riesaminare la direttiva sul distacco dei lavoratori, a condurre valutazioni d’impatto sociale e a varare un pacchetto più ambizioso per la ripresa economica, siamo ancora in attesa. Prima lei ha definito sacri l’appartenenza al sindacato e il diritto allo sciopero: in tutto il Regno Unito, i sindacati pensano ancora una volta a indire scioperi contro i problemi legati alla direttiva sul distacco dei lavoratori, mentre dilaga la paura del dumping salariale e della vanificazione degli accordi collettivi.
La risposta che lei ha dato alla mia domanda in proposito la scorsa settimana sembrava sincera, ma lei stesso ha ammesso che la direttiva non raggiunge gli obiettivi previsti: i problemi sorgono rispetto all’attuazione e all’interpretazione da parte della Corte di giustizia europea. Ha promesso di apportare delle modifiche grazie a un nuovo strumento giuridico, ma le sentenze della Corte richiamano la nostra attenzione sulla necessità di consolidare la direttiva e porre un freno al dumping salariale.
Nell’attuale contesto di crisi finanziaria, ci occorrono chiari orientamenti giuridici e, signor Presidente Barroso, parità di retribuzione per una stessa mansione per uno stesso posto di lavoro, indipendentemente dal sesso. Quali garanzie può offrirci per dimostrare che si agirà in tal senso?
Marianne Thyssen (PPE). – (NL) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, viviamo tempi difficili, di transizione e di cambiamento, ma allo stesso tempo interessanti. Dal punto di vista istituzionale, ci stiamo muovendo da Nizza a Lisbona. Mi auguro che raggiungeremo la meta indenni: dall’ambito finanziario, economico, ecologico, demografico ai settori dell’energia, dell’immigrazione e della sicurezza, passando per la globalizzazione, la questione alimentare e la lotta per preservare il nostro modello sociale, viviamo una difficile transizione in tutti i campi. La loro connotazione come minacce o come opportunità dipende in ampia misura da noi stessi.
A questo proposito, una cosa è certa: solo affrontando tali sfide con spirito europeo, solo contrastandole con un programma comunitario solido e mirato − come quello che lei propone, signor Presidente designato della Commissione − e solo potendo contare sulla collaborazione di istituzioni salde, potremo contribuire in prima persona a plasmare il futuro e far avanzare la nostra economia di mercato in senso sociale ed ecologico. Non abbiamo tempo da perdere: “abbiamo fretta”, per usare le parole del mio vicino, e dobbiamo dunque accelerare la nomina della nuova Commissione. Al momento, onorevoli colleghi, abbiamo uno e un solo presidente designato della Commissione.
Dobbiamo accordare tutta la nostra fiducia al presidente Barroso, e chiedo a chiunque non sia d’accordo di assicurarsi di saper distinguere gli amici dai nemici: dopo tutto, cosa ricaverete dai ritardi e dai voti contrari? Se non il presidente Barroso, chi proponete? Chi era, chi è il vostro candidato? Lo chiedo al gruppo verde/Alleanza libera europea e al gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti & Democratici al Parlamento europeo. Se riuscirete nel vostro intento, siete certi che otterrete un candidato che potrete considerare migliore, un presidente della Commissione migliore?
Signor Presidente designato della Commissione, lei ha la mia fiducia e avrà il voto mio e degli onorevoli colleghi del mio gruppo. Le auguro ogni successo, anche nella formazione della nuova Commissione: le si deve offrire lo spazio di manovra necessario a raggiungere quest’obiettivo.
Edite Estrela (S&D). – (PT) Signor Presidente Barroso, il trattato di Lisbona sarà ratificato ed entrerà in vigore tra pochi mesi. E’ questo il mio auspicio. Emerge però chiaramente dal suo programma e dal suo discorso di oggi che lei mira a rafforzare subito i poteri del Parlamento europeo. Concordo, perché non possiamo regredire nuovamente all’epoca in cui il futuro dell’Europa era scritto in concomitanza da Consiglio e Commissione, mentre il Parlamento europeo era ridotto a mero spettatore.
Ritengo, signor Presidente Barroso, che il suo prossimo mandato svolgerà un ruolo determinante al fine di consolidare i nuovi equilibri istituzionali tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento. Il nostro sostegno non è dunque un assegno in bianco, bensì un investimento.
La nostra tradizione democratica, la tutela dei diritti umani, le innovazioni nella produzione di forme di energia più pulite e l’elaborazione di politiche ambientali più valide sono tratti distintivi dell’Europa. Eppure, nulla ci consente di spiccare quanto le nostre politiche sociali: mi faccio dunque portavoce dell’auspicio che la Commissione da lei presieduta si assuma la responsabilità di tutelare, consolidare e migliorare il modello sociale europeo, promuovendo altresì l’uguaglianza di genere.
Prima di concludere, desidero sottolineare che ho preso nota delle sue parole di oggi e degli impegni assunti per il futuro. Può contare sul voto dei socialisti portoghesi, ma può altresì attendersi un rapporto che sarà tanto leale quanto esigente durante il suo prossimo mandato.
Le auguro ogni fortuna e successo per il suo lavoro.
Markus Ferber (PPE). – (DE) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, qual è lo scopo della votazione di domani? Si tratta di fare quello che taluni membri di quest’Assemblea non possono e altri non vogliono fare: assumersi la responsabilità dell’Europa. Desidero sottolineare un punto, che, signor Presidente Barroso, la ringrazio di aver citato nuovamente durante la sua interruzione: si tratta di assumersi la responsabilità di rendere l’Europa capace di agire in un frangente difficile, allo scopo di superare tutti i problemi che hanno attirato le giuste critiche dei cittadini europei e di questo stesso Parlamento. Ritengo che la discussione di oggi abbia contribuito a far luce sui soggetti su cui l’Europa potrà effettivamente fare affidamento in futuro per l’assunzione di una responsabilità politica negli anni a venire.
Desidero però osservare, Presidente Barroso, che ovviamente l’ordine del giorno reca una lunga serie di questioni da affrontare: lei una grande responsabilità in tal senso, essendo il solo detentore del potere di iniziativa a livello comunitario.
Vorrei inoltre soffermarmi su un altro aspetto che ritengo non sia stato approfondito a sufficienza nel corso della discussione: mi riferisco alla politica agricola, un settore in cui ci si pongono svariate nuove sfide. Non è sufficiente limitarsi a citare la risoluzione stilata dai ministri dell’Agricoltura nell’autunno dell’anno scorso. Non è sufficiente aver avviato un esaustivo programma di riforma agricola, poiché un cambiamento delle condizioni quadro richiede anche un’iniziativa corrispondente per assistere gli agricoltori dell’Unione europea. La invito dunque a prendere da parte il commissario per l’agricoltura e a farle comprendere che il suo modello non riuscirà a condurre quest’importante settore fuori dalla crisi.
Siamo pronti − e in questo momento parlo a nome dei miei onorevoli colleghi − ad assumerci la responsabilità dell’Europa, nell’interesse dell’Unione e dei suoi cittadini.
Csaba Sándor Tabajdi (S&D). – (FR) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, nel febbraio del 2008, sei mesi prima dello scoppio della crisi finanziaria globale, il primo ministro ungherese proposte l’istituzione di un nuovo organo comunitario incaricato della vigilanza e del controllo delle tendenze finanziarie internazionali. Purtroppo il Consiglio e la sua Commissione si sono risolti a creare una simile istituzione solo dopo lo scatenarsi della crisi globale.
Signor Presidente Barroso, a che punto sono i preparativi per la creazione di questo organo? Quando inizierà a essere operativa?
La mia seconda domanda è la seguente: negli ultimi anni la Commissione non è riuscita a contrastare la predominanza delle principali catene commerciali, finendo per non proteggere né gli agricoltori né i consumatori. Possiamo attenderci misure concrete ed efficaci dalla Commissione?
La mia terza domanda riguarda la profonda crisi del comparto lattiero-caseario in tutta Europa, che sta producendo gravi conseguenze sociali e politiche. Intende modificare o riesaminare la politica neoliberista finora adottata dalla Commissione, che è fallita su tutta la linea?
La quarta domanda è la seguente: in quanto candidato alla presidenza, intende creare un meccanismo di mediazione? Intende confermare la sua intenzione di affidare al nuovo commissario per i diritti fondamentali la responsabilità di tutelare le minoranze nazionali storiche, gli immigrati e i rom?
Simon Busuttil (PPE). – (MT) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, le sfide economiche e finanziarie sono state discusse in lungo e in largo. Oggi preferirei però concentrarmi sui diritti dei cittadini e sull’Europa dei cittadini. Parliamo di cittadinanza europea, diritti dei cittadini, libertà di circolazione, lotta alla criminalità, potenziamento della sicurezza, lotta al terrorismo e politica comune in materia di immigrazione, ma tutti questi aspetti ricadono sul cittadino europeo al pari delle questioni economiche e finanziarie. Sussistono tuttavia altre sfide ancora che influenzano la vita quotidiana dei nostri cittadini, e che meritano dunque di essere affrontati.
Abbiamo un piano: creare uno spazio europeo di giustizia, libertà e sicurezza. Abbiamo avuto il programma di Tampere, il programma dell’Aia e ora quello di Stoccolma. A mio parere, è necessario investire energie fresche in questo ambito: il programma di Stoccolma creerà nuove opportunità, mentre il trattato di Lisbona conferirà al Parlamento nuovi e maggiori poteri al riguardo, attribuendogli altresì un ruolo più importante. Questa sera, signor Presidente Barroso, lei ci ha annunciato che saranno due, e non più uno solo, i commissari competenti: un commissario sarà responsabile degli affari interni e dell’immigrazione, mentre all’altro sarà assegnato il settore della giustizia, dei diritti umani e delle libertà civili. Formiamo dunque un partenariato, un solido partenariato tra la Commissione e il Parlamento, volto a creare un’Europa che si dedichi autenticamente ai nostri cittadini, che ne tuteli i diritti e le libertà, e che ne salvaguardi la sicurezza.
Sì, credo che insieme potremo collaborare alla costruzione di un’Europa dei cittadini. Le faccio i miei migliori auguri per l’elezione di domani.
Zoran Thaler (S&D). – (SL) Concordo con le osservazioni di molti degli onorevoli colleghi che mi hanno preceduto, ma mi permetta di rivolgerle anche le seguenti domande, signor Presidente Barroso: ha tirato le somme del suo mandato precedente? E’ soddisfatto dei risultati conseguiti negli ultimi cinque anni? Immagino che lo sia e che sia questo il motivo per cui si ricandida alla presidenza della Commissione. Cionondimeno, mi chiedo anche se lei finora sia soddisfatto della sua capacità di prevenire la crisi finanziaria, economica e sociale: riesce ad assistere senza scrupoli di coscienza al vertiginoso aumento della disoccupazione, che è ormai nell’ordine di milioni nell’Unione europea, e agli scandalosi premi che il settore finanziario è tornato a elargire a quanti non solo ci hanno fatto precipitare nella peggiore crisi concepibile, ma ci hanno anche esposti al rischio della povertà?
Può dirci oggi se la sua condotta sarà diversa durante il secondo mandato? Ci attende una riproposizione degli eventi passati o qualcosa di nuovo? C’è qualcosa a cui dovremmo guardare con favore? Cosa crede di dover modificare nel suo lavoro?
Mi consenta di porle un’altra domanda, che lei ha tentato in ogni modo di aggirare nei suoi orientamenti politici. E’ chiaro che lei vuole guidare la Commissione di un’Unione europea che ormai conta 500 milioni di cittadini. Quali sono le ambizioni e le motivazioni della nostra grande comunità quando si parla di aprire le porte agli europei che desiderano entrare a farne parte? Quali altri sforzi compirà la sua Commissione per accelerare questo processo? Offrirà assistenza materiale, ossia competenze e risorse, al governo nazionale della Bosnia-Erzegovina per assisterla nel soddisfacimento dei suoi obiettivi e dei criteri necessari affinché i suoi cittadini possano muoversi liberamente all’interno dell’Unione?
Gunnar Hökmark (PPE). – (EN) Signor Presidente, il presidente Barroso godrà del nostro appoggio domani, non solo perché, Presidente Barroso, i 27 Stati membri sono stati unanimi nell’indicarla, ma anche perché lei ha presentato un articolato programma politico, che affronta le principali sfide della nostra epoca. Ovviamente, ciascuno ha la propria opinione in proposito.
Chiederemo a lei e alla sua Commissione di intraprendere iniziative sulla base della maggioranza parlamentare, e non cercando di imporre posizioni di minoranza; discuteremo e analizzeremo nel dettaglio le sue proposte, decidendo sulla base della maggioranza parlamentare. E’ così che funziona la democrazia, ed è così che noi lavoriamo. La nostra fiducia è riposta non solo in lei, ma anche in questo Parlamento. Mi sia consentito di dire che domani un voto contrario senza alternativa evidenzierà proprio l’assenza di alternative. Proprio mentre noi invochiamo l’azione, alcuni vogliono fermarla. Devo dire che, ad appena qualche settimana di distanza dal vertice di Copenhagen, è da irresponsabili non eleggere il capo della Commissione; inoltre, in un momento in cui occorre riorganizzare i mercati finanziari e la normativa in materia, l’alternativa del “no” alla formazione della nuova Commissione è irresponsabile; agire in modo tale da bloccare l’iter politico della ripresa economica, a fronte dei rischi che gravano sui posti di lavoro di tutta Europa, è irresponsabile.
Signora Presidente, la votazione di domani sarà perlopiù espressione della posizione del Parlamento europeo. I membri di quest’Assemblea dicono di volere un’Europa autorevole sulla scena internazionale, ma tale obiettivo sarà irrealizzabile se non riusciremo a garantire la leadership dell’Unione europea. Le daremo il nostro sostegno, esamineremo le proposte e ne discuteremo con lei, poiché confidiamo nella democrazia e nella nostra maggioranza in seno a questo Parlamento. Buona fortuna per domani.
(Applausi)
Erminia Mazzoni (PPE). - Signora Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Barroso, dopo questo dibattito annuncio con maggiore convinzione la mia adesione alla proposta formulata dal Partito popolare europeo di sostenere la sua candidatura e da presidente della commissione per le petizioni vorrei offrirle il mio modesto contributo: presidente Barroso, io sottoscrivo i suoi obiettivi e anche le priorità da lei fissate, ma mi permetto di suggerire due supplementi di attenzione su altrettanti punti, in particolare su quello che lei chiama il superamento della crisi economica finanziaria.
Io credo, come lei, che questa sia una crisi anche e soprattutto dei nostri valori, dei valori fondanti della nostra società. La Commissione europea nei prossimi cinque anni dovrà affrontare sfide importanti. Il quadro geopolitico è cambiato profondamente. I paesi emergenti, le economie emergenti come India, Brasile, Africa, oramai occupano un spazio importante nell'economia reale e questo se, da un canto, offre delle nuove opportunità di crescita, dall'altro lato, ci apre al rischio di egemonie mercatistiche che alla lunga potrebbero introdurre nuove povertà.
In questo contesto il ruolo dell'Europa, della sua civiltà, della sua saggezza è un ruolo fondamentale per promuovere una crescita equilibrata e diffusa, per promuovere la conquista dei diritti civili. È un'opera di integrazione vera tra radici e culture diverse. Mi riferisco alle nostre radici, alle radici cristiane che potranno essere lo strumento per affrontare la matrice valoriale di questa gravissima crisi, ma solo se queste radici noi le assumeremo come guida nel promuovere lo sviluppo, l'integrazione dei diritti e dei doveri di ciascuno.
Sul piano finanziario credo che dovremo, Presidente, valutare l'esigenza anche di innovare la politica monetaria e fiscale per disinnescare la lotta tra la nostra moneta, l'euro, e la vecchia egemonia del dollaro, così come la lotta con le monete emergenti della Cina o dell'India, per ottenere una disciplina più rigorosa del mercato finanziario con annessi i divieti di scommettere sulle commodities energetiche e soprattutto su quelle alimentari, i cui prezzi possono affamare molte economie, per riportare anche la finanza al ruolo prevalente di servizio alla produzione e per sostituire o affiancare nelle regioni europee depresse ai tradizionali contributi economici degli incentivi di natura fiscale.
E sull'Europa dei cittadini, che lei si propone di fare progredire, intensificando il dialogo e diffondendo le informazioni, mi sento chiamata in causa in prima persona in quanto presidente della commissione per le petizioni dei cittadini. Così dovrebbe essere chiamata questa commissione se il Parlamento darà seguito alla risoluzione adottata nella precedente legislatura.
La commissione per le petizioni è il primo punto di contatto tra istituzioni europee e cittadine. Si occupa di trovare soluzioni, di dare spiegazioni, di promuovere azioni in relazione alle numerose e svariate denunce portate dai cittadini europei. Al riguardo, Presidente, la invito ad intensificare le relazioni tra la Commissione che lei ha l'onore di presiedere e la commissione che io presiedo, la commissione per le petizioni, dedicando ad essa un Commissario. Lei ha annunciato l'indicazione di altri due Commissari.
Un'Europa che incentra il suo programma di lavoro sui cittadini, come lei annuncia, è un'Europa che deve dare a questa Commissione che è lo spazio e il luogo in cui hanno voce i diritti dei cittadini, maggiori diritti e maggiore dignità.
Sophie Briard Auconie (PPE). – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, ho esaminato gli orientamenti del programma del presidente della Commissione, e apprezzo il livello di ambizione per ciascuno dei principali ambiti, ivi compresi la politica economica, con il prosieguo e la creazione di attività, il piano di ripresa, la coesione sociale, la politica ambientale e segnatamente lo sviluppo sostenibile, i progetti destinati ai giovani, il rafforzamento della difesa europea, nonché il mantenimento di una politica agricola forte e vigorosa.
Apprezzo e condivido il suo proposito di promuovere un’Europa unita, combattiva e protettiva, ma nutro dei dubbi in merito alla capacità finanziaria dell’Unione europea di portare a compimento tutti questi progetti. L’Unione deve disporre delle risorse finanziarie per le proprie ambizioni, come hanno già sottolineato alcuni miei onorevoli colleghi. A mio avviso, signor Presidente Barroso, è fondamentale che lei si impegni a incoraggiare gli Stati membri ad aumentare in modo sostanziale il proprio contributo al bilancio comunitario a partire dal 2014. Pur riconoscendo che l’attuale crisi esercita forti pressioni sui bilanci degli Stati membri, dobbiamo guardare al dopo-crisi e cominciare a lavorare sin d’ora a un bilancio comunitario che soddisfi le esigenze dell’azione europea. So bene che lei è consapevole di questa necessità, in avendone parlato nel suo programma. Oggi non le rimane che impegnarsi personalmente affinché in futuro il Parlamento e il Consiglio abbiano le risorse necessarie per attuare le politiche.
Sandra Kalniete (PPE). – (LV) Vorrei confermare che noi eurodeputati lettoni, appartenenti al gruppo del Partito Popolare Europeo, sosterremo la candidatura del presidente Barroso in quanto auspichiamo che egli rimanga alla guida della Commissione e che si adoperi per un’Europa più equa. Riteniamo che tutti gli Stati membri, a prescindere dagli anni trascorsi dal momento dell’adesione, debbano godere di pari sostegno agli agricoltori. Ci aspettiamo inoltre che lei svolga un ruolo guida nel riformare la politica agricola comune e nel garantire la possibilità di una concorrenza leale per tutti gli Stati membri. La invitiamo inoltre a guidare l’ulteriore liberalizzazione del mercato europeo dei servizi.
L’Europa uscirà vittoriosa dalla crisi solo seguendo una strategia fondata sul mercato unico forte e su parità di condizioni. Le istituzioni europee svolgono un ruolo stabilizzante nel superamento della crisi nei paesi più colpiti, e la Lettonia lo sa bene. Desidero anzi ringraziare la Commissione europea per aver collaborato con noi. La moneta unica europea si è rivelata un vero e proprio fattore stabilizzante nel periodo di crisi; i paesi baltici si sono prefissati di aderire alla zona euro, ma quest’obiettivo è assai arduo durante una recessione mondiale. Chiediamo quindi alla Commissione di seguire un approccio ragionevole e flessibile rispetto all’applicazione delle condizioni del patto di stabilità e crescita, nonché dei criteri di Maastricht, adeguandoli al periodo di crisi. Sono convinta che una rapida adesione all’euro degli Stati baltici e di tutti i paesi europei sia nell’interesse dell’intera Europa.
Signor Presidente, la invitiamo ad attivarsi rapidamente per favorire lo sviluppo di una politica energetica comune volta a ridurre la dipendenza dell’Europa dai monopoli. Le faccio i miei migliori auguri per la votazione di domani.
Damien Abad (PPE). – (FR) Signora Presidente, signor Barroso, nella mia veste di esponente della delegazione francese del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) e di rappresentante del Nouveau Centre – partito politico francese figlio dell’UDF – mi rivolgo direttamente a lei per ribadire il sostegno del presidente e del governo francese e per plaudere al suo contributo al successo della presidenza francese.
L’onorevole Barnier e tutti i miei colleghi parlamentari della maggioranza presidenziale francese ora si aspettano che la sua Commissione sposi il nostro progetto di costruire un’Europa politica, in grado di influenzare le principali questioni mondiali del futuro.
A nostro avviso, signor Barroso, per realizzare quest’Europa politica si devono evitare due trappole. La prima è quella di presentare la concorrenza come un dogma assoluto e ineludibile. L’Europa ha bisogno di una politica industriale, agricola, energetica e di sostegno alle nuove tecnologie tanto quanto della politica della concorrenza.
La seconda insidia da evitare è quella di trasformare la Commissione in un semplice segretariato generale del Consiglio. Ci serve piuttosto una Commissione forte e propositiva, in grado di innovare e guidare l’integrazione europea. Pertanto, nonostante le riserve eventualmente espresse dal mio stesso partito politico in Francia, sono oggi pronto a sostenere la sua azione e a seguirla risolutamente sulla strada che intende intraprendere, anche nel settore dello sviluppo sostenibile e della lotta ai cambiamenti climatici.
Tuttavia, per garantire che il voto mio e di tanti colleghi parlamentari ancora perplessi sia il più consapevole possibile, vorrei chiederle di assumersi qui in Aula due impegni precisi. Vorrei anzitutto che si impegnasse ad attuare una politica veramente incisiva a favore delle nostre industrie, dei nostri territori e di tutto ciò che forgia l’identità europea.
In secondo luogo, le chiedo di fare tutto il possibile per garantire che il modello europeo sia quello che meglio concilia l’economia di mercato con l’obbligo di solidarietà tra gli Stati membri, le regioni e le popolazioni.
Signor Barroso, i giovani di oggi hanno bisogno di un’Europa che li sostenga nell’era della globalizzazione e che incarni una nuova speranza. Essendo il più giovane eurodeputato francese, sono pienamente convinto del fatto che i giovani vogliono un’Europa capace di proteggerli e, nel contempo, di offrire loro nuove ambizioni. E’ nostro compito costruire insieme l’Europa del futuro. Conto su di lei così come lei può contare su di me.
Czesław Adam Siekierski (PPE). – (PL) Signora Presidente, l’Europa è unita. La nostra è un’Europa di pace, libertà e democrazia: rispettiamo i diritti umani e vogliamo realizzare un programma di economia sociale di mercato – un programma che ponga le persone al centro dell’attenzione. L’Europa è però diversificata: esistono molte regioni assai povere e serve dunque una vera e propria politica di coesione. La politica agricola comune consacra l’esistenza di due Europe, quella vecchia e quella nuova; s’impone dunque un cambiamento per creare un’Europa veramente unita e coesa. Poiché lei, signor Presidente, lo sa meglio di tutti, vorrei mi dicesse quali misure intende adottare in proposito per mutare la situazione attuale.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, a mio parere lei ha fatto un ottimo lavoro come presidente della Commissione. Criticare è facile, ma bisogna anche dare a Cesare quel che è di Cesare. Essere alla guida di 27 paesi diversi in un’Europa pluralista è un compito impegnativo che lei ha svolto bene, rappresentando un fattore di equilibrio tra i paesi grandi e piccoli. In proposito mi associo all’auspicio del presidente del mio partito, il primo ministro finlandese Vanhanen, secondo il quale lei si merita un secondo mandato. Sono assolutamente d’accordo sul conferimento di un altro mandato e intendo votare a favore. I risultati da lei ottenuti in cinque anni parlano da sé: non vi è più alcuna necessità di proporre nuovi programmi, a mio parere, perché i fatti si commentano da soli. Mi auguro altresì che il commissario Rehn, un cittadino finlandese, riceva un incarico autorevole e soddisfacente nella prossima Commissione. Più importante di tutto, però, è votare domani a favore del rinnovo del suo mandato alla guida di una nuova Commissione. Le faccio i miei migliori auguri.
Ulrike Lunacek (Verts/ALE). – (EN) Signora Presidente, il presidente della Commissione Barroso ha parlato spesso dei tempi straordinari che stiamo vivendo, delle importanti questioni da affrontare e della leadership che l’Unione europea deve dimostrare sui mercati finanziari.
Tuttavia, Presidente Barroso, vorrei porle una domanda sulle risorse finanziarie proprie dell’Unione europea – questione menzionata nel documento che ci presenta oggi – poiché lei non ci ha detto da dove proverranno i fondi.
In proposito le avevo già chiesto delucidazioni la scorsa settimana all’audizione del gruppo verde/Alleanza libera europea, senza però ottenere risposta. Spero vorrà rispondermi oggi precisando se ci sarà un’imposta sulle transazioni finanziarie.
Persino il presidente Sarkozy ha avanzato una proposta in merito, mentre il ministro Steinmeier e altri ne stanno discutendo; in effetti, il Belgio e la Francia hanno già gli strumenti giuridici per la sua attuazione. Perché allora non esercitare pressione in tal senso, in attesa di una proposta della Commissione sulla creazione di un’imposta sulle transazioni finanziarie?
Nikolaos Chountis (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, ho ascoltato due volte il presidente Barroso – una volta in plenaria e una volta alla conferenza della Sinistra unitaria europea – e ho letto il suo documento programmatico.
Ho un commento specifico: pur conoscendo il suo pensiero sulle politiche modificate, non abbiamo ancora sentito la sua posizione sui prodotti modificati. Significa forse che l’Europa intende tollerare l’importazione e la commercializzazione di prodotti contaminati?
In termini generali, pur sostenendo di favorire le nuove idee che servono all’Europa, Barroso in sostanza promuove e propone la stessa ricetta neoliberalista, ormai superata, che ha causato depressione, disoccupazione e gravi disuguaglianze sociali in Europa.
Quest’approccio, seguito dal presidente Barroso e dalla sua Commissione, ha determinato un deficit di fiducia dei cittadini europei nella leadership dell’Unione, come chiaramente dimostrano i risultati delle ultime elezioni europee e la bassa affluenza alle urne.
Infine, poiché lei etichetta come antieuropeista chiunque si opponga al suo programma, non riuscirà a prestare ascolto a tutti gli europei e soprattutto a coloro che vogliono un’Europa diversa. In conclusione, Presidente Barroso, la ritengo inadatto a ricoprire questo ruolo.
Barry Madlener (NI). – (NL) Signor Presidente Barroso, lei non è riuscito a ottenere il sostegno del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento europeo e neppure del gruppo verde/Alleanza libera europea, il che depone a suo favore. La votazione sarà certo emozionante: a quanto risulta, lei potrà contare su circa la metà dei suffragi e quindi ogni singolo voto sarà importante. Naturalmente lei auspica anche il sostegno del Partito per la libertà, che in Aula è la seconda compagine olandese in termini di grandezza. Siamo pronti a darle il nostro voto, ma ci deve promettere che sospenderà i negoziati con la Turchia, che si adopererà per un’Europa di Stati membri sovrani e non per il superstato federale da lei auspicato, e che farà in modo che i Paesi Bassi non siano più il maggior contribuente netto della burocrazia comunitaria. La invito a venirci a trovare stasera alle 22.00 per discuterne: magari ci potrà fare queste promesse e ottenere il nostro sostegno per continuare a svolgere il suo lavoro, ma in termini totalmente diversi da quelli degli ultimi cinque anni.
Brian Crowley (ALDE). – (EN) Signora Presidente, anzitutto vorrei fare i miei auguri al presidente Barroso per la votazione di domani. Personalmente ero dell’avviso che la votazione avrebbe dovuto tenersi nel luglio scorso in modo da evitare una fase di incertezza; ritengo comunque che gli orientamenti politici elaborati dal presidente Barroso indichino con chiarezza le sue prospettive e le sue idee per riportare l’Europa in carreggiata.
Il mio invito più pressante al presidente Barroso – oltre alla richiesta di tornare in Parlamento – è quello di essere un po’ più critico nei confronti dei governi che non riescono a tener fede ai propri impegni. Infatti, se prendiamo la strategia di Lisbona, vediamo che essa rimane disattesa per ben il 90 per cento proprio perché gli Stati membri non hanno adottato le misure necessarie a trasformare l’Europa nell’economia più competitiva e dinamica del futuro.
So che è difficile indicare un singolo paese e non oso farlo. Tuttavia, se vogliamo dare il buon esempio e avanzare proposte su come Parlamento e Commissione possano indurre una nuova crescita e promuovere l’innovazione nella nuova economia, allora anche gli Stati membri devono assumersi le proprie responsabilità e intraprendere tali azioni.
Da ultimo, mi rattrista il fatto che, in un’epoca di difficoltà economiche senza precedenti in tutto il mondo, l’Europa abbia un ruolo guida in materia di regolamenti nel settore bancario e affini, ma perda poi ogni chance a causa dei giochetti politici tra certi gruppi.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). – (ES) Signor Barroso, mi congratulo con lei per la sua immagine di paladino della tutela dell’ambiente.
La settimana scorsa abbiamo ricevuto una buona notizia: si è finalmente stabilito di tutelare il tonno rosso – specie ormai sul punto di scomparire – includendolo nella lista delle specie protette dalla convenzione di Washington. In proposito, chiedo che questo sostegno temporaneo divenga permanente.
In tutto ciò vi è un problema o meglio un paradosso di dimensioni globali: sono proprio le politiche neoliberaliste, da lei sinora propugnate, ad aver causato questa situazione,privatizzando i profitti e ripartendo i costi.
A questo punto ci troviamo di fronte a un grave dilemma per l’ambiente. Da anni diamo contributi alle flotte, le quali hanno impoverito i nostri mari e, in tale contesto, sono spesso corresponsabili del disastro; ora vengono a chiederci fondi per superare la situazione che abbiamo causato.
Ciò è assurdo e difficilmente giustificabile in termini democratici. Non possiamo commettere errori del genere con il denaro dei contribuenti.
Chiediamo quindi una revisione della politica comune della pesca, segnatamente sulla base di questi nuovi principi.
Pat the Cope Gallagher (ALDE). – (EN) Signora Presidente, confido nel fatto che domani il presidente Barroso otterrà un altro mandato quinquennale alla guida della Commissione. Credo sia la persona giusta per questo incarico e il suo curriculum è straordinario.
Ritengo anche che l’Unione europea opererà in modo più efficace se il trattato di Lisbona verrà approvato nel mio paese. In Irlanda il fronte del no al trattato va diffondendo informazioni assurde, secondo cui il salario minimo sarebbe di 1,84 euro.
Si parla molto di prime avvisaglie della ripresa economica in Europa e la stessa ratifica del trattato di Lisbona può essere vista come tale. La comunità degli investitori e degli imprenditori auspica infatti l’attuazione del trattato.
Il fatto che, dopo l’ultimo referendum, l’Irlanda si sia vista riconoscere il diritto di nominare un membro della nuova Commissione europea rappresenta un significativo cambiamento. Altrettanto importanti sono le garanzie giuridiche relative a neutralità, fisco, diritto alla vita, istruzione e famiglia.
Queste garanzie ci stanno a cuore. I protocolli hanno lo stesso valore del trattato; naturalmente l’Irlanda ha bisogno dell’Europa come l’Europa ha bisogno Irlanda.
– (GA) Le faccio i miei migliori auguri per domani.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, l’Unione europea soffre di un gravissimo deficit democratico. Purtroppo, nei cinque anni sotto la guida del presidente Barroso, nulla è mutato in tal senso. Durante il suo mandato siamo precipitati in una grave crisi economica e, come è ormai chiaro, tutti hanno ignorato gli avvertimenti circa l’instabilità del sistema finanziario – avvertimenti che senza dubbio erano stati lanciati. Nel suo intervento il presidente Barroso si sofferma sulla necessità di modificare l’architettura del sistema finanziario e di riformare il sistema dei bonus per i dirigenti. Vorrei dire chiaramente al presidente Barroso che questo avrebbe dovuto essere il suo compito negli ultimi cinque anni, ma così non è stato; pertanto non voterò a favore della sua rielezione.
Personalmente mi piacerebbe vedere alla guida della Commissione un presidente giovane, pronto ad assolvere al compito con grande creatività, con il coraggio necessario ai grandi cambiamenti e soprattutto con indipendenza – insomma, qualcuno che trasformi l’Europa in una vera democrazia. Sono sicuro che all’Europa serva una nuova iniezione d’ottimismo e di certo ciò non sarà possibile con il presidente Barroso, ma solo senza di lui.
Zoltán Balczó (NI). – (HU) Ringrazio per avermi concesso la parola. Vorrei porre due domande al presidente Barroso. Anzitutto nel suo intervento il presidente ha stabilito un chiaro nesso tra il suo futuro politico e il trattato di Lisbona: ciò significa forse che, se una la eventuale riconferma di domani sarà seguita dalla bocciatura del trattato di Lisbona al referendum irlandese, lei poi si dimetterà?
In secondo luogo, lei ha dichiarato guerra agli egoismi nazionali che, secondo una sua definizione, derivano dalla paura e sfociano in estremismi. Vorrei dunque sapere chi stabilisce se vi siano ancora persone, organismi o partiti coinvolti in queste attività deleterie. Non è forse vero che essi – come nel caso del nostro movimento – mirano alla sensibilizzazione a livello nazionale e al necessario mantenimento dell’autodeterminazione degli Stati? In altre parole, non sono forse queste le basi per parlare qui di culture nazionali, lingue e diversità culturali in Europa?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione. − (FR) Signora Presidente, vorrei iniziare con una questione di ordine procedurale. Rivolgendomi in particolare ai non iscritti vorrei precisare che non mi sono incontrato con il loro gruppo per una ragione molto semplice: non mi hanno invitato. Naturalmente le mie opinioni divergono molto da quelle di alcuni non iscritti e di altri onorevoli deputati, ma ho comunque incontrato tutti i gruppi che mi hanno invitato, cioè tutti i gruppi legittimamente costituiti. Li ho incontrati per avere assieme un dibattito democratico, che apprezzo molto. Voglio mettere in chiaro questo punto.
Tento di rispondere rapidamente a un gran numero di domande. Mi rendo conto che alcuni onorevoli deputati intervenuti hanno già lasciato l’Aula, ma cercherò comunque di replicare.
Comincio dall’ultima domanda, ovvero la questione dei bonus. Vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che alla fine del 2004 la Commissione – la mia Commissione – aveva adottato una raccomandazione sulle retribuzioni eccessive pagate non solo dalle banche, ma dall’intero sistema economico; purtroppo all’epoca nessuno vi fece caso.
Mi compiaccio che la questione dei bonus e delle retribuzioni eccessive stia acquisendo sempre maggiore importanza; spero saremo in grado di trovare una soluzione sulla base – mi sia concesso dire – delle proposte da noi presentate al Consiglio. Sul tappeto vi sono già una raccomandazione e una parte vincolante della direttiva sui requisiti patrimoniali delle banche.
La sicurezza energetica è la questione sollevata in molte domande, tra cui quelle degli onorevoli Saryusz-Wolski, Marinescu e altri. La sicurezza energetica è stata infatti uno dei principali obiettivi dell’attuale Collegio ed è mia intenzione annoverarla tra le priorità della prossima Commissione, se otterrò il consenso del Parlamento. A riporre fiducia nella Commissione sono gli europei in generale e non solo i cittadini dell’Unione. All’epoca della polemica tra Russia e Ucraina, l’attuale primo ministro Putin mi chiamò per informarmi specificamente del problema; come ben sapete, la Commissione ha investito molto tempo ed energia, assieme agli altri partner, per cercare di trovare una soluzione al problema che, pur riguardando Russia e Ucraina, ha coinvolto anche i consumatori europei.
Il mio impegno a favore di questi temi ha fatto sì che, sotto la mia guida, la Commissione varasse il programma sulle interconnessioni nei paesi baltici e superasse lo stallo sulla questione Nabucco – che, sia ben chiaro, era a un punto morto. Intendo dunque inserire tali questioni tra le principali priorità della Commissione, malgrado vi sia una certa resistenza alla creazione di un vero mercato interno dell’energia. Spero che durante il prossimo mandato, con il vostro sostegno, riusciremo a superare questa ostilità che – siamo onesti – ancora permane, al fine di creare un vero mercato integrato dell’energia in Europa.
Potete star certi che la mia presidenza della Commissione sarà caratterizzata da una difesa intransigente degli interessi europei. Ritengo inoltre che la questione della sicurezza energetica sia fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.
Rivolgendomi soprattutto ai membri del gruppo Verde/Alleanza libera europea vorrei ribadire che si può sempre essere più ambiziosi, ma credo francamente che si debba apprezzare il fatto che l’Unione europea, su proposta della Commissione, stia guidando la lotta contro i cambiamenti climatici. E’ chiaro che poi non avremmo avuto l’accordo di tutti gli Stati membri se non fosse stato per il lavoro – lo sottolineo – prima della presidenza del cancelliere, signora Merkel e poi della presidenza del capo di Stato francese Sarkozy, dal momento che si sono adoperati in tal senso e che è giusto riconoscerlo. Tutti gli Stati membri hanno compiuto sforzi, ma è sulla base di una proposta ambiziosa della Commissione che siamo riusciti a condurre la lotta contro il surriscaldamento del pianeta; ora conto sul vostro impegno per mantenere l’Europa in prima linea in questo impegno.
Mi sono già soffermato sulle questioni sociali: ho già assunto impegni molto concreti in merito al distacco dei lavoratori e ai problemi in materia di servizi pubblici. Sono pronto a collaborare con voi sulla base dei principi che oggi ho enunciato in modo molto chiaro: siamo contro il dumping sociale e a favore dell’economia sociale di mercato.
Giudico anch’io molto interessante questo dibattito ideologico, ma credo che l’Europa conosca già la risposta. C’è bisogno di un mercato interno – nostro punto di forza – e contemporaneamente di un elevato livello di coesione sociale: questo binomio è una creazione europea, un suo contributo. Nella citazione all’inizio del mio documento ho ripreso le parole di un grande storico europeo contemporaneo, Tony Judt, docente alla New York University, che ha affermato: "Gli Stati Uniti possono avere l’esercito più potente del mondo, la Cina può vendere prodotti più economici, ma solo l’Europa ha un modello che è fonte d’ispirazione per il resto del mondo".
Credo che il XXI secolo possa essere il secolo dell’Europa. Ritengo che si possa gestire la globalizzazione ricorrendo non alla forza, ma all’ispirazione. Abbiamo un’economia sociale di mercato che non è proprietà dei democratici cristiani, dei socialdemocratici o dei liberali, ma che è nata in Europa, segnatamente dopo la Seconda guerra mondiale; oltre al processo d’integrazione europea, anche l’economia sociale di mercato puntava a coniugare libero scambio e apertura dei mercati.
L’Europa è la prima potenza del mondo per esportazioni. Noi europei dobbiamo quindi respingere il protezionismo e nel contempo promuovere il modello europeo di dialogo sociale, ovvero il nostro modello di previdenza sociale. Quando sento dire da certi cultori della crisi e del declino che americani e cinesi ormai controllano tutto, rispondo con una domanda: che sta facendo il presidente Obama? Il presidente americano, cui faccio i migliori auguri, cerca ora di introdurre – con alcune differenze – un sistema sanitario nazionale che in pratica esiste già ovunque in Europa. L’America si sta ispirando al modello europeo e altrettanto dicasi della Cina. In effetti i cinesi, con il secondo fine di incrementare la domanda, stanno ora pensando di introdurre un sistema di previdenza sociale. Credo che alla fine lo introdurranno, proprio per ottenere un aumento della ricchezza nazionale – e una maggiore prosperità in Cina è un bene per il mondo intero.
Nel frattempo gli americani e le altre grandi potenze iniziano a dialogare con noi in merito alla lotta ai cambiamenti climatici. Ricordo bene che, in occasioni precedenti, gli americani avevano rifiutato in modo categorico di tradurre in obiettivi il proprio contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Come potete capire, non condivido il pessimismo di alcuni parlamentari che oggi sono intervenuti in Aula. In Europa abbiamo certamente un problema di coerenza e, in termini di volontà politica, dobbiamo lavorare di più per garantire maggiore coerenza. Abbiamo anche un evidente problema sociale, che è il più grave di tutti, ovvero l’aumento della disoccupazione. In proposito, però, serve chiarezza: non è l’Europa né la Commissione europea ad aver provocato la crisi finanziaria. Voi tutti conoscete le cause di questa crisi. Nell’immediatezza del momento abbiamo reagito avanzando proposte concrete. Mi sono recato negli Stati Uniti con il presidente Sarkozy, all’epoca della presidenza francese, per proporre al presidente statunitense l’avvio di questo processo del G20; è stata dunque l’Europa a sollecitare una reazione.
A Camp David ho dichiarato che, proprio come una società aperta necessità dello stato di diritto e di norme di legge, i mercati hanno bisogno di regole ce ne garantiscano la liceità, la credibilità e la moralità. Questa è la posizione europea.
Penso si debba guardare con orgoglio alle proposte che abbiamo presentato e che sono sul tappeto, e mi auguro che saranno adottate. Man mano che si va avanti, si capirà se serva o meno uno sforzo supplementare.
Parlando di ambiente, credo che i successi di questa Commissione siano ben noti. Qualcuno ha detto che il mio documento non affronta la questione della biodiversità: basta rileggerlo per capire che c’è. Un parlamentare ha poi espresso apprezzamento per le nostre misure volte a tutelare il tonno rosso, e per questo lo ringrazio. Ritengo che in proposito la Commissione vanti ottime credenziali.
Rispondendo alla domanda della onorevole Beňová sui diritti fondamentali, segnalo che, proprio per testimoniare il mio impegno in tal senso, ho deciso di istituire la figura del commissario responsabile per i diritti fondamentali e le libertà individuali; preciso che la proposta in questione proveniva dal Parlamento europeo, ma che personalmente ero già convinto della sua opportunità. Il nuovo commissario ovviamente si occuperà anche di minoranze e, come già indicato, riferirà alla commissione per le petizioni.
A mio avviso, analogamente ai sistemi nazionali, che di norma prevedono un ministro per la Giustizia e uno per gli Interni, nell’Unione dovremmo avere un commissario competente per la giustizia e per i diritti e le libertà fondamentali. Dobbiamo operare seriamente in questo ambito e prendere atto dei problemi legati alla mancanza di sicurezza in Europa, nonché degli interventi che possiamo attuare insieme grazie al valore aggiunto dell’Europa: è proprio per questo che ci occorre un altro membro del Collegio, competente anche in altre materie ovviamente, ma con un impegno costante per la sicurezza e il pieno rispetto delle libertà individuali e dei diritti fondamentali. E’ proprio questo che contraddistingue l’Europa.
Qualcuno ha parlato di Guantanamo. Ricordo che durante la presidenza austriaca sono stato tra i primi – se non addirittura il primo uomo politico con incarichi di governo – a chiedere all’amministrazione statunitense di chiudere Guantanamo. Come ho avuto modo di dichiarare pubblicamente, ritengo che noi europei siamo contro una campagna antiterrorismo che non rispetta i diritti fondamentali, perché è con simili campagne che si perde l’autorità morale. In merito ai diritti fondamentali, credo che con alcuni dei parlamentari che hanno sollevato la questione ci possano essere divergenze d’opinione, ma non un contrasto di fondo. In proposito non mi servono i consigli di nessuno: all’età di sedici anni ero già sceso in piazza per protestare contro il colonialismo e la dittatura del mio paese. Non ho quindi bisogno degli ammonimenti di nessuno su come impegnarmi per i diritti fondamentali, ma vi ringrazio lo stesso.
Ringrazio l’onorevole Dodds per la sua domanda sull’Irlanda del Nord. E’ vero che per essa abbiamo compiuto uno sforzo notevole, ma discreto, creando uno speciale gruppo di lavoro; quando il dialogo tra le parti non era ancora iniziato, abbiamo contribuito a realizzare la riconciliazione.
Venendo ora alla questione sollevata dall’onorevole López Aguilar, credo che i tempi siano maturi per nuove ambizioni in campo sociale. Com’è ovvio, abbiamo ora una disoccupazione molto più grave che in passato. Se si considerano le statistiche, si vede in effetti che l’occupazione era in crescita prima della crisi finanziaria. Tutto sommato, la strategia di Lisbona, da taluni criticata, andava nella giusta direzione, con la creazione di posti di lavoro e crescita in Europa. E’ stata la crisi finanziaria a determinare un’inversione di tendenza nella maggior parte dei paesi, Spagna compresa. E’ stata la crisi finanziaria globale a cambiare la situazione. Nell’attuale stato di incertezza sociale – in cui alcuni sono rimasti disoccupati e altri rischiano il posto di lavoro – servono ovviamente investimenti sociali. Per questo motivo invoco nuove ambizioni sociali; credevo fosse possibile trovare una larga maggioranza parlamentare intorno a questa priorità, e ancora ci credo.
Come avete sentito, non sono riuscito a convincere la onorevole in ’t Veld. E’ difficile persuaderla, onorevole. Voglio riprovarci garantendo che farò sempre del mio meglio e non solo per convincere, ma perché credo fermamente nei diritti, nelle garanzie e nelle libertà fondamentali. Ritengo che alla Commissione spetti un certo ruolo in questo ambito, in termini non solo di legislazione, ma anche di segnali da inviare. Posso dirvi che questo vale ogni qual volta si verifica un problema nel mondo, sia che si tratti di Guantanamo o di altro. A ogni mio incontro con il primo ministro Putin gli pongo le seguenti domande: “Che ne è degli assassini di Anna Politkovskaya? Com’è possibile che un sistema come quello russo, che vanta il miglior apparato di sicurezza al mondo, non trovi mai gli assassini dei giornalisti?” Analogamente pongo domande anche ad altri capi di governo, come al primo ministro cinese, al quale chiedo ragguagli sui diritti umani, mentre al primo ministro giapponese ho domandato come mai il suo paese applichi di nuovo la pena di morte visto che esiste una moratoria.
La Commissione è quindi importante non solo in termini di legislazione, ma anche per i segnali inviati da essa e dal suo presidente: rammento la polemica sulle vignette danesi, in occasione della quale ho sostenuto in modo inequivocabile il diritto alla libertà d’espressione. Credo davvero che in proposito si possa trovare una linea di fondo per un accordo.
All’onorevole Abad, che mi ha posto domande di ordine pratico, rispondo che accolgo i suoi suggerimenti e li giudico importanti. Credo che in Europa serva una base industriale. Non vogliamo la delocalizzazione, ma è importante che questa base industriale si adatti ai nuovi vincoli della concorrenza mondiale e soprattutto alle grandi sfide dei cambiamenti climatici e della crescita in senso sostenibile. Ritengo che i mezzi per raggiungere questo obiettivo siano a nostra disposizione e dunque propongo che, per il futuro, vi siano maggiori risorse a livello europeo.
Per quanto riguarda la questione del bilancio sollevata da alcuni di voi, dovremmo cercare soprattutto di addivenire al consenso sui principi fondamentali. Penso sarebbe un errore iniziare a discutere degli importi per il bilancio futuro, perché ciò potrebbe causare divisioni. Dobbiamo prima appurare dove stia il valore aggiunto europeo e solo dopo stabilire le priorità. Ritengo comunque che le politiche per la ricerca, l’innovazione e la coesione debbano essere importanti priorità, specie se si pensa alle nuove generazioni. Rivolgendomi ora al più giovane membro della delegazione francese, mi auguro che i giovani di questo Parlamento sapranno sostenere queste azioni.
Qualcuno mi ha posto una domanda in merito all’imposta sulle transazioni finanziarie. Se fosse una tassa a livello mondiale, ovviamente sarei a favore e credo anzi che sarebbe un’ottima idea. In ogni caso bisogna essere chiari in proposito: non c’è alcuna ragione per cacciar via dall’Europa i servizi finanziari, che abbiano sede a Londra, Francoforte o Parigi. Siamo i leader mondiali nel settore dei servizi finanziari e dunque sarebbe insensato decidere di cedere il primato al Dubai. Ritengo comunque che un’imposta globale sulle transazioni finanziarie sarebbe un’ottima idea. Sussiste già tutta una serie di ragioni a suo favore: lottare contro la fame nel mondo, perché è scandaloso quel che accade nel XXI secolo; aiutare l’Unione a raggiungere gli obiettivi del Millennio; e battersi per una maggiore solidarietà in Europa. Forse non lo sapete, ma ho già proposto al Consiglio di potenziare lo strumento alimentare dell’Unione, perché nel nostro continente ci sono poveri e nuovi poveri; purtroppo la mia proposta è stata bocciata. In effetti esistono molte ragioni per introdurre un’imposta del genere, a patto che essa sia veramente globale e che non metta a repentaglio la competitività europea.
Concludo con un’affermazione molto importante. Alcuni si chiedono se la mia rielezione sia democratica essendo io l’unico candidato. Anch’io mi domando come mai la mia candidatura sia l’unica. Credo francamente che per me sia negativo il fatto di essere il solo candidato perché, per tutto questo tempo, sono stato l’unico ad essere attaccato e criticato. Ogni volta che mi paragonate al vostro candidato ideale, ovviamente sono io a perderci; lo stesso dicasi per il candidato ideale di qualsiasi gruppo. L’Europa impone tuttavia un esercizio di responsabilità e non si costruisce con i candidati ideali. Ritengo non vi siano altri candidati semplicemente perché mancava il sostegno per un’altra candidatura – malgrado fossero circolati molti altri nomi. Personalmente sono riuscito a riscuotere il consenso e ne sono orgoglioso perché, com’è emerso dalla discussione, costruire l’Europa oggi è un compito estremamente arduo e difficile – voi tutti l’avete ammesso. L’Europa è assai varia e vi sono tanti vincoli e priorità. Sono quindi orgoglioso di essere il candidato che ha raccolto il sostegno sia del partito che ha vinto le elezioni, sia dei capi di Stato e di governo democraticamente eletti e appartenenti all’intero panorama politico; per me non vi è nulla di negativo. Detto questo, non sono il segretario generale di nessuno e la Commissione è un organo indipendente – questo ve lo posso assicurare. La Commissione da me presieduta, che spero di continuare a presiedere se avrò il vostro sostegno, sarà indipendente e difenderà in modo risoluto gli interessi generali dell’Europa.
Capisco perfettamente quanto sottolineato dall’onorevole Estrela e da altri: l’appoggio di chi mi voterà non sarà un assegno in bianco. Sono grato a tutti coloro che mi hanno sostenuto e non posso nominarli tutti – alcuni sono ancora in Aula e li ringrazio. Il vostro sostegno non è un assegno in bianco e ho la massima stima del Parlamento.
Alcuni affermano che sarei troppo vicino ai governi, ma dimenticano un fatto. Prima di diventare primo ministro, sono stato il leader dell’opposizione e prima ancora sono stato un deputato. Avevo 29 anni quando sono stato eletto per la prima volta al parlamento portoghese. Sono un politico, non un tecnocrate o un burocrate. Difendo i parlamenti e voglio impegnarmi assieme voi in questo dibattito.
Le vostre richieste possono dunque aiutare me e la Commissione a migliorare. Questo è quel che intendo fare se avrò il vostro sostegno.
(Applausi)
PRESIDENZA DELL’ON. BUZEK Presidente
Presidente. – Vorrei, innanzi tutto, ringraziare il presidente designato della Commissione europea nonché estendere i miei ringraziamenti a tutti i presenti e a quanti sono già intervenuti, per aver dato vita a un dibattito così vivace. Mi preme, inoltre, ringraziare il ministro Malmström per aver preso parte alla sessione odierna.
Onorevoli colleghi, stiamo adottando linee d’azione e soluzioni istituzionali nuove per l’Unione europea. Il presidente designato della Commissione ci ha ragguagliati proprio in merito all'azione politica da intraprendere nei prossimi cinque anni. L’ha fatto in questa sede, il Parlamento, dove ha avuto modo di incontrare tutti i gruppi politici. Ci ha fornito informazioni di fondamentale importanza, sia per noi sia per i cittadini dell’Unione. Domani saremo chiamati ai voti, facendo seguito al lungo, saggio ed esauriente dibattito odierno.
(Il Presidente prosegue in inglese)
Signor Presidente designato, mi preme ringraziarla nuovamente per l’opportunità straordinaria che ci ha offerto illustrando i suoi orientamenti politici e prendendo parte al dibattito con i gruppi nonché durante la sessione plenaria.
La discussione è chiusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Georges Bach (PPE), per iscritto. – (FR) Il programma del presidente Barroso è ambizioso e denota la nostra ferma volontà di dare all'Europa, così duramente colpita dalla crisi, l’impulso di cui ha un disperato bisogno. A mio avviso, sarebbe un errore far ricadere sul presidente Barroso in prima persona la responsabilità delle difficoltà presentatesi nel corso del precedente mandato. La necessità di mediare in seno a una Commissione allargata −in cui le decisioni vengono prese da tutti e 27 gli Stati membri − e l’obbligo di far fronte all’attuale crisi economica e finanziaria nel contesto di complesse riforme istituzionali non hanno di certo facilitato l'operato del presidente. Forse, in un periodo così difficile, avremmo preferito vederlo più risoluto. Ritengo, tuttavia, che il presidente abbia imparato dai suoi errori e che in futuro saprà agire per il bene dell’Europa nel suo complesso e dei paesi più piccoli. Dedicando maggiore attenzione alle questioni sociali, sembra voler dare una risposta a tutti i popoli europei, così desiderosi di vedere l’Europa sociale diventare realtà. E’ altresì encomiabile la proposta di creare un partenariato leale tra il Parlamento e la Commissione, opportunità, a mio avviso, da sfruttare appieno. Per questa ragione, appoggio la candidatura del presidente Barroso, sebbene ciò non equivalga a concedergli carta bianca.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Sono lieto di poter affermare che, in quanto portoghese e membro del Parlamento europeo, voterò a favore della rielezione di José Manuel Durão Barroso alla carica di presidente della Commissione. Ritengo che il lavoro svolto durante il suo mandato − messo a dura prova da una lunga serie di difficoltà a livello politico, finanziario e sociale − nonché l’esperienza acquisita in quest’ambito, siano ragioni sufficienti per ottenere l’appoggio dei governi e una rinnovata fiducia da parte di questa Assemblea.
Non condivido affatto i tentativi di qualcuno, non sempre espliciti e giustificabili, volti a ostacolare la rielezione dell’attuale presidente. Si è trattato di tentativi del tutto inconsistenti, non solo per l’assenza di una valida proposta alternativa, bensì per la totale infondatezza delle motivazioni alla base degli stessi. Mi rammarica dover constatare che alcuni membri di quest’Assemblea provenienti dal mio paese abbiano seguito questa strada, sicuramente più semplice, ma altrettanto sterile.
Auspico che la seconda Commissione Barroso riesca ad abbinare la competenza tecnica con quel quid supplementare in grado di fare la differenza. Auspico, inoltre, che la Commissione rispetti e applichi il principio di sussidiarietà e che opti per passetti piccoli ma in sicurezza, come suggerito da Jean Monnet, piuttosto che andare dritta al punto, in nome di un approccio che, nonostante le grandi promesse, ha contribuito ben poco allo sviluppo concreto del sogno e del progetto europei. Per quanto lontano possiamo puntare, l’unico modo per procedere è per piccoli passi, uno dopo l’altro. Scegliamo la direzione giusta.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Un altro fattore coinvolto nell'elezione in oggetto è la direzione che vorrà seguire l’Unione europea nei prossimi cinque anni. Il presidente della Commissione in carica, candidatosi per un nuovo mandato, individua un’unica direzione possibile: l’Unione europea che egli rappresenta è l’Unione degli interessi dei gruppi economici principali.
E’ l’Unione della burocrazia antidemocratica; del conservatorismo politico e ideologico; dell’istituzionalizzazione e dell’ulteriore accentuazione di già profonde disuguaglianze nonché dei rapporti di dominazione a livello sociale, regionale e nazionale; è l’Unione del militarismo e della politica dell’interventismo esterno; dell’istituzionalizzazione del neoliberismo come unico modello economico perseguibile. Questa non è, né è mai stata, l’unica opzione possibile. L’alternativa è un’Europa sociale, l’Europa dei lavoratori e dei popoli. Un’Unione europea che crede negli aspetti partecipativi della democrazia, senza ridurla a una facciata di pura formalità. Un’Unione europea che rispetta il volere dei suoi cittadini e le decisioni espresse in modo democratico: un’Unione europea che tutela i servizi pubblici e i diritti dei lavoratori in quanto strumenti fondamentali per lo sviluppo e la coesione a livello sociale. Un’Unione europea costituita da Stati liberi, sovrani e con pari diritti, che sostiene e promuove il rispetto della natura, la pace e la cooperazione fra i popoli.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’intervento che abbiamo appena ascoltato, pronunciato dal presidente designato della Commissione, non è altro che una riaffermazione dei pilastri fondamentali dell’Unione europea che noi tutti ben conosciamo. Ribadisce, inoltre, il concetto di integrazione capitalista, federalista e militarista a livello europeo, già sancito dai trattati di Maastricht e Nizza, e che la bozza del trattato di Lisbona vuole sviluppare ulteriormente.
Chiunque avesse ancora dei dubbi, è libero di consultare le sue dichiarazioni sull'importanza della bozza del trattato di Lisbona, che fanno seguito, effettivamente, alla pressione antidemocratica − da lui percepita − esercitata dai leader europei sul popolo irlandese, obbligato a tornare alle urne per un nuovo referendum il prossimo 2 ottobre.
Per quanto il presidente Barroso prometta di porre rimedio alle gravi violazioni dei diritti sociali e dei lavoratori perpetrate durante il precedente mandato dalla Commissione di cui è ancora presidente, non ha mai voluto andare a fondo né individuare le cause della crisi del capitalismo che stiamo vivendo. In sostanza, propone semplicemente di proseguire con la stessa linea politica, a favore della concorrenza, del militarismo e degli interessi dei gruppi economici e finanziari, soprattutto se appartenenti ai paesi che rivestono un ruolo di maggiore rilevanza. L’ha dimostrato quando ha affermato che siamo i campioni della globalizzazione.
Lívia Járóka (PPE), per iscritto. – (HU) Signor Presidente, intendo esprimere il mio sostegno, in quanto delegata del Partito Popolare Europeo, al presidente Barroso. Auspico che la Commissione in carica possa proseguire il proprio operato, recentemente incentratosi sulla questione dell’integrazione dei rom nella società. Nel corso del presente mandato, e soprattutto negli ultimi due anni, si sono raggiunti risultati ragguardevoli, ma ciò non toglie che ci aspettiamo un impegno e uno spirito di iniziativa ancora maggiori per il futuro da parte di quest’organo che, in quanto iniziatore principale della legislazione comunitaria, può fungere da forza motrice nella lotta alla povertà e all’esclusione che colpiscono la più ampia minoranza Europea: i rom.
Auspico che la definizione di un nuovo portfolio in materia di giustizia, diritti fondamentali e libertà civili dia un nuovo impulso all’organizzazione della Commissione a favore di un impegno maggiore e più coordinato. Auspico, inoltre, che il presidente Barroso continui a portare avanti attivamente il suo impegno personale − ribadito in più occasioni − nei confronti dei rom, e che tenti il possibile affinché i capi di Stato o di governo rivestano un ruolo più attivo nella definizione di un programma integrato di ampio respiro, che prescinda dalle divisioni in partiti e dai mandati.
Le sfide sociali riguardanti indistintamente tanto gli appartenenti quanto i non appartenenti ai gruppi rom sono enormi. La gravità delle conseguenze di un eventuale non intervento sarebbe tale per cui non possiamo assolutamente permetterci l'apatia e le sviste dello scorso mandato. Ci aspettiamo interventi immediati e coraggiosi, nonché un cambiamento radicale dell’atteggiamento tenuto finora dal presidente in carica attualmente e all’epoca. Ci aspettiamo, inoltre, che la Commissione si erga a baluardo di una strategia paneuropea per i rom, da sviluppare nel minor tempo possibile e basata su una normativa specifica, un bilancio stabile e un fermo impegno politico.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Se c’è un punto su cui tutti i partiti sono indiscutibilmente concordi è che stiamo vivendo un periodo di crisi economica che colpisce pesantemente i paesi e complica il processo decisionale a livello governativo.
Essendo questo il quadro generale della situazione, l’efficacia con cui l’Unione europea combatte la crisi varia a seconda che vi sia una Commissione operativa il cui presidente è stato eletto oppure una Commissione provvisoria in cui la decisione finale viene continuamente posticipata.
Alla luce di questo, sebbene la crisi venga menzionata molto spesso e mai negata, le argomentazioni di quanti si oppongono al presidente designato della Commissione Barroso e ne vogliono impedire la rielezione, diventano retorica pura.
In altre parole, quanti pensano e agiscono in questo modo dimostrano di avere una preoccupazione minima, se non addirittura inesistente, per le conseguenze della crisi, e di pensare − esclusivamente o quasi − a trarne dei vantaggi attraverso manovre politiche di partito che, data la situazione, sarebbe auspicabile evitare.
Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il sostegno a favore del presidente Barroso da parte dei deputati conservatori, liberali e socialdemocratici è una diretta conseguenza della sua elezione unanime, in quanto unico candidato comune a tutti i governi dell’Unione, siano essi di impronta neoconservatrice o socialdemocratica. La politica comunitaria rivolta contro le classi lavoratrici non è imputabile a singoli individui o al presidente della Commissione; è il risultato soprattutto della sua stessa natura di unione imperialista di capitale.
Gli orientamenti politici presentati dal presidente Barroso riassumono le ambizioni strategiche del capitale di monopolio europeo e costituiscono il programma politico dei rappresentanti di un’Europa “a tutti i costi”, fra i quali si annoverano la Nuova Democrazia e il PASOK in Grecia, a prescindere dalla loro posizione al governo o all’opposizione.
L’obiettivo principe di questo programma politico è quello di far ricadere il fardello della crisi sulle classi lavoratrici, garantendo, di conseguenza, ai gruppi di monopolio europei la libertà di tutelare e aumentare i propri profitti, affinché possano rafforzare il loro ruolo di concorrenti imperialisti della terra una volta che l’economia capitalista si sarà ripresa dalla crisi. Sarà possibile raggiungere questo obiettivo attenendosi, entro il 2020, alle nuove condizioni previste dalla strategia di Lisbona “antilavoro”, con una ripercussione ancora più pesante sui lavoratori, sugli stipendi e sui diritti sociali e all’assicurazione.